Test di autovalutazione a - dipartimento di economia e diritto

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Test di autovalutazione a.a. 2011-2012
Microeconomia
1. Date le seguenti curve di domanda e di offerta:
d
quantità domandata q = 1500 - 30 p
s
quantità offerta q = -100 + 10 p
Determinare, anche graficamente, il prezzo di equilibrio del mercato.
Quali effetti si hanno se viene fissato un prezzo massimo di 35?
2. Si definisca il concetto di elasticità della domanda al prezzo.
ii) Si spieghi da cosa dipende l’elasticità.
iii) Allo stato conviene tassare un bene perfettamente elastico o un bene a domanda più rigida?
Giustificare la risposta.
3. Un consumatore ha un reddito monetario Y = 1000 che utilizza completamente nell’acquisto di
due beni A e B, i cui prezzi monetari sono p = 20 e p = 40.
A
B
a. Scrivere e rappresentare graficamente il vincolo di bilancio.
b. Tracciare una curva di indifferenza tangente al vincolo di bilancio e spiegare perché
corrisponde al paniere di consumo ottimo.
c. Come varia la scelta del paniere se il prezzo del bene B sale a 50?
4. Se un consumatore ha un reddito monetario Y = 180 che utilizza nell’acquisto di due beni, i cui
prezzi sono p = 20 e p = 40. Le sue preferenze sono descritte dal SMS = Q /2Q .
A
B
B
A
a. Si definiscano le condizioni di scelta del consumatore e le si rappresenti graficamente.
c. Si determinino le quantità domandate dei due beni.
d. Quale è il valore del rapporto fra le utilità marginali nel punto di ottimo?
5. Le imprese che operano in un mercato concorrenziale ottengono un extraprofitto.
i) Si illustri in un grafico il caso per la singola impresa.
ii) Le imprese possono continuare a ottenere extra-profitti nel lungo periodo? Si motivi la risposta e
si spieghi come si arriva all’equilibrio di mercato di lungo periodo.
6. Si definisca la frontiera delle possibilità produttive.
a. Come viene definito il saggio marginale di trasformazione (SMaT)?
b. Come si determina l’allocazione ottimale?
Esercizi con risposta (da un libro di testo americano, iucunde docet!)
1. Una nuova legge internazionale vieta tassativamente l’impiego di manodopera infantile
nella produzione di palloni da calcio. Le imprese produttrici di palloni si vedono così
costrette ad assumere lavoratori adulti e a corrispondere loro un salario più elevato. Che
cosa succede nel mercato dei palloni da calcio?
a. Il prezzo di equilibrio aumenta, e la quantità domandata di palloni aumenta.
[Errato. Perché il prezzo di equilibrio e la quantità domandata aumentino, è necessario che la
domanda di palloni aumenti (la curva di domanda si sposta verso destra). Ma una variazione
del costo di produzione dei palloni non ha alcun effetto sulla domanda di palloni, che rimane
invariata.]
b. Il prezzo di equilibrio aumenta, e la quantità domandata di palloni rimane invariata.
[Errato. Perché il prezzo di equilibrio aumenti e la quantità rimanga invariata, è necessario che la
domanda aumenti (la curva di domanda si sposta verso destra) e l’offerta diminuisca (la curva
di offerta si sposti verso sinistra) in egual misura. Ma una variazione del costo di produzione
dei palloni non ha alcun effetto sulla domanda di palloni, che rimane invariata.]
c. Il prezzo di equilibrio aumenta, e la quantità domandata di palloni diminuisce.
[Corretto. L’aumento del costo di produzione dei palloni provoca uno spostamento verso sinistra
della relativa curva di offerta, perché a parità di prezzo i produttori sono ora disposti a offrirne
una minor quantità. In conseguenza, al prezzo originario, si crea una scarsità di palloni che
può essere riassorbita solo attraverso un aumento del prezzo. Nel nuovo equilibrio, la quantità
domandata è inferiore e il prezzo superiore rispetto alla situazione originaria.]
d. Il prezzo di equilibrio rimane invariato, e la quantità domandata di palloni diminuisce.
[Errato. Perché il prezzo di equilibrio rimanga invariato e la quantità diminuisca, è necessario che
la domanda e l’offerta diminuiscano (le rispettive curve si spostano verso sinistra) in egual
misura. Ma una variazione del costo di produzione dei palloni non ha alcun effetto sulla
domanda di palloni, che rimane invariata.]
2. A seguito delle pressioni esercitate dai produttori di caffè, il governo introduce un livello
minimo di prezzo di 2 euro la confezione. A seguito di un’accurata indagine di mercato, si
scopre però che il prezzo di equilibrio del mercato è 2,50 euro. Qual è l’effetto del
provvedimento in questione?
a. Il provvedimento non ha effetti rilevanti sul mercato del caffè.
[Corretto. Se il livello minimo di prezzo viene fissato al di sotto del valore che prevarrebbe in
equilibrio in un libero mercato, il prezzo può comunque aumentare liberamente fino al livello
che uguaglia domanda e offerta. Quindi il provvedimento non ha effetti rilevanti.]
b. Si crea una penuria di caffè.
[Errato. Si crea una penuria di caffè quando il prezzo viene mantenuto artificialmente al di sotto
sotto del valore che prevarrebbe in equilibrio in un libero mercato, per esempio con
l’introduzione di un livello massimo di prezzo].
c. Si crea un’eccedenza di caffè.
[Errato. Si crea un’eccedenza di caffè se il livello minimo di prezzo viene fissato al di sopra sotto
del valore che prevarrebbe in equilibrio in un libero mercato, mentre in questo caso è fissato al
di sotto di tale valore].
d. La quantità domandata di caffè diminuisce.
