2016_05_18_AJRCCM_Press_Release_global_final ITA

Comunicato Stampa
Una nuova analisi degli studi INPULSIS® dimostra
l’efficacia di nintedanib su pazienti con Fibrosi
Polmonare Idiopatica diagnosticata con criteri più
ampi
 L’analisi dimostra, per la prima volta, una progressione della
malattia simile in pazienti con IPF individuata con criteri diagnostici
più ampi rispetto a quelli fissati nelle attuali Linee Guida1,2
 Nintedanib è efficace nel rallentare la progressione della malattia in
entrambi i sottogruppi di diagnosi che conferma l’efficacia in una
vasta tipologia di pazienti con IPF1
 L’analisi ha implicazioni sui criteri diagnostici per la IPF impiegati
nella prassi clinica e sul disegno di studi clinici futuri1
Ingelheim, Germania, 27 giugno, 2016 – Una nuova analisi degli studi
INPULSIS® dimostra, per la prima volta, una progressione della malattia
simile in pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (IPF) individuata
adottando criteri diagnostici più ampi rispetto a quelli fissati dalle
attuali Linee Guida.1,2 L’analisi post-hoc, che ha riguardato 1.061
pazienti, è stata pubblicata sull’American Journal of Respiratory and
Critical Care Medicine.1
La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia devastante, con esito
infausto.3 Per arrivare a una diagnosi precisa di IPF i medici utilizzano
una tecnica di imaging, la TAC ad alta risoluzione (HRCT), per
individuare la presenza di tessuto cicatriziale (fibrosi) e in particolare il
quadro tipico della polmonite interstiziale comune (UIP).2 Modificazioni
con struttura a ‘nido d’ape’ evidenziate alla HRCT polmonare sono un
indicatore chiave di fibrosi polmonare e un tratto caratteristico di
quadro UIP visibile alla HRCT.2 Tuttavia, in assenza di struttura a‘nido
d’ape’ evidenziata alla HRCT, può essere difficile confermare che la
presenza di tessuto cicatriziale soddisfi rigorosamente i criteri fissati
dalle Linee Guida per una diagnosi definitiva di IPF.4,5 Per un ampio
gruppo di pazienti che non ha una diagnosi confermata di IPF secondo i
criteri delle Linee Guida, compresi coloro che non soddisfano i criteri
per effettuare una biopsia polmonare, il decorso clinico della malattia e
l’efficacia della terapia per la IPF restano sconosciuti.1,6,7 Indagini sulle
caratteristiche della malattia nei diversi sottogruppi di pazienti per
tipologia di diagnosi sono pertanto fondamentali.
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“Questa analisi conferma per la
Gli studi INPULSIS® hanno incluso pazienti con la diagnosi di IPF
formulata in maniera classica, ma anche pazienti con diagnosi clinica di
IPF che, in assenza di biopsia polmonare e di struttura a ‘nido d’ape’
evidenziata alla HRCT, presentavano un possibile quadro UIP e
presenza di bronchiectasie da trazione,1 quest’ultime riconosciute
come uno dei segni di fibrosi polmonare più rilevanti alla TAC.8 I
risultati dell’analisi dimostrano che nintedanib rallenta la progressione
della malattia in entrambi i sottogruppi diagnostici, confermando
l’efficacia del farmaco nella vasta tipologia di pazienti con IPF degli
studi di Fase III, che può essere valida anche per i pazienti che si
incontrano nella normale prassi clinica.1
“Nella pratica clinica è difficile arrivare a una diagnosi certa di IPF. Se,
da un lato, la precisione della diagnosi aumenta grazie agli scambi
multidisciplinari fra esperti a livello regionale con esperienza e
competenza in materia di interstiziopatie polmonari, d’altro canto i
medici del territorio possono più spesso fare una diagnosi di IPF che
non sempre risponde ai criteri fissati nelle Linee Guida internazionali” ha commentato Ganesh Raghu, Professore di Medicina, Divisione di
Pneumologia e Terapia Intensiva dell’Università di Washington e
Direttore del Centro Interstiziopatie Polmonari del Policlinico
dell’Università di Washington di Seattle - “Questa analisi conferma, per
la prima volta, che la progressione della malattia e gli effetti della
terapia in un sottogruppo di pazienti con caratteristiche non
integralmente rispondenti ai criteri fissati per la diagnosi di IPF nelle
Linee Guida Internazionali 2011 sono simili a quelli dei pazienti la cui
malattia soddisfa tali criteri diagnostici. Ciò implica che si possa
prendere in considerazione di accettare criteri modificati, come quelli
impiegati nello studio per arrivare alla diagnosi di IPF che comprendono
presenza di un possibile quadro UIP e bronchiectasie da trazione nei
lobi inferiori (nonostante la mancanza di strutture a ‘nido d’ape’
nettamente visibili alla HRCT e l’assenza di biopsia polmonare), negli
appropriati contesti clinici e negli studi clinici futuri”.
