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FINZIONI
Regia di
Saverio Soldani
Cos’è vero e cos’è falso?
In questo spettacolo il gioco del teatro nasconde e rivela con originalità ed umorismo lo strano
senso della nostra vita e l’ambigua realtà in cui viviamo.
“Finzioni” è uno spettacolo di grande valore legato alle problematiche contemporanee ma
finalizzato ad intrattenere il pubblico con intelligenza e divertimento nell’idea che la frequentazione
dei grandi classici sia una tappa irrinunciabile nell’offerta di un teatro di qualità e nell’assoluta
convinzione che a teatro ci si debba innanzi tutto “divertire” (dal latino “di-vertere” = “andare
altrove, per altri percorsi, per nuove vie”).
Il teatro è finzione per sua natura: gli attori assumono delle identità diverse e danno vita a
personaggi diversi che vivono altre vite, riassumono altre esistenze. Shakespeare diceva “Il mondo
è un palcoscenico e ogni uomo recita una parte….” Anche Pirandello pensa che gli uomini nella
realtà non siano così diversi dagli attori: ogni persona assume un ruolo sociale, indossa dei panni,
recita una parte, rappresenta un personaggio e spesso assume più identità tanto da essere “uno,
nessuno e centomila”. Ma chi siamo davvero? Qual è la vera identità? Ognuno di noi ha una
qualche idea di se stesso. Ma coloro che ci conoscono hanno una loro idea di noi. E allora chi siamo
veramente? Quelli che sembriamo a noi stessi o quelli che sembriamo agli altri? E come ogni
persona ha più identità, così anche la realtà può avere più spiegazioni e lo stesso fatto può essere
interpretato in modi diversi.
Un fatto oggettivo allora può nascondere verità diverse e talvolta opposte: così avviene nell’atto
unico “La Signora Frola e il Signor Ponza suo genero”, tratto dalla novella omonima scritta da
Luigi Pirandello nel 1915. Il tema è quello della verità: la stessa vicenda viene raccontata dalla
suocera in un modo e dal genero in un altro; le due versioni del fatto sono opposte, contrastanti ed
inconciliabili, ma tutte e due plausibili. Il pubblico è spiazzato. Quale dei due personaggi dice la
verità? Chi ha ragione? Cos’è vero e cos’è falso? La pièce teatrale derivata dalla novella “La
Signora Frola e il Signor Ponza suo genero” costituisce il nucleo centrale da cui Pirandello trasse il
“Così è (se vi pare)” composto successivamente (1917). La trama è nota: la Signora Frola racconta
il dramma della separazione dalla figlia che il genero tiene segregata in casa perché malato di
gelosia. Ma quando entra in scena il genero il racconto si capovolge e il pubblico viene avvisato che
la suocera è diventata pazza e che la verità è un’altra: la figlia è morta, e la madre non si dà pace e si
è convinta che il marito la tenga chiusa in casa; la madre non riesce ad accettare questa perdita ed è
convinta che sia sua figlia quella che in realtà è la seconda moglie del Signor Ponza: quest’ultimo
non permetterebbe alla Signora Frola di avvicinarla per evitare un’amara disillusione. Il pezzo
teatrale è di grandissima suggestione ed il pubblico viene trasportato in un clima rarefatto di
tensione assoluta che ben concorda con il clima di incertezza ed ambiguità tipico del ’900.
Luigi Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 e muore a Roma nel 1936. E’ uno degli scrittori più
importanti del nostro secolo, perché rappresenta le ansie e le angosce degli uomini contemporanei.
Dopo essersi laureato a Bonn (Germania) ritornò in Italia, dove fu giornalista fino a quando una
grave crisi economica lo costrinse ad insegnare. Nella sua vita ci fu pure la tragedia di una grave
malattia della moglie che fu chiusa in una casa di salute, ma che lo tormentò per molti anni con la
sua gelosia. Lasciò l’insegnamento e creò una compagnia drammatica con cui viaggiò in Europa e
in America. Pirandello fu poeta, narratore e drammaturgo e ottenne il Premio Nobel per la
letteratura nel 1934. Rappresenta tutt’ora la più importante espressione del teatro italiano
moderno.
