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FAIB Informa 23
Anno IX Circolare della FAIB Confesercenti Tel. 06-47251 Fax 06-4740750
del 13.04.2005
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I prezzi dei carburanti
LA VARIABILE DEL PETROLIO
di Pietro Rosa Gastaldo
Segretario nazionale della Faib/aisa Confesercenti
L’elevato
prezzo
del
petrolio
è
fonte
di
preoccupazioni per tutti.
50 $ al barile, con spinte al
rialzo piuttosto che al
ribasso.
Le ragioni sono note.
E’ una mina vagante per le
economie
dei
Paesi
industrializzati.
Nel non lontano gennaio
1999 il greggio era sceso
sotto i 10 dollari u.s. al
barile e da allora, con un
continuo altalenarsi di rialzi,
è cresciuto in modo
considerevole e da mesi è
stabilmente sopra i 50
dollari al barile.
Perdurerà questo elevato
livello di prezzi? Per quanto
tempo ancora? Quali sono e
quali saranno gli effetti per
il sistema distributivo dei
carburanti e quale l’impatto
per le economie occidentali?
Osservando le previsioni
degli analisti per tutto il
2005 in Brent, il greggio di
riferimento nel mercato
europeo, rimarrà ben sopra i
La forte domanda dei Paesi
asiatici è in crescita e non
pare arrestarsi. Avvengono
periodici collassi produttivi,
che spesso
interessano
alcuni paesi produttori o
alcune raffinerie. Influisce
l’andamento delle riserve
strategiche
USA,
in
particolare, e l’andamento
del clima. Interviene la
speculazione dei mercanti
internazionali di greggio,
che colgono le debolezze
del sistema per trarne grandi
vantaggi finanziari.
Vi è poi incapacità dei Paesi
industrializzati, fra i primi
l’Italia, di costruire serie
fonti energetiche alternative
o pulite, che costituiscano
una soluzione sostitutiva
all’uso della risorsa fossile.
Sul prezzo del greggio, poi,
conta in modo decisivo il
tasso di cambio fra l’euro ed
il dollaro u.s. deprezzato,
quest’ultimo, per oltre il
38% del suo valore, per la
scelta compita dagli Stati
Uniti di svalutare la propria
valuta
per
rilanciare
l’economia.
I dati percentuali sulla
crescita del costo del
greggio nel 2005, sul 2004 e
sul
2003,
sono
impressionanti.
L’andamento di crescita dei
prezzi ad aprile 2005 è di
più 55% su aprile 2004 e del
100% su aprile 2003.
Le previsioni per il 2006
non sono migliori.
Secondo le analisi più
In questo numero:
1 La variabile del petrolio
Di Pietro Rosa Gastaldo
2
attente,
valutando
la
domanda delle economie
emergenti, la dimensione
della loro scala e la ripresa
delle economie occidentali,
il prezzo nel 2006 sarà
costantemente sopra i 50
dollari al barile, con picchi
oltre i 60/70 $ u.s. possibili
già dal 2005.
Fino ad ora l’impatto del
greggio è stato abbastanza
ben
sopportato
dalle
economie occidentali, anche
se
non
si
deve
sottovalutarne l’incidenza
sul tasso d’inflazione e sul
PIL.
La ripresa delle economie
occidentali
ne
ha
parzialmente risentito e di
ciò sono molto preoccupati i
governatori delle banche
centrali e la stessa Banca
Centrale Europea.
L’Opec, ed in particolare
l’Arabia Saudita, stanno
compiendo ogni sforzo per
compensare l’impatto della
crescita della domanda,
aumentando fino al limite la
propria capacità produttiva,
che però ha un tetto
massimo
strutturale
di
produzione.
Tutte le variabili, dunque,
depongono per un periodo
di prezzi molto sostenuti del
greggio ed è inevitabile
dover convivere in un
sistema economico che vede
il fattore “caro petrolio”
come fattore costante e
limitativo della crescita.
La decisione dei Paesi di
Eurolandia di allentare il
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vincolo della spesa aiuterà a
compensare
l’effetto
inflativo del costo del
greggio, e ciò aiuterà le
economie
occidentali,
purché non si ritorni a
politiche monetarie che
aumentino il costo del
denaro, bloccato da mesi al
due percento, in quanto
limitative dei necessari
investimenti per il rilancio
della
produzione
e
dell’economia.
ed il maggiore drenaggio
dell’IVA (il 20% del prezzo
finale dei carburanti) e dal
novembre 2001 ha registrato
entrate aggiuntive per circa
5,5 miliardi di euro.
Il caro greggio ha un forte
impatto per l’economia
italiana che dipende per la
quasi totalità da questa fonte
energetica.
Forse è giunto il tempo per
rivedere
le
politiche
energetiche
italiane,
indebolite dalla scelta di
uscita dal nucleare. Oggi, di
quella scelta, ne paghiamo
un caro prezzo e forse è
giunto il tempo di rivederla.
La produzione, il trasporto
delle merci e delle persone
patiscono l’effetto ed i costi
dell’aumento della materia
prima.
Già da mesi la mobilità delle
persone, unica variabile
modificabile
in
questo
contesto, in ragione della
vocazione al risparmio delle
famiglie, è data dai minori
consumi di carburanti.
Il Governo, secondo gli
intenti
del
ministro
dell’economia Siniscalco, ha
dichiarato che non ha alcuna
intenzione di intervenire a
limitare l’aumento del costo
dei carburanti, intervenendo
sulla componente fiscale che
costituisce i due terzi del
prezzo finale di benzine e
gasoli, come gli è stato da
più parti proposto.
L’Amministrazione
delle
Entrate sta incamerando
ingenti risorse, fra le accise
Se
l’economia
dovrà
convivere con il “caro
petrolio”,
i
cittadini
dovranno sopportarne i costi
generali
e
dovranno
abituarsi
al
“caro
carburanti”.
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