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Prima Domenica di Quaresima
Omelia in Cattedrale, 5 marzo 2006
Con l’austera celebrazione del Mercoledì delle ceneri siamo entrati nel tempo di Quaresima che,
come ha affermato papa Benedetto XVI nell’Angelus di domenica 26 febbraio, “costituisce nel suo
insieme un grande memoriale della passione del Signore, in preparazione alla Pasqua di
Risurrezione”. Mediante le opere di penitenza quaresimale (il digiuno, la preghiera, la vita di
carità), la liturgia ci invita a metterci decisamente in cammino al seguito di Gesù che sale a
Gerusalemme per portare a compimento la sua missione. Tutti noi battezzati siamo invitati a
intraprendere questo itinerario di purificazione nella fede; lo sono in modo particolare i catecumeni
qui presenti che si preparano alla celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana nella notte
di Pasqua (il Battesimo, la Cresima e la Comunione Eucaristica).
Questo “cammino spirituale” incomincia nel deserto, dove per 40 giorni, ci racconta la pagina del
vangelo di Marco appena proclamata, Gesù vive, tentato da Satana, in compagnia di animali
selvaggi e servito dagli angeli. Nella tradizione biblica il “deserto” è il luogo della prova, del
silenzio, ma anche il luogo in cui si può vivere il rapporto con Dio con maggiore intensità e
obbedienza, il luogo in cui ci si sente impotenti e nello stesso tempo ci si rifugia e ci si abbandona
alla potenza di Dio. Qui, nel deserto, Gesù combatte contro le tentazioni del demonio. Marco, a
differenza
degli altri evangelisti, non riporta il contenuto delle tentazioni, ma ci ricorda
l’essenziale: che le tentazioni non si evitano ma si attraversano, perché la libertà che è autentica
prevede la possibilità delle tentazioni. Gesù accetta di essere tentato per insegnare a vincere le
tentazioni. Gesù dunque vince le tentazioni e proprio mediante questa vittoria può dare inizio alla
missione per la quale è stato consacrato dal Padre nello Spirito Santo. Tale missione consiste
nell’annuncio del Regno di Dio, che non è semplicemente una dottrina, e neppure solo un
programma di vita, ma è l’annuncio dell’avvento della signoria di Dio. Il Regno di Dio è lo stesso
Gesù di Nazaret, che mentre annuncia il vangelo, è il vangelo, cioè la buona notizia offerta dal
Padre come dono di salvezza. Gesù costituisce il segno definitivo di quell’alleanza sancita da Dio
con Noè di cui ci ha parlato la prima lettura. Dopo il diluvio, Dio non lascia l’umanità in balia di se
stessa, ma stabilisce con Noè un’alleanza nuova, assicurando al patriarca che “non sarà più
distrutto nessun vivente”. Tale assicurazione, ci ricorda l’apostolo Pietro nella II lettura, si fonda e
si manifesta nella persona di Gesù, il quale morendo una volta per sempre per noi ha ricondotto tutti
gli uomini a Dio. Nella morte e nella risurrezione di Gesù l’alleanza di Dio con l’umanità diventa
irrevocabile: nulla potrà spezzare questo vincolo, perchè con Cristo Dio ha pronunciato il suo
“amen” definitivo nei confronti di ogni uomo e di ogni tempo. In questa alleanza ciascuno di noi è
inserito mediante il battesimo. Pietro, rileggendo l’episodio del diluvio, vede in esso un riferimento
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al battesimo. Il battesimo è come l’arca di Noè: un’invocazione di salvezza da parte dell’uomo
rivolta a Dio, che ha già risposto risuscitando Gesù e donando a Lui la sovranità sul male e sulla
morte. Il battesimo facendoci partecipare sacramentalmente alla morte e risurrezione di Cristo ci
inserisce nell’alleanza irrevocabile di Dio. Per questo il sacramento del battesimo veniva chiamato
dai Padri della Chiesa la porta d’entrata nella casa della salvezza.
A partire dal ricco messaggio che ci viene dalla parola di Dio nella liturgia odierna, possiamo fare
alcune brevi considerazioni per la nostra vita, per le scelte concrete e coerenti della nostra vita.
