RIASSUNTO DEL TESTO “COME PREPARO LA LEZIONE” INTRODUZIONE E CAPITOLO I Introduzione Occorre partire dal presupposto che il problema non è come fare la lezione, che dipende dalla libertà del docente, ma come prepararla. Una lezione comprende due elementi: le azioni e gli attori. Le azioni consistono in tre fasi: organizzazionescansione degli steps, scelta dei metodi e gestione della classe. Per quanto riguarda gli insegnanti, si cerca di comprendere il loro ruolo professionale, le loro competenze e abilità. Per diventare insegnante occorre non solo una formazione teorica, ma anche un sapere pratico acquisibile grazie alle attività di tirocinio. La lezione consiste in un “artificum docendi sonat”, cioè essa è volta alla analisi della problematicità dei contenuti, alla selezione dei metodi e alla continua ridefinizione del compito per far sì che per gli alunni l’esperienza dell’apprendimento sia gratificante. Oggi non si può parlare più di lezione, ma di una vasta gamma di micro e macro interventi. La lezione a cui si pensa è quella che riesce a rendere congruenti le necessità del processo d’insegnamento con le esigenze degli studenti. Tre sono i problemi di fondo: come preparare la lezione? Come gestirla? Come condurla? Capitolo I La società del terzo millennio è caratterizzata dall’always learning e da un sistema formativo policentrico, cioè insegnare in un ambiente circoscritto in cui è prevalente la lezione frontale è ormai superato. Bisogna tener conto della complessità degli elementi che fanno parte dell’insegnamento ed è per questo che esso deve essere reimpostato. La lezione deve essere di qualità, la quale, per essere tale, deve essere efficace ed efficiente. Essa è efficace quando riesce a sintonizzare le esigenze degli alunni con gli standard culturali che devono essere conseguiti, efficiente quando le varie parti di essa interagiscono in maniera proficua tra di loro. Organizzare una lezione efficace non vuol dire valorizzare l’imprevisto e programmare ogni passo, ma prestare attenzione ai seguenti momenti centrali: avvio, corpo centrale e conclusione. Il lavoro degli insegnanti sta uscendo sempre di più dalla routine e sta entrando a far parte della conoscenza e della competenza professionale. Ogni momento della lezione rievoca elementi che devono essere presi in considerazione per il successo di essa. Prima l’insegnante introduce l’argomento e dice ciò che nel corso della lezione sarà ripreso e analizzato minuziosamente. Gli alunni devono essere stimolati non solo a prendere appunti, ma anche a esprimere giudizi, pareri personali e porsi domande. La contestualizzazione tematica e crono topica In questo momento il docente spiega agli alunni il motivo per il quale ha scelto di affrontare un certo argomento o di lavorare su quegli aspetti particolari. Non solo. Connette questo argomento con le conoscenze precedenti e invoglia gli alunni a fare domande. Nella conclusione della lezione precedente il docente ha inviato online il tema della prossima lezione e ciò è proficuo, in quanto gli alunni si preparano cognitivamente ad affrontare il tema e a ricercare informazioni. L’attività di insegnamento-apprendimento deve essere situata. Nell’aula vige il principio dell’ecologia dell’azione di Edgar Morin, secondo il quale ogni azione si basa su un giro di azioni e interazioni. Essa non solo contiene le attività che si svolgono, ma è anche uno spazio di acculturazione e inculturazione in quanto evoca valori e definisce fuochi di attenzione. Non deve restare sotto silenzio il problema delle difficoltà di apprendimento, intese come difficoltà a comprendere ciò che gli insegnanti richiedono. Esse devono essere ridefinite. L’insegnante deve cercare di mettersi nella stessa lunghezza d’onda dell’alunno e quest’ultimo deve comprendere le intenzioni del docente. Definisce un contratto didattico, in cui sono inequivocabili senso, contenuti, metodi e strumenti di valutazione. Il rischio è che gli insegnanti possano ignorare la funzione che tali dinamiche svolgono nell’accendere un appropriato funzionamento cognitivo negli alunni. Nell’aula non solo si apprendono conoscenze, ma anche modi e forme di relazioni sociali. L’apprendimento è anche distribuito, in quanto esso è contenuto non solo nella testa dei partecipanti, ma anche negli strumenti usati e nella capacità di saper fare uso dell’apporto di altri individui. Ricordate che l’insegnamento non deve solo limitarsi a fornire nozioni, ma anche far sviluppare la capacità di riflessione critica. Oggi è presente una immagine individualistica