ADOLESCENZA
E’ difficile descrivere la pubertà e l’adolescenza in quanto soggette più di altre età a molte variabili,
tuttavia esistono delle caratteristiche sia fisiche che psichiche che rimangono immutate nonostante le
trasformazioni sociali e che dobbiamo tenere presenti quando ci accostiamo all’universo dei ragazzi
dagli 11-12 ai 18-19 anni.
Questo lungo periodo della vita coincide con il definitivo sviluppo fisico e sessuale, e da un punto di
vista organico, verso i 20 anni il giovane è un adulto al massimo delle sue potenzialità.
La pubertà coincide con il periodo della scuola media, con le ansie di dover affrontare nuovi insegnanti e
nuovi compagni, proprio nel momento in cui è scomparsa la sicurezza del bambino,
dobbiamo inoltre considerare che non solo il corpo sta mutando, ma anche il pensiero, che da operatorio
concreto si trasforma gradualmente in astratto-formale.
C’è un gran bisogno di conferme e l’oscillare tra il mondo, rassicurante dell’infanzia e quello adulto,
spaventa e attrae allo stesso tempo. Comincia qui il secondo grande salto verso l’autonomia.
Prendendo come riferimento la teoria di Piaget, vediamo che il passaggio dall’intelligenza operatoria
concreta a quella formale è di fondamentale importanza in quanto porterà il soggetto alla definitiva presa
di coscienza e all’astrazione riflessa.
Il preadolescente dovrebbe essere prossimo al culmine della maturazione del pensiero che lo porterà a
coordinare tutte le operazioni logiche. Per semplificarne il significato potremmo dire che le stesse
operazioni che compiva un bambino in età scolare, facendo riferimento a eventi o oggetti concreti e
tangibili, sono ora possibili anche usando simboli totalmente astratti; il pensiero si libera dalla realtà e
nasce l’immaginazione, il ragazzo è ora in grado di formulare ipotesi, deduzioni, conseguenze e
deduzioni, ha raggiunto il pensiero adulto ipotetico-deduttivo.
Fra gli 11 e i 14 anni, gli aspetti concreti del pensiero sono ancora molto spesso presenti e rendono
difficile soprattutto la riflessione sul pensiero stesso, cosa che diventerà invece dominante
nell’adolescenza vera e propria. Il preadolescente è ancora molto attento all’aspetto concreto degli eventi
e anche il suo giudizio sugli altri è più legato alle caratteristiche fisiche, piuttosto che a quelle
psicologiche. E’ questa una delle ragioni per cui può vivere molto male un ritardo di sviluppo o di
difetto fisico temporaneo.
L’approccio psicoanalitico vede nella pubertà il momento in cui le pulsioni si riaccendono grazie allo
sviluppo fisico e alla maturazione sessuale.
Per Freud la pubertà segna un ritorno di molti aspetti della pregenitalità, nella femmina questo avviene
in modo molto più sfumato e meno evidente che nel maschio. Quest’ultimo, infatti, manifesta
comportamenti orali e sadico-anali molto chiari: mangia talvolta smodatamente, prova piacere nel dire
continuamente “parole sporche”, manifesta un’intensa e incontrollata motilità.
La femmina si volge invece più rapidamente all’altro sesso e mette in atto precoci comportamenti
seduttivi, ha un maggior controllo di sé e una cura maggiore della propria persona.
Sia il maschio che la femmina, devono far fronte al senso di vuoto provocato dalla forte spinta sessuale
da un lato e dall’ impossibilità di soddisfarla con un oggetto d’amore adeguato dall’altro, ma tutte le
modalità difensive tipiche della latenza sono messe dura prova dalla nuova e più forte esplosione degli
istinti.
Il preadolescente vive le contraddizioni degli adulti che lo considerano talvolta un bambino e talvolta un
adulto, facendogli spesso richieste in un senso o nell’altro e spaventandosi ad ogni manifestazioni
indipendenza.
IL ragazzo dai 14 ai 18 anni è il vero e proprio adolescente e i suoi problemi differiscono notevolmente
da quelli della pubertà. Lo sviluppo fisico e cognitivo è quasi completo e gli stessi adulti gli riconoscono
ora a pieno titolo lo status di ragazzo. La maggiore libertà concessagli e il passaggio alla scuola
superiore o al mondo del lavoro mettono l’adolescente in grado di sperimentare la realtà esterna alla
famiglia molto più direttamente di prima.
