Prof. Diego Manetti Storia IL PRIMO DOPOGUERRA 1. Le tragiche eredità della guerra Alla fine del conflitto si pongono molteplici problemi di natura economica: l’indebitamento dei Paesi belligeranti, l’inflazione favorita dalle politiche protezionistiche, la necessità di ricostruire le infrastrutture distrutte, la riconversione industriale e la conseguente disoccupazione (dovuta al venire meno delle commesse statali della guerra), il problema dei reduci di guerra incapaci di un ritorno alla normalità civile. La crisi economica diviene crisi sociale, poiché la disoccupazione porta a tensioni e rivendicazioni degli strati popolari della società a cui le classi liberali – ancora legate a una società rigida e gerarchica e impreparate all’avvento della massificazione della vita politica – non sanno dare risposta. Nel contempo il proletariato è attratto dalla rivoluzione sovietica (“fare come in Russia”) sulla scorta dell’esperienza di solidarietà vissuta nelle trincee durante il conflitto appena conclusosi, e sempre più potenti si levano le voci di quanti vorrebbero costruire lo Stato socialista anche in occidente. Ai tentativi di insurrezione dei ceti popolari i ceti proprietari e finanziari replicano con radicale repressione: la borghesia, timorosa di perdere i propri privilegi, si sposta “a destra”, cercando di ristabilire l’ordine sociale e politico, favorendo però così il rafforzarsi dei movimenti di estrema destra che di tale “ordine” si dichiarano fautori. I liberali si trovano così schiacciati a sinistra dalla prospettiva rivoluzionaria di ispirazione bolscevica, a destra dai movimenti xenofobi, nazionalisti e antidemocratici. La crisi sociale diventa dunque crisi istituzionale, poiché i gruppi - di ds e di sn - contrari alla democrazia parlamentare mettono in crisi il sistema liberale. Questa crisi sfocerà in governi conservatori che in alcuni casi porranno le premesse per l’avvento di vere e proprie dittature (Austria, Germania, Italia), mentre altrove saranno comunque compatibili con un allargamento della partecipazione democratica alla vita politica (Francia e Inghilterra). 2. Ungheria, Austria e Germania Dopo l’abdicazione dell’imperatore austriaco, nel novembre 1918 l’Ungheria si costituisce come Repubblica. Nel marzo 1919 prende il potere il Partito Comunista guidato da Béla Kun e nasce la Repubblica sovietica Ungherese, la quale dura lo spazio di pochi mesi, fino alla caduta di Kun a opera dei controrivoluzionari (agosto 1919) che instaurano un governo conservatore. Nel novembre 1918 anche l’Austria si costituisce come Repubblica, e il PSD è la forza di maggioranza, ma per poco, poiché gli anni Venti sono presto segnati da governi di stampo conservatore e autoritario. La Germania, dopo l’abdicazione del Kaiser Guglielmo II, era proclamata “libera Repubblica tedesca” (9 novembre 1918) e indicata come “Repubblica di Weimar” dal nome della città scelta come capitale (in luogo di Berlino) per indicare la rottura con la storia precedente e la novità istituzionale. Il PSD è la forza maggioritaria, ma nella sinistra gli si oppone la Lega di Spartaco, fondata nel 1916 e trasformata in Partito Comunista tedesco nel 1918, che aspira a imporre un governo tedesco retto da soviet, come in URSS. Tensioni derivano anche dai gruppi estremisti di destra, il che rende la situazione estremamente precaria, nonostante le riforme sociali attuate dal PSD (giornata lavorativa di 8 ore e suffragio universale maschile e femminile). Prof. Diego Manetti Storia Nel gennaio 1919 un tentativo insurrezionale spartachista fallisce e offre l’occasione al governo, alleato con i Freikorps (“corpi franchi”, gruppi di militari controrivoluzionari legati all’estrema destra), di colpire i comunisti, uccidendo i leaders della Lega di Spartaco: Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Le vittime in tutto il Paese sono migliaia. La dura repressione fa sì che il PSD perda l’appoggio dei ceti operai, perdendo la guida del governo nel 1920. Nel 1921 una commissione interalleata fissa in 132 mld di marchi-oro le spese di riparazione dovute dalla Germania per i danni di guerra. Nel 1923 la Francia occupa la Ruhr – ricca zona industriale della Germania – come garanzia di pagamento. Intanto l’economia tedesca è colpita da una inflazione senza precedenti (un dollaro vale 4.200 mld di marchi) che getta sul lastrico i ceti medi, arricchendo i ricchi borghesi. Tocca al cancelliere Gustav Stresemann operarsi per risolvere il contenzioso con la Francia, ottenendo aiuti finanziari dagli Usa (1924), e conducendo il Paese fuori dalla crisi economica (1925). Resta alta l’instabilità politica: nel 1923 c’è un fallito colpo di Stato ordito da Adolf Hitler, leader del partito della destra estrema NSDAP (Partito Nazionalsocialista). Hitler sconterà poco più di un anno di carcere, scrivendo durante la prigionia il Mein Kampf, in cui esprime la sua ideologia antisemita, nazionalista e totalitarista. Nel 1925 diventa Presidente della Repubblica il maresciallo Hindemburg, protagonista della Prima Guerra, esponente di quel conservatorismo che tentava di normalizzare la vita politica del Paese. 3. Francia e Inghilterra In Francia (1,4 mln di caduti nel conflitto) la ricostruzione procede rapida grazie alle riparazioni di guerra tedesche. Restano vive le questioni sociali legate alla crisi del dopoguerra: nel 1920 nasce il partito Comunista francese. Negli anni Venti i governi che si succedono sono legati al centro-destra, espressione della borghesia imprenditrice: si ottiene la stabilizzazione economica, ma le riforme sociali sono scarse, per cui negli anni Trenta subentrerà la sinistra. In UK il conservatore Lloyd George si trova ad affrontare la questione irlandese: nel 1916 il Sinn Fein (“Siamo noi”), movimento indipendentista irlandese, aveva cominciato una rivolta che porta l’UK a riconoscere l’indipendenza nel 1921, dividendo l’Eire (Irlanda del Sud, agricola e contadina) dall’Ulster (Irlanda del Nord, a maggioranza protestante, legata all’UK). I nazionalisti di ambo le parti sono però scontenti e ciò causa altri scontri tra truppe inglesi e combattenti dell’IRA (Irish Republican Army). Il governo successivo, del conservatore Baldwin, affronta lo sciopero dei minatori nel 1926: 4 mln di lavoratori chiedono aumenti salariali e la statalizzazione degli impianti estrattivi. Sotto la pressione del governo, le Trade Unions abbandonano i lavoratori che, infine, devono cedere. Questa sconfitta sindacale porta all’indebolimento della sn e a governi conservatori per tutti gli anni Trenta. 4. URSS e USA Il fallimento dei tentativi rivoluzionari in Europa ridimensiona le aspettative sovietiche: bisognosa di proseguire la NEP (Stalin e Bucharin vs Trotzkij, fedele invece alla politica economica del “primo” Lenin: sconfitto nel 1925, Trotzkij è allontanato dal Pcus), l’URSS ripiega sul “Socialismo in un solo Paese”, ovvero solo nella stessa URSS, per mantenere buone relazioni con l’Occidente (capitalista) con cui ha necessità di rapporti commerciali. I riconoscimenti diplomatici dell’URSS da parte di Ger, It, Fr, Uk degli anni Venti culