T E A TRO
S T A B I L E
D 'I N NO V A ZI O N E
“POTETE SPARGERE LA VOCE: MARX E’ TORNATO!”
dal 28 febbraio sino al 1 aprile il grande filosofo Karl Marx,
accompagnato dalla fedele moglie Jenny, sarà al bar teatro Vascello di
Roma per spiegare le sue ragioni e confrontarsi con il pubblico!
Giancarlo Nanni, sempre pronto a cogliere le situazioni più intelligenti e
crusiose, mette in scena, in prima europea, questo divertente testo del grande
storico americano Howard Zinn, in una forma antiteatrale che ricorda il periodo
parigino di Marx, quando artisti, intellettuali, politici, borghesi e operai si
incontravano nei bar per confrontarsi, bere e divertirtirsi. La forma dialogante
con il pubblico permette di creare un clima in cui Karl e Jenny Marx sono
presenti non come personaggi, ma come esseri umani.
PRIMA EUROPEA
TEATRO VASCELLO – destini incrociati – dal 28 febbario al 1 aprile 2007
Produzione TSI LA FABBRICA DELL’ATTORE
Marx a Roma
tratto da Marx a Soho di Haward Zinn
traduzione e adattamento di Andrea Grignolio
con :
Renato Scarpa Karl Marx
Francesca Fava Jenny, sua moglie
regia Giancarlo Nanni
TEATRO VASCELLO – Via G. Carini, 78 – 00152 Roma – info e prenotazioni: 06 5881021 –
www.teatrovascello.it - [email protected]
Orari: dal martedì al sabato ore 21.30, domenica ore 17.30,
Prezzi: posto unico € 15.00 posti disponibili 40 a replica - prenotazione obbligatoria.
“Potete spargere la voce: Marx è tornato! Per poco tempo.” Inviato per errore a New York, invece che nel
quartiere di Londra dove aveva vissuto a lungo e dove aveva chiesto di tornare, Karl Marx riappare sulla terra
per spiegare le sue ragioni. È un Marx malinconico e sarcastico, portato al ricordo e disincantato
commentatore dei trionfi del capitalismo contemporaneo. È tornato soprattutto per porre una domanda: perché
mai da più di un secolo tutti sentono il bisogno di ripetere che le sue idee sono morte? Howard Zinn riesce, in
questa pièce teatrale all’apparenza stravagante, a unire un’attenta conoscenza della biografia di Marx a una
brillante vena polemica. Il suo intento, scrive nella presentazione, non è solo quello di illuminare “il suo tempo
e il posto che Marx vi occupava, ma il nostro tempo e il posto che vi occupiamo noi”.
Coop. La Fabbrica dell’Attore (ONLUS) iscritta all’Albo delle Cooperative n.A138933 Partita Iva 00987471000
via Giacinto Carini n.78 00152 Roma tel. 065881021 fax 065816623 E-mail: [email protected] www.teatrovascello.it
T E A TRO
S T A B I L E
D 'I N NO V A ZI O N E
Howard Zinn
Icona della sinistra americana, è professore emerito di storia alla Boston University. La sua
opera più celebre, A People’s History of the United States, ha conosciuto numerose edizioni
ed è stata recentemente tradotta in italiano, Storia del popolo americano dal 1942 a oggi
(2005). Tra gli altri suoi libri ricordiamo Declarations of Independence. Cross–Examining
American ideology (1990), Failure to Quit: Reflections of an Optimistic Historian (1993), The
future of historian (1993).. A lungo attivo nei movimenti per i diritti civili, è autore anche
dell’autobiografia You Can’t be neutral on a Moving Train (1994) —da cui nel 2004 è stato
ottenuto un documentario— e della fortunata pièce teatrale Emma (2002), incentrata sulla
figura della femminista e anarchica americana Emma Goldman.
Renato Scarpa, milanese, è uno di quegli attori caratteristici che sono fondamentali nel cinema.
Dopo l’inizio con i Taviani, il suo primo ruolo importante è stato Nel nome del padre di Bellocchio.
In seguito ha lavorato con tutti, ma proprio tutti i più grandi registi italiani: Rossellini, Comencini,
Zampa, Monicelli, Cavani, Verdone, Moretti. Il suo film più amato resta comunque Il Postino di
Troisi.
