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PARLAMENTO EUROPEO
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2004
2009
Documento di seduta
FINALE
A6-0312/2005
20.10.2005
RELAZIONE
su "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"
(2005/2049(INI))
Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
Relatore: Anders Wijkman
RR\585594IT.doc
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INDICE
Pagina
MOTIVAZIONE ...................................................................................................................... 12
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ..................................................... 17
PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'INDUSTRIA, LA RICERCA E L'ENERGIA... 22
PROCEDURA .......................................................................................................................... 26
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
su "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"
(2005/2049(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al
Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Vincere la battaglia
contro i cambiamenti climatici,
– visti il protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici (UNFCCC), entrato in vigore il 16 febbraio 2005 successivamente alla ratifica da
parte di 152 paesi e organizzazioni di integrazione economica regionale, che
rappresentano il 61,6% delle emissioni al 1990 di gas a effetto serra, di cui all'Allegato I, e
quasi il 90% della popolazione mondiale, nonché le procedure attuative per la sua
applicazione adottate alle Conferenze delle parti di Bonn (luglio 2001), Marrakech
(novembre 2001), New Delhi (novembre 2002), Milano (dicembre 2003) e Buenos Aires
(dicembre 2004),
– viste le sue proposte di risoluzione relative ai cambiamenti climatici, in particolare quella
del 13 gennaio 2005 sui risultati della conferenza di Buenos Aires sui cambiamenti
climatici1 e quella del 12 maggio 2005 sul Seminario di esperti governativi sui
cambiamenti climatici2,
– viste le dichiarazioni trasmesse al vertice G8 a Gleneagles da 24 dirigenti di imprese
internazionali rappresentanti il Foro economico mondiale, ad esempio sulla necessità di
adottare obiettivi di stabilizzazione climatica a lungo termine,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza
alimentare e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per
l'industria, la ricerca e l'energia (A6-0312/2005),
A. considerando che i cambiamenti climatici rappresentano una delle principali sfide del
secolo XXI e hanno importanti ripercussioni negative globali a livello ambientale,
economico e sociale aventi conseguenze potenzialmente catastrofiche e che i cambiamenti
climatici differiscono dagli altri problemi ambientali con cui dobbiamo misurarci,
B. considerando che già si riscontrano avvisaglie di cambiamenti climatici, quali ad esempio
lo scioglimento dei ghiacci polari e del permafrost e molto probabilmente la maggiore
frequenza e intensità di fenomeni atmosferici estremi; che nell'ultimo decennio i danni
economici dovuti a catastrofi naturali di natura meteorologica sono aumentati di sei volte
rispetto al livello degli anni '60,
1
2
TA(2005)0005.
TA(2005)0117.
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C. considerando che i paesi industrializzati hanno notevoli responsabilità per l'accumulo
nell'atmosfera di emissioni di gas a effetto serra, sia attualmente che storicamente; che i
paesi in via di sviluppo saranno i più colpiti dalla maggiore instabilità del clima e che i
paesi industrializzati devono assumersi la primaria responsabilità di aiutare i paesi a basso
reddito ad adeguarsi ai cambiamenti climatici e ad assisterli sul piano sia tecnologico che
finanziario,
D. considerando che per affrontare il problema dei cambiamenti climatici è fondamentale la
piena attuazione, ad opera di tutte le Parti, della Convenzione quadro delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto, anche se le misure non saranno
davvero efficaci finché non si perverrà a una soluzione planetaria che inglobi i grandi
blocchi economici responsabili della maggior parte delle emissioni inquinanti,
E. considerando che il protocollo di Kyoto prevede che si proceda nel 2005 ai negoziati per
gli impegni per la riduzione delle emissioni relativi al periodo successivo al 2012 e che, di
conseguenza, l'undicesima Conferenza delle parti e la COP/MOP 1 di Montreal
dovrebbero attribuire la massima priorità a tale compito,
F. considerando la necessità di fissare in tempi brevi ulteriori obiettivi onde offrire la
certezza degli investimenti in fonti energetiche a bassa intensità di carbonio, in tecnologie
a basse emissioni di gas serra e in energie rinnovabili, e onde evitare investimenti in
infrastrutture energetiche incompatibili,
G. considerando che, in base a recenti studi scientifici, il principale obiettivo dell'UNFCCC,
cioè quello di evitare pericolosi cambiamenti climatici, potrebbe richiedere una
stabilizzazione della concentrazione dei gas a effetto serra al di sotto dei 500 ppm
equivalenti di CO2, un livello leggermente superiore all'attuale, il che richiederà pertanto
ulteriori riduzioni delle emissioni nel prossimo futuro,
H. considerando che gli investimenti in efficienza energetica rappresentano il modo più
promettente di ridurre le emissioni di carbonio e che nell'UE esistono notevoli potenzialità
per risparmi energetici economicamente convenienti,
I. considerando che l'impatto sul clima può essere fortemente ridotto mediante una migliore
pianificazione del territorio,
J. considerando che è decisamente auspicabile un forte aumento della partecipazione dei
cittadini agli sforzi complessivi volti a limitare le emissioni e a sviluppare stili di vita più
sostenibili,
K. considerando che le emissioni di gas a effetto serra continuano ad aumentare in molti Stati
membri, il che dimostra che occorre intervenire rapidamente affinché l'UE sia in grado di
rispettare i suoi obblighi di Kyoto,
L. considerando che i costi dei provvedimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas
a effetto serra saranno compensati dai benefici che risulteranno da una limitazione
dell'aumento della temperatura planetaria a un massimo di 2°C1, grazie alla prevenzione
1
Rispetto ai livelli dell'epoca preindustriale.
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dei danni e perdite che i cambiamenti climatici potrebbero causare in tutto il mondo,
M. considerando che il superamento dell'economia basata sui combustili fossili rappresenta
un'opportunità commerciale di portata storica; che tale opportunità commerciale è grande
anche per i paesi in via di sviluppo i quali, seppur ricchi di risorse rinnovabili, non
dispongono attualmente delle tecnologie per sfruttarle,
1. sottolinea che la strategia dell'UE sulla mitigazione dei cambiamenti climatici dovrebbe
basarsi su un approccio articolato su sette punti:
-
-
-
-
-
-
basarsi su elementi chiave del protocollo di Kyoto, ossia obiettivi vincolanti per le
emissioni di gas serra, un sistema globale di "cap and trade"(tetto per le emissioni e
scambio di quote) e su meccanismi flessibili,
realizzare una forte riduzione delle emissioni sul fronte interno, cominciando con
riduzioni del 20-30% a livello interno entro il 2020, applicando una combinazione di
incentivi di mercato e di elementi di regolamentazione per stimolare gli investimenti
in efficienza e/o in tecnologie senza emissioni di carbonio e a basse emissioni di
carbonio,
adottare un approccio proattivo per coinvolgere altri attori principali, in particolare gli
Stati Uniti,
sviluppare un partenariato strategico con paesi quali la Cina, il Sudafrica, il Brasile e
l'India per aiutarli a sviluppare strategie energetiche sostenibili e garantire la loro
partecipazione agli sforzi di mitigazione,
promuovere risolutamente la ricerca e l'innovazione per le tecnologie energetiche
sostenibili, rimuovere incentivi "perversi" quali i sussidi a favore di combustibili
fossili e internalizzare i costi esterni, compresi quelli dei cambiamenti climatici, nel
prezzo della produzione energetica,
elaborare normative a livello europeo e nazionale atte a favorire un aumento
dell'efficienza energetica e a diminuire il prezzo delle tecnologie che riducono
l'impatto climatico,
incoraggiare una partecipazione diretta molto maggiore dei cittadini europei agli sforzi
di mitigazione, che ha come requisito indispensabile la fornitura di informazioni
dettagliate circa il tenore di carbonio di prodotti e servizi e potrebbe comportare in
futuro l'opzione di introdurre un sistema di scambio di quote individuali;
2. chiede ai leader dell'UE di avanzare, all'undicesima Conferenza delle parti e alla
COP/MOP 1, proposte relative a un futuro regime climatico, basate sull'obiettivo generale
di limitare a 2° C l'aumento medio della temperatura del pianeta rispetto ai livelli dell'era
preindustriale;
3. ritiene che tale futuro regime debba basarsi su responsabilità comuni ma differenziate
tendenti alla riduzione e alla convergenza, sul mantenimento e sul progressivo incremento
delle riduzioni delle emissioni nonché sulla partecipazione di più paesi agli sforzi di
riduzione; sottolinea che qualsiasi obiettivo di riduzione delle emissioni dovrebbe basarsi
sullo stato attuale della scienza e mirare a limitare, con ragionevole certezza, a 2° C
l'aumento medio della temperatura del pianeta; sottolinea inoltre che l'efficacia dei costi
deve caratterizzare tutte le misure esaminate e che, pertanto, tra gli obiettivi a lungo
termine deve figurare quello di sviluppare un mercato internazionale del carbonio basato
su tetti alle emissioni e lo scambio di quote di emissioni; rileva altresì che nel calcolo del
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rapporto costo/efficacia vanno inclusi i costi dell'inazione e i previsti vantaggi economici
derivanti dall'azione precoce e dall'innovazione nonché dall'apprendimento tecnologico,
che ridurranno i costi di mitigazione;
4. si compiace delle conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 23 marzo 2005, in
particolare che i paesi industrializzati devono puntare a riduzioni delle emissioni
dell'ordine del 15-30% entro il 2020; insiste, tuttavia, che occorrono altresì obiettivi di
riduzione delle emissioni a lungo termine e propone un obiettivo del 60-80% per il 2050;
5. ricorda che il potenziale di risparmi energetici nell'UE è di ben il 40%, ma che per
raggiungere tale traguardo è necessario fissare obiettivi vincolanti;
6.
