Gentile professore,vorrei condividere una riflessione che può sembrare
anacronistica ma che, a mio avviso, evidenzia come i dibattiti che affrontiamo
abbiano radici profonde e radicate nella nostra cultura. Pertanto autorizzo la
pubblicazione di questo materiale.In particolare vorrei fare riferimento ad una
tragedia greca scritta da Sofocle (496 – 406 a.C) intitolata Antigone (messa in
scena per la prima volta ad Atene nel 442 a.C).Questo dramma narra le vicende di
Antigone, ultima discendente dello sfortunato Edipo: il re Creonte aveva vietato
che venissero portati a termine i riti funebri sul corpo del fratello di
Antigone, Polinice, dichiarato nemico della patria. Nel mondo greco questo
significava andare contro i doveri religiosi e quindi contro le leggi non
scritte, quelle degli déi.Antigone si ritrova così spezzata tra queste due
opzioni: lasciare insepolto il fratello amato e rispettare la legge terrena
(nomos) oppure opposi alle dispotiche leggi di Creonte per seguire quelle non
scritte dettate dalla morale e dalla religione (agrapsà nomìa).Tuttavia Antigone
decide di trasgredire le leggi e seppellisce il fratello. Commenta poi così le
sue azioni: “Per questo ti ho onorato, o Polinice, Creonte lo ritiene criminoso,
chiama la mia follia.[...] Quale legge divina ho trasgredito? O me infelice che
mi rivolgo al cielo, chiamo gli dèi in mio aiuto, quando è stata la mia pietà a
farmi empia!”.Tralasciando come si conclude la tragedia, capire dove stia la
verità, posta in questi termini, non è più così semplice. Si potrebbe obiettare
che si tratta di un caso estremo: eppure se lo riferiamo alla grossa polemica di
moda negli ultimi anni riguardante il burqua potremmo trovare uno schema simile.
Infatti se alcuni provvedimenti legali vorrebbero obbligare le donne musulmane a
non indossarlo, ciò vorrebbe dire per loro trasgredire una norma religiosa
culturalmente prioritaria. A nulla servirebbe la rivendicazione dell'adattamento
all'ambito territoriale con le sue leggi dinnanzi ad un precetto vicino alla
moralità e all'ambito della legge non scritta che, per quanto illegale in senso
stretto, è tuttavia avvertito come più urgente. Vorrei poi aggiungere che la
figura di Antigone è stata riproposta in tempi recenti da due registi, Jean
Anouilh (1942) e Bertolt Brecht (1948), come paradigma dell'opposizione al
nazismo. Antigone dà voce agli oppressi e agli oppositori del potere che vivono
al di fuori della legalità ma vicini ai propri principi etici.Ci potremmo così
chiedere se parteggiamo più per Antigone o per Creonte. Oppure se, come me,
pensate che per giudicare il percorso di qualcuno bisogna almeno aver camminato
per un miglio con le sue scarpe...
Lisa B.