[Errato. La quantità domandata di caffè diminuirebbe se il livello minimo di prezzo fosse fissato al
di sopra valore che prevarrebbe in equilibrio in un libero mercato, mentre in questo caso è
fissato al di sotto di tale valore.]
3. Nei paesi in cui vige il salario minimo, si osservano frequentemente elevati livelli di
occupazione “in nero”. Come mai, visto che il salario minimo è una misura intesa per
proteggere proprio i lavoratori?
a. Perché lavorando in nero si guadagna di più.
[Errato. Il lavoro in nero nasce proprio dal tentativo di sottrarsi, tra le altre cose, alla normativa
sul salario minimo, se il salario minimo è fissato a un livello troppo elevato rispetto al valore
che prevarrebbe in equilibrio in un libero mercato. Quindi lavorando in nero, di solito, si
guadagna di meno, non di più.
b. Perché il salario minimo crea disoccupazione, e un incentivo a comportamenti illegali.
[Corretto. Il salario minimo stabilito per legge è fissato al di sopra del valore che prevarrebbe in
equilibrio in un libero mercato. Questo fa sì che la quantità domandata di lavoro sia minore, e
la quantità offerta maggiore, che in assenza di regolamentazione. In tal modo, si crea
disoccupazione involontaria: molti individui che sarebbero disposti a lavorare a un salario
inferiore al salario minimo non possono farlo. A meno che, naturalmente, non ci sia un datore
di lavoro disposto ad assumerli “in nero”.]
c. Perché il salario minimo è talmente basso che un individuo, per sbarcare il lunario, deve fare più
di un lavoro.
[Errato. Se il salario minimo è talmente basso da essere addirittura minore del valore che
prevarrebbe in equilibrio in un libero mercato, non avrebbe alcun impatto rilevante sul mercato
del lavoro: i datori di lavoro sarebbero liberi di offrire un salario più elevato, e il lavoratori
che desiderano lavorare a quel salario accetterebbero di farlo.]
d. Perché il salario minimo si applica solo ai lavoratori immigrati con regolare permesso di
soggiorno.
[Errato. Il salario minimo si applica a tutti i lavoratori, immigrati e non, che hanno il diritto di
lavorare nel paese in cui vige il salario minimo.]
4. Via via che ci si sposta da destra verso sinistra lungo una curva di domanda lineare:
a. L’elasticità della domanda al prezzo diminuisce.
[Errato. Per capire perché, rammentate che la formula dell’elasticità della domanda al prezzo è:
Error!Error! e che lungo una curva di domanda lineare la pendenza Error! è costante.]
b. L’elasticità della domanda al prezzo rimane costante.
[Errato. Lungo una curva di domanda lineare, la pendenza Error! è costante, quindi l’elasticità
della domanda al prezzo Error!Error! non può essere costante perché Error! varia lungo la
curva.]
c. L’elasticità della domanda al prezzo aumenta.
[Corretto. L’elasticità della domanda al prezzo si calcola come Error!Error!; lungo una curva di
domanda lineare, la pendenza Error! è costante; infine, via via che ci si sposta da destra verso
sinistra lungo la curva, la quantità domandata diminuisce, e il prezzo P aumenta, quindi
Error!Error! aumenta.]
d. L’elasticità della domanda al prezzo diventa nulla.
[Errato. Usando la formula dell’elasticità della domanda al prezzo, Error!Error! e sapendo che
lungo una curva di domanda lineare la pendenza Error! è costante, perché l’elasticità della
domanda al prezzo diventi nulla è necessario che P diventi nullo o che Q diventi infinitamente
grande via via che ci si sposta da destra verso sinistra lungo la curva di domanda, il che è
impossibile data la forma della curva di domanda.]
5. Da cosa dipende l’elasticità dell’offerta al prezzo?
a. La disponibilità di beni sostituti.
[Errato. La disponibilità di beni sostituti influisce sull’elasticità della domanda al prezzo, non
sull’elasticità dell'offerta al prezzo.]
b. La disponibilità di beni complementari.
[Errato. Il fatto che due beni siano sostituti o complementari influisce sul segno dell’elasticità
incrociata della domanda al prezzo, ma non sull’elasticità dell'offerta al prezzo.]
c. La presenza di controlli dei prezzi.
[Errato. La presenza di controlli dei prezzi può determinare un’eccedenza o una scarsità, ma non
influisce sull’elasticità dell'offerta al prezzo.]
d. La facilità con cui è possibile espandere o contrarre la produzione.
[Corretto. Quanto più è facile espandere o contrarre la produzione, tanto maggiore è la reattività
della quantità offerta al prezzo, e tanto maggiore è l’elasticità dell'offerta al prezzo.]
6. Per integrare il suo magro assegno di studio, Mario dà lezioni private di matematica agli
studenti delle scuole superiori. Il costo della prima ora di lezione è 10 euro, quello della
seconda 15, quello della terza 20, e così via con incrementi successivi di 5 euro. Se il prezzo
corrente di una lezione privata è 30 euro, quante ore di lezione dà Mario ogni settimana?
Qual è il suo costo totale? E il suo surplus del produttore?
a. 5 ore di lezione; 100 euro; 150 euro.
[Errato. Mario dà 5 ore di lezione alla settimana; il suo costo totale è 100 euro; ma 150 euro è
l’ammontare del suo ricavo totale, non del suo surplus del produttore.]
b. 5 ore di lezione; 150 euro; 100 euro.
[Errato. Mario dà 5 ore di lezione alla settimana; 150 euro è l’ammontare del suo ricavo totale,
non del suo costo totale; 100 euro è l’ammontare del suo costo totale, non del suo surplus del
produttore.]
c. 5 ore di lezione; 150 euro; 0 euro.