osserva che con un approccio sistematico sarebbe possibile coprire entro il 2020 il 25%
del consumo di energia dell'UE mediante energie rinnovabili;
7. sottolinea che un'efficace mitigazione dei cambiamenti climatici richiederà un'importante
trasformazione dei sistemi energetici e di trasporto nonché della progettazione termica
degli edifici e che tale trasformazione dovrebbe diventare un fattore trainante nell'ambito
della strategia di Lisbona per dare impulso alla crescita e alla competitività; invita l'UE a
sviluppare una strategia che faccia dell'Europa l'economia più efficiente del mondo in
termini energetici, definendo obiettivi di riduzione annuale dell'intensità energetica
dell'ordine del 2,5-3%;
8. riconosce che il ritardo nell'azione aumenterà il rischio di effetti ambientali negativi e
comporterà costi maggiori; sostiene inoltre che la riduzione delle emissioni globali non
deve generare altre minacce; ribadisce la sua opinione che i crediti CDM/JI o crediti
analoghi devono continuare a escludere le attività nucleari;
9. ritiene che la lotta contro i cambiamenti climatici comporti vantaggi sia per la società che
per l'ambiente e contribuisca a conseguire gli obiettivi di Lisbona e gli Obiettivi di
sviluppo del Millennio; ritiene che gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili e lo
sviluppo di queste ultime si traducano in nuove opportunità per l'agricoltura e la
silvicoltura, in più posti di lavoro, in una salute migliore, in un aumento della crescita
regionale, in un migliore sfruttamento delle risorse locali e regionali e delle tecnologie
avanzate esistenti nonché in una diminuzione della povertà;
10. chiede che l'UE si adoperi maggiormente per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche
promettenti in cooperazione con gli altri attori mondiali;
11. sottolinea che molte delle tecnologie necessarie per ridurre le emissioni dei gas a effetto
serra già esistono ma che il loro ingresso sul mercato è ostacolato da numerose barriere e,
non da ultimo, da incentivi perversi quali i sussidi a favore dei combustibili fossili; esorta
pertanto la Commissione a proporre una normativa volta ad abolire tutti i sussidi di questo
genere e ad introdurre invece una struttura di incentivi positivi per un maggiore impiego
delle tecnologie efficienti in termini energetici e a basse emissioni di carbonio o a
emissioni zero, e chiede un utilizzo proattivo degli appalti pubblici all'interno dell'UE per
favorire un calo dei costi di tali tecnologie; chiede inoltre, in aggiunta ad una
focalizzazione del Settimo programma quadro sulla ricerca in settori connessi con la
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mitigazione dei cambiamenti climatici, un programma accelerato - analogo al programma
Apollo degli Stati Uniti negli anni '60 - volto a promuovere la ricerca e l'innovazione a
sostegno delle energie sostenibili e della gestione sostenibile dell'uso del suolo;
12. invita la Commissione, alla luce del fatto che molte, se non la maggior parte, delle
infrastrutture energetiche dell'UE sono destinate ad essere rimpiazzate nel corso dei
prossimi decenni, ad avanzare proposte volte ad assicurare che tutti gli investimenti in
infrastrutture energetiche in seno all'UE applichino le migliori tecnologie disponibili in
termini di emissioni da combustibile fossile basse o nulle;
13. osserva che gli investimenti in misure di efficienza e in tecnologie rinnovabili
costituiscono le principali alternative per la mitigazione dei cambiamenti climatici; rileva
nel contempo che lo sviluppo di tecniche di cattura e stoccaggio del carbonio è
importante, in particolare nelle regioni dotate di ampie riserve di carbone;
14. invita la Commissione e gli Stati membri a contribuire chiaramente e concretamente a
un'eventuale riforma del meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM) e delle sue istituzioni,
al fine di rafforzare la sua attuazione e di promuovere una più ampia partecipazione del
settore privato, dando in tal modo l'impulso necessario per proseguire oltre il 2012;
15. segnala la necessità di promuovere le nuove tecnologie dei sistemi spaziali per analizzare
le calamità naturali dallo spazio, prevenendo ed evitando così le loro disastrose
conseguenze;
16. ritiene che la complessità della ricerca e sviluppo tecnologico necessari in considerazione
del cambiamento climatico e della prevenzione delle catastrofi, così come la loro
dimensione transfrontaliera, ci obblighino a cercare formule europee che superino il
principio di sussidiarietà regionale e nazionale;
17. chiede ai leader degli Stati membri dell'UE che non l'hanno ancora fatto di apportare
risorse al fondo supplementare onde assicurare che il comitato esecutivo CDM possa
realizzare il mandato di creare un meccanismo efficace e ben funzionante;
18. sottolinea che gli sviluppi nel settore dei trasporti sono d'importanza cruciale in quanto a
tale settore è imputabile circa il 30% delle emissioni di CO2 equivalenti della Comunità,
quota alla quale il trasporto su strada contribuisce per l'85% circa; sottolinea che il
trasporto ferroviario è molto più efficiente di quello su strada sotto il profilo energetico; si
rammarica del fatto che l'industria automobilistica non sarà probabilmente in grado di
realizzare l'obiettivo di 140 g/km entro il termine fissato in base all'attuale accordo
volontario; chiede pertanto una politica di misure forti volte a ridurre le emissioni prodotte
dai trasporti, tra cui limiti vincolanti per le emissioni di CO2 dei veicoli nuovi nell'ordine
di 80-100 g/km a medio termine, da conseguire attraverso scambi di emissioni tra
costruttori di automobili, ed altre misure quali limiti di velocità validi in tutta l'UE,
pedaggi e incentivi fiscali, insieme alla promozione del trasporto ferroviario e dei trasporti
pubblici in generale; sollecita inoltre la Commissione a trovare modalità innovative per
rendere visibile l'inquinamento da CO2 causato dai trasporti e ad avanzare proposte tese a
stabilizzare o ridurre i volumi di traffico nell'Unione europea da qui al 2010;
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19. osserva con preoccupazione l'aumento del trasporto di merci ed invita la Commissione ad
elaborare una stima delle emissioni di CO2 causate da tale attività per formulare proposte
miranti a trasferire un'ampia quota del trasporto merci su strada verso modi di trasporto
più rispettosi dell'ambiente; invita la Commissione, nel quadro del suo riesame del
Programma europeo sul cambiamento climatico (ECCP), ad avanzare proposte per
istituire una "rete ferroviaria transeuropea rapida per il trasporto di merci" che risolva la
frammentazione della rete di trasporto merci e rimuova le strozzature infrastrutturali
rimanenti; chiede che si prendano inoltre in considerazione obiettivi vincolanti di
emissione di CO2 per gli autocarri; chiede alla Commissione di esaminare quali benefici
abbia per la mitigazione degli effetti sul clima l'estensione a tutti gli Stati membri
dell'autorizzazione all'utilizzo di mezzi pesanti della lunghezza ora consentita in Svezia e
Finlandia e di riferire i risultati in tempi brevi;
20. chiede nuovamente che le emissioni dovute ai trasporti aerei e marittimi internazionali
siano incorporate negli obiettivi di riduzione delle emissioni a partire dal 2012;
21. appoggia l'instaurazione di ecoprelievi a livello comunitario; sottolinea che, alla stessa
stregua di altri strumenti di mercato essi costituiscono un dispositivo indispensabile per
una politica efficace di riduzione dell'inquinamento; invita la Commissione ad avanzare
proposte e gli Stati membri ad adottare il primo ecoprelievo europeo entro e non oltre il
2009;
22. appoggia la proposta della Commissione su una strategia tematica relativa all'ambiente
urbano che si prefigga di migliorare il livello qualitativo delle aree urbane, con specifico
riferimento alla qualità dell'aria; reputa prioritari due assi correlati ai cambiamenti
climatici: lo sviluppo di trasporti pubblici con tecnologie pulite o meno inquinanti, la
promozione di un ambiente sostenibile di elevata qualità (HQE);
23. ritiene che l'UE e i suoi Stati membri debbano rivedere e modificare i propri strumenti di
pianificazione territoriale in modo da ridurre l'impatto climatico e che ciò valga in
particolare nel caso della pianificazione e dei nuovi investimenti in materia di sistemi di
trasporti e di nuova edilizia abitativa e industriale;
24. chiede che, per dimostrare un chiaro ruolo guida dell'UE in vista dei negoziati del 2012, la
Commissione avanzi specifiche proposte legislative - nel quadro del suo riesame
