“IL RAVVEDIMENTO DALLE OPERE MORTE” INTRODUZIONE Il ravvedimento è stato definito: «il vero dolore per il peccato, con lo sforzo sincero di abbandonarlo», «il pio dolore per il peccato», «la convinzione della colpa, prodotta dall'opera dello Spirito Santo, il quale applica al cuore la legge divina», «essere tanto dispiaciuti da abbandonarlo» (definizione data da un bambino). Il ravvedimento è il primo passo dell'esperienza di salvezza per il credente, ovvero della conversione. La vera conversione è essenziale ed è la prova della rigenerazione. Nella rigenerazione Dio immette la salvezza nell'uomo e nella conversione l'uomo s’appropria di questa salvezza ravvedendosi e avendo fede. Il ravvedimento è un passo che ha a che fare col peccato nelle sue varie forme e nei suoi diversi aspetti. Abbiamo nel N.T. tre famiglie di vocaboli per designare gli aspetti di questo fatto: epistrèpho, metamèlomai e metanolo col significato di cambiare vita, convertirsi, pentirsi per una colpa o un peccato. In altre parole indicano la conversione dell’uomo che presuppone e implica un totale rivolgimento dell’esistenza umana sotto l’azione dello Spirito Santo. I. L'IMPORTANZA DEL RAVVEDIMENTO E' DIMOSTRATA DA: Il ministero dei primi uomini del Nuovo Testamento. 1. Giovanni Matteo 3:1-2 - «Or in quei giorni comparve Giovanni il Battista, predicando nel deserto della Giudea e dicendo: Ravvedetevi, poiché il regno dei cieli è vicino». Giovanni battezza sulle rive del Giordano, come suggello del pentimento sincero del peccato, e dell'attesa di un’imminente manifestazione del regno di Dio, ossia della venuta del Messia. Giovanni insiste non solo sulla professione di ravvedimento, ma sulle opere che devono dimostrarne la sincerità. La parola greca “ravvedetevi” indica un cambiamento di pensiero e di sentimento, a riguardo del peccato ed alle cattive azioni commesse, ciò che conduce l'uomo non solo a deplorarle, ma ad abbandonarle interamente; e questa risoluzione è seguita da atti che ne dimostrano la sincerità. Questo cambiamento è operato dallo Spirito di Dio. L'espressione «il regno dei cieli», usata soltanto da Matteo, corrisponde negli altri Evangeli, al «regno di Dio». Generalmente queste espressioni indicano la nuova economia che stava per cominciare, ma spesso significano anche la santificazione progressiva del cuore e il regno della gloria. La liberazione dal peccato, che è la prima benedizione del regno di Cristo, non è apprezzata se non da chi ha sentito il peso del peccato sull'anima; perciò Giovanni doveva risvegliare le coscienze e destare in loro la speranza e un pronto e sicuro rimedio. 2. Gesù Matteo 4:17 - «Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Queste parole dimostrano che la missione di Gesù ebbe inizio, quando quella del suo precursore stava per terminare. Il versetto che abbiamo sott'occhio ci mostra, oltre alla successione cronologica, l'accordo perfetto nella sostanza della loro predicazione: «Ravvedetevi», ecc. (Matteo 3:2). Osserviamo però che quel che costituiva l’intero messaggio di Giovanni non fu altro che il principio di quello di Cristo. Benché Cristo porti con sè tutte le grazie del regno dei cieli, noi non possiamo aver parte in quelle se non mediante il ravvedimento e la fede: perciò egli dice soltanto: «Il regno dei cieli è vicino, convertitevi, credete e voi sarete membri di quel regno». 3. I dodici Marco 6:12 - «E partiti, predicavano che la gente si ravvedesse». Luca 24:47; Atti 2:38; 26:20. Il mandato impartito agli Apostoli, già prima della morte del Signore, fu di predicare il ravvedimento, che non è una mera confessione e penitenza qual è inculcata dalla Chiesa Romana, ma un cambiamento di mente, di disposizione e d'intenzione, che si manifesta in un pio dolore per il peccato commesso e in un completo cambiamento di vita. Il ravvedimento è il desiderio e la volontà di Dio per tutti gli uomini. II Pietro 3:9 - «Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni reputano che faccia; ma Egli è paziente verso voi, non volendo che alcuni periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi». Atti 17:30. I tempi e i momenti, il Padre li ha riserbati alla sua autorità, e nessun uomo li conosce (Atti 1:7), ma Dio non tarda oltre il momento da lui fissato. Nella sua longanimità, però, lascia agli uomini ampiamente il tempo di ravvedersi, giacché senza il ravvedimento è impossibile la salvezza. Esso costituisce una parte essenziale nella salvezza dell’uomo. Luca 13:3 - «No, vi dico; ma se non vi ravvedete, tutti similmente perirete». Giacomo 5:20. Gesù corregge la falsa idea che tremende e subitanee calamità siano sempre la punizione dei peccati più scandalosi del solito. Tale convinzione era anticamente generale fra i Giudei e fra i Gentili. Il sentimento del peccato da una parte e dall'altra la tendenza a far Dio simile all'uomo, pronto all'ira, vendicativo nell'infliggere il castigo, li inducevano a credere che più fossero terribili le calamità che colpivano un individuo o un popolo, più grave doveva esser la colpa da quelli commessa. Gesù non afferma che quei Galilei, e quegli abitanti di Gerusalemme non fossero peccatori, ma considera errato il giudizio popolare su questi fatti. Dichiara che le vittime di quelle due catastrofi non erano maggiori peccatori di quelli che componevano in quel momento la sua udienza, che altri più di loro meritevoli di sì crudele e misera fine, pure erano stati risparmiati, e termina con l'esortare i suoi uditori a ravvedersi senza indugio, per timore che non avessero a perire somigliantemente. II. IL SIGNIFICATO DEL RAVVEDIMENTO. Per ciò che riguarda l'intelletto. Il ravvedimento è un cambiamento della mente o del modo di considerare i propri obblighi davanti a Dio ed alla Sua parola. Matteo 21:30 - «E accostatosi al secondo, gli disse lo stesso. Ma egli, rispondendo disse: Non voglio; ma poi, pentitosi, v'andò». Luca 15:18; Luca 18:13. La parola usata per «pentirsi» significa qui mutare di pensiero, d’idea e di scopo, in altre parole di punto di vista nel considerale la questione; è una rivoluzione di pensieri e d’atteggiamento. Il figlio della parabola, infatti, ripensò al suo comportamento ed al suo parlare, ne provò dolore e vergogna, e dimostrò il mutamento dell'anima sua con l'ubbidire, in modo sincero ancorché tardo. Pietro esortò i Giudei a mutare il loro atteggiamento nei riguardi di Gesù, e di dare prova di questo mutamento col battesimo (Atti 2:36-40). La parola "pentimento" è una traduzione, nel Nuovo Testamento ha come primo significato "ripensamento" e come secondo significato "mutamento d’idea". E' facile affermare che il secondo significato segua il primo, perché in tutte le età il ripensamento ha provocato un mutamento d’idea. Per ciò che riguarda le emozioni. Il ravvedimento coinvolge due elementi essenziali. 1. L’odio per il peccato Salmo 97 10 - «Oh voi che amate l'Eterno, odiate il male! Egli custodisce le anime dei suoi fedeli, li libera dalla mano degli empi». Questo è un elemento essenziale nel ravvedimento. Esso è inseparabile dal mutamento d’idee di cui abbiamo parlato prima, poiché tale mutamento riguarda il peccato che comincia ad essere considerato come un grave male. A questo punto ravvedimento e rigenerazione coincidono; l'odio per il peccato è fra i primi impulsi suscitati dalla rigenerazione e non può essere diviso dal ravvedimento senza cambiarne il carattere. Il peccatore che si pente odia il peccato e i peccati di cui si pente: in altre parole, il peccato che è costituito dalla natura peccaminosa e depravata e i peccati che sono le singole trasgressioni determinate dalla natura peccatrice. Il peccato non è veramente odiato se non è odiato in tutte le sue forme: odiato nella sua intima essenza e nelle sue manifestazioni esteriori. Il peccato è una cosa abominevole che Dio odia, e diviene anche oggetto dell'odio del peccatore pentito. Bisogna precisare che, tranne che per il peccato, la parola “odio” deve essere cancellato dal vocabolario del cristiano. 