I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME IN SICILIA L’origine dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia è strettamente connessa agli avvenimenti storici che vedono il succedersi di diverse dominazioni, a cominciare dai Normanni nel 1061 fino agli Aragonesi. In particolar modo l’esistenza dell’Ordine appare legata alle quattro diverse dinastie che si succedettero nel governo della Sicilia dal 1067 al 1446 e cioè: quella normanna che va dal 1061 al 1190; quella sveva, dal 1194 al 1264; quella angioina, dal 1265 al 1282, cioè all’insurrezione dei Vespri Siciliani contro i Francesi; e quella aragonese, dal 1282 al 1446. Durante la dominazione Normanna si compì la I Crociata, a seguito dell’idea di Papa Gregorio VII, che prima di morire concepì una crociata, che lo coinvolgeva personalmente nel recarsi, alla testa di un grande esercito, in Oriente per liberare il S. Sepolcro e rinnovare l’unione con la chiesa Greca; il progetto fu portato a compimento dal successore Urbano II, il quale nel 1094 sollecitato da Alessio I Commeno, imperatore di Costantinopoli, cui incombeva l’imminente invasione dei Turchi Selgicidi, provenienti dall’Egitto, indisse la crociata. Così, al richiamo del Papa risposero tutti col grido: "Deus lo vult". Si formò l’esercito crociato, animato dall’ardente entusiasmo dell’eremita Pietro d’Amiens; i crociati arruolati erano quasi interamente Francesi e Normanni dell’Italia meridionale, sotto il comando supremo del nobile Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, e dei suoi fratelli Baldovino ed Eustachio, che comandavano le truppe francesi; mentre le truppe normanne e italiane erano comandate dal giovane principe Boemondo di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo e perciò nipote di Ruggero I, conte prima e poi re della Sicilia. Gli eserciti crociati marciarono nell’estate 1096 e, seguendo il corso del Danubio, si diressero verso Costantinopoli. Proseguendo verso Gerusalemme, dopo quattro settimane di assedio, il 15 luglio 1099 fu conquistata e affidata al Governo di Goffredo di Buglione, che vi instaurò il Regno Latino d’Oriente, e si assunse il titolo di "protettore del S. Sepolcro". Il 15 luglio del 1099, presa Gerusalemme, divenne fondamentale provvedere alla custodia dei Luoghi Santi, visto che lo stesso Goffredo di Buglione si era pregiato del titolo di protettore del Santo Sepolcro. E così alcuni crociati tornarono alla loro patria, mentre altri restarono; quelli che restarono si distinsero in tre gruppi: i fratelli cavalieri militi, i fratelli aiutanti e i fratelli religiosi; rispettivamente addetti o alle armi o ai servizi ausiliari e ospedalieri o alla cura del tempio; ma per tutti i crociati era d’obbligo il voto della loro vita nella lotta armata contro l’infedele musulmano. Quando, invece, Gerusalemme fu persa, alcuni crociati reduci deposero la divisa per riprendere la consueta vita: tanti di loro, specialmente se conterranei, vollero continuare la vita comunitaria e la pratica delle osservanze proprie dei crociati. E fu a un gruppo di costoro, quali rappresentanti della chiesa del S. Sepolcro di Gerusalemme, che il conte Simone di Butera e di Policastro, nipote del Normanno conte Ruggero, sette anni dopo la presa di Gerusalemme, fece atto di donazione della chiesa di S. Andrea in Piazza Armerina con annesso cenobio che egli aveva fatto costruire dieci anni prima e cioè nel 1096 alla periferia di Piazza Armerina, che allora apparteneva alla circoscrizione ecclesiastica della diocesi di Catania (anche se sulla data di fondazione e donazione della Chiesa di S. Andrea esistono fonti discordanti). Il conte Simone, nel testo dell’atto, dichiara di donare anche la cappella di S. Agata sita nel casale di Gallinica, cioè nell’odierna rinomata Villa del Casale di Piazza Armerina. Nella chiesa di S. Andrea, oggetto della donazione, c’era un altare dedicato a S. Agata, "un antico bellissimo altare" a conferma dell’allora appartenenza del territorio di Piazza Armerina alla diocesi di Catania. Nel 1126, si registra il ritorno delle reliquie di S. Agata a Catania, da addebitarsi quasi sicuramente ad opera di due crociati, uno italiano (calabro) ed uno francese – a riprova del fatto che buona parte dei crociati provenivano da queste due nazionalità – ma che soprattutto questi facessero parte dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia, di cui Piazza Armerina era la sede, ma la cui appartenenza era ricollegabile, come abbiamo detto, alla diocesi di Catania. A completare il quadro delle notizie, che riguardano le sorti dell’ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia, occorre rilevare quanto segue. Con la bolla del 10 gennaio 1144, Papa Celestino II riconobbe l’Ordine Equestre dei Cavalieri del S. Sepolcro destinato a custodire il S. Sepolcro ed a soccorrere i pellegrini che vi si recano. In tale bolla sarebbe stato riconosciuto dal Papa anche il Cenobio di S. Andrea in Piazza Armerina, al quale sarebbero stati concessi parecchi privilegi, tra cui anche quello per cui in tempo di Pasqua ai visitatori del Cenobio potevano essere elargite le stesse indulgenze, che spettavano ai pellegrini della Chiesa del S. Sepolcro a Gerusalemme. Sarebbe stata anche concessa ai membri del cenobio la facoltà di eleggersi il Priore, la cui investitura