LA MECCANICA
QUANTISTICA E
IL MULTIVERSO
LA MECCANICA QUANTISTICA
Un corpo caldo emette
quantizzata che vale:
E = hf
radiazione
elettromagnetica,
energia
Dove h è la costante di Planck ed f la frequenza dell’onda.
Le onde elettromagnetiche non sono continue ma organizzate in
pacchetti di energia o quanti.
La costante di Planck vale 6,625 x 10-34 J x sec.
Ogni fotone, corpuscolo privo di massa, trasporta una piccola quantità
di energia e si muove sempre con velocità c; possiede caratteristiche
ondulatorie probabilistiche.
Non è mai a riposo e contiene e risolve l’affascinante dualismo onda –
corpuscolo, mantenendo entrambe le caratteristiche, come d’altronde
ogni altra particella costituente la materia: sono infatti responsabili
assieme dell’effetto fotoelettrico e dei fenomeni dell’interferenza e
della diffrazione.
L’atomo di Bohr, a seguito della teoria quantistica, perde di
significato, poiché in questo contesto non ha più senso parlare di
traiettorie ben definite di un elettrone o di orbitali certi di un atomo.
Infatti il “Principio d’indeterminazione di Heisenberg” enuncia che:
“E’ impossibile determinare l’esatta posizione di una particella nello
spazio, così come è ugualmente impossibile calcolarne la sua quantità
di moto”.
A questo punto vi è solo una certa probabilità che una particella si
trovi in un punto piuttosto che in un altro dello spazio, così come è
indeterminata la sua stessa quantità di moto.
Fino a qualche tempo addietro esisteva una quarta forza
fondamentale della natura, la forza elettrodebole, responsabile della
creazione, in un atomo, della coppia elettrone – neutrino, a seguito del
decadimento di un neutrone nella coppia testé citata.
Quando 2 neutroni e 2 protoni di un nucleo possono collidere e
formare una particella , questa può dirigersi verso l’esterno del
nucleo alla sola condizione che la massa del nucleo di partenza deve
essere maggiore della somma delle masse del nucleo – figlio e di .
La differenza di massa compare, infatti, sotto forma di energia
cinetica del nucleo – figlio e della particella .
Dobbiamo ricordare che le particelle  sono nuclei veloci di elio.
In seguito l’energia impiegata in questo decadimento fu assimilata alla
forza elettromagnetica ed anche la forza elettrodebole divenne una
della manifestazioni del campo elettromagnetico.
E’ convinzione diffusa che i neutroni e i protoni siano formati da
particelle fondamentali, i quark, localizzati e caratterizzati dal
seguente specchietto:
QUARK
Up
Down
Charm
Strange
Top
Bottom
Carica (e)
+ 2/3
- 1/3
+ 2/3
- 1/3
+ 2/3
- 1/3
Come abbiamo visto nel precedente capitolo il protone ne possiede 3
con le seguenti cariche elettriche:
- 1/3 + 2/3 + 2/3 = 3/3 =1 (e)
Anche il neutrone ne possiede 3 con le seguenti cariche:
2/3 – 1/3 – 1/3 = 0 (carica nulla).
I quark sono, pertanto, i detentori del campo elettromagnetico e della
forza nucleare forte: si reggono tra loro con le opposte cariche
elettriche che creano un equilibrio di carica e con l’intensa forza
nucleare forte che impedisce loro, pur essendo complessivamente di
carica positiva e neutra, di allontanarsi l’uno dall’altro.
Il principio d’indeterminazione di Heisenberg demolisce tutti i
concetti della fisica classica fin qui sostenuti, poiché la materia, la
Natura, la realtà non possiedono mattoni fondamentali sui quali
basare i nostri studi ma ombre, effimeri fantasmi che popolano il
mondo delle particelle e delle sub particelle.
L’uomo però identifica e vede, osserva un Mondo che appare reale ai
suoi sensi, facilmente quantificabile e osservabile con una certa
facilità.
Ma una realtà che è costituita da ombre effimere, da fantasmi, da
mattoni ombra, può essere una realtà vera e certa?
Possono particelle fantasma essere i presupposti di un mondo vero e
reale?
Vi è da dire, inoltre, che l’uomo, lo scienziato in particolare, entra a
pieno titolo nell’esperimento scientifico, il suo coinvolgimento è totale
poiché egli deve modificare apertamente lo stato dell’Universo per
poter osservare alcune particelle nell’acceleratore e poterne
fotografare le loro tracce nella camera a bolle.
L’osservatore è, quindi, parte integrante del fenomeno naturale e
dell’esperimento, tanto che senza l’osservazione di una mente
pensante e razionale lo stesso fenomeno, lo stesso esperimento non ha
ragione d’essere.
Il fenomeno non esiste in sé e per sé, esiste soltanto quando l’uomo
inizia a creare i presupposti per la sua osservazione; d’altronde, nel
capitolo precedente dedicato alla teoria della relatività, avevamo già
trattato di spazio e di tempo, due entità fisiche assolute che hanno
perso la loro centralità nei fenomeni del Cosmo e sono state retrocesse
a mere rappresentazioni di comodo della mente umana.
L’uomo, per giustificare l’ambiente in cui si trova e per poterlo
studiare e catalogare, crea l’ambiente stesso e modifica le condizioni
primigenie, creando formule matematiche, geometrie, esperimenti,
concetti di spazio e di tempo, costanti fisiche, la realtà stessa, per poter
ottenere risposte e spiegazioni dal mondo che lo circonda, per poter
spiegare scientificamente e filosoficamente i motivi del suo essere e
dell’essere dell’Universo.
La stessa nozione di campo e di massa è modificata dagli studi
quantistici, in quanto il campo non è più una regione dello spazio
priva di massa, sulla quale agiscono delle forze, ma un “continuum
energetico”, coagulo di forze, nel quale la particella responsabile è
soltanto uno degli aspetti del campo, un coagulo probabilistico e
indeterminato di maggiore energia che la fa sembrare qualcosa di
solido e determinato mentre, in realtà, è qualcosa di dissipato,
d’informe, di probabilistico, d’indeterminato, forse d’irreale.
Il campo è ovunque ed è l’unica realtà, forse, dell’esistente; i suoi
aspetti diversi determinano le masse dell’Universo, i suoi coaguli locali
rafforzano l’idea di solido agli occhi dell’osservatore, ma questa
esigenza di solido è solo una necessità umana di spiegare con certezza
il mondo, spiegarlo ancora una volta.
L’aspetto solido della materia, pur composto da spazio vuoto per la
sua massima parte, è determinato dalla velocissima rotazione degli
elettroni attorno al loro nucleo (circa 900 Km/sec), tenuti stabilmente
dalla forza elettrica che li lega al nucleo, alla quale reagiscono con
un’altissima velocità nel loro tentativo di fuga dall’atomo.
La costituzione della realtà è, pertanto, illusoria, in quanto la solidità
delle sostanze non è data da una proprietà particolare delle stesse ad
essere solide, ma piuttosto da una configurazione particolare (la
velocissima rotazione).
Ogni volta che un elettrone passerà dal suo stato orbitale
fondamentale ad uno più esterno, per effetto di uno stato di
eccitazione dell’atomo, esso tenderà a ritornare nella sua posizione
originaria dopo aver emesso la radiazione elettromagnetica
rappresentante l’energia in eccesso sotto forma di un fotone.
La natura ondulatoria degli elettroni spiega, pertanto, il fatto che tutti
gli atomi sono identici ed anche il perché della loro stabilità
meccanica.
Il nucleo di un atomo è 100.000 volte più piccolo dell’atomo stesso,
eppure contiene quasi tutta la massa in un’altissima e impensabile
densità. I nucleoni (protoni e neutroni) viaggiano nel loro spazio
limitato in cui sono costretti a circa 60.000 Km/sec.
Le particelle non sono elementari, non sembrano indistruttibili ma
appaiono
come
configurazioni
dinamiche
energetiche
e
probabilistiche, processi che coinvolgono quantità di energia; possono
essere trasformate in altre particelle, oppure vengono create dal
campo e nel campo invisibile si dissolvono.
Esempio di un paradosso:
vi è un sistema osservatore (apparecchiature, uomini) e un sistema
osservato (eventi fisici sub atomici). Il primo rispetta i dettami della
fisica classica, il secondo rispetta la fisica quantistica; osserveremo gli
eventi senza alcuna certezza circa l’esatta posizione delle particelle e il
tempo degli eventi, ma solo la probabilità che esse si trovino in
determinate regioni dell’apparecchiatura o che provochino eventi.
