I TACCHI DEL GENNARGENTU
I processi ambientali
I calcari che li costituiscono favoriscono il processo carsico che dà luogo a forme legate alla dissoluzione
chimica producendo sulla sommità degli altopiani forme molto ondulate ed accidentate;
il tacco di Ulassai ha raggiunto l'equilibrio evolutivo (l'erosione è praticamente ferma);
Il fenomeno carsico sotterraneo ha prodotto grotte di limitato sviluppo (Su Marmuri, Ulassai; Is Gianas, Su
fossu de Margiani Ghiani, Sadali; Janas e Stampu Erdi, Seulo);
Le particolari morfologie calcaree hanno spesso interrotto l'evolversi di grandi eventi incendiari salvando
formazioni forestali relitte nelle profonde screpolature erosive o negli altopiani protetti da imponenti falesie,
ma quando l'evento detrattore ha interessato le coperture vegetali dei tacchi, la risorsa pedologica è stata
fortemente compromessa: l'azione delle acque meteoriche sugli scarsi spessori dei suoli calcarei non più
protetti dalla copertura vegetale, ne ha determinato l'asportazione con conseguente accumulo nelle fessure
carsiche e determinando la messa a nudo della roccia calcarea. In aggiunta, la sovrapposizione del pascolo
e il passaggio ripetuto di altri eventi incendiari hanno determinato la scomparsa di qualunque copertura. Il
processo evolutivo di selezione botanica è stato implementato in particolar modo da un evento incendiario
del 1945, che distrusse circa un centinaio di ha di foresta e la colmata del capiente invaso dell'alto
Flumendosa (Villanova Strisaili), lago che creava una sorta di volano termico incrementando i valori già alti
di umidità. Le modificate condizioni hanno favorito una evoluzione forestale da castanetum (classificazione
del Pavari) e delle specie relitte del terziario (carpino nero soprattutto) rispetto alla specie mesofila del leccio.
I segni territoriali
Tacchi del Gennargentu occidentale
- texile
- tacco di Belvì;
- tonneri di Tonara;
Tacchi del Gennargentu meridionale e dell’Ogliastra:
- Monte Arquerì (1110 m), Ussassai, con pareti segnate dall'erosione e una serie di pinnacoli in sommità; vi
si trovano le grotte di Is Perdas;
- Monte Tonneri (1324 m), Seui, con la riserva demaniale della foresta di Montarbu;
- Tacco di Ulassai, che si estende per 30 km quadrati; è presente la Grotta su Marmuri; diviso dalla valle
dell'"Isara", porta dell'Ogliastra;
- Tacco Arba, con mineralizzazioni sottostanti al banco calcareo un tempo sfruttate da miniere di ferro e
rame, oggi abbandonate;
Testimoni-relitti:
- Tacco di Perda'e Liana (1293 m), Gairo, che possiede un ruolo simbolico radicato nel tempo per le
comunità locali;
- Meseddu e Texile (975 m), Aritzo, dalla forma a fungo conferitagli dall'erosione;
- Tonnizzu de Girgini (1218 m), Desulo, con il bosco di lecci secolari Bacu'e s'Alinu;
Le specificità ambientali
Nei tacchi domina in superficie il carso di tipo ruiniforme, con ampie depressioni a fondo piatto in cui talora
affiorano le rocce del basamento; sono presenti manifestazioni sorgentizie alla base dei tacchi al contatto col
basamento impermeabile, manifestazioni sotterranee di limitato sviluppo orizzontale, depositi travertinosi
delle cascate.La notevole diversità morfologica consente la riproducibilità di un'ampia diversità biologica
vegetale e animale, creando interessanti nicchie ecologiche (si trovano, anche in condizioni di gigantismo,
esemplari di leccio, filirea, terebinto e lentisco). Formazioni forestali di Quercus ilex (la lecceta rappresenta
l'orizzonte climacico di quelle formazioni calcaree che hanno mantenuto integro il loro patrimonio pedologico)
- grazie al particolare apparato radicale che riesce a trattenere sostanze nutritive ricavate da rocce
carbonatiche - nell'area del Montarbu (Seui), nel tacco di Osini, nel Sarcidano, e foresta di Addolì (Seulo).
