CAPITOLO 12
Nietzsche (3° parte)
Umano troppo umano segna l’inizio del periodo illuministico. In questo periodo c’è il distacco da Wagner e
Schopenhauer. N diventa illuminista perché è impegnato in un opera di critica tramite la scienza. Per scienza
N intende un metodo di pensiero in grado di emancipare gli uomini dagli errori che gravano sulle loro menti. Il
metodo è un procedimento critico di tipo storico e genealogico perché ritiene che non esistano realtà statiche o
immutabili, ma che ogni cosa sia l’esito di un processo da ricostruire. N distingue il spirito libero e la
filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica col viandante, colui che riesce a svincolarsi dalle tenebre
del passato inaugurando una filosofia del mattino basata sulla concezione della vita come provvisorietà e
come libero esperimento senza certezze precostituite.
Per N Dio è il simbolo di ogni prospettiva oltremondana e la personificazione delle certezze ultime
dell’umanità ossia di tutte quelle credenze elaborate per dare un senso e un ordine rassicurante alla vita.
L’immagine di un cosmo ordinato è solo una costruzione della nostra mente ai fini di sopportare la durezza
dell’esistenza. Di fronte ad una realtà che è contraddittoria gli uomini hanno dovuto convincere se stessi che il
mondo è qualcosa di logico; da ciò il proliferare delle religioni per dimostrare che il mondo non danza sui
piedi del caso e ch risulta costruito secondo categorie di ragione.
Dio si configura come la essenza di tutte le credenze escogitate per poter fronteggiare il volto caotico e meduseo
dell’esistenza. Per N è la realtà stessa cioè l’essenza malefica e caotica del mondo che confuta l’idea di Dio.
A N preme oramai annunciare l’evento della morte di Dio e riflettere sulle conseguenze prodotte da questo fatto
decisivo.
Il racconto dell’uomo folle che annuncia la morte di dio è premo di significati filosofici: l’uomo è il filosofo
profeta, le risate degli uomini del mercato sono l’ateismo superficiale dell’ottocento, la difficoltà del bere il
mare allude al carattere arduo dell’uccisione di dio, il precipitare nello spazio vuoto è il senso di vertigine e
smarrimento, la necessità di farsi dei è il superuomo, il giungere troppo presto è la coscienza che la morte di dio
non si è ancora concretizzata in un fatto di massa e le chiese come sepolcri di dio alludono alla crisi moderna
delle religioni.
La morte di Dio coincide con l’avvento del superuomo. Solo chi prende atto del crollo degli assoluti è maturo;
il superuomo ha dietro di se la morte di dio e davanti a se il mare aperto delle possibilità connesse ad una libera
progettazione della propria esistenza al di la di ogni struttura metafisica data. La tesi della morte di Dio è il
frutto di una persuasione filosofica e di una consapevolezza epocale. Però l’uomo può diventare superuomo solo
se ha superato tutte le divinità, infatti N contesta Dio e ogni possibile suo surrogato perché sa che gli uomini
possono crearsene di nuove.
La morte di Dio coincide con il tramonto del platonismo e del cristianesimo, perché Platone è il primo a
inventare un idea del mondo che si contrappone a quello in cui viviamo; ciò è avvenuto in 6 tappe:
1. Platone e la filosofia greca, il mondo vero è attingibile dai saggi
2. Cristianesimo, il mondo vero è promesso ai virtuosi
3. Kant, il mondo vero è ridotto ad un obbligo o un postulato morale
4. Positivismo, il mondo vero è prospettato come inconoscibile
5. Il mondo si rivela un’idea inutile e superflua
6. Tempo di Zarathustra, eliminazione del mondo dell’aldilà e del mondo apparente dell’aldiquà.
In Aurora N presenta la fine del mondo vero in termini di autosoppressione della morale, cioè dicendo che noi
ci siamo sbarazzati delle idee morali e metafisiche di matrice platonico-cristiana.
© Federico Ferranti
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