Pertanto la probabilità è un aspetto fondamentale della realtà atomica
e, perfino, dell’esistenza della materia.
Le particelle sub atomiche non esistono con certezza classica, piuttosto
mostrano tendenza ad esistere, gli eventi non avvengono con certezza
classica, piuttosto mostrano una certa tendenza ad avvenire.
Esempio: Un elettrone viene preparato nella regione A, si sposta da A
alla regione B e viene misurato in B (Processo intero).
Le particelle vengono preparate e lanciate nell’acceleratore di
particelle, vengono spostate nel bersaglio B, dove urteranno altre
particelle; gli urti avvengono nella camera a bolle, dove le particelle
lasciano tracce visibili che verranno fotografate. Le loro proprietà,
quindi, sono rilevate dalla misurazione matematica delle loro tracce.
La particella in questione collega i processi A e B, pertanto esiste non
come entità isolata ma come rapporto tra la preparazione e la
misurazione.
Dice Henry Stopp: “il sistema osservato deve essere isolato per essere
definito, ma deve interagire per essere osservato.”
La distanza tra preparazione e osservazione dovrebbe essere infinita,
ma, in pratica, questo è impossibile; essendo i concetti e le teorie
scientifiche approssimate, anche il nostro sistema di osservazione,
conseguentemente, può essere definito approssimativamente.
L’oggetto osservato è il prodotto dell’interazione tra preparazione e
misurazione; se l’interazione ha un raggio d’azione molto grande gli
effetti si propagheranno a grandi distanze e l’oggetto sarà considerato
come entità fisica isolata.
Pertanto le entità fisiche isolate sono soltanto idealizzazioni che hanno
significato soltanto quando è molto grande il raggio d’azione. In
questo caso l’interazione avverrà con lo scambio di una o più
particelle; nel caso che il raggio d’azione sia piccolo, l’intero sistema
formerà un tutto unico.
Afferma David Bohm: “l’Universo è una totalità ininterrotta che nega
l’idea di poterlo analizzare mediante l’osservazione delle sue parti
separate e fondamentali; queste parti non sono la realtà e i sistemi
sono solo forme e disposizioni di tali parti.”
Pertanto si può definire il Cosmo come una “probabilità di
interconnessioni”.
L’osservatore umano, quindi, non osserva solo le proprietà di un
oggetto ma le determina; l’oggetto e le sue proprietà hanno significato
soltanto nel contesto dell’interazione dell’oggetto con l’osservatore.
Dice Heisenberg; “ciò che osserviamo non è la natura in sé stessa ma
la natura che si ricava dai nostri metodi d’indagine; pertanto ciò che
noi vediamo, ciò che noi osserviamo e misuriamo definendolo, è, in
realtà, quello che noi creiamo coi nostri metodi d’indagine.”
Dice John Wheeler: “la quantistica distrugge il concetto di mondo che
sta fuori dal mio ego.”
Quando misuriamo un elettrone siamo noi a predisporre il sistema di
osservazione; la sua misurazione cambia il suo stato e dopo
l’osservazione l’Universo non sarà più lo stesso.
Nel mondo sub atomico vi è una contrapposizione di opposti che
sembrano confluire in un’unità originaria; ad esempio una particella
può essere distruttibile o indistruttibile al tempo stesso, la materia può
essere continua e discontinua, oppure forza e materia sono le due facce
dello stesso fenomeno, o ancora meglio energia e materia sono legate
indissolubilmente nel rappresentare, in forme diverse, la medesima
realtà.
Già sappiamo che la materia ha un aspetto corpuscolare e ondulatorio
assieme; la forma d’onda, nel suo insieme, è una manifestazione della
particella.
L’onda di probabilità è una quantità matematica astratta legata alla
“probabilità di trovare le particelle in vari punti e con varie
proprietà”; allo stesso modo non possiamo mai dire che una particella
esiste in un dato punto, né che non esiste. Manifesta uno strano tipo di
realtà fisica tra l’esistenza e la non esistenza.
Robert Oppenheimer dice: “alla domanda se la posizione di un
elettrone resta sempre la stessa dobbiamo rispondere “no”, alla
domanda se cambia la sua posizione dobbiamo rispondere “no”, alla
domanda se esso sia fermo dobbiamo rispondere “no”, alla domanda
se esso sia in movimento la risposta è ancora “no”.”
Il pacchetto d’onda è una regione X dove vi è probabilità che si trovi
una particella associata ad un’onda; se l’onda non ha una lunghezza
d’onda definita le particelle non hanno, parimenti, una quantità di
moto definita.
L’incertezza della posizione e della quantità di moto sono
interdipendenti e, come abbiamo già visto, rappresentano insieme il
celebre “principio d’indeterminazione di Heisenberg”; non è una
limitazione dovuta alle apparecchiature di misurazione ma è una
limitazione di principio: quella di non poter misurare con assoluta
certezza la quantità di moto di una particella e la sua posizione.
In definitiva la particella non ha una sua posizione nello spazio e una
quantità di moto ben definita e l’incertezza investe anche l’intervallo
di tempo in cui avviene un processo atomico e l’energia in esso
coinvolta.
Quando una particella passa per un punto d’osservazione, vi saranno
le vibrazioni della forma d’onda, dapprima con piccole ampiezze,
successivamente con ampiezze sempre più grandi, infine di nuovo con
ampiezze più piccole fino a cessare del tutto la vibrazione. Il tempo
impiegato dal passaggio della forma d’onda è l’intervallo di tempo
durante il quale la particella attraversa il nostro punto d’osservazione.
Non potremo però mai dire con esattezza quanto vale questo intervallo
di tempo.
Il pacchetto d’onda non ha una lunghezza d’onda ben definita,
l’oscillazione non ha una frequenza definita; la disposizione in
frequenza dipende dalla durata delle forme d’onda, ma poiché la
frequenza è associata all’energia della particella, la dispersione in
frequenza corrisponde ad un’incertezza nella definizione e
misurazione dell’energia della particella. Le incertezze del tempo e
dell’energia sono collegate, così come le incertezze della quantità di
moto e della posizione nello spazio.
A livello atomico e sub atomico, pertanto, l’incertezza e
l’indeterminazione sembrano essere una basilare proprietà intrinseca
della natura e non l’impossibilità, da parte dell’osservatore, di poter
misurare grandezze a causa dell’imperfezione delle apparecchiature
di osservazione!!!
Il “Principio di complementarità di Niels Bohr” recita:
“Le rappresentazioni corpuscolari e ondulatorie sono due
rappresentazioni complementari della stessa realtà; forzando l’una si
indetermina l’altra e viceversa. Ciascuna delle due descrizioni è valida
entro un limitato campo di applicazione.”
Ogni particella, dunque, è anche un’onda e ogni volta che viene
confinata in una piccola regione dello spazio reagisce agitandosi
dentro.
Ricordiamoci che la radiazione elettromagnetica è discontinua,
rappresentata da pacchetti d’onda in cui vi è la probabilità, più o
meno alta, di trovarvi la particella corrispondente.
Comprimendo il pacchetto d’onda, aumenta la sua lunghezza d’onda,
la frequenza e la velocità della particella.
Questa immagine ci da la precisa sensazione che la Natura vive in uno
stato di perenne agitazione, di movimento continuo: forze elettriche
agiscono tra onde probabilistiche di elettroni e nuclei atomici, intense
forze nucleari tengono su il nucleo, le cui parti reagiscono al
confinamento producendo altissime velocità e continui, velocissimi
interscambi.
Anche nel Cosmo macroscopico, dove agisce il campo gravitazionale,
notiamo l’intenso movimento e trasformazione della materia, stelle
che ruotano velocissime, che si contraggono, che esplodono all’interno
di galassie in rotazione e in movimento di fuga verso l’infinito.