però sarebbe stata riservata al conte, che assumeva la figura giuridica di "Patrono" di quel beneficio ecclesiastico; è certo che il cenobio fu qualificato come "regia prelatura" e, come tale, soggetto ai visitatori regi. Dal 1144 al 1223, non si hanno particolari notizie del Gran Priorato di S. Andrea. In un libro anonimo, intitolato "Cronologia dei Gran Priori" di S. Andrea di Piazza, Storia di Piazza, è detto che nel 1223 sotto la Prioria del Magnifico Giovanni da Platea (Piazza), il cenobio diede splendida prova nel sostenere l’indipendenza della Terra Santa e partecipò alle imprese dei crociati spiegando le insegne delle cinque Croci Rosse; ed è detto anche che dal 1144 al 1223 nel cenobio di S. Andrea abitavano il gran Priore, quattro canonici presbiteri e molti conversi e cavalieri armati. Vi si asserisce inoltre che l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme originariamente era una istituzione complessa, che si articolava in tre distinti ordini cavallereschi e cioè: i Templari, gli Ospedalieri e i Militi armati. Questi tre ordini di cavalieri religiosi tendenti a un unico scopo, avevano in Piazza Armerina rispettive e proprie case, col titolo di Commenda, oggi si direbbe con patrimonio proprio. Con la dominazione sveva e soprattutto con la figura emblematica di Federico II, nominato re di Gerusalemme, dopo che ebbe riconquistato il Santo Sepolcro grazie alla sua grande opera di diplomatico, in Sicilia la presenza del Priorato mantenne i propri privilegi. In quanto uomo illuminato, seppe cogliere dalla presenza araba in Sicilia aspetti di profonda cultura che sapientemente miscelò a sperimentazioni e tradizioni. Questo fu però interpretato come segno di infedeltà alla cristianità, cosicché, quando nel 1220 Onorio III incoronò a Roma Federico II Imperatore, accanto all’atto formale di vassallaggio alla Chiesa, gli impose di organizzare in tempi brevi una spedizione per conquistare Gerusalemme, ormai da tempo occupata dagli infedeli. Ma Federico II non aveva alcuna intenzione di abbandonare i propri interessi per dedicarsi ad una guerra che, oltre tutto, gli avrebbe pregiudicato l’amicizia che aveva con i Musulmani di Sicilia. Le cose mutarono rapidamente nel 1227, quando salì al soglio Gregorio IX: un pontefice volitivo, decisionista, che, viste le reiterate inadempienze dell’Imperatore, gli impose di partire per l’Oriente non oltre la fine di quell’anno. Alla metà agosto Federico era pronto a salpare dal porto di Brindisi. Nell’immediato entroterra erano accalcati al sole cocente ben 42.000 Crociati, quando però un’epidemia, almeno cosi sostennero le fonti imperiali, impedì la partenza. Alla notizia Gregorio IX montò su tutte le furie: si sentì ingannato, non volle riconoscere attenuanti di sorta e scomunicò l’Imperatore assieme a coloro che avevano contribuito al fallimento della spedizione. Federico accusò il colpo: se il pontefice non era disposto alla comprensione, decise ugualmente di partire l’anno successivo 1228, ma evidentemente le navi salparono senza la benedizione papale. Iniziava così quella che è passata alla storia come la Crociata degli Scomunicati. La Crociata degli Scomunicati è stata l’unica spedizione in Terra Santa conclusa vittoriosamente senza spargimento di sangue: un avvenimento al quale si dovrebbero inchinare tutti quanti amano realmente la pace e la fratellanza. Infatti, giunto in Oriente, Federico II, che curava nell’intimo il germe del pacifismo, decise quindi di intavolare trattative con il sultano d’Egitto Malik Al-Kamil e così la sua conclamata attitudine ad integrare le comunità musulmane, e il fatto di possedere il titolo di Re di Gerusalemme, che gli aveva recato in dote la moglie Jolanda di Brienne (un’onorificenza che nel Medio Evo faceva certo la differenza) lo portarono a trattative sì lunghe e difficili, ma dalle quali si approdò ad un accordo: Gerusalemme passava sotto l’amministrazione cristiana per la durata di dieci anni, e, con una precisa convenzione, si consentiva ai Musulmani di accedere ai luoghi di culto. Alla fine, Federico volle essere incoronato Re di Gerusalemme; ma essendo scomunicato, non trovò autorità cristiane disponibili alla cerimonia. Dopo di lui, con la dominazione angioina, i Siciliani provano il giogo dell’oppressione dal quale si liberano nel 1282 con i Vespri Siciliani. Infine con il subentrare della dominazione aragonese e con il regno di Martino I, venne avocata l’investitura, la designazione e la nomina del Gran Priore di S. Andrea a Piazza Armerina; e fu sotto Alfonso I che nel 1446, in seguito ad un intervento del regio visitatore ed anche per decreto pontificio, i canonici del Gran Priorato di S. Andrea in Piazza Armerina decaddero dai loro diritti, e il titolo di Gran Priore fu conferito dal re a un presbitero, coadiuvato da quattro cappellani, tutti e cinque sempre fregiati dalle insegne delle cinque Croci Rosse, proprie dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Dopo d’allora il Gran Priore venne scelto sempre dal Re di Sicilia e qualche volta anche dal Papa e fruiva dei privilegi annessi al Cenobio. Nel 1888, Papa Leone XIII istituì le Dame (Matrone, sorores) del Santo Sepolcro in ricordo delle Canonichesse del Santo Sepolcro, sotto la Regola agostiniana, le quali, oltre alla vita contemplativa, curavano le donne inferme.