News Aggiornamento del 12/05/2009 INDICE 1. AGEVOLAZIONI PER INVESTIMENTI PRODUTTIVI P.O. FESR Campania 2007-2013 - Obiettivo Operativo 5.2 - attività sub b). Bando per la Concessione di agevolazioni de minimis per la “Promozione dell'innovazione organizzativa, di processo e di prodotto mediante le nuove tecnologie dell'informazione I.C.T. (Information & Communication Technology)”. (BURC n. 24 del 20/04/2009). 2. AGGIORNAMENTI NORMATIVI Art. 7 Decreto Legge n. 185 del 2008 ("Decreto anticrisi") – “Regime dell'IVA alla cassa” Decreto ministeriale del 26 marzo 2009 - (Gazzetta Ufficiale del 27/04/2009). Protocollo d'intesa Banche di credito cooperativo - Associazioni artigiane. 3. NORMATIVA DEL LAVORO e AGEVOLAZIONI PER LE ASSUNZIONI Art. 19, comma 1 Decreto Legge n. 185 del 29/11/2008 (convertito in Legge n. 2 del 29/01/2009). Circolare INPS n. 39 del 6 marzo 2009 - Strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione. 4. INTERNAZIONALIZZAZIONE Investire in ROMANIA e TURCHIA – Informazioni utili. AGEVOLAZIONI PER INVESTIMENTI PRODUTTIVI P.O. FESR Campania 2007-2013 - Obiettivo Operativo 5.2 - attività sub b). Bando per la Concessione di agevolazioni de minimis per la “Promozione dell'innovazione organizzativa, di processo e di prodotto mediante le nuove tecnologie dell'informazione I.C.T. (Information & Communication Technology)”. (BURC n. 24 del 20/04/2009). Oggetto: nell’ambito del P.O. FESR CAMPANIA 2007/2013 Obiettivo Operativo 5.2 - attività sub b), la Regione Campania ha approvato il Bando, in Regime di aiuti de minimis, per l'innovazione delle Imprese I.C.T., avente ad oggetto la Concessione di agevolazioni alle Piccole e Medie Imprese per promuovere l'innovazione organizzativa, di processo e di prodotto mediante le nuove tecnologie dell'informazione (Information & Communication Technology). Destinatari: il Bando si rivolge a Piccole e Medie Imprese in forma singola e associata (ad es. Consorzi e Cooperative) ed ha per oggetto la realizzazione di Programmi di investimenti, materiali ed immateriali, tesi all'innovazione organizzativa, di processo e di prodotto, mediante le nuove tecnologie dell'informazione, aventi l'obiettivo di incrementare l'efficienza della macchina gestionale delle imprese. Attività ammissibili: le agevolazioni devono riguardare esclusivamente programmi di investimento, materiali ed immateriali, che siano tesi all’innovazione organizzativa, di processo e di prodotto, mediante le nuove tecnologie dell’informazione, aventi l’obiettivo di incrementare l’efficienza della macchina gestionale delle Imprese. Presentazione e termine di scadenza: la domanda di richiesta degli aiuti - elaborata utilizzando esclusivamente la modulistica messa a disposizione dall’Amministrazione Regionale e riprodotta su supporto compact disc. unitamente alla scheda tecnica, al business plan ed alla relazione tecnicoeconomica, deve essere inserita in unico plico in busta chiusa che, recante all’esterno la dicitura “Regime di Aiuti I.C.T. per l’innovazione organizzativa, di processo e di prodotto ”, dovrà essere inviata , a pena di esclusione - entro e non oltre le ore 12,00 del giorno venerdì 10 LUGLIO 2009 - a mezzo servizio postale con raccomandata A.R. o anche con consegna a mano direttamente oppure tramite corriere espresso, esclusivamente al seguente indirizzo: Regione Campania – A.G.C. Ricerca Scientifica, Statistica, Sistemi Informativi ed Informatica - Settore Analisi, Progettazione e Gestione dei Sistemi Informativi – via Don Bosco 9/E – 80141 Napoli Informazioni: http:// www.regione.campania.it AGGIORNAMENTI NORMATIVI Art. 7 Decreto Legge n. 185 del 2008 ("Decreto anticrisi") – “Regime dell'IVA alla cassa” Decreto ministeriale del 26 marzo 2009 - (Gazzetta Ufficiale del 27/04/2009). Oggetto: dal 28 aprile è entrato in vigore il “regime dell'IVA alla cassa”, infatti, le imprese con volume d'affari non superiore a 200mila euro possono avvalersi della facoltà di non anticipare all'erario il versamento dell'imposta sul valore aggiunto ma posticiparlo al momento dell'effettivo incasso, con conseguenti vantaggi sotto il profilo