CHIRURGIA PLASTICA 28.11.2003 Quando si parla di parete addominale, di addome, si parla di un organo , di un’unità anatomo-funzionale cioè ha una funzione in questo caso la funzione è quella del contenimento dei visceri addominali . L’addome e i visceri addominali partecipano alla statica e alla dinamica dell’addome e di riflesso di tutto l’organismo nel suo insieme. Non ultima c’è anche una rilevanza di ordine estetico.La specialita’ si chiama chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica… partecipando alla dinamica respiratoria voi sapete che col diaframma e la muscolatura della parete addominale hanno una alta rilevanza dal punto di vista ventilatorio e partecipano alla postura. Dal punto di vista anatomico siamo delimitati in alto dalla linea toraco- addominale in basso dalla linea addomico- pelvica, e’ formato da una parete e da una cavita’. La parete è costituita da muscoli, da tessuti molli , da cute sottocute, fascia, muscoli , tessuto adiposo preperitoneale e peritoneo. Ha una funzione dinamica sia respiratoria che locomotoria, ovviamente la forma dell’addome è diversa nell’uomo e nella donna, anche invecchiando gli accumoli di grasso cambiano tra gli accumoli di tipo androgeno e ginecoide. Il tipo androgeno avra’ la cosi’ detta cintura addominale, l’accumolo del grasso alla cintura addominale e la donna avrà l’accumolo del grasso prevalentemente a livello del coulotte-de-cheval della parte laterale delle coscie . Dal punto di vista anatomico dividendo una prima zona, una seconda zona, una terza zona . La parete è costituita da tre strati muscolari che sono dall’interno il trasverso, l’obliquo interno e l’obliquo esterno che si sdoppiano in fasce che contengono al centro i muscoli retti dell’addome, dei quali abbiamo già parlato perché avevamo parlato del lembo di muscolo retto dell’addome, per la ricostruzione di mammella e quindi all’interno del ventre del muscolo retto dell’addome passano le arterie epigastriche, superiore che è la continuazione della mammaria interna, l’inferiore viene dalla iliaca..Si anastomizzano a tutto spessore nel ventre del muscolo retto dell’addome. Abbiamo una arteria epigastrica inferiore profonda e superficiale, i rami perforanti delle intercostali e delle epigastriche che vanno a nutrire poi la cute .Trae nutrimento proprio da questo plesso superficiale costituito dai perforanti. Abbiamo in alto il dentato l’obliquo esterno inferiormente è un po la continuazione dell’andamento delle fibre del dentato poi avremo sotto l’obliquo interno che ha un andamento ad x di fibre rispetto a quello esterno e avremo il trasverso con le fibre ad andamento orizzontale: Le principali cause di deficit della parete dell’addome che possano richiedere una riparazione chirurgica possono essere difetti dovuti ad anomalie congenite quali l’onfalocele e la gastroschisi , si tratta in questo caso sempre di chirurgia pediatrica . E difetti acquisiti legati a infezioni traumi laparocele ed ernie soprattutto direi la stragrande maggioranza dei casi., tumori primitivo e secondario della parete addominale rarissimi e terapie radianti. I difetti congeniti ,accumulo di problemi di ricostruzione e spesso anche dei problemi ad vitam perché questi pazienti hanno una precoce disidratazione soprattutto i pediatrici quindi sono molto delicati diciamo l’onfalocele o l’esonfago è una anomalia precoce dovuta alla mancata chiusura del corpo embrionario da parte delle pliche laterali . Non è una vera ernia perché l’ernia in realta’ è una perdita di domicilio dei visceri in addome, presuppone una situazione coante di normalità . L’onfalocele o esonfago viceversa non è una vera ernia e questi visceri in addome non hanno avuto mai domicilio, è un’ernia congenita, i visceri in addome non hanno avuto mai il loro spazio il che vuol dire che sono cresciuti a dismisura e che comunque non hanno una possibilità di essere contenuti nella cavità addominale e quindi non avendo la possibilità di essere contenuti nella cavità addominale per ridurre l’addome per salvare la