Presenza di aree in cui il leccio si trova in associazione con altre specie forestali (carpino nero, Ostrya
carpinifolia; agrifoglio, Ilex aquifolium; tasso, Taxus baccata). Formazioni vegetali a macchia, creatasi con la
degradazione della foresta primaria per via di taglio e incendio. Il tacco di Gairo è particolarmente indicativo
al proposito, in quanto è ancora presente nella popolazione il ricordo - tramandato di generazioni - di un
incendio che distrusse un'estesa foresta di leccio. Sono riscontrabili: corbezzolo, erica, lentisco, terebinto,
viburno, alaterno, intere formazioni di ginepro (Juniperus oxicedrus), associato a elementi di rosmarino
(Rosmarinus officinalis) e Dafne gnidium, chiamata localmente "troiscu" e utilizzata per l'avvelenamento e la
pesca nei fiumi. La montagna calcareo-dolomitica del tonneri di Seui è l’unica località della Sardegna in cui il
Ginepro nano (Juniperus nana Willd) vegeta su un substrato calcareo;altissima concentrazione di specie
endemiche con importanti collegamenti fitogeografici (per tutti Erynus alpinus). Elevata biodiversità zoologica
e ornitologica con presenza di specie di interesse biogeografico. Fra gli anfibi: Geotritone imperiale
(Speleomantes imperialis), endemismo sardo vulnerabile a livello europeo e rigidamente protetti a livello
nazionale; fra i rettili: Luscengola (Chalcides chalcides), Gongilo (Chalcides ocellatus) protetti a livello
nazionale; fra gli uccelli: Aquila reale (Aquila chrysaetos), rara e rigorosamente protetta a livello regionale,
nazionale, comunitario, Barbagianni (Tyto alba ernesti), endemismo sardo-corso, rigorosamente protetto a
livello regionale e nazionale, Calandro (Anthus campestris), raro e rigorosamente protetto a livello
comunitario, protetto a livello regionale e nazionale, Codirossone (Monticola saxatilis), raro a livello
regionale, protetto a livello regionale e nazionale, Pigliamosche (Muscicapa striata tyrrhenica) e Venturone
(Serinus citrinella corsicana), endemismi sardo-corsi, protetti a livello regionale e nazionale, fra i mammiferi:
Topo quercino (Eliomys quercinus), raro a livello comunitario, rigidamente protetto a livello regionale,
protetto a livello nazionale (H. Schenk, A. Torre).
La notevole diversità morfologica consente la riproducibilità di un'ampia diversità biologica vegetale e
animale, creando interessanti nicchie ecologiche (si trovano, anche in condizioni di gigantismo, esemplari di
leccio, filirea, terebinto e lentisco). Formazioni forestali di Quercus ilex (la lecceta rappresenta l'orizzonte
climacico di quelle formazioni calcaree che hanno mantenuto integro il loro patrimonio pedologico) - grazie al
particolare apparato radicale che riesce a trattenere sostanze nutritive ricavate da rocce carbonatiche nell'area del Montarbu (Seui), nel tacco di Osini, nel Sarcidano, e foresta di Addolì (Seulo). Presenza di aree
in cui il leccio si trova in associazione con altre specie forestali (carpino nero, Ostrya carpinifolia; agrifoglio,
Ilex aquifolium; tasso, Taxus baccata). Formazioni vegetali a macchia, creatasi con la degradazione della
foresta primaria per via di taglio e incendio. Il tacco di Gairo è particolarmente indicativo al proposito, in
quanto è ancora presente nella popolazione il ricordo - tramandato di generazioni - di un incendio che
distrusse un'estesa foresta di leccio. Sono riscontrabili: corbezzolo, erica, lentisco, terebinto, viburno,
alaterno, intere formazioni di ginepro (Juniperus oxicedrus), associato a elementi di rosmarino (Rosmarinus
officinalis) e Dafne gnidium, chiamata localmente "troiscu" e utilizzata per l'avvelenamento e la pesca nei
fiumi. La montagna calcareo-dolomitica del tonneri di Seui è l’unica località della Sardegna in cui il Ginepro
nano (Juniperus nana Willd) vegeta su un substrato calcareo; altissima concentrazione di specie endemiche
con importanti collegamenti fitogeografici (per tutti Erynus alpinus).