finanziario. L'IVA alla cassa è una misura introdotta dall'articolo 7 del decreto-legge n. 185 del 2008 (c. d. "Decreto anticrisi") per far fronte agli effetti negativi che si riversano soprattutto sulle piccole e medie imprese, più vulnerabili sul piano finanziario. L’Agenzia delle Entrate, con la circolare n.20/E del 30 aprile scorso, ha dato utili chiarimenti sulle modalità applicative della norma. Il pagamento differito dell'IVA è calcolato su ogni singola operazione e deve essere esplicitato nella fattura, che dovrà riportare la dicitura: "operazione con imposta ad esigibilità differita”, in caso contrario, l’operazione sarà assoggettata all’imposta con esigibilità immediata. Il differimento dell’esigibilità dell’IVA era già previsto nel nostro ordinamento (art. 6, quinto comma, D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633), ma riguardava solo le operazioni effettuate nei confronti di alcune specifiche tipologie di soggetti, aventi in genere natura pubblica, tra i quali lo Stato, gli enti pubblici territoriali, le unità sanitarie locali, le camere di commercio, etc.. Il Decreto ministeriale del 26 marzo 2009 ha previsto che possono emettere fatture con Iva differita i soggetti che nell'anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di inizio di attività, prevedono di realizzare nell'anno in corso un volume d'affari non superiore a 200mila euro. L'applicazione del regime differito cessa dunque dal momento in cui la soglia di 200mila euro viene superata. Il differimento del pagamento dell’IVA è limitato nel tempo: l’imposta diviene, comunque, esigibile dopo il decorso di un anno dal momento di effettuazione dell’operazione, a meno che, prima del decorso di tale termine, il cessionario o committente sia stato assoggettato a procedure concorsuali o esecutive. Destinatari: il Decreto ministeriale 26 marzo 2009 prevede che possono emettere fatture con Iva differita i soggetti che nell'anno solare precedente abbiano realizzato (o, in caso di inizio di attività, prevedano di realizzare nell'anno in corso) un volume d'affari non superiore a 200mila euro. La disciplina non interessa i consumatori privati, nè i soggetti che si avvalgono di regimi speciali di applicazione dell’imposta sul valore aggiunto e le operazioni poste in essere nei confronti di cessionari o committenti che assolvono l’IVA mediante il meccanismo dell’inversione contabile (c.d. reverse charge). L'efficacia della disciplina in esame è subordinata alla preventiva autorizzazione comunitaria prevista dalla Direttiva 2006/112/CE del Consiglio del 28 novembre 2006. Tuttavia, a tale riguardo, la Commissione Europea ha chiarito che è già consentito agli Stati membri di stabilire, per talune categorie di soggetti o di operazioni, che l'imposta diventi esigibile non oltre il momento dell'incasso del prezzo. Protocollo d'intesa Banche di credito cooperativo - Associazioni artigiane Sostenere gli investimenti produttivi delle imprese artigiane, introducendo ulteriori elementi di flessibilità nel rapporto banca-imprese: questo è l’obiettivo del Protocollo d’intesa sottoscritto il 18 marzo 2009, alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, dalla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali ed Artigiane (Federcasse) e dalle associazioni Confartigianato, Casartigiani e CNA, la Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa. Tra le azioni concordate: - la definizione di accordi a livello locale volti ad introdurre elementi temporanei di flessibilità nella gestione dei rimborsi rateali dei crediti in bonis, anche tramite la sospensione parziale o totale della rata di rimborso per un periodo dai 12 ai 18 mesi; - la possibilità di sostenere le esigenze di cassa delle imprese artigiane e la rinegoziazione delle loro esposizioni a breve; - la promozione di forme di finanziamento degli investimenti che tengano conto, nei piani di rimborso, del profilo temporale dei flussi di cassa derivanti dagli investimenti effettuati; - favorire il coinvolgimento e la valorizzazione dei Confidi nel loro ruolo di mitigazione del rischio di credito. Inoltre, il Credito