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di domenica 15 Aprile ’07
domenica 15 aprile
II Domenica di Pasqua
 Atti 15,12-16
Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19
Giovanni 20,19-31
Liturgia delle Ore 2^ settimana
ore 9.10
ore 18.30
Ritiro per i ragazzi/e di 4^elementare
Corso Fidanzati
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 9.00 Andrea
ore 11.00 Maria Teresa e Irma
ore 17.30 per la comunità
lunedì 16 aprile
8.15 Lodi + Eucaristia / 18.00 Vesperi
 Atti 4,23-31
Giovanni 3,1-8
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 8.15
ore 21.00
ore 21.00
Riunione educatori adolescenti
Riunione della Caritas parrocchiale
libera
martedì 17 aprile
8.15 Lodi + Eucaristia / 18.00 Vesperi
 Atti 4,32-37
Giovanni 3,7b-15
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 8.15
libera
mercoledì 18 aprile
 Atti 5,17-26
Giovanni 3,16-21
8.15 Lodi + Eucaristia / 18.00 Vesperi
ore 18.15
Lectio divina
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 8.15
libera
giovedì 19 aprile
8.15 Lodi + Eucaristia / 18.00 Vesperi / 18.30 Eucaristia
 Atti ,27-33
Giovanni 3,31-36
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 8.15
ore 18.30
libera
libera
ore
ore
ore
ore
venerdì 20 aprile
Adorazione dell’Eucaristia (9.00-12.00 / 14.45-18.00)
Rosario con il gruppo di preghiera di p. Pio
Adolescenti: catechesi + cena
Giovani: catechesi parrocchiale
8.15 Lodi + Eucaristia / 18.00 Vesperi
 Atti 5,34-42
Giovanni 6,1-15
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 8.15
9.00
17.30
19.00
21.00
libera
ore
ore
ore
ore
18.30
21.00
21.00
21.00
Incontro Gruppo Medie
Incontro per i lettori
Cammino di fede per i genitori dei bambini di 2^el.
Incontro su Sicurezza? Diritti e Cittadinanza (presso la
Sala Previato a cura della rete cittadina antirazzismo)
foglio settimanale di informazione delle attività della parrocchia san Carlo Borromeo di San Giuliano Milanese
sabato 21 aprile
s. Anselmo
 Atti 6,1-7
Giovanni 6,16-21
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 18.30
Francesca e Carmelo
domenica 22 aprile
III Domenica di Pasqua
Liturgia delle Ore 3^ settimana
 Atti 5,27b-32.40b-41
ore 9.10
intenzioni per la celebrazione dell’Eucaristia
ore 14.00
ore 17.30
Apocalisse 5,11-14
Giovanni 21,1-19
ore
9.00
nonna
ore 11.00
ore 17.30
Silvana e Luigi Baggi +
Antonia
Bignami (30° anniv. di matrimonio)
per la comunità
Ritiro per i ragazzi/e di 5^ elementare + pranzo +
incontro genitori e catechiste
Fede e Arte: visita ad Alseno (Pc)
Celebrazione di un Battesimo durante l’Eucaristia
LA CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA DURANTE LA SETTIMANA
 CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA:



lu+ma+me+gi+ve
sa
do
 CELEBRAZIONE DELLE LODI:
ore 8.15 con le Lodi
ore 18.30 (festiva)
ore 9.00 + 11.00 + 17.30

gi
gi
ve
ore 21.00 solo 1° del mese
ore 18.15 solo 3° del mese
ore 15.00 solo 1° del mese

gi
lu+ma+me+gi+ve+sa
ore 18.00
 CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA:
 ADORAZIONE DELL’EUCARISTIA

ore 8.15
 CELEBRAZIONE DEI VESPERI:
inoltre



lu+ma+me+gi+ve+sa


sa
ore 16.00 – 18.00
tutti i giorni prima o dopo la celebrazione dell’Eucaristia
ore 9.00 – 12.00 + 15.00 – 18.00
avvisi e notizie varie
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Da qualche settimana è attivo il nuovo sito internet della nostra parrocchia. Lo si può visitare
all’indirizzo http://www.parrsancarlosgm.it/ . Il webmaster accetta volentieri suggerimenti e consigli.
