Lupo o uomo?
Si sa, l’uomo è un animale per natura fatto per stare in branco, ma cosa succede
quando questo branco annienta la sua di natura? Quando i valori imposti dalla società
non sono coerenti con i suoi? Perché rinunciare alla propria individualità e ridursi ad
una parte del tutto?
Molta gente queste domande non se le pone, va dietro agli altri e basta, accetta gli
ideali comuni senza discutere e pian piano ne diventa un sostenitore. Così facendo non
ci si rende conto che si regredisce ad una forma di animale che, seppur capace di
usare la forchetta e leggere, non rispecchia appieno tutte le qualità dell’uomo. Viene
ad esempio soppressa la creatività, si diventa dei semplici strumenti di guadagno per
chi è un po’ più furbo e sa manipolare la mandria.
D’altro lato, l’arte ci permette di diventare, invece che soli consumatori, dei
produttori: possiamo crearci un nostro modo di vedere il mondo e, perché no, anche di
criticarlo. Tanti pensano che, vivendo in una società, bisogna adeguarsi agli altri; io
credo invece che tutto il nostro progresso ci permetta di essere più indipendenti dagli
altri.
Noi, a differenza di tanti altri paesi, abbiamo fortunatamente la libertà di pensiero:
perché proprio quando abbiamo lottato tanto per averla non la sfruttiamo? Certo
l’individualismo comporta molte più responsabilità rispetto al collettivismo, bisogna
formarsi dei propri ideali per essere un libero pensatore e spesso si commettono molti
errori, ma sapremo di essere liberi, non dovremo guardare la reazione della gente
quando diciamo o facciamo qualcosa.
Nel Medioevo si veniva manipolati dall’esterno: se il contadino non forniva la sua
quantità di grano a chi lo comandava, questo non lo avrebbe fatto godere della sua
protezione dagli attacchi. Allora sapevano di non essere liberi, ma oggigiorno anche se
non lo siamo, crediamo di poter veramente scegliere ma la realtà è che veniamo
comandati dall’interno. Dalla rivoluzione francese la popolazione ha acquistato potere
e chi governa ha capito che deve accontentarla in modo da poter fare i propri
interessi. Tanti stati hanno adottato la democrazia come sistema di governo facendo
credere che sia il modo migliore per dare voce alla gente. Io credo sia invece un’altra
forma di dittatura, la dittatura della maggioranza: con le votazioni le minoranza non
verranno mai ascoltate, il potere non è spartito equamente, uno non può decidere per
se stesso, saranno gli altri a farlo per lui, sempre che questo non si aggreghi agli altri
ed entri a far parte della fetta dominante dei cittadini ed è qui che si crea la società
di massa.
Una conseguenza della società di massa è il capitalismo, dove si vede la gente non
come tanti singoli acquirenti con gusti ed esigenze diverse, ma come un gregge atto a
comprare che condivide le stesse preferenze. Queste vengono decise per noi da chi ha
interesse e ci vengono imposte con la pubblicità che non è solo quella esplicita degli
spot o dei cartelloni. Guardiamo per esempio la televisione italiana, io la considero una
delle strategie politiche più efficaci, una modalità malata e a lungo termine che ha
mirato al sistematico e perpetuo rimbambimento della popolazione che non si è saputa
difendere. Oggi ci si chiede perché certi politici continuino a venir eletti, forse
potremmo trovare un feedback nei livelli di audience di certi canali privati e
(purtoppo) anche pubblici.
Oggi c’è la pubblicità ma una volta per manipolare le masse dall’interno si usava la
religione, o meglio: il terrore religioso! Se ti interessava trascorrere una bella vita
dopo la morte, dovevi rispettare determinate regole e obbedire ciecamente nonché
insensatamente a determinate persone. Anche se attualmente in uso, il potere di
questa pratica psichicamente cruenta sta andando diminuendo. I danni possono essere
materiali ed evidenti come gli attentati terroristici, portati a termine da persone
indottrinate dalla nascita alla completa devozione ad un entità invisibile a cui non c’è
nessun motivo di credere. Si può trattare invece di influenze nel pensiero delle
persone che si riperquotono poi su votazioni aventi come tema l’aborto, l’eutanasia e
simili. Se si accetta una religione semplicemente per tradizione se ne accetteranno
anche gli ideali invece che valutare e formarsi un’opinione. Io non sono contrario a
credere in qualcosa, è nella natura umana, sono contrario al credere in quello in cui
credono gli altri. Personalmente penso che si creda in ciò che ci fa star bene; il mio
vicino di casa non ha i miei stessi interessi, di conseguenza neanche il mio credo, lui se
ne sarà formato uno suo. Così vedo una società intelligente, con una religione
incentrata su se stessi, non su qualcosa che ci viene imposto, un essere superiore di
cui non abbiamo né prove né ragioni per accettarlo, se non per pigrizia. Dopotutto una
religione può anche essere vista come un altro modo di guardare il mondo, ci sono
religioni che insegnano a riconoscere il tutto in ogni cosa, veder riflesso l’universo in
un granello di sabbia. Altre, come la nostra, distinguono scrupolosamente ciò che
possiede un’“anima” da ciò che non la possiede, non si vede l’uomo come una parte del
tutto ma il tutto è creato da qualcuno per l’uomo.
Cambiare il proprio punto di vista credo sia importante per potersi farsi un’idea più
precisa del mondo. Eliminare tutti i dogmi imposti dalla nostra società, eliminare dalla
nostra vista i pregiudizi; questo ci può rendere davvero liberi di scegliere, non
dobbiamo accontentarci della libertà che crediamo di avere. Siamo come dei cani
rinchiusi in una gabbia che credono di poter fare qualsiasi cosa, protetti ma allo
stesso tempo imprigionati dalle sbarre, ma la libertà è un’altra cosa. La libertà la si
può vedere in tante cose, anche le più improbabili, per esempio la si può notare in
un’immagine di Bach: apparentemente si mostra serio, con uno sguardo severo, ma
dopo un po’ ci si accorge di un piccolo, quasi inesistente, sorriso. Capendo quel sorriso
è come se ci si accorgesse che lui aveva capito qualcosa, un qualcosa che si riscontra in
tutti i grandi artisti, qualcosa che li distingue dagli altri. Insomma, l’arte li rendeva, e
ha il potere di renderci liberi. Perchè non la vogliamo?
Un’altra cosa che ci costringe sono le dipendenze e le abitudini, l’esempio più comune è
il fumo: io non sono contrario perché fa male, si sa che, se limitato, ha effetti che
dipendono tanto da persona a persona e da altri fattori. Sono contrario per il fatto
che ci rende schiavi, non ne possiamo più fare a meno ed è quello che non sopporto.
Riguardo alle abitudini penso che sono tutti punti deboli su cui possiamo essere
comandati, limitano la nostra flessibilità e di conseguenza la nostra indipendanza.
Spesso il cambiamento è la soluzione migliore, essere aperti a nuove idee, non
attaccarsi a ciò che si ha o si è. L’ambizione è una cosa positiva ma che purtroppo non
in tutti si manifesta. Non ci si deve accontentare della libertà che ci viene offerta,
dobbiamo continuare a cercarla anche andando contro a ciò che ci viene imposto dalla
società.
Davide Walder
Davide Walder, 4E