dell'ECCP - volte ad estendere il campo di applicazione della direttiva sull'edilizia e ad
aggiornare la direttiva sui biocarburanti allo scopo di inserirvi la tecnologia più recente dei
biocarburanti flessibili (come l'MTHF, il levulinato di etile, ecc.), di introdurre norme
comuni obbligatorie in tutta l'UE per questi nuovi carburanti, di creare incentivi a favore
dei parchi di autoveicoli vincolati che utilizzano biocarburanti e di introdurre rapporti
minimi di miscelazione;
25. invita le autorità dell'Unione europea a far sì che i fondi strutturali siano finalizzati in via
prioritaria allo sviluppo sostenibile;
26. rileva che la navigazione aerea è responsabile a livello mondiale del 4-9% delle emissioni
totali di gas serra e che le emissioni del traffico aereo aumentano annualmente del 3%;
sottolinea l'importanza di severi obiettivi di riduzione delle emissioni per il settore aereo;
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esorta vivamente la Commissione a intervenire rapidamente per ridurre l'impatto dei
trasporti aerei sul clima, creando un sistema pilota di scambio delle emissioni del trasporto
aereo per il periodo 2008-2012 per tutti i voli provenienti e diretti a qualsiasi aeroporto
dell'UE, e chiede che parallelamente vengano introdotti strumenti atti ad affrontare
appieno l'impatto dei trasporti aerei sul clima; chiede che contemporaneamente ci si
adoperi per affrontare anche il problema delle emissioni dovute ai trasporti marittimi;
27. invita la Commissione ad additare la via verso un'economia parca di emissioni di CO2
predisponendo un ruolino di marcia che enuclei fra l'altro le aspettative in materia di
produzione dell'idrogeno e di fonti energetiche sostenibili; invita altresì la Commissione
ad individuare le strozzature contestuali allo sviluppo ed applicazione delle tecnologie
innovative e pulite;
28. ritiene che il rapido sviluppo dell'utilizzo della biomassa e l'incoraggiamento della
produzione di energia rinnovabile in campo agricolo debbano costituire un aspetto
assolutamente prioritario nello spostare il baricentro della politica agricola comunitaria,
congiuntamente a un approccio equilibrato in materia di produzione alimentare; sottolinea
che la produzione di energia dalla biomassa dev'essere organizzata secondo modalità che
siano efficaci in termini di conversione energetica ed ecologicamente sostenibili;
29. segnala la necessità di diversificare le linee di ricerca e le misure di prevenzione per
evitare effetti alla salute e alla sicurezza delle persone, inondazioni, siccità, incendi segnatamente nelle zone forestali e protette - riduzione di biodiversità e perdite
economiche; chiede agli Stati membri e alla Commissione di tener conto dell'importanza
della massa forestale e dell'agricoltura nell'assorbimento di carbonio, come freno
all'erosione, come fonti di risorse e, in ultima analisi, come agenti regolatori del clima;
30. chiede alla Commissione e agli Stati membri, al fine di assicurare un contesto operativo
internazionale paritario, di prendere in considerazione, quale supplemento agli obiettivi
vincolanti in materia di emissioni per i paesi industrializzati, la proposta di obiettivi
settoriali per le industrie ad alta intensità energetica che esportano in paesi che non si sono
impegnati in modo vincolante a ridurre le emissioni; chiede inoltre alla Commissione di
esplorare la possibilità di associare paesi terzi al sistema UE di scambio di emissioni;
invita la Commissione ad intavolare, nell'ambito di ogni settore o comparto industriale, un
intenso dialogo con le imprese onde appurare quali trasformazioni si possano e si debbano
incentivare nel settore della produzione, dei consumi e dei trasporti onde ridurre le
emissioni di gas ad effetto serra nell'Unione;
31. chiede alla Commissione di tener seriamente conto del problema degli Stati scrocconi nel
settore della mitigazione dei cambiamenti climatici; chiede alla Commissione e agli Stati
membri di esaminare la possibilità di adottare alle frontiere misure correttive sugli scambi
commerciali in modo da compensare ogni vantaggio concorrenziale a breve termine di cui
possano godere i produttori in paesi industrializzati non soggetti a vincoli in materia di
carbonio; sottolinea che i modelli commerciali internazionali hanno una notevole
influenza sul cambiamento climatico e chiede pertanto all'OMC di introdurre tra le sue
iniziative un meccanismo a favore dello sviluppo sostenibile;
32. ritiene che nell'ambito della revisione dell'attuale sistema di scambio delle emissioni e
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della sua eventuale espansione, si dovrebbe riesaminare attentamente l'idea del
grandfathering a causa delle sue gravi carenze, valutando alternative quali l'analisi
comparativa e la messa all'incanto, secondo un approccio "a monte"; ritiene inoltre che
vadano riviste le quote nazionali di emissione a causa dei crescenti scambi transfrontalieri,
in particolare di energia elettrica;
33. raccomanda che l'UE metta in atto, per i paesi in via di sviluppo, una politica di
cooperazione specificamente rivolta al cambiamento climatico; osserva che l'inserimento
di considerazioni su detto fenomeno nell'ambito di politiche di sviluppo più ampie
richiede che si preveda e si ponga in atto tutta una serie di strumenti; osserva altresì che le
priorità sono rappresentate dall'agricoltura e dalla sicurezza alimentare, due settori
estremamente sensibili al clima; ritiene che un altro aspetto essenziale sia la
diversificazione economica, dato che molti paesi in via di sviluppo dell'Associazione dei
piccoli Stati insulari (AOSIS) dipendono fortemente dal turismo; che i trasporti, la
pianificazione sociale e le questioni energetiche siano fondamentali per contrastare il
cambiamento climatico e che altre priorità siano rappresentate dalla prevenzione delle
catastrofi e dalla preparazione ad esse;
34. accoglie positivamente la creazione dell'Osservatorio per l'ambiente e lo sviluppo
sostenibile per l'Africa, un sistema informativo ambientale della Commissione basato su
tecnologie satellitari e di mappatura computerizzata, a sostegno delle attività di sviluppo
dell'ufficio ECHO; ritiene che sarebbe opportuno valutare il possibile sviluppo e
ampliamento della struttura della Commissione, per ricomprendervi anche una rete di
osservazione del cambiamento climatico;
35. rileva che, per quanto concerne la partecipazione dei paesi in via di sviluppo al futuro
regime sul clima, l'UE dovrebbe riconoscere espressamente che le priorità per tali paesi
sono la povertà e lo sviluppo; che tuttavia gli Obiettivi di sviluppo del millennio non
saranno mai raggiunti se non verranno affrontate adeguatamente le questioni ambientali,
ad esempio il cambiamento climatico; che sviluppo sostenibile e lotta contro la povertà
dovrebbero continuare a rappresentare il quadro generale di riferimento, al cui interno i
paesi in via di sviluppo siano incoraggiati ad adottare politiche e misure, di adattamento e
mitigazione, che tengano conto delle preoccupazioni relative al clima;
36. sostiene pertanto l'adozione di una nuova soluzione politica coerente, finalizzata a
migliorare il benessere di popolazioni già vulnerabili attraverso una strategia globale a
favore dello sviluppo, dotata di un adeguato sostegno economico; raccomanda che la
nuova strategia sia basata sul legame tra cambiamento climatico, gestione delle risorse
naturali, prevenzione dei disastri naturali ed eradicazione della povertà;
37. sottolinea che lo sviluppo economico è un diritto di tutti i paesi in via di sviluppo; rileva
che l'Unione europea e gli altri paesi industrializzati debbono appoggiare i paesi in via di
sviluppo in sede di promozione di tecnologie sostenibili, ma che i paesi in via di sviluppo
non dovrebbero ripetere le stesse pratiche inquinanti dei paesi industrializzati; ritiene
necessaria una riforma delle norme che disciplinano il meccanismo per lo sviluppo pulito,
per far sì che favoriscano lo sviluppo sostenibile; suggerisce che le priorità delle
istituzioni finanziarie in materia di prestiti e gli aiuti dell'UE siano riorientati in modo da
sostenere le energie rinnovabili e l'efficienza energetica; propone pertanto l'avvio di
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un'iniziativa multilaterale per l'energia sostenibile, alla quale partecipino l'UE, paesi quali
la Cina, l'India, il Brasile, il Sudafrica, ecc. e talune imprese di rilievo del settore
dell'energia, finalizzata a promuovere una cooperazione tecnologica su ampia scala e
avente tra i suoi principali obiettivi l'energia e i trasporti, prendendo a modello il
partenariato di recente stabilito tra l'UE e la Cina in materia di cambiamenti climatici;