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La riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale prevista per il 7 maggio è anticipata a lunedì 23 aprile
alle ore 18.00 per impegni del Vicario episcopale di zona.
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Padre Arturo Handa Savita con questa domenica conclude la sua presenza nella nostra parrocchia. Torna
a Roma dove lo attendono gli ultimi esami par la sua laurea in comunicazioni sociali. Venerdì 22 giugno
discuterà la tesi. Poi sarà in Portogallo e alla fine di settembre a casa sua a Kwito. Lo ringraziamo di
cuore per la carità che ci ha usato annunciandoci il vangelo. Non lo dimenticheremo. P. Arturo non
avrà un immediato successore perché p. Fernando potrà arrivare in Italia solo nel luglio 2008.
x comunicare con la parrocchia
tel. don Aurelio 029848105
cell. don Aurelio 3488131737
cell. Roberto Buzzi 3284316076
tel. Centro di ascolto 0298490733
cell. Franco Torricelli 3341143547
cell. Suore Discepole del Vangelo 3887538978
GESÙ CRISTO FIRMATO BENEDETTO
“Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra noi,
come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri
della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di
scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità
degli insegnamenti che hai ricevuto”. Così si apre il vangelo di Luca, e questo stesso atteggiamento
pare aver dettato a Benedetto XVI l’idea e l’impostazione del suo volume sulla vita pubblica di
Gesù, dal battesimo nel Giordano fino al monte della Trasfigurazione. In questi ultimi decenni,
infatti, si sono moltiplicati i libri su Gesù, scritti da storici, esegeti, teologi di tutto il mondo: libri
che cercano di scoprirlo e di leggerlo nella sua identità umana e di comprendere come sia nata e
cresciuta la comprensione della sua figura caratterizzata al contempo da chiarezza e da mistero.
Benedetto XVI, proprio perché questa ricerca ha dato finora esiti diversi e sovente discordi e
perché più recentemente è stata anche attraversata da testi di grande successo editoriale basati su
testi apocrifi o su ipotesi fantasiose, ha voluto fornire un orientamento autorevole – anche se da lui
stesso definito aperto a critiche e discussioni – a quanti, dentro e fuori la chiesa, desiderano
conoscere maggiormente Gesù di Nazaret a partire da una lettura di fede.
Gesù chi era? Un uomo di un luogo e di un tempo ben precisi, un ebreo, meglio un galileo
che ha vissuto e agito nella storia, in mezzo agli uomini, ma la sua identità viene dalla fede, anche
se non è in contraddizione con la sua esistenza terrena. Di lui abbiamo testimonianze, racconti,
raccolte di parole, ma quasi tutte – a parte Plinio e Giuseppe Flavio – risalenti a coloro che sono
stati suoi discepoli, o a coloro che avevano aderito alla sua “buona notizia”, riconoscendo in lui non
solo un uomo tra molti, ma innanzitutto un uomo giusto, un profeta, il Messia unto da Dio, il Figlio
dell’Uomo e il Figlio di Dio.
Gli aspetti del libro di Benedetto XVI che hanno fatto più scalpore nei lanci di agenzia sono in
realtà ipotesi o acquisizioni dell’esegesi recente abbastanza condivise. Più “nuova” per molti può
apparire l’ipotesi che Gesù sia stato vicino al movimento di Qumran o degli Esseni, come d’altronde
il suo “precursore” Giovanni il Battista. E’ vero che in questi ultimi decenni, a volte in nome di un
curioso ecumenismo, si è preferito, anche in documenti ufficiali cattolici, affermare che Gesù era
familiare al movimento dei farisei. In realtà le vicinanze con Qumran hanno maggiori elementi di
suffragio, anche se restano tuttora a livello di ipotesi. Ed è anche vero che Gesù, ebreo, “figlio di
Israele”, è andato oltre il giudaismo; anzi, lo ha trasceso operando alcune rotture rispetto al
tempio, alla terra, alla famiglia: rotture che gli sono costate l’ostilità e la consegna all’occupante
romano che ne ha decretato la condanna a morte.
