PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO UFFICIO AFFARI ESTERI Sede Nazionale : Corso Vittorio Emanuele II 326 – Roma 00186 Ambasciata di Israele 16.30 PM – 17.45 PM Roma, Martedì 28 Dicembre 2010 Dopo esser stato costretto a rinviare l’incontro per via di una fastidiosa operazione all’occhio sinistro, mi accordo con la segretaria dell’Ambasciata per un appuntamento al Caffè delle Arti. Circa un mese prima ero stato chiamato per offrire un’opinione riguardo agli sviluppi della situazione interna del Paese. L’impressione mia è che a Gerusalemme vi fosse una certa confusione su quello che stava avvenendo qui da noi e sugli eventuali scenari politici. Ordinata una tazza di the, iniziamo la conversazione. Prima di concentrarmi sulle tediose vicende di casa nostra chiedo al Ministro Consigliere alcune informazioni riguardo la situazione nel suo Paese. Mi risponde che, come in Italia, anche in Israele sembra regnare l’incertezza. Il governo Netanyahu non sta avendo vita facile, soprattutto per opera dei gruppi della destra religiosa. I problemi salienti riguardano la definizione di chi è ebreo, il diritto di cittadinanza e come ciò si rifletta sul servizio militare. Le trattative con l’Autorità Palestinese risultano per il momento sospese e nessuno ha un’idea precisa di come possa sbloccarsi la situazione. L’ impressione mia, noto, è che finché non vi sia spargimento di sangue, ambedue le parti possono accontentarsi di questo stallo in attesa di nuovi sviluppi. Mi viene chiesta adesso un’opinione riguardo i fatti di casa nostra e di come possano evolvere. Rispondo che cercherò di fare del mio meglio per riassumere i fatti e tentare di giungere a qualche conclusione razionale dato che in giro si sente di tutto ed il contrario di tutto. Parto dal voto del 14 Dicembre. Quel giorno, il Premier Berlusconi supera la mozione di sfiducia ed ottiene un risultato per lui essenziale: evitare l’ipotesi di un governo tecnico. La sua maggioranza è però debolissima dato che con tre voti in più non si va molto lontano (neppure con dieci o dodici). Ogni voto, infatti, rischia di trovarsi appeso ad un filo: spesso Ministri e Sottosegretari possono essere assenti per impegni di lavoro e perciò nell’impossibilità di dare il loro voto. A questo punto due possibilità: - Berlusconi riesce in qualche modo ad allargare la propria maggioranza in modo consistente. - Si va alle elezioni anticipate. Sarà impossibile avere una risposta prima dell’11 Gennaio, giorno del voto alla Consulta sul Legittimo impedimento e probabilmente anche della fine del mese, 1 periodo entro il quale dovrebbero venir trattate faccende importanti come quelle dei decreti attuativi sul federalismo e la sfiducia a Bondi, Ministro dei Beni Culturali. Riguardo la prima ipotesi, il Premier farà del suo meglio per attribuirsi un numero più consistente di Parlamentari. Ciò andrebbe bene anche alla Lega, partito territoriale per definizione, interessata soprattutto al federalismo. Privato del manipolo Finiano di Futuro e Libertà si mormora in alcuni ambienti che Berlusconi avrebbe in mente di costituire un nuovo partito. Centro di tutti i giochi diventa adesso Casini. Il suo problema potrebbe essere quello di tenere a freno i suoi uomini. Alcuni di loro (vedi il caso Sicilia) potrebbero bramare a posti di governo e dunque spingere per un accordo con Berlusconi. Appoggiato dal Vaticano, il Premier potrebbe persuadere Casini ad un’intesa: entrare nel Governo e poi sostituirsi al Premier nel caso quest’ultimo riuscisse ad accedere al Quirinale. Ruini e Caltagirone non sarebbero contrari a questa soluzione. Dati i precedenti rapporti con Berlusconi e le relazioni piuttosto tese dell’U.D.C. con la Lega, non ritengo questa opzione facilmente attuabile. In politica però si sa che tutto è possibile. Ben