Cooperativo e le Associazioni Artigiane si impegnano a promuovere modalità di assistenza e consulenza finanziaria congiunta BCC – Associazioni Artigiane – Confidi, finalizzate all’ottimizzazione del profilo finanziario delle imprese e allo studio di eventuali forme congiunte di gestione delle crisi aziendali. L’accordo prevede l’attivazione di un Osservatorio che, attraverso la rielaborazione di dati statistici di settore, consenta una corretta interpretazione della relazione tra il sistema del credito e le piccole imprese italiane. Per adattare le previsioni dell’accordo alla specifiche esigenze locali saranno realizzati accordi territoriali tra le Associazioni Artigiane e le Federazioni locali delle Banche di Credito Cooperativo. NORMATIVA DEL LAVORO e AGEVOLAZIONI PER LE ASSUNZIONI Art. 19, comma 1 Decreto Legge n. 185 del 29/11/2008 (convertito in Legge n. 2 del 29/01/2009). Circolare INPS n. 39 del 6 marzo 2009 - Strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione. I lavoratori in possesso della qualifica di apprendista, alla data del 29 novembre 2008 e con almeno tre mesi di servizio, in caso di sospensione per crisi aziendali o occupazionali, ovvero in caso di licenziamento, saranno soggetti ad un uovo trattamento pari all’indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti normali. Questo è quanto chiarisce la Circolare 6 marzo 2009, n. 39 con la quale l'Inps ha illustrato la propria interpretazione dell’ Art. 19, comma 1 Decreto Legge n. 185 del 29/11/2008 (convertito in Legge n. 2 del 29/01/2009) in materia di potenziamento ed estensione degli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione. In particolare le principali novità introdotte prevedono: - aumento della durata massima del trattamento di disoccupazione ordinaria con requisiti normali erogato in caso di sospensione che viene fissato in 90 giornate; - aumento della durata massima del trattamento di disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti erogato in caso di sospensione che viene fissato in 90 giornate; - estensione, in via sperimentale, di un trattamento pari all’indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali per i lavoratori assunti con qualifica di apprendista. Tra le innovazioni che saranno aggiunte dal D.M. attuativo di cui al comma 3, articolo 19, Decreto Legge n. 185 del 29/11/2008, ci saranno: un aumento degli stanziamenti per gli ammortizzatori in deroga; l’introduzione di una forma di sostegno al reddito per i collaboratori coordinati e continuativi; il potenziamento del legame tra politiche attive e ammortizzatori sociali, mediante una diversa e più cogente disciplina della disponibilità al lavoro e alla formazione da parte dei percettori dei trattamenti. INTERNAZIONALIZZAZIONE Investire in ROMANIA e TURCHIA – Informazioni utili. Contro la recessione le imprese italiane devono cercare anche di aumentare la loro presenza nei mercati esteri. Due Paesi strategici per l'export e gli investimenti italiani sono la Romania e la Turchia. ROMANIA Quadro generale: sostenuta nella sua rapida e forte crescita, nel periodo che va dal 2004 all’estate 2008, dal credito delle banche internazionali e dai massicci investimenti delle imprese europee, la Romania è ritornata in una realtà molto meno favorevole e promettente dall’autunno scorso. La crisi non è stata drammatica come in altri paesi della Nuova Europa, come l’Ungheria e, in misura minore, la Repubblica Ceca e la Polonia, ma si è fatta sentire. Non a caso, i paesi che stanno sopportando meglio l’impatto della crisi sono proprio Slovenia e Slovacchia, che sono gli unici due, fra i nuovi aderenti UE post-2004, che sono già entrati a far parte dell’eurozona. In Romania sono emerse le contraddizioni di un’economia gratificata dall’entusiasmo, interno ed estero, dell’adesione all’Unione europea: il credito facile ha spinto consumi interni e domanda di importazioni, portando a un deterioramento dei conti con l’estero, sia nella bilancia commerciale sia in quella delle partite correnti. Inoltre, l’eccessivo volume dei finanziamenti denominati in valute estere (nella gran parte