38. invita la Commissione, nel quadro della cooperazione tecnologica con i paesi dell'allegato
B e nel quadro della revisione dell'accordo di Cotonou, ad aiutare i governi di suddetti
paesi ad adottare strategie energetiche nazionali in modo da ridurre al minimo la loro
dipendenza dai combustibili fossili importati, da promuovere il balzo tecnologico, in
particolare per quanto riguarda l'energia rinnovabile, soprattutto la biomassa, e da aiutarli
a conseguire gli obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dall'ONU;
39. insiste sulla necessità di una maggiore assistenza finanziaria per l'adeguamento climatico
a favore dei paesi meno sviluppati; ritiene a questo proposito che la gestione di una
silvicoltura sostenibile, in particolare nelle foreste tropicali, costituisca un elemento
importante ai fini della mitigazione e dell'adeguamento climatici e pertanto sollecita la
Commissione ad attribuire priorità a tale aspetto nelle sue attività di cooperazione allo
sviluppo;
40. invita la Commissione ad esaminare la praticabilità e i vantaggi della creazione di un
regime di quote di emissioni individuali e negoziabili che coinvolga i cittadini e influenzi
gli schemi di consumo privati;
41. invita le istituzioni europee a dare un esempio positivo limitando le loro emissioni di gas a
effetto serra nell'ambito delle loro varie attività, potenziando l'efficienza energetica dei
loro edifici e di tutte le apparecchiature impiegate e optando per modalità di trasporto a
basse emissioni di carbonio, ecc.; ritiene che debbano essere esplicati sforzi particolari in
relazione ai viaggi dei deputati al Parlamento europeo, il che implica un riesame della
doppia sede di lavoro del PE, l'uso di veicoli a basse emissioni di carbonio da parte del
Servizio autisti, ecc.;
42. invita la Commissione a varare nell'ambito dell'iniziativa dell'UE una campagna di
sensibilizzazione dei cittadini circa le incidenze sui cambiamenti climatici risultanti dagli
sprechi a livello di consumi e di produzione;
43. riconosce e appoggia le soluzioni basate sulle tecnologie dell'informazione e delle
comunicazioni (TIC) per dissociare la crescita economica dal consumo energetico e
materiale e dal trasporto, contribuendo in tal modo a una società più sostenibile; chiede
alla Commissione di suggerire misure politiche al fine di sfruttare i miglioramenti di
efficienza apportati dal ricorso alle TIC nel settore abitativo, nella dematerializzazione,
nei trasporti e nella transizione dai prodotti ai servizi;
44. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
Commissione ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Segretariato
dell'UNFCCC, con la richiesta di trasmetterla a tutte le parti contraenti non aderenti
all'UE.
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MOTIVAZIONE
I cambiamenti climatici si differenziano da qualunque altro problema ambientale che ci
troviamo ad affrontare. Il motivo principale è che il sistema climatico non è di natura costante,
manifestando talvolta persino riscontri positivi. Una volta superata una determinata
concentrazione di gas serra nell'atmosfera, l'intero sistema subisce cambiamenti drastici. Si
possono verificare contraccolpi insostenibili con conseguenze disastrose, come per esempio i
danni materiali causati ogni anno da eventi atmosferici estremi, che implicano tra l'altro
perdite per centinaia di miliardi di dollari, decine di milioni di sfollati, gravi ondate di caldo e
mutamenti su larga scala nella distribuzione delle coltivazioni e delle specie.
È probabile che i paesi in via di sviluppo risultino maggiormente colpiti da tale fenomeno. I
paesi poveri sono più vulnerabili a fenomeni quali le inondazioni, le tempeste e le siccità. In
alcune regioni, il clima più arido porterà alla perdita di raccolti. Inoltre, vaste regioni del Sud
del mondo saranno duramente colpite dall'innalzamento del livello dei mari.
Nonostante la loro eterogeneità, i cambiamenti climatici vengono ancora visti soprattutto
come un problema ambientale, di pertinenza dei ministri dell'Ambiente. Questo atteggiamento
deve mutare.
I cambiamenti climatici hanno gravi implicazioni, non soltanto per gli ecosistemi, ma anche
per l'economia nel suo complesso, per la salute pubblica, la sicurezza
dell'approvvigionamento idrico e alimentare, la migrazione, ecc.
La comunicazione della Commissione dal titolo "Vincere la battaglia contro i cambiamenti
climatici" contiene numerose informazioni utili e varie proposte per il futuro. Tuttavia, vista
la gravità del problema, la proposta della Commissione sarebbe stata più efficace se
caratterizzata da una maggiore urgenza. Una stabilizzazione dei gas serra nell'atmosfera
rappresenta una sfida estremamente ambiziosa e richiederà notevoli trasformazioni
comportamentali di natura tale da non essere stati finora presi nella dovuta considerazione.
La prima priorità dell'UE è rispettare gli impegni di Kyoto. Sono troppi gli Stati membri in
cui i livelli delle emissioni sono di gran lunga superiori rispetto a quelli concordati a Kyoto.
Ciò non deve sorprenderci. Gran parte dei tagli alle emissioni di carbonio nella UE sono
sinora stati ottenuti grazie allo smantellamento di vecchi impianti inefficienti alimentati a
carbone, principalmente nel Regno Unito e in Germania. Occorrerà pertanto predisporre
misure efficaci in tempi brevi, al fine di garantire l'effettivo raggiungimento degli obiettivi di
Kyoto fissati dall'UE.
Kyoto, tuttavia, rappresenta soltanto un primo timido passo in avanti. Dobbiamo attuare
riduzioni significative dei gas serra nell'UE anche dopo il 2012. Benché significative, le
emissioni dell'Unione europea costituiscono soltanto il 14% circa delle emissioni complessive
di gas serra. Ecco perché il nostro impegno rischia di essere vanificato se resterà isolato.
Il problema dei cambiamenti climatici non può essere affrontato efficacemente senza
l'impegno attivo di tutti i principali attori. La decisione dell'amministrazione USA di non
ratificare il protocollo di Kyoto ha inferto un colpo durissimo alla cooperazione internazionale
sui cambiamenti climatici. Il ruolo degli USA è fondamentale. La loro partecipazione attiva è
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considerata indispensabile perché i paesi in via di sviluppo assicurino il proprio contributo
attivo all'impegno profuso in questo senso.
La comunicazione della Commissione sottolinea, e giustamente, l'esigenza di coinvolgere
settori che non sono stati inseriti nel quadro di riferimento di Kyoto, in particolare il trasporto
aereo e marittimo, e la necessità di analizzare maggiormente nel dettaglio le modalità con cui
le varie destinazioni d'uso dei terreni possono influenzare il sistema climatico. La
Commissione sostiene inoltre con forza la necessità di mettere in campo nuove tecnologie, in
concomitanza con uno sforzo più deciso per migliorare l'efficienza energetica.
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici fissa quale "obiettivo
ultimo" quello di rimanere nell'ambito di limiti ecologici, con concentrazioni di gas serra che
si stabilizzino "ad un livello che prevenga una pericolosa interferenza antropogenica
[provocata dall'uomo] con il sistema climatico". L'Unione europea ha attribuito a questo
obiettivo un significato specifico, vale a dire che "un obiettivo sostenibile da parte dell'UE in
merito ai cambiamenti climatici dovrebbe essere quello di limitare l'aumento della
temperatura a livello globale a non più di 2 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali".
Quando questo obiettivo si traduce in uno specifico livello di concentrazione di gas serra
nell'atmosfera, gli esperti consigliano di tendere ad una stabilizzazione al di sotto delle 500
ppmv di CO2 equivalente. Tale livello non si distacca molto dal valore attualmente registrato
e pone l'accento sulla necessità urgente di intervenire.
La Commissione ha affermato che entro il 2050 saranno necessarie riduzioni delle emissioni
globali di almeno il 15% rispetto ai livelli del 1990. Quest'ambizione appare troppo modesta.
Una riduzione pari al 25-30% sarà probabilmente necessaria se si ha l'obiettivo di evitare i
cambiamenti climatici pericolosi.
I capi di Stato e di governo dell'UE hanno concordato nel marzo 2005 che "il cammino di
riduzione intrapreso dal gruppo dei paesi sviluppati, dell'ordine del 15-30% rispetto al livello
base previsto dal protocollo di Kyoto ed entro il 2020" andrebbe percorso con altri paesi,
come auspicato nelle conclusioni del Consiglio "Ambiente". Sulla base di quanto concordato,
la UE dovrebbe considerare una soglia di riduzione per il 2050 nell'ordine del 60-80%.