L’Universo, almeno dal nostro punto di osservazione, che non
dimentichiamo è sempre relativo, sembra espandersi e la velocità di
fuga di ogni galassia è proporzionale alla distanza da noi della stessa
galassia. Se in qualsiasi galassia vi fossero osservatori, essi vedrebbero
le altre galassie allontanarsi da loro, le più lontane a velocità prossime
a c. Addirittura la luce delle galassie più lontane, forse, non li
raggiungerebbe mai, in quanto esse si allontanano da loro con velocità
> c!!! Se osservatori intelligenti potessero osservare la nostra galassia
da un punto remoto dello spazio intergalattico, vedrebbero ch’essa si
allontana da loro ad una velocità prossima a c e, se fossero ancora più
lontani, probabilmente non vedrebbero mai la luce della nostra
galassia in quanto argomenterebbero che essa viaggia ad una velocità
di fuga superiore a c!! Proprio come osserviamo noi, che, dal nostro
punto di studio, misuriamo la velocità di fuga delle galassie più remote
del Cosmo e di quelle ancora più lontane.
Vedremo più avanti i modelli quantistici del Cosmo, che parlano di
Universo o Multiverso che si autocrea dal nulla a seguito di una
fluttuazione statistica o quantica del nulla e che, immediatamente
dopo, si è espanso nell’infinito.
VUOTO E CAMPI DI FORZE
La teoria del campo dell’elettrodinamica è stata integrata con la
meccanica quantistica; i fotoni, secondo questa nuova concezione,
possono essere definiti come manifestazioni dei campi
elettromagnetici. Da qui il concetto di campo quantistico, cioè campo
che può assumere la forma di quanti o particelle; in questa concezione
di campo è superata definitivamente la distinzione tra particelle solide
e spazio circostante.
Il campo quantistico è un mezzo continuo presente ovunque nello
spazio – tempo; le particelle sono soltanto condensazioni locali del
campo, concentrazioni temporanee di energia che, presto, perdono il
loro carattere individuale e si dissolvono nel campo soggiacente ad
esse!!!
Dice Albert Einstein: “Il campo è la sola realtà”.
Le particelle e tutte quante le strutture macroscopiche da esse formate
sono entità illusorie, effimere e transitorie, mentre il vuoto energetico
soggiacente ad esse è la sola, unica ed indivisibile realtà.
Dice Hermann Weyl: “Secondo la teoria della materia come campo,
una particella elementare, un elettrone ad esempio, è solo una regione
del campo elettromagnetico con valori molto alti d’intensità. Tale
nodo di energia, non distinto dal resto del campo, si propaga
attraverso lo spazio vuoto come un’onda. Pertanto l’elettrone non
esiste come unica sostanza in ogni istante.”
Afferma W. Thurring: “Il campo soggiacente alle particelle è la vera
realtà; esse ci appaiono come una perturbazione del campo, quasi un
difetto.”
Pertanto la Natura si presenta come un continuum (campo) ed ha un
aspetto granulare e discontinuo (particelle); sono due concetti opposti
della medesima realtà.
L’uno si trasforma nell’altro e viceversa.
DIAGRAMMI
Un elettrone e- urta un fotone f e lo assorbe modificando la sua
velocità; dopo un certo tempo l'elettrone emette nuovamente il fotone
e inverte la sua direzione di moto.
Diffusione elettrone-fotone
ef
tempo
e-
f
espazio
La teoria dei campi ci presenta questa situazione che può essere letta
in due modi: o come positroni (antielettroni o elettroni con carica
elettrica positiva) che si muovono canonicamente in avanti nel tempo,
oppure come elettroni che si muovono all'indietro nel tempo. Le due
formulazioni
matematiche
sono
identiche
e
descrivono
un'antiparticella che si muove dal passato verso il futuro, oppure una
particella che si muove dal futuro verso il passato.
Diffusione positrone-elettrone
p
tempo
f
f
p
spazio
Un elettrone e un fotone si avvicinano l'uno all'altro; nel punto A il
fotone crea una coppia elettrone-positrone, l'elettrone si allontana
verso destra, il positrone verso sinistra. Il positrone e l'elettrone
iniziale collidono nel punto B, si annichilano e creano un fotone che si
allontana verso sinistra. Spiegazione alternativa ma ugualmente valida
dal punto di vista matematico: l'elettrone si sposta verso il punto B
dove emette un fotone invertendo la sua direzione per viaggiare
all'indietro nel tempo fino al punto A. Qui assorbe il fotone iniziale,
inverte nuovamente la sua direzione e si allontana viaggiando in
avanti nel tempo.
Processo di diffusione con fotoni,
elettroni e un positrone
f
B
tempo
e-
p
A
e-
f
spazio
La repulsione elettrica tra due elettroni che si avvicinano rapidamente
è mediata dallo scambio di un fotone tra i due elettroni stessi.
Repulsione reciproca tra due
elettroni mediante lo scambio di un
fotone
tempo
e-
e-
B
A
eespazio
Tre particelle, vale a dire un protone, un antiprotone e un pione
emergono dal nulla, insieme conducono una linea di universo per poi
scomparire nuovamente nel nulla, nel vuoto.
Processo di tre particelle
pione
tempo
p
p-
spazio
Un antiprotone proveniente dal basso urta un protone fermo nella
camera a bolle; dall'urto si generano 8 pioni (4- e 4+)
Creazione di 8 pioni in un urto tra
un protone e un antiprotone
p
p-
Una serie di decadimenti e interazioni: un protone, attraverso una
serie di urti nella camera a bolle e di interazioni si annichila in pioni,
neutroni, antineutroni e antiprotoni, per poi, alla fine del processo,
ritornare alla condizione originaria di protone.
Interazioni virtuali
p
p
pione°
pn
pione+
p
n-
pione-
n
p
pione+
p
In questa relazione, che esplica abbastanza palesemente la Teoria
della matrice S, ogni particella sembra prendere parte a correlazioni e
scambi, nel senso che non possiede la caratteristica di particella in se
stessa, ma contiene le caratteristiche di tutte le altre particelle nelle
quali si trasforma o interagisce.
Le configurazioni del movimento
Teoria della matrice S
pione neutro
sigmaK-
K+
n
antipionepione+
p
K+
antipione-
antipione+
lambda
Una rete quasi inestricabile di reazioni che coinvolgono protoni,
antiprotoni, una coppia lambda - antilambda, diversi pioni.
Una rete di reazioni
pionep
pione+
pione-
pioneppione+
lambda-
lambda
p
Un mesone può uscire dalla nube virtuale e divenire reale quando il
nucleone è bombardato da una particella ad altissima velocità. Una
parte dell’energia di moto di questa particella può essere trasferita al
mesone virtuale per liberarlo dalla nube.
Quando due nucleoni sono vicinissimi le loro nubi si sovrappongono e
qualche mesone non rientra nel proprio nucleone ma si sposta
nell’altra nube, pertanto può essere assorbito dall’altro nucleone.
Così si realizzano i processi di scambio che costituiscono le interazioni
forti.
In conclusione, le forze elettromagnetiche sono dovute alla presenza di
fotoni virtuali entro l’area delle particelle cariche, mentre le
interazioni forti hanno origine dalla presenza di mesoni (pioni e altro)
entro i nucleoni.
Ancora una volta possiamo dire che forza e materia hanno origine
dalle configurazioni dinamiche che chiamiamo particelle.
D’altro canto lo spazio – tempo e la materia sono indissolubili poiché il
campo esiste sempre e dappertutto, è il vuoto dal quale il protone crea
i mesoni .
Il continuo moto di energia, rappresentato dallo scambio di particelle,
crea e distrugge incessantemente le configurazioni dinamiche
interconnesse; il tutto in un divenire cosmico senza fine, in
un’incessante trasformazione.
Le particelle eterne, per così dire, sono gli elettroni, i fotoni, i quark;
le altre vivono milionesimi di secondo e interagiscono con le altre,
anche se la loro vita è alta in rapporto alla loro massa ed alla distanza
che riescono a percorrere (100.000 volte le loro dimensioni). Altre
ancora decadono dopo aver percorso una distanza pari a poche volte
le loro dimensioni.
STRUTTURA DELL’ATOMO
La natura ondulatoria degli elettroni limita la distanza fra un’orbita e
l’altra; il momento angolare di un elettrone ha valori che
corrispondono a specifiche forme delle onde elettroniche.
Si manifestano, pertanto, numeri quantici interi che riflettono le
forme d’onda elettroniche nelle orbite atomiche (stati quantici di un
atomo). Le particelle ruotano attorno al proprio asse e i barioni hanno
spin equivalente a ½, 3/2, 5/2, etc.; i mesoni hanno spin 0, 1, 2, etc.
Anche il momento angolare degli elettroni è uguale a multipli di
numeri interi.
Quando i fisici vogliono scoprire i costituenti fondamentali della
materia, devono agire sugli adroni, per esempio, cercando di farli
collidere ad altissime velocità con altre particelle.
