FIDANZATI 2007-B (laici)
IL FUTURO È RESPONSABILITÀ
Incontro del Vescovo con i fidanzati
Bellinzago, 25 marzo 2007
L’incontro con voi giovani fidanzati, che durante l’anno celebrerete il
sacramento del matrimonio, diventa sempre per me un’occasione importante di
riflessione e di dialogo. In questa circostanza, anche a causa dell’acceso
dibattito pubblico sulla famiglia, l’incontro diventa ancora più stimolante.
Trovandomi con voi, vorrei soprattutto aiutarvi a vivere un momento di Chiesa,
a farvi sentire che la scelta da voi maturata di ricevere il sacramento del
matrimonio vi inserisce con nuove responsabilità, non solo in un itinerario
privato, ma ancor più in una responsabilità sociale e nell’impegno a dare
testimonianza della bellezza di una vita familiare vissuta con la grazia e la luce
del Vangelo.
Le testimonianze che abbiamo potuto ascoltare sono state un vero dono
per tutti. Ci hanno illuminato e incoraggiato. Hanno fatto emergere in noi anche
diverse domande, alle quali sono state date risposte significative. Io stesso mi
sono sentito di porne qualcuna. Per esempio: è possibile conoscersi veramente
prima del matrimonio? Quali sono i piccoli scricchiolii che, nella vita di coppia,
non andrebbero sottovalutati? Quale maturazione umana è possibile proprio
passando anche attraverso momenti difficili, che possono dunque diventare
momenti di grazia? Com’è possibile giungere alla decisione, in particolare da
parte della donna, di mettere al primo posto la famiglia e di considerare in
questo contesto ogni altro impegno (e anche la carriera)? Si può chiedere, in
una famiglia, che anche i papà, pur così impegnati in mille modi, si pensino
come educatori e diano un primato a questa responsabilità? Quale rimbalzo
hanno, sulla mentalità e la vita dei figli, le scelte più qualificanti dei genitori?
Come si potrebbero aiutare i “giovani adulti” che chiedono la celebrazione del
matrimonio religioso ad entrare nella vita della comunità cristiana, dalla quale si
era rimasti lontani magari per diversi anni? Che valore può avere il “gruppofamiglia” in una parrocchia? A che cosa, in maniera particolare, si dovrebbe
dedicare la commissione famiglia presente nelle parrocchie grandi e nei vari
Vicariati?
Mentre giungiamo al termine dell’incontro, aggiungo qualche osservazione
conclusiva.
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I giorni importanti
La prima annotazione mi viene suggerita da uno degli interventi che ho
ascoltato. Riguarda i giorni importanti. A questo proposito mi vengono
spontanee alcune sottolineature. Anzitutto che noi non sappiamo mai quali sono
tali giorni; se va bene, lo sappiamo dopo. Questa constatazione ci dovrebbe
condurre a vigilare sul giorno qualunque. Il verbo vigilare è giusto perché indica
attenzione a ciò che succede dentro di noi e attorno a noi. Proprio di questo c’è
bisogno perché il giorno importante verrà spesso riconosciuto in un giorno che
ritenevamo “qualunque”. L’esigenza di non sciupare un’opportunità o di non
cadere in qualche tentazione ci sospinge a una scelta concreta, semplice ma
preziosa: decidere di non fare mai dei passi senza riflettere, e magari
confrontandoci con qualche persona saggia. Parlare oggi di “giorno qualunque”
vuol dire tener conto delle molteplici relazioni che si è chiamati a stabilire, in
modo particolare, nel mondo professionale. Questo orizzonte era pressoché
assente nell’era contadina. È invece molto presente oggi, soprattutto tenendo
conto che uomini e donne (anche le donne) escono di casa e trascorrono la
giornata immerse nel contesto sociale. Coltivare relazioni che possano dirsi
“giuste” significa qualificarle in quel modo che esprime e rispetta la nostra
identità personale e quella degli altri. A proposito di questa identità, l’essere un
uomo o una donna sposati, è evidentemente un elemento importante.
Famiglia e società
Aggiungo qualche altra annotazione, riferendomi in particolare a quella
realtà che noi chiamiamo “famiglia”. Nulla si deve fare che la indebolisca; tutto
si deve fare per dare forza a un’istituzione umile, ma fondante per la vita della
società. Il motivo della sua rilevanza è da riconoscere semplicemente nel fatto
che essa svolge una funzione immensa in favore della società. Proprio per
questo la società ha tutto l’interesse a sostenerla. Basterebbe, a questo
riguardo, ricordare il contributo rilevantissimo che essa può offrire, negli anni
della più tenera età, per l’educazione del bambino, per la strutturazione
essenziale della sua personalità, per aiutarlo ad acquisire una fiducia di fondo
nei confronti del futuro. Come non percepire che di tutto questo la società ha
bisogno più che di ogni altra cosa?
Per questo motivo la famiglia non è evidentemente solo un problema
pastorale o della Chiesa. Certo, la Chiesa deve farsene carico, e non lo farà
mai abbastanza. Essa è chiamata a illuminare le coscienze e a presentare ai
giovani le ragioni che rendono singolarmente bella la scelta del sacramento che
introduce nella fedeltà e nell’amore responsabile tra un uomo e una donna. Ma
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il problema è sociale e culturale, e anche politico. Se dunque oggi la famiglia
appare indebolita, in questo stato di fatto va riconosciuto un motivo in più
perché essa non venga ignorata o lasciata nella marginalità. La scelta
qualificante non può essere che quella di garantire piena cittadinanza alla
famiglia e alla nostra società. Andare in questa linea significa coltivare
realmente il bene comune perché equivale a valorizzare una risorsa
straordinaria per l’intera società.