dell’apprendimento, consistente nel fatto che si apprende meglio da solo, invece deve essere riconosciuta l’efficacia dell’apprendere insieme e nello scambio sociale. Le regole che caratterizzano le relazioni scoiali devono essere trasparenti, in modo che tutti possono trovare una adeguata collocazione. I passaggi da una situazione all’altra devono essere marcati per favorire un adeguamento ad ogni nuova situazione, graduali e sfumati in modo da mantenere l’attenzione. Ogni situazione deve consentire libera espressione individuale, a patto che l’aula sia un luogo in cui la socializzazione non si configuri come un adeguamento a regole rigide, ma come una possibilità di simulare le regole. Questi sistemi di regole da una parte appartengono ai curricula scolastici, dall’altra sono uno strumento per fare in modo che sia il docente che l’alunno esercitino il proprio ruolo. INSEGNARE IN MANIERA ECOLOGICA VUOL DIRE SAPER CONVERSARE CON I DIVERSI ELEMENTI, IN QUANTO DALLA INTERAZIONE POSSONO NASCERE NUOVI SIGNIFICATI, RELAZIONI, ECC. L’insegnante ha il dovere di leggere e comprendere la realtà della classe per poter mettere in azione un intervento adeguato ad essa. L’accertamento delle conoscenze precedenti L’insegnante deve costruire collegando non solo i concetti appresi all’interno della sua disciplina, ma anche in una prospettiva inter o multidisciplinare. Occorre non solo facilitare le condizioni per apprendere, ma anche tenere in conto le situazioni reali di apprendimento. Per creare un tale clima l’insegnante deve coniugare la logica dell’insegnamento, centrata sull’intelletto, con quella dell’apprendimento, che è basata sullo studente e sul suo essere persona. Il soggetto deve essere considerato nella sua valenza biografica. Individuazione-definizione-scansione dei punti tematici Il lavoro di trasposizione didattica non consiste in un mero trasmettere, ma un costruire nuove conoscenze. Colui che insegna deve riflettere sulla conoscenza, sulle sue forme e sui suoi processi di acquisizione. Questa diversa codificazione del medesimo sapere consiste in operazioni di ricontestualizzazione e trasposizione. Nel nostro secolo il problema principale è non cosa inserire, ma cosa escludere. Il problema non è più di quantità, ma di qualità. Rimane l’istanza di far apprendere gli alfabeti culturali, ma anche gli strumenti euristici. Attenzione all’essenzialità vuol dire recupero di sostanzialità, incisività e metodo logicità. Devono essere oltre passate le forme trasmissive di contenuti e privilegiate quelle euristiche e che stimolino la costruzione di significati. L’essenzialità è connessa con l’argomentatività, la quale fornisce ragioni contro o a favore di una tesi determinata attraverso un dire giustificato. L’insegnante deve cercare di guadagnare l’adesione dell’alunno sulla base di argomentazioni. Infatti egli sostiene il proprio punto di vista con procedure e argomenti probanti, ma fa in modo che l’alunno abbia un ruolo attivo dando spazio alla sua capacità di valutazione critica. Capacità di analisi critica vuol dire approccio problematico ed interpretativo nei confronti di un sapere, per evitare di fare in modo che la scienza sia l’unico paradigma del sapere. Sarà necessario che l’insegnante faccia nascere l’interesse, la curiosità, alimenti la incentivazione affettiva verso il compito da apprendere e si preoccupi della metacognitività e del consolidamento. La comunicazione didattica non solo è verbale, ma anche non verbale. Di solito questi due aspetti si presentano in maniera combinata, ma è presente un rischio: la ambiguità e paradossalità nella comunicazione. Sono elementi efficaci nell’azione didattica valorizzare il contatto visivo, variare il tono della voce, la postura e il contatto visivo. Molta dell’attività di insegnamento è esplicita, ma occorre tener presente che i suoi pregiudizi, le sue concezioni, le sue chiusure e i suoi modi di fare influenzano i modi di essere e di comportarsi degli alunni (attività implicita). Questi aspetti impliciti possono avere più successo in quanto connessi con elementi emotivi e persuasivi, legati di solito alla figura del docente, sia al clima di classe. La preparazione all’apprendimento Si tratta del warm-up (riscaldamento): consiste nell’accendere il motore cognitivo degli alunni riguardo le capacità inerenti il tema che deve essere trattato, collegandoli con le conoscenze che già possiedono. Se le conoscenze già possedute sono congruenti con quelle già possedute, la lezione avrà più probabilità di essere efficace. Si tratta di