Il risultato che si ottiene non è la nascita di un costituente
fondamentale, bensì l’apparizione di altre particelle intere con le loro
proprie caratteristiche.
SIMMETRIA: Ad esempio la riflessione in uno specchio ci prova che
l’immagine speculare e virtuale è perfettamente simmetrica a quella
reale; pertanto una figura è simmetrica quando ha lo stesso aspetto
dopo essere stata ruotata di un certo angolo.
La simmetria delle particelle appare come legge di conservazione nelle
loro interazioni.
Esistono 4 leggi fondamentali di conservazione:
1) Tutte le interazioni tra particelle sono simmetriche rispetto allo
spostamento nello spazio. (Conservazione della quantità di moto)
2) Sono simmetriche rispetto allo spostamento nel tempo.
(Conservazione dell’energia) – L’energia totale + la quantità di
moto = prima e dopo il processo interattivo.
3) Orientazione nello spazio (Conservazione del momento angolare
complessivo del processo).
4) Conservazione della carica elettrica che rimane costante prima e
dopo l’interazione.
Ad esempio la disposizione dell’ottetto dei mesoni nello spazio (kaoni,
pioni ed eta) mostra un altissimo stato di simmetria (le 8 particelle si
dispongono a forma di esagono, 6 sui vertici dei lati e 2 al centro
dell’esagono).
Nasce, a questo punto, l’ipotesi che queste regolarità negli adroni
siano dovute alla presenza di particelle elementari che li costituiscono,
i quark.
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, i barioni sarebbero
composti da tre quark, le loro antiparticelle dai corrispondenti
antiquark, i mesoni da un quark e da un antiquark.
Non vi sono prove, comunque, della loro esistenza; sebbene gli adroni
siano stati bombardati da altissime energie, non si è mai potuta
verificare la loro frantumazione nei quark.
Comunque il loro modello continua ad essere usato dagli scienziati e la
loro mancata osservazione libera viene attribuita al confinamento,
secondo il quale la forma delle interazioni tra quark impedirebbe loro
di allontanarsi l’uno dall’altro a distanze maggiori del raggio del
protone.
Oggi si pensa a 12 tipi diversi di quark.
Presentiamo adesso un profondo paradosso:
gli adroni si comportano come se fossero composti da elementi
puntiformi, i quark appunto; d’altro canto nessuno ha mai osservato
un quark e le idee scientifiche di fondo sulle interazioni particellari
escludono la loro esistenza!!!
Molti scienziati riduzionismi pensano che la simmetria sia una
proprietà della natura e ricercano una Legge di fondo che spieghi la
proprietà simmetrica di tutte le particelle.
Gli scienziati olisti, invece, pensano che la simmetria, così come la
geometria, sia una creazione della mente e non una proprietà
intrinseca della natura.
TENTATIVO DI UNIFICARE LA TEORIA RELATIVISTICA IN
UN CONTESTO QUANTISTICO
Nasce dal presupposto che le particelle viaggiano, spesso, a velocità
prossime a quella della luce e che le loro energie sono elevatissime.
Pertanto una teoria quantistico – relativistica potrebbe spiegare le
simmetrie della natura.
La teoria dei campi spiegò egregiamente le interazioni
elettromagnetiche tra elettroni e fotoni, molto meno le interazioni
forti.
TEORIA DELLA MATRICE S
La matrice S è un insieme di probabilità per tutte le possibili reazioni
alle quali prendono parte gli adroni. La lettera S significa Scattering
(diffusione nell’urto tra particelle).
Due particelle a e b collidono e danno luogo a due particelle c e d.
Teoria della matrice S
d
c
b
a
Diagramma di Feynmann: due particelle a e b danno origine ad altre due particelle c e d.
DIAGRAMMA DI FEYNMANN
d
c
v
a
b
Diventa impossibile localizzare con certezza la posizione di una
particella e definire la sua quantità di moto.
La teoria della matrice S sposta l’attenzione dagli oggetti agli eventi;
infatti, come dice Heisenberg: “il mondo è diviso in gruppi di
connessioni, in un complicato tessuto di eventi che determinano la
struttura del tutto.”
Si stabilisce, pertanto, un’intera rete di processi anche perché le
particelle sono considerate come configurazioni quadridimensionali,
come processi o eventi più che oggetti elementari.
Un protone può essere visto come un kaone più un lambda, oppure
come un neutrone più un antipione, o ancora un neutrone può essere
un sigma più un kaone.
Adrone visto in termini dinamici
sigma -
kaone neutro
kaone antikaone
n
p
antipione
pione
kaone
lambda
antipione
pione
Come si può vedere dal diagramma precedente, un adrone è visto in
termini dinamici di configurazioni successive e interconnesse. Un
neutrone può essere visto come uno stato del protone e dell’antipione,
dai quali ha origine, oppure come uno stato del kaone positivo e del
sigma negativo nei quali si disintegra. Sono costituenti della struttura
del neutrone. Un protone esiste anche come coppia neutrone – pione,
come coppia kaone – lambda e così via.
Nonostante le interazioni sembrino casuali, esse seguono leggi ben
definite riguardo la conservazione delle cariche e dell’energia.
L’energia degli adroni in collisione è legata alla frequenza della
corrispondente onda di probabilità. Le sue vibrazioni, quando sono
molto alte, provocano un aumento della probabilità di reazione.
Le particelle, a questo punto, possono essere definite come
“risonanze”, ossia fatti, avvenimenti, processi ma non oggetti.
La relazione tra forza e particella si basa su una proprietà specifica
denominata “crossing”.
Un protone e un pione collidono dando origine ad un antiprotone e ad
un antipione.
ROTAZIONE DEL DIAGRAMMA 1
p-
p
pi greca -
pi greca +
Se ruotiamo il diagramma precedente di 90° abbiamo che un protone
ed un antiprotone emergono, dopo la loro collisione, come coppia di
pione e antipione. I due diagrammi rappresentano due diversi aspetti
o canali della stessa reazione. Se letto come diagramma 1 (dal basso
verso l'alto) è canale diretto, se letto in altra modalità è canale
incrociato.
ROTAZIONE DEL DIAGRAMMA 2
pi greca-
p-
pi greca
p
La stessa reazione è letta come p + -  p + - nel canale diretto e
come p- + p  - +  nel canale incrociato. Nel canale diretto del
nostro esempio il p e il - possono formare un neutrone intermedio,
mentre il canale incrociato può essere costituito da un ° intermedio.
Il ° è la forza che agisce nel canale diretto e che lega insieme il p e il
- in modo da formare il n. Ciò che appare come forza in un canale si
manifesta come particella intermedia nell’altro.
Pertanto le forze sono proprietà intrinseche delle particelle
interagenti. Nella teoria dei campi le forze rispecchiano la nube di
particelle virtuali, nella teoria della matrice S sono generate dagli stati
di legame delle particelle interagenti.
Dice Geoffrey Chew: “Una particella veramente elementare, priva di
struttura interna, indivisibile, non sarebbe soggetta ad alcuna forza
che possa permettere di rivelarne l’esistenza. Una particella esiste solo
perché possiede una struttura interna.”
I tre principi generali della teoria della matrice S sono:
I – Le probabilità di reazione devono essere indipendenti dagli
spostamenti dell’apparato sperimentale nello spazio – tempo,
indipendenti dalla sua orientazione nello spazio e dello stato di moto
dell’osservatore. Ciò comporta per il processo la conservazione della
quantità di moto e dell’energia coinvolta.
II – Il risultato di un specifica reazione tra particelle può essere
previsto solo in termini probabilistici e la somma delle probabilità
dev’essere uguale a 1.
III – L’energia e la quantità di moto sono trasferite spazialmente
mediante particelle; questo trasferimento avviene in modo tale che
una particella può essere creata in una reazione e distrutta in un ‘altra
solo se l’ultima reazione avviene dopo la prima. Finora non esiste un
modello matematico che soddisfi i tre principi della teoria della
matrice S. Tutti i principi sono connessi alla struttura del metodo di
osservazione. Se i tre principi fossero sufficienti a spiegare la struttura
degli adroni, ciò significherebbe che l’Universo fisico è determinato
dal modo in cui lo osserviamo!!!!
BOOTSTRAP “Tirante di stivale”.