L’analisi di sottogruppo ha dimostrato che:
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prima volta che la progressione
della malattia e gli effetti della
terapia in un sottogruppo di pazienti
con caratteristiche non
integralmente rispondenti ai criteri
fissati per la diagnosi di IPF nelle
linee guida internazionali 2011
sono simili a quelli dei pazienti la
cui malattia soddisfa tali criteri
diagnostici”.
Ganesh Raghu, M.D., Professore di
Medicina, Divisione di Pneumologia
e Terapia Intensiva dell’Università di
Washington e Direttore del Centro
Interstiziopatie Polmonari del
Policlinico dell’Università di
Washington, Seattle, Stato di
Washington, USA
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in pazienti con quadro UIP confermato, compresa struttura a
‘nido d’ape’ e/o biopsia, il tasso annuo corretto di declino della
FVC era −108,7 mL/anno nel gruppo nintedanib e -225,7
mL/anno nel gruppo a placebo (differenza rispetto a placebo di
117,0 mL/anno).1
In pazienti che alla HRCT evidenziavano possibile quadro UIP,
assenza di struttura a ‘nido d’ape’ e non sottoposti a biopsia,
ma con presenza di bronchiectasie da trazione, il tasso annuo
rettificato di declino della FVC era di −122,0 mL/anno nel
gruppo nintedanib e di -221,0 mL/anno nel gruppo a placebo
(differenza rispetto a placebo di 98,9 mL/anno).1
Il valore p di interazione di terapia per sottogruppo non è stato
significativo (p=0,8139), indicando che l’effetto terapeutico di
nintedanib non è stato diverso fra i sottogruppi.1
L’effetto terapeutico in entrambi i sottogruppi è stato, altresì,
omogeneo rispetto a quello della popolazione complessiva a
cui i dati combinati si riferiscono.1
Gli eventi avversi sono stati simili nei sottogruppi.1
Trovate maggiori informazioni sulle attuali linee guida internazionali e i
criteri diagnostici su:
http://www.atsjournals.org/doi/full/10.1164/rccm.2009040GL#.VyMb-fkrLIU
Lo Studio
L’analisi post-hoc di sottogruppo sulla base dei criteri diagnostici dei
dati combinati degli studi di Fase III INPULSIS® ha riguardato un totale
di 1.061 pazienti.1 Tutti i pazienti degli studi INPULSIS® avevano una
diagnosi di IPF confermata nella pratica clinica ≤5 anni prima della
randomizzazione.1 Per gli scopi dell’analisi di sottogruppo, il 31,9% dei
pazienti è stato classificato come avente un possibile quadro UIP e
bronchiectasie da trazione evidenziate alla HRCT e non sottoposto a
biopsia polmonare, e il 68,1% dei pazienti classificato come
presentante un quadro UIP alla HRCT e/o sottoposto a biopsia
polmonare, che ha confermato il quadro UIP (criteri diagnostici per la
IPF secondo le attuali linee guida internazionali).1
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Nintedanib
Nintedanib, inibitore di tirosin-chinasi a piccola molecola, sviluppato
dai ricercatori Boehringer Ingelheim, è indicato per l’impiego negli
adulti come terapia della fibrosi polmonare idiopatica.9 Nel 2015 il
farmaco è stato inserito nelle Linee Guida Internazionali aggiornate sul
trattamento della fibrosi polmonare idiopatica.10
Nintedanib rallenta la progressione della malattia, riducendo di circa il
50% il deterioramento della funzionalità polmonare in una vasta
gamma di pazienti affetti da IPF, 1,9,11-15 tra cui pazienti con malattia in
fase precoce (minima compromissione della funzionalità polmonare,
FVC >90% del predetto),13 fibrosi limitata (assenza di ispessimento
interstiziale a nido d’ape o honeycombing) alla TAC toracica ad alta
risoluzione (HRCT)1 e pazienti con enfisema.12 Gli effetti collaterali di