inserire i concetti generali. Ausubel ribadisce l’utilità degli organizzatori anticipati, affermazioni generali che organizzano le idee contenute in un tema complesso o difficile per l’alunno, che lo aiutano a costruirsi una specie di impalcatura cognitiva in cui inserire le nozioni che apprenderà. Un organizzatore deve avere informazioni in forma verbale o visiva, sviluppare le relazioni logiche tra gli elementi del materiale da apprendere, deve facilitare la codificazione fornendo un’organizzazione generale o complesso assimilativo mancante, sia attivando le conoscenze precedenti degli alunni. Possono essere utili come anticipatori quali: percettivi (schemi, schizzi), logici (diagrammi) sistematici (tavole, sinossi). Essi si limitano ad offrire conoscenze generali o ad accendere conoscenze precedenti. Si sono rivelati utili perché facilitano l’apprendimento in tre modi: recuperano le conoscenze che possediamo al momento opportuno, predispone principi di organizzazione che consentono una registrazione accurata ed evitano un brusco impatto col materiale. Questa fase ha come finalità accendere la curiosità degli alunni all’argomento oggetto della lezione. E’ importante il concetto di successful learner, cioè l’individuo attivo, che è orientato verso uno scopo, capace di autoregolarsi e di assumere iniziative personali per il proprio apprendimento. Non secondario un insegnamento individualizzato: un azione né cumulativa né selettiva, ma orientativa e che da spazio alle hot cognitions, saperi vissuti, partecipati, cercati e perseguiti personalmente che si costruiscono con responsabilità e impegno; che offre possibilità di partenze vantaggiose, pause per la riflessione, ripartenze e che riconosce il valore della continuità didattica (vedere sulla “Bibbia didattica” cosa è e i vari tipi). La continuità riguarda anche la motivazione: vuol dire collegamento tra le cose apprese e quelle che si devono imparare, valorizzando lo specifico, articolando il nuovo e collegando il diverso. L’analisi di ciascun punto tematico e organizzazione dei nessi Occore far acquisire conoscenze, un quadro d’insieme (sapere), che consenta di essere esposto a continue reinterpretazioni. L’insegnamento deve preoccuparsi a fondare logicamente il processo conoscitivo, come si controllano i contenuti e su come il processo che derivi da esso possa essere valutato, innescato e predicato. E’ presente un tipi di insegnamento che fa l’errore di addizionare conoscenze senza connetterle tra di loro, senza tener conto che l’apprendimento della logica interna di una disciplina fa attivare la mentalità necessaria per conseguire autoapprendimento. La mediazione didattica consiste nella costruzione da parte dell’insegnante di una serie di condizioni favorevoli per rendere perspicui gli elementi di un sapere che non possono essere colti con chiarezza dagli alunni. La finalità è far conseguire apprendimento e sapere da strutturare e ristrutturare. (vedere il significato di “apprendere” sul secondo capitolo del manuale). La lezione non rende banale la disciplina, non si limita a divulgare il sapere, ma consiste nella capacità di farlo vivere e tradurlo in contesti differenziati e stimolanti. Siccome non tutto si può capire scientificamente, bisogna anche prestare attenzione alla complessità dell’essere umano e della realtà in cui si vive. Oggi il pensiero tecnico ha sostituitola conoscenza perché si è rivelato un modo diverso per acquisire la conoscenza. Anche l’area socio-affettiva deve meritare attenzione, in quanto i fattori affettivo-motivazionali sono utili per spiegare la diversità delle prestazioni nei compiti di apprendimento. Nel ventesimo secolo sia la scuola che l’università sono state caratterizzate dal predominio della conoscenza sulla competenza. Dagli anni ottanta assistiamo ad un diverso approccio al problema formativo e prevale di più la competenza. (vedere cosa vuol dire competenza sul capitolo 2 del manuale). L’insegnante deve coltivare e comunicare passione per quello che si deve apprendere e la responsabilità che ogni individuo ha come cittadino, come uomo e come lavoratore. L’educazione deve essere connessa con l’istruzione:l’insegnante deve essere consapevole del fatto che le conoscenze hanno valore educativo se esse fanno parte della vita e che l’educazione è una proposta di vita carica di senso. L’apprendimento viene visto come un cambiamento delle conoscenze, dei comportamenti e degli orientamenti di vita. L’invito ad operare il feed-back E’ la fase che sintonizza l’insegnamento con l’apprendimento attraverso