dei casi l’euro), incoraggiato dall’afflusso di € 240 miliardi dalle banche estere, ha aumentato il rischio di insolvenze e portato ad una stretta creditizia che nel corso del 2009 limiterà notevolmente lo sviluppo. Il debito estero è aumentato a livelli limite (per fortuna però le riserve valutarie sembrano al momento sufficienti); il cambio del leu, che negli ultimi 3 anni si era rivalutato contro il dollaro e aveva tenuto contro euro, ha perso negli ultimi mesi del 2008 oltre il 20%. A ciò si aggiunga che da molti mesi la Romania è in una fase di perdurante instabilità politica, con nessun partito o coalizione che riescano a ottenere una salda maggioranza che permetta loro di governare con una certa sicurezza e di combattere la corruzione, il male antico che affligge il paese. La situazione, in questo primo trimestre del 2009, non è certo rosea, ma non è ancora drammatica: gli ingenti IDE (investimenti diretti esteri) nel paese degli anni scorsi hanno costruito nel paese una base industriale, che si rivelerà utile quando si avranno i primi segni di ripresa; il debito pubblico è fra i più bassi nella UE (13% del Pil) e quindi c’è spazio di manovra per interventi a protezione dei redditi più bassi, pur nella necessaria attenzione a una politica fiscale troppo espansiva; anche se il costo della manodopera è aumentato negli ultimi anni, rimane fra i più competitivi in Europa. Anche per la Romania, come del resto per la maggior parte dei paesi industrialmente avanzati, il problema del 2009 è quello di resistere, sperando che nel 2010 la ripresa dei principali partner europei trascini con sé anche quella dell'economia romena. L’interscambio con l’Italia (export e Ide): anche se il 2007 non è stato un anno particolarmente brillante nell’interscambio commerciale fra i due paesi (giunto comunque alla cifra di € 9,5 miliardi), l’Italia rimane il primo partner commerciale della Romania. I primi 10 mesi del 2008 hanno visto una notevole crescita delle esportazioni (+11,6%) e, anche se in misura minore, delle importazioni italiane (+7,4%), confermando un saldo attivo della bilancia commerciale bilaterale a € 1,4 miliardi (lo stesso saldo finale del 2007). Negli ultimi due mesi dell’anno scorso, che sono stati i primi del dopo crisi. l’export italiano in Romania vede premiati i settori della meccanica strumentale (18% dell’export totale), metallurgia e prodotti in metallo (15%), prodotti tessili (13%) e pelli e calzature (12%). Nell’interscambio (soprattutto nelle importazioni) una quota rilevante, anche se difficilmente quantificabile, è costituita dall’acquisto e vendita di semilavorati e prodotti finiti scambiati fra casa madre italiana e controllate romene. Secondo le indicazioni di Sace, in Romania si ha, tra tutti i paesi considerati, la migliore previsione per il settore della gomma e plastica, con una crescita media che si manterrà alta nel triennio 2008-2010. Per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri (IDE) l’Italia è il sesto paese investitore con circa € 2,6 miliardi, ma il primo per numero di aziende registrate: le aziende italiane in Romania sono oltre 25.000. Nei primi 10 mesi del 2008 v’è stata tuttavia un’impennata dei nostri investimenti, con la cifra record di € 1.055 milioni. Molti dei nostri Ide sono di piccolo importo, nel settore del commercio o in piccole manifatture. Tuttavia investimenti anche di dimensioni rilevanti sono stati effettuati, oltre al settore bancario, in diversi settori labour intensive (tessile, meccano legno, pelli e calzature, assemblaggio di parti meccaniche o di beni strumentali). Come finanziare le esportazioni: finanziare le esportazioni in Romania comporta un’estrema attenzione al rischio delle contropartite corporate, che, negli ultimi mesi si è alquanto deteriorato, sia per la non brillante situazione economica del paese, sia per la stretta creditizia. È come sempre opportuno ottenere, per regolamenti a breve termine, crediti documentari aperti dalle maggiori banche del paese, mentre nel medio termine è consigliabile richiedere il pagamento con titoli di credito oppure l’inserimento del