Egregio Signore - Comune di Bergamo

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Il discorso del Sindaco Roberto Bruni sulla democrazia partecipata
Esistono oggi democrazie puramente elettorali e democrazie liberali. Mentre le
prime si limitano ad offrire ai cittadini libere elezioni, le seconde offrono anche
libertà civili, uno Stato di diritto, lo spazio per un ruolo attivo e da protagonista
della società civile e mezzi di informazione liberi e pluralisti.
La democrazia partecipativa, poggia sui solidi pilastri della democrazia liberale
costruiti da Locke, Montesquieu, Mill e altri illustri teorici che operarono qualche
secolo fa.
Il nostro Paese oggi rischia un passaggio rapido da una democrazia liberale a
una puramente elettorale.
Il sintomo più evidente di questa "malattia democratica", propulsore delle
esperienze partecipate, si coglie, in particolare, nella tendenza alla
partecipazione decrescente alle consultazioni elettorali e nella divaricazione
progressiva tra cittadini e Istituzioni, basata sulla percezione di uno Stato
sempre più distante.
Ormai da tempo si è persa la fiducia nella corrispondenza fra attività pubblica e
interesse collettivo, ed è sotto gli occhi di tutti la non completa corrispondenza
tra l'azione dello Stato, delle amministrazioni locali e delle agenzie di settore e
l’interesse generale.
Di fronte a questa crisi democratica, la visione partecipativa è radicale, chiede di
rivoluzionare le cose, di proporre nuovi modelli di governance e nuovi attori.
E’ necessario che gli amministratori si impegnino sempre più in processi
decisionali di partecipazione attiva, per creare una cittadinanza cosciente e
capace di decidere in modo informato, frenando i processi di esclusione e
alimentando quelli di inclusione.
Il coinvolgimento dei cittadini è spesso interpretato come valore in sé; ma non
sempre il coinvolgimento formale corrisponde ad un sostanziale progresso verso
un metodo democratico e partecipativo.
Laddove il coinvolgimento è solo formale, la partecipazione dei cittadini al
governo del territorio, è una consultazione “di facciata”, su decisioni già prese,
con possibilità di modifica limitate e riservate ad aspetti marginali. Predomina la
comunicazione monodirezionale e l’obiettivo principale è la cattura del
consenso: si tengono “eventi” pubblici “patinati”, con un linguaggio molto tecnico
o in “politichese”, difficilmente accessibile ai non “addetti ai lavori” che, da un
lato, trasmettono ai cittadini la sensazione di un grande sforzo progettuale, di
inclusione e di una grande attenzione dei decisori nei loro confronti, e dall'altro li
lusingano con la presenza nel quartiere di personale politico e tecnico-scientifico
nell’immaginario collettivo considerato inaccessibile, come il Sindaco, gli
Assessori e gli alti funzionari. Le modalità di comunicazione, in questo contesto,
derivano direttamente da quelle della propaganda politica.
Diversamente, laddove il coinvolgimento è sostanziale, l’atteggiamento è
costruttivo e l'interazione sociale usata in senso creativo. Qui la partecipazione
acquista significato per far emergere e mettere in discussione i bisogni,
sospendendo il giudizio sulle coalizioni di interesse già in campo. Ciò porta a
definire nuovi quadri sociali di significato, capaci di conferire potenza a soggetti
sociali deboli, marginali, esclusi.
Questo tipo di partecipazione è caratterizzato da una sorta di "interattività": si
tratta di coinvolgere il più ampio numero di attori in un processo di costruzione
pubblica delle scelte in cui è fondamentale ascoltare.
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Bisogna però guardarsi dalla facile retorica dell'ascolto: ascoltare significa
osservare le pratiche concrete, raccogliere le voci degli interessati e dei
coinvolti, essere attenti ai loro suggerimenti, ma soprattutto riconoscere
pertinenza e significato alle forme di conoscenza e di costruzione di senso
proprie dei soggetti estranei all'amministrazione.
Se la disponibilità degli amministratori e delle Istituzioni si traduce in una
semplice raccolta di informazioni, la partecipazione è ridotta a un simulacro di se
stessa.