La mitigazione dei cambiamenti climatici è in buona parte una questione di carattere
energetico. Vi sono tuttavia altri elementi forti che richiedono un riorientamento di ampio
respiro del sistema energetico. Nessuno è in grado di dire con certezza se la rapida ascesa del
prezzo del petrolio costituisca un indicatore di esaurimento delle risorse. Numerosi studi
indipendenti, tuttavia, puntano in questa direzione e prevedono che il massimo della
produzione possa essere raggiunto a breve.
La domanda di energia a livello mondiale dovrebbe aumentare nei prossimi anni. Soddisfare
richieste sempre maggiori di energia rappresenta una sfida importante, che richiederà nuove
tecnologie sul fronte della domanda e dell'offerta.
L'attuale sistema energetico si è dimostrato inadeguato anche sotto altri punti di vista. Per
esempio ha fatto ben poco per alleviare la povertà. Per il raggiungimento degli Obiettivi di
sviluppo del millennio, 2 miliardi di persone che attualmente non dispongono di combustibile
pulito e sicuro, né di elettricità dovranno poter avere accesso a forme moderne di energia. I
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problemi ambientali a livello locale e regionale costituiscono un altro motivo importante per
sostituire l'attuale sistema energetico. Problemi di questo genere producono gravi effetti
nocivi sulla salute e impongono costi economici diretti alla società; le stime di tali costi per la
Cina si attestano attorno al 7% del PIL.
Le tecnologie principali necessarie ad un sistema energico sostenibile sono già state
individuate e sviluppate. Tra queste vi sono diverse alternative per la gestione della domanda
e la fornitura di energia. Gli scienziati di Princeton hanno individuato quindici tecnologie già
esistenti che sul lungo periodo potrebbero far ridurre le emissioni di carbonio di un miliardo
di tonnellate l'anno (stimando il tasso attuale delle emissioni di carbonio a 7 Gt per anno),
contestando quindi l'argomentazione secondo cui si dovrebbero sviluppare importanti nuove
tecnologie prima di poter avviare una riduzione significativa delle emissioni.
Il fatto che numerose tecnologie alternative già esistano non significa che si stiano
diffondendo spontaneamente. Sussistono numerosi ostacoli al cambiamento, quali la
mancanza di informazioni, sussidi inopportuni, scarsi incentivi, regolamentazioni obsolete,
capacità tecniche inadeguate, costi elevati, ecc. Questo genere di problemi sono ben
documentati all'interno dell'Unione europea, ma valgono anche per la maggior parte dei paesi
in via di sviluppo.
Occorre un aumento significativo dei finanziamenti per la ricerca, al duplice scopo di
compiere passi in avanti in nuovi settori tecnologici e contribuire alla riduzione dei costi. Il
nuovo programma quadro di ricerca proposto dall'UE è caratterizzato da un incremento dei
finanziamenti, anche se le risorse proposte per le fonti di energia alternative sono lungi
dall'essere soddisfacenti. È necessario avviare un programma accelerato per la ricerca e
l'innovazione sull'energia sostenibile.
Quando i paesi industrializzati parlano di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici
con i paesi in via di sviluppo, spesso il loro atteggiamento viene visto come un tentativo di
limitare lo sviluppo economico di questi ultimi. I paesi in via di sviluppo sottolineano
giustamente che i paesi industrializzati non si sono mai preoccupati delle emissioni di gas
serra durante il processo di modernizzazione. Per il futuro occorrerà quindi adottare un
approccio a 360 gradi, per favorire la necessaria cooperazione con i paesi in via di sviluppo.
I paesi in via di sviluppo sono stati inizialmente coinvolti negli sforzi volti a limitare le
emissioni di gas serra attraverso il meccanismo per lo sviluppo pulito (Clean Development
Mechanism - CDM) e il Fondo mondiale per l'ambiente (Global Environmental Facility GEF). Benché utili, questi strumenti costituiscono uno sforzo troppo modesto rispetto
all'ampiezza del problema. Quello che si propone in questa sede è di sviluppare un
partenariato strategico con i paesi in via di sviluppo più avanzati (partendo da Cina, Brasile,
Sud Africa e Indonesia). Si propone un'iniziativa per l'energia sostenibile in un contesto
multilaterale, che coinvolga anche l'Unione europea e alcune delle maggiori multinazionali
del settore energetico. L'iniziativa in questione dovrebbe occuparsi dei problemi energetici
partendo dalle esigenze di servizi energetici, per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del
millennio e favorire lo sviluppo economico, proteggendo nel contempo l'ambiente (compresa
l'ambiziosa mitigazione dei cambiamenti climatici).
Un caso particolare riguarda il cosiddetto "leapfrogging", vale a dire il "salto tecnologico" che
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porta all'adozione, da parte dei paesi in via di sviluppo, di una tecnologia avanzata, talvolta
non ancora impiegata su vasta scala nei paesi industrializzati. Soluzioni di questo genere
possono essere le più adatte al contesto dei paesi in via di sviluppo per una serie di motivi. Un
modo apparentemente efficace di favorire il "leapfrogging" potrebbe essere il finanziamento,
da parte della UE e, auspicabilmente, dei paesi OCSE, della differenza di costo tra
l'investimento in una nuova tecnologia avanzata e l'utilizzo di una tecnologia tradizionale.
Per molti le azioni di politica del clima sono viste principalmente come una questione di costi
e un freno alla crescita. Se si parte da questo punto di vista, le discussioni che si terranno dopo
il 2012 diventeranno molto difficili. Forse a qualcuno sembrerà un atteggiamento ingenuo, ma
si dovrebbe poter reimpostare il dibattito sul surriscaldamento del pianeta, per vederlo come
un'opportunità per l'Europa e non soltanto come un problema. È innegabile che vi siano dei
costi. Ma i vantaggi sono evidenti, non solo per la società nel suo complesso, ma anche per le
singole imprese. Ad esempio, esistono molti casi di società che hanno ridotto notevolmente le
emissioni e contemporaneamente hanno ottenuto enormi risparmi.
La sfida sarà quella di creare un quadro normativo in grado di incoraggiare le società a
cogliere le opportunità esistenti, sia per un uso più efficiente dell'energia, sia per investire
nelle tecnologie prive, o a basso contenuto, di carbonio. Ovviamente esiste un legame con la
strategia di Lisbona. Il settore delle tecnologie ambientali sta già registrando una crescita
annua del 5%, vale a dire oltre 500 miliardi di euro nel 2003. Perché non permettere che la
trasformazione necessaria dei nostri sistemi energetici e dei trasporti diventi un punto di forza
della strategia di Lisbona, in grado di promuovere la crescita e la competitività, oltre che lo
sviluppo delle esportazioni per l'Unione europea?
In una recente dichiarazione, alcuni importanti esponenti del mondo imprenditoriale
britannico hanno sollecitato i governi a sviluppare una politica più ambiziosa sui cambiamenti
climatici. Rimandare tali interventi, si legge nella dichiarazione, porterà con ogni probabilità
ad un aumento significativo dei costi della mitigazione degli effetti. Gli imprenditori invitano
a fissare sin d'ora gli obiettivi di riduzione e scambio di quote delle emissioni per il 2025.
Inoltre, fanno appello ai governi europei affinché aboliscano le incoerenze e gli incentivi
inopportuni che mettono in pericolo la politica sul clima. I governi sono inoltre sollecitati a
valutare l'effetto delle nuove normative sulle emissioni di anidride carbonica e a utilizzare gli
appalti pubblici per stimolare i mercati ad adottare tecnologie a basso contenuto di carbonio,
sia esistenti, sia in fase di sviluppo.
Il futuro programma d'azione sul clima dovrà coinvolgere tutti i principali settori
dell'economia. La priorità principale dovrebbe essere quella di migliorare in maniera
significativa l'efficienza energetica. Le potenzialità sono enormi. Il Libro verde della
Commissione sull'efficienza energetica offre buoni spunti, ma deve essere integrato,
soprattutto per quanto attiene al settore dei trasporti. La struttura degli incentivi in ambito
economico è essenziale, ma lo stesso discorso vale per l'accesso ai finanziamenti e ad uno
scambio di conoscenze in merito alle tecnologie disponibili che coinvolga anche imprese e
famiglie.
L'Europa deve cambiare le modalità di produzione dell'elettricità. I sussidi ai combustibili
fossili devono essere tolti (attualmente sono nell'ordine dei 25 miliardi di euro all'anno) e
investiti in fonti energetiche rinnovabili. Occorre promuovere l'impiego della cogenerazione.
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Il settore dei trasporti pone particolari difficoltà quando si tratta di ridurre le emissioni.