2. Il dolore per il peccato. II Corinzi 7:9 - «Ora mi rallegro, non perché siete stati contristati, ma perché siete stati contristati a ravvedimento; poiché siete stati contristati secondo Iddio, onde non aveste a ricevere alcun danno da noi». Salmo 38:18. Questo accompagna l'odio del peccato. Chi si ravvede odia i peccati per i quali prova dolore, e soffre per i peccati che odia. L'odio e il dolore sono reciproci. In realtà sia l'uno sia l'altro possono essere considerati la causa e l'effetto l'uno dell'altro, tanto stretta è la loro relazione (Matteo 11:20, 21). Il rimorso è il dolore provato per le conseguenze del peccato. Lagrime sono negli occhi di chi si ravvede, confessione è sulle sue labbra, l'atteggiamento di Dio nei riguardi del peccato è il suo atteggiamento, il suo cuore è rotto, le sue mani afferrano Cristo, e il suo comportamento è completamente umile. Per ciò che riguarda la volontà. Il ravvedimento implica la formazione di un nuovo scopo in riferimento al peccato ed alla volontà di Dio. Luca 15:18-20 - «Io mi leverò e me n'andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno d'esser chiamato tuo figliuolo; trattami come uno dei tuoi servi. Egli dunque si levò e venne a suo padre; ma mentr'egli era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione, e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò e ribaciò». Matteo 21:29; 1Tessalonicesi 1:9. Il ravvedimento non è costituito solo da un cuore rotto a causa del peccato, ma è anche una rottura col peccato. La volontà dell’uomo, come pure le sue emozioni, è strettamente unita e in diretta relazione col suo intelletto e il volontario esercizio dell'una è in relazione diretta con l'esercizio dell'altro. Un vero mutamento d’atteggiamento nei riguardi di Dio e del peccato implica anche una coerenza di fatto davanti alla nuova posizione assunta. Il figliuol prodigo vide il contrasto fra la propria miseria e l'abbondanza della casa paterna e ciò lo condusse ad una pronta risoluzione. Il suo ravvedimento fu genuino, senza tentativo di nascondere la sua condizione. Per tale motivo fu pronto a confessare di avere oltraggiato non solo il padre, ma Iddio stesso, con la sua condotta. Conclusione: Il ravvedimento può essere definito come un cambiamento d’opinione nei riguardi del peccato e della volontà di Dio; tale cambiamento produce un mutamento di sentimenti verso di loro, ed un mutamento di scopo nei loro riguardi. III. LA MANIFESTAZIONE DEL PENTIMENTO. Il ravvedimento è un'intima azione dell'anima, ma si manifesta all'esterno per mezzo di: 1. La confessione del peccato: A Dio. Salmo 32:3-5 - «Mentr'io mi sono taciuto le mie ossa si sono consumate per il ruggire che io facevo tutto il giorno. Poiché giorno e notte la tua mano s'aggravava su me, il mio succo vitale s'era mutato come per arsura d'estate. Io ti ho dichiarato il mio peccato, non ho coperta la mia iniquità. Io ho detto: Confesserò le mie trasgressioni all'Eterno; e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato». Salmo 38:18; Luca 18:13; Luca 15:21. Ogni peccato è compiuto contro Dio, contro la Sua natura, la Sua volontà, la Sua autorità, la Sua legge, la Sua giustizia, la Sua bontà; ed il male insito nel peccato deriva soprattutto dal fatto che esso si oppone a Dio e che non è in armonia col Suo carattere. Il male del peccato è commesso contro Dio ed è ciò che dà al penitente più dolore e angoscia. Questi riconosce Dio giusto e condanna se stesso. All'uomo. Il peccato deve anche essere confessato all'uomo se questi è stato colpito dal nostro peccato. Giacomo 5:16 - «Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto, fatta con efficacia». Matteo 5:23, 24; Luca 19:8, 9. La confessione agli uomini dovrebbe essere tanto pubblica quanto pubblico è stato il peccato. Se il male è stato commesso in maniera tale da compromettere la reputazione di chi l'ha commesso e se gli ha tolto la stima degli uomini, la confessione dovrebbe essere aperta e pubblica. Se è possibile rimediare al male, questo dovrebbe essere fatto senza lasciare intentato nessun mezzo. La restituzione deve seguire il ravvedimento. 2. L'abbandono del peccato. Proverbi 28:13 - «Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia». Isaia 55:7; Matteo 3:8, 10; 1Tessalonicesi 1:9; Atti 26:18. Quando il ravvedimento è genuino l'uomo, si volge dalle tenebre alla luce, dalla potenza di Satana a Dio; egli abbandona il peccato che Dio gli perdona e rinuncia al peccato che Dio gli rimette. La confessione del peccato e del male compiuto insieme con la loro riparazione, quando sia possibile, è la manifestazione esteriore dell'intimo atto di ravvedimento. IV. - IN CHE MANIERA SI DETERMINA IL RAVVEDIMENTO. 