CAPITOLO 16
Sallustio
Sallustio nacque nell’86 in Sabina da una famiglia benestante e trascorre la giovinezza a Roma negli ambienti
più in vista e il circolo del filosofo neopitagorico Nigidio Figulo. Intraprende la carriera politica
appoggiandosi ai populares. In qualità di tribuno della plebe nel 52 conduce una violenta campagna contro
Milone e Cicerone che gli fa avere una vendetta da parte degli oligarchici che lo espellono dal senato con
l’accusa di immoralità (era stato anche sorpreso nel commettere adulterio). Si schiera a favore di Cesare e prima
riottene un posto al senato, poi la pretura e nel 46 il governo della Numidia tolta al re Giuba e diventua provincia
col nome di Africa nova. Accumula somme ingenti di denaro che gli permettono di costruire la sua imponente
villa (Horti Sallustiani) tra il Pincio e il Quirinale. Viene accusato per questo di malversazione e decide di ritirarsi
nella sua villa privata e si dedica all’attività di storiografo fino alla morte nel 35 o 34.
Il de coniuratione catilinae, è una monografia storica dedicata ad un tentativo di eversione. Lucio Sergio
Catilina, dopo aver tentato di ottenere il consolato, si vide respinto per i suoi metodi demagogici e violenti.
Approfittando del vuoto di potere lasciato dall’assenza di Pompeo, impegnato nella guerra contro i pirati e poi
contro Mitridate, decise di tentare l’insurrezione armata sfruttando, sia il disagio tra la plebe sia tra
l’aristocrazia. Scoperta la congiura grazie a una delazione(denuncia anonima) Cicerone arrestò e giustiziò i
responsabili. Catilina, dopo aver raggiunto il suo luogotenente Manlio a capo di un esercito, affrontò con coraggio
la milizia governativa e cadde nella battaglia di Pistoia.
La congiura è una delle più vistose manifestazioni della crisi della repubblica; rientra in una serie di episodi di
turbolenza politica legati al malessere generale da cui è affetto lo stato.
L’esito della crisi istituzionale sarà il ridimensionamento dell’autorità del senato, la fine della repubblica e il
principato.
Il Bellum Iugurthinum(43-40 a.C.) illustra una tra le manifestazioni della rivalità tra l’oligarchia senatoria e il
partito dei populares. Si tratta della guerra contro Numidia Giugurta(tra il 111 e il 105 a.C.), il quale, dopo aver
usurpato il regno a danno dei cugini Aderbale e Iempsele , mise a dura prova la classe dirigente romana, divisa tra
l’intervento voluto dai ceti popolari e il consenso pagato dall’oro del re. Secondo Sallustio tale vicenda
dimostrava la corruzione e la debolezza del senato da un lato, dall’altra vedeva l’esistenza di forze sane della
quale era artefice Mario (homo novus) artefice della vittoria. Ma la condanna di Sallustio colpisce il mos partium
et factionum, la contesa tra fazioni in lotta che la guerra (contro Giugurta) aveva alimentato e che sarebbe
cresciuta fino a diventare un vero regime.
L’Historiae segna il passaggio dalla forma ristretta della monografia alla narrazione storica di ampio respiro.
tratta in cinque libri degli avvenimenti della morte di Silla (78a.C.) continuando l’opera di Cornelio Sisenna.
Iniziate intorno al 39 e rimaste incompiute per la morte dell’autore, sono giunte a noi solo quattro discorsi e due
lettere.
La lettera più nota è quella in cui Mitridate re del Ponto cerca di indurre Arsace, re dei Parti, ad una coalizione
antiromana: in essa Sallustio da voce alle rivendicazioni dei nemici di Roma, accogliendo quelle tematiche
antiromane. Anche in questa lettera come nelle altre vi è un radicale pessimismo che pervade l’opera, ultimo
approdo di un uomo che assisteva impotente alla repubblica.
Quintiliano attribuisce a Sallustio una Invectiva in Ciceronem, ritenuta non autentica dalla maggior parte dei
critici, e due Epistulae ad Caesarem senem de re publica, contenenti precetti sul buon governo e sull’opportunità
di porre freno alla corruzione arginando lo strapotere oligarchico. Le due epistole riflettono la posizione politica
di Sallustio e ricalcano moduli stilistici sallustiani, proprio questa concordanza induce a giudicarle opera di un
imitatore. Infine L’Empedoclea sulla dottrina filosofica di Empedocle di Agrigento, il quale autore sembra essere
Gneo Sallustio e non il nostro Sallustio.
© Federico Ferranti S.T.A.
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