forum impossibile

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FORUM IMPOSSIBILE
Partecipano Montesquieu, M. Robespierre, J.J. Rousseau, Abbé de Sieyès, A. de
Tocqueville, P. Martin, A. Lancelot, M. Duverger.
Propongono quesiti:
F. Romano – Montesquieu
V. De Marco – M. Robespierre
D. Intonaci – J.J. Rousseau
J. Guarini – Abbé de Sieyès
L. Costantini – Abbè de Sieyès
L. Costantini – A. de Tocqueville
E. Anchora – P. Martin
A. Straciug – P. Martin
M.S. Antonazzo – A. Lancelot
M.L. Nicolini – M. Duverger
F. ROMANO - MONTESQUIEU
- “La realtà politica dei vari Stati europei del diciottesimo secolo è differente e
presenta caratteri propri e particolari. Quale dovrebbe essere, secondo Lei, Sig.
barone di Montesquieu, la forma politica più adatta ad amministrare la realtà
sociale di uno Stato e quali caratteristiche sono peculiari?”.
Montesquieu: “Io ritengo che la democrazia sarebbe la forma di governo più idonea
a soddisfare uno dei diritti inalienabili che deve essere riconosciuto all’uomo: la
libertà. Difatti, la libertà di un individuo si realizza, parlando in relazione
all’amministrazione di uno Stato, con l’autogoverno. Ho detto che la democrazia
sarebbe l’espressione più appropriata di esso, in tal caso nella sua forma pura, se non
fosse per il fatto che, nella realtà, essa non può certamente sussistere per l’incolumità
del popolo. La popolazione negli Stati dell’Europa ha infatti raggiunto, a tutt’oggi,
una cospicuità non indifferente e ciò rende necessario, per ragioni logistiche, un tipo
di governo rappresentativo che snellisca e renda più rapide ed anche efficienti le
funzioni amministrative preservando, però, nello stesso tempo, quella libertà di cui ho
appena parlato.
Attraverso un simile tipo di governo, il popolo può scegliere quei rappresentanti, cioè
quegli individui all’interno della società, che meglio hanno la capacità di portare i
suoi interessi all’esercizio politico, di modo che, così rappresentati, essi possano
trovare una soddisfazione ed appagare le proprie esigenze. D’altronde, è anche
evidente che il popolo non ha né può avere un’adeguata capacità politica, per due
motivi: in primo luogo, ripeto, per la moltitudine ed in secondo luogo, il che ne è
anche intuitivamente conseguenza, per la sua molto differente estrazione sociale. Tale
forma di governo deve essere quindi anche vista in relazione a motivazioni di
competenza.
Questo corpo rappresentativo eletto dal popolo deve avere un compito legislativo e
deve attenervisi senza, dall’altro lato, avere competenze di altra natura, come, ad
esempio, quelle esecutiva od anche giudiziaria. Credo che la buona riuscita di un
governo risieda anche in questo”.
- “Dunque Lei suggerisce un governo rappresentativo. Che cosa, invece, pensa, della
parte nobiliare della società, che è ormai una realtà in ciascuno Stato del mondo, in
relazione al suo prestigio e ad una sua eventuale difesa di quest’ultimo, dopo aver
riconosciuto il diritto di discendenza?”
Montesquieu: “Sicuramente il valore del corpo dei nobili all’interno della società
deve essere riconosciuto e, conseguentemente, deve essere difeso nei suoi interessi, in
quanto, altrimenti, si troverebbe in opposizione al volere popolare che, come
sappiamo, rappresenta, in qualsivoglia Stato del mondo, una percentuale
estremamente ridotta. Pertanto si rende necessario affidare anche ai nobili il potere
legislativo che permetta loro di interessarsi soprattutto di ciò che concerne le loro
prerogative, continuamente in pericolo in uno Stato libero. Sempre per tutelare il
proprio prestigio, è anche corretto che il carattere di nobiltà sia ereditario e che
avvenga dunque per discendenza.
Inoltre, per regolare il rapporto di interessi tra popolo e nobili, è opportuno che il
primo blocchi, mediante la facoltà di impedire, le decisioni a lui sfavorevoli prese dal
corpo nobiliare e viceversa. Con ciò si può regolare la convivenza politica tra gruppi
di differente estrazione sociale e rendere più efficiente l’apparato amministrativo”.
V. DE MARCO – M. ROBESPIERRE
- “Alla luce dell’attuale situazione in Francia, quale forma di governo, Sig.
Robespierre, ritiene più adatta e opportuna per il buon funzionamento dello Stato?”
M. Robespierre: “La Francia non è più capace di consolidarsi come una monarchia.
Un ipotetico sovrano, per quanto possa essere abile e astuto, non riuscirebbe a frenare
l’opposizione del popolo che, temendo il riaffermarsi dei privilegi del clero e della
nobiltà, insorgerebbe nuovamente.
Ritengo, perciò, che una forma di democrazia rappresentativa possa garantire
uguaglianza e libertà ad ogni cittadino, in quanto rispetta la volontà generale, che si
concretizza attraverso le decisioni dei rappresentanti del popolo”.
- “In una forma di governo rappresentativo, ritiene che la corruzione non abbia la
possibilità di presentarsi?”
M. Robespierre: “Sicuramente, gli intrighi e la corruzione si manifestano in
qualunque forma di governo; tuttavia possono essere prese delle misure che limitino
tali situazioni e che puniscano i colpevoli. A questo proposito, ritengo, in ogni modo,
che i pubblici funzionari, oltre ad avere una certa responsabilità fisica che, nei casi
più gravi di prevaricazione comporterebbe la revoca del mandato, abbiano una sorta
di responsabilità morale nei confronti del popolo e del Paese.
Pertanto, ogni singolo rappresentante dovrebbe prendere consapevolezza del proprio
ruolo e comprendere che il fine primario è quello di garantire la libertà di ogni
cittadino e il buon andamento dello Stato.
Rientra, quindi, anche nei propri interessi comportarsi sempre onestamente e nel
rispetto delle leggi”.
D. ANTONACI – J.J. ROUSSEAU
- “In che senso, Sig. Rousseau, intende che la rovina prossima di uno
Stato sia costituita dal denaro e dalla pigrizia dei cittadini?”
J.J. Rousseau: -“In uno Stato veramente libero i cittadini fanno tutto con le loro
braccia e niente con il denaro. La pigrizia dei cittadini porta ad un mancato interesse
per lo Stato, che sfocia in una comodità che a sua volta porta il cittadino ad assumere,
in cambio di denaro, qualcuno, che possa svolgere i suoi doveri di cittadino. In questo
modo i cittadini riescono ad avere dei soldati per asservire la patria e dei
rappresentanti pronti a rinnegarla.”
- “Per quale motivo afferma nella sua opera “ Il Contratto sociale”( libro
III cap. XV) che i deputati del popolo non possano essere i suoi
rappresentanti, ma solo i suoi commissari?”
J.J. Rousseau: -“I deputati del popolo possono fungere solo da commissioni, poiché
non sarebbero in grado di rappresentare la sovranità in quanto essa è l’ espressione
della volontà generale e la volontà generale non si rappresenta. Per questo motivo
ritengo che i deputati non possano concludere nulla in maniera definitiva, poiché
rischierebbero di mettere a rischio la libertà collettiva.”
J. GUARINI – Abbé de Sieyès
- “Molti autori del Settecento ritengono che il governo rappresentativo sia più
efficace rispetto alla democrazia; in contrasto con la seguente affermazione altri
sostengono che solo grazie alla democrazia il cittadino possa esprimere le proprie
opinioni. Secondo Lei,Sig. Abbé de Sieyès, invece, quale differenza sostanziale è
presente nei due sistemi di governo e quale considera maggiormente proficuo in
Francia?”
Sieyès: “È importante saper distinguere nettamente il governo rappresentativo dalla
democrazia. Ogni singolo individuo ha il dovere di obbedire alla legge, perciò ha
anche il diritto di concorrere alla sua formazione. Vi sono due diversi modi: i cittadini
possono decidere di affidarsi a qualcuno che sia capace di riconoscere l’interesse del
popolo,perciò nominano dei rappresentanti che hanno il dovere di far valere
l’opinione pubblica; oppure un altro modo è quello dove i cittadini concorrono da se
stessi alla formazione della legge, e questa è la cosiddetta democrazia che appunto è
considerata una forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo che la esercita
direttamente e non attraverso il parlamento. La maggior parte dei cittadini,non
avendo molto tempo a disposizione e neanche un’istruzione sufficiente, preferisce
nominare dei rappresentanti che hanno il compito di far valere l’interesse della
popolazione. In questo modo, però, gli abitanti rinunciano a fare se stessi la legge,
dimostrando di non avere una propria volontà da imporre ; altrimenti, come si può
comprendere, se ogni individuo manifestasse la propria volontà, la Francia non
sarebbe uno Stato rappresentativo ma uno Stato democratico.
