Oratorio S. Giovanni Bosco - San Valentino, ma... manca qualcosa

San Valentino, ma... manca qualcosa
Che fine ha fatto il fidanzamento?
San Valentino, ma... manca qualcosa.
Che fine ha fatto il fidanzamento? Il fidanzamento aveva la prerogativa di porsi come una fase basilare,
prima della quale era necessario aver effettuato tutta una serie di valutazioni fondamentali. Al
fidanzamento si arrivava con delle consapevolezze, con delle certezze: si avevano le idee chiare, si
sapeva che cosa si intendeva costruire con chi si voleva condividere il resto della vita...
Oggi l'ufficializzazione dell'amore sembra essere delegata alla festa di San
Valentino: andare insieme a cena, magari a lume di candela, rispondendo alle
proposte che il mercato dei festeggiamenti offre, diventa l'occasione per
certificare il proprio status di fidanzati. E dire che fino a qualche tempo fa quello
status si otteneva solo attraverso un iter ben preciso. Una sorta di 'rito di
passaggio', vale a dire una di quelle esperienze che nella vita di un essere
umano rappresentano dei punti fermi, anelli di congiunzione tra uno status ed un
altro, momenti senza ritorno che sono basilari nella formazione culturale, sociale
e psicologica di ognuno di noi.
Oggi del rito di passaggio si è perso il valore più autentico: è sopravvissuta solo l'accezione fidanzatofidanzata, anche se spesso il termine è usato in modo improprio. Tralasciando i casi un po' patetici di
persone che, convivendo o avendo relazioni ad un'età che non è proprio quella dell'adolescenza, si
definiscono 'fidanzati', oggi si arriva direttamente al matrimonio senza quel 'passaggio' simbolico costituito
dalla cerimonia del fidanzamento. Ma che i tempi cambino è anche dimostrato dal fatto che oggi alcuni
matrimoni durano meno tempo di quanto duravano i fidanzamenti dei nostri nonni e genitori. Quel
momento aveva, anche sul piano sociale, delle ricadute fondamentali: era ritualizzato attraverso una
cerimonia, con scambio di testimonianze importanti (emblematico l'anello alla futura sposa; ma vi sono
tradizioni diverse nelle singole regioni), inoltre era il momento dedicato alle presentazioni, una sorta di
prova generale del matrimonio, ma soprattutto conferma che «si faceva sul serio».
Oggi tutto questo è ormai espressione di una tradizione completamente
abbandonata, forse effetto diretto di quell'abitudine a 'bruciare le tappe' che
caratterizza anche i rapporti umani. Su un piano eminentemente
antropologico, il fidanzamento aveva la prerogativa di porsi come una fase
basilare, prima della quale era necessario aver effettuato tutta una serie di
valutazioni fondamentali. Al fidanzamento si arrivava con delle
consapevolezze, con delle certezze: si avevano le idee chiare, si sapeva che
cosa si intendeva costruire con chi si voleva condividere il resto della vita.
Non sappiamo se la fine del rito del fidanzamento possa essere una delle
cause del fallimento di tanti matrimoni, ma di certo un ruolo in questo status
senza dubbio lo occupa. E poi, il fidanzamento imponeva una sorta di esame
di coscienza, stabiliva delle priorità, poneva in luce, nei singoli, l'impegno e le
responsabilità del matrimonio. Mancando questo 'rito di passaggio' i rapporti
sono più fragili e accorgersi dopo qualche tempo di 'non essere fatti per il
matrimonio', può essere una causa diretta di questa mancanza, di cui oggi
abbiamo, purtroppo, molti esempi.
Paradossalmente, come già sottolineato, molti continuano a chiamarsi fidanzati anche oltre i quarant'anni.
Forse è un modo per sentirsi meno vecchi, eterni adolescenti, affermano gli psicoanalisti. E se invece
fosse segno che manca qualcosa?
(Quaderni Cannibali) numero Febbraio del 2006 - Autore: Massimo Centini
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