Modulo 4: Descrivere ed ordinare le preferenze del

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1
Modulo 11: Elasticità della domanda e dell’offerta
11.1. Elasticità della domanda rispetto al prezzo
Fino a questo momento ci siamo giovati dell’aver derivato curve di domanda e offerta di un
bene solo per la loro valenza di strumenti grafici. Sappiamo cosa “celano le loro pendenze” in
un sistema cartesiano con quantità in ascissa e prezzo in ordinata. Le dinamiche di
aggiustamento verso la condizione di equilibrio ci hanno permesso di visualizzare come
interagiscono queste forze tendendo al loro bilanciamento.
In questo frangente svilupperemo una serie di strumenti e di concetti che ci permetteranno
di indagare le specifiche relazioni che intercorrono tra prezzo e quantità che sono “spiegate”
da una curva di domanda e da una curva di offerta. Questo ci consentirà di individuare alcune
caratteristiche attraverso le quali poter distinguere tra un mercato e un altro. Si pensi ad
esempio al mercato dei beni di lusso e al mercato dei generi alimentari. Non è difficile
ipotizzare che questi due mercati presentino caratteristiche differenti, ma come le
individuiamo? Un primo passo che faremo sarà quello di verificare l’entità delle reazioni dei
consumatori alle variazioni di prezzo. I consumatori ad esempio, saranno molto reattivi nel
caso di beni come yacht o macchine di grossa cilindrata, viaggi di piacere o oggetti di alta
gioielleria; piuttosto che alle variazioni di prezzo che subiscono pane, pasta, carne bianca e
frutta. Semplicemente perché i consumatori possono agevolmente modificare le proprie scelte
di beni di lusso piuttosto che di generi alimentari. Dal punto di vista dell’offerta si pensi, ad
esempio, al mercato dei terreni agricoli, dove la quantità offerta è praticamente fissa, anche
quando i prezzi salgono vertiginosamente. Completamente diversa la situazione del mercato
dei telefoni cellulari, in cui si può facilmente produrre di più se il mercato manda segnali in
questa direzione. La misura della “sensibilità” della quantità domandata e offerta rispetto alle
variazioni di prezzo, è descritta in economia con il concetto di elasticità.
Definizione 11.1: L’elasticità della domanda rispetto al prezzo misura la variazione
percentuale della quantità domandata indotta da una variazione del suo prezzo pari all’1%,
quando si mantengano costanti tutti gli altri fattori che influenzano la domanda.
I beni si distinguono notevolmente l’uno dall’altro per quanto concerne la “sensibilità” della
quantità domandata sul mercato rispetto ai mutamenti di prezzo.

La domanda di un bene è definita elastica se è caratterizzata da elasticità elevata,
cioè se la quantità domandata è molto reattiva alle variazioni di prezzo. Maggiore è
2

la percentuale di variazione della quantità domandata, maggiore è l’elasticità della
domanda;
La domanda di un bene è definita anelastica (o rigida) se è caratterizzata da
bassa elasticità, per cui la quantità domanda è poco sensibile alle variazioni di
prezzo.
Completando quanto accennavamo nel preambolo, i beni di prima necessità sono dunque
caratterizzati da una domanda anelastica, poiché non è facile rinunciare al loro consumo se il
prezzo subisce un aumento. Se il prezzo del pane aumentasse del 20%, ben difficilmente le
famiglie deciderebbero di ridurne sensibilmente il consumo per la propria alimentazione. Al
contrario, i beni di lusso possono facilmente essere sostituti se il prezzo aumenta. Si pensi ad
esempio alla settimana bianca in Svizzera che può agevolmente essere sostituita con una
settimana di mare alle Bahamas, o uno yacht a cui si può facilmente rinunciare per acquistare
una villa in montagna. Un esempio classico, quando si tratta di elasticità della domanda, è il
prezzo della benzina. Nel breve periodo infatti un aumento repentino del prezzo del
carburante, difficilmente ci indurrebbe a liberarci di tutti i nostri veicoli a motore e adottare
uno stile di vita “libero dalla benzina”. Dunque, almeno nel breve periodo, la domanda di
benzina è anelastica. È ipotizzabile, tuttavia, che a lungo andare un prezzo della benzina
continuativamente elevato induca ad acquisire comportamenti di risposta, tipo acquistare una
automobile di dimensioni ridotte, che consenta quindi anche consumi contenuti di carburante
o usare maggiormente la bicicletta e i mezzi pubblici per gli spostamenti. Ecco dunque che si
può guardare, nel lungo periodo, ad una curva di domanda del carburante più elastica rispetto
al breve periodo. Per riassumere, l’elasticità della domanda rispetto al prezzo dei singoli beni
dipende principalmente da fattori economici, e tende a essere più elevata per i beni di lusso,
quando sono disponibili beni sostituti e quando i consumatori hanno più tempo per adattare il
loro comportamento alle mutate condizioni.1
Vediamo ora di tradurre in termini analitici quanto abbiamo definito per questo concetto:
ED 
Variazione % della quantità domandata
Variazione % del prezzo
(11.1)
Come abbiamo intuito da quanto abbiamo discusso fin qui possono distinguersi alcune
fattispecie:

1
Domanda elastica rispetto al prezzo. Quando una variazione di prezzo dell’1%
induce una variazione della quantità domandata maggiore dell’1%. Ovviamente
Samuelson e Nordhaus (1996).
3


maggiore è la percentuale di variazione della quantità domandata, maggiore è
l’elasticità della domanda.
Domanda anelastica rispetto al prezzo. Quando una variazione di prezzo dell’1%
induce una variazione della quantità domandata minore dell’1%.
Domanda ad elasticità unitaria. Quando una variazione di prezzo dell’1% induce
una variazione della quantità domandata dell’1%.
Si precisa che, dal punto di vista tecnico, basiamo le nostre considerazioni sui seguenti
assunti:


Trascuriamo il segno negativo nell’elasticità della domanda rispetto al prezzo.
Questo è l’approccio adottato in questo contesto, seguendo un orientamento molto
diffuso. Infatti, negli esempi che seguiranno, nel valutare la variazione della
domanda non considereremo il segno negativo, seppur sappiamo che prezzo e
quantità domandata sono inversamente correlati, dunque saremo sempre in
presenza di variazioni di segno opposto. Molti manuali preferiscono mantenere il
segno meno all’elasticità della domanda, seppur le conclusioni che si derivano
siano formalmente identiche, dato che si osserva il valore assoluto che si ricava
dalla formula.2
Calcolo delle variazioni percentuali. Essendo definita come rapporto tra
variazioni percentuali, l’elasticità non è influenzata dalle unità di misura di prezzo e
quantità. A questo punto, tuttavia, un altro aspetto a cui si deve porre attenzione è il
modo esatto con cui calcolare queste grandezze. Tecnicamente, se una qualsiasi
variabile assume un valore iniziale e un valore finale, la variazione percentuale è
calcolata con il rapporto tra la differenza tra il valore finale meno quello iniziale
diviso il valore iniziale:
q1 : Valore iniziale
q2 : Valore finale
q2  q1   q
q1
q1
: Variazione percentuale
È evidente che seguendo questo metodo, adottare q1 come valore finale e q2 iniziale,
conduce ad un risultato differente, seppur i valori attribuiti siano gli stessi. Alcuni
autori, per evitare inconvenienti o duplicazioni metodologiche, suggeriscono di
2
Si veda ad esempio, Fischer, Dornbusch e Schmalensee (1996), Capitolo 5.
4
adottare il cosiddetto metodo del punto medio.3 Ovvero, in luogo del valore iniziale
è adottato convenzionalmente come denominatore della frazione il valore medio tra
gli estremi della variazione.
In altre parole, questo ultimo punto ci dice che la formula adottata per calcolare l’elasticità
della domanda rispetto al prezzo è:
ED 
q
p
/
q1  q2  / 2  p1  p2  / 2
(11.2)
11.2. Elasticità della domanda e rappresentazione grafica
Alcuni esempi grafici consentono di comprendere al meglio il concetto di elasticità. Si
osservino a tale scopo i grafici riportati in Figura 11.1. In ogni caso si verificano gli effetti di
un aumento del prezzo di un bene da 4€ a 5€ ( che corrisponde ad una variazione percentuale
del 22% calcolata con il metodo del punto medio). Osserviamo che nel caso riportato in
Figura 11.1/alto-sinistra si registra una riduzione della domanda da 100 a 50 unità (67%). Da
un rapido calcolo otteniamo 67/22=3,04 che è evidentemente maggiore dell’unità. Siamo
dunque in presenza di una domanda elastica. Nel caso riportato in alto-destra, la stessa
variazione di prezzo induce una riduzione della quantità domandata da 100 a 90 unità (11%).
In questo caso, abbiamo davanti una domanda anelastica poiché il calcolo dell’elasticità ci
dice che 11/22=0,5. Procedendo oltre, nel grafico collocato in basso-sinistra, l’aumento del