Elevata biodiversità zoologica e ornitologica con presenza di specie di interesse biogeografico. Fra gli anfibi:
Geotritone imperiale (Speleomantes imperialis), endemismo sardo vulnerabile a livello europeo e
rigidamente protetti a livello nazionale; fra i rettili: Luscengola (Chalcides chalcides), Gongilo (Chalcides
ocellatus) protetti a livello nazionale; fra gli uccelli: Aquila reale (Aquila chrysaetos), rara e rigorosamente
protetta a livello regionale, nazionale, comunitario, Barbagianni (Tyto alba ernesti), endemismo sardo-corso,
rigorosamente protetto a livello regionale e nazionale, Calandro (Anthus campestris), raro e rigorosamente
protetto a livello comunitario, protetto a livello regionale e nazionale, Codirossone (Monticola saxatilis), raro
a livello regionale, protetto a livello regionale e nazionale, Pigliamosche (Muscicapa striata tyrrhenica) e
Venturone (Serinus citrinella corsicana), endemismi sardo-corsi, protetti a livello regionale e nazionale, fra i
mammiferi: Topo quercino (Eliomys quercinus), raro a livello comunitario, rigidamente protetto a livello
regionale, protetto a livello nazionale (H. Schenk, A. Torre).
PARCO NAZIONALE DEL GENNARGENTU
Costituito con Decreto del Presidente della Repubblica 30
marzo 1998, il Parco Nazionale del Gennargentu comprende
il territorio dell’omonimo massiccio montuoso della
Sardegna centro-orientale tra la Barbagia e la regione
costiera dell’Ogliastra.
Verso occidente degrada con ampi contrafforti, il cui profilo
ondulato è interrotto da valli incassate.
Costituito da scisti, filladi e gneiss del Paleozoico, con
intrusioni e colate di porfidi fra i graniti ad ovest ed estese
formazioni calcaree mesozoiche ad est, si innalza a 1.834 metri nella Punta La Marmora (chiamata
sul luogo Perdas Crapias), la più alta dell’isola; una breve e tortuosa linea di cresta è delimitata a
sud da Punta Florisa (1.822 metri) e a nord da Bruncu Spina (1.829 metri), denominazione forse
derivata dalla presenza di alberi selvatici di Prunus prostrata.
Tutto il massiccio ha forme tondeggianti e versanti incisi da profondi solchi dei corsi d’acqua
(Flumendosa, Talora, Cedrino, Flumineddu) che dalle sue creste scendono a valle.
Nelle parti più elevate predominano i pascoli (che vengono utilizzati dai pastori di Fonni, di Tonara
e di Desulo) cui succedono, procedendo verso valle, i boschi di sughere, castagni, lecci, ontani, e
noccioli e di macchia mediterranea formata da lentischi, mirti, ginepri, ecc. …
La conoscenza di questi luoghi, problematica nel passato per la mancanza di attrezzature idonee, è
oggi possibile grazie allo sviluppo turistico che si è verificato nel corso degli anni.
Visitare il Parco riserva, senza ombra di dubbio, la piacevole sorpresa di scoprire ancora intatti gli
stupendi paesaggi selvaggi e primordiali della Barbagia, terra antica e indomita di montagne, di
acque, di foreste e di animali nati e viventi in piena libertà.
