I GIOVANI ITALIANI NEL MONDO: L’ENTUSIASMO RIDIMENSIONATO? Lorenzo Prencipe Cenni storici Dopo l’Unità d’Italia, in un secolo e mezzo, il fenomeno migratorio ha coinvolto circa 28 milioni di Italiani (26 milioni dal 1876 al 1976 e circa 50.000 emigrati l’anno dal 1976 a oggi). Tali flussi umani hanno costituito nei diversi paesi di destinazione numerose comunità italiane, preoccupate - da un lato - di creare, sostenere e rinforzare i legami tra i connazionali emigrati e - d’altro lato - di non perdere (e, se possibile, favorire) il contatto e le relazioni con l’Italia. Storicamente, le comunità italiane nel mondo hanno esplicitato la loro partecipazione all’identità italiana creando vari tipi di associazioni come risposta alle esigenze e alle sfide del momento. Nascono e si diffondono, allora, le società di mutuo soccorso, le missioni cattoliche, i patronati, le associazioni regionali, quelle culturali e ricreative. Negli ultimi decenni è cambiata la fisionomia della presenza italiana nel mondo. Oggi (Aire, aprile 2008), contiamo circa 4 milioni di connazionali all’estero (di cui, il 57% in Europa e il 38% nelle Americhe), 60 milioni di oriundi e molti altri che fanno riferimento all’Italia. All’emigrazione tradizionale si sono aggiunte le generazioni di discendenti italiani ed una nuova componente giovanile qualificata, soprattutto con titoli accademici in ambiti scientifici e tecnologici. Senza dimenticare o cancellare la presenza nelle comunità italiane di 687.423 over 65 anni (il 18,4% del totale) e di 1.034.005 emigrati tra i 35 e i 64 anni (il 27,6% del totale), la rilevante componente giovanile ripropone con vigore la questione di quali adeguate e rinnovate forme di partecipazione perseguire per valorizzare e promuovere l’immagine e la realtà sociale, economica, professionale e culturale degli Italiani nel mondo. I giovani italiani nel mondo e l’Italia Rispetto ai loro genitori, il legame con l’Italia, il senso di italianità, riveste diverse implicazioni sociali, culturali e politiche che i giovani vogliono realizzare, coscienti di appartenere a società sempre più segnate dalla convivenza di persone con culture, tradizioni e religioni diverse. Molti nuovi esempi di aggregazione travalicano, infatti, il territorio di un solo Paese creando una rete transnazionale e mondiale. Molte associazioni, soprattutto quelle create da giovani per i giovani, superano la logica della mono-appartenenza regionale o nazionale per aprirsi più agli italofili che agli italofoni, cioè a chi ama o ha interesse a sviluppare relazioni con l’Italia indipendentemente dal Paese di appartenenza e dalla lingua parlata. In tale contesto è, allora, essenziale identificare, definire e proporre criteri, condizioni, occasioni, luoghi, strategie e mezzi idonei a promuovere e favorire la partecipazione dei giovani alla vita sociale, culturale e politica della comunità italiana nel mondo e le nuove e/o rinnovate forme di rappresentanza degli italiani presso le istituzioni nazionali, regionali e locali. A questo proposito, se l’associazionismo ha svolto e continua a svolgere un positivo ruolo di rappresentanza sociale e, a volte, politica, oggi la nuova realtà giovanile si chiede in che modo e con quali condizioni ci si può positivamente confrontare con gli organi istituzionali di rappresentanza come Comites, CGIE e parlamentari eletti all’estero. Per permettere ad ogni componente sociale di portare il suo specifico contributo alla “res publica” e al perseguimento del “bene comune”, proprio di ogni azione politica, è opportuno che ogni attore - partiti politici, organismi ufficiali di rappresentanza, associazioni tradizionali e nuove, rinnovate aggregazioni giovanili - riconoscano e accettino i loro rispettivi ruoli e competenze senza prevaricazioni e confusioni. Infatti, la costituzione di Comites e CGIE, l’ottenimento dell’esercizio di voto in loco da parte degli Italiani nel mondo con la successiva elezione dei parlamentari nella circoscrizione estero non sono la conclusione del processo partecipativo e di rappresentanza per quanti, soprattutto giovani, non vogliono delegare ad altri la gestione dei problemi sociali, educativi e culturali della comunità italiana nel mondo. 