Il libro di Benedetto XVI si annuncia come il testo di un credente che cerca di tracciare il volto
di Gesù in obbedienza alle Scritture e alla grande tradizione della Chiesa, un libro che nasce dalla
fede cattolica e che vuole affermare che la verità è una persona: Gesù di Nazaret.
Enzo Bianchi La stampa, 14 aprile 2007
Il libro del Papa è a disposizione presso la libreria IL SEGNALIBRO da martedì prossimo
foglio settimanale di informazione delle attività della parrocchia san Carlo Borromeo di San Giuliano Milanese
DOVE FINISCE L'AUTORITÀ DELLA CHIESA
“Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5,29). Questo grande principio biblico sull’obbedienza ha un carattere
profondamente liberante. Nella visione biblica, infatti, l’obbedienza è inscindibile dalla libertà: solo nella libertà si può obbedire, e solo
obbedendo al vangelo si entra nella pienezza della libertà. Ma come si declina questa obbedienza resa a Dio e alla sua Parola contenuta nelle
Scritture, unica norma normans dell’obbedienza cristiana? Come si discerne se il comando che viene “dagli uomini”, da un’autorità preposta,
è conforme al vangelo o lo contraddice? Risolvere la questione come fece il cardinal Bellarmino - “Se anche il papa errasse comandando dei
vizi e proibendo delle virtù, la chiesa è tenuta a credere che i vizi siano buoni e le virtù cattive” (De Romano Pontifice IV,2) – significherebbe
commettere una gravissima omissione di responsabilità cristiana e imboccare la strada dell’idolatria. Ben altra l’indicazione offerta da
Francesco d’Assisi ai suoi: “i frati obbediscano ai loro ministri in tutte quelle cose che hanno promesso a Dio di osservare e che non sono
contrarie alla coscienza e alla regola” (Regola bollata 10).
Per cogliere il proprium cristiano dell’obbedienza è allora opportuno ricordarne l’aspetto antropologico. Vi è infatti un’obbedienza
fondamentale che ogni uomo è chiamato a fare alla propria storia, alle proprie origini, al proprio corpo, alla propria famiglia, insomma a una
serie di situazioni e persone, tempi e luoghi, eventi e condizioni che l’hanno preceduto, fondato, e su cui egli non ha avuto alcuna presa o
possibilità di scelta e di decisione. Si tratta dei bagagli che la nascita fa trovare già pronti a chiunque viene al mondo e che lo
accompagneranno nel cammino dell’esistenza. Un credente legge questa obbedienza come “creaturale” e vi riconosce quell'accettazione dei
limiti che è costitutiva della creatura di fronte al Creatore e che consente all’uomo di diventare uomo fuggendo la tentazione della totalità,
cioè di ergersi a Dio. Il senso del racconto della Genesi sulla proibizione di mangiare i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male è
esattamente questo: l’essere umano è tale nella misura in cui non ambisce il tutto. Il limite, il finito è l’ambito della sua relazione con Dio.
Allora si capisce come l’obbedienza cristiana sia “una” in quanto si radica all’interno di quest’unica alleanza con Dio, nella relazione di
ascolto del credente nei confronti del suo Dio a dare il tono all’obbedienza. Ora, per il Nuovo Testamento l’ascoltare, inteso nel senso di
percezione della volontà di Dio, si realizza veramente solo quando l’uomo, con la fede e l’azione, obbedisce a quella volontà. Come
coronamento dell’ascoltare (audire) nasce dunque l’obbedire (obaudire) che consiste nel credere, un obbedire che trova il suo proprium
nell’obbedienza del Cristo stesso, centrata sulla relazione filiale vissuta da Gesù con il Padre e con al suo cuore l’amore p er il Padre e per i
fratelli, gli uomini: questa obbedienza amorosa dà senso al vivere e al morire di Gesù, anche alla sua morte di croce, e ne fa un atto di
libertà!
Qui l’obbedienza cristiana trova la sua “misura” e l’articolarsi in diverse forme, tutte plasmate dallo Spirito santo, che obbliga il credente
a viverla con creatività e responsabilità, nella libertà e per amore. Sì, il criterio dell’obbedienza cristiana è lo Spirito santo che interiorizza in
ciascuno le esigenze del vangelo e lo porta a viverle come espressioni della volontà del Signore assunte fino a farle proprie. Alla luce di
questa obbedienza fondamentale, si possono comprendere, accettare e vivere le altre obbedienze alle istanze mediatrici della volontà di Dio.