Ogni entità si regge sulla sua coerenza interna. Nessuna parte
dell’Universo è fondamentale, ognuna deriva dalle proprietà delle
altre e la coerenza delle loro connessioni reciproche determina la
struttura dell’intera rete cosmica. Non esiste alcuna particella
fondamentale e neppure alcuna legge fisica o equazione matematica
che spieghi il Tutto.
Tutte le leggi fisiche finora pronunciate sono creazioni della mente
umana, ogni fenomeno naturale è collegato agli altri fenomeni, a tutti
gli altri eventi; pertanto per comprendere e codificare un solo evento
bisogna abbracciare in un sol colpo tutti gli eventi e ciò è palesemente
impossibile.
Proseguendo con la ricerca si avrà un sempre maggiore grado di
conoscenza senza, peraltro, mai raggiungerla; la situazione ideale
sarebbe quella di annullare le costanti fisiche e affermare che le leggi
della natura derivano dalla condizione di coerenza interna
complessiva. Ogni parte del Cosmo appartiene a tutte le altre e
contiene tutte le altre.
Un adrone, adesso, ha tre ruoli:
a) è una struttura composita;
b) può essere un costituente di un altro adrone;
c) può essere scambiato tra costituenti e contribuire a formare le
forze che tengono insieme una struttura. Ogni adrone è tenuto
insieme da forze associate allo scambio di adroni, e questi ultimi
sono tenuti assieme da forze alle quali il primo adrone
contribuisce. Ciascun adrone aiuta la nascita di altri adroni che,
a loro volta, lo generano. Il sistema genera sé stesso e si tira su
per coerenza interna.
UNIFICAZIONE DELLE TRE FORZE FONDAMENTALI
I fisici riduzionisti stanno reagendo alla grande incertezza provocata
dalle scoperte e dagli studi della fisica quantistica, che mettono in
dubbio non solo la fisica classica, ormai sgretolata dalle ultime
risultanze scientifiche, ma anche i concetti stessi di scienza, ricerca,
mattoni elementari e leggi, investendo anche il pensiero e la nozione
stessa di uomo razionale, di individuo inserito in un Universo che non
sembra avere più scopi finali, dicevamo stanno reagendo e
approfondiscono le ricerche nel tentativo di ritrovare una teoria
unitaria che inglobi i tre campi fondamentali della natura.
Lo scopo di tali ricerche è quella di dare nuovamente un senso alla
fisica e all’uomo, di creare una nuova basilare certezza, quella di
spiegare, con una complessa formula matematica, ogni evento fisico
possibile in ogni regione dell’Universo e in ogni tempo dell’Universo.
Un progetto ambizioso, non v’è dubbio: l’unificazione dei campi
elettromagnetico, nucleare e gravitazionale, l’individuazione di un
unico campo che interessi i primigeni tre campi e che li inglobi, la
scoperta dell’unica forza esistente nel Cosmo, è sempre stato il sogno
dei riduzionismi.
La scoperta dell’unico campo segnerebbe una tappa fondamentale
nella storia della Scienza e darebbe, secondo la politica riduzionistica
della Scienza, un duro colpo al mondo effimero di fantasmi irreali che
popola la fisica quantistica.
Al momento le ricerche sono difficili e non sembra che tale teoria
unificatrice, ammesso che mai venga scoperta e realizzata
matematicamente, possa venire alla luce in tempi brevi.
La forza gravitazionale potrebbe essere una conseguenza della
distorsione dello spazio – tempo in presenza di masse, per come
previsto dalla teoria della relatività generale di Albert Einstein; ma lo
spazio – tempo è curvato appunto dal campo gravitazionale che agisce
quando la massa è presente.
Comunque non è stata ancora scoperta la particella che genera tale
campo; abbiamo visto nei capitoli precedenti come i campi sono
generati dalle particelle, ai quali poi le stesse soggiacciono, o
dall’interscambio velocissimo di particelle, come nel caso degli adroni
nel nucleo dell’atomo.
Il campo gravitazionale, che non agisce, comunque, a livello atomico, è
visibile nel Cosmo macroscopico ma mai la particella del gravitone,
secondo le teorie fisiche responsabile del campo, è stata individuata o
ne sono state fotografate le tracce nella camera a bolle.
La massa curva lo spazio – tempo in ogni sua direzione e lo spazio –
tempo sembra essere un immenso, invisibile contenitore, presente in
ogni regione dell’Universo; la sua curvatura in prossimità di una
massa farebbe scivolare ogni oggetto più piccolo della massa stessa
verso la massa maggiore.
Secondo questa immagine il campo gravitazionale non sarebbe un
campo ma una conseguenza della presenza di masse; l’Universo si
reggerebbe attraverso una complicata ed immensa curvatura, frutto
della presenza nello spazio – tempo di soli, galassie, ammassi di
galassie, pianeti e sistemi solari. Tutti questi oggetti scivolerebbero
nelle curvature prodotte dagli oggetti più grandi formando, ad
esempio, le orbite dei pianeti attorno alle stelle, e la somma
concatenata di tutte le curvature porterebbe ad una grande
supercurvatura che racchiuderebbe l’intero Cosmo in un processo
illimitato ma finito dello spazio – tempo.
In questo caso non si parlerebbe più di gravità ma di conseguenza di
uno stato di presenza.
Per quanto concerne l’unificazione delle forze elettromagnetiche e
nucleare forte, secondo gli scienziati la chiave di lettura e di svolta
sarebbero i quark, le particelle fondamentali da cui sarebbero
composti gli adroni.
Come abbiamo visto nessuno ha mai individuato e isolato un quark,
anche se è ritenuta quasi certa la loro esistenza; ma sarebbe oltremodo
difficoltosa la loro spiegazione in termini elettromagnetici e nucleari.
Infatti, queste particelle fondamentali sarebbero portatori di cariche
elettriche e, al tempo stesso, anche del campo nucleare forte;
l’opposizione di tali cariche elettriche spiegherebbe il collante che
tiene unito un singolo protone o un singolo neutrone (i tre quark di
segno opposto si disporrebbero simmetricamente nello spazio – tempo
producendo l’unità protonica o neutronica).
Ma resta, al momento, inspiegabile come i protoni, tutti di carica
elettrica positiva, pertanto repulsiva, stiano invece uniti all’interno del
nucleo atomico in modo quasi indissolubile; spiegare ciò col solo
apporto del campo elettromagnetico ci pare alquanto arduo.
FOTONI OMBRA E UNIVERSI PARALLELI: SINTESI DEL
MULTIVERSO
Come abbiamo già visto nel capitolo dedicato all’ottica fisica, il
fenomeno dell’interferenza tra fotoni, ma anche fra tutte le altre
particelle, nasconde incredibili risultanze, difficili da accettare da
parte degli scienziati riduzionisti e ufficiali.
Ricordiamo che il fenomeno dell’interferenza o sovrapposizione di
treni di onde, avviene quando questi attraversano minuscoli fori per
finire su uno schermo successivo; più i fori sono piccoli maggiore sarà
la portata del fenomeno (produzioni anomale di bande luminose
alternate a parti oscure), in quanto i pacchetti d’onda probabilistici si
sovrapporranno nel tentativo di attraversare il foro.
E’ ovvio che l’interferenza, per poter avvenire, deve avere per
protagonisti numerosi fotoni o particelle associate a pacchetti d’onda;
la nostra ragione ci porterebbe a pensare che un solo fotone o una sola
particella inviata nei fori non può interferire con nessun altra
particella di questo Universo.
E invece (v. libro II “La termodinamica e l’ottica” pg 8-9), abbiamo
visto che nell’esperimento di Young il solitario fotone o la solitaria
particella inviata sullo schermo attraverso i fori interferisce
ugualmente con “qualcosa”, di fatto non presente nel nostro Universo.
E v’è di più: il fotone, essendo solitario, deve passare attraverso uno
dei fori dello schermo B, invece l’esperimento ci da un risultato
straordinario, poiché il fotone sembra attraversare entrambe le
fenditure e interferisce producendo la tipica immagine delle bande di
luce alternate sullo schermo finale C.
E’ chiaro che il fotone interferisce con una miriade di fotoni posti in
Universi paralleli al nostro, dei quali noi non abbiamo coscienza
alcuna; presumibilmente in questi Universi paralleli, molti scienziati
stanno effettuando lo stesso esperimento d’interferenza.
Pertanto ogni scienziato in un singolo Universo vedrà l’interferenza
prodotta dal singolo fotone e produrrà, forse, le stesse argomentazioni
fatte da noi, nel nostro Universo.