Chi si accosta a questa zona è colpito da una suggestione profonda e duratura: ha la sensazione di
trovarsi in una terra che, per l’asprezza selvaggia dei luoghi, è rimasta fuori del tempo.
Tra le bellezze di una natura incontaminata si ammira un patrimonio diverso dal resto del mondo e
si scopre subito la vera Sardegna, quella che, fra i silenzi delle sue montagne, ha conservato quasi
inalterato un patrimonio di tradizioni e di valori culturali; basti pensare a quelle foreste di sughere,
di castagni, noccioli, querce, dentro le quali vivono ancora gli unici esemplari di mufloni con i quali
convivono, senza che ciò rappresenti minaccia per l’uomo, l’aquila reale, l’avvoltoio grifone, il
falco pellegrino, lo sparviero, l’astore sardo, la poiana, la ghiandaia, la pernice, la martora, il
cinghiale, la lepre, ecc.
E’ la terra dove si produce un tipo di miele altrove ignorato, il "miele amaro", quel nettare
proveniente dall’assenzio (Artemisia absinthium) e dal fiore dell’albatro (corbezzolo Arbutus
unedo) di cui parlarono Virgilio, Orazio e Cicerone e che ancora entra come ingrediente prezioso in
molti dolci sardi.
Diverso è l’aspetto della montagna centrale del Gennargentu il cui nome sembra poter significare:
"porta del vento" dove si originano le correnti aeree di tutta la Sardegna e dove tra le foreste
lussureggianti di querce si presenta la visione dei torrioni isolati e intagliati conosciuti come
"tacchi" o "toneri"(tacco di Texile, toneri di Tonara, tacco di Sadali, tacco di Ticci, tacco di Perda
Liana di 1.293 metri), obelischi naturali calcarei di scisti e graniti che si elevano verso il cielo.
Infine, un altro straordinario paesaggio del Parco: il grandioso massiccio calcareo di Supramonte,
assai carsificato, privo di acque superficiali, solcato da gole profonde, larghe doline, grotte
innumerevoli, baratri spaventosi in parte ancora da esplorare; complesso che si immerge a picco nel
Mar Tirreno con uno dei più belli e selvaggi tratti di costa con caverne marine che hanno dato
ospitalità alle rare foche monache.
Geologia, morfologia.
Ciò che maggiormente colpì l'attenzione dei primi studiosi che visitarono la zona fu la geologia.
Alberto Lamarmora, che ha dedicato al territorio di Seulo una grande attenzione trattando nel
dettaglio vari aspetti e descrivendo per primo il bacino carbonifero di Ingurtipani , nelle sue tre
visite a Seulo raccolse molti minerali (e anche ossidiana lavorata), di cui vari campioni figurano
nella sua raccolta di rocce depositata nei tre musei di Torino, Cagliari e Parigi.
I principali elementi riguardanti la geologia della zona sono: i tacchi calcareo dolomitici, risalenti
al periodo giurassico; le rocce vulcaniche originate nel permiano dal monte Perdedu; il bacino
antracitifero di Ingurtipani. Dalla carta geologica si ricostruisce un'età del territorio che va dai
430 milioni di anni degli scisti ai 170 milioni di anni delle rocce calcareo dolomitiche.
Il complesso degli scisti siluriani viene considerato quasi come il "contenitore" su cui si sono
formate le altre rocce nelle ere successive (Vannelli). E' limitato a nord dal massiccio porfirico del
Perdedu e si prolunga a sud oltre il Rio Narbonnionniga sotto l'altopiano mesozoico di Sadali
(Negretti).