regolamento delle forniture nelle linee di credito concordate con banche italiane e internazionali. Tuttavia bisogna sottolineare che non è sempre facile per un debitore romeno ottenere un’apertura di credito documentario da parte della propria banca, che spesso richiede commissioni abbastanza onerose; e tantomeno è facile ottenere un avallo su un titolo di credito. Alcuni suggerimenti che si possono dare agli esportatori italiani che contrattano con la Romania sono: per esportazioni con regolamento nel breve termine (a vista o con dilazioni di pagamento commerciali, da 30 a 180 giorni): - se la controparte è conosciuta positivamente (precedenti esperienze senza insoluti o ritardi eccessivi) o se viene considerata valida in base all’analisi del suo bilancio e delle informazioni commerciali, stabilire un limitato plafond di credito commerciale da non superare con successive fatturazioni. In caso di superamento del plafond, ricorrere alle coperture descritte in seguito; - se la controparte non è conosciuta sufficientemente, richiedere, in ordine di preferenza: a) un’apertura di credito documentario da confermare se aperto da una banca locale (non è difficile trovare banche italiane che aggiungano la propria conferma ai crediti aperti dalle principali banche romane), o anche non confermato se aperto da una succursale di una banca italiana. Sono da evitare comunque le banche locali di minori dimensioni, in questo momento scarsamente affidabili; b) la copertura assicurativa del credito fornitore a fronte del rischio commerciale, con Sace, Sace Bt o le compagnie di assicurazioni private; c) in mancanza delle alternative precedenti, un pagamento anticipato; - tener presente che i ritardi di pagamento (se lo strumento di pagamento è il bonifico swift) sono frequenti, e un ritardo di 30 giorni può essere considerato quasi fisiologico; per le esportazioni con regolamento a medio-lungo termine (pagamento dilazionato con scadenze finali a due anni o più, secondo le regole del Consensus) in ogni caso è indispensabile ricorrere a strumenti di pagamento che offrano il massimo delle garanzie sul rischio di credito. Quindi: - se la dilazione di pagamento, nel contratto commerciale, è organizzata nella forma del credito acquirente, ricorrere a buyer’s credit ad hoc (solo in caso di importi molto rilevanti, diciamo da € 10 milioni in su), o meglio a linee di credito bank-to-bank oppure linee di credito open di banche italiane e internazionali a favore di banche romene; - se la dilazione di pagamento, nel contratto commerciale, è organizzata nella forma del credito fornitore, innanzitutto è indispensabile ottenere che il pagamento sia previsto con l’emissione di titoli di credito in formato standard internazionale (meglio se promissory notes, cioè pagherò cambiari). Senza titoli di credito è infatti molto difficile, se non impossibile, smobilizzare il credito a medio termine. A questo punto: se gli effetti sono avallati da primarie banche romene è possibile scontarli pro soluto sul mercato con operazioni di forfaiting; se gli effetti non sono avallati, sarà molto difficile accedere al mercato del forfaiting, e pertanto l’unica soluzione è ottenere una polizza Sace credito fornitore e smobilizzare il credito pro soluto con una banca italiana, con voltura della polizza a favore di tale banca scontante. In questo caso occorre osservare tutte le modalità previste nell’apposita procedura istituita da Sace, e pubblicata sul sito della Eca (Export Credit Agency) http://www.sace.it . Oltre alle clausole contrattuali che la Sace ritiene obbligatorie, è consigliabile prevedere che il contratto commerciale entri in vigore solo una volta ottenuta da Sace la copertura assicurativa. La disponibilità di Sace per la concessione di questo tipo di polizze è, fino al momento e per debitori con un buon standing creditizio, abbastanza buona. Conclusioni: la Romania, ormai da 15 anni a questa parte, rappresenta la punta di diamante dei processi di internazionalizzazione delle nostre imprese, soprattutto PMI. Non a caso, in uno dei suoi Rapporti annuali sul commercio estero, l’Ice ha descritto