TERZA UNIVERSITA’ 2014.2015 37 La politica secondo la Costituzione DOCENTE: Gian Gabriele Vertova
Primo incontro Mercoledì 7 Gennaio 2015 – traccia
Introduzione. La crisi della politica è colpa della Costituzione? Perché la
Costituzione è fondamentale per la democrazia? Che cosa significa “democrazia”?
Diritti e doveri.
1. Premessa: limiti di questo corso e limiti del docente. Gli incontri saranno occasione di dibattito.
Motivazione del corso: riguadagnare uno spazio possibile per la politica dopo il disgusto. Il problema non
è tanto e solo dei mezzi, del Governo o delle Leggi, ma la caduta delle ideologie ha lasciato scoperto il
tema dei fini. Ecco perché è importante la Costituzione! Concetto positivo di politica: come dicono i
ragazzi di Barbiana, secondo il magistero di don Lorenzo Milani, “il problema degli altri è uguale al mio.
Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia” (“Lettera a una professoressa”) C’è una
buona e una cattiva politica: chi la pensa come la “continuazione della guerra con altri mezzi” nella logica
amico-nemico, chi come ricerca del bene comune. Da Machiavelli in poi etica e politica hanno avuto
occasioni storiche di riavvicinamento. La partecipazione non è solo negli organismi istituzionali, ma nelle
varie forme di aggregazione sociale tese al bene comune. La politica non riguarda solo lo stato, ma anche
la vita della città e delle diverse comunità/associazioni. In questo senso “tutto è politica” (anche se “la
politica non è tutto”)
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Se vogliamo essere concreti dobbiamo riconoscere lo scenario molto problematico del
presente e che la crisi della democrazia non dipende solo da cattiva volontà: si parla di crisi della
rappresentanza ( subordinazione della rappresentanza alle necessità di governo -genericità della delega –
informazione come propaganda – modi acritici del consenso – personalizzazione e ruolo dei media: La
politica è prigioniera dei racconti dei suoi leader (Christian Salmon); scelta ( gli effetti perversi del
bipolarismo e la “tendenza al centro” ; la competizione è truccata? ); partecipazione: difficoltà
dell’informazione – complessità dei problemi – condizionamenti incontrollabili e pervasivi – proliferazione
dei poteri
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individualismo di massa e complessità delle identità individuali, sintesi di interessi,
valori, competenze diverse e plurali. La diversità è dentro di noi. La costruzione del progetto è non più
legata ad una immediata appartenenza sociale o ad una definizione ideologica riconosciuta. Il progetto
deve essere sintesi fra bisogni, valori, ideali … qui il ruolo della cultura e dei riferimenti ideali.
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la crisi dello stato sociale che esige risposte che coniughino rigore e solidarietà (il tema
della spesa pubblica e della gerarchia dei valori);
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la limitazione drastica dell’autonomia dello Stato (ma leaders politici e media fingono
di essere loro a decidere …); la globalizzazione; il potere della finanza: L'economia è diventata
indipendente e ribelle a qualsiasi potere politico, e la libertà che acquisiscono i più potenti è
diventata la mancanza di libertà dei meno potenti. Il bene comune non è più difeso né tutelato … E
la volpe libera nel pollaio priva della libertà le galline" (Todorov)
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la contraddizione fra ricerca del consenso e esigenze di scelte impopolari (rapporti
Nord-Sud; questione ecologica; riconoscimento dei diritti di cittadinanza universale …)
2. Perché la partecipazione abbia un senso occorre delimitare un comune orizzonte di riferimenti condivisi:
LA POLITICA SECONDO LA COSTITUZIONE.
3. La Costituzione è la legge più importante di uno Stato, quella che ne regola le fondamenta
dell’organizzazione sociale e politica. La maggior parte degli articoli sono normativi ed efficaci (riferimento
obbligato delle Leggi e della vita dello Stato), i principi vanno tradotti in azione politica. L’idea che ispira le
Costituzioni è anzitutto quella di fissare limiti a chi comanda, il costituzionalismo è essenzialmente una
tecnica di imbrigliamento del potere, a difesa e garanzia dei diritti individuali e dell’autonomia della
società. L’art. 16 della Dichiarazione rivoluzionaria francese dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789
sancisce che “Un popolo, che non riconosce i diritti dell’uomo e non attua la divisione dei poteri, non ha
Costituzione”. Negli USA la Costituzione è considerata come la garanzia fondamentale dei diritti naturali
degli individui contro le possibili prevaricazioni di ogni potere, compreso quello legislativo eletto dal
popolo. Anche la Costituzione italiana del 1948, nel primo principio fondamentale, afferma il principio
qualificante della sovranità popolare, ma prevede che questa debba scorrere nelle forme e limiti fissati
dalla Costituzione: Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. a sovranità
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appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Infatti la storia insegna che
perfino la maggioranza può “impazzire” e la Costituzione è una regola che il popolo si dà quando è sobrio
per il tempo in cui sarà ubriaco … Se un leader politico interpreta la Costituzione come una limitazione dei
suoi poteri vede giusto, ma i cittadini devono sapere che i suoi progetti di togliere i limiti costituzionali
possono essere pericolosi per la società e le sue libertà! Quindi la Costituzione salva la bontà della politica
La Costituzione riflette, preserva e custodisce l’identità più profonda, forgiata dalla storia, di una
collettività, i suoi valori più durevoli, quelli cioè destinati ad accompagnare le trasformazioni stesse della
società (Pizzolato – Artifoni, L’Abc della Costituzione). La stabilizzazione di alcune regole serve a evitare il
rischio che il corpo dei cittadini smarrisca ogni stabile punto di riferimento. L’orizzonte entro cui
inquadrare la Costituzione non può essere la vita di un uomo, ma quello delle generazioni: per questa
ragione non ha senso sostenere che una Costituzione di 60 anni sia vecchia!