Tratto dalla Premessa di Marx a Soho, un monologo sulla storia Di Howard Zinn
<< Cominciai ad insegnare storia e politica, dapprima nel sud, allo Spelman College e dopo sette anni accettai
un incarico all’università di Boston e mi trasferii al nord. Nei miei corsi di teoria politica dedicai un’attenzione
approfondita agli scritti di Marx e Engels. Dal 1965 al 1975 fui profondamente coinvolto dal movimento contro
la guerra, e i miei scritti erano per lo più incentrati su temi legati alla guerra. Quando la guerra finì mi sentii
libero di fare altre cose e scrissi una pièce su Emma Goldman, Emma, che fu rappresentata a Boston, New
York, Londra e Tokyo. Ero molto interessato alla vita privata di questi pensatori. L’autobiografia di Emma
Goldman era un sincero resoconto della sua tempestosa vicenda ribelle, non solo rispetto alla politica, ma
anche al sesso. Marx non scrisse mai un’autobiografia, ma potevo rivolgermi a molte biografie per avere
notizie sulla sua vita privata. Karl e Jenny Marx si erano trasferiti a Londra nel quartiere di Soho. dopo che
Marx era stato espulso da diversi paesi europei. I rivoluzionari che giungevano a Londra da tutta Europa
entravano e uscivano dalla loro casa. Questa scena immaginaria – Marx a casa, Marx con sua moglie Jenny,
con sua figlia Eleanor – mi affascinava. La mia fortunata esperienza con la pièce su Emma Goldman mi aveva
attratto verso il teatro, così mi disposi a scrivere un testo su Karl Marx. Volevo mostrare un Marx che pochi
conoscevano, un padre di famiglia che lottava per mantenere sua moglie e i suoi figli. Tre dei figli morirono da
piccoli, e tre figli sopravvissero. Volevo che il pubblico vedesse Marx mentre difendeva le proprie idee. Sapevo
che anche sua moglie Jenny era una persona di straordinarie doti intellettuali, e la immaginavo mentre
discuteva con Marx. Sapevo che sua figlia Eleanor era una bambina dotata e precoce, e la vedevo mentre
metteva in discussione le sofisticate teorie del padre. Volevo sottoporre le idee di Marx a una critica anarchica,
e decisi di inventare una visita di Bakunin a casa sua. C’era qualcos’altro che mi sembrava trascurato nelle
valutazioni correnti di Marx. La sua immagine era soprattutto quella di un pensatore, di un teorico. Sapevo che
Marx fu molto attivo come rivoluzionario, prima come giornalista di opposizione in Germania, poi con le
associazioni dei lavoratori a Parigi e con la Lega dei comunisti a Bruxelles. Fu attivo in Renania durante le
rivoluzioni europee del 1848, quando finì sotto processo e fu assolto dopo una drammatica autodifesa.
Durante il suo esilio a Londra si impegnò per l’Associazione internazionale dei lavoratori, per la causa della
libertà irlandese e, nel 1871, come sostenitore della Comune di Parigi. I suoi scritti i quegli anni non sono solo
opere teoriche di economia politica, come il capitale, ma anche reazioni immediate a eventi politici, alle
rivoluzioni del 1848, alla Comune di Parigi, alle lotte dei lavoratori in tutto il continente. Volevo mettere in
scena questo aspetto di Marx, quello del rivoluzionario impegno e appassionato. Il dramma aveva come
personaggi principali Marx, sua moglie Jenny, sua figlia Eleanor, il suo amico Engels e il suo rivale politico
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Bakunin. Fu letto a Boston, dove venne ben accolto, ma non mi soddisfaceva. Decisi allora di trasformarlo in
un monologo. Dopo essermici arrovellato per un po’ mi venne l’idea che Marx, in una sorta di fantasia,
sarebbe potuto tornare nel nostro tempo da dovunque si trovasse. Per di più, sarebbe arrivato negli Stati Uniti,
in modo che avrebbe potuto non solo ricordare la sua vita nel diciannovesimo secolo, ma anche commentare
quello che succede qui oggi. Decisi che le autorità, lo avrebbero spedito per un errore burocratico non nel
