Bloch, Marc - Dipartimento di Storia delle Arti

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Bloch, Marc
Approfondimento a cura di M. Mastrogregori tratto dal Dizionario della storiografia, Paravia Bruno
Mondadori
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/033.htm
Marc Bloch (Lione 1886 - Trévoux 1944). Storico francese. Figlio dell'antichista Gustave,
professore all'École normale supérieure e discendente d'una famiglia d'ebrei alsaziani, fu allievo
della scuola (1904-1908) di C. Pfister, G. Monod, A. Meillet, C. Langlois e C. Seignobos. Borsista
della Fondation Thiers (1909-1912) insieme con L. Gernet e M. Granet, fu poi professore nei licei
(1912-1913) e dal1919, dopo aver combattuto nella prima guerra mondiale, nell'università di
Strasburgo riconquistata alla Francia. Nel 1936 ottenne la cattedra di storia economica alla Sorbona.
Arruolatosi volontario nell'esercito francese all'inizio della seconda guerra mondiale, scampato alla
prigionia dopo la disfatta, si dedicò nuovamente all'insegnamento. Entrato nella resistenza
antinazista nel marzo 1943, fu catturato dalla Gestapo a Lione un anno dopo e fucilato il 16 giugno
1944.
LA FORMAZIONE. Durante gli anni della sua formazione integrò l'insegnamento tecnico della
storiografia "positivista" con tre esperienze fondamentali: l'attenzione per la sintesi storica proposta
da H. Berr, nel quadro della disputa di risonanza europea sull'oggetto e il metodo della conoscenza
storica; l'importanza riconosciuta alla geografia umana di P. Vidal de la Blache, di cui è traccia la
sua monografia sulla regione dell'Île-de-France (1913); l'interesse accentuato, come è testimoniato
dallo scritto Méthodologie historique (1906-1907), per la sociologia di E. Durkheim e di F.
Simiand, dai quali trasse il concetto dell'analyse storica contrapposta alla semplice description; alla
luce di esso poté affermare che la storia tradizionale «non ha esistenza scientifica» e che lo studio
degli eventi deve essere sostituito da quello dei fenomeni storici, «prodotto dell'analisi degli
eventi». Appartengono alla formazione di Bloch i primi studi sulla storia economica e rurale e la
ripresa programmatica dell'eredità di N.D. Fustel de Coulanges, come tradizione di storiografia
"difficile", analitica e centrata sullo studio delle institutions. Bloch respinse fin dall'inizio il filone
romantico della storiografia francese; criticando la Histoire de Franche-Comté di L. Febvre (1912),
rimproverava al suo futuro collaboratore «d'aver praticato più assiduamente Michelet che Fustel de
Coulanges».
LE FALSE NOTIZIE. Dopo l'esperienza della guerra concentrò la sua attenzione sul problema
delle "false notizie", che costituisce una maturazione del suo interesse per la trasmissione delle
testimonianze, e l'argomento del suo primo libro importante, I re taumaturghi, è una "falsa notizia"
di lungo periodo: la credenza nel potere sovrannaturale dei re di Francia e d'Inghilterra di guarire gli
scrofolosi. L'interesse per i rituali, che Bloch nutriva dai tempi della Fondation Thiers, si univa qui
all'attenzione per i fenomeni di psicologia collettiva (psicostoria) e di mentalità, studiati dai
durkheimiani all'università di Strasburgo. Ne risultò un'opera ancora oggi affascinante, che nelle
intenzioni dell'autore voleva essere «essenzialmente un contributo alla storia politica dell'Europa,
nel senso esatto del termine», ma, centrata com'era non sulla regalità come istituzione, bensì
sull'immagine collettiva della regalità, si rivelò come il primo esempio di una storia antropologica
del potere. Nell'atmosfera di collaborazione tra le discipline che s'era creata a Strasburgo egli trovò
un ambiente favorevole alle sue ricerche innovative: dagli studi sulle invenzioni medievali alla
proposta del metodo comparativo, fino ai rivoluzionari Caratteri originali della storia rurale
francese, una sintesi che non ha, come voleva Fustel, lunghi anni di analisi alle spalle, ma che
cercava di caratterizzare il sistema agrario francese spiegando i criteri di rotazione delle colture, la
forma dei campi, le norme giuridiche e gli strumenti tecnici con i principi e gli eventi
dell'organizzazione sociale. Le ipotesi qui formulate furono il punto di partenza della storiografia
agraria europea successiva.