Oggi la Francia è divisa in numerose province, che si governano separatamente, ma
che si uniscono solo in virtù dei rapporti di forza e protezione comune. Ritengo che
essa, come qualsiasi altro Paese,non possa essere uno Stato democratico,data la sua
grandezza, ma nemmeno uno Stato separato in distretti come repubbliche unite.
Credo, invece, che la Francia potrebbe essere un Paese ben organizzato e nello stesso
tempo con un governo rappresentativo, solo se
diviso in diverse
municipalità,organizzate in modo tale che esse formino un unico Stato sottomesso a
una legislazione e un’amministrazione comune.”
L. COSTANTINI – Abbé de Sieyès
-“In che modo secondo lei, Sig. Abbé de Sieyès, è possibile instaurare un
vero sistema di rappresentanza?”
Abbé de Sieyès: -“Si deve premettere che nella società ci sono da una parte i
lavoratori senza istruzione e dall’altra i membri dall’assemblea. Entrambi devono
oltre che obbedire alla legge, anche concorrere a farla.
Tale concorso può avvenire in due modi. Il primo è quello di concorrere da se stessi a
esercitare il diritto della formazione della legge, e l’altro riguarda la rappresentanza
vera e propria.
La maggioranza dei cittadini, infatti, non ha nè istruzione nè tempo libero sufficienti
per occuparsi delle leggi che devono governare la Francia; il loro compito è quindi
quello di nominare dei rappresentanti, ai quali assegnano la propria fiducia, in modo
da essere espressione della volontà popolare. Infine è la volontà della maggioranza
che vale come legge per tutti.”
-“E quali sono le sue opinioni sulla divisione territoriale della Francia?”
Abbé de Sieyès: -“In primo luogo, si noti che il considerare il volere della nazione
diverso dal volere dei rappresentanti condurrebbe la Francia a dividersi in piccole
democrazie, che si unirebbero in una confederazione generale, come le 13 colonie
americane in una convenzione generale.
Penso dunque che la Francia non debba essere un insieme di piccole nazioni, che si
governano in democrazie, ma debba essere costituita da un “tutto unico”, composto
da altre parti integranti, che contribuiscano a formare un solo tutto.”
L. COSTANTINI – A. de TOCQUEVILLE
-“Soffermandosi sulla democrazia americana, cosa considera importante,
Lei Sig. de Tocqueville, relativamente all’ affermazione che negli Stati
Uniti è il popolo che governa?”
A. de Tocqueville: -“Di notevole importanza è la volontà del popolo, che partecipa
alla vita politica dello Stato, e l’uguaglianza di tutti davanti alla legge.
Il popolo, infatti, elegge i membri del legislativo e dell’esecutivo, punisce le
infrazioni alla legge e nomina i suoi rappresentanti.
Negli Stati Uniti è la maggioranza del popolo, costituita da cittadini pacifici, che
governa, e lo fa in nome del popolo stesso.
Proprio per questo motivo pavento e non auspico che una sorta di “tirannide della
maggioranza” abbia la meglio, superi i diritti della minoranza.”
E. ANCHORA – P. MARTIN
- “Prof. P. Martin, vorrei chiederLe: da che cosa deriva il concetto di
“rappresentanza proporzionale”?
P. Martin: -“Il concetto di rappresentanza proporzionale deriva dalle statistiche,
poiché la sua nascita ed il suo sviluppo hanno alla base la credenza che la politica
si possa razionalizzare su base scientifica.”
- Da chi erano scelti i rappresentanti e quale era il loro compito principale?
P. Martin: -“ Durante il corso del XVIII secolo, la nobiltà eleggeva i suoi
rappresentanti, senza però prendere in considerazione le differenti posizioni politiche;
questi avevano il compito principale di rappresentare l’ intera società.
A. STRACIUG – P. MARTIN
- “Prof. P. Martin, quali potrebbero essere i cambiamenti se la designazione dei
rappresentanti delle collettività non avvenisse e invece si continuasse a
rappresentare il singolo individuo appartenente ad un’alta classe sociale?”