La Costituzione fissa le condizioni logiche e di funzionamento della democrazia, sottraendole all’arbitrio
della maggioranza. La parola “democrazia” è composta dalle parole greche demos (popolo) e cratos
(potere). E’ vero che in democrazia si accoglie la regola che si decide a maggioranza, ma non su tutto: sui
diritti fondamentali e sulla pari dignità delle persone non si vota! La democrazia non consiste solo nel
pur importante procedimento del voto: le decisioni politiche emergono da un confronto, nella società e
nelle istituzioni, di idee e di proposte. Perché si sviluppi la democrazia occorrono alcune condizioni
essenziali: il riconoscimento della libertà personale, di espressione del pensiero, di riunione e di
associazione, il pluralismo dei partiti e delle associazioni, la liberazione dal condizionamento dei bisogni
elementari ecc. (vedi art. 2 e 3). Democrazia significa potere del popolo. Ma cosa è il popolo? La
Costituzione è la garanzia della coesistenza pacifica e della possibile collaborazione nel pluralismo delle
articolazioni in cui il popolo liberamente si organizza (Artifoni – Pizzolato). Vi è infatti il rischio, presente
anche nel dibattito politico dei nostri giorni, di considerare il popolo come un soggetto unitario, portatore
di un’unica volontà, espressa dalla maggioranza e riassunta dall’azione del governo (o addirittura del suo
capo …). Qui si annida il germe del totalitarismo. Quando qualcuno afferma “io sono il popolo”, io sono la
nazione, la democrazia corre un rischio, perché si pretende di esaurire il volere del popolo in quello di
qualcuno e si finisce con il considerare il dissenso o il semplice pluralismo come una malattia. Il termine
“popolo” esprime la ricchezza e la varietà delle espressioni e delle forme del vivere associato dei cittadini.
Compito della Costituzione non è ridurre o omologare questa ricchezza a un unico modello, ma garantire le
condizioni di coesistenza e di collaborazione del pluralismo delle idee e dei progetti di vita.
L’Italia è una Repubblica perché il 2 giugno 1946 il popolo sovrano ha scelto democraticamente con un
referendum questa forma dello Stato: questa scelta è irreversibile. Infatti l’art. 139, l’ultimo articolo della
Carta Costituzionale, stabilisce che “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione
costituzionale”. “Res pubblica”, “cosa pubblica”, cioè di tutti. Repubblica significa non delegare la
responsabilità a un capo, o a un gruppo, ma aver scelto che la responsabilità del bene sia affidata a tutti i
cittadini (v. II comma art. 3) Forse è sbagliata ogni attualizzazione di Machiavelli che sia cattura
strumentale all’uso contemporaneo, eppure come non meditare questa sentenza: Constituisca, adunque,
una republica colui dove è, o è fatta, una grande equalità; ed all'incontro ordini un principato dove è
grande inequalità: altrimenti farà cosa sanza proporzione e poco durabile (“Discorsi”, I, LV)
I diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione sono una garanzia per tutti. Quella del riconoscimento dei
diritti è un'antica promessa. La ritroviamo all'origine della civiltà giuridica quando nel 1215, nella Magna
Carta, Giovanni Senza Terra dice: "Non metteremo la mano su di te". È l'habeas corpus , il riconoscimento
della libertà personale inviolabile, con la rinuncia del sovrano a esercitare un potere arbitrario sul corpo
delle persone. Da quel lontano inizio si avvia un faticoso cammino, fitto di negazioni e contraddizioni, che
approderà a quella che Norberto Bobbio ha chiamato "l'età dei diritti", alle dichiarazioni dei diritti che alla
fine del Settecento si avranno sulle due sponde del "lago Atlantico", negli Stati Uniti e in Francia. È davvero
una nuova stagione, che sarà scandita dal succedersi di diverse "generazioni" di diritti: civili, politici,
sociali, legati all'innovazione scientifica e tecnologica (Stefano Rodotà) Ciò che e “democratico” non e
detto che sia “giusto”. E soprattutto non e vero il detto che “la maggioranza ha sempre ragione”. Gustavo
Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, scrive: l’essenza della politica democratica sta
di solito non nella maggioranza, ma nelle minoranze che fanno loro il motto “non seguire la maggioranza
nel compiere il male” e tengono cosi fede alla coerenza con sè medesime (“Imparare la democrazia”).
La Costituzione non afferma solo diritti, ma anche doveri: cfr l’articolo 3 e 4.