Sarebbe opportuno prendere in esame una combinazione tra varie misure. È necessario fissare
valori obbligatori per l'efficienza energetica dei nuovi veicoli. Un obiettivo realistico per il
2012 potrebbe essere un massimo di 120 g CO2/km per veicoli medi. Occorre inoltre favorire
la produzione di carburanti alternativi. I recenti sviluppi registrati nella produzione di
biocarburanti sono promettenti. Tali processi prevedono la produzione combinata di alimenti,
biocarburanti e biodiesel nelle zone tropicali (utilizzando oli vegetali tropicali). Mentre la
produzione di biocarburante potrebbe essere fortemente stimolata da un riorientamento dei
regimi di sostegno attualmente applicati nell'ambito della PAC, l'UE dovrebbe anche essere
disposta ad aumentare le importazioni dai paesi in via di sviluppo. Il prelievo all'importazione
sull'etanolo, ad esempio, deve essere abolito.
Il sistema europeo di scambio di quote di emissioni (Emissions Trading Scheme - ETS)
costituisce un importante passo avanti. Fornisce infatti uno strumento politico il cui scopo
principale è l'efficienza in termini di costi. Il sistema verrà rivisto il prossimo anno. Sono già
state avanzate alcune osservazioni in merito. Un'opinione condivisa è che per ottenere i
massimi risultati dall'ETS, il sistema non dovrebbe essere limitato ai grandi stabilimenti, ma
andrebbe esteso anche ad altri settori, quali l'aviazione. Tuttavia, l'adozione dell'attuale
approccio "a valle", che si occupa delle singole fonti di emissione, non sarebbe possibile nella
maggior parte degli altri settori e nelle PMI o nelle abitazioni private. Sarebbe più opportuno
adottare, invece, come suggeriscono gli scienziati tedeschi, un approccio "a monte", che parta
dall'inizio della catena del carburante. In futuro, il modo più efficiente per ampliare l'ETS sarà
quello di garantire che i crediti di emissioni non siano attribuiti con il metodo dell'anteriorità,
ma attraverso il benchmarking e/o mettendoli all'asta in maniera gradualmente decrescente.
Un'altra osservazione importante riguarda le difficoltà incontrate da molte industrie a forte
consumo di energia che devono contrastare un'agguerrita concorrenza internazionale. Di qui
l'esigenza urgente di incoraggiare altri protagonisti del settore ad unirsi al sistema ETS e di
valutare metodi idonei a garantire, per quanto possibile, condizioni eque.
Un'ultima osservazione in merito all'attuale sistema delle quote nazionali nell'ambito
dell'accordo di condivisione degli oneri con l'UE. È difficile vedere come si riuscirà a
mantenere tale sistema a fronte di un commercio transfrontaliero sempre più attivo,
soprattutto nell'ambito dell'elettricità.
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5.9.2005
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO
destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
su come vincere la battaglia contro il cambiamento climatico globale
(2005/2049(INI))
Relatore per parere: Paul Verges
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la
sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che
approverà i seguenti suggerimenti:
1.
è consapevole che il cambiamento climatico è in atto e che è causato dall'attività umana;
ritiene pertanto necessario l'adattamento al continuo aumento della temperatura media
globale; sottolinea tuttavia l'esigenza di prendere misure più decise per ridurre gli effetti
di detto cambiamento climatico;
2.
richiama l'attenzione sul fatto che la combinazione e il rafforzamento reciproco del
cambiamento climatico, dello sviluppo demografico e della globalizzazione annunciano
un periodo di instabilità senza precedenti nella storia del genere umano e che ciò mette in
primo piano la necessità di ridurre la spaccatura tra i paesi in via di sviluppo e il resto del
mondo e di eliminare la povertà;
3.
sottolinea la necessità di basare la cooperazione con i paesi in via di sviluppo nel campo
della lotta contro il cambiamento climatico sull'eradicazione della povertà;
4.
riconosce che i paesi in via di sviluppo sono i più colpiti dagli effetti del cambiamento
climatico, che le loro economie dipendono spesso da un numero ristretto di attività le
quali potrebbero subire ripercussioni sproporzionate a causa dei cambiamenti del clima, e
che ciò è vero soprattutto per i paesi formati da piccole isole; riconosce altresì che la
mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ad essi nei paesi in via di sviluppo
dovrebbero pertanto rientrare tra le priorità della politica di sviluppo dell'UE; invita la
Commissione e gli Stati membri ad illustrare le modalità adottate per realizzare tale
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obiettivo e a rispettare gli impegni finanziari assunti nella dichiarazione politica di Bonn,
del luglio 2001, intensificando la loro cooperazione con i paesi in via di sviluppo in fatto
di cambiamento climatico, mediante un finanziamento di 410 milioni di USD nel 2005;
5.
accoglie con favore il risultato del G8 di Gleneagles e gli sforzi che la Presidenza
britannica dell'UE ha previsto per lottare contro il cambiamento climatico globale;
auspica tuttavia che vengano prese ulteriori misure per contrastare tale fenomeno;
6.
raccomanda che l'UE metta in atto, per i paesi in via di sviluppo, una politica di
cooperazione specificamente rivolta al cambiamento climatico; osserva che l'inserimento
di considerazioni su detto fenomeno nell'ambito di politiche di sviluppo più ampie
richiede che si preveda e si ponga in atto tutta una serie di strumenti; osserva altresì che le
priorità sono rappresentate dall'agricoltura e dalla sicurezza alimentare, due settori
estremamente sensibili al clima; ritiene che un altro aspetto essenziale sia la
diversificazione economica, dato che molti paesi in via di sviluppo dell'Associazione dei
piccoli Stati insulari (AOSIS) dipendono fortemente dal turismo; che i trasporti, la
pianificazione sociale e le questioni energetiche siano fondamentali per contrastare il
cambiamento climatico e che altre priorità siano rappresentate dalla prevenzione delle
catastrofi e dalla preparazione ad esse;
7.
sostiene la cooperazione internazionale e la partecipazione dei paesi in via di sviluppo
alla lotta contro il cambiamento climatico; chiede tuttavia l'idonea attuazione di una
cooperazione tecnologica, lo sviluppo di programmi in materia di fonti di energia
rinnovabili e di impianti idrici e di emergenza, oltre all'erogazione di aiuti finanziari
sufficienti da parte dell'UE; raccomanda la consultazione regolare dell'Assemblea
parlamentare paritetica ACP-UE e sollecita la sua partecipazione attiva all'elaborazione di
dette proposte;
8.
raccomanda di prendere in esame il problema della mancata partecipazione alle azioni di
mitigazione del cambiamento climatico;
9.
