LA BIOPSIA EPATICA
La biopsia epatica consiste nel prelevare un piccolo frammento di tessuto epatico
(circa 1/160.000 della massa epatica).
A che serve
La biopsia rappresenta il metodo migliore per la diagnosi di malattie epatiche acute e
croniche ed è, generalmente, l'ultimo stadio dell'iter diagnostico delle malattie
epatiche. Nella maggior parte dei casi, permette di formulare una diagnosi di certezza
e di chiarire eventuali dubbi sull'etiologia (causa) e fornisce dati fondamentali perché
si possa giudicare la severità della epatopatia e prevederne l'evoluzione. Può essere,
inoltre,
utilizzata
per
valutare
l'efficacia
di
terapie
specifiche.
È solitamente impiegata per le malattie croniche che hanno varia etiologia e che
hanno come comune denominatore il perdurare di infiammazione del fegato. Lo
sviluppo di questo gruppo di patologie può essere determinato da numerosi fattori
etiologici, tra cui i più importanti sono:

infezioni virali (HBV, HCV, HDV);
 alcool;
 fattori autoimmunitari;
 cause congenite (morbo di Wilson, deficit di alfa1-antitripsina, emocromatosi);
 patologie biliari (cirrosi biliare primitiva e secondaria, colangite sclerosante).
Tra le suddette cause risultano di gran lunga prevalenti le infezioni virali, in
particolare quelle sostenute dal virus della epatite C (HCV), e l'alcool. In particolare,
nella nostra area geografica l'etiologia virale è la prima per frequenza seguita
dall'abuso etilico. In molta parte dell'Italia settentrionale, come pure nel Nord Europa
e negli altri paesi occidentali è, invece, più frequente l'abuso di alcool.
La metodica comporta un rischio intrinseco di complicanze quali:
 emoperitoneo (ossia emorragia con presenza di sangue nel cavo peritoneale);
 peritonite biliare (per presenza di bile nel cavo peritoneale);
 infezioni;
 emotorace (emorragia con presenza di sangue nel cavo pleurico);
 pneumotorace (presenza di aria nel cavo pleurico);
 pleurite;

ematoma intraepatico (raccolta di sangue all'interno del fegato);
 puntura di altri organi;
 dolore.
Il rischio di morte è estremamente basso e, in varie casistiche raccolte circa 10 anni
or sono, è di circa lo 0,01%, quasi sempre associata ad emorragia intraperitoneale o
intratoracica ed a biopsia effettuata su tumore epatico o su fegato cirrotico.
Attualmente le complicanze sono drasticamente ridotte di numero e di gravità per
l'introduzione della guida ecografia e di nuovi aghi di minore calibro e meno
traumatici. La remota possibilità di insorgenza di complicanze è, inoltre, da mettere
in rapporto all'esperienza dell'operatore. È pertanto preferibile che tale indagine sia
eseguita presso idoneo centro specializzato. La biopsia non determina alcuna
modificazione a carico del fegato, né influisce sul decorso della malattia. La
resistenza dei pazienti a sottoporsi a biopsia epatica, che deriva da false convinzioni,
non ha, pertanto, motivo di sussistere.
Indicazioni e controindicazioni alla biopsia epatica
La biopsia epatica è indicata:
1) nei soggetti con alterati valori delle transaminasi da almeno 6 mesi,
positività per anti-HCV e positività per HCV-RNA.
2) nei soggetti con alterati valori delle transaminasi e valori di ferritina
superiori a 2.500 ng/ml anche in assenza di markers di replicazione virale
(HCV-RNA negativo).
3) nei pazienti adulti con persistenti indizi clinici di danno epatico (alterazioni
delle transaminasi, elevati valori di ferritina e/o positività per HCV-RNA) è
utile valutare periodicamente (ogni 4-5 anni) l'opportunità di ripetere una
biopsia epatica per controllare l'accumulo di ferro, il grado di fibrosi e
l'eventuale presenza di cirrosi.