[Errato. Mario dà 5 ore di lezione alla settimana; 150 euro è l’ammontare del suo ricavo totale,
non del suo costo totale; e 0 euro è il suo surplus del produttore sull’ultima ora di lezione
fornita, non il surplus che ottiene da tutte le cinque ore di lezione.]
d. 5 ore di lezione; 100 euro; 50 euro.
[Corretto. Mario dà 5 ore di lezione alla settimana: infatti, il costo della quinta ora di lezione è 30
euro (esattamente uguale al prezzo di mercato) mentre il costo delle ore successive è maggiore
del prezzo di mercato. Quindi Mario è indifferente tra dare la quinta ora di lezione o non darla
(assumiamo che la dà), ma non dà più di cinque ore di lezione perché il beneficio netto della
sesta ora, della settima, eccetera, è negativo. Il costo totale delle cinque ore di lezione è pari
alla somma dei costi delle singole ore, cioè 10 euro + 15 euro + 20 euro + 25 euro + 30 euro =
100 euro. Il surplus del produttore di Mario è pari alla somma del surplus ottenuto dalle
singole ore di lezione, pari a sua volta alla differenza tra il prezzo di mercato e il costo: (30
euro – 10 euro) + (30.
7. Un aumento del prezzo delle arance da 2 a 4 euro al kg provoca l’ingresso nel mercato di
nuovi venditori e un aumento della quantità offerta da 1000 a 1500 quintali. Se 50 000
euro è il surplus del produttore dei nuovi venditori, a quanto ammonta l’aumento del
surplus del produttore dei venditori che già presenti nel mercato?
a. 100 000 euro.
[Errato. Rammentate che l’aumento di surplus del produttore per i venditori già presenti nel
mercato è pari al prodotto tra la quantità originariamente venduta e l’aumento del prezzo.]
b. 200 000 euro.
[Corretto. Sapendo che l’aumento di surplus del produttore per i venditori già presenti nel mercato
è pari al prodotto tra la quantità originariamente venduta e l’aumento del prezzo, e che 1
quintale è uguale a 100 kg, abbiamo: 1000 quintali  200 euro al quintale = 200 000 euro.]
c. 300 000 euro.
[Errato. Rammentate che l’aumento di surplus del produttore per i venditori già presenti nel
mercato è pari al prodotto tra la quantità originariamente venduta e l’aumento del prezzo.]
d. 400 000 euro.
[Errato. Rammentate che l’aumento di surplus del produttore per i venditori già presenti nel
mercato è pari al prodotto tra la quantità originariamente venduta e l’aumento del prezzo.]
euro – 15 euro) + (30 euro – 20 euro) + (30 euro – 25 euro) + (30 euro – 30 euro) = 20 euro + 15
euro + 10 euro + 5 euro + 0 euro = 50 euro.]
8. Benzina e sigarette sono due beni spesso soggetti a una forte tassazione. Perché?
a. Perché la domanda di questi beni è molto elevata, quindi il gettito fiscale è elevato e la perdita
secca contenuta.
[Errato. Ricordate che l’ammontare del gettito e della perdita secca dipendono dall’elasticità della
domanda e dell’offerta, non dal livello assoluto della domanda o dell’offerta.]
b. Perché l’offerta di questi beni è elastica, quindi il gettito fiscale è elevato e la perdita secca
contenuta.
[Errato. Ricordate che il gettito fiscale è tanto più elevato, e la perdita secca più contenuta, quanto
più anelastiche sono la domanda e l’offerta.]
c. Perché la domanda di questi beni è anelastica, quindi il gettito fiscale è elevato e la perdita secca
contenuta.
[Corretto. Quanto più anelastica è la domanda, tanto minore è la riduzione della quantità
domandata a seguito dell’introduzione della tassa, tanto maggiore è il gettito fiscale e tanto
minore è la perdita secca generata dalla tassa.]
d. Perché la domanda di questi beni è elastica, quindi il gettito fiscale è elevato e la perdita secca
contenuta.
[Errato. Ricordate che il gettito fiscale è tanto più elevato, e la perdita secca più contenuta, quanto
più anelastiche sono la domanda e l’offerta.]
9. La pendenza della curva del prodotto totale misura:
a. Il prodotto marginale del lavoro.
[Corretto. Il prodotto marginale del lavoro misura la quantità di output ottenuta grazie all’impiego
di un’unità addizionale di lavoro: P'L = ∆Q/∆L. Come tale, per variazioni infinitesimali di Q e
L corrisponde alla pendenza della curva del prodotto totale.]
b. Il prodotto medio del lavoro.
[Errato. Il prodotto medio del lavoro è pari a Q/L e misura la quantità prodotta in media da una
unità di lavoro. La pendenza della curva del prodotto totale, invece, indica come varia la
quantità prodotta a fronte di una variazione dell’input di lavoro.]
c. Il costo marginale.
[Errato. Il costo marginale indica come varia il costo totale al variare della quantità prodotta: C' =
∆CT/∆Q. La pendenza della curva del prodotto totale, invece, indica come varia la quantità
prodotta a fronte di una variazione dell’input di lavoro.]
d. Il costo medio variabile.
[Errato. Il costo medio variabile è il costo variabile all’unità di output:CMV = CV/Q. La pendenza
della curva del prodotto totale, invece, indica come varia la quantità prodotta a fronte di una
variazione dell’input di lavoro.]