prezzo induce una identica riduzione percentuale della quantità domanda, denotando il caso di
una domanda ad elasticità unitaria. Infine, la Figura 11.1/basso-destra riporta i casi estremi di
una domanda perfettamente elastica (parallela all’asse delle quantità, ED=∞) e domanda
perfettamente anelastica (parallela all’asse dei prezzi, ED=0). È evidente come nel primo
caso abbiamo a che fare con meccanismi di consumo per cui una minima variazione del
prezzo causa variazioni della domanda indefinitamente grandi (in questo caso si parla anche
di domanda infinitamente elastica). Mentre nel secondo caso, la domanda non reagisce affatto
a qualsiasi variazione di prezzo. (Ci siamo già imbattuti in una curva di domanda
infinitamente elastica. Ci ricordiamo dove?)
Un altro importante caveat da cui mettere in guardia è l’errore di confondere l’elasticità
della domanda con la pendenza della curva di domanda. Per chiarire questo aspetto facciamo
un semplice esempio riportandoci alla forma semplificata di una curva di domanda
rappresentata da una retta (Figura 11.2).
3
Cfr. Mankiw (2004) e Samuelson e Nordhaus (1996)
5
Figura 11.1: Visualizzazione grafica dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo
Domanda elastica
Domanda anelastica
p
p
ED <1
ED >1
5€
4€
5€
4€
50
100
q
Domanda ad elasticità unitaria
q
90 100
Domanda perfettamente elastica e anelastica
p
p
ED = 0
ED =1
5€
4€
5€
4€
80
100
q
ED = ∞
100
q
Da quanto abbiamo appreso fin dai moduli iniziali, sappiamo che la pendenza della retta è
costante in ogni punto ed è calcolata dal tasso di variazione dell’ordinata rispetto all’ascissa
(nel nostro caso Δq/Δp). Se ci fosse una certa analogia dovremmo osservare la stessa cosa per
l’elasticità, ma non è così. Al contrario, se provvediamo ad effettuare un rapido calcolo
vediamo come per i punti caratterizzati da alti livelli sull’asse dei prezzi e bassi livelli
sull’asse delle quantità la curva di domanda è elastica, al contrario anelastica per punti
caratterizzati da bassi prezzi e alte quantità. In altri termini, partendo dall’alto la domanda è
elastica fino al punto intermedio, in cui è contraddistinta da elasticità unitaria, per poi
successivamente divenire anelastica. Questo consente una importante conclusione: seppur i
grafici in Figura 11.1 possano aver suggerito il contrario, non è sempre vero che una forte
pendenza della curva implica una anelasticità della domanda rispetto al prezzo mentre una
curva piatta elasticità. Pendenza non è sinonimo di elasticità, poiché la prima dipende dalle
6
variazioni di p e q, mentre la seconda dalle variazioni percentuali di p e q. L’unica eccezione
è rappresentata dai casi estremi di domanda perfettamente elastica e perfettamente
anelastica.
Figura 11.2: Elasticità lungo la curva di domanda
p
ED >1
7
6
5
4
3
2
1
0
ED <1
2 4 6 8 10 12 14
q
Chiudiamo questa trattazione con una interessante considerazione che rende evidente
l’utilità di misurare l’elasticità della domanda e getta un ponte con la lezione appena passata.
Ricordiamo dalla equazione (9.2), che il ricavo totale percepito da chi vende è dato dal
prodotto tra la quantità acquistata e il prezzo pagato per ogni unità di bene. Nel Modulo 9
abbiamo visto come ciò dipendeva essenzialmente da una curva di domanda orizzontale.
Vediamo a che conclusione possiamo giungere ora che abbiamo introdotto il concetto di
elasticità, se si possono individuare dei legami. Osservando la Tabella 11.1 apprendiamo che:
Tabella 11.1: Relazione tra elasticità della domanda e ricavo totale
↑p
↓p
Domanda anelastica (ED <1)
↑ RT
↓RT
Domanda elastica (ED >1)
↓RT
↑ RT
RT
RT
Domanda ad elasticità unitaria (ED = 1)