Il fatto che il testo evangelico presenti strettamente legati tra loro il dimorare di Gesù nella prova
del deserto e l’inizio della sua missione è molto significativo: ci insegna che l’annuncio evangelico
trae la sua efficacia dal porsi di fronte a Dio e a se stessi, nel confronto coraggioso con le radici del
male e nel sicuro conforto della protezione divina invocata e sperimentata. E’ proprio questo il
senso della Quaresima, itinerario di maturazione nella fede: ritrovarsi con Dio nell’essenzialità delle
cose per ritrovare se stessi e le energie necessarie per la nostra missione. Proviamo a chiederci:
nella nostra vita siamo guidati dallo Spirito di Gesù o la nostra esistenza ha assorbito una mentalità
e che si esprime in comportamenti di tipo mondano ed egoistico? “La Quaresima – afferma il papa
– ci stimola a lasciar penetrare la nostra vita dalla parola di Dio e a conoscere così la verità
fondamentale: chi siamo, da dove veniamo, dove dobbiamo andare, qual è la strada da prendere
nella vita”. (udienza generale 1 marzo)
Chi siamo, da dove veniamo, dove dobbiamo andare, qual è la strada da prendere nella vita. Sono
interrogativi che devono risuonare nella coscienza di tutti i battezzati. Sono domande che
interpellano in modo speciale i catecumeni.
Cari catecumeni, voi vi state preparando a ricevere nelle prossime solennità pasquali il sacramento
del battesimo; voi vi state preparando a varcare la porta d’ingresso dell’alleanza con Dio. Si tratta di
una scelta decisiva per la vostra vita, che richiede piena consapevolezza da parte vostra e che
interpella la responsabilità della Chiesa. I riti che celebreremo in queste domeniche di Quaresima
hanno precisamente questo significato e scopo. Iniziamo questa sera con il Rito “dell’elezione” o
“iscrizione del nome”. Con questo rito la Chiesa giudica la preparazione dei catecumeni e decide
sulla loro ammissione ai sacramenti pasquali. Con la celebrazione dell’ “elezione” si conclude il
catecumenato, il lungo apprendistato che prepara i catecumeni ad abbracciare la fede in Cristo.
Perché i catecumeni possano essere ascritti fra gli “eletti” si richiede in loro una fede illuminata, un
vita in sintonia con il Vangelo e una ferma volontà di ricevere con frutto i sacramenti della Chiesa.
Dopo l’elezione i candidati saranno invitati, sull’esempio degli altri cristiani, in primo luogo, dei
padrini e di tutta la comunità cristiana, a seguire Cristo con maggiore risolutezza e generosità.
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In particolare invito voi catecumeni a mettere in pratica durante questo tempo quaresimale quanto
ha affermato ancora papa Benedetto nella già ricordata udienza generale: “chi comincia a vedere
Dio, a guardare il volto di Cristo, vede con altri occhi anche il fratello, scopre il fratello, il suo
bene, il suo male, le sue necessità”. Voi catecumeni che avete scoperto il volto di Cristo vivete ora
l’amore cristiano nei confronti di tutti gli uomini, a partire da quanti vi stanno accanto. Imparate a
vedere gli altri non come dei concorrenti da cui difendersi, ma dei fratelli con cui collaborare per
l’edificazione di una società più giusta e solidale. E tutto ciò sull’esempio di Cristo che ci ha tanto
amato da dare la vita per noi.
E un insegnamento anche per noi credenti che abbiamo già ricevuto i sacramenti della iniziazione
cristiana in anni vicini o lontani.
L’insegnamento riguarda l’invito a riscoprire il nostro battesimo, la memoria della cresima,
sacramento della testimonianza cristiana, la centralità dell’Eucaristia partecipata e vissuta.
“Cristiano, potremmo dire anche noi, diventa quello che sei”. Quello che sei, quello che sei
diventato per la fede della Chiesa, dei tuoi genitori, dei padrini e delle madrine di allora. Passa,
come già abbiamo detto, da una fede di sola tradizione, ad una fede di convinzione, che sola può
inverare la grande tradizione da cui veniamo.
Concludo con un’altra parola del Papa. “Il tempo di Quaresima non va affrontato con spirito
“vecchio”, quasi fosse un’incombenza pesante e fastidiosa, ma con lo spirito nuovo di chi ha
trovato in Gesù e nel suo mistero pasquale il senso della vita, e avverte che tutto ormai deve
riferirsi a lui” (Benedetto XVI Angelus del 26 febbraio 2006). La preghiera, il digiuno e la carità
con l’elemosina, siano in questi 40 giorni e poi per tutta la vita, impegno personale, e se possibile
famigliare e comunitario, che aiuti la conversione, la conversione del cuore, richiesta da Gesù nel
Vangelo, con il distacco da ogni attaccamento al male e con la scelta a favore del Signore che dice
coerenza del comportamento e della testimonianza cristiana.