1. Il lato divino: esso è concesso da Dio. Atti 11:18 - «Essi allora, udite queste cose, si acquietarono e glorificarono Iddio, dicendo: Iddio dunque ha dato il ravvedimento anche ai Gentili affinché abbiano vita». II Timoteo 2:24, 25; Atti 5:30, 31; Atti 3:26. Il ravvedimento non è qualche cosa che l'uomo può originare in sé da solo. E' un dono di Dio; è il risultato dell'opera piena di grazia compiuta da Dio nel cuore dell'uomo, per mezzo della quale questi è indotto a cambiare. Dio gli concede il ravvedimento. Quando dunque Iddio lo concede, non paga un debito, ma compie un atto di grazia e Dio non lo concede agl'Israeliti, perché sono circoncisi e non lo nega ai Gentili perché non sono circoncisi, ma lo concede a chi crede nel Signor Gesù Cristo! 2. Il lato umano: esso avviene attraverso dei mezzi: Per mezzo del ministero della parola. Atti 2:37, 38, 41 - «Or essi, udite queste cose, furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiamo fare? E Pietro a loro: Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Quelli dunque i quali accettarono la sua parola, furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone». II Timoteo 2:24, 25; Atti 26:19, 20; Galati 6:1; 1Tessalonicesi 1:5, 6, 9, 10. I tremila furono compunti, trafitti nel cuore. L'espressione che Luca usa qui non si trova altrove nel Nuovo Testamento e significa proprio trapassare con un ago, o con uno strumento affilato. La parola di Dio annunziata da Pietro fu davvero in questo caso "più acuta di qualunque spada a due tagli" (Ebrei 4:12). Essa scosse le coscienze degli uditori, che sentirono il male che avevano fatto, sprezzando ed uccidendo il loro Messia. Il ravvedimento di cui parla l’apostolo Pietro non consiste in qualche "penitenza esterna" che un direttore spirituale qualunque ordina nel buio del confessionale, come non consiste neppure nello spavento che la coscienza prova, pensando alle conseguenze del male compiuto. Il ravvedimento vero consiste nel dolore che proviamo al pensiero d'avere offeso quell'Iddio che ci ha tanto amato, e nel proponimento fermo, risoluto, sincero, irremovibile che facciamo, di lasciare il male e di metterci sulla via del bene. Proprio il vangelo che predica il ravvedimento, lo produce, come è spiegato bene per mezzo dell'esperienza del popolo di Ninive (Giona 3:5-10). Quando udirono la predicazione della Parola di Dio fatta da Giona credettero al messaggio e si allontanarono dalle loro azioni malvagie. Solo il messaggio del Vangelo può produrre questo benedetto risultato. Oltre a ciò il messaggio deve essere predicato con la potenza dello Spirito Santo (1Tessalonicesi 1:5, 9). Per mezzo del rimprovero e del castigo. Apocalisse 3:19 - «Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti». Ebrei 12:6, 10,11. La severità del rimprovero rivolto alla chiesa di Laodicea non procede da risentimento o da odio, come potrebbe sembrare, ma procede dall'amore di Cristo che adopera ogni mezzo, anche i più severi, per salvare le anime. Lo scopo di tutta la severità di Dio nei riguardi degli uomini è quello di produrre in loro dei pacifici frutti di giustizia attraverso un vero ravvedimento. Per mezzo di un dolore che Dio approva. II Corinzi 7:8-11 - «Poiché, quand'anche io v'abbia contristati con la mia epistola, non me ne rincresce; e se pur ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quell’epistola, quantunque per un breve tempo, vi ha contristati), ora mi rallegro, non perché siete stati contristati, ma perché siete stati contristati a ravvedimento; poiché siete stati contristati secondo Iddio, onde non aveste a ricever alcun danno da noi. Poiché, la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena alla salvezza, e del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte. Infatti, questo essere stati contristati secondo Iddio, vedete quanta premura ha prodotto in voi! Anzi, quanta giustificazione, quanto sdegno, quanto timore, quanta bramosia, quanto zelo, qual punizione! In ogni maniera avete dimostrato d'esser puri in quest'affare». Paolo ammette che la sua prima lettera ai Corinzi li ha addolorati, nè poteva essere altrimenti se si guarda ai molti rimproveri che essa conteneva per le scissioni, per gli scandali tollerati dalla chiesa, come per altri disordini ed errori. Dio ha dei disegni benefici in ogni dolore che permette nella vita dei Suoi figlioli e di coloro che non lo sono ancora, e tale disegno