Durante
un
qualsiasi
esperimento
fatto
con
particelle
nell’acceleratore, una qualsiasi particella che sarà fatta collidere con
un’altra prenderà una data direzione, a destra o a sinistra; sono infatti
uguali le possibilità che questa particella possiede nel prendere una
direzione piuttosto che un’altra.
Secondo la teoria degli Universi paralleli, la particella prenderà
entrambe le direzioni, destra e sinistra, sfruttando interamente le sue
possibilità, nel senso che l’osservatore duplicherà gli Universi in
quell’istante, in uno la particella prenderà la direzione di destra,
nell’altro Universo andrà a sinistra.
E’ chiaro che la duplicazione degli Universi dipende dalle possibilità di
scelta dell’osservatore, in questo caso lo scienziato che fa
l’esperimento; non avrebbe, infatti, alcun senso la duplicazione degli
Universi e la loro proliferazione esponenziale in mancanza di un
osservatore. Le particelle, in sé e per sé, non potrebbero fra crescere il
numero degli Universi paralleli, senza un osservatore sarebbero mere
figure inesistenti, evanescenti fantasmi.
Tornando all’esperimento di Young, si è anche riusciti
approssimativamente a stabilire, per il fenomeno prodotto sullo
schermo C, il numero di fotoni ombra, quindi non tangibili, che
interferiscono col fotone tangibile: sarebbero addirittura 1.000
miliardi di fotoni ombra in 1.000 miliardi di Universi paralleli dove,
presumibilmente, si sta compiendo il medesimo esperimento col
singolo fotone. Dove, presumibilmente, cloni di Young che vivono in
altre dimensioni, producono l’esperimento e lo attuano cogliendo i
nostri stessi straordinari risultati.
Se noi sovrapponiamo uno schermo opaco tra la sorgente di luce e lo
schermo con le fenditure, l’interferenza cessa immediatamente; ma
allora cosa accade? Lo schermo opaco, oltre ad assorbire il fotone
tangibile ha assorbito la miriade di fotoni ombra degli altri Universi?
No, sappiamo che un fotone ombra non incide sul nostro Universo e
non può interferire con gli atomi tangibili di cui è composto lo
schermo opaco; il fotone ombra accompagna soltanto il fotone
tangibile ad appare solo nel fenomeno dell’interferenza. Sono schermi
ombra, composti da atomi ombra, che assorbono i fotoni ombra degli
Universi paralleli; vale a dire gli sperimentatori degli altri Universi,
simili al nostro ma diversi per la posizione delle particelle durante
l’esperimento, hanno frapposto uno schermo, tangibile per ognuno di
loro nel rispettivo Universo in cui si trovano, ma ombra per noi e per
tutti gli altri. Lo schermo tangibile di ogni Universo ha assorbito il
fotone tangibile dello stesso; il risultato nell’ambito del Multiverso è
stato la cessazione del fenomeno dell’interferenza del fotone tangibile
coi fotoni ombra.
Pertanto, acclarato che il fenomeno dell’interferenza di un solo fotone
con altri fotoni ombra è spiegabile soltanto col postulato dell’esistenza
degli Universi paralleli, frutto di una realtà molto più ampia di quella
osservata da noi ed inglobata in un Multiverso incredibilmente
multidimensionale, lo stesso fenomeno è la porta segreta che apre ogni
Universo a tutti gli altri Universi fratelli, così lontani poiché non
misurabili ai nostri sensi ed alle nostre apparecchiature scientifiche,
eppure così vicini, così sovrapposti dal generare il fenomeno
dell’interferenza nell’esperimento predetto.
Ogni qualvolta che un uomo qualunque abitante su questo pianeta o
abitante in un qualsiasi pianeta di un qualsivoglia sistema solare del
Cosmo compia una scelta, anche la più banale possibile, egli si troverà
ad una svolta e ovviamente la sua scelta implicherà una e una sola
condizione sensibile ai suoi sensi; nell’ambito di un ragionamento
multiversale, invece, egli attuerà tutte le due scelte possibili, sviluppate
e portate alle loro conseguenze specifiche in due o più mondi paralleli.
Poiché è la mente che opera delle scelte e non la materia inanimata,
non le particelle. Nella duplicazione degli universi l’uomo che ha
compiuto la scelta A si porterà indietro l’intero Universo A, ch’egli e
tutti gli altri sentiranno come uno e indivisibile, l’uomo che ha
compiuto la scelta B, che poi è lo stesso uomo, con le medesime
caratteristiche in quel momento, si porterà indietro un Universo B,
anch’esso sentito da quell’uomo e da tutti gli altri uomini come uno e
indivisibile.
Ogni persona cosciente, pertanto, viene trascinata continuamente in
Universi paralleli dalle scelte altrui, senza rendersene conto, e a sua
volta trascina tutti gli altri esseri in duplicazioni universali ogni
qualvolta decide di fare una cosa piuttosto che un’altra. Sembra una
follia collettiva senza fine, una realtà davvero inaspettata e incredibile
per chi, migliaia di anni fa, iniziò la ricerca della verità per
individuare, attraverso la scienza, la filosofia e le religioni, quale fosse
lo scopo dell’uomo e della vita in genere nell’ambito dell’universo
visibile e conoscibile.
La vita non è altro che una sovrapposizione di scelte concatenate che
generano mondi senza fine?
E che realtà hanno questi mondi frutto di una composizione mentale,
prodotto di una scelta fatta nell’ambito di una percentualità?
E come mai non percepiamo mai gli altri mondi che ci sono accanto in
una sorta di baratro spazio – temporale pressoché infinito?
E’ chiaro che una pluridimensione illimitata fatta di migliaia di
miliardi di mondi paralleli in continua crescita esponenziale non è
percepibile da un organismo come il nostro limitato ad una sola realtà.
Ogni realtà o presunta tale è collegata al suo universo ed alla storia di
quell’universo che, comunque, è costretto a mutare continuamente,
nell’ordine di milionesimi di secondo, in quanto le scelte successive di
miliardi di esseri provocano una continua differenziazione.
Svanisce, pertanto, ogni idea di anima, di etica, di religione, perfino di
comportamentistica dell’uomo; se ogni essere vivente e razionale può
essere questo o quell’altro in un ambito multiversale, nell’economia
del Multiverso non potrà esistere bene e male poiché tutto sarà in esso
contenuto e tutto avrà eguale valore.
I singoli Universi percepibili, peraltro effimeri e poco stabili nel
tempo, poiché soggetti immediatamente a nuove, ripetute duplicazioni,
avranno la loro storia, che è la storia più grande ma anche la
microstoria degli uomini della strada che, con le loro scelte più o meno
azzeccate, cambieranno il loro personale corso degli eventi o, quanto
meno, lo influenzeranno.
Storia e microstoria quindi; ma anche storie uguali in universi
differenti, poiché la scelta di un singolo che coinvolge indirettamente
tutti gli altri farà sì che gli altri facciano le medesime azioni in universi
paralleli e differenti.
Un esempio: un uomo A è alla guida della sua autovettura e raggiunge
un incrocio mentre un altro uomo B sta osservando un panorama
suggestivo sul mare poco lontano da quell’incrocio; l’uomo A giunge
all’incrocio e deve optare per svoltare a destra oppure a sinistra.
Decide di svoltare a destra ma, in un altro universo ha svoltato anche
a sinistra; duplica l’universo in due rispettivi e paralleli. Nel primo ha
svoltato a destra e la sua storia parte da quel momento in poi, nel
secondo ha svoltato a sinistra e la sua storia va avanti da quel
momento in poi. Per quanto riguarda l’uomo B, egli sta ancora
osservando quel panorama suggestivo incurante e ignaro delle scelte
di A; si trova però duplicato in due universi paralleli, frutto della
scelta di A, dove sta facendo la medesima azione, vale a dire guardare
il panorama.
In ogni momento è così, le scelte e le incertezze coinvolgono tutti ed
ogni azione o il suo contrario è legittima e reale.
In ogni caso le storie di tutti gli universi sono differenti, poiché basta
un’unica differenziazione per modificare il corso degli eventi; se le
scelte sono fatte dai potenti allora la macrostoria segna profondi
cambiamenti tra un universo e l’altro e tutti ne subiscono le variabili.
Comunque ritorneremo su questo argomento nei prossimi due
interessantissimi capitoli.