nintedanib possono essere efficacemente gestiti nella maggior parte dei
pazienti e l’effetto collaterale più frequentemente riferito è diarrea.11
Nintedanib prende di mira i recettori del fattore di crescita che hanno
dimostrato di essere coinvolti nella patogenesi della fibrosi
polmonare,9,16 soprattutto inibendo il recettore del fattore di crescita
derivato dalle piastrine (PDGFR), il recettore del fattore di crescita
fibroblastico (FGFR) e il recettore del fattore di crescita endoteliale
vascolare (VEGFR).16-18 Si ritiene che nintedanib, bloccando queste vie
di passaggio dei segnali coinvolte nei processi fibrotici, rallenti il
declino della funzionalità polmonare e la progressione della fibrosi
polmonare idiopatica.17-19
La Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF)
La IPF è una patologia respiratoria debilitante dall’esito infausto con
alta mortalità,20 che colpisce ben 3 milioni di persone nel mondo.20,21
L’evoluzione della IPF è variabile e imprevedibile, ma con il passare del
tempo la funzionalità polmonare di chi ne è colpito si deteriora
progressivamente, in maniera irreversibile.3
La malattia causa formazione di tessuto cicatriziale permanente –
ovvero fibrosi – a livello polmonare, con conseguenti difficoltà
respiratorie e diminuzione della quantità di ossigeno che i polmoni
riescono a inviare agli organi importanti dell’organismo.22 Infatti, con il
passare del tempo, a mano a mano che il tessuto cicatriziale si
accumula e ispessisce, i polmoni perdono la capacità di prendere
ossigeno e di metterlo in circolo.22 Di conseguenza, chi è colpito da IPF
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manifesta dispnea, tosse non produttiva e spesso ha difficoltà a
svolgere le normali attività quotidiane.23
E’ importante che la malattia venga individuata e diagnosticata in fase
precoce, ma non è facile arrivare alla diagnosi, il tempo che intercorre
tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi di IPF è, infatti, in media,
di 1-2 due anni.3 Il tempo mediano di sopravvivenza dalla diagnosi è di
appena 2-3 anni2,3 e questo sottolinea l’importanza di arrivare
tempestivamente a una diagnosi precisa e il ruolo vitale delle terapie
che aiutano a rallentare la progressione della malattia.24
Boehringer Ingelheim
Il gruppo Boehringer Ingelheim è una delle prime 20 aziende
farmaceutiche del mondo. Il gruppo ha sede a Ingelheim, Germania, e
opera a livello globale con 145 affiliate e circa 47.500 dipendenti.
Fondata nel 1885, l’azienda a proprietà familiare si dedica a ricerca,
sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti innovativi
dall’elevato valore terapeutico nel campo della medicina e della
veterinaria.
Operare in maniera socialmente responsabile è un punto centrale della
cultura e dell’impegno di Boehringer Ingelheim. La partecipazione a
progetti sociali in tutto il mondo, quali ad esempio l’iniziativa "Making
more Health", e l’attenzione per i propri dipendenti sono parte di
questo impegno di responsabilità sociale, così come lo sono il rispetto,
le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia
che costituiscono le fondamenta della mutua collaborazione fra
l’azienda e i suoi dipendenti, e l’attenzione all’ambiente, alla sua tutela
e sostenibilità, che sono sottese in ogni attività che Boehringer
Ingelheim intraprende.
Nel 2015, Boehringer Ingelheim ha registrato un fatturato netto di circa
14,8 miliardi di euro e investimenti in ricerca e sviluppo pari al 20,3
percento del suo fatturato netto.
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