quartiere londinese di Soho, ma nel quartiere newyorchese che porta lo stesso nome. Benché si trattasse di
un monologo, avrei fatto in modo che Marx richiamasse in vita, attraverso i suoi ricordi, le persone che per lui
erano state importanti, soprattutto sua moglie Jenny e sua figlia Eleanor. E avrebbe richiamato in vita
l’anarchico Bakunin. Tutti loro, in modi diversi, avrebbero sottoposto le idee di Marx a una critica decisa. Ci
sarebbe stata una dialettica tra punti di vista opposti, presentata attraverso il modo in cui Marx ricostruiva le
discussioni. Marx vide con molta chiarezza ciò che noi chiamiamo “globalizzazione”: “il bisogno di sbocchi
sempre più estesi per i suoi prodotti spinge la borghesia per tutto il globo terrestre. Dappertutto essa deve
ficcarsi, dappertutto stabilirsi, dappertutto stringere relazioni. […] in luogo dell’antico isolamento locale e
nazionale, per cui ogni paese bastava a se stesso, subentra un traffico universale, una universale dipendenza
delle nazioni l’una dall’altra.” Gli accordi per il libero commercio perseguitati dagli Stati Uniti negli ultimi anni
sono tentativi di rimuovere qualsiasi restrizione al libero flusso dei capitali attraverso il globo, dando ai
capitalisti il diritto di sfruttare la gente ovunque. Il titoli dei giornali che Marx legge nel corso del monologo non
sono sorprendenti per lui. Egli vide la fusione tra grandi imprese, che oggi prosegue sua scala ancora più
grande. Vide il divario crescente tra ricchi e poveri, che esiste non solo all’interno di ciascun paese ma, ancor
più tragicamente, tra i popoli delle nazioni ricche e quelli delle nazioni povere. Nel monologo Marx dice che il
socialismo non dovrebbe assumere le caratteristiche del capitalismo.
Marx aveva solo venticinque anni e viveva a Parigi con Jenny quando scrisse un testo notevole, pubblicato
solo molti anni dopo con il titolo di Manoscritti economico-filosofici. Marx vi parlava dell’alienazione nel mondo
moderno, giunta al suo apice sotto il capitalismo, con gli esseri umani alienati dal loro lavoro, dalla natura, gli
uni dagli altri e da se stessi. È un fenomeno che vediamo intorno a noi nel nostro tempo, un fenomeno dal
quale derivano sofferenze psicologiche e materiali. Marx dedicò gran parte dei suoi scritti alla critica del
capitalismo, e ben poco alla descrizione di come potrebbe essere una società socialista. Ma possiamo
estrapolare a partire da ciò che dice sul capitalismo per immaginare una società senza sfruttamento, dove gli
esseri umani si sentono in comunione con al natura, con il loro lavoro, con gli altri con se stessi. Marx ci offre
alcuni indizi sul futuro quando descrive in termini entusiastici la società creata dalla Comune di Parigi del 1871
nei pochi mesi della sua esistenza. Ho cercato di includere questa visione nel monologo. I principali
avvenimenti della vita di Marx e della storia della sua epoca sono fondamentalmente veri: il suo matrimonio
con Jenny, il suo esilio a Londra, la morte di tre dei suoi bambini. Sono veri i conflitti politici del suo tempo: la
lotta dell’Irlanda contro l’Inghilterra, le rivoluzioni del 1848 in Europa, il movimento comunista, la Comune di
Parigi. I personaggi principali di cui parla sono reali: i membri della sua famiglia, il suo amico Engels, il suo
rivale Bakunin. Il dialogo è inventato, ma ho cercato di mantenermi fedele alla personalità e al pensiero dei
diversi personaggi, anche se posso essermi preso qualche libertà nell’immaginare i conflitti ideologici con
Jenny e Eleanor. La mia speranza è che Marx a Soho sia utile per capire non solo il suo tempo e il posto che
Marx vi occupava, ma il nostro tempo e il posto che vi occupiamo noi>>.
Coop. La Fabbrica dell’Attore (ONLUS) iscritta all’Albo delle Cooperative n.A138933 Partita Iva 00987471000
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