In presenza di una curva di domanda anelastica: un aumento del prezzo
aumenta il ricavo totale, una riduzione del prezzo riduce il ricavo totale;
In presenza di una curva di domanda elastica: un aumento del prezzo riduce il
ricavo totale, una riduzione del prezzo aumenta il ricavo totale;
In presenza di una curva di domanda ad elasticità unitaria: una qualsiasi
variazione del prezzo non ha effetti sul ricavo totale.
7
Per chiudere con questo argomento, riportiamo un noto esempio, a tratti paradossale, che
rappresenta una applicazione dei legami appena esposti tra elasticità e ricavi nel caso del
mercato dei beni alimentari di prima necessità, come alcuni prodotti agricoli. Questi, lo
abbiamo ampiamente anticipato, sono caratterizzati da una domanda anelastica poiché è
difficile che i consumi alimentari reagiscano sensibilmente alle variazioni di prezzo. Di
conseguenza se i produttori hanno raccolti abbondanti, questo spingerà ad un ribasso dei
prezzi e ad una conseguente riduzione dei ricavi. Al contrario, raccolti scarsi, spingeranno ad
un aumento dei prezzi e ad un conseguente incremento dei ricavi. Abbiamo dimostrato che,
paradossalmente appunto, il bel tempo sembra essere nocivo ai risultati economici degli
agricoltori.
Per concludere, in Tabella 11.2 è riportato un interessante prospetto di sintesi che
evidenzia numericamente la variabilità dell’elasticità lungo la curva di domanda e la relazione
che intercorre con i ricavi. I valori sono presi dalla Figura 11.2.
Tabella 11.2: Elasticità lungo la curva di domanda e ricavo totale
Prezzo (p)
Quantità (q)
Ricavo totale
Elasticità
Domanda
7
6
5
4
3
2
1
0
0
2
4
6
8
10
12
14
0
12
20
24
24
20
12
0
13,0
3,7
1,8
1,0
0,6
0,3
0,1
Elastica
Elastica
Elastica
Elasticità unitaria
Anelastica
Anelastica
Anelastica
11.3. Altri tipi di elasticità della domanda
In aggiunta all’elasticità della domanda rispetto al prezzo, possono essere definiti altri tipi di
elasticità della domanda per descrivere il comportamento dei consumatori all’interno di un
mercato.
Elasticità della domanda rispetto al reddito. Sulla falsariga delle definizioni date in questo
modulo, la suddetta elasticità misurerà la variazione della quantità domandata indotta da una
variazione dell’1% del reddito; in formula:
EDR 
Variazione % della quantità domandata
Variazione % del reddito
(11.3)
8
Nel Modulo 4 abbiamo parlato di beni normali e beni inferiori a proposito della reazione del
consumatore, nei confronti di questo tipo di beni, ad un aumento del reddito. Ora che abbiamo
appreso il concetto di elasticità possiamo estendere le nostre conclusioni osservando che:


Beni normali. Dato che la quantità domandata aumenta all’aumentare del reddito, un
bene normale è un bene per cui l’elasticità della domanda rispetto al reddito è positiva;
Beni inferiori. Dato che la quantità domandata aumenta all’aumentare del reddito, un
bene inferiore è un bene per cui l’elasticità della domanda rispetto al reddito è
negativa.
Il concetto di elasticità rispetto al reddito consente una ulteriore importante precisazione:

Beni di prima necessità. Sono caratterizzati da una elasticità della domanda rispetto
al reddito minore di 1;

Beni di lusso. Sono caratterizzati da una elasticità della domanda rispetto al reddito
maggiore di 1.
Se l’elasticità della domanda rispetto al reddito è maggiore di 1, ciò implica che la quota della
propria spesa che i consumatori destinano al consumo dei beni di lusso cresce al crescere del
reddito. Questo riflette il fatto che i “ricchi” spendono per i beni di lusso una frazione dei
propri redditi maggiore di quella destinatavi dai poveri. Seguendo la stessa logica, la quota di
spesa rivolta dai consumatori all’acquisto di beni di prima necessità, diminuisce all’aumentare
del reddito. Ciò significa che i “poveri” spendono generalmente per beni di prima necessità
una parte del proprio reddito più consistente rispetto a quella destinatavi dai “ricchi”.
Elasticità incrociata della domanda. È la variazione percentuale della quantità domandata
indotta da una variazione dell’1% nel prezzo di un altro bene; in formula:
EBA 
Variazione % della quantità domandata del bene A
Variazione % del prezzo del bene B
(11.4)
Anche in questo caso, il concetto appena esposto ci permette di rivedere alcune definizioni
fornite nei moduli passati, ovvero:


Beni sostituti. Sono caratterizzati da una elasticità della domanda incrociata positiva.
Beni complementari. Sono caratterizzati da una elasticità incrociata della domanda
negativa;
9
Tanto maggiori sono le elasticità incrociate (positive) di una qualunque coppia di beni, tanto
più facilmente i consumatori li considerano sostituti. Per questo motivo ci aspettiamo che
l’elasticità incrociata, ad esempio, di due marche differenti di cola light superi quella tra pane
e mele, anche se il pane e le mele sono in qualche misura sostituti. Analogamente, notevoli
elasticità negative incrociate rivelano una forte misura di complementarità.
11.4. Elasticità dell’offerta rispetto al prezzo
Procedendo per analogia rispetto alla domanda, siamo già in grado, in questo frangente, di
fornire la seguente definizione:
Definizione 11.2: L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo misura la variazione percentuale
della quantità offerta di un bene indotta da una variazione del suo prezzo pari all’1%,
quando si mantengono costanti tutti gli altri fattori che influenzano l’offerta.
Forti di quanto abbiamo appreso, supponiamo che la quantità offerta sia fissa e di
conseguenza immune agli effetti di ogni variazione di prezzo. In questo caso siamo in
presenza di una curva di offerta perfettamente anelastica, o verticale (EO=0). Nel caso
opposto supponiamo che a un dato livello di prezzo, i produttori offriranno qualsiasi quantità
di bene: una riduzione minima del prezzo faccia precipitare a zero la quantità offerta, e che al
contrario un aumento infinitesimo determini una offerta indefinitamente ampia. In questo caso
abbiamo un curva di offerta infinitamente elastica, ovvero orizzontale (EO=∞, abbiamo già
visto una curva di offerta di questo tipo, dove?). A metà strada tra i due casi estremi che
abbiamo esposto, vi è una offerta che può essere definita elastica o anelastica a seconda che
il rapporto tra variazione percentuale della quantità offerta e del prezzo sia, rispettivamente,
maggiore o minore dell’unità. Infine, laddove le due variazioni percentuali siano identiche,
siamo di fronte ad una offerta ad elasticità unitaria. Come è chiaro che sia, elasticità della
domanda e dell’offerta sono concetti perfettamente identici, sia nella sostanza che nella
rappresentazione analitica. L’unica differenza è il legame funzionale che sussiste tra prezzi e
quantità dal punto di vista della domanda e dell’offerta (esattamente l’opposto).
Come nel caso precedente, osserviamo le reazioni nella quantità offerta a seguito di un
aumento del prezzo da 4€ a 5€ (Figura 11.3). Si lascia allo studente, per esercizio, il compito
di effettuare i semplici calcoli che, per ciascuna fattispecie, riportano il valore dell’elasticità
dell’offerta rispetto al prezzo. Come per la domanda (si pensi al caso della benzina) il tempo
svolge un ruolo rilevante nella definizione dell’elasticità dell’offerta. In particolare, una
determinata variazione di prezzo tende ad avere un effetto maggiore sulla quantità offerta man
mano che aumenta il tempo a disposizione dei produttori per far fronte a questo segnale del
10
mercato. Dalla teoria della produzione sappiamo che in seguito a un aumento di prezzo, nel
breve periodo le imprese potrebbero non essere in grado di aumentare gli input di lavoro, terra
e capitale, per cui l’offerta sarà particolarmente anelastica rispetto al prezzo. Col passare del
tempo le imprese potranno però assumere più personale, allestire nuovi stabilimenti e
aumentare la propria capacità produttiva determinando in tal modo un aumento dell’elasticità
dell’offerta.
Figura 11.3: Visualizzazione grafica dell’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo
Offerta elastica
Offerta anelastica
p
p
EO >1
5€
4€
EO < 1
5€
4€
100
200
q
Offerta ad elasticità unitaria
q
100 110
Offerta perfettamente elastica e anelastica
p
p
EO = 0
EO =1
5€
4€
5€
4€
100 125
q
EO = ∞
100
q
Tra i fattori che determinano l’elasticità dell’offerta, il principale è dunque la facilità con
cui è possibile incrementare la produzione in un determinato settore. Se gli input sono
facilmente reperibili ai prezzi di mercato correnti, come nel caso dell’industria tessile, è
possibile incrementare considerevolmente l’output con un aumento limitato dei prezzi. In tal
caso, l’elasticità dell’offerta è relativamente elevata. Se invece la capacità produttiva è
strettamente limitata, come nel caso delle miniere d’oro del Sud Africa, anche un aumento
11
rilevante del prezzo dell’oro non produrrà grosse variazioni della produzione. In questo caso
l’offerta è anelastica.4
4
Samuelson e Nordhaus (1996).
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