10. Punta & Tacco è un’impresa produttrice di scarpe da ballo. Ogni mese, produce 450 paia
di scarpe, con un costo medio totale di 32 euro e un costo variabile di 18. A quanto
ammonta il costo fisso totale dell’impresa?
a. 14 440 euro.
[Errato. Questo è il costo totale dell’impresa, pari al costo medio totale per la quantità prodotta:
32 euro  450 paia di scarpe = 14 400 euro.]
b. 8100 euro.
[Errato. Questo è il costo variabile dell’impresa, pari al costo medio variabile per la quantità
prodotta: 18 euro  450 paia di scarpe = 8100 euro.]
c. 14 euro.
[Errato. Questo è il costo medio fisso dell’impresa, pari alla differenza tra il costo medio totale e il
costo medio variabile: 32 euro – 18 euro = 14 euro.]
d. 6300 euro.
[Corretto. Il fisso totale è pari al costo medio fisso dell’impresa per la quantità prodotta: CF =
CMF/Q. Il costo medio fisso, a sua volta, è pari alla differenza tra il costo medio totale e la
quantità prodotta: CMF = CMT – CMV. Quindi: CMF = 32 euro – 18 euro = 14 euro, e CF =
14 euro  450 paia di scarpe = 6300 euro.]
11. Se il costo marginale è minore del costo medio totale:
a. Il costo marginale è decrescente.
[Errato. Il costo marginale può minore del costo medio totale pur essendo crescente.]
b. Il costo medio totale è decrescente.
[Corretto. Se il costo marginale è minore del costo medio totale, il costo di produzione di un’unità
addizionale di output è minore del costo medio di produzione di ciascuna unità precedente. In
conseguenza, il costo medio totale è decrescente.]
c. Il costo marginale è crescente.
[Errato. Il costo marginale può essere minore del costo medio totale ed essere decrescente, se vi
sono rendimenti di scala crescenti.]
d. Il costo medio totale è crescente.
[Errato. Il costo medio totale è crescente se il costo marginale è maggiore del costo medio totale.]
12. Il costo marginale corrisponde alla pendenza di quale curva?
a. La curva del costo medio totale.
[Errato. La pendenza della curva di costo medio totale misura la variazione del costo medio totale
a fronte di un incremento unitario di output. Il costo marginale, invece, misura la variazione del
costo totale a fronte di un incremento unitario di output.]
b. La curva del costo medio fisso.
[Errato. La pendenza della curva di costo medio totale misura la variazione del costo medio fisso a
fronte di un incremento unitario di output. Il costo marginale, invece, misura la variazione del
costo totale a fronte di un incremento unitario di output.]
c. La curva del costo medio variabile.
[Errato. La pendenza della curva di costo medio totale misura la variazione del costo medio
variabile a fronte di un incremento unitario di output. Il costo marginale, invece, misura la
variazione del costo totale a fronte di un incremento unitario di output.]
d. La curva del costo totale.
[Corretto. Il costo marginale, infatti, misura la variazione del costo totale a fronte di un incremento
unitario di output.]
13. Perché, secondo il principio dell’analisi marginalista, un’impresa dovrebbe determinare la
quantità da produrre uguagliando il ricavo marginale al costo marginale?
a. Perché così facendo massimizza il profitto.
[Corretto. Il principio dell’analisi marginalista stabilisce che la quantità ottima di un’attività è
quella in corrispondenza della quale il beneficio marginale è uguale al costo marginale. Per
un’impresa, il beneficio marginale dell’attività produttiva è il suo ricavo marginale. Per
massimizzare il profitto, l’impresa sceglie la quantità Q* tale per cui il ricavo marginale è
uguale al costo marginale.]
b. Perché così facendo il profitto è nullo.
[Errato. Uguagliando il ricavo marginale al costo marginale, è nullo solo il profitto (beneficio
netto) realizzato sull’ultima unità prodotta.]
c. Perché così facendo massimizza il ricavo totale.
[Errato. Se un’impresa volesse massimizzare il ricavo totale, porrebbe il ricavo marginale uguale a
zero.]
d. Perché così facendo massimizza la quantità prodotta.
[Errato. Se un’impresa fosse interessata a massimizzare la quantità prodotta, produrrebbe
semplicemente la massima quantità compatibile con la capacità produttiva dei suoi impianti,
senza soffermarsi a calcolare benefici e costi.]
14. Andrea ha un allevamento di mucche. Ogni mese, vende 5 000 litri di latte al prezzo
perfettamente concorrenziale di 0,80 euro al litro. Il suo costo fisso di produzione è 1000
euro al mese, e il suo costo medio variabile è 0,45 euro al litro. A quanto ammonta il suo
profitto?
a. 3000 euro.
[Errato. Questa è la differenza tra il ricavo totale e il costo fisso di produzione: 5000 litri  0,80 –
1000 euro = 3000 euro. Il profitto è pari alla differenza tra il ricavo totale e il costo totale, e il
costo totale è pari alla somma del costo fisso e del costo variabile.]
b. 4000 euro.
[Errato. Questo è il ricavo totale: 5000 litri  0,80 = 4000 euro. Il profitto è pari alla differenza tra
il ricavo totale e il costo totale, e il costo totale è pari alla somma del costo fisso e del costo
variabile.]
c. 750 euro.
[Corretto. Il profitto è pari alla differenza tra il ricavo totale e il costo totale, e il costo totale è pari
alla somma del costo fisso e del costo variabile. Quindi: CT = CV + CF; CV = 0,45 euro 
5000 litri = 2250 euro; CT = 2250 euro + 1000 euro = 3250 euro; e Profitto = 0,80 euro 
5000 litri – 3250 euro = 4000 euro – 3250 euro = 750 euro.]
d. 1750 euro.