IL TEMPO E I VIAGGI NEL TEMPO: SPOSTAMENTI TRA
UNIVERSI PARALLELI
Il tempo può essere anche un concetto prettamente quantistico;
abbiamo già osservato come la teoria della relatività abbia sgretolato il
classico concetto del tempo, inteso come precisa e indifferenziata
entità fisica, associandolo al concetto di spazio e riducendolo a
creazione ed artificio della mente umana.
L’evoluzione dell’uomo e la sua storia è sempre stata segnata dallo
scorrere del tempo, come il tempo fosse stato una precisa entità fisica
in movimento da sinistra a destra in un ipotetico sistema di ascisse e
ordinate (movimento verso il futuro); ogni fatto od evento umano,
storico e fisico è stato caratterizzato dallo “scorrere” del tempo.
La realtà cosciente dell’uomo, basata sulla sua nascita, crescita,
maturazione ed inserimento nella società, infine invecchiamento e
morte, lo ha indotto a pensare che il tempo fosse la realtà base
dell’Universo; infatti, attraverso lo studio dell’astrofisica, è riuscito a
dare un tempo anche alle stelle, agli ammassi stellari, alle galassie e
allo stesso Universo, quantificando perfino la sua età (in circa 15
miliardi di anni dal “Big Bang”) e prevedendo il suo decadimento in
un grande collasso gravitazionale che, in futuro, potrebbe provocare il
“Big Crunch” in una grande fuga a ritroso verso il super ammasso e
la super densità primigenia.
Tutto segnato dal tempo quindi; ogni azione umana di ogni giorno
della nostra vita è basata sugli orologi, sulle date, sulle scadenze, gli
orari, le previsioni, i limiti temporali.
Nessuno potrebbe mai pensare di non ricorrere al tempo nella
quotidianità, se qualcuno dicesse a chiunque di rinunciare al tempo
come base del suo pensare e agire, quel qualcuno sarebbe additato
come pazzo!!
Anche gli esperimenti in laboratorio tengono conto del tempo; vi è un
tempo per la preparazione dell’esperimento, un tempo per la sua
attuazione e un tempo finale per la raccolta dei dati, l’analisi degli
stessi e le considerazioni conclusive.
Peccato che la teoria della relatività e i successivi studi quantici
abbiano confermato che il tempo, o meglio lo spazio – tempo, non sia
una realtà fisica esistente in natura!!
L’Universo, o meglio il Multiverso fisico, non tiene conto dello spazio –
tempo per esprimersi, in quanto ogni Universo parallelo, come
vedremo nel prossimo capitolo, è là da sempre e sarà al suo posto per
sempre, come una statica e stabile diapositiva inamovibile ed eterna.
Lo scorrere delle diapositive è prerogativa umana, esclusivamente
umana, in quanto l’uomo reagisce al suo ambiente ed alla sua
condizione creando un improbabile entità, lo spazio – tempo, che dà
un senso alla sua incertezza, una realtà alla sua irrealtà.
Come vedremo, l’uomo si sposta da una diapositiva all’altra, da un
Universo all’altro in un incredibile percorso apparentemente senza
alcun senso e senza alcuno scopo; questi spostamenti che provocano la
visione e la partecipazione fattiva ad una realtà oggettiva in
movimento, fanno credere all’uomo che tutto scorri irrimediabilmente
e che lo spazio – tempo, responsabile di questo scorrere, di questi
spostamenti, sia davvero una realtà fisica esistente fuori dall’ego.
I viaggi nel tempo hanno sempre affascinato gli scienziati di ogni
epoca ma oggi, più che in ogni altro momento della storia della
Scienza, è diventato quasi possibile pensare ad un’eventualità del
genere; non è più impossibile riuscire a progettare ed a pensare di
poter, in un prossimo futuro, intraprendere viaggi temporali, o meglio
spazio – temporali.
D’altronde, se il tempo non esiste come realtà fisica e se, comunque,
non possiede più i crismi della grandezza assoluta ma si presenta come
relativo al sistema di osservazione rispetto alle altissime velocità, se il
tempo è associato, adesso, allo spazio in un’unica grandezza fisica e se
le diapositive dello spazio – tempo sono inamovibili ed esistenti da
sempre, non è più arduo pensare a viaggi nel tempo, in quanto
sarebbero soltanto viaggi spazio – temporali in Universi paralleli; si
tratterebbe di spostarsi, con un’adeguata apparecchiatura
strumentale, da una regione all’altra del Multiverso.
Lo scienziato David Deutsch nel suo recente libro “La trama della
realtà” parla molto diffusamente di questo tema e dei possibili viaggi
nella trame spazio – temporali del Multiverso che, in futuro, l’uomo
potrebbe riuscire a compiere.
Credo anche che il problema dei paradossi dell’uomo che torna nel
suo passato e compie azioni che possono mettere in pericolo la sua
stessa esistenza nel presente sia superato; chiunque riuscisse a
intraprendere un viaggio nello spazio – tempo in aree del passato non
avrebbe mai un’apparecchiatura così precisa da finire proprio in una
diapositiva del suo passato storico. Probabilmente finirebbe in uno
degli Universi paralleli ed osserverebbe eventi in cui non si riconosce;
non potrebbe neppure interferire con quegli eventi poiché sarebbe un
uomo ombra per quel mondo, proprio come i fotoni ombra
dell’esperimento di Young, potrebbe solo osservare senza vivere
pienamente quella diapositiva. Gli essere viventi di quella diapositiva
storica, che stanno vivendo il loro tempo in quel momento,
probabilmente non vedrebbero quell’alieno ombra che viene dal
futuro o, qualora riuscissero a vederlo, non potrebbero interferire a
loro volta con lui, poiché questi apparirebbe loro come un uomo
ombra, un fantasma sospeso tra Universi paralleli.
Di recente è stato realizzato il primo tentativo di teletrasporto di una
particella; infatti un fotone è stato trasportato da un punto all’altro di
un acceleratore di particelle: è stato annichilato in un punto ed è stato
fatto riapparire in un altro poco lontano.
E’ il primo tentativo riuscito di viaggi nello spazio – tempo; presto lo
si potrà fare con un intero atomo e poi, forse, con un gruppo
consistente di atomi.
IL MULTIVERSO COME STATO DI COSCIENZA FINALE: LE
DIAPOSITIVE DELLA VITA E DELLO SPAZIO – TEMPO,
L’EVOLUZIONE BIOLOGICA E LA CONOSCENZA SOFTWARE
DEL MULTIVERSO.
Vediamo di riepilogare i concetti base della quantistica fin qui
enunciati; dunque,
A) secondo il principio d’indeterminazione di Heisenberg è
impossibile determinare la posizione di una particella e la sua
quantità di moto,
B) le particelle risolvono il loro dualismo onda – corpuscolo con
l’affermazione che ogni particella in natura è associata ad
un’onda probabilistica. Vi sono probabilità di trovare la
particella in una regione dell’onda probabilistica piuttosto che in
un’altra; nell’economia del Multiverso, associato comunque
all’osservazione, la particella si può trovare in svariati punti
dell’onda, una di esse è tangibile, le altre sono ombra e non sono
percettibili dalle apparecchiature del nostro Universo.
C) Il fenomeno dell’interferenza spiegato dall’esperimento di
Young ci da la prova dell’esistenza degli Universi paralleli al
nostro, in quanto, come abbiamo visto, il fotone o la particella
inviata attraverso i due fori dello schermo B passa attraverso
entrambi i fori e interferisce, dando sullo schermo C il classico
fenomeno delle strisce luminose alternate a bande scure. Il
fotone o la particella solitaria interferisce con migliaia di
miliardi di fotoni o particelle ombra, appartenenti agli altri
Universi dove si compie l’esperimento, proprio come da noi.
Pertanto vi è da ritenersi che l’interferenza apre le porte ai
mondi paralleli.
D) Il tempo non è più una realtà assoluta, è associato allo spazio in
un'unica grandezza fisica e, vi è da ritenere, è una creazione
della mente umana per giustificare gli spostamenti all’interno
del Multiverso.
E) Secondo la teoria della relatività la massa di tutti i corpi esistenti
nel multiverso è soltanto un aspetto del campo, per adesso inteso
come elettromagnetico, nucleare e gravitazionale; la massa è una
perturbazione, quasi un difetto del campo, inteso come vuoto
energetico che contiene, in fieri, ogni cosa esistente nel
multiverso. Il campo sembra l’unica realtà.
