EPIFANIA DI N.S. GESÙ CRISTO Prostrati, lo adorarono Cattedrale di Ventimiglia, 6 Gennaio 2005 Aprite le porte a Cristo e alla sua potenza salvifica, spalancate le porte del vostro cuore e della vostra intelligenza al messaggio di Cristo, che è annuncio di salvezza, di liberazione e di vera promozione umana. Ritroviamo questi forti messaggi, lanciati anni fa dal Santo Padre, proprio nella solennità dell’Epifania che oggi celebriamo. I Magi, per arrivare a Betlemme, fanno un lungo viaggio. Ma per loro fu certamente più lungo quello interiore, nel ricercare Dio, che non quello fatto a piedi, con tutto il loro seguito. La vera e grande decisione dei Magi è quella di mettersi in strada e, giunti alla meta, di aprire i loro occhi e le porte del loro cuore al segno di un Bambino; quindi – come si legge nel Vangelo – di prostrarsi e adorarlo (cfr. Mt 2,11). Proprio per questo essi assurgono a modelli privilegiati per l’uomo in cammino verso Dio, di quell’uomo che, sradicato dal paradiso, ne conserva comunque un istintivo e profondo richiamo, espresso nel desiderio di felicità, quella che non trova sulla terra il totale appagamento. Ma vi è di più. I Magi sono anche il simbolo della Chiesa che, nell’adorazione, vuole restituire a Dio il suo giusto primato in mezzo ad una società che, al contrario, adora ben altri idoli, mettendo sempre più al centro dei propri interessi ciò che è soltanto effimero e deludente. Essi, dunque, sono il modello di coloro che, da sempre, sostano davanti ai tabernacoli delle chiese di tutto il mondo dove quel Bimbo è realmente presente, sotto le specie eucaristiche, in corpo e sangue, anima e divinità. Dopo aver adorato in Gesù la trascendenza di Dio, i tre Saggi aprono i loro scrigni ricchi di oro, incenso e mirra. Di fronte a questi doni, certamente simbolici, è lecito ravvisare non soltanto il riconoscimento della divinità, della regalità e dell’umanità di Cristo, ma anche i tesori di grazia e di bene presenti nel mondo. Nell’oro, sono espressi tutti i preziosi atti di generosità, di bontà, di solidarietà che non sono mai mancati e che si esprimono soprattutto in catene di solidarietà quando eventi catastrofici piegano popolazioni e paesi interi alla devastazione e alla morte. Gesù Cristo si è reso a tal punto solidale con i suoi fratelli più poveri e sofferenti da affermare: Quel che voi avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40). Nella mirra, balsamo profumato, tanto offerto all’ospite, quanto usato per onorare le spoglie dei defunti, impreziosite dalla passione e dalla morte del Salvatore, sono rappresentate le sofferenze dell’umanità intera. Con i Magi, in adorazione ai piedi di Gesù, sono tutti coloro che, seppur provati 1 dal dolore e sottoposti al dramma della morte, trovano conforto e sostegno nella certezza che se l’amore di Dio non ci preserva da ogni dolore, in ogni dolore ci preserva dalla disperazione. I Magi sono portati a Betlemme da una stella. Abitualmente in essa si ama vedere la luce della fede che conduce gli uomini a Dio, ma è interessante vedervi anche l’immagine e il ruolo materno di Maria. Ad Jesum per Mariam, a Gesù per mezzo di Maria, dicevano gli antichi Padri. Anche Maria rappresenta senza dubbio l’immagine della perfetta adoratrice e, nel contempo, è la “strada” che conduce a Gesù. Anzi, è quella nobile stella nata da Giacobbe – come canta San Bernardo in una delle sue celebri omelie (In laudibus Virginis Matris, II, 15) – il cui raggio illumina l’universo mondo, il cui splendore brilla nei cieli. Per questo il Santo esortava: Oh, chiunque tu sei, tu che avverti che nel flusso di questo mondo stai ondeggiando tra burrasche e tempeste invece di camminare sicuro sulla terra, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere sopraffatto dalle tempeste! Se si alzano i venti della tentazione, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. ... Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria. Non s’allontani dalla tua bocca, non s’allontani dal tuo cuore (cit.). Oggi come ieri, Gesù ci incontra sulle strade della vita e ci aspetta davanti ai suoi tabernacoli. Con la forza del suo Spirito e con la sua presenza nell’Eucaristia, egli c’interpella, ci converte, c’infonde gioia, suscita ardore e ci spinge a diventare messaggeri della sua Parola. Per mezzo dell’Eucaristia Gesù vuole rimanere perennemente accanto a quelle persone che soffrono nel loro corpo e nel loro spirito; vuole essere vicino a tutte quelli che fuggono, assorbiti dal loro lavoro e dai loro affari; oppure, lontani dalla fede, non conoscono la strada della Chiesa, ma s’interrogano in mille modi sul senso della propria esistenza e sul destino dell’uomo. Per mezzo dell’Eucaristia Gesù si accompagna con tutti, anche con quella gioventù inquieta che è alla ricerca di particolari sensazioni, nel desiderio inconscio di respirare - come confessava Sant’Agostino - l’aria limpida e pura della libertà e della verità (cfr. S. Agostino, Conf. 5,11,21). Nell’anno dedicato all’Eucaristia, il Papa sul suo biglietto di auguri, sotto la scena natalizia, non ha scritto altro che questa frase: Adoro Te devote. Sì, impariamo ad adorare di più Gesù nelle nostre Chiese e maggiormente lo manifesteremo al mondo. Se sapremo piegare le ginocchia, come i Magi, maggiormente l’incenso della nostra preghiera salirà in alto e si trasformerà in benefica pioggia di grazie su tutta l’umanità. 2