[Errato. Questa è la differenza tra il ricavo totale e il costo variabile di produzione: 5000 litri 
0,80 – 5000 litri  0,45 euro = 4000 euro – 2250 euro = 1750 euro. Il profitto è pari alla
differenza tra il ricavo totale e il costo totale, e il costo totale è pari alla somma del costo fisso
e del costo variabile.]
15. È possibile che un’impresa concorrenziale operi in perdita pur massimizzando il profitto?
a. No, se un’impresa realizza una perdita vuol dire che non sta massimizzando il profitto.
[Errato. È possibile che un’impresa, pur massimizzando il profitto, realizzi una perdita (cioè un
profitto negativo). In quel caso, la perdita è il massimo livello di profitto a cui l’impresa può
attingere e, massimizzando il profitto, l’impresa in realtà minimizza la perdita.]
b. Sì, se P = C'.
[Errato. Questa è semplicemente la condizione di massimizzazione del profitto per un’impresa
perfettamente concorrenziale. Nulla ci dice circa la possibilità che l’impresa realizzi un profitto
negativo.]
c. Sì, se P < CMT.
[Corretto. Il profitto è pari alla differenza tra ricavo totale e costo totale: Profitto = P  Q – CT =
(P – CMT)  Q. Se P < CMT, il profitto è negativo.]
d. Sì, se CMT < C'.
[Errato. Se un’impresa perfettamente concorrenziale massimizza il profitto, sceglie Q in modo che
P = C'. Ricordando il fatto che profitto = P  Q – CT = (P – CMT)  Q, se C' > CMT, allora P
> CMT e l’impresa realizza un profitto positivo.]
16. La curva di offerta individuale di un’impresa operante in un mercato concorrenziale:
a. È la porzione crescente della sua curva di costo medio totale.
[Errato. Ricordate che la curva di offerta individuale indica la quantità di un bene che un’impresa
è disposta a produrre in corrispondenza di ogni dato livello di prezzo. La quantità che
un’impresa è disposta a produrre è quella che massimizza il suo profitto, cioè quella per cui P
= C' (trattandosi di un’impresa concorrenziale). Quindi, la curva di offerta individuale
coincide con parte della curva di costo marginale dell’impresa.]
b. È la porzione crescente della sua curva di costo marginale.
[Errato. Infatti, è possibile che, collocandosi in un punto nella porzione crescente della curva di
costo marginale, l’impresa non riesca a coprire neppure in parte il suo costo medio variabile e
decida di sospendere la produzione.]
c. È la porzione della curva di costo marginale che giace sopra della curva di costo medio totale.
[Errato. Infatti, l’impresa potrebbe decidere di produrre anche se il prezzo è minore del costo
medio totale, purché riesca a coprire almeno in parte il suo costo variabile.]
d. È la porzione della curva di costo marginale che giace sopra della curva di costo medio
variabile.
[Corretto. Se il prezzo è tale per cui l’impresa non riesce a coprire il suo costo variabile, l’impresa
trova più conveniente cessare la produzione.]
17. Nel lungo periodo, in un mercato perfettamente concorrenziale:
a. Tutte le imprese realizzano profitti nulli.
[Corretto. Se le imprese realizzassero profitti positivi, nel settore entrerebbero nuove imprese,
facendo aumentare l’output e diminuire il prezzo, fino ad annullare i profitti; se le imprese
realizzassero profitti negativi, alcune imprese finirebbero per uscire dal mercato, con una
diminuzione dell’output di settore e un aumento del prezzo, fino al punto in cui i profitti tornano
a essere nulli.]
b. Tutte le imprese realizzano profitti positivi.
[Errato. Il miraggio di realizzare un profitto positivo attira l’entrata di nuove imprese, con un
aumento dell’output di settore e una riduzione del prezzo, fino a provocare un annullamento dei
profitti.]
c. Tutte le imprese realizzano profitti negativi.
[Errato. Se le imprese realizzano profitti negativi, alcune imprese finiscono per uscire dal mercato,
con una diminuzione dell’output di settore e un aumento del prezzo, fino al punto in cui i profitti
diventano nulli.]
d. Tutte le imprese massimizzano il ricavo totale.
[Errato. La teoria economica afferma che tutti i tipi di imprese, in tutti i tipi di mercati, operano in
modo da massimizzare il profitto.]
18. La curva di offerta di settore di lungo periodo:
a. È perfettamente elastica.
[Errato. La curva di offerta di settore può essere perfettamente elastica, ma non lo è
necessariamente; infatti, pur in presenza di entrata e uscita dal settore, la struttura dei costi
delle imprese può essere tale da determinare una relazione positiva tra la quantità offerta e il
prezzo nel lungo periodo.]
b. È meno elastica di quella di breve periodo.
[Errato. Una del prezzo pari all’1 per cento provoca nel lungo periodo una variazione della
quantità domandata più pronunciata che nel breve periodo, perché nel lungo periodo le
imprese possono entrare o uscire dal mercato.]
c. È più elastica di quella di breve periodo.
[Corretto. Una del prezzo pari all’1 per cento provoca nel lungo periodo una variazione della
quantità domandata più pronunciata che nel breve periodo, perché nel lungo periodo le
imprese possono entrare o uscire dal mercato.]
d. Può essere più o meno elastica di quella di breve periodo.
[Errato. Una del prezzo pari all’1 per cento provoca nel lungo periodo una variazione della
quantità domandata più pronunciata che nel breve periodo, perché nel lungo periodo le
imprese possono entrare o uscire dal mercato.]