Gli scisti sono rocce derivate da originarie rocce sedimentarie che in seguito a vari fattori
acquisiscono una struttura lamellare, con una grana molto fine e un colore che va dal verdastro al
grigio-nerastro. Forse il substrato calcareo è l'aspetto più importante della geologia di questi luoghi,
per il numero di ambienti naturali e per la varietà di forme create, che si manifestano come tacchi,
falesie, altipiani, pinnacoli e i numerosi fenomeni carsici ivi riscontrabili: grotte, inghiottitoi,
cunicoli, dei quali alcuni ben noti (Su Stampu 'e Su Turrunu, Su Disterru, Domus de Janas). Le
formazioni calcaree oggi esistenti sono il risultato della frammentazione dell'originario altopiano,
diviso dall'erosione fatta per milioni di anni dai vari corsi d'acqua, nelle parti attuali tutte con
un'altezza compresa fra gli ottocento e gli ottocentocinquanta metri, a significare l'origine comune:
altopiano di Sadali, altopiano del Sarcidano, Tacco di Ticci, Monte Gastea, ecc.
Alcune
colonne
all'interno
delle
grotte
Domus 'e
Janas.
Si ha una buona visione d'insieme se ci si sposta verso la chiesa di S. Barbara: già subito sopra
l'albergo si riconosce il sistema dei "tacchi" che si susseguono fino al Flumendosa e proseguono con
le falesie del Sarcidano. Si distinguono "Sa Stisa", "Gastea", "Tonnulù". Osservando più a sinistra,
da una posizione sovrastante il paese, si stagliano gli altri tacchi, principalmente quello di Ticci che
è anche un'importante zona archeologia, posto tra le valli del rio Trassadieni e del rio
Narbonnionniga e più avanti la vista spazia verso l'altopiano di Sadali, che è il proseguimento di
questo sistema, come già detto. Il bacino antracitifero, descritto per la prima volta da Lamarmora, è
un filone che affiora nelle miniere abbandonate (vedi antichi mestieri) di Ingurtipani a Seulo e di
S. Sebastiano a Seui . Vi sono stati ritrovati numerosi fossili, felci e altre piante di clima caldo e
umido, descritti in dettaglio in una tesi di laurea del 1969 (di Antonella Anedda). Nonostante sia
abbandonata, la miniera di Ingurtipani è importante dal punto di vista scientifico proprio perché
grazie ai fossili permette di ricostruire con precisione il clima in cui milioni di anni fa crescevano le
foreste che poi avevano dato origine all'antracite. Era un ambiente caldo e umido confrontabile
con certe paludi della Virginia (Vannelli). Le rocce vulcaniche formatesi dai materiali eruttati in
tempi remoti dal monte Perdedu si notano in particolare lungo la strada provinciale attorno alla zona
di Gelesei. Percorrendo queste curve dopo la sorgente di Giulianutolu si apre la veduta panoramica
sulle pittoresche rupi violacee a picco sotto lo spiazzo di Gelesei. Pare che in passato ci fosse una
cava da cui si estraevano blocchi di roccia dal caratteristico colore rossastro violaceo, forse usati
anche per ornare varie chiese importanti (vedi monumenti). Le rocce vulcaniche di monte Perdedu
sono state oggetto di vari studi, compresa una tesi di laurea (vedi bibliografia), le cui analisi al K-Ar
portano ad un'età geologica di circa 250-260 milioni di anni (Permiano inferiore).
Seulo è un piccolo paese della provincia di Nuoro che dà il nome alla zona inferiore della Barbagia
(detta, appunto, Barbagia di Seulo), di cui fanno parte anche i paesi di Sadali, Esterzili, Seui e
Ussassai. L'origine di questa suddivisione va ricercata nella storia. La Barbagia veniva così
chiamata dai romani, ma essi con questa parola intendevano una regione più estesa, quella parte
montuosa della Sardegna che occupa buona parte della provincia, che cominciava poco oltre la
postazione militare e termale di Forum Traiani (Fordongianus), ultima difesa contro i bellicosi
Barbaricini.