Ascoltare significa per l’amministratore attento sospendere il proprio giudizio,
mettere in discussione le proprie scelte, accettare la critica radicale dei propri
fondamenti conoscitivi, praticare autocritica. E’ indispensabile andare alla radice
delle cose, mettere in discussione posizioni consolidate, elementi che sembrano
acquisiti, immodificabili, "dati di fatto".
Assumere un atteggiamento radicale comporta inevitabilmente anche la verifica,
cioè la contestazione, dei punti di vista e degli argomenti dominanti, spesso
funzionali al mantenimento dello status quo, degli equilibri di potere consolidati.
Diventa decisivo riconoscere e valorizzare le modalità di conoscenza dei
cittadini.
Nella forma di democrazia partecipativa formale o anche conservatrice esiste
solo una trasmissione (monodirezionale) di informazioni. Al contrario, dove
esiste una vera e sostanziale partecipazione c’è sì trasmissione di informazioni,
ma finalizzato ad una vera comunicazione, all’apprendimento reciproco, alla
forte interazione tra cittadinanza e amministrazione pubblica.
La partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, come singoli o associati
riveste un ruolo cruciale nella gestione della cosa pubblica; rappresenta
un’occasione per ricercare un rapporto di fiducia tra i cittadini e l’Istituzione
municipale.
Lo sviluppo della partecipazione delle cittadine e dei cittadini nella gestione della
res publica è un tema strategico per l’Amministrazione comunale di Bergamo
che intende, a partire da un’idea di cittadinanza “attiva”, che non si esaurisce nel
momento elettorale, promuovere il coinvolgimento nei processi di governo dei
singoli cittadini e cittadine e della grande rete di associazioni economiche,
sociali, culturali che caratterizzano la città.
Per perseguire questo obiettivo, le 7 Circoscrizioni amministrative in cui è
suddiviso il territorio cittadino, è fondamentale che partecipino
all’amministrazione della città in modo attivo e responsabile e favoriscano, a loro
volta, la partecipazione dei cittadini al governo della città.
Si punta in particolar modo a sviluppare la funzione partecipativa delle
Circoscrizioni, valorizzandone il carattere di spazio di dialogo e confronto tra
l’Amministrazione e i cittadini e rafforzandone il peso nei processi decisionali
relativi alle scelte strategiche.
L’intento è quello di estendere il dibattito a tutti i soggetti interessati,
coinvolgendo il maggior numero di attori nell’ambito istituzionale e associativo in
un confronto che sia il più allargato e partecipato possibile.
La promozione del diritto alla partecipazione di tutta popolazione (art.17 del
D.Lgs. 267/2000) passa anche attraverso il riconoscimento del diritto di voto
attivo e passivo ai cittadini stranieri regolarmente residenti.
In merito a ciò, dopo un’attenta analisi di analoghi provvedimenti adottati da altri
Comuni italiani e coerentemente sia con la mozione che con il recentissimo
progetto di legge ANCI, la possibilità di estendere l’elettorato attivo e passivo
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agli stranieri extra UE è un obiettivo politico importante che l’Amministrazione
comunale di Bergamo si è posto di raggiungere entro fine legislatura (2009).
Crediamo nel Bilancio Partecipativo come momento culminante del processo
partecipativo. La discussione delle proposte di Bilancio, con particolare
riferimento agli obiettivi e alla distribuzione degli investimenti pubblici, ha come
obiettivo il coinvolgimento dei cittadini nei processi e nei procedimenti
tradizionalmente considerati riservati ai rappresentanti politici.
L’Amministrazione comunale di Bergamo ritiene che il Bilancio Partecipativo sia
uno strumento chiave per rivitalizzare la democrazia a livello municipale.
L’Amministrazione ha anche iniziato a sperimentare processi decisionali
partecipativi anche in altri settori dell’agire amministrativo, con particolare
riferimento alla progettazione di alcune opere pubbliche (Zone 30) o interventi
urbanistici (Programmi Integrati di Intervento).
Inoltre, riteniamo fondamentale puntare sullo sviluppo dell’ e – government, un
potente strumento di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini ai processi
decisionali evolvendo verso modelli innovativi di e – democracy.
Anche in ambito internazionale e in particolare europeo, si fa sempre più strada
l’aspirazione ad una democrazia non più solo rappresentativa, ma,
tendenzialmente, sempre più partecipativa, a norma dell’art. 47 del Progetto di
Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa.