è quello di condurli al ravvedimento. V. I RISULTATI DEL RAVVEDIMENTO. Dato che il ravvedimento e la fede sono inseparabili, i loro risultati sono difficili ad identificarsi separatamente. Alcuni risultati, tuttavia sono attribuiti nella Scrittura al ravvedimento: Gioia nel cielo. Luca 15:7, 10 - «Io vi dico che così vi sarà in cielo più allegrezza per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di ravvedimento. Così, vi dico, v'è allegrezza dinanzi agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede». II Pietro 3:9. Vi è gioia nella presenza degli angeli di Dio, come pure nel cuore di Dio stesso, per il ravvedimento di un peccatore. La ricezione dello Spirito Santo. Atti 2:38 - «E Pietro a loro: Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo». Efesini 1:13. Il ravvedimento è essenziale a che l'individuo riceva il dono dello Spirito Santo. Esso pone l'anima in un atteggiamento d’attesa e la rende pronta a ricevere il dono stesso. VI. Considerazione finale. Nel Nuovo Testamento, Gesù Cristo è il sommo sacerdote unico e perfetto (Ebrei 7:2428); i credenti fanno tutti parte del sacerdozio regale, essendo divenuti re e sacerdoti con Colui che li ha introdotti fin nel luogo santissimo, il cui velo si è strappato (I Pietro 2:5,9; Apocalisse 1:6; Ebrei 10:19-22). Così, pur ammettendo i doni ed i ministeri particolari, il nuovo patto non conosce più clero, casta separata di sacerdoti, giacchè la Chiesa intera è un regno di sacerdoti. In particolare, Gesù ha detto a tutti i suoi fedeli di predicare il Vangelo e che coloro i quali crederanno al loro "messaggio" saranno salvati, mentre quelli che lo rigetteranno saranno condannati (Marco 16:15-16). In sostanza, questi ambasciatori di Cristo hanno "le chiavi del regno" dei cieli e dell'inferno, perchè mettono gli ascoltatori nella drammatica posizione di dover fare la scelta più importante della loro vita. Coloro che accettano la predicazione dell' Evangelo e si convertono, saranno assolti dai loro peccati, diventeranno a loro volta evangelizzatori ed entreranno in paradiso. Quelle persone, invece, che rifiutano il messaggio della salvezza, non saranno sciolte dai loro peccati e le porte del cielo non si apriranno ad esse. Paolo invita, perciò, tutti i credenti, ognuno dei quali ha ricevuto secondo le proprie capacità e talenti il "ministero della riconciliazione", a predicare questa salvezza gratuita offerta agli uomini dal nostro Signore (II Corinti 5:18-20). Inoltre, va sottolineato che le stesse parole che Gesù ha rivolto a Pietro in Matteo 16:19, le ha ripetute non ad una casta sacerdotale, ma a tutti i discepoli, ossia a tutti coloro che avevano fede in lui: "io vi dico che tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo” (Matteo 18:18). E ancora: "Come il Padre mi ha mandato anch'io mando voi: ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti” (Giovanni 20:2223). I cristiani fedeli alla Parola di Dio sono, quindi, tutti impegnati nell'annuncio dell'Evangelo e riconoscono un solo mediatore tra Dio e gli uomini (l Timoteo 2:5-6), un solo avvocato che è la propiziazione sia per i loro peccati che per quelli di tutto il mondo (I Giovanni 2:1-2), un unico Sommo Sacerdote che simpatizza con le loro infermità (Ebrei 5:15-16) e predicano un solo Signore: Gesù Cristo (II Corinti 4:5). Il grande mandato del Signore: “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15), è, quindi, rivolto a tutti i discepoli, i quali sono chiamati a predicare il vangelo a tutta la razza umana, affinché tutti gli uomini possano avere l’offerta del perdono e della vita, per mezzo della morte espiatrice di Gesù. E qual è il vangelo a cui Gesù si riferisce? E’ il vangelo del ravvedimento! Occorre evitare, pertanto, di dire alla gente: “Credete soltanto e sarete salvati”, occorre insistere su un “timore devoto” come evidenza del vero ravvedimento, evitare di guidare masse di persone impenitenti in una falsa pace. C’è il pericolo di escludere dalla nostra predicazione la condanna sincera del peccato, si sorvola e si offre la salvezza a quelli che non si sono in realtà pentiti, che non si sono rattristati delle loro trasgressioni, che non hanno visto l’estrema iniquità dei loro peccati. Spesso sentiamo affermare che “tutti i presenti hanno dato il