la Romania come il primo paese dove l’Italia ha posto in essere una “internazionalizzazione di sistema”. Alla delocalizzazione selvaggia dei primi anni si è parzialmente sostituita, nei tempi recenti, una collaborazione resa più facile da tante vicinanze di lingua e di cultura, e anche dalla presenza in loco di tanti italiani, nel mondo del credito, dell’impresa e dei servizi. Pensare che tutto ciò svanisca dall’oggi al domani è impossibile. La Romania rimane, e rimarrà, uno dei primi paesi di riferimento per le imprese italiane che vanno all’estero. Molto dipenderà dall’atteggiamento delle banche italiane presenti in Romania: anche se in questo periodo la nostra presenza bancaria nei paesi della Nuova Europa sembra essere così penalizzante per i nostri principali gruppi creditizi, è legittimo ritenere che essa rimarrà a lungo, e sia da considerarsi un punto di riferimento permanente per il loro sviluppo internazionale. Certamente in questo difficile biennio 2009-2010 le imprese italiane che vogliono operare con la Romania dovranno praticare la virtù della prudenza, come in qualsiasi altro posto del mondo. Turchia Quadro generale: dopo la forte crisi del 2000-2001, la Turchia si era ripresa bene, pur con qualche problema, la situazione era migliorata e l’afflusso di capitali esteri era servito a ricostruire l’industria, a renderla più competitiva e a finanziare il deficit dei conti commerciali con l’estero; nello stesso tempo il deficit del settore pubblico era tornato a livelli accettabili. Nel 2008, già prima degli effetti deleteri della crisi finanziaria ed economica mondiale, si sono registrati i segni abbastanza vistosi di un rallentamento dell’economia: elevato tasso d’inflazione, politica monetaria restrittiva, stretta creditizia, rallentamento della domanda estera, deprezzamento della lira turca (-20% dopo il “settembre nero”). Questo deterioramento dell’economia non ha certo tratto giovamento dai tanti motivi di incertezza politica: dai problemi giudiziari del Partito di Governo Akp (sospettato di attività antireligiose, ma poi prosciolto dalla decisione del luglio 2008 della Suprema Corte di giustizia), ai contrasti del Governo con i militanti kemalisti, alla sempre irrisolta questione curda. Ancora una volta la Turchia ha chiesto un nuovo prestito stand-by al Fondo Monetario Internazionale, che in cambio ha richiesto una maggiore attenzione nella politica fiscale e una diminuzione della spesa pubblica. Il rischio corporate Turchia si è decisamente innalzato dopo l’autunno scorso, e il 2009 non andrà certo meglio. Potrebbero continuare ad essere relativamente ad alto rischio settori quali: automobilistico, costruzioni e settori collegati (plastica, cemento e materiali elettrici), commercio in generale, cantieri navali, tessile-abbigliamento; non ne rimangono quindi molti esenti da rischio. Il settore bancario si è rafforzato tramite riforme, ristrutturazioni e investimenti di banche estere. Tuttavia rimane sempre un forte divario fra le prime 5 banche, che controllano il 60% dell’attivo globale del sistema, e le banche minori, che restano deboli dal punto di vista del debito in valuta estera. Complessivamente, anche se non si tratta di un paese in crisi grave, bisogna prestare molta attenzione sia al rischio sovrano, sia al rischio corporate, sia infine al rischio bancario, particolarmente per gli istituti di minori dimensioni. Tuttavia, la disponibilità di Sace a concedere garanzie assicurative su debiti commerciali e bancari di nominativi del paese è buona: con impegni assicurativi che sfiorano i 3 miliardi di euro, la Turchia, dopo l'Iran, è il secondo paese per esposizione complessiva di Sace. L’interscambio con l’Italia (export e Ide): la Turchia rappresenta uno dei partner commerciali più importanti per l’Italia: l’interscambio fra i due paesi ha superato la cifra di € 12,5 miliardi nel 2007 (€ 11,5 miliardi nei primi 10 mesi del 2008). Questi dati collocano l’Italia come il terzo partner commerciale della Turchia dopo Germania e Russia; a sua volta, la Turchia rappresenta il 4° partner dell’Italia al di fuori della Ue, dopo