vita al neonato va fatta una manovra progressiva di dislocamento, ci sono delle “ buste “ particolari che vengono “umidificate” che servono per progressivamente spingere questi visceri in peritoneo. Un pò come una volta si faceva nei grandi laparoceli la manovra del taxi proprio perchè era una progressiva riabitazione da parte dei visceri nel peritoneo. In questo caso ancor di piu’ perché lo spazio non c’è e non si è neanche formato , i visceri non ci sono mai stati in addome. La gastroschisi invece è una malformazione a tutto spessore della parete addominale posta lateralmente all’anello ombelicale con il cordone ombelicale inserito in posizione normale, i visceri non sono coperti da un sacco e il fegato non è frequentemente erniato Numerose condizioni patologiche acquisite possono essere causa di difetti di parete addominale; il deficit puo’ insorgere acutamente in seguito ad un evento traumatico o a causa di una infezione o puo’ essere graduale nel tempo o essere risultato di interventi chirurgici come per l’appunto il laparocele. Nel caso di un evento traumatico con contaminazione fecale massiva o per l’insorgenza di una fascite necrotizzante che è data da clostridi e da elemnti patogeni che per attecchire hanno bisogno di un muscolo devascolarizzato , perché ricordatevi sempre la’ dove c’è una fascite da clostridi ….c’è stata una lesione comunque del muscolo perché i clostridi se c’è un apporto sanguigno non ha possibilità di attecchire, quindi ha bisogno di un “ pabulum” costituito da un muscolo devascolarizzato . L’approccio naturalmente in questi casi è di emergenza al paziente; deve mirare ad un attento sbrigliamento dei tessuti e soltanto successivamente, diciamo a bocce ferme, quando la soluzione del problema quoad vitam è risolto si potrà mirare alla problematica quoad valetudinem quindi alla ricostruzione della parete addominale.Il laparocele che è un’ernia postlaparotomica è una delle entità più frequenti in assoluto; ernia postlaparotomica perché è si un ernia ma in realtà è un esito di un precedente intervento chirurgico.Molta della chirurgia mininvasiva che oggi si pratica soprattutto per esempio per l’asportazione laparoscopica della colecisti è legata proprio a queste problematiche che ci sono state negli anni per cui molti pazienti facevano l’intervento di laparotomia e poi sviluppavano nel postoperatorio a distanza di qualche tempo un laparocele. Le cause eziopatogenetiche del laparocele sono l’obesità, l’età (più l’età è avanzata più la capacità di riparazione dei tessuti è rallentata ) problemi tipo anemia , deplezione del patrimonio proteico, quindi stati cachettici, il diabete e il sesso femminile soprattutto per le pluripare per il fatto che la parete addominale è stata sfiancata negli anni dalle gravidanza. Ovviamente il tipo e la sede delle suture chirurgiche hanno una particolare importanza nell’insorgenza del laparocele perché ovviamente a maggior rischio sono le incisioni mediane, le ipogastriche, da incisioni sottocostali; le meno esposte sono le incisioni lombotomiche , le trasversali in generale perché sono più rispettose dell’anatomia dei muscoli e delle fascie, anche perché spesso la lesione da laparocele nasce da lesioni fasciali più che muscolari. Ovviamente negativo è anche l’uso di suture eccessivamente ischemizzanti, quindi stringere troppo queste suture e mettere troppe suture predispone all’insorgenza diel laparocele perché c’è una perdita di sostanza della parte interessata, pure la sezione di tronchi nervosi perché per denervazione c’è una ipotrofia fasciale e muscolare oppure anche intolleranza in materia di sutura o complicanze settiche da ferita, ma soprattutto predisponebti sono le condizioni che avevamo detto prima: al primo posto obesità e malattie metaboliche perché queste creano un rallentamento della cicatrizzazione. Idrenaggi attraverso l aferita non andrebbero mai fatti uscire ma deve uscire da un’altra posizione rispetto alla ferita, deve essere indipendente. La comparsa del laparocele può essere improvvisa ma più spesso è progressiva come progressiva è la comparsa della malattia da laparocele, con interessamento di tipo muscolare, respiratorio, vascolare e viscerale e può portare alla perdita di diritto di domicilio nella cavità addominale da parte di questi visceri il che ci porta al problema della possibilità di ridurre i visceri in addome, quindi perdono il diritto di domicilio. Una volta si usava la manovra del taxi , quindi progressivamente venivano inglobati in una sruttura sterile che veniva progressivamente spremuta, girata e quindi i visceri entravano in addome progressivamente sia perché quando uno stringe troppo un laparocele in una persona anziana ma specialmente se portatrice di un enfisema polmonare quindi con abbassamento del diaframma, aumentando la pressione intraddominale durante l’intervento è l’anestesista stesso che dice ferma! perché il paziente si ossigena meno perché gli alziamo eccessivamente il diaframma. Complicanze ancora peggiori di questo tipo di malattia possono essere l’incarceramento, lo strozzamento, l’occlusione intestinale fino all’ulcerazione cutanea dei visceri, in questi casi in ultima ipotesi qualora non si potesse riuscire a ridurre completamente i visceri in addome la soluzione è ovviamente l’accorciamento e la riduzione della massa intestinale per poter essere contenuta in addome. Anche l’asportazione chirurgica di tumore in parete addominale è una condizione che comporta delle problematiche ricostruttive quindi va pianificato un intervento ricostruttivo della parete addominale. E’ necessaria la conoscenza della storia clinica del deficit del tempo e delle modalità; il tempo ovviamente gioca a sfavore perché se una donna è stata portatrice per tanti anni di un laparocele massivo con perdite di diritti di domicilio delle anse d’addome ovviamente come dicevamo prima avrà un abbassamento del diaframma , avrà un enfisema da laparocele e quindi la riduzione immediata d’addome sarà problematica. In altri casi si può fare una riduzione immediata per laparoceli o exeresi di neoplasia ovviamente è differita la riduzione in caso di infezioni massive perché prima bisogna risolvere i problemi infettivi e poi tentare la riduzione. Poi bisogna vedere il deficit che riguarda la parete a tutto spessore o se riguarda soltanto la parte cutanea quindi a livello cutaneo può essere trasposto un lembo di vicinanza , un lembo addominale o ci può essere una trasposizione di un lembo anche cutaneo per chiudere. Viceversa se c’è un problema muscolare allora va ricostruito con delle reti; oggi abbiamo dei materiali da ricostruzione della parete addominale che sono i più variabili ne abbiamo alcuni riassorbibili, reti in marlex reti in “vaitril” , reti in tutti i materiali possibili e immaginabili addirittura adesso c’è il dualmash , cioè una rete che è tipo una suola da scarpa che ha una parte di questa che può essere messa direttamente a contatto dei visceri addominali, questo ha il grande vantaggio che può chiudere a tutto spessore la parete addominale , ovviamente in questo la tecnologia ci aiuta. Va valutata l’estensione della localizzazione del deficit anche con una valutazione di tipo radiologico oltre una valutazione clinica a seconda degli spessori che noi abbiamo a disposizione: Lo scopo dell’intervento ovviamente come in tutte le ricostruzioni è di creare l’integrità della parete per proteggere i visceri e prevenire le infezioni: Il sostegno può essere costituito da materiale alloplastico i dualmash lembi miofasciali, lembi miocutanei. Una volta quando non esistevano queste reti si faceva il prelievo della parte laterale della fascia lata e si usava la parte laterale della coscia. C’era pure un dermotomo particolare chiamato dermotomo a tamburo, “di baget,” che serviva a sollevare la cute e prelevare la fascia sottostante e riposare direttamente la cute sopra. Ovviamente ci sono delle linee di incisione , sono da privilegiare per l’addome ,questa è l’incisione per una “torsoplastica” secondo Gonzales Sulloa circolare ad anello e prevalentemente un incisione bisogna tendere a farle sempre in orizzontale in modo che guariscono meglio: Poi ci sono vari tipi di incisioni basse di tipo addominali che ormai fanno parte della storia, quella di Regnol oppure anche questa incisione classica di addominoplastica ad ali di gabbiano sovrapubica e laterale: La tecnica chirurgica di approccio alla parete addominale è quella classica delle addominoplastiche; attraverso queste incisioni che in genere sono sovrapubiche ed allargate ad ali di gabbiano si tende a scollare tutta la parete addominale isolando l’ombelico ad isola e riposizionandolo poi una volta che l’addome è stato disteso, viene stirato verso il basso, in pratica è una specie di lifting della parete addominale con distensione e riposizionamento. La chiusura vedete in questo caso vengono ,in caso di diastasi dei muscoli retti possono essere fatte queste plicature chirurgiche con filo di nylon non riassorbibile in modo da ridurre l’estensione… prevalentemente di tipo estetico ma anche in caso di problemi ricostruttivi, in caso di pluripare che abbiano una forte diastasi dei muscoli retti. Poi viene riposizionato il lembo con il suo sito di drenaggio. La riparazione diretta può essere una soluzione adottabile in caso di laparocele o di pelle, in sostanza, non abile e consiste nell’affrontamento diretto dei tessuti per via intra e extra peritoneale, in realtà oggi non si usa più perché è superata dal posizionamento delle reti, si è visto che tirare troppo le fasce serve a poco perché poi con la respirazione il corpo del paziente si riprende lo spazio che gli abbiamo tolto con le fasce, quindi la soluzione vera è non nella riduzione dei volumi intraddominali, ma nel posizionamento di reti o di impianti che consentono di contenerli in volume più ampio,ma non erniati. La riparazione in diretta invece è la apposizione di materiali sostitutivi si distingue in materiali autologhi e eterologhi quindi possiamo fare plastiche autologhe e lembi , innesti di cute o fascia lata e alloplastiche con materiali sintetici e reti. Ovviamente la correzione di precedenti fallimenti risultati insoddisfacenti e completamento di procedure di chirurgia complessa è oggi fortemente avvantaggiato dall’uso di questi impianti; considerate che l’ernia una volta si curava con la plastica tecnica di Bassini che era una cosa complicatissima, oggi invece gli interventi di ernioplastica sono diventati poco più di una sciocchezza proprio grazie a questi materiali, addirittura si può mettere anche un tappo un plug nella porta dell’ernia nel condotto erniario e poi bloccarlo con una rete di superficie. E’ una chirurgia che è stata fortemente facilitata dall’avvento di questi nuovi materiali non solo perché uno potrebbe dire: beh! La chirurgia è più facile però i risultati sono gli stessi. Viceversa in questo caso anche i risultati sono fortemente superiori, abbiamo dei risultati nettamente superiori in questi pazienti piuttosto che con la plastica di superficie che veniva fatta prima Questo è un caso classico, il paziente era il fratello di un direttore generale di una ASL romana che era andato in Francia a farsi operare al fegato e aveva il classico taglio a ”scevron”, e si è presentato con questo laparocele laterale: E’ abbastanza inusuale in genere il laparocele è mediano. Questo laparocele laterale, questo bozzoma è stato riparato mediante il posizionamento di una rete . Pazienti come questi sono problemi molto seri, vedete qui c’era una perdita completa di domicilio delle anse, questo è un aspetto intraoperatorio e tutto questo sacco tirato da questo gancio in alto è il laparocele completo che attraverso l’incisione addominale è stato tirato fuori. Vedete che è stata posizionata una rete molto ampia, non riassorbibile di marlex e i lembi vengono ribattuti sopra. Questo è un altro caso, secondo voi quanti anni ha? Guardategli le mani prima di rispondere, questo ha 35 anni, questo paziente ex grande obeso che ha fatto un intervento di “secondo scopinaro” , bypass intestinale e ha perso 70 chili. Ovviamente