I giovani crescono attraverso la responsabilità
Trovandomi con voi giovani e guardandovi in volto, non posso non
soffermarmi sull’età che state attraversando. Un vero amore nei vostri confronti
passa attraverso tutto ciò che vi fa maturare nel senso di responsabilità; voi
venite invece traditi da proposte che vi mantengono in una sorta di eterna
adolescenza. Da parecchi anni a questa parte molti aspetti del costume diffuso
nella nostra società – attraverso la pubblicità, gli spettacoli e la proposta di stili
di vita – sono ispirati dal modello della “società del benessere”. Ciò vuol dire,
nei vostri confronti, offrirvi delle opportunità in termini di beni e di servizi, il che è
giusto, ma con forti deficienze nel proporvi valori e scelte che interpellano gli
aspetti più profondi della vita umana, tra i quali vi è sicuramente la scelta di
sposarsi e di assumersi delle responsabilità professionali e sociali.
La domanda da non evitare è se, in tal modo, voi siete aiutati a crescere e
a diventare responsabili di voi stessi e degli altri, oppure no. Per parte mia
ritengo che, a fare di voi giovani una vera ricchezza per il futuro della nostra
convivenza sociale, è la decisione di farvi carico del vostro proprio cammino e
di aprirvi, il più possibile, anche al cammino degli altri. Sento talmente
importante percorrere la via della responsabilità che, negli incontri di Visita
Pastorale, suggerisco che già con i preadolescenti di 12/13 anni conviene
incominciare ad affidare una responsabilità. Per quanto piccola, essa crea un
senso di appartenenza e fa sperimentare una gioia profonda e un gusto di
vivere che un ragazzo senza impegni ignora.
Le “convivenze”
C’è ancora un punto vorrei esprimermi in questo nostro incontri. Riguarda
le “convivenze”, le “unioni di fatto”. Già ho avuto occasione di parlarne un’altra
volta, quando venni direttamente interpellato in questa medesima sede di
giovani vicini al matrimonio. Sappiamo che le convivenze caratterizzano una
percentuale alta anche dei giovani che pure chiedono il matrimonio religioso.
Non possiamo certo limitarci a dire: “Oggi è così!”. In realtà questa prassi
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chiede di rileggere le motivazioni e il senso di tali scelte; chiede di aprire
l’orizzonte dei giovani su aspetti importanti e forse dimenticati; chiede che lo
stesso lavoro pastorale, durante gli anni dell’adolescenza e della prima
giovinezza, si qualifichi come educazione a un amore che conduce a farsi
carico dell’altro e a permettere all’altro di pensare e di dire: “Mi fido di te!”.
A questa osservazione ne devo aggiungere un’altra. Oggi sarebbe
un’ingenuità chiudere gli occhi sull’esistenza e l’azione quotidiana di vari
soggetti culturali (e politici) ispirati a un radicale individualismo e soggettivismo,
secondo i quali ciò che è desiderio viene facilmente ritenuto diritto, e dai quali
viene negata la rilevanza personale e sociale della differenza e
complementarietà sessuale, giungendo anche alla richiesta del riconoscimento
pubblico delle unioni omosessuali. Ma la struttura fondamentale della persona
umana non va nella linea dell’individualismo, bensì in quella della “relazionalità”.
È facile constatare che i mass media non aiutano a fare chiarezza, e
spesso creano invece confusione e deformazione dei dati veri del problema. Gli
interventi del Papa e dei Vescovi vogliono essere di aiuto a tutti con il richiamo
a valori etici fondamentali da tradurre nella concretezza del nostro momento
storico. Vogliono essere di aiuto anzitutto per i credenti, esposti anch’essi al
rischio di essere travolti da pressioni fortissime che vengono esercitate su di
loro dall’ambiente in cui vivono. Ciò di cui abbiamo bisogno in questa fase
storica è che le nostre comunità cristiane divengano un luogo di confronto e di
dialogo fraterno, di attenzione al legame inscindibile tra verità e carità. Esse
devono offrire, nel modo più semplice e ampio possibile, occasioni e strumenti
che permettono a tutti i cristiani, e anzi a tutti gli uomini di buona volontà, di
poter compiere una riflessione culturale che attinga alle profondità
dell’antropologia biblica. Questo lavoro culturale potrà diventare anche
riflessione sulla regolamentazione giuridica delle unioni di fatto. Essa non potrà
prescindere da una concreta attenzione ai valori della famiglia, né potrà
adottare uno “status” giuridico analogo a quello della famiglia. Ci si dovrà invece
avvalere del diritto comune, apportando anche opportune modifiche alla
normativa attuale.
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Le sfide che la famiglia deve affrontare sono grandi. I cristiani hanno un
compito difficile e appassionante. Lo avete anche voi giovani che vi state
preparando al matrimonio e che lo celebrerete nella liturgia sacramentale.
Dobbiamo passare da un atteggiamento prevalentemente difensivo ad una
accentuazione della dimensione propositiva. I testimoni che abbiamo ascoltato
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oggi diventano uno stimolo perché anche voi tutti diventiate tali in una vita
matrimoniale vera e bella perché vissuta secondo il Vangelo.
Auguri a tutti.
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