“La Parola cammina”…nel campo rom
(Roma, Santuario Divino Amore, 29 settembre 2011)
Don Giancarlo Perego
Direttore generale Fondazione Migrantes
1. La missione: la Parola cammina
In questa chiesa a cielo aperto dedicata al Beato Zefirino, iniziamo oggi una
‘missione’. Protagonista della missione è la Parola di Dio, che ci è stata consegnata
nelle mani dalla Chiesa. E’ la Parola che trasforma, è la Parola che cammina, è la
Parola che converte. A noi è data la responsabilità di custodire e consegnare questa
Parola, ma anche di raccontarla, addirittura farla ‘correre’ con parole e forme che e
raggiungano il meglio possibile le persone, le famiglie le comunità (D.V. 13).
2. La missione: Vi ho chiamato amici
Della Parola di Dio, nella missione, faremo risuonare soprattutto un racconto di
Giovanni (cap. 15), un gesto e una parola di Gesù. Il racconto è quello della vite e i
tralci; il gesto è l’amore al prossimo; la Parola: “vi ho chiamati amici, perché tutto
ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Sono il racconto, il
gesto e la Parola che Benedetto XVI ha commentato recentemente due volte (il 14
febbraio 2010 nell’incontro con il Seminario romano e ad Ancona, a conclusione del
Congresso eucaristico nazionale), sottolineando come la novità cristiana “è che Dio si
è fatto conoscere, che Dio si è mostrato, che Dio non è più il Dio ignoto, cercato, ma
non trovato o solo indovinato da lontano. Dio si è fatto vedere: nel volto di Cristo
vediamo Dio, Dio si è fatto "conosciuto", e così ci ha fatto amici”.
L’amicizia di Gesù e che Gesù insegna e consegna come dono è carica di
responsabilità, di cui tre sono i segni: rimanere con i discepoli, cioè il valore di ‘stare
con’; passare dalle parole ai fatti, cioè l’amore al prossimo; regalare la Parola, cioè
testimoniare. Sono tre passi di un itinerario di vita cristiana.
3. Con i nostri fratelli rom
Il fine della missione è seguire questa strada di amicizia che Gesù ci ha insegnato:
stare con i nostri fratelli rom, a casa loro, per ricostruire e rafforzare una prossimità
nei fatti, regalando la Parola come il dono più importante che abbiamo da
condividere.
Sono tre gesti di responsabilità cristiana che hanno lo scopo, con la missione, di
arricchire anzitutto la nostra Chiesa di Roma con una relazione più intensa,
un’amicizia profonda con i rom; indicare la strada della prossimità, della relazione
intelligente – che ci ha ricordato anche Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in
veritate – come l’unica che supera conflittualità, divisioni, esclusioni e apre la città;
ripartire dalla Parola, come il centro di ogni conversione, di ogni cambiamento.
4. Aperti alla conversione
Ogni missione è un incontro e ogni incontro uno scambio è uno ‘stare con’.
Nell’incontro con i rom, “un mondo di mondi”, una ricchezza data da diversità (di
lingua, lavoro, tradizioni, popoli) che convivono, la missione ha un ritorno come
sempre, questa volta carico di novità, per diversi motivi. La Parola nei campi rom
cammina molto: per la storia di un cammino personale e di popolo che ha riletto
talora nella sofferenza la Parola; per l’esperienza di un passaggio frequente da un
campo all’altro, che fa ridisegnare le amicizie e gli incontri. Nello stare con i rom in
questi giorni impareremo gesti di prossimità e di pace, di condivisione e di
solidarietà, di pace e nonviolenza che solo la loro storia originale ci può regalare.
Impareremo anche la fatica della legalità quando manca l’amicizia, la fraternità. In
questo modo, l’amore al prossimo avrà una nuova ‘cultura’ di riferimento. Lo stare
con i rom ci insegnerà a testimoniare la Parola non solo con le parole, ma anche con
gesti semplici, anche popolari, sempre intelligenti di una fede che ha però sempre
custodito la santità nelle sue diverse espressioni.
5. Amici, a piccoli passi
Il frutto della missione sarà un’amicizia nuova, con “Una storia, tante vite”, per
citare il titolo di un libro di Giuseppina Scaramuzzetti, una donna che ha vissuto 32
anni tra i rom, e che ci ha lasciato la sua straordinaria testimonianza. Scriveva
Pinuccia: “Non accogliamo...le persone escluse in una casa che è il vecchio mondo,
ma costruiamo insieme a loro un mondo nuovo. Entriamo in questo mondo nuovo
incapaci e inconsapevoli: non abbiamo risposte precostituite…, non sappiamo in che
modo metterci al loro fianco. Divisi da storie di guerra, differenze di religione,
contrasti economici, cerchiamo fatti di pace ed esperienze di comunione e di
solidarietà. Il piccolo mondo rom è solo un esempio, uno schema, di quanto accade
fuori. In questo mondo nuovo che ci apre nuove prospettive, nuove letture, cerchiamo
di entrare a piccoli passi, chiediamo di essere accolti nel superamento delle nostre
paure, cercando di vincere la separazione dal vetro, la diffidenza… Entriamo in
questo mondo nuovo come in una scuola: riscopriamo bisogni sepolti, attitudini mai
messe in pratica e ci troviamo tutti insieme al primo gradino, sulla soglia di questa
nuova casa”.
Vogliamo iniziare questa bella avventura a piccoli passi, per costruire un’amicizia
nuova, nello stile del Signore, dentro una sola Chiesa, popolo di Dio, “compagna di
viaggio degli uomini” (Benedetto XVI), sotto la protezione di Maria, Madre della
Chiesa, degli angeli Gabriele, Michele e Raffaele che oggi celebriamo, del beato
Zefirino. A cielo aperto.