19. Il principio dell’utilità marginale decrescente afferma che la soddisfazione addizionale che
un consumatore trae dall’acquisto di una o più unità di un bene o servizio diminuisce
all’aumentare del consumo di quel bene o servizio. Cosa implica tale principio per la
forma della funzione di utilità del consumatore?
a. La funzione di utilità ha pendenza negativa.
[Errato. L’utilità marginale associata al consumo di un bene misura la pendenza della funzione di
utilità nel punto corrispondente. Se la funzione di utilità ha pendenza negativa, il valore
dell’utilità marginale è negativo. Ma il principio dell’utilità marginale decrescente non implica
che l’utilità marginale sia negativa, bensì che l’utilità derivante dal consumo di un’unità
addizionale di un bene è minore dell’utilità associata al consumo delle unità precedenti.]
b. La funzione di utilità ha pendenza positiva ma decrescente.
[Corretto. L’utilità marginale associata al consumo di un bene misura la pendenza della funzione
di utilità nel punto corrispondente. Se l’utilità marginale è decrescente, vuol dire che la
pendenza della funzione di utilità diminuisce all’aumentare della quantità consumata del bene.]
c. La funzione di utilità ha pendenza positiva ma crescente.
[Errato. L’utilità marginale associata al consumo di un bene misura la pendenza della funzione di
utilità nel punto corrispondente. Se la pendenza è crescente, vuol dire che l’utilità marginale
aumenta all’aumentare del consumo del bene, e questo è in chiara violazione del principio
dell’utilità marginale decrescente.]
d. La funzione di utilità ha pendenza positiva ma costante (è una linea retta).
[Errato. L’utilità marginale associata al consumo di un bene misura la pendenza della funzione di
utilità nel punto corrispondente. Se la pendenza è costante, vuol dire che l’utilità marginale non
varia all’aumentare del consumo del bene, e questo è in chiara violazione del principio
dell’utilità marginale decrescente.]
20. Angelo consuma libri e CD. Il prezzo di un libro è 12 euro, quello di un CD 15. Angelo
spende, ogni mese, 120 euro nell’acquisto di questi due beni. Quale dei seguenti panieri è
una possibile scelta ottima per Angelo?
a. 6 libri; 4 CD.
[Errato. Questo paniere non rientra nelle possibilità di consumo di Angelo, perché per acquistarlo
dovrebbe spendere 6 libri  12 euro + 4 CD  15 euro = 72 euro + 60 euro = 132 euro, cioè
più del proprio reddito. Quindi (6 libri, 4 CD) non è una possibile scelta ottima per Angelo.]
b. 5 libri; 4 CD.
[Corretto. Infatti, questo paniere giace esattamente sulla retta di bilancio di Angelo: 5 libri  12
euro + 4 CD  15 euro = 60 euro + 60 euro = 120 euro. La teoria economica afferma che un
individuo sceglie il suo paniere di consumo ottimo tra tutti quelli che giacciono sulla sua retta
di bilancio.]
c. 4 libri; 4 CD.
[Errato. Questo paniere appartiene alle possibilità di consumo di Angelo, ma non cade sulla sua
retta di bilancio: 4 libri  12 euro + 4 CD  15 euro = 48 euro + 60 euro = 108 euro;
spendendo tutto il proprio reddito e collocandosi sulla sua retta di bilancio, Angelo può
acquistare un paniere di consumo che gli conferisce una maggiore utilità totale; quindi il
paniere in questione non è una possibile scelta ottima.]
d. 5 libri; 3 CD.
[Errato. Questo paniere appartiene alle possibilità di consumo di Angelo, ma non cade sulla sua
retta di bilancio: 5 libri  12 euro + 3 CD  15 euro = 60 euro + 45 euro = 105 euro;
spendendo tutto il proprio reddito e collocandosi sulla sua retta di bilancio, Angelo può
acquistare un paniere di consumo che gli conferisce una maggiore utilità totale; quindi il
paniere in questione non è una possibile scelta ottima.]
21. Riconsideriamo la situazione di Angelo, descritta nell’esercizio 4. Immaginiamo di
rappresentare graficamente la sua retta di bilancio, indicando i libri sull’asse delle ascisse
e i CD su quello delle ordinate. Qual è il valore assoluto della pendenza della sua retta di
bilancio?
a. 10
[Errato. Indicando i libri sull’asse delle ascisse e i CD su quello delle ordinate, 10 è il valore
dell’intercetta orizzontale della sua retta di bilancio, cioè la massima quantità di libri che può
acquistare spendendo tutto il proprio reddito: 120 euro/12 euro = 10.]
b. 8
[Errato. Indicando i libri sull’asse delle ascisse e i CD su quello delle ordinate, 8 è il valore
dell’intercetta verticale della sua retta di bilancio, cioè la massima quantità di CD che può
acquistare spendendo tutto il proprio reddito: 120 euro/15 euro = 8.]
c. 0,8
[Corretto. Indicando i libri sull’asse delle ascisse e i CD su quello delle ordinate, la pendenza della
retta di bilancio è pari, in valore assoluto, al rapporto tra il prezzo dei libri e quello dei CD: 12
euro/15 euro = 0,8.]
d. 1,25
[Errato. Questo sarebbe il valore assoluto della pendenza della retta di bilancio se indicassimo i
CD sull’asse delle ascisse e i libri sull’asse delle ordinate: 15 euro/12 euro = 1,25.]
22. Riconsideriamo la situazione di Angelo, descritta negli esercizi 4 e 5. Dopo aver
rappresentato graficamente la sua retta di bilancio come da esercizio 4, apprendiamo che
il prezzo dei CD è aumentato del 15 per cento. Come si modifica la sua retta di bilancio?
a. La retta di bilancio ruota verso l’interno (cioè verso sinistra, in senso antiorario), facendo perno
sull’intercetta orizzontale.