Il Progetto di Costituzione riafferma i diritti legati alla cittadinanza europea e
definisce per la prima volta i fondamenti democratici dell'Unione, i quali si
basano oltre che sul principio di uguaglianza democratica e sul principio di
democrazia rappresentativa, sul principio di democrazia partecipativa.
La partecipazione democratica diventa così uno dei pilastri del funzionamento
dell'Unione. Si tratta di un’innovazione fondamentale che introduce per la prima
volta la nozione di democrazia partecipativa nel paesaggio politico europeo.
Tale misura fornisce dunque ai cittadini europei intenzionati a denunciare il
«deficit democratico europeo» i mezzi per far sentire direttamente la loro voce.
Questa innovazione si associa agli sforzi che hanno portato al chiarimento della
ripartizione delle competenze e alla semplificazione degli strumenti giuridici e
che mirano, infine, ad avvicinare il cittadino alle Istituzioni comunitarie.
L’art. 47 ricorda altresì che le Istituzioni mantengono un dialogo aperto,
trasparente e regolare con le associazioni rappresentative della società civile e
che la Commissione procede ad ampie consultazioni delle parti interessate.
Il tessuto istituzionale europeo dichiara dunque la propria volontà di accoglienza
delle istanze dei Popoli e non solo degli Stati come ha prevalentemente fatto
finora.
Dietro agli articoli 46 e 47 del Titolo VI del Trattato è possibile infatti leggere un
percorso potenziale di riavvicinamento della società civile alle Istituzioni, con
una ricomposizione di modalità espressive articolate che una democrazia
evoluta richiede. Ricomporre, in un’unica forza costituente, democrazia
rappresentativa e democrazia partecipativa risponde all’esigenza di codificare in
maniera più articolata il bisogno di “voice” più complesso che le tante società
europee oggi esprimono.
La democrazia “a due vie” richiamata dagli articoli 46 e 47 del Trattato, dà
riscontro all’esigenza dei cittadini europei di avere a disposizione più modalità
per rappresentare i propri interessi: il sistema elettivo è fondamentale, ma
limitato rispetto alle esigenze che maturano in continuità temporale all’interno
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delle società europee. C’è bisogno infatti di avere più sedi e più strumenti di
espressione degli interessi, al di là della sola elezione dei rappresentanti politici.
La moderna società europea è una società cambiata, maturata e più
consapevole che, come ha dimostrato recentemente infliggendo una battuta
d’arresto al processo di ratifica del Trattato costituzionale europeo, chiede di
essere ascoltata, desidera capire e condividere, vuole avere voce all’interno di
un’istituzione europea a sua volta sottoposta a un processo di profondo
cambiamento. Pena una distanza sempre più incolmabile tra la società civile e
le Istituzioni, a partire dal livello nazionale.
La democrazia partecipativa ha la sua forza e la sua caratterizzazione nella
capacità di ravvicinare la vita delle Istituzioni alle esigenze dei cittadini, ma
anche di migliorare l'efficacia della funzione pubblica, la capacità di percezione e
risposta della pubblica amministrazione.
La democrazia partecipativa è quindi una risorsa per lo sviluppo locale e per la
coesione sociale, una risorsa per la vita e l'identità delle comunità; così come
scrisse J. Stuart Mill nel suo Saggio “Considerazioni sul governo
rappresentativo”: “Ancora più salutare è il vantaggio acquisito con la
partecipazione, sia pur rara, del cittadino privato alle questioni pubbliche. Egli è
ivi chiamato a preoccuparsi di interessi che non sono i suoi; ad essere guidato,
in caso di pretese in conflitto, da una norma diversa da quella suggerita dalla
sua mentalità individualistica; a mettere incessantemente in pratica dei principi e
delle massime la cui ragion d’essere è il bene pubblico. Ed egli trova in genere
al suo fianco, in tale attività,persone più adusate a queste idee e a questo
genere di attività; vicinanza che gioverà a fagli maggiormente comprendere gli
interessi della collettività e a stimolarne il sentimento. Egli impara a sentire che
fa parte di una collettività e che l’interesse pubblico è anche il suo”.
Roberto Bruni
Sindaco di Bergamo
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