Usa, Svizzera e Russia. Negli ultimi anni, dopo il 2003, le esportazioni italiane in Turchia sono costantemente aumentate, raggiungendo nel 2007 € 7,2 miliardi; nei primi 10 mesi del 2008, un altro aumento di quasi il 10% ha portato ad un flusso di esportazioni di € 6,6 miliardi. Le importazioni hanno avuto invece una dinamica diversa: aumentate rapidamente nel periodo 2003-2004, sono poi rallentate fino ad avere una decrescita nel 2007-2008. Queste diverse tendenze hanno portato a un attivo della nostra bilancia commerciale che nel 2007 ha registrato il livello record degli ultimi 10 anni (oltre 1,8 miliardi di euro); un livello quasi uguagliato già nei primi 10 mesi del 2008. Secondo le previsioni Sace, nel biennio 2009-2011 la performance del nostro export in Turchia dovrebbe essere inferiore rispetto al periodo precedente, ma al di sopra di quella media dell'export italiano. I prodotti maggiormente venduti dalle imprese italiane sul mercato turco sono stati: meccanica strumentale (29% delle esportazioni totali), prodotti chimici e fibre (14%) e autoveicoli (12%). Anche gli investimenti diretti esteri italiani in Turchia sono molto rilevanti: 650 imprese italiane sono presenti in Turchia con Ide, che, secondo stime ufficiali, hanno raggiunto 4,4 miliardi di dollari, nonostante il rallentamento dell’ultimo periodo. Finanziare le esportazioni: come già descritto, i tre rischi (sovrano, bancario, corporate) in Turchia sono da considerare con particolare attenzione. Quindi, le indicazioni su come affrontare il finanziamento delle esportazioni nel Paese sono simili a quelle descritte per la Romania, semmai aumentando il grado di copertura del rischio di credito nelle sue varie componenti. È opportuno, quindi, ottenere, per regolamenti a breve termine, crediti documentari aperti dalle maggiori banche del paese. Sui crediti aperti da queste banche non è difficile ottenere conferme presso banche italiane. In caso contrario, è sempre necessario assicurare il rischio di credito (almeno il rischio commerciale) con Sace, Sace Bt o le compagnie di assicurazioni private. Nel medio termine è consigliabile: • richiedere il pagamento con titoli di credito, da scontare poi prosoluto con operazioni di forfaiting o con smobilizzi pro soluto con voltura di polizza Sace. Nonostante il loro costo, la Turchia è forse il paese con il quale si sviluppa il maggior numero di operazioni di export finance di questo tipo al mondo, sia per la diffusione nel paese dei titoli di credito, sia per la disponibilità di contropartite che li scontino; • chiedere l’inserimento del regolamento delle forniture nelle linee di credito concordate con banche italiane e internazionali; • solo per operazioni di rilevante importo, organizzare crediti acquirenti fra banche internazionali e banche turche, tenendo tuttavia presente che si tratta di operazioni lunghe, complesse e costose. Conclusioni: non molti sono al corrente dell’importanza del commercio estero con la Turchia per le nostre imprese grandi, piccole e medie. I dati prima citati però danno pienamente atto di questa rilevanza. Anche per la Turchia l’ovvio rallentamento del 2009- 2010 rappresenta uno dei tanti e ricorrenti cicli nei rapporti commerciali fra i due Paesi. Rapporti che negli ultimi 30 anni sono stati allacciati, sono stati a volte rallentati o sospesi, e poi sono ripresi più forti di prima, cosa che, sicuramente, succederà anche stavolta. La Turchia, pur rimanendo un paese rischioso, in quanto non ha ancora compiuto appieno il processo di adesione alla Ue, e non vi entrerà ancora per diversi anni; per cui occorrerà coprirsi dal rischio politico e commerciale, con costi pesanti ma inevitabili, tuttavia, però è, e rimarrà, uno dei mercati di sbocco naturale per le nostre imprese, che negli anni vi hanno fatto molti affari, quasi sempre con buona soddisfazione reciproca. Infine, la sua importanza geopolitica è una sorta di assicurazione economica per il Paese: è ben difficile che il mondo occidentale lasci andare alla deriva un paese così grande e così importante nella funzione di cerniera fra Europa e Medio Oriente.