Attualmente la Barbagia di Seulo indica quella curatorìa, cioè una delle circoscrizioni
amministrative in cui erano divisi i Giudicati (vedi la parte storica), che aveva sede a Seulo. Oltre ai
cinque paesi citati, in passato ne facevano parte almeno altri quattro, di cui si trova traccia in antichi
documenti, che avevano nomi come: Lessey, Gertalay, Turbigentillis, e sono solo alcuni degli
antichi
villaggi
scomparsi
in
Sardegna
dopo
la
caduta
dei
Giudicati.
Questa la suddivisione storica, ma i paesi di Seui e Ussassai sempre più spesso vengono detti
appartenenti all'Ogliastra, per motivi amministrativi e perché questa viene associata a tutto il
sistema paesaggistico e naturalistico che comprende la bella costa orientale, zona che attualmente
sta avendo una grande valorizzazione turistica, che ora sta prendendo piede anche in Barbagia,
lontano dal mare, dove non mancano di certo le bellezze naturali o le peculiarità culturali.
Dalla parte opposta rispetto all'Ogliastra si è costituito un'altro polo amministrativo, quello che
comprende il Sarcidano e la Barbagia di Seulo e forma così la XIII Comunità Montana. Questo per
quanto riguarda l'amministrazione, ma tornando alla geografia, oltre Seulo troviamo nelle vicinanze
i paesi di Gadoni, sulla stessa strada provinciale n. 8 e Villanovatulo. Teoricamente sono vicini in
linea d'aria, ma posti sull'altro versante della spettacolare e profonda valle scavata dal Flumendosa,
che separa la Barbagia dagli altopiani del Sarcidano, e ancora oltre Gadoni ci sono i paesi di Aritzo,
Tonara, Belvì. E' in progetto una nuova strada che collegherà Seulo direttamente con Villanovatulo.
Più avanti nel sito troverete riferimenti alla Comunità Montana e al progetto di parco turisticogeominerario che abbraccia quattro paesi attorno al Flumendosa per una promozione delle bellezze
naturali.
Si delinea già da questa introduzione un interessante itinerario che porta ad attraversare la
Sardegna nelle sue zone più impervie toccando i paesi del Gennargentu, itinerario che trova Seulo
proprio al centro, con la strada provinciale, tortuosa ma scenografica, che diventa anello di
congiunzione da una parte con le altre Barbagie, il Sarcidano e il Mandrolisai e dall'altra con la
strada statale, altrettanto panoramica, che da Seui, attraversando l'Ogliastra, conduce fino ad
Arbatax. Ancora più spettacolare della strada è la linea ferroviaria a scartamento ridotto per cui è
stata recuperata la vecchia locomotiva a vapore per il periodo estivo, il famoso trenino verde, di
cui scrisse fra gli altri anche David H. Lawrence ("Sea and Sardinia"), che collega Cagliari con
Arbatax. Dopo Mandas il trenino verde inizia ad arrampicarsi per le montagne e fra salite e discese
ripide e ampie curve arriva sull'altopiano dove fa una sosta a Sadali, vicino all'inizio della strada
provinciale per Seulo e al sistema di grotte "Domus 'e Janas" e "Stampu 'e su Turrunu" tra Seulo e
Sadali. Per maggiori informazioni e per la pianta, vedere come arrivare.
Tutto questo è il futuro Parco del Gennargentu, che oltre alle bellezze paesaggistiche e alla
fauna e alla flora di notevole interesse (e a volte unica), è considerato da alcuni come "la vera
Sardegna" (Max Leopold Wagner, La vita rustica), depositaria di antiche tradizioni.
Vista panoramica del paese, che è posto sulla valle del Rio Medau.
Sullo sfondo, a destra, il tacco di Ticci, caratteristico bordo di altopiano calcareo, domina il
paesaggio.
Sulla sinistra, in alto, è visibile una parte del monte Perdedu.