ritiene importante che l'UE metta l'accento sui costi di un mancato intervento di riduzione
delle emissioni che hanno un impatto sul clima, poiché la consapevolezza di tali costi può
contribuire ad aumentare la motivazione a ridurre i gas ad effetto serra;
10. sottolinea l'importanza di affrontare la questione dell'osservazione del clima, della sua
vulnerabilità e del suo impatto, dal momento che essa è alla base delle azioni volte a
contrastare il cambiamento climatico; sottolinea altresì che nella maggior parte dei paesi
in via di sviluppo tale monitoraggio non è effettuato, come non lo è nel caso delle
osservazioni meteorologiche, e che non è possibile procedere ad un adattamento adeguato
al cambiamento climatico in assenza di dati affidabili sui rischi, la vulnerabilità e le
incidenze; accoglie positivamente l'iniziativa della Commissione e dell'Agenzia spaziale
europea per il 2008 denominata "Capacità europea per il monitoraggio globale
dell'ambiente e della sicurezza" (GMES), a sostegno degli obiettivi politici dell'Unione in
materia di sviluppo sostenibile e di governance politica; raccomanda che la cooperazione
in questo settore sia integrata nell'ambito di iniziative internazionali quali il Sistema di
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osservazione globale del clima (GCOS) e la Rete mondiale dei sistemi di osservazione
della Terra (GEOSS);
11. accoglie positivamente la creazione dell'Osservatorio per l'ambiente e lo sviluppo
sostenibile per l'Africa, un sistema informativo ambientale della Commissione basato su
tecnologie satellitari e di mappatura computerizzata, a sostegno delle attività di sviluppo
dell'ufficio ECHO; ritiene che sarebbe opportuno valutare il possibile sviluppo e
ampliamento della struttura della Commissione, per ricomprendervi anche una rete di
osservazione del cambiamento climatico;
12. ritiene che lo sviluppo sostenibile debba essere parte integrante dell'azione dell'UE nel
settore dello sviluppo; invita la Commissione a contribuire alla creazione di capacità
nell'ambito dell'UE, dell'ONU, dei paesi donatori e di quelli beneficiari, affinché
l'integrazione dello sviluppo sostenibile sia effettiva; ritiene che occorra prendere
iniziative soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo delle competenze, l'istruzione e lo
scambio di esperienze;
13. sottolinea che i modelli commerciali internazionali hanno una notevole influenza sul
cambiamento climatico e chiede pertanto all'OMC di introdurre tra le sue iniziative un
meccanismo a favore dello sviluppo sostenibile;
14. sottolinea che la preparazione necessaria per affrontare le catastrofi naturali legate
all'attuale variabilità del clima e ai possibili cambiamenti climatici futuri deve essere
sostanzialmente migliorata in numerosi paesi in via di sviluppo quali i paesi ACP,
necessità che è stata evidenziata dalle drammatiche conseguenze dell'uragano Jeanne del
19 settembre 2003; ritiene che occorra agire a livello non solo dell'osservazione
meteorologica, ma anche dei tempi di reazione delle autorità locali e della
sensibilizzazione della popolazione;
15. raccomanda l'adozione di strategie di prevenzione dei conflitti e di riduzione delle
catastrofi, in particolare nei paesi in via di sviluppo, al fine di ridurre la destabilizzazione
politica conseguente ai mutamenti del clima e degli ecosistemi, incluso un sostegno
specifico al buon governo e alla creazione di capacità in Africa;
16. sottolinea che la Commissione dovrebbe promuovere la partecipazione attiva dei paesi in
via di sviluppo attraverso la sua strategia di comunicazione sul cambiamento climatico,
oltre ad adottare iniziative di diffusione delle informazioni attraverso i canali ACP-UE;
sottolinea altresì che è anche importante tenere conto delle regioni europee
ultraperiferiche, che confinano con numerosi paesi ACP e che spesso devono affrontare
problemi simili di sviluppo sostenibile;
17. ricorda che il ruolo essenziale del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento
del clima (IPCC), alla base del consenso scientifico su tale fenomeno, non è riconosciuto
a sufficienza nella comunicazione e che la partecipazione dei paesi in via di sviluppo ai
suoi lavori e alle attività di ricerca in generale dovrebbe essere messa maggiormente in
rilievo;
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18. rileva che, per quanto concerne la partecipazione dei paesi in via di sviluppo al futuro
regime sul clima, l'UE dovrebbe riconoscere espressamente che la priorità per tali paesi è
lo sviluppo; che tuttavia gli Obiettivi di sviluppo del millennio non saranno mai raggiunti
se non verranno affrontate adeguatamente le questioni ambientali, ad esempio il
cambiamento climatico; che sviluppo sostenibile e lotta contro la povertà dovrebbero
continuare a rappresentare il quadro generale di riferimento, al cui interno i paesi in via di
sviluppo siano incoraggiati ad adottare politiche e misure, di adattamento e mitigazione,
che tengano conto delle preoccupazioni relative al clima; osserva a tale proposito che gli
obiettivi di sviluppo dovrebbero essere subordinati a due condizioni:
a)
non dovrebbero comportare un ulteriore deterioramento della qualità della vita delle
popolazioni locali e dovrebbero riflettere gli Obiettivi di sviluppo del millennio;
ritiene che a tal fine i paesi in via di sviluppo debbano definire e applicare, ove
opportuno, politiche di adattamento, ma che, dal punto di vista della mitigazione
degli effetti, essi debbano evitare i vicoli ciechi in cui già si trovano i paesi
cosiddetti sviluppati, ad esempio nel settore del trasporto stradale e dei trasporti
aerei; ritiene altresì che i paesi in via di sviluppo dovrebbero cogliere l'opportunità
storica che viene loro offerta e che le scelte di investimento dei prossimi decenni
siano fondamentali per la transizione verso un futuro caratterizzato da basse
emissioni di anidride carbonica;
b)
i paesi in via di sviluppo dovrebbero anche contribuire, nei limiti delle loro capacità
e senza rallentare il loro sviluppo, agli sforzi generali di mitigazione; osserva che
ciò comporterebbe ulteriori vantaggi per la maggior parte di essi, che per il
momento dipendono fortemente dal petrolio e che devono pertanto sostenere costi
energetici molto elevati: qualsiasi riduzione dei consumi energetici e aumento delle
fonti di energia alternativa sarebbe quindi per loro estremamente vantaggioso;
sottolinea che il meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM) del Protocollo di Kyoto
possiede le potenzialità per contribuire a tale obiettivo, e che sarebbe pertanto
opportuno analizzare la possibilità di prorogarlo per un tempo superiore al primo
periodo di impegno, vagliando in particolare le possibilità di ridurre i costi e
aumentare l'efficienza della procedura di approvazione dei progetti ad esso relativi;
rileva che, affinché tale meccanismo abbia successo, occorre un maggiore sostegno
finanziario da parte dei paesi europei, in modo da superare gli attuali problemi di
finanziamento, e che è tuttavia importante che il meccanismo di sviluppo pulito
venga valutato in modo da raggiungere il risultato auspicato, evitando che le
imprese si sottraggano alle loro responsabilità in materia di efficienza energetica;
19. sostiene pertanto l'adozione di una nuova soluzione politica coerente, finalizzata a
migliorare il benessere di popolazioni già vulnerabili attraverso una strategia globale a
favore dello sviluppo, dotata di un adeguato sostegno economico; raccomanda che la
nuova strategia sia basata sul legame tra cambiamento climatico, gestione delle risorse
naturali, prevenzione dei disastri naturali ed eradicazione della povertà.
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PROCEDURA
Titolo
Vincere la battaglia contro il cambiamento climatico globale
Riferimenti
2005/2049(INI)
Commissione competente per il merito
ENVI
Commissione competente per parere
Annuncio in Aula
DEVE
12.5.2005
no
Cooperazione rafforzata
Relatore per parere
Nomina
Esame in commissione
Approvazione dei suggerimenti
Esito della votazione finale
Paul Verges
24.5.2005
14.7.2005
30.8.2005
favorevoli:
contrari:
astensioni:
32
0
0
Membri titolari presenti al momento
della votazione finale
Margrete Auken, Margrietus van den Berg, Danutė Budreikaitė,
Marie-Arlette Carlotti, Thierry Cornillet, Nirj Deva, Alexandra
Dobolyi, Fernando Fernández Martín, Michael Gahler, Filip Andrzej
Kaczmarek, Glenys Kinnock, Ģirts Valdis Kristovskis, Maria
Martens, Miguel Angel Martínez Martínez, Gay Mitchell, Luisa
Morgantini, José Javier Pomés Ruiz, Toomas Savi, Pierre Schapira,
Jürgen Schröder, Feleknas Uca, Paul Vergès, Anna Záborská, Mauro
Zani
Supplenti presenti al momento della
votazione finale
Marie-Hélène Aubert, John Bowis, Manolis Mavrommatis, Anne Van
Lancker, Gabriele Zimmer
Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al
momento della votazione finale
Carl Schlyter, Åsa Westlund, Jürgen Zimmerling
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5.10.2005
PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'INDUSTRIA, LA RICERCA E L'ENERGIA
destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
su "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"
(2005/2049(INI))
Relatrice per parere: Rebecca Harms
SUGGERIMENTI
La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia invita la commissione per l'ambiente, la
sanità pubblica e la sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta
di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che i cambiamenti climatici costituiscono una sfida primaria e complessa del
nostro tempo e comportano conseguenze per l'ambiente, la salute umana, il livello di vita e
l'assetto territoriale,
B. considerando che per affrontare il problema dei cambiamenti climatici è fondamentale la
piena attuazione, ad opera di tutte le Parti, della Convenzione quadro delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto, anche se le misure non saranno
davvero efficaci finché non si perverrà a una soluzione planetaria che inglobi i grandi
blocchi economici responsabili della maggior parte delle emissioni inquinanti,
C. considerando che il tempo a disposizione per cominciare a ridurre le emissioni
complessive di gas serra è forse più breve di quanto previsto in precedenza,
D. considerando che per contenere il riscaldamento globale entro 2°C le emissioni
dovrebbero essere ridotte della metà a livello mondiale entro il 2050,
E. considerando che l'innovazione e l'applicazione della tecnologia costituiscono il modo
migliore di combattere i cambiamenti climatici a lungo termine,
1.
è fermamente convinto della necessità che l'UE mantenga il suo ruolo guida nel mediare
un accordo internazionale sul regime successivo al 2012 nel quadro del Protocollo di
Kyoto, accordo che dovrebbe includere tutte le Parti sulla base di responsabilità comuni,
anche se differenziate, poiché senza la partecipazione di tutte le Parti è molto difficile
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controllare le emissioni a livello mondiale; ritiene che l'adozione di obiettivi unilaterali da
parte dell'Unione europea possa avere effetti indesiderati sulla competitività dell'industria
comunitaria e creare conflitti commerciali;
2.
invita l'Unione europea ad adottare obiettivi interni di riduzione compresi tra il 15% e il
30% per il 2020, e un obiettivo per il 2050 che sia in linea con gli obiettivi a lungo
termine concordati a livello UE, tenendo conto dei costi e dei benefici delle varie misure
e della necessità che i paesi con economie più sviluppate compiano uno sforzo maggiore;
3.
riconosce che un ritardo nell'azione accrescerà il rischio di effetti ambientali negativi e di
maggiori costi; afferma che la riduzione delle emissioni globali non deve dar luogo ad
altre minacce;
4.
ritiene che la lotta contro i cambiamenti climatici comporti vantaggi sia per la società che
per l'ambiente e contribuisca a conseguire gli obiettivi di Lisbona e gli Obiettivi di
sviluppo del Millennio; ritiene che gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili e lo
sviluppo di queste ultime si traducano in nuove opportunità per l'agricoltura e la
silvicoltura, in più posti di lavoro, in una salute migliore, in un aumento della crescita
regionale, in un migliore sfruttamento delle risorse locali e regionali e delle tecnologie
avanzate esistenti nonché in una diminuzione della povertà;
5.
sottolinea la necessità di diversificare le linee di ricerca e le misure di prevenzione per
evitare conseguenze per la salute e la sicurezza delle persone, inondazioni, siccità,
incendi – specialmente nelle zone forestali e protette –, riduzione della biodiversità e
perdite economiche; chiede agli Stati membri e alla Commissione di tener conto
dell'importanza del patrimonio forestale e dell'agricoltura per assorbire il carbonio,
frenare l'erosione, fornire risorse e influenzare il clima;
6.
ricorda che il potenziale di risparmi energetici nell'UE è di ben il 40%, ma che per
raggiungere tale traguardo è necessario fissare obiettivi vincolanti;
7.
osserva che con un approccio sistematico sarebbe possibile coprire entro il 2020 il 25%
del consumo di energia dell'UE mediante energie rinnovabili;
8.
ritiene importante che il problema del rapido aumento della domanda di energia
proveniente da fonti petrolifere che vanno riducendosi, col conseguente aumento del
prezzo del petrolio, venga risolto con modalità tali da contribuire anche a ridurre i
cambiamenti climatici; reputa determinanti una maggiore efficienza energetica, ottenuta
tra l'altro mediante la trigenerazione, e una più alta percentuale di energia ricavata da
fonti rinnovabili;
9.
chiede che, data la complessità del cambiamento climatico, se ne studino in modo più
approfondito le cause e gli effetti; ritiene che le risorse a ciò destinate nell'ambito del
Settimo programma quadro siano insufficienti; è convinto che occorra trovare nuove
applicazioni del progetto Galileo per la rapida individuazione di fenomeni come siccità e
inondazioni;
10. accoglie con favore l'accento posto dalla Commissione sull'innovazione, pur auspicando
delle misure chiare e concrete; si rammarica del fatto che l'industria automobilistica non
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potrà conformarsi per tempo alla norma di 140 g/km; sollecita una norma legale di 80100 g/km per il lungo termine; sollecita del pari un sistema di diritti di emissione
negoziabili per il settore automobilistico affinché quest'ultimo possa continuare a ridurre
le emissioni ai costi più bassi; chiede alla Commissione di adottare misure innovative che
incitino l'industria automobilistica ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra
da parte delle autovetture;
11. osserva con preoccupazione l'aumento del trasporto merci; chiede alla Commissione di
produrre una stima delle emissioni di CO2 provenienti dal trasporto merci, e la sollecita a
esplorare metodi innovativi per assicurare la trasparenza delle emissioni di CO2 dovute ai
trasporti; è consapevole che il trasporto aereo è responsabile a livello mondiale del 4-9%
delle emissioni totali di gas serra e che le emissioni ad esso dovute aumentano ogni anno
del 3%; sottolinea l'importanza di obiettivi di forte riduzione per il settore del trasporto
aereo; osserva che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 a livello mondiale per
il settore dei trasporti potrebbero contribuire a migliorare le condizioni di concorrenza e a
creare parità di condizioni; chiede alla Commissione di valutare le conseguenze, per
l'industria europea, di drastici obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 nel settore dei
trasporti;
12. raccomanda l'adozione di misure per adattare la nostra società affinché sia capace di
rispondere meglio alle avverse condizioni meteorologiche (migliore assetto territoriale,
codici edilizi, dispositivi di protezione dalle inondazioni, centri di produzione
geograficamente diversificati, piani d'emergenza ecc.);
13. chiede che l'UE si adoperi maggiormente per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche
promettenti in cooperazione con gli altri attori mondiali;
14. chiede alla Commissione di indicare più chiaramente la via da seguire per giungere a
un'economia a basse emissioni di CO2, elaborando una tabella di marcia che fornisca tra
l'altro maggiori informazioni sulle aspettative riguardo all'idrogeno e alle fonti sostenibili
di energia; chiede alla Commissione di identificare eventuali punti sensibili capaci di
bloccare lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie nuove e pulite.
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PROCEDURA
Titolo
"Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"
Riferimenti
2005/2049(INI)
Commissione competente per il merito
ENVI
Commissione competente per parere
Annuncio in Aula
Cooperazione rafforzata
ITRE
12.05.2005
Relatore/relatrice per parere
Nomina
Esame in commissione
Rebecca Harms
25.05.2005
13.07.2005 30.08.2005
Approvazione dei suggerimenti
05.10.2005
Esito della votazione finale
favorevoli:
contrari:
astensioni:
Membri titolari presenti al momento della
votazione finale
Ivo Belet, Šarūnas Birutis, Jan Březina, Philippe Busquin, Jerzy
Buzek, Joan Calabuig Rull, Pilar del Castillo Vera, Giles
Chichester, Den Dover, Adam Gierek, Umberto Guidoni, András
Gyürk, Fiona Hall, David Hammerstein Mintz, Rebecca Harms,
Ján Hudacký, Romana Jordan Cizelj, Werner Langen, Anne
Laperrouze, Vincenzo Lavarra, Pia Elda Locatelli, Eluned Morgan,
Angelika Niebler, Reino Paasilinna, Umberto Pirilli, Miloslav
Ransdorf, Vladimír Remek, Teresa Riera Madurell, Mechtild
Rothe, Paul Rübig, Andres Tarand, Britta Thomsen, Catherine
Trautmann, Nikolaos Vakalis
Supplenti presenti al momento della
votazione finale
Jean-Pierre Audy, María del Pilar Ayuso González, Dorette
Corbey, Françoise Grossetête, Cristina Gutiérrez-Cortines, Erna
Hennicot-Schoepges, Gunnar Hökmark, Lambert van Nistelrooij,
Josu Ortuondo Larrea, Vittorio Prodi, Manuel António dos Santos,
Alyn Smith, Hannes Swoboda, Roberts Zīle
Supplenti (art. 153, par. 2) presenti al
momento della votazione finale
Sharon Margaret Bowles
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0
1
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PROCEDURA
Titolo
"Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"
Numero di procedura
2005/2049(INI)
Base regolamentare
art. 45
Commissione competente per il merito
Annuncio in Aula dell'autorizzazione
ENVI
12.5.2005
Commissione(i) competente(i) per parere
Annuncio in Aula
ITRE
12.5.2005
DEVE
12.5.2005
Pareri non espressi
Decisione
Cooperazione rafforzata
Annuncio in Aula
Proposta(e) di risoluzione inclusa(e) nella
relazione
Relatore(i)
Nomina
Anders Wijkman
7.4.2005
Relatore(i) sostituito(i)
Esame in commissione
Approvazione
20.6.2005 12.7.2005
11.10.2005
Esito della votazione finale
favorevoli:
contrari:
astensioni:
Membri titolari presenti al momento della
votazione finale
Georgs Andrejevs, Johannes Blokland, John Bowis, Frederika
Brepoels, Hiltrud Breyer, Dorette Corbey, Chris Davies, Avril
Doyle, Mojca Drčar Murko, Edite Estrela, Anne Ferreira,
Alessandro Foglietta, Françoise Grossetête, Satu Hassi, Gyula
Hegyi, Mary Honeyball, Urszula Krupa, Peter Liese, Roberto
Musacchio, Riitta Myller, Vittorio Prodi, Guido Sacconi, Karin
Scheele, Carl Schlyter, Richard Seeber, Jonas Sjöstedt, María
Sornosa Martínez, Antonios Trakatellis, Thomas Ulmer, Anja
Weisgerber, Åsa Westlund, Anders Wijkman
Supplenti presenti al momento della
votazione finale
Margrete Auken, María del Pilar Ayuso González, Hélène Goudin,
Ambroise Guellec, Rebecca Harms, Kartika Tamara Liotard, Pál
Schmitt, Renate Sommer, Andres Tarand, Phillip Whitehead
Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al
momento della votazione finale
Deposito – A6
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19.10.2005
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40
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A6-0312/2005
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