Relazione del laboratorio del giorno 20/12/2011 Rosalinda Maselli I ragazzi della terza B del liceo F. D'Ovidio di Larino sono stati i protagonisti di un incontro pomeridiano svoltosi a scuola nel pomeriggio del giorno 20/12/2011. Gli studenti, insieme alla loro docente di latino hanno invitato un ospite per il loro incontro, la professoressa Alessandra Messere per occuparsi dell'epigrafe del “Senatus Consultum”. Il S.C. È una fonte diretta del primo secolo dopo Cristo, una legge che servì a reprimere la “fraus” (un comportamento ingannevole per illudere le norme vigenti) da parte dei giovani di rango senatorio ed equestre. L'epigrafe è un testo lacunoso e per integrare le parti mancanti abbiamo esaminato i documenti di Tacito, Svetonio e Papiniano che erano rispettivamente due storici e un giurista ed erano contemporanei all'anno dell'emanazione del S.C. I giovani appartenenti alla classe sociale equestre o senatoria volevano “essere liberi”, non nel senso di nascere liberi (perché già lo erano) ma non volevano incorrere ad impedimenti giuridici, per esempio il matrimonio obbligatorio. Per diventare “infami” (quindi per essere liberi) due erano gli espedienti più comuni: la pubblica ignominia per esempio dichiararsi debitori e farsi intentare un processo fittizio quindi andare sotto processo per comportamenti immorali. Molte ragazze per essere libere diventavano prostitute e invece altri ragazzi partecipavano a spettacoli teatrali o a giochi nelle arene, quindi attraverso il S.C. viene vietato al lanista, all'impresario teatrale e ai lavoratori di assumere membri appartenenti alle classi sociali in questione. Nell'epoca romana le donne erano completamente sottoposte al potere del padre (durante la giovinezza) e del marito, erano le detentrici provvisorie del patrimonio familiare quando i mariti erano in guerra. Con Augusto l'adulterio femminile diventerà un crimine punibile dalla società, ma fino a quel momento l'adulterio veniva punito in casa, o dai padri che potevano uccidere l'adultera o l'infedele o dai mariti che potevano uccidere soltanto l'infedele.