La seconda parte dello spettacolo è dedicata ad una grande voce letteraria italiana del ’900: lo
scrittore milanese Dino Buzzati. Il suo atto unico “L’Aumento” è un esempio dell’originalità
stilistica e dei contenuti tipici della narrativa dello scrittore. Il nucleo tematico della vicenda è
semplice: un dipendente chiede l’aumento di stipendio al suo direttore. Il finale a sorpresa rovescia
la questione e capovolge il risultato al punto che il dipendente subirà una riduzione dello stipendio e
si riterrà fortunatissimo di ciò. Il tema della finzione si rivela nella possibilità che il direttore abbia
giocato in malafede con il dipendente per ingannarlo; oppure no e il direttore diceva la verità
privilegiando davvero il dipendente, pur diminuendogli lo stipendio. L’autore lascia il finale
incerto, aprendolo a tutte le interpretazioni. Dov’è la verità? Dove il falso?
In Buzzati la società scricchiola, l’uomo è solo ed incerto in un mondo che gli sfugge. L’individuo
contemporaneo barcolla in bilico tra lo sbaglio, la caduta, il fallimento in una società sfrenata ed
irresponsabile. Rimane il sogno come unica dimensione praticabile: la dimensione onirica per
chiudere gli occhi sulla realtà.
Dino Buzzati nasce nel 1906 a San Pellegrino di Belluno, nella cui villa la sua famiglia milanese,
molto agiata, trascorreva l’estate. Muore a Milano mel 1972. Amava molto la musica (imparò sin
da piccolo a suonare il violino ed il pianoforte), il disegno e la montagna, che costituiranno
elementi fondamentali del poliedrico talento dell’artista. Nel 1928 si laurea in giurisprudenza ed
entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine
inviato. Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni
Il segreto del Bosco Vecchio. È del 1939 il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari. Con un
tono narrativo fiabesco Buzzati affronta temi e sentimenti quali l’angoscia, la magia e il mistero, la
ricerca dell’assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un’occasione di riscatto da
un’esistenza mediocre, l’ineluttabilità del destino spesso accompagnata dall’illusione. Sono molto
noti i suoi romanzi ed i suoi racconti, mentre è meno conosciuta la sua produzione teatrale,
peraltro assai pregevole.
La terza parte dello spettacolo è dedicata ad Eduardo De Filippo. Nell’atto unico comico
“L’amicizia” il tema della finzione si gioca nel tono più farsesco del travestimento e dello scambio
di persona. La vicenda ha come protagonista un malato in fin di vita, che esprime il desiderio di
rivedere una vecchia zia per poi morire in pace. L’amorevole sorella che lo assiste, per dargli un po’
di pace traveste un amico giunto all’improvviso e lo prega di recitare la parte della zia. Via via il
malato richiede di vedere altre persone, che di volta in volta vengono imitate dal disponibile amico,
travestito ed imbarazzato. La situazione si fa sempre più comica, ma la morte sembra avvicinarsi al
punto che l’amico non si tira indietro fino a che …una sorpresa svela un comico finale! In un
vortice di risate e di personaggi veri-finti e immaginati si arriva ad un divertente finale dove il
malato rivela un segreto sconvolgente che ribalta tutti i ruoli. Ma anche in questa pièce rimane
l’incertezza della verità: il malato ha riconosciuto subito l’amico e lo ha preso in giro tutto il tempo
per vendicarsi nell’ultima battuta oppure ha creduto a tutto e solo per caso ha rivelato
l’imbarazzante segreto finale?
Eduardo De Filippo, (Napoli, 24 maggio 1900 Roma, 31 ottobre 1984) è stato un attore teatrale,
commediografo e regista italiano, fra i massimi del Novecento. Crebbe nell’ambiente teatrale
napoletano insieme ai fratelli Titina e Peppino, rivelando fin da giovanissimo straordinarie doti
comiche. I tre fratelli lavorarono insieme negli anni venti, fino a fondare la compagnia “Il Teatro
Umoristico dei Fratelli De Filippo” che ebbe grande fortuna. La scatenata verve comica dei tre
fratelli risaliva alle forme farsesche dell’antica commedia dell’Arte. Tra le opere più significative
di Eduardo De Filippo meritano una citazione particolare “Natale in Casa Cupiello”, “Napoli
milionaria”, “Questi fantasmi”. Tradotto e rappresentato in tutto il mondo, nel 1981 fu nominato
senatore a vita.
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