più probabile un intenso corteggiamento da parte del Premier per accaparrarsi la collaborazione di singoli Deputati del partito di Casini. Questa ipotesi credo incontri anche il favore di Letta. Riguardo la seconda possibilità, le elezioni anticipate sembrerebbero la cosa più logica. Dopo il 14 Dicembre il governo tecnico non è più proponibile, le Camere sono divise e la maggioranza regge su di un filo. Vi è però un problema di non poco conto: il timore della reazione dei mercati finanziari di fronte ad un prolungato periodo di instabilità politica. La congiuntura economica per l’Italia non è oggi facile: il Paese non cresce, aumenta il disagio sociale ed in più ci si trova ad avere il terzo debito pubblico al mondo. Per questo motivo il Presidente Napolitano vorrebbe evitarle: per lui è essenziale non dare precedenza ai giochi politici e garantire il massimo di stabilità possibile per non togliere fiducia ai mercati. Aggiungerei anche che sia nell’area di governo che dell’opposizione, non sono in molti a premere per le elezioni. C’è chi non vuole correre il rischio di perdere la poltrona e, soprattutto a livello di partito, vi è la diffusa convinzione di non essere ancora pronti. Il problema adesso è questo: conviene tenere in piedi il Governo per via della difficile congiuntura economica e garantire in questo modo un minimo di stabilità, oppure il Premier rischia di essere talmente debole, e la sua sopravvivenza così incerta, che conviene fare chiarezza andando alle urne il prima possibile, nella speranza di poter tranquillizzare i mercati? Il ruolo della Lega Nord diventa dunque centrale. L’impressione mia è che adesso Bossi stia cercando di capire cosa fare. Non è favorevole ad una presenza di Casini nella maggioranza che risulterebbe in una diminuzione della sua influenza sul Governo. Per ora gli conviene attendere, ma sono convinto sia favorevole a nuove 2 elezioni nella sicura speranza di vedere salire i propri consensi. Per lui l’essenziale è il federalismo. Se non lo dovesse ottenere in tempi relativamente brevi, spingerà per andare al voto. Il nodo diventa adesso quello dei rapporti tra Berlusconi e la Lega. Il Premier, come del resto anche tutte le altre forze politiche, non è ancora pronto per affrontare la tornata elettorale e ciò mi fa supporre che Bossi, alla fin fine, possa essere più flessibile di quello che farebbe adesso intendere. Il Presidente della Camera, a seguito del “discorso del predellino”, ha pensato bene di sciogliere Alleanza Nazionale per partecipare alla fondazione del Popolo della Libertà. Il suo obiettivo era quello di isolare Casini e impedire che tra Berlusconi e la Lega si potesse saldare un asse del nord, potenzialmente troppo forte per i suoi gusti. La sua recente decisione di separarsi dal PdL ha indebolito la parte di Berlusconi a tutto vantaggio di quella di Bossi che ne è uscita rafforzata. A Bastia Umbra, Fini ha voluto aprire all’U.D.C. per bloccare eventuali trattative che Casini aveva in corso con il Premier e controbilanciare il potere della Lega. È innegabile che il grande sconfitto sia lo stesso Fini che ora non potrà più compromettersi tornando in aiuto ad un Berlusconi in declino. Casini e l’U.D.C.: nel 2008 è stato abbandonato da Fini che ha scelto di seguire Berlusconi e diventare co-fondatore del PdL. Coerentemente, l’U.D.C. ha optato per la strada dell’opposizione. Il gruppo di Casini è oggi più forte di Futuro e Libertà e dell’A.P.I. di Rutelli. Casini è dunque l’elemento più importante in seno al “Terzo Polo”: può permettersi di negoziare a tutto campo e massimizzare la sua rendita di posizione. Il suo apporto può essere decisivo sia per il PD che per il PdL. Le sorti di questo Polo sono tuttora nebulose, in particolare de si dovesse essere dell’opinione che l’obiettivo probabile