Meditazioni sull’Icona della Madonna del Perpetuo Soccorso/8 LE AUREOLE Fin dall’inizio ho immaginato la mia analisi della icona della Madre del Perpetuo Soccorso come un ciclo di nove meditazioni. In questa ottava puntata concentriamo la nostra attenzione sulle aureole, simbolo di santità. La nona e ultima meditazione riguarderà il fondo d’oro dell’icona. DESCRIZIONE La testa di Gesù, di Maria e degli Michele è circondata da un'aureola. Fin capo di Gesù, di Maria e dei santi gli specie arcangeli Gabriele e dal Medioevo attorno al artisti dipingevano una di disco luminoso, detto aureola o nimbo, simbolo di santità. Nell’era moderna la zona di luce attorno al capo è diventata un semplice cerchio, oppure, qualche volta, soltanto una luce che s’irradia all’intorno. L’aureola permetteva agli artisti di distinguere i santi dagli altri personaggi rappresentati. Il nimbo di Maria è ornato con volute fiorite. Nel nimbo di Gesù s’intravvede una croce tratteggiata con linee rosse. Siamo davanti ad una icona della passione: la croce è simbolo della passione di Gesù e il rosso delle linee è simbolo del suo sangue. MEDITAZIONE LA SANTITÀ All’inizio di ogni Messa, nel Gloria, diciamo a Dio: “Tu solo il Santo”; poi, nel canto del Santo, acclamiamo il Signore ripetendo per tre volte: “Santo, santo, santo”. Con questo triplice saluto gli angeli lodano Dio nel momento in cui il profeta Isaia riceve la vocazione (Is 6, 3), e la santità di Dio, detto il “Santo di Israele”, costituisce il tema centrale della sua predicazione. Anche Maria SS. esalta la santità di Dio quando nel Magnificat esclama: “Santo è il suo nome”. Scrive l’Apostolo Pietro: Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutte la vostra condotta. Poiché sta scritto: “Siate santi, perché io sono santo” (1Pt 1, 15-16). Fedele all’insegnamento dell’Apostolo e di tutta la Sacra Scrittura, il Concilio Vaticano II ha rinnovato un forte appello alla santità, dicendo che essa è la vocazione di tutti i battezzati: “Tutti, nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santità” (Lumen Gentium, 40). A questo riguardo sussistono ancora molte idee sbagliate sui santi e sulla santità, tipo: “santi si nasce; i santi sono sugli altari; i santi sono esseri straordinari; la santità è un lusso, un privilegio di pochi; la santità non è per me” ecc. Sono idee, sbagliate perché, se tutti siamo chiamati alla santità è perché essa è alla portata di tutti, fa parte della vita cristiana quotidiana, secondo l’esempio lasciatoci da Gesù: “Con la sua sottomissione a Maria e Giuseppe, come pure con il suo umile lavoro durante i lunghi anni di Nazaret, Gesù ci dà l’esempio della santità nella vita quotidiana della famiglia e del lavoro” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 564). In alcuni casi il cristiano è chiamato a vivere la santità in circostanze eroiche, come avviene al giorno d’oggi per i cristiani perseguitati in alcuni luoghi del Medio Oriente e dell’Africa; ma è soprattutto nella vita quotidiana che si realizza la santità. Essa aiuta a superare i momenti più difficili e drammatici solo se cresce e si rafforza giorno per giorno, se ogni giorno si cerca di amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi. Per giungere alla santità, che è un dovere per tutti, suggerisco questa regola semplice e pratica: Vivi bene ogni giorno come fosse il primo, come fosse l’ultimo, come fosse l’unico, secondo l’ammonimento di Dante: “Pensa che questo dì mai non raggiorna” (La Divina Commedia, Purgatorio XII, 84). La vergine Maria c’insegna un’altra regola di vita, più evangelica: lasciarsi amare da Dio. Sembra facile, ma non lo è. Dio, che è Amore, ci ama tutti e ciascuno, da sempre e per sempre. Lasciarsi amare da Lui significa accogliere umilmente il suo amore e i suoi doni come Maria, affidarsi fiduciosamente alla sua guida come bambini docili e obbedienti, aprirsi a Lui senza chiudersi nella stanza del proprio tornaconto, della propria autosufficienza e presunzione. Tutto questo non è facile, però rende la vita più felice.