DALLE "ANNALES" ALL'OPERA NON SCRITTA. Nel 1928 Bloch riprendeva insieme con
Febvre, anche lui docente a Strasburgo, un progetto elaborato con H. Pirenne nei primi anni Venti
per la creazione d'una rivista internazionale di storia economica e sociale. L'impresa diveniva ora
solo francese e nascevano, il 15 gennaio 1929, le "Annales". Iniziava così la collaborazione con
Febvre. «Né Bloch né Febvre», scrisse in seguito F. Braudel, «presi separatamente erano il più
grande storico francese del tempo, ma insieme lo erano tutt'e due». Progettavano insieme i fascicoli
della rivista, sceglievano i collaboratori, scrivevano, soprattutto, decine di recensioni che
esprimevano il punto di vista della rivista: l'esprit des Annales. Nello stesso tempo Bloch svolgeva
per la "Revue historique" un compito importante di presentazione della storiografia tedesca in
Francia. Con il trasferimento di Febvre a Parigi (1933) il peso della rivista venne assunto
maggiormente da Bloch. Questo non impedì l'elaborazione, accanto a molti altri studi, di Società
feudale, il grande affresco della società medievale che realizzava il progetto blochiano dell'analisi
storica di una struttura sociale: dalla formazione dei legami di dipendenza alle condizioni di vita e
alla mentalità, ai rapporti tra uomo e uomo, fino all'osservazione delle classi e delle forme di
governo. La sfida alla storia "positivistica", che s'esprimeva nel racconto di eventi militari e
diplomatici, non poteva essere più articolata. L'osservazione della società feudale, che Bloch
compiva sulla base di una conoscenza straordinaria delle principali fonti documentarie,
archeologiche e artistiche, si traduceva tuttavia in ragionato racconto, e la comprensione che ne
risulta è pienamente storica e non sociologica, come la definì Febvre. Ma quando comparve il
secondo volume della Société féodale l'Europa era di nuovo in guerra e da questo momento la
riflessione storica e l'azione diretta di Bloch s'intersecarono più volte: dopo la sconfitta e
l'occupazione nazista della Francia egli ne riassunse i motivi in un limpido scritto, La strana
disfatta (comparso postumo nel 1946, in Italia nel 1970): «Il mondo appartiene a coloro che amano
il nuovo» e lo stato maggiore francese, espressione d'una società e d'una intelligenza profondamente
vecchie, non poteva che soccombere; la sconfitta era stata morale e educativa, prima che tecnica e
militare. Vanno viste in questa chiave di intersezione tra azione e conoscenza tanto la disputa aspra
che oppose Bloch a Febvre nel 1941 sull'opportunità di pubblicare le "Annales" in zona occupata,
con l'autorizzazione dei nazisti (Bloch avrebbe voluto interrompere la pubblicazione, che invece
continuò senza la sua firma, tolta a causa delle leggi razziali), quanto la genesi tormentata
dell'Apologia della storia, un libro che avrebbe voluto rispondere al quesito «a che serve la storia?»
e che restò incompiuto, dopo aver conosciuto diverse redazioni, per il passaggio di Bloch dalla
riflessione all'azione nella resistenza clandestina. L'opera di Bloch, che costituisce il risultato
originale dell'innesto della sociologia durkheimiana sulla tradizione fusteliana, si caratterizza per
l'ideale d'una scienza analitica della storiografia e per la sua geniale originalità nell'invenzione di
nuovi problemi storici, cui fu sempre connessa una riflessione profonda sul metodo della ricerca.
Nei progetti di Bloch la storia sociale poteva convivere con la storia politica, come risulta dalle
Réflexions pour un lecteur curieux de méthode (1939) preposte a una storia della civiltà francese
mai scritta.
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