Foresta amazzonica - IHMC Public Cmaps (3)

Foresta amazzonica. IL polmone del
Mondo .
( Fotosintesi clorofilliana )
La foresta amazzonica è caratterizzata da una grandissima varietà di forme di vita: tra i grandi alberi,
che possono raggiungere i 60 m di altezza, e il suolo si sovrappongono strati di vegetazione di aspetto e
altezza diversi; le specie vegetali sono talmente numerose che in un ettaro di foresta è possibile trovare
più di 200 tipi di alberi.
Tra gli alberi che si innalzano verso il cielo per cercare il sole le piante da essenza che forniscono legno
pregiato (il cui traffico costituisce una delle cause della distruzione della foresta) sono moltissime: l'ebano,
il mogano, il palissandro e il tek. Associati in una massa inestricabile si trovano piante erbacee, felci,
orchidee, ficus che si sviluppano sui grandi rami degli alberi o sfruttano l'humus delle foglie in
decomposizione; talvolta, come nel caso del ficus strangolatore, crescono a tal punto da uccidere l'albero
ospitante. Le liane, piante legnose rampicanti, si appoggiano con uncini ad un giovane albero e crescono
con lui fino a raggiungere le altezze dei grandi alberi; se ne sono misurate alcune che, arrampicandosi da
un albero all'altro, hanno raggiunto i 240 m. di lunghezza.
Al livello del suolo la quantità di luce che filtra dagli strati superiori è talmente ridotta, che lo strato
erbaceo viene a mancare; il terreno è molto caldo e l'area stagnante è carica di umidità. Queste
condizioni rendono molto rapido il processo di decomposizione, tanto che una foglia caduta si dissolve
completamente in sei settimane.
Data l'enorme attività dei batteri e dei funghi, che trovano qui un clima ideale per le loro funzioni, sul
terreno non si accumula humus, ma tutta la materia organica viene rapidamente riassorbita dagli alberi
che hanno un fitto tappeto di radichette proprio alla superficie del suolo.
Vediamo quali sono, le specie più rappresentative, ma anche quelle più curiose, della flora amazzonica. :

Il kapok

Il noce del brasile

L’epiffite

Aracee

I rampicanti

Sequoia
E molte altre speci … io ho deciso di parlare della fotosintesi clorofilliana delle piante , la amazzonia è
considerato il polmonde del mondo grazie alla fotosintesi clorofilliana .
La fotosintesi clorofilliana è un
processo vitale effettuato dalle piante per crescere forte e rigogliose.
La fotosintesi è un processo con cui le piante, grazie alla clorofilla presente nelle loro foglie, catturano
l’energia luminosa o radiante del sole e la trasformano in energia chimica nei legami che tengono unite le
molecole di glucosio che esse fabbricano combinando semplici composti inorganici come acqua e anidride
carbonica.
La fotosintesi clorofilliana avviene per tappe riunibili in due fasi: 1. la fase luminosa (o fase luce-
dipendente), dipendente dalla luce; 2. la fase di fissazione del carbonio (o fase oscura, indipendente dalla
luce) di cui fa parte il ciclo di calvin.
La seconda fase viene anche definita fase al buio; il termine, tuttavia, potrebbe essere fuorviante, in
quanto non si riferisce all'assenza della luce dato che alcuni enzimi coinvolti in questa fase sono
direttamente attivati proprio dalla luce, tanto che avviene contemporaneamente alla fase luminosa e non
di notte. Infatti in assenza di luce si verifica l'inattività di alcuni enzimi che sono luce-dipendenti
Il processo fotosintetico si svolge all'interno dei cloroplasti. All'interno di questi si trova un sistema di
membrane che formano pile di sacchetti appiattiti (tilacoidi), dette grani, e delle lamelle di
collegamento dei grani (lamelle intergrana). All'interno di queste membrane troviamo delle molecole
di clorofilla, aggregate a formare i cosiddetti foto sistemi. Si possono distinguere il fotosistema I e il
fotosistema II. I fotosistemi sono un insieme di molecole di pigmenti disposti in modo da circondare
una molecola di clorofilla speciale detta "trappola". L'energia del fotone viene quindi passata di
molecola in molecola fino al raggiungimento della clorofilla speciale. Nel fotosistema I la molecola
trappola viene eccitata da una lunghezza d’onda di 700 nm, il fotosistema II da 680 nm.
ll fotosistema I è formato da un LHC (complesso che cattura la luce - in inglese Light Harvesting
Complex) costituito da circa 70 molecole di clorofilla ae b e da 13 diversi tipi di catene
polipeptidiche, e da un centro di reazione che comprende circa 130 molecole di clorofilla a detta
P700, un particolare tipo di clorofilla che ha il massimo assorbimento della luce a 700nm. Il
fotosistema II è anch'esso composto da un LHC, formato da circa 200 molecole di clorofilla a e b,
nonché da diverse catene polipeptidiche, e da un centro di reazione formato da circa 50 molecole di
clorofilla a detta di P680, che ha il massimo assorbimento della luce solare a 680nm. Tutte queste
molecole sono in grado di catturare l'energia luminosa, ma solo quelle di clorofilla a sono in grado di
passare ad uno stato eccitato che attiva la reazione fotosintetica. Le molecole che hanno solo funzione
di captazione sono dette molecole antenna; quelle che attivano il processo fotosintetico sono
definite centri di reazione. La "fase luminosa" è dominata dalla clorofilla a, le cui molecole assorbono
selettivamente luce nelle porzioni rossa e blu-violetta dello spettro visibile, attraverso una serie di
altri pigmenti coadiuvanti. L'energia catturata dalle molecole di clorofilla consente la promozione di
elettroni da orbitali atomici a energia minore ad orbitali ad energia maggiore. Questi vengono subito
sostituiti mediante scissione di molecole d'acqua (che, da H2O, si scinde in due protoni,
due elettroni ed un ossigeno grazie alla fotolisi, operata dal OEC complesso evolvente
ossigeno associato al fotosistema II). Gli elettroni liberati dalla clorofilla del fotosistema II vengono
immessi in una catena di trasporto costituita dal citocromo B6f, durante la quale perdono energia,
passando ad un livello energetico inferiore. L'energia persa viene utilizzata per pompare protoni dallo
stroma all'interno dello spazio del tilacoide, creando un gradiente protonico. Infine gli elettroni
giungono al fotosistema I, che a sua volta, per effetto della luce, ha perso altri elettroni. Gli elettroni
persi dal fotosistema I vengono trasferiti alle ferredossina, che riduce NADP+ in NADPH. Tramite
la proteina di membrana ATP- sintetasi situata sulla membrana del tilacoide (strati membranosi
interni al cloroplasto , nel caso dei batteri autotrofi, distribuiti nel citoplasma), gli ioni H+ liberatisi
dall'idrolisi dell'acqua passano dallo spazio del tilacoide allo stroma, cioè verso gradiente,
sintetizzando ATP a partire da gruppi liberi di fosfato e ADP. Si può formare una molecola di ATP
ogni due elettroni persi dai fotosistemi.