loro cuore a Gesù, che alla fine della predicazione sono venuti tutti avanti per essere salvati”. Quello che, in realtà, è accaduto è che tutti semplicemente hanno ripetuto una preghiera, hanno pregato per quello che viene loro detto di dire, e pochi di loro hanno capito quello che stavano dicendo. Non avendo mai fatto l’esperienza di un opera profonda dello Spirito Santo, molti ritornano alle loro vie pagane. Gli altri, invece, continuano a frequentare la comunità, ma non si ravvedono mai, non si addolorano mai dei loro peccati, e non credono mai sinceramente. Tragicamente si offre loro qualcosa che Gesù non ha mai offerto, la salvezza senza il ravvedimento. Il famoso predicatore inglese Spurgeon disse riguardo al bisogno del ravvedimento: “Credo che il ravvedimento sincero esista ancora, sebbene non ne ho sentito parlare molto ultimamente. La gente sembra abbracciare la fede molto in fretta oggigiorno. Non riesco a comprendere la maggior parte della fede “ad occhi asciutti”; so che sono venuto a Cristo per mezzo delle lacrime per la croce. Quando sono venuto al Calvario per fede, è stato con gran pianto e supplicazione, confessando le mie trasgressioni, e desiderando di trovare salvezza in Gesù, e soltanto in Gesù”. Il messaggio della salvezza deve sempre cominciare la sua azione suscitando il pianto nelle folle; è assurdo pensare che una parola che suona rimprovero possa subito suscitare la gioia. Alla Pentecoste la folla sgomentata fu compunta, confessò il suo peccato gridando la propria angoscia: “Che dobbiamo fare?”. Le predicazioni del passato guidate dallo Spirito Santo penetravano le folle che, convinte di peccato vedevano il loro reale stato di peccato e la loro posizione di perdizione. Quando c’è un reale, autentico ravvedimento lo spettacolo da vedere non può essere differente da quello della Pentecoste: folle piangenti, uomini angosciati, peccatori turbati e perplessi. Diversi figli di credenti entrano nella chiesa senza sperimentare il ravvedimento e la nuova nascita, essi dichiarano di essere “nati nella grazia”, senza ricordare che cristiani non si nasce ma si diventa attraverso l’opera di Cristo, che può essere realizzata soltanto per il ravvedimento e la fede. Molti credenti sono conquistati intellettualmente, sono guadagnati senza pianti, senza eccessive emozioni e senza nessuna esperienza interiore. Con la scusa che il cristianesimo è ordine, non si adempie fedelmente il piano di Dio; la chiesa deve essere ordinata e si spegne ogni manifestazione dello Spirito Santo, laddove il Signore opera attraverso le lacrime, il dolore, il vero ravvedimento. Senza queste manifestazioni non vi sarà vero cristianesimo, perché non vi saranno neanche “vero ravvedimento”, “vere confessioni”, “vere riparazioni”, “vere conversioni”. Ravvedimento vuol dire “ riconoscere quel che sta dietro”, cioè saper vedere il male del passato e saperlo ripudiare con energia; deve avvenire la condanna e la liquidazione del passato, deve avvenire una rottura precisa, energica, intenzionale. Dove c’è vero ravvedimento i credenti restituiscono ciò che hanno rubato, rimborsano ciò che hanno frodato, non esitano a chiedere perdono alle persone offese o a sanare situazioni compromesse; tutto questo a dimostrazione di un’opera interiore compiuta dalla grazia divina per la potenza dello Spirito Santo. Dove non ci sono segni di ravvedimento accade che i fraudolenti continuano a frodare, o ladri continuano a rubare, i collerici continuano a mantenere stati di collera e di ostilità nei confronti di parenti o amici. Molti predicatori evitano di nominare la condanna, la punizione e l'ira di Dio, e nel loro vocabolario non c'è traccia del fuoco infernale, perché la gente dice a loro: "Parlateci di cose dolci e belle!". Ma la Parola di Dio c’esorta a predicare il vero messaggio dell'Evangelo, che invita gli uomini al ravvedimento ed ha come centro Cristo e la Sua opera redentrice. "Poiché i Giudei chiedono dei miracoli, e i Greci cercano sapienza; ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia" (l Corinzi 1:22-23). A chi ci chiede solo dolci e belle parole, rispondiamo con le parole del profeta antico: "Guai a coloro che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro!" (Isaia 5:20-24). Past. Edoardo Piacentini