Pierre Martin: “Innanzitutto il voto non potrà estendersi a suffragio universale in
quanto non può diventare un diritto individuale. La collettività non potrà acquisire
l’uguaglianza rispetto al suffragio. I territori o le collettività umane avranno un
sistema elettorale che fa ricorso alle suddivisioni geografiche delle circoscrizioni. Ciò
creerebbe una forte disuguaglianza demografica. Inoltre senza l’istituzione di partiti
politici non è possibile far nascere una democrazia rappresentativa e avere la libera
espressione della scelta di un’opinione o di un programma attraverso la scelta di un
uomo.”
M.S. ANTONAZZO - A. LANCELOT
-“ Prof A. Lancelot, Lei è docente di diritto, membro delegato della Francia presso la
Commissione per la democrazia del Consiglio d’Europa, più nota come
« Commissione di Venezia », dal nome della città in cui si riunisce. A Suo avviso,
perché il diritto di voto universale e individuale è alla base di una vera
democrazia?”
Alain Lancelot:“Il principio fondamentale della democrazia figura nella prima frase
dell’articolo I della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789,
secondo la quale «Gli uomini nascono e muoiono liberi e eguali nei diritti». Tutti gli
uomini e non solo alcuni, sono liberi di esercitare pienamente i propri diritti, senza
altro limite che il rispetto dei diritti altrui, poichè la libertà di ognuno non può
sussistere al di fuori dell’uguaglianza. Traslando questo principio all’interno di una
collettività molto numerosa, non è concepibile che tutti partecipino praticamente
all’esercizio del potere, poiché ciò richiede un impegno costante e appropriate
competenze. Tuttavia, è necessario che tutti gli uomini siano all’origine di questo
potere e che ognuno rivesta un peso identico nel processo di designazione. Il
contratto democratico si fonda su elezioni politiche a suffragio universale, in base al
principio di “un uomo, un voto”, per un mandato limitato nel tempo: in questa
maniera ogni cittadino può partecipare sia alla designazione, che al controllo del
potere politico.”
- “Ancora una domanda, il suffragio universale sotto quali condizioni potrebbe
sopravvivere?”
Alain Lancelot: Attualmente, il suffragio universale può essere democratico, solo in
una società libera ed egalitaria, in cui i cittadini sono adeguatamente istruiti e
informati, possono prendere le proprie decisioni in completa autonomia e quindi
esprimerle in piena libertà. In poche parole, non può esistere un vero suffragio
universale che non sia applicato ad una vera democrazia e non può esistere una vera
democrazia che non sia basata sul suffragio universale.”
M.L. NICOLINI – M. DUVERGER
- “Secondo La Sua analisi, nei regimi elettorali i sistemi di scrutinio possono
facilitare la moltiplicazione dei partiti oppure ostacolarla. Quali sono i fattori
comuni a tutti i paesi, e cosa riguardano essenzialmente? Inoltre Lei, come
schematizzerebbe l’influenza del modo di scrutinio?”
M. Duverger: “Riguardo i fattori comuni ai diversi paesi,questi sono principalmente
tre: fattori socio-economici, fattori ideologici e fattori tecnici; i primi e i secondi sono
relativi all’influenza della struttura delle classi sui partiti politici ma rispetto alla
struttura socio-economica, le ideologie non sono dei semplici “epifenomeni”. Un
analogo discorso non può essere fatto per i fattori tecnici rivolti al regime elettorale,
che influisce per certi aspetti sui partiti divenendone un elemento, e la sua azione è
decisiva sul numero, la dimensione, le alleanze e la rappresentanza. Il sistema
elettorale e il sistema dei partiti sono indissolubilmente legati tra loro.
Il modo di scrutinio può essere riassunto in tre formule: 1) la rappresentanza
proporzionale tende ad un sistema di partiti multipli, rigidi, indipendenti e stabili; 2)
lo scrutinio maggioritario a due turni tende a un sistema di partiti multipli, flessibili,
dipendenti e relativamente stabili e 3) lo scrutinio maggioritario ad un unico turno
tende ad un sistema dualista, con l’alternanza di grandi partiti indipendenti.”
Classe IV sez. B Indirizzo Linguistico Brocca
Liceo Classico Statale “F. Capece”- Maglie (Le)
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