1a Conferenza mondiale dei giovani italiani Tali considerazioni e sfide hanno caratterizzato i lavori della Prima conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo che, voluta dal CGIE (il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e sotto l’égida del Ministero degli Esteri, dal 10 al 12 dicembre 2008, ha permesso a 424 giovani italiani nel mondo, provenienti da 48 paesi diversi, di ritrovarsi a Roma e di incontrare e confrontarsi con altri 200 giovani italiani residenti in Italia. I giovani provenienti dall’estero erano i rappresentanti della variegata presenza italiana nel mondo. Innanzitutto rappresentavano i 2 milioni di giovani con meno di 35 anni che sono il 54% dei 3.734.428 italiani residenti all’estero. Tra questi giovani, oltre a coloro che hanno emigrato personalmente, ci sono 1.280.065 di giovani italiani non nati in Italia, le cosiddette seconde, terze e quarte generazioni il cui legame con l’Italia è diverso, ma non inferiore a quello dei genitori. Tale legame, infatti, riveste diverse implicazioni sociali e culturali che i giovani vogliono affrontare consapevoli di vivere in due mondi (quello del Paese d’origine e quello del Paese di residenza) e insistendo su una maggiore cooperazione economica e culturale tra i due Paesi. Erano inoltre rappresentati i giovani laureati italiani che non trovando sbocchi professionali e lavorativi in patria, si recano sempre più numerosi all’estero. Non è mancata neanche la rappresentanza dei quasi 50 mila studenti che frequentano le università in altri Paesi e di quei professionisti e lavoratori qualificati che passano una parte della loro vita lavorativa all’estero. Identità italiana e multiculturalismo I giovani presenti alla prima conferenza mondiale si erano preparati all’evento per due anni, partecipando ad incontri e dibattiti nazionali e continentali. Sono venuti a Roma per lavorare e lo hanno fatto con serietà. Si sono, innanzitutto conosciuti tra loro; hanno condiviso idee ed esperienze; hanno formulato proposte ed iniziative in favore delle nuove generazioni italiane all’estero; hanno fatto conoscere, un po’ di più, l’Italia nel mondo ai giovani italiani rimasti in Italia. Ripartiti in 5 gruppi tematici hanno, così, discusso di identità italiana, di lingua e cultura italiana, di lavoro, di informazione e di partecipazione e rappresentanza con l’obiettivo primario di offrire il loro contributo di riflessione e proposte (più che chiedere qualcosa all’Italia) per il futuro dell’Italia nel mondo. I giovani presenti nel gruppo di lavoro su “identità italiana e multiculturalismo” hanno sottolineato che «l’identità non è un fatto, bensì un processo dinamico che scaturisce da una scelta e che si costruisce nella quotidianità attraverso esperienze vissute, condivise e trasmesse. Anche l’italianità ha queste caratteristiche ed è il risultato della dimensione globale in cui oggi siamo inseriti noi giovani. L’italianità oggi si manifesta in molteplici forme che rispecchiano la diversità delle identità italiane nel mondo; il nostro essere italiani in questo modo è espressione del pluriculturalismo che ha caratterizzato e caratterizza a tutt’oggi l’esperienza della migrazione nelle varie generazioni. Oggi gli italiani nel mondo sono coloro che per primi hanno lasciato l’Italia, spesso spinti dalla necessità, alla ricerca di migliori possibilità, e i loro discendenti; ma sono anche i giovani delle nuove generazioni che continuano a partire per crescere professionalmente e contribuire in questo modo anche alla crescita dei Paesi in cui si inseriscono e all’immagine dell’Italia nel mondo». Hanno riaffermato di essere Italiani che vogliono continuare ad esserlo nella loro nuova realtà di vita a cavallo di due mondi, di essere pronti e disponibili a diventare interlocutori dell’Italia (a livello istituzionale, professionale, educativo, della promozione del made in Italy) se questa lo vuole, di non voler accettare passivamente gli stereotipi semplicisti che li etichettano, di voler animare un social network, come spazio in cui poter dialogare, crescere professionalmente, vivere insieme le varie esperienze, di voler creare un data base delle professionalità italiane nel mondo in modo da fare rete e potenziare i legami. Pur consapevoli dell’attuale crisi economica mondiale, i giovani invitano le istituzioni italiane a non tagliare meccanicamente e acriticamente quello che sembra “meno utile” e cioè la lingua e la cultura italiana nel mondo, pena un continuo ed inesorabile declino dell’italianità. Aspettative e prospettive future È questo che i giovani hanno detto e che si aspettano dalle istituzioni italiane: non relegare nel dimenticatoio delle iniziative riuscite la prima conferenza mondiale, ma coinvolgere gli stessi giovani nelle nuove proposte di legami strutturali tra Italiani in Italia e Italiani nel mondo… A questo proposito uno degli impegni esplicitamente assunti dal Sottosegretario agli Esteri, il Sen. Mantica, è stato quello di non chiudere la finestra comunicativa del blog… I giovani si aspettano, allora, che qualcuno (da parte