4) nei pazienti in età pediatrica, salvo nei casi in cui sono presenti delle
indicazioni particolari, una biopsia epatica deve essere eseguita durante la
splenectomia.
La biopsia epatica è controindicata:
1) nei pazienti con gravi alterazioni della coagulazione
2) nei pazienti con evidenza clinica di cirrosi epatica avanzata e/o scompensata
(presenza di varici esofagee e/o ascite, indizi di laboratorio di insufficienza
epatica).
3) nei pazienti con cardiopatia scompensata.
Prestazioni infermieristiche
PRIMA DELL’INTERVENTO:
1. Accertarsi che gli esami della coagulazione (tempo di protrombina, PTT e
conta delle piastrine) siano stati richiesti, completati e registrati e che sia
disponibile sangue di un donatore compatibile.
Molti pazienti con malattie epatiche hanno difetti di coagulazione e sono soggetti
a eccessiva emorragia.
2. Verificare che sia stato firmato il modulo di consenso.
3. Misurare e registrare il polso del paziente, la freq. Respiratoria e la PA
immediatamente prima della biopsia.
I valori prima della biopsia forniscono la base su cui confrontare i parametri vitali
del paziente e valutare il suo stato post anestesia
4. Descrivere in anticipo al paziente:
 Fasi dell’intervento
 Probabili sensazioni
 Probabili effetti collaterali
 Limitazioni di attività e procedura di monitoraggio successive
Le spiegazioni servono a tranquillizzare il paziente e assicurarsi la sua
cooperazione
DURANTE L’INTERVENTO:
5. Dare sostegno al paziente durante l’intervento. (La presenza di un infermiere
aumenta il conforto e promuove un senso di sicurezza).
6. Esporre il lato destro dell’addome superiore del paziente (ipocondrio destro).
La cute del sito di penetrazione sarà lavata e trattata con anestetico locale.
7. Istruire il paziente ad inspirare ed espirare profondamente molte volte, quindi a
espirare e trattenere il respiro alla fine dell’espirazione. Il trattamento del
respiro permette l’immobilizzazione della parete del torace e del diaframma; la
penetrazione del diaframma viene così evitata e il rischio di lacerazione del
fegato minimizzato.
 L’ago viene inserito ne fegato mentre il paziente trattiene il respiro in
espirazione in modo da mantenere il fegato e il diaframma nella posizione
più alta (l’intera procedura richiede da 5 a 10 secondi);
 Si inietta circa 1 ml di soluzione salina per pulire l’ago dal sangue e dal
tessuto adiposo e muscolare;
 Con la siringa in posizione di aspirazione si affonda l’ago nel fegato. Il
tessuto viene aspirato e successivamente tolto l’ago. Il campione di fegato
viene trasferito nella formalina per conservarlo per l’analisi.
8. Istruire il paziente a riprendere la respirazione normale.
DOPO L’INTERVENTO:
9. Immediatamente dopo la biopsia, assistere il paziente a girarsi sul lato destro;
mettere un cuscino sotto il suo bordo costale e avvertirlo di rimanere in questa
posizione sdraiato e immobile per parecchie ore. In questa posizione la capsula
epatica al sito di penetrazione è premuta contro la parete del torace e l’uscita di
sangue e di bile dalla perforazione impedita;
10. Misurare e registrare il polso, la frequenza respiratoria e la pressione sanguigna
a intervalli di 10-20 minuti per il periodo prescritto, o fino a che i loro valori siano
stabili e le condizioni del paziente soddisfacenti. Essere attenti a riportare
prontamente ogni aumento del polso, o ogni diminuzione di pressione arteriosa, ogni
lamento di dolore, o manifestazione di apprensione. Questi segnali possono indicare
la presenza e l’insorgenza di sanguinamento epatico, severa emorragia, o peritonite
biliare, le più frequenti complicanze della biopsia del fegato.
LA
BIOPSIA
EPATICA
ALUNNA
Carrafelli Sabrina
II° anno