F) La realtà esterna colta dai nostri sensi, frutto di particelle
indeterminate, che si muovono con quantità di moto
indeterminata, che, si presume, appartengono ad un’onda di
probabilità, è effimera e non corrisponde al totale osservabile; la
realtà che ci appare è frutto dei nostri sensi ed è la risposta che
la mente si aspetta di ricevere dai sensi, per come essa è
strutturata. Con una struttura diversa, avrebbe già risposte
diverse ed una realtà diversa dalla nostra.
G) Secondo la teoria della relatività generale
il campo
gravitazionale potrebbe essere la conseguenza dell’esistenza delle
masse, in quanto queste incurvano, con la loro presenza, lo
spazio – tempo attorno a loro in tutte le possibili direzioni
fisiche.
H) La realtà si reggerebbe, secondo la teoria del bootstrap, per
l’esistenza di una coerenza interna ad ogni particella e al
sistema.
I) Per il teorema della matrice S non esistono mattoni fondamentali
della materia, in quanto le particelle appaiono nei diagrammi di
Feynmann come processi, eventi, mutazioni del campo e non
come fattori elementari di base della materia.
J) Ogni evento fisico, ogni osservazione naturale, ogni esperimento
hanno senso quando esiste un osservatore che misura,
differenzia, cataloga, spiega ciò che sta osservando.
L’osservatore crea l’esperimento, l’evento, la realtà.
L’uomo, di solito, si trova nella condizione di dover operare delle
scelte; fra due possibilità vi sono 50% di probabilità che quell’uomo
scelga l’una oppure l’altra. In ogni caso sarà una e una sola la scelta
che l’uomo farà nel suo Universo, sarà una e una sola la condizione di
percezione secondo quella scelta ed una sarà la vita che ne deriverà da
quella scelta. Per la teoria degli universi paralleli, invece, l’uomo
prenderà entrambe le decisioni nell’economia del Multiverso e
nell’ambito di due differenti Universi paralleli avrà vite diverse,
conseguenti dall’importanza della scelta fatta.
Divaricherà gli universi o entrerà in differenti Universi già esistenti,
nei quali sono già presenti le scelte contrapposte, ognuna nel suo
Universo differenziato.
Perché se lo spazio – tempo non esiste come grandezza fisica, se le
particelle sono fantasmi effimeri, se la stessa massa non ha realtà in
quanto espressione del campo, se la geometria e la matematica sono
soltanto esperienze umane e non hanno riscontro in natura, se l’evento
fisico non ha veridicità se non è osservato dall’uomo, se tutto si basa
sull’incertezza, allora la nostra vita non ha grandi possibilità di
apparire come cosa autenticamente reale.
Un universo già scomposto infinitamente in un Multiverso multiplo
presenta già ogni evento possibile, nell’ambito di una statistica
completa, raccogliendo ogni elemento valido e tutti i suoi contrari.
Un’immensa raccolta di diapositive dello spazio – tempo in cui sono
contenuti tutti gli eventi di tutti gli uomini esistenti nel multiverso,
esistenze passate, presenti e future fino alla fine dei tempi; esse sono
là, lo sono da sempre, lo saranno per sempre. Ogni universo esclude
l’altro dalla percezione, ogni essere segue un filo logico d’esistenza,
uno e uno solo, e prosegue lo spostamento da una diapositiva all’altra
con una conseguenza logica determinata; per seguire le diapositive
parallele duplica la sua ragione, la sua conoscenza, il suo pensare e
prosegue in una duplicazione necessaria all’infinito.
Non esiste nascita, vita o morte; non si muore mai, non si vive mai, si
vive sempre, si muore sempre, si risorge e poi si muore nuovamente; le
diapositive sono sempre là, a disposizione dell’eternità, non sono mai
manipolate ma contenute in una struttura logica dalla quale non si
esce, non si può mai uscire. La morte non esiste poiché sarebbe
espressione del tempo, che non esiste; se un viaggiatore di Universi si
spostasse fra un milione di anni all’anno 2003 di uno dei tanti universi
paralleli di adesso, mi vedrebbe vivere, pensare, studiare e fare
l’amore più o meno come faccio io adesso, o come fa un mio clone in
uno dei miliardi e miliardi di universi paralleli nei quali io esisto.
Il campo è l’unica realtà, si diceva, ma non si riesce a comprendere
come dal campo si possa sviluppare l’evoluzione biologica, la realtà
virtuale che compare in tutti gli Universi e la conoscenza; non si riesce
a comprendere a cosa possa servire, nell’economia del campo, uno
sviluppo simile a quello che noi conosciamo, tra l’altro fuorviante
della realtà. Cosa può servire al campo una conoscenza tecnologica
derivante dall’evoluzione biologica, proveniente a sua volta dalle
trasformazioni della materia??
E’ la sfida per la scienza dei prossimi decenni; una scienza che deve
cessare di essere reazionaria e chiusa nel suo potere monolitico, che
deve aprire uno spiraglio alla quantistica ed accettare il nuovo
pensiero, la nuova realtà, anche a costo di distruggere ogni cosa fin qui
realizzata.
Il multiverso delle diapositive parallele create da sempre dalle
multimenti razionali assomiglia intensamente a quei mondi
concatenati da eventi susseguenti del pensiero buddista.
Infinite vite e infiniti mondi, nascita, morte e poi ancora rinascita in
un’eternità collegata alla brama di possedere, tutti concetti del Budda,
assomigliano molto alla struttura dei mondi paralleli della meccanica
quantistica; le menti, associate ai concetti errati di spazio – tempo,
materia, realtà illusoria, passano da un universo all’altro seguendo
eventi susseguenti l’uno all’altro: un evento A sarà collegato ad un
evento B, un evento C sarà collegato ad un evento D, ma ad un evento
A non potrà seguire un evento D. E’ la struttura del multiverso che
appare nella tematica buddista oltre 2.500 anni fa!!!!
Il campo è il nirvana, un’altra straordinaria similitudine!!!
Il Budda assegna all’uomo con maggiore conoscenza, all’uomo che ha
raccolto e prodotto conoscenza nell’arco delle sue vite attraverso i
mondi paralleli, la possibilità di venir fuori da questo gioco così
assurdo delle diapositive dello spazio – tempo. Come?
Attraverso la cessazione delle scelte: con la meditazione assoluta e
costante che impedisce le scelte e la divaricazione degli universi; egli
certamente aveva compreso l’ansietà e l’incertezza di un uomo perso
in una struttura chiusa com’è il multiverso, aveva anche compreso che
l’attaccamento a questa struttura produceva nuovi eventi e
concatenava nuove vite e nuovi Universi.
Ma la vita è essenzialmente dolore e assurdità, anche perché l’uomo,
chiuso nel multiverso, non ha libertà d’arbitrio e di scelta, qualunque
scelta faccia avrà un suo seguito in una sfaccettatura del Cosmo.
Bene aveva compreso il Budda e i taoisti Lao Zi e Zhuang Zi a
ricondurre l’esistenza umana su canoni semplici e primitivi, stante il
dolore generale e l’assurdità della vita; bene avevano compreso i
monaci Ch’an e Zen che esplodevano in una fragorosa risata quando
giungevano all’illuminazione ed alla liberazione dal Multiverso.
Essi rientravano nel campo, ne facevano parte!!!
Il cosmo o i cosmi nascono da fluttuazioni statistiche del campo, inteso
anche come nulla, vuoto energetico, continuum di forza; ma il campo è
cosciente?
Se lo fosse sarebbe Dio, anche se il mondo complicato e intricato del
Multiverso, forse, non è la migliore creazione possibile.
Se Dio, cioè il campo, avesse creato il mondo attraverso una
fluttuazione, forse avrebbe dato un progetto alla storia, un senso al
percorso dell’uomo, una libertà di agire e pensare che non sembra
esistere nell’economia del multiverso.
Nel multiverso tutto è già lì in una creazione primigenia e, forse,
esistente da sempre; ogni cosa è già al suo posto, si tratta di entrarci in
una delle combinazioni possibili e, subito dopo, passare alla successiva
combinazione. Il tutto in una specie di gioco senza fine e senza scopo.
Un mondo che ha come idoli la violenza, il denaro, il potere, la
sopraffazione, la schiavitù e il condizionamento è una realtà universale
poco piacevole; ma sarebbe ugualmente poco piacevole un mondo di
pace e amore universale, sarebbe soltanto l’altra faccia dello stesso
multiverso.
MASSIMO LAZZARO