BREVE PRESENTAZIONE DEI LAVORI DI GRUPPO
di Matteo Cornacchia
Perché i lavori di gruppo…
All’interno del corso di quest’anno, come avrete visto dal programma, sono previsti due momenti di
“lavoro di gruppo”. Se l’obiettivo principale di un corso è quello di sollecitare nuove conoscenze e
generare nuovi spunti di riflessione, credo si possa concordare sul fatto che le autorevoli relazioni
che abbiamo ascoltato finora e che ascolteremo nei prossimi giorni sono un’importante fonte di
apprendimento, ma certamente non l’unica.
Come insegnano i teorici del cosiddetto “approccio situato-culturale” la gran parte dei nostri
apprendimenti non è il solo frutto dell’internalizzazione di conoscenze che vengono dall’esterno,
ma è il risultato di un processo che coinvolge direttamente la persona che agisce in un mondo
culturalmente e socialmente determinato: l’apprendere, il pensare e il conoscere sono relazioni tra
persone.
Il senso dei lavori di gruppo in questa sede è allora il senso della condivisione e della relazione: un
altro modo di apprendere e una modalità per partecipare attivamente a quanto si sta generando, in
termini di conoscenze, in questi giorni.
Abbiamo “mutuato” la proposta dei lavori di gruppo dai corsi di formazione con gli IdR formatori,
che nelle varie occasioni di incontro passate hanno manifestato grande capacità (ma anche il
desiderio) di mettere in comune esperienze e preoccupazioni, metodologie didattiche e strategie
operative, prospettive e speranze per le azioni future.
Il frutto di tale condivisione, naturalmente, non è fine a se stesso ma, come dimostra la bella
pubblicazione degli atti dell’ultimo corso di Assisi, diviene parte integrante dei contenuti e dei
risultati della proposta formativa. Ci auguriamo che questo possa avvenire anche qui a Roma.
L’organizzazione dei lavori di gruppo
Abbiamo immaginato due momenti di lavoro di gruppo: uno di valutazione, l’altro di prospettiva.
Il primo momento, lunedì pomeriggio, è organizzato su base territoriale. I gruppi saranno già
costituiti in base alla sede di provenienza. Obiettivo del lavoro è operare una valutazione di quanto
è stato svolto finora. In questi anni molte sono state le esperienze e le iniziative in chiave formativa:
quelle organizzate dal Servizio Nazionale CEI, dalle singole regioni e diocesi, da altri soggetti
(soprattutto ISSR e Università). Queste esperienze sono un patrimonio di contributi, proposte,
domande, sollecitazioni che rischia di non essere valorizzato in pieno se non lo si guarda con
atteggiamento riflessivo: il paradigma della riflessività, richiamato anche dall’On. Ministro
Giuseppe Fioroni, ed il valore della documentazione, sono temi che gli IdR formatori conoscono
bene perché hanno segnato alcuni importanti passaggi dell’ultimo corso di Assisi. Rispetto alla
documentazione siamo debitori del lavoro e della lettura che ci è stata offerta dal prof. Sergio
Cicatelli. Ora è tempo di valutazione.
Ciascun gruppo è dunque invitato ad assumere un atteggiamento critico e costruttivo. Partiamo dal
presupposto, credo condiviso, della fallibilità umana: non tutto è andato bene, non tutto fa al caso
nostro, non tutto ci appartiene in pieno; al termine di molte iniziative il criterio del “gradimento”
troppo spesso rischia di sostituirsi ad altri criteri, primo fra tutti quello della ricaduta critica; non
sempre i ritmi e le incombenze dei nostri uffici scolastici ci consentono di poter valutare
attentamente, raccogliere impressioni, ri-sistematizzarle, codificarle, interpretarle. Speriamo di
ritagliarci, almeno in questa sede, un momento così prezioso ed opportuno.
Così come è indicato nelle schede guida, chiediamo ai gruppi una lettura di sintesi, da tradurre in
aspetti positivi, aspetti critici e in suggerimenti, proposte o richieste da indirizzare al Servizio
Nazionale IRC della CEI. Proprio per questa ragione le restituzioni potranno essere inviate al
termine del Corso a Don Giosuè Tosoni e ai suoi collaboratori, quali piste di lavoro per il prosieguo
delle attività di formazione a livello nazionale e locale.
