Modulo n°70.4 Gioco 1. Preparare tutti i pezzi del cartellone (vedi 70.4cart e 70.4istr) e metterli in una busta. 2. Consegnare la busta ai ragazzi. Se la classe è numerosa, si consiglia di dividere i ragazzi a gruppi, di preparare più buste e di consegnare una busta a ciascun gruppetto. 3. Dire loro di costruire la “scala delle distanze” secondo le istruzioni che troveranno nella busta e secondo gli appunti che hanno preso guardando la proiezione in “Power Point”. 4. Vince chi avrà messo più pezzi al posto giusto. 5. Dopo il gioco, costruire un cartellone con la “scala delle distanze” uguale a quella che hanno fatto loro. 6. Mano a mano che la si costruisce, soffermarsi su ogni gradino per spiegare meglio il significato dello stesso. La lezione dovrà seguire il seguente filo logico: ci troviamo sulla Terra, dalla quale vediamo una sfera celeste che ci circonda, e sulla quale vediamo, come se fossero appoggiati lì, gli astri, tutti apparentemente ad una stessa distanza da noi. Tuttavia, noi sappiamo che essi si trovano a distanze diverse e vorremmo capire quanto lontani essi siano da Terra. Chiedere ai ragazzi come farebbero, se fossero astronomi, a misurare la distanza degli oggetti più vicini a noi. Incollare sul cartellone il metodo di misura e le immagini relative al “primo gradino della scala delle distanze”, ed illustrare le immagini ai ragazzi. Entro 500 parsec da Terra, conosciamo la distanza di almeno 15 mila stella, valutata tramite la parallasse annua. Ricordare ai ragazzi che la parallasse ha i suoi limiti e chiedere loro cosa sfrutterebbero per “andare oltre”. Farli ragionare su tre fatti: a) bisogna vedere “qualcosa” per poter misurare la sua distanza; b) mano a mano che ci allontaniamo si devono trovare degli oggetti celesti che ci dicano quanto luminosi siano, ovvero dei quali conosciamo la loro magnitudine assoluta; c) quanto sia potente il metodo della parallasse, in quanto anche se il suo raggio d’azione è limitato, è solo grazie a lui se si può “andare oltre”. Incollare sul cartellone il metodo di misura e le immagini relative al “secondo gradino della scala delle distanze”, ed illustrare le immagini ai ragazzi. Riprendere il filo del discorso dicendo loro che fra tutte le stelle di cui si può misurare la parallasse, ce ne sono alcune, chiamate “stelle cefeidi”, delle quali si può facilmente ricavare la magnitudine assoluta. Queste stelle sono presenti anche oltre i 500 parsec. Conoscendo la loro magnitudine assoluta, e misurando quella apparente, si ricava la loro distanza. Da qui è nato il metodo delle cefeidi, che permette di misurare la distanza di queste stelle ben oltre i 500 parsec. Le cefeidi sono delle stelle variabili, cioè la loro luminosità cambia periodicamente e esiste una relazione tra il periodo di una cefeide e la sua magnitudine assoluta, quindi, osservativamente si misura il periodo e poi, tramite formule matematiche, se ne ricava la luminosità intrinseca. Il fatto che alcune siano presenti anche entro alcune centinaia di parsec da noi, ha permesso di calibrare la relazione periodo-luminosità per le cefeidi e quindi di renderla utilizzabile per misure di cefeidi oltre alcune centinaia di parsec da noi. Incollare sul cartellone il metodo di misura e le immagini relative al “terzo gradino della scala delle distanze”, ed illustrare le immagini ai ragazzi. La relazione di Tully-Fisher si applica alle galassie a spirale e mette in relazione la velocità di rotazione di queste galassie con la loro luminosità intrinseca. Quindi, misurando la velocità di rotazione delle galassie a spirale possiamo conoscere la loro distanza. La relazione di Tully-Fisher è stata calibrata utilizzando le cefeidi: si è calcolata la distanza di alcune cefeidi appartenenti a galassie esterne e si è assunto che quel valore fosse indicativo della distanza della galassia stessa. Se le galassie di cui si calcola la distanza tramite la relazione di Tully-Fisher fanno parte di un ammasso di galassie, mediando opportunamente questi valori, si ricava la distanza dell’ammasso stesso. Incollare sul cartellone il metodo di misura e le immagini relative al “quarto gradino della scala delle distanze”, ed illustrare le immagini ai ragazzi. Le supernovae sono stelle alla fine della loro vita: esse esplodono riversando nello spazio circostante il gas che le forma. Quando esplodono, posso diventare luminose anche tanto quanto la galassia che le ospita. La loro luminosità poi decresce, seguendo una curva caratteristica. In realtà ci sono diversi tipi di supernova (fra cui le Ia), ciascuno dei quali ha una sua propria curva di luminosità. Ipotizzando che le supernovae di tipo Ia abbiano tutte la stessa magnitudine assoluta, misurando la loro magnitudine apparente è possibile determinarne la distanza. Il valore preciso della magnitudine assoluta al massimo delle SNIa è ancora oggetto di studio. Un metodo per determinarla, ovvero un metodo per calibrare il metodo di determinazione della distanza tramite le supernovae, fa riferimento a galassie la cui distanza sia nota, calcolata, per esempio, tramite la relazione di Tully-Fisher: conoscendo la distanza della galassia che ospita un SN, ed assumendo che sia la stessa anche per la SN stessa, si stima la magnitudine assoluta della SN. Ottenuto questo valore, si può applicare il metodo delle SN a galassie la cui distanza non sia determinabile tramite, per esempio, le relazione di Tully-Fisher. Incollare sul cartellone il metodo di misura e le immagini relative al “quinto gradino della scala delle distanze”, ed illustrare le immagini ai ragazzi. Incollare, infine, in cima alla scala, l’immagine HDF.