di Casini sia quello di ereditare l’elettorato di Berlusconi. Secondo me deciderà di restare all’opposizione, ma guarderà a destra offrendo, volta per volta, la sua collaborazione al Governo. Come Napolitano, anche egli vuole stabilità. Potrebbe quindi dare una mano all’esile maggioranza e consentire al Premier di sopravvivere, allargando eventualmente l’area di governo. L’U.D.C. però non è favorevole al federalismo di Bossi e, similmente a Fini, non sarebbe propensa ad aprire alle sinistre, facendo intendere di non concepire un’alleanza con Vendola o Di Pietro. Resterebbe per adesso un problema: senza Berlusconi non è possibile costruire un centro-destra. Manca un’alternativa proponibile ed il Premier è per ora l’unico capace di tenere in piedi questa coalizione. Il Partito Democratico: si trova oggi ad avere circa il 25% dei consensi. Come forza principale dell’opposizione dovrebbe essere il primo a reclamare le elezioni. Si trova invece strattonato, ora verso Vendola, ora verso Casini, con in mezzo il “rottamatore” Renzi. Gli ex Popolari, il gruppo di Veltroni e Parisi sono sempre più delusi da ciò che va accadendo al suo interno. Privo di programma e di contenuti politici, il partito non ha purtroppo la forza per suggerire un’alternativa, ne sa come costruirla. Spoglio di capi carismatici ed apparentemente incapace di cogliere l’essenza del 3 Berlusconismo, si trova in uno stato di massima confusione e rischia di veder continuare l’emorragia di propri Parlamentari verso altri gruppi. Per via di tutto ciò teme le elezioni e questo stato di cose rende la nostra democrazia attualmente bloccata. Che vi possa essere una resa dei conti al suo interno? Quel che è certo è che il proposito di Bersani di creare una sorta di fronte nazionale contro il governo del Premier non sembra per ora trovare il minimo consenso. Particolarmente indicativa la situazione di Milano. Nella scelta del nuovo Sindaco, il candidato PD è stato sonoramente sconfitto; il Terzo Polo con Albertini non è riuscito a sfondare e sarà la Moratti ad affrontare l’uomo di Vendola. Il Governatore delle Puglie, Nichi Vendola, sembra emergere dalla fanghiglia della sinistra con un certo consenso. Non credo però abbia forza sufficiente per imporsi. Nei suoi interventi ha l’intelligenza di affrontare soprattutto i problemi derivanti dalla crisi del Paese, dando così l’impressione di non concentrarsi tanto su questioni di schieramenti quanto di contenuti. Il suo problema è quello di pendere troppo a sinistra. Il “Terzo Polo”, o “Polo della Nazione”: conta su circa 80 Deputati (più di quelli della Lega) ed è attualmente la potenziale ciambella di Fini. Malgrado il tanto parlarne, corre il rischio di non materializzarsi. Per mandarlo avanti, infatti, è necessario il coordinamento parlamentare di tre diversi partiti. Ricordiamoci che in un pollaio è di norma difficile trovare posto per due galli, figuriamoci per tre. E poi, perché venire in soccorso a Fini? È anche vero, però, che alleandosi con l’A.P.I. e Futuro e Libertà, Casini ne esce rinforzato. Ciò potrebbe dissuaderlo ad avvicinarsi a Berlusconi. All’opposizione, in fondo, una posizione ce la ha: sarebbe disposto a gettare il tutto alle ortiche per sostenere il Governo? Molto dipenderà dalla Lega Nord: se sarà capace di qualche flessibilità, sono incline a pensare che Casini ed i suoi possano offrire il loro appoggio al Premier. Il Premier Berlusconi: benché fortemente indebolito dai risultati del voto di Dicembre, si rende conto che per ora è l’unico capace di tenere insieme il centrodestra e che è impossibile un’alleanza di tutti contro di lui. Vi sarebbero troppi elementi diversi e finirebbero paradossalmente con il venirgli in soccorso. Fondamentale per lui separare Fini da Casini. Fino alla sentenza della Consulta dell’11 di