Seulo conta attualmente circa mille abitanti, se si considerano solo i residenti, poiché molti
seulesi, per motivi di studio o per lavoro, abitano lontano. Questo fa in modo che il paese si affolli
durante i periodi in cui molti si riuniscono alle loro famiglie o agli amici, tipicamente durante le
principali festività (Natale, Pasqua e quelle dedicate ai santi) o in estate, grazie anche al clima estivo
favorevole per l'assenza dell'eccessiva umidità che causa l'afa. In queste occasioni di rientro molti
seulesi ospitano amici o colleghi o conoscenti, che a loro volta, attratti dalla bellezza del paesaggio,
dalla cucina e dall'accoglienza di un paese di montagna in cui si dimentica il traffico,
l'inquinamento e i ritmi frenetici della città, non mancano di ritornare a visitare più volte Seulo e le
campagne
circostanti.
Possiamo citare anche la possibilità di fare il bagno (luglio e agosto) nelle numerose "piscine"
immerse nel verde, che sono i laghetti formati dal Flumendosa che circonda a Nord e a Ovest il
territorio di Seulo scavando delle profonde gole. Dal punto più basso del territorio comunale, il
guado Selasi sul Flumendosa posto a 280 m.s.m. al monte Perdedu a 1334 metri ci sono oltre mille
metri di differenza per un'estensione di 5860 ettari, a significare l'azione fatta dal Flumendosa e dai
suoi affluenti sul territorio. A tutto questo possiamo aggiungere i vari periodi in cui si possono
raccogliere gli ottimi frutti della terra, come castagne, ciliegie, funghi, che d'altra parte sono anche
occasione di festa in paesi vicini (le sagre delle castagne di Aritzo e del torrone di Tonara).
E' in costante aumento l'attività e la promozione turistica, assieme all'affermarsi della Barbagia
come meta interessante dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, alternativa o complementare
alla vacanza al mare. Alle strutture di buon livello già presenti (un albergo, ristoranti-pizzerie, bargelaterie, agriturismo, punti attrezzati per la sosta nella campagna), se ne sono aggiunte altre in via
di realizzazione sia da parte del comune che di privati, come un ristorante attrezzato per
quattrocento persone, per un totale di nove strutture ricettive. Sono anche in corso contatti con
associazioni sportive e club per l'organizzazione di gite e visite guidate a piedi, in mountain bike,
fuoristrada,
a
cavallo
(vedere
le
informazioni
turistiche).
Di pari passo con la valorizzazione e promozione del territorio va la (ri)scoperta di una storia antica,
il recupero e la tutela dei numerosi resti archeologici, modi di vivere del passato, tradizioni, feste,
cultura, strumenti di vita quotidiana che vanno scomparendo. Di recente è stata allestita dalla Pro
Loco, a modo di piccolo museo etnografico, una vecchia abitazione con i suoi oggetti e arredi
caratteristici.
Sono presenti nel comune vari resti archeologici, fra cui alcuni nuraghi di cui uno, in buono stato
di conservazione, è stato recentemente restaurato. Nella valle del rio Medau si trova una chiesetta
campestre risalente al XVI sec. che pur rimaneggiata nei secoli conserva ancora un bel rosone e il
portone tardo-gotici. La Parrocchiale è stata costruita nel cinquecento ed è stata notevolmente
modificata nei secoli successivi, ma conserva ancora il bel portale. Vi è stato aggiunto un bel
campanile nel secolo scorso. Ci sono altre due chiese dedicate a Santa Barbara e a San Pietro,
questa
dentro
il
paese.
Fra i servizi disponibili ci sono la banca, l'ufficio postale, la farmacia, la caserma dei carabinieri e
una moderna biblioteca collegata con il sistema di biblioteche del Sarcidano-Barbagia di Seulo.
Di tutto questo parleremo più in dettaglio in questo sito.
Alcuni bagnanti in uno dei laghetti sul corso del Flumendosa (località "Is Caddàiasa").