E’ in questo arco di tempo che si conclude definitamene il passaggio al pensiero adulto ed è qui che
troviamo le massime potenzialità. Questo significa che il ragazzo diviene capace di riflettere sul
pensiero proprio e altrui, formula ipotesi e fa deduzioni che gli permettono anche di costruire teorie e di
criticare lucidamente quelle che gli vengono proposte.
Si raggiunge qui l’equilibrio definitivo fra le strutture del pensiero.
L’energia dei ragazzi è completamente assorbita dal compito fondamentale di quest’età: la separazione
psicologica dagli oggetti d’attaccamento infantile, e la definitiva costruzione di un’identità sessuale e
sociale che permetterà l’investimento libidico su oggetti esterni alla famiglia. Le pulsioni sessuali
sempre più forti e la difficoltà a trovare un partner di sesso opposto fanno sorgere forti tensioni che si
possono esprimere in vari modi. L’IO sviluppa una serie di meccanismi di difesa, alcuni dei quali tipici
dell’età.
I più frequenti sono:
 La scissione della realtà in oggetti totalmente buoni e totalmente cattivi che conduce a brevi e
intensissimi innamoramenti di persone reali o di idee e al rifiuto altrettanto intenso di altre
persone o idee;
 L’intellettualizzazione, attraverso la quale si cerca di spostare il conflitto dal piano delle
emozioni a quello razionale. Il ragazzo può così sposare ideologie o dedicarsi a qualche attività
intellettuale;
 L’ascetismo, che porta a negare le pressanti spinte istintuali e porta a proibizioni superegoiche
espresse attraverso il moralismo estremo, il vestire dimesso, le autoproibizioni ecc;
 L’identificazione proiettiva per mezzo della quale il ragazzo attribuisce parti buone agli oggetti
di identificazione e parti cattive agli oggetti rispetto ai quali si contrappone
 Il conformismo a norme e mode del gruppo dei pari che, sebbene divenga meno vistoso con il
progredire dell’età, è ancora molto evidente per tutta l’adolescenza.
Negli adolescenti gli atteggiamenti, i gusti e le mode mutano con estrema rapidità, tuttavia uno degli
atteggiamenti generalizzabili che accomunano gli adolescenti è il forte senso di appartenenza ad un
gruppo di pari, punto di grande importanza nella teoria dello sviluppo psico-sociale di Erikson.
I gruppi possono essere formali o informali.
I gruppi formali (scout, gruppi parrocchiali, ecc) sono di solito controllati da adulti responsabili e hanno
norme sancite ufficialmente e obbiettivi precisi ed espliciti. Hanno una sede e spazi propri in cui
svolgere le attività stabilite. Sembra che questi gruppi siano preferiti dai preadolescenti e che vi sia un
notevole calo di frequenza dai 14 anni in poi.
I gruppi informali o spontanei, invece, si costituiscono nei giardini pubblici, nelle sale da gioco, agli
angoli delle strade ecc, e non coincidono necessariamente con bande trasgressive o devianti. In questi
gruppi vigono leggi che bisogna rispettare per essere accettati: esiste un abbigliamento d’obbligo, un
linguaggio particolare spesso criptico, un luogo di ritrovo costante.
La funzione dei gruppi, siano essi formali o informali, è quella di permettere una riorganizzazione del
Sé. Differenziarsi dagli adulti diventa possibile solo opponendo loro un polo sociale diverso ma
altrettanto forte. Grazie alla forza del gruppo l’adolescente potrà pian piano fare emergere anche le sue
caratteristiche individuali che costituiranno poi la vera personalità adulta.
Oltre a quelli che sono i bisogni tipici delle diverse fasce d’età, esistono purtroppo situazioni specifiche
che evidenziano altri tipi di bisogni. Ad esempio situazioni di degrado sociale, difficoltà economiche
familiari o anche casi di maltrattamento possono portare il giovane a situazioni di disagio,
corrispondente ad una fatica ed una sofferenza psichica manifestata attraverso instabilità emotiva,
chiusura e disinvestimento affettivo; situazioni di disadattamento, ossia la mancata capacità e/o
possibilità di inserimento all’interno della società e delle sue istituzioni; e casi di devianza con
comportamenti che infrangono visibilmente norme culturali o giuridiche.