continue verifiche . L’insegnante deve regolare il suo discorso con brevi interruzioni per consentire la presa, la domanda. Le prove di verifica non devono essere effettuate mai o prima. La valutazione deve riguardare il processo didattico-educativo nella sua interezza ed ha il compito di rilevare informazioni utili per l’assunzione di decisioni per il perseguimento di obiettivi determinati. Se i processi di valutazione sono deboli, diminuisce la capacità di orientare i processi di insegnamento al fine di soddisfare le esigenze dei singoli alunni. Deve anche essere preso in considerazione il carattere reticolare che i fattori di esperienza influenzano il livello finale dei risultati. La valutazione ha un effetto condizionante se mette in evidenza agli alunni una visione pessimistica delle loro possibilità di successo. La maggior parte delle valutazioni vengono comunicate verbalmente, ma molte vengono anche espresse implicitamente, le quali hanno ripercussioni sia sulla motivazione che su uno stadio finale del processo di apprendimento. Occorre dare valore alla presenza educativa del docente: per la funzione di accompagnamento, di guida, di esempio e di assistenza per far sì che lo studente possa entrare nella cultura. Lo schema riassuntivo e la discussione collettiva I punti densi di significato devono essere ricapitolati. Dopo che lo schema riassuntivo è stato presentato bisogna aprire la discussione. Essa deve essere facilitata facendo un primo bilancio di ciò che è stato detto fino a quel momento. Nel dibattito la verità di un individuo può aiutare a scoprire quella dell’altro o può solo chiarirla. Il dire di ogni componente alimenta la discutività sulle affermazioni e sulle scelte che sono state presentate e fa in modo che abbia luogo una relazione di confronto franco. Ciascuno, pur sostenendo il proprio punto di vista con argomenti probanti e colores che abbelliscono il linguaggio, dà spazio alla possibilità di valutazione critica di coloro che ascoltano. In una discussione l’insegnante deve farsi come modello, attraverso la compresenza e la cooperazione con i colleghi. Oggi siamo autodidatti, ma dobbiamo imparare a diventare validi cooperatori. Il docente deve sapersi adattare nel contesto in cui opera e deve comprendere che la professione docente è basata sulla relazionalità e non sull’individualismo. Viene molto risaltata la concezione dell’apprendimento in cui la socializzazione ha una grande importanza. Bisogna guardare quei contesti in cui si attua un vero e proprio apprendistato. Nelle prime esperienze sarà l’insegnante a guidare la discussione, ma in seguito a turno i più capaci dovranno coordinare il dibattito. Si avrà che gli alunni imparino a coltivare il silenzio pensoso e mettano in moto la riflessione. La discussione fa in modo che gli alunni si adattino ad una cultura e che ricerchi il punto in cui le caratteristiche del soggetto e il repertorio culturale combacino. La fissazione-verifica dei punti acquisiti Riguarda i punti salienti che sono stati presentati dalla lezione ed affinati nella discussione. Per una rappresentazione corretta possono essere utili sia la LIM che la lavagna tradizionale. La LIM, a differenza della lavagna d’ardesia, consente di ritornare su quello che si è fatto precedentemente e consente di non dover ricopiare. La lavagna elettronica può annullare il diritto all’errore da parte dell’utilizzatore, tagliando il filo che unisce la relazione insegnante-alunno che crea il tessuto della libertà rispettivamente nell’insegnamento e nell’apprendimento. Non sarebbe inutile aiutare gli alunni a comprendere il funzionamento delle TIC (Tecnologie dell’istruzione e della comunicazione, la ricerca scientifica e tecnologica e le strutture economiche e di potere che stanno dietro i prodotti d’uso. Devono anche essere esplicitate le continue forme di verifica da utilizzare e l’eventuale uso di prove oggettive e performance orali concordate. La conclusione e l’introduzione alla lezione futura Si tratta di fare il punto dei vari momenti e interventi che sono stati fatti durante la lezione. Il docente invierà agli studenti tramite posta elettronica il tema della prossima lezione. Nel sintetizzare e nell’introdurre ha importanza la passione dell’insegnante per il proprio sapere. La vera ed efficace pratica didattica è quella che risulta da una ricerca tra le molte possibilità (procedure, strategie, itinerari) che si possono scegliere. L’insegnamento ha come presupposti una elevata professionalità ed un impegno di educazione-aggiornamento long-life.