Il secondo momento, come detto, vuole essere di prospettiva, ed il contributo che i gruppi
produrranno verrà portato in assemblea da tre esperti (il prof. Ruggero Morandi, il prof. Nunzio
Galantino e la prof.ssa Rita Minello), divenendo parte integrante degli Atti di questo corso.
Il ruolo che siete chiamati a ricoprire, molto spesso, vi porta a sovrintendere alla formazione in
servizio, se non a progettarla direttamente. Questo è anche il filo conduttore che lega questi tre
giorni di corso. La seconda proposta di lavoro di gruppo, questa volta articolata per gruppi di
interesse, vorrebbe aprire un dibattito sul senso e sul significato della formazione in servizio degli
IdR attraverso tre domande, tanto semplici nella loro formulazione quanto complesse nelle risposte,
che chiamano in causa: qual è il contesto in cui facciamo formazione? Chi è il nostro destinatario?
Quali strategie e metodologie abbiamo a disposizione?
Le tre domande rappresentano idealmente altrettanti ambiti sui quali i gruppi sono chiamati a
confrontarsi, con l’ausilio di alcune letture da una parte, finalizzate ad orientare la discussione, e
griglie riepilogative dall’altra, per condividere uno stile di restituzione conclusiva agli esperti.
Interrogarsi sul contesto della formazione in servizio degli IdR significa chiedersi, a livello
“macro”, quali siano le sfide che caratterizzano lo sfondo culturale attuale (dalla questione della
laicità dello Stato alla necessità di affrontare l’incerto e l’inatteso); a livello “micro”, invece, vuol
dire ricercare le idee-forza che prendono corpo nella scuola di oggi e le attese che ad essa sono
collegate (significativi, in questo senso, diversi passaggi dell’On. Ministro Giuseppe Fioroni).
Il problema del destinatario della formazione, ovvero l’insegnante di religione, rimanda certamente
ad una dimensione antropologica che, crediamo, debba essere necessariamente ripresa in questa
sede. Se è vero che non può esserci educazione senza una precisa idea di “uomo”, è altrettanto vero
che la formazione deve essere guidata da una chiara idea di professionista e di adulto. I caratteri che
contribuiscono a ritenere “adulta” una persona e “adulto” l’esercizio della professionalità del
docente di religione saranno l’oggetto sul quale i gruppi di questo secondo ambito tematico sono
invitati al confronto.
Infine la questione metodologica vorrebbe entrare nel merito dell’azione formativa, per valutare le
conoscenze fin qui acquisite nel campo dell’aggiornamento professionale e dell’educazione degli
adulti, ma anche per identificare le linee-guida per la scelta di metodologie formative da proporre
nei futuri appuntamenti di formazione degli IdR.
Ci sia concessa un’ultima osservazione prima di dare inizio ai lavori. Ci siamo permessi una
“sperimentazione”: lavori di gruppo per direttori regionali, coordinati da IdR. Anche questa
proposta vorrebbe essere di autentica condivisione: di ruoli, di punti di vista, di reciproche ricchezze
che siamo sicuri essere ben presenti nelle nostre diocesi e nelle nostre scuole. E’ un incontro che va
oltre l’aspetto simbolico: è il giusto riconoscimento per il cammino professionale e spirituale che i
gli insegnanti di religione hanno saputo intraprendere in questi anni. Il periodo che ci lasciamo alle
spalle è stato segnato da cambiamenti di portata epocale, dalla riforma all’immissione in ruolo,
spesso caratterizzati da un clima di incertezza e disorientamento: a questo clima gli insegnanti di
religione hanno risposto con ammirevole impegno e grande responsabilità, dedicandosi anzitutto
alla loro preparazione e alla conoscenza dei fatti, investendo, come pochi altri hanno saputo fare,
nella formazione permanente e nell’aggiornamento professionale.