Così nella chiesa le diverse articolazioni dell’autorità sono di ordine “sacramentale” in quanto rimandano al loro unico fondamento che sta in
Dio e nel popolo a lui legato dall’alleanza. Vi è allora un’autorità istituzionale, i vescovi, ve n’è una nell’ordine della competenza, i teologi, una
nello spazio del carisma, i profeti. In rarissimi casi queste tre tipologie di autorità arrivano a coesistere in un’unica persona o istanza, mentre
normalmente vanno pazientemente armonizzate nell’unico corpo ecclesiale: del resto, proprio il dato che nella chiesa non vi è istituzione
autentica senza la presenza dello Spirito fa sì che esista una costante tensione di innovazione e riforma che impedisce la sclerosi.
Anche nella vita monastica e religiosa – che in occidente è giunta a formalizzare in un “voto” l’esigenza evangelica dell’obbedienza – le
forme che questa assume possono essere diverse, a seconda delle varie forme di “autorità” che la richiedono: autorità di tipo “monarchico”
nella formulazione del comando, come nel monachesimo benedettino; autorità della comunità che si esprime attraverso il “capitolo”,
l’assemblea dei fratelli, come nella vita cenobitica di ispirazione basiliana e domenicana; autorità funzionale a un progetto apostolico cui si
deve sacrificare la volontà propria sottomettendo il proprio giudizio a quello del superiore, come nella tradizione gesuitica. Ma in ogni caso
l’autentica obbedienza cristiana nella vita religiosa tiene conto della vitale dinamica circolare tra regola, autorità e comunità, cioè tra il “patto”
della vita comune, l’autorità che lo attualizza nell’ascolto della comunità concreta e quest’ultima che nell’obbedire progetta e rinnova giorno
dopo giorno la vita secondo il vangelo.
Su ogni forma e tipologia di obbedienza cristiana deve sempre e comunque regnare il vangelo e tutto deve essere sottoposto al criterio
decisivo del vangelo: se ciò che viene comandato è contrario a questa unica norma normans, se le mediazioni della volontà di Dio (autorità
ecclesiastiche, dottrine teologiche, regole monastiche, riti cultuali, ecc.) si sostituiscono a Dio e pretendono obbedienza per se stesse, allora
al cristiano si apre la strada che da un “dissenso leale” può giungere fino all’obiezione di coscienza. Dissenso leale significa innanzitutto
cercare di fare propria una decisione ascoltando per quali vie chi l’ha assunta dice di averla fatta derivare dalla sorgente evangelica; se poi
questo sforzo si rivela infruttuoso, è allora necessario manifestare apertamente, con parresia, umiltà e carità le motivazioni che inducono a
ritenere quello specifico comando come contrario al vangelo; se, nonostante questo, il comando permane e permane anche la sua
inconciliabilità con la propria coscienza, il cristiano compirà il gesto nobile e drammatico dell’obiezione di coscienza, un mettere in gioco tutto
se stesso, accettando anche di pagarne le conseguenze. Un gesto di cui forse oggi si parla con troppa facilità, anche da parte di chi in tempi
non lontani lo considerava insubordinazione inaccettabile: ma così si rischia di banalizzarlo – applicandolo ad ambiti in cui non è in gioco
l’essenziale della fede cristiana e della morale espresse dal vangelo – o di spostarne il peso sugli altri. Un gesto, quello dell’obiezione di
coscienza che per sua natura è personalissimo, estremo e non può quindi essere programmato in anticipo o in via generale, né tanto meno
“comandato” da un altro. Sì, perché “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”.
Enzo Bianchi La Repubblica, 3 aprile 2007
x comunicare con la parrocchia
tel. don Aurelio 029848105
cell. don Aurelio 3488131737
cell. Roberto Buzzi 3284316076
tel. Centro di ascolto 0298490733
cell. Franco Torricelli 3341143547
cell. Suore Discepole del Vangelo 3887538978