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Informazioni dalla stampa:
22/02/2007
La Stampa
Pag. 47
ED. NAZIONALE
a. "COSÌ LA CHIMICA VINCE L'ALZHEIMER" HA RILETTO L'EVOLUZIONISMO
I misteri del cervello Il neuroscienziato Steven Rose fa il punto: è una follia voler
"migliorare" la mente, ma cureremo molte malattie
PIERO BIANUCCI
Cento miliardi di neuroni, quante sono le stelle di una galassia: è il nostro cervello,
l'oggetto più complesso e misterioso che ci sia. Eppure incominciamo a capirne i
meccanismi chimici. Con nuove tecniche di imaging possiamo vedere quali parti si attivino
mentre pensiamo o proviamo un'emozione. E si annunciano farmaci capaci di potenziare
l'apprendimento e la creatività, ma anche - cosa più preoccupante - di orientare il pensiero
e di influire sulle scelte morali. Ne parlerà Steven Rose, neuroscienziato di fama mondiale,
oggi a Torino in una lezione magistrale del ciclo «I Nove Maestri». Professor Rose, la
biologia molecolare ha permesso grandi progressi nella comprensione del cervello. Ci
aiuterà a capire aspetti della mente come i sentimenti o la razionalità? «I passi avanti nelle
neuroscienze, frutto della genetica e di tecniche di imaging cerebrale come la risonanza
magnetica funzionale, ci aiutano a decifrare i processi molecolari che avvengono quando
una persona pensa, ricorda, prende decisioni, prova sensazioni, compie scelte morali. Ma
ciò non significa capire la natura del pensiero e dei sentimenti, così come conoscere ossa e
muscoli di una persona non ci permette di sapere in che direzione camminerà. Per capire
la mente dobbiamo prima capire la società, la cultura, la storia». Pensa che si possa trarre
vantaggi da droghe e psicofarmaci?
«Alcol, nicotina, cannabis: l'uso di droghe per distorcere le percezioni, alleviare il dolore o
cambiare umore è antico come l'umanità. Ma solo ora la società inizia a misurarsi con le
sostanze psicotrope di nuova generazione. Negli ultimi decenni abbiamo visto un forte
aumento del disagio psichico: nell'Unione europea circa 80 milioni di persone soffrono di
depressione. C'è chi sta meglio grazie ai farmaci. Ma la domanda è: perché c'è tanta
sofferenza mentale nella nostra società? Perché le donne depresse sono il doppio degli
uomini? E adesso dilagano le diagnosi di malattie psichiche tra i bambini come la sindrome
da iperattività. È giusto curarli con farmaci che rischiano di avviarli all'uso dell'ecstasy o
della cocaina?» Si dice che in futuro avremo farmaci per potenziare le prestazioni cerebrali
e magari migliorare, anche in campo etico, le nostre scelte. Che ne pensa? «Credo che si
debba essere molto cauti nel definire che cosa sia un potenziamento delle facoltà mentali.
Per esempio durante l'invasione dell'Iraq i piloti americani assumevano Modafanil, un
farmaco che acuisce l'attenzione. Il Ritalin si dà ai bambini perché si concentrino di più
sugli studi. Ma sono veri miglioramenti?» Quanto è ancora lontana la cura di malattie
neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson? «Benché entrambe dipendano dalla
morte di neuroni nel cervello e abbiano alcune somiglianze, in realtà l'Alzheimer e il
Parkinson sono molto diversi. Nel Parkinson muoiono cellule di una particolare zona del
cervello: si può rimediare almeno in parte e per un certo tempo usando un
neurotrasmettitore, la dopamina. Le cellule staminali offriranno una soluzione molto
migliore ma prima dobbiamo ancora risolvere questioni tecniche ed etiche. Nell'Alzheimer
la situazione è molto diversa. Non sappiamo ancora bene come vi contribuiscano fattori
genetici e ambientali che causano la morte massiccia di cellule. La malattia è progressiva e
per ora esistono pochi farmaci. Però la ricerca è attivissima. Ho fiducia che entro una
generazione saremo in grado di prevenire la malattia».
Steven Rose è professore di Biologia e direttore del «Brain and Behaviour Research
Group» alla Open University, in Inghilterra. I meccanismi della memoria,
dell'apprendimento e della plasticità cerebrale sono i temi ai quali ha dato i contributi più
importanti. Autore di molti libri di alta divulgazione, in Italia ha appena pubblicato Il
cervello del ventunesimo secolo (Codice edizioni). A lui si deve una lettura originale
dell'evoluzionismo, visto come interazione flessibile tra geni e ambiente naturale e sociale.
La sua lettura magistrale nel ciclo «I Nove Maestri» di «Torino Capitale mondiale del
Libro», in collaborazione con GiovedìScienza, si terrà oggi alle 18.45 al teatro Colosseo di
Torino.
Articolo di stampa, per il quale non è previsto il commento da parte della
redazione scientifica.
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