[Corretto. Se il prezzo dei CD aumenta del 15 per cento, il valore assoluto della pendenza della
retta di bilancio, pari al rapporto tra il prezzo dei CD e quello dei libri, diminuisce, e la retta di
bilancio diventa meno ripida. Inoltre, l’intercetta orizzontale rimane invariata, mentre
l’intercetta verticale, pari al rapporto tra il reddito e il prezzo dei CD, diminuisce. Quindi, la
retta di bilancio ruota verso l’interno facendo perno sull’intercetta orizzontale.]
b. La retta di bilancio ruota verso l’interno, facendo perno sull’intercetta verticale.
[Errato. Ciò è quanto accadrebbe se aumentasse il prezzo dei libri.]
c. La retta di bilancio ruota verso l’esterno, facendo perno sull’intercetta orizzontale.
[Errato. Ciò è quanto accadrebbe se il prezzo dei CD diminuisse.]
d. La retta di bilancio ruota verso l’esterno, facendo perno sull’intercetta verticale.
[Errato. Ciò è quanto accadrebbe se il prezzo dei libri diminuisse.]
23. Secondo la teoria economica, un individuo sceglie il paniere di consumo ottimo:
a. Uguagliando l’utilità marginale derivante dal consumo di ciascun bene.
[Errato. Così facendo, l’individuo non tiene conto del fatto che beni diversi hanno prezzi diversi.]
b. Uguagliando la utilità totale derivante dal consumo di ciascun bene.
[Errato. Così facendo, l’individuo non tiene conto del fatto che beni diversi hanno prezzi diversi e
che quel che conta è l’utilità complessiva derivante dal consumo di tutti i beni.]
c. Uguagliando l’utilità marginale per euro di spesa di ciascun bene.
[Corretto. Così facendo, l’individuo massimizza la sua utilità totale.]
d. Uguagliando la spesa totale nell’acquisto di ciascun bene.
[Errato. Così facendo, l’individuo non tiene conto del fatto che il consumo di beni diversi apporta
diversi livelli di soddisfazione.]
24. William consuma jeans e magliette, spendendo ogni mese 128 euro. Il prezzo di un paio di
jeans è 40 euro, quello di una maglietta 12 euro. Il suo paniere di consumo ottimo è
costituito da 2 paia di jeans e 4 magliette. Se l’utilità marginale dell’ultimo paio di jeans
acquistati è 10 unità, a quanto ammonta l’utilità marginale dell’ultima maglietta?
a. 10 unità.
[Errato. Questa è l’utilità marginale associata all’ultimo paio di jeans acquistati. In
corrispondenza del paniere di consumo ottimo, l’utilità marginale per euro speso in jeans, pari
al rapporto tra l’utilità marginale dei jeans e il relativo prezzo, dev’essere uguale all’utilità
marginale per euro speso in magliette, pari al rapporto tra l’utilità marginale delle magliette e
il relativo prezzo.]
b. 0,25 unità.
[Errato. Questa è l’utilità marginale per euro speso in speso in jeans, che in corrispondenza del
paniere di consumo ottimo è uguale all’utilità marginale per euro speso in speso in magliette.]
c. 4 unità.
[Errato. Questo è l’inverso dell’utilità marginale per euro speso in speso in jeans, che in
corrispondenza del paniere di consumo ottimo è uguale all’inverso dell’utilità marginale per
euro speso in speso in magliette (perché in corrispondenza del paniere di consumo ottimo,
l’utilità marginale per euro speso in jeans deve essere uguale all’utilità marginale per euro
speso in speso in magliette).]
d. 3 unità.
[Corretto. In corrispondenza del paniere di consumo ottimo, l’utilità marginale per euro speso in
jeans deve essere uguale all’utilità marginale per euro speso in magliette: U'jeans/Pjeans =
U'magliette/Pmagliette, da cui U'magliette/12 euro = 10 unità/40 euro, e infine U'magliette = (12 euro  10
unità)/40 euro = 3 unità.]
25. Francesco ama i beni di lusso, e spende una quota rilevante del proprio reddito in abiti
firmati. Se il prezzo degli abiti firmati diminuisce, come varia il suo potere d’acquisto del
suo reddito? E la quantità acquistata di abiti?
a. Il potere d’acquisto aumenta; la quantità domandata di abiti diminuisce.
[Errato. Gli abiti firmati, essendo beni di lusso, sono anche beni normali; un aumento del potere
d’acquisto porta a un aumento della quantità domandata.]
b. Il potere d’acquisto diminuisce; la quantità domandata di abiti diminuisce.
[Errato. Se il prezzo di un bene una quota rilevante del reddito di un consumatore diminuisce, il
potere d’acquisto del consumatore aumenta.]
c. Il potere d’acquisto aumenta; la quantità domandata di abiti aumenta.
[Corretto. Gli abiti firmati, essendo beni di lusso, sono anche un beni normali; un aumento del
potere d’acquisto porta a un aumento della quantità domandata.]
d. Il potere d’acquisto diminuisce; la quantità domandata di abiti aumenta.
[Errato. Se il prezzo di un bene una quota rilevante del reddito di un consumatore diminuisce, il
potere d’acquisto del consumatore aumenta.]
26. Per quale tipo di beni l’effetto di sostituzione e l’effetto di reddito hanno segno opposto?
a. Beni complementari.
[Errato. L’effetto di sostituzione e l’effetto di reddito determinano l’impatto della variazione del
prezzo di un bene sulla quantità domandata del bene stesso, a prescindere dal fatto che esistano
o meno beni complementari.]
b. Beni sostituti.