Gennaio ha tutto l’interesse di logorare il Presidente della Camera, tenere Casini alla corda e cercare di ammorbidire le posizioni di Bossi. Cercherà con tutti i mezzi a disposizione di allargare la propria maggioranza. Per farlo proverà ad assicurarsi il maggior numero possibile di singoli deputati che andrà a pescare soprattutto nei ranghi di FLI e dell’U.D.C. Dovrà tener conto delle esigenze della Lega e venire incontro ai suoi desideri di federalismo, altrimenti sarà difficile per lui evitare nuove elezioni. In questo stato di decomposizione generale, è evidente che il PdL come tale non esiste più e che tutti risultano indeboliti. Il Vaticano: è ovvio nei Vescovi un forte desiderio di governabilità, coerenza ed 4 affidabilità. Non vedono di buon occhio una nuova tornata elettorale e faranno del loro meglio per venire in soccorso all’attuale governo. Da attendersi pressioni sull’U.D.C., l’API e gli esponenti cattolici in seno al PD. Berlusconi viene visto come garanzia di stabilità, capace di tenere a bada l’ansia dei mercati del debito e sconfiggere le sinistre laiche. Le primarie: evitando lunghi discorsi e confronti con gli Stati Uniti, sembra evidente che, se fatte in modo aperto, rischiano di seppellire il Partito Democratico (vedere l’elezione di Renzi a Sindaco di Firenze, di Vendola a Governatore delle Puglie ed i recenti fatti di Milano). Per il momento, dunque, situazione molto fluida su tutti i fronti. In quanto ai noi Repubblicani, si sta discutendo di un tentativo di riunificazione. Forse qualcosa si potrà fare ma escludo del tutto il gruppo di Nucara. Adesso siamo parte del “Terzo Polo” ed il modo migliore per lanciarlo sarebbe, in caso di elezioni, mettere in comune tutti i candidati sotto lo stesso ombrello. Concludo aggiungendo che il Berlusconismo è ormai al tramonto ma, come tutti i tramonti, potrebbe essere di lunga durata. Se dovessi azzardare una predizione, sarei propenso a dire che, una volta superate le Idi di Marzo, dovrebbe esser possibile evitare le elezioni per quest’anno. Alla fin fine penso che nessuno le voglia e che la Lega Nord potrebbe rendersi più flessibile sul federalismo. Le vedrei maggiormente possibili per l’anno prossimo: il 2013 è troppo intasato, infatti – oltre alle Politiche – vi saranno anche le elezioni per il capo dello Stato. Non sarei tuttavia stupito se il nostro malandrino dovesse farcela e raggiungere la fine della Legislatura. Il Paese non può permettersi il lusso di un governo che si limiti a galleggiare senza affrontare i gravi problemi che si stanno accumulando sulla scena nazionale. Si assisterebbe ad un continuo logoramento che non farebbe che aggravare una situazione di per sé già piuttosto difficile. Non è nell’interesse di nessuno e bisogna dare atto a Berlusconi di trovare risorse inaspettate proprio quando maggiormente in difficoltà. Quel che è certo è che negli ultimi dieci anni l’Italia non è cresciuta, le famiglie si sono indebitate, i consumi sono calati, le infrastrutture non sono più sufficienti e la ricerca non è finanziata a dovere. La crisi economica non accenna ad andarsene e l’anno a venire rischia di essere piuttosto duro e irto di difficoltà. Dovrà scadere la cassa integrazione per quasi mezzo milione di persone e rischia di allargarsi il solco tra politica e cittadini. Particolarmente grave la situazione dei giovani, che non sembrano trovare una rappresentanza politica adeguata. L’Italia rischia dunque di perder peso e trovarsi lentamente emarginata sia a livello europeo che internazionale. Sono indispensabili serie riforme strutturali in tutti i settori della vita pubblica ed è fondamentale dare al cittadino degli obiettivi coerenti e chiari, altrimenti risulterà impossibile chiedergli dei sacrifici ed uscire dall’attuale situazione di stallo e di declino. 5