delle istituzioni) batta un colpo. Le aspettative e gli entusiasmi dei giovani italiani nel mondo possono, però, essere ridimensionati, smorzati e forse del tutto spenti da quanto avvenuto nel dopo conferenza. Infatti, nell’affannoso agitarsi governativo per reperire più risorse possibili anche gli Italiani all’estero sono stati duramente coinvolti. In tale prospettiva, la III Commissione Affari Esteri-Emigrazione ha espresso parere favorevole alla conversione in legge del dl 30 dicembre 2008, n. 207, di cui l’articolo 10 differisce il termine (previsto per il 20 marzo 2009) per convocare le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all’estero (Comites) a data da stabilirsi entro il 31 dicembre 2010. Il rinvio delle elezioni dei Comites determina, di conseguenza, anche quello del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE), rinnovato l’ultima volta nel giugno 2004. Il rinvio delle elezioni di Comites e CGIE è motivato soprattutto da manovre di contenimento di spesa e di razionalizzazione della stessa. Infatti, 7 milioni di euro destinati alle elezioni dei Comites e 1 milione di euro per quelle del CGIE dovrebbero confluire sui capitoli di spesa per l’assistenza ai connazionali nel mondo e per le attività educative, scolastiche e culturali degli italiani all’estero, anche se emergono forti perplessità sulla reale riallocazione di queste risorse. Ad ogni modo, questi recuperi di spesa (8 milioni di euro), rinviando le previste scadenze elettorali e congelando per un po’ la democrazia, dovrebbero così attenuare, nelle intenzioni del governo, gli ingenti tagli predisposti dalla Finanziaria 2009 di Tremonti sugli Italiani residenti all’estero, privati di 50 milioni di euro, tra cui 20 milioni per i corsi di lingua e cultura e 20 milioni per l’assistenza. L’altro grande motivo invocato per rinviare le normali elezioni di Comites e CGIE risiede nell’intenzione del governo di voler riformare la legge istitutiva dei Comites, anche in considerazione del fatto che, con l’elezione da parte degli italiani residenti all’estero di loro rappresentanti alla Camera e al Senato, vi potrebbero essere sovrapposizioni di competenze tra questi, il CGIE ed i Comites. Inoltre, un ripensamento, con relativa riforma, degli organi di rappresentanza degli Italiani residenti all’estero potrebbe coinvolgere maggiormente la partecipazione dei giovani in tali organismi di rappresentanza, così come rivendicato dai giovani e approvato dalle istituzioni durante la Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. Allo stato attuale delle proposte di riforma dei Comites non vi è traccia di rappresentanza concreta dei giovani, dimenticando così una delle promesse fatte durante la Conferenza di dicembre scorso. In questo modo, la decisione del Governo di rinviare le elezioni dei Comites produrrà probabilmente solo più frustrazione in quei giovani che, avendo attivamente partecipato alle preconferenze Paese e Continente e alla Conferenza mondiale, potevano costituire la principale risorsa di rinnovamento dei Comites presenti nel mondo. È forse utile rileggersi il documento finale su “partecipazione e rappresentanza”, redatto dai giovani durante la Conferenza mondiale, dove si ricorda: «Vogliamo fortemente affermare che la volontà di partecipazione e di rappresentanza che ha animato il nostro gruppo tematico durante tutto lo svolgimento della Conferenza sarà pienamente realizzata se i criteri di scelta e rappresentanza, in ogni tipo di occasione, saranno sempre più oggettivi, trasparenti e pubblici, se gli eletti all’estero si renderanno sempre più presenti nei Paesi delle loro circoscrizioni di elezione e se sarà fatto tutto il necessario per garantire a tutti gli italiani la “cittadinanza” fortemente voluta». Se i giovani a Roma hanno manifestato la loro voglia e disponibilità a contribuire alla realizzazione di una “italianità” plurale e interculturale, le istituzioni italiane pur ribadendo di voler valorizzare le potenzialità di questi giovani, di fatto - attraverso le scelte politiche ordinarie - continuano a ridimensionare gli entusiasmi e a spegnere le speranze di queste nuove generazioni italiane all’estero. Nonostante tutto, i giovani sono consapevoli che a Roma è stato fatto solo il primo passo. E che, ora, si tratta di continuare a camminare insieme tra italiani in Italia e italiani nel mondo, tra istituzioni ed organi di rappresentanza, per costruire quella rete di collaborazioni utile e necessaria per tutti, perché capace di far entrare in un mondo spesso provinciale e rinchiuso sui problemi locali quell’apertura all’altro, veicolata dalle nuove generazioni italiane del mondo.