Mente e cervello
Neuroscienze, letteratura, filosofia e arte in dialogo
Inverno, Giuseppe Arcimboldo, 1573
Informazioni
Liceo di Lugano 2 - 6942 Savosa
www.lilu2.ch
L’ideatorio – Università della Svizzera italiana
www.ideatorio.usi.ch - [email protected]
www.brain2brain.ch
6 incontri pubblici per parlare di noi e del nostro cervello
comune di
VEZIA
Noi siamo il nostro cervello?
Miliardi di cellule nervose concorrono al funzionamento
della sorgente dei nostri pensieri: il nostro cervello. Il
ricordo, la conoscenza, la riflessione, il sogno, la logica e il
linguaggio, che sono il fondamento della nostra natura di
esseri umani, poggiano su una struttura molle, fatta di
carne. Persino la nostra capacità di percepire la realtà
attraverso i sensi dipende dalla complessa struttura del
nostro cervello: immagini, profumi, suoni e gusti si ritrovano così a danzare fra i nostri neuroni, restituendoci una
« visione ricostruita » del mondo.
Ma com’è possibile che la materia veda, senta, ami, parli?
Come possono le scariche dei neuroni dare origine a
sensazioni e pensieri soggettivi? E se noi siamo guidati da
processi neurochimici, se le nostre intenzioni sono iscritte
nelle nostre connessioni neuronali, come possiamo essere
quello che siamo? Se le nostre scelte e i nostri pensieri
scaturiscono da precisi meccanismi molecolari, che cosa
resta della nostra libertà?
ll percorso
Le più recenti scoperte delle neuroscienze rimettono,
dunque, in discussione alcuni dei capisaldi del nostro
‘modo di pensare noi stessi’ e della nostra cultura. Ponendo al centro della riflessione il rapporto mente-cervello, il
Liceo Lugano 2 e L’ideatorio dell’USI hanno invitato scienziati, filosofi, scrittori e artisti a discutere su questi temi,
in un ciclo di manifestazioni indirizzato agli studenti delle
scuole superiori e a tutto il pubblico delle persone interessate.
Storia della malattia di Alzheimer
Lo storico della scienza Matteo Borri (ricercatore presso
l'Università di Ginevra) parlerà della storia oramai centenaria delle ricerche intorno a una delle malattie oggi più diffuse e temute.
Lunedì 8 aprile 2013, ore 2030
Centro Civico, Vezia
Nel 1906 il medico tedesco Aloysius “Alois” Alzheimer osservò
post mortem al microscopio il cervello di una sua paziente e
descrisse un processo di disfacimento cellulare che non era
ancora mai stato osservato. Nel 1910 Emil Kraepelin, nell’ottava
edizione del suo manuale di psichiatria, inserì l’espressione Alzheimerische Krankheit, “costruendo” così una patologia che
dopo più di un secolo è divenuta tristemente famosa. Ma che
cosa aveva realmente osservato Alzheimer? Si trattava davvero
dei segni di una malattia diversa dalle altre già conosciute? Di
fronte a tali quesiti la comunità scientifica si divise polemicamente: l’accettazione dell’esistenza di una tale patologia era
legata alla possibilità concreta di osservare quanto descritto da
Alzheimer stesso. La storia delle ricerche sulla malattia di Alzheimer, dal primo caso clinico alla sua attuale definizione internazionale, si snoda durante l’ultimo secolo, seguendo le regole della
comunicazione scientifica. Dagli anni Cinquanta la malattia di
Alzheimer torna nuovamente d’attualità nel panorama scientifico
europeo fino a diventare, a partire dagli anni Ottanta negli Stati
Uniti, una delle maggiori cause di morte al mondo. La ricerca
storica svolta da Matteo Borri ha mostrato come alla comunità
scientifica europea dei primi decenni del ventesimo secolo fossero già note molte delle domande che ancora oggi guidano la ricerca medica e che sono al centro delle politiche sanitarie internazionali.
Matteo Borri si è laureato in ermeneutica filosofica
all’Università degli studi di Firenze con il professor Amedeo
Marinotti. Ha conseguito un perfezionamento in bioetica e
ha insegnato filosofia morale presso L’Università «La Sapienza» di Roma. È dottore di ricerca in storia della scienza (Università di Bari) e Docteur ès Lettres (Université de
Genève).
Svolge la sua attività presso l’Università di Ginevra: i suoi
interessi di ricerca riguardano principalmente la storia
delle neuroscienze e delle patologie neurodegenerative,
con particolare attenzione alle dinamiche di costruzione
del sapere in ambito psichiatrico e neurologico.
Autore di numerosi articoli in varie lingue, per il Mulino ha
pubblicato nel 2012 Storia della malattia di Alzheimer (con
un’introduzione di Paolo Rossi).
Attualmente sta ultimando una ricerca su Arti della memoria e neuroscienze grazie alla seconda metà del premio
Balzan per la Storia delle scienze conferito a Paolo Rossi
nel 2009.
Ultimo incontro
Martedì 23 aprile presso la biblioteca del liceo Lugano 2 il neuropsicologo Giuseppe Sartori (dell'Università di Padova) e il filosofo
Roberto Mordacci (docente presso l'Università Vita-Salute
S. Raffaele di Milano) si confronteranno sul tema della neuroetica.