[Errato. L’effetto di sostituzione e l’effetto di reddito determinano l’impatto della variazione del
prezzo di un bene sulla quantità domandata del bene stesso. La presenza di beni sostituti può
influire sull’entità dell’effetto di sostituzione, ma non sul segno dell’effetto di reddito e di
sostituzione.]
c. Beni normali.
[Errato. Se un bene è normale e il suo prezzo aumenta, la riduzione del potere d’acquisto associata
all’aumento di prezzo provoca una riduzione della quantità domandata; in conseguenza,
l’effetto di sostituzione e l’effetto di reddito hanno lo stesso segno.]
d. Beni inferiori.
[Corretto. Se un bene è inferiore e il suo prezzo aumenta, la riduzione del potere d’acquisto
associata all’aumento di prezzo provoca un aumento della quantità domandata; in
conseguenza, l’effetto di sostituzione e l’effetto di reddito hanno segno opposto.]
27. Andrea ama la musica classica e detesta gli incontri di wrestling. Le sue curve di
indifferenza per questi due beni:
a. Sono orizzontali.
[Errato. Se fossero orizzontali, Andrea sarebbe indifferente nei confronti del consumo del bene
misurato sull’asse delle ascisse.]
b. Formano un angolo retto.
[Errato. Se formassero un angolo retto, Andrea vorrebbe consumare i due beni solo in proporzioni
fisse, e i due beni sarebbero complementi perfetti.]
c. Sono verticali.
[Errato. Se fossero verticali, Andrea sarebbe indifferente nei confronti del consumo del bene
misurato sull’asse delle ordinate.]
d. Hanno pendenza positiva.
[Corretto. Poiché Andrea detesta il wrestling, per mantenere costante la sua utilità è necessario
che a un maggior consumo di incontri di wrestling sia associato un maggior consumo di
concerti di musica classica. Quindi, le sue curve di indifferenza hanno pendenza positiva.]
28. Che cosa è una curva di indifferenza? Quali sono le proprietà delle curve di indifferenza?
Se ne illustri il significato.
29. Simone spende tutto il suo reddito nell’acquisto di romanzi gialli e birra. Il prezzo di un
romanzo è 5 euro, quello di una bottiglia di birra 2,50 euro. In corrispondenza del suo
attuale paniere di consumo, il saggio marginale di sostituzione tra romanzi e birra è 3.
L’attuale paniere di consumo di Simone rappresenta una scelta ottima?
a. Si.
[Errato. Ricordate in corrispondenza del paniere di consumo ottimo, il prezzo relativo dei romanzi
rispetto alla birra è uguale al saggio marginale di sostituzione tra i romanzi e la birra.]
b. No; Simone dovrebbe incrementare il consumo di entrambi i beni.
[Errato. Simone non può incrementare il consumo di entrambi i beni, perché abbiamo ipotizzato
che spenda tutto il proprio reddito nell’acquisto di romanzi e birra.]
c. No; Simone dovrebbe incrementare il consumo di birra e ridurre quello di romanzi.
[Errato. Rappresentando il consumo di romanzi sull’asse delle ascisse e quello di birra sull’asse
delle ordinate, abbiamo: SMSR,B = U'R/U'B = 3 > 2,5 = PR/PB. Se Simone incrementasse il
consumo di birra e riducesse quello di romanzi, questo risulterebbe in un aumento del saggio
marginale di sostituzione tra romanzi e birra, e dunque un allontanamento dalla condizione di
tangenza e dal paniere di consumo ottimo.]
d. No; Simone dovrebbe incrementare il consumo di romanzi e ridurre quello di birra.
[Corretto. Rappresentando il consumo di romanzi sull’asse delle ascisse e quello di birra sull’asse
delle ordinate, abbiamo: SMSR,B = U'R/U'B = 3 > 2,5 = PR/PB. Incrementando il consumo di
romanzi e riducendo quello di birra, U'R aumenta e U'B diminuisce; in conseguenza, SMSR,B
diminuisce. Simone dovrebbe continuare a sostituire romanzi a birra fino a raggiungere il
paniere di consumo tale per cui SMSR,B = PR/PB.]
30. La condizione di tangenza tra la retta di bilancio e la più elevata curva di indifferenza
implica che, in corrispondenza del paniere di consumo ottimo:
a. L’utilità marginale per euro di spesa è uguale per entrambi i beni.
[Corretto. Denominati i due beni x e y, nel punto di tangenza – che corrisponde al paniere di
consumo ottimo – vale la seguente condizione: SMSx,y = U'x/U'y = Px/Py. Riarrangiando i
termini, si ottiene facilmente che: U'x/Px = U'y/Py, che è la regola del consumo ottimo che
avevamo derivato nel capitolo 10.]
b. L’utilità marginale derivante dal consumo di ciascun bene è uguale per entrambi i beni.
[Errato. Denominati i due beni x e y, ricordate che nel punto di tangenza – che corrisponde al
paniere di consumo ottimo – vale la seguente condizione: SMSx,y = U'x/U'y = Px/Py.]
c. L’utilità totale derivante dal consumo di ciascun bene è uguale per entrambi i beni.
[Errato. Denominati i due beni x e y, ricordate che nel punto di tangenza – che corrisponde al
paniere di consumo ottimo – vale la seguente condizione: SMSx,y = U'x/U'y = Px/Py.]
d. La somma spesa nell’acquisto di ciascun bene è uguale per entrambi i beni.
[Errato. Denominati i due beni x e y, ricordate che nel punto di tangenza – che corrisponde al
paniere di consumo ottimo – vale la seguente condizione: SMSx,y = U'x/U'y = Px/Py.]
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