L’evoluzione del flusso informativo dei farmaci nel paziente emofilico: PAC Lucia Paladini Responsabile Unità Operativa Farmacia Ospedale George Eastman - Roma Nel corso degli anni la gestione del paziente emofilico ha subito una trasformazione legata alla necessaria razionalizzazione del servizio sanitario. Poco più di dieci anni fa i trattamenti odontoiatrici su pazienti affetti da emofilia richiedevano il ricovero medio di cinque giorni, per consentire l’infusione in ambiente protetto di fattori della coagulazione. La spesa legata all’uso di tali farmaci ricadeva sul reparto di competenza, con notevoli ripercussioni sul budget farmaceutico annuale stabilito, che imponeva inevitabili restrizioni. Infatti, i vincoli economici rendevano possibile la cura solo di pochi pazienti l’anno, limitando gli interventi di cura possibili. La Circolare Regionale N. 6 del 08/10/2003 ha introdotto il File F, un file di flusso di farmaci rivolto alla distribuzione Diretta e che ha consentito di scorporare la spesa farmaceutica da quella del reparto. La novità introdotta era rivolta ai pazienti non ricoverati con la sola eccezione dei farmaci ematologici che venivano monitorati anche per gli ospedalizzati. Tutto ciò ha consentito di separare la spesa di questi costosi farmaci dal centro di costo di reparto e di introdurre la compensazione interaziendale ed interregionale. Il limite che continuava ad esistere era l’obbligo di ricovero per il paziente emofilico. Quando il DGR 143/2006 ha introdotto i Pacchetti Ambulatoriali Complessi con la possibilità di infondere farmaci in ambiente ospedaliero protetto, PAC (PV58), le discipline CHIRURGIA ODONTOSTOMATOLOGICA e FARMACIA hanno proposto, e realizzato l’anno successivo, il PAC TERAPEUTICO PER LA SOMMINISTRAZIONE CONTROLLATA DI FATTORI DELLA COAGULAZIONE, riferito ai pazienti affetti da emofilia A B grave. Aver colto questa opportunità è stato un evidente progresso sia per il paziente che, aumenta la compliance perché non costretto a rinunciare alla sua quotidianità per una semplice infusione di farmaci, sia per la logica dell’appropriatezza delle cure, che lascia la possibilità di ricovero a pazienti più bisognosi. Inevitabilmente si fanno strada le considerazioni su quali costi sanitari siano stati abbattuti, introducendo questa nuova modalità di cure. In primo luogo, per ciascun paziente non è stato più necessario impegnare un posto letto per 5 giorni intervenendo sui costi diretti, ma sono stati interessati anche i costi indiretti in quanto il paziente, dopo l’infusione del farmaco, può svolgere la sua normale attività lavorativa. Ultima considerazione va fatta per i costi intangibili, percepiti soggettivamente dal paziente, che vanno dal miglioramento della qualità della vita all’aumentata compliance . Questa piccola “rivoluzione”, inoltre, permette al paziente emofilico di poter effettuare in tranquillità non solo interventi indifferibili, ma anche quelli di prevenzione (ablazione tartaro) che sono alla base di una corretta cura del cavo orale per evitare patologie quali gengivite e parodontite, la cui cura è infinitamente più costosa ed invalidante. Il monitoraggio, trasformatosi negli anni in flusso FARMED, consente oggi di attribuire la spesa farmacologica alla ASL di appartenenza del paziente emofilico.