siccome i pazienti grandi obesi che fanno intervento di derivazione hanno anche 15\20 scariche diarroiche al giorno quindi hanno una deplezione proteica importante hanno una ? syndrome; è ovvio quindi che siano dei candidati sia nel post-operatorio a complicanze immediate quali per esempio xeromi e versamenti addominali e sia sono esposti a complicanze tipo necrosi fasciale addominale quindi ecco che sviluppano questi laparoceli che sono particolarmente invalidanti in questi molto stretti , una porta erniaria molto stretta e localizzati sono quelli più suscettibili a strozzamento delle anse e quindi con uno strozzamento sono suscettibili a problematiche chirurgiche d’urgenza. Sono delle vere e proprie sindromi da deplezione proteica. Vedete questo è un introperatorio di questo laparocele, praticamente aumentando la pressione polmonare aumenta pure l’estensione del laparocele. Questo è il laparocele che è stato riparato. Vedete in mezzo al laparocele usciva l’ombelico quindi è stata fatta un’apertura nella rete per permettere all’ombelico di poter uscire. Questo è l’ombelico che è stato riportato fuori dall’apertura della rete ad isola estroflesso e riposizionato normalmente. Vedete un ottimo risultato estetico ;ne abbiamo approfittato anche per fare oltre ad un intervento di profondità sulla parte fasciale è stata con lifting di superficie quindi è stata migliorata anche da un punto di vista estetico. Questo è un altro caso di paziente trapiantata che aveva avuto un laparocele che è stato brillantemente risolto con rete addominoplastica. Questo era un pittore delle Seychelles che aveva avuto diversi interventi per obesità con perdita di 60 chili e dopo questi interventi aveva avuto un laparocele con perdita di parete addominale . Questa praticamente è la parete addominale pensata verso l’alto con laparocele di grandi dimensioni e con diastasi dei muscoli retti sono stati scolpiti due lembi a farfalla laterali fasciali è stato alzato ad ali di gabbiano, la parte fasciale laterale, si vedono i muscoli retti denudati, vengono fusi al centro per aumentare la dimensione interna della parete addominale non ridurre le dimensioni interne perché non ha senso visto che poi l’addome riguadagna le sue posizioni e poi in questo caso è stata posizionata una rete di goretex. Nel post-operatorio abbiamo avuto un guadagno sia dal punto di vista funzionale perché il laparocele è risolto sia dal punto di vista estetico abbiamo riguadagnato una buona forma dell’addome. Questo è un altro caso, una paziente operata da un chirurgo generale che le aveva fatto una riduzioni di laparocele e poi le ha detto, visto che era un’amica di questo famoso chirurgo generale romano:” le faccio pure, già che ci siamo, la distensione dell’addome”. E le ha fatto questo regalino! Lo vedete l’ombelico? No. Glielo ha sepolto. L’ombelico quando è sepolto crea una specie di ciste perché incomincia a secernere sebo. Questo le aveva tirato l’addome solo al centro col risultato che le aveva alzato il monte di Venere e creato questa doppia plica orrenda di lato e sepolto l’ombelico. Con il nostro intervento abbiamo cercato di risolvere i problemi nel miglior modo possibile. Non abbiamo avuto nessuna difficoltà a ritrovare l’ombelico perché il sebo interno e i depositi di grasso che si erano accumulati l’avevano disteso e abbiamo anzi dovuto resecare la cute in eccesso dell’ombelico. Abbiamo resecato solo la cute e utilizzato questo lembo dermico per fare una doppia asola in modo di dare più contenimento alla parete addominale . Al dilà delle soluzioni tecniche possibili che il progresso della ricerca è in grado di offrire più importante è conoscere l’anatomia di questa regione e soprattutto conoscere il singolo paziente perché la cura chirurgica migliore non può essere standardizzata, ma va adeguata la paziente tenendo presente che dal punto di vista estetico in casi estremi possiamo dire che è frutto della chirurgia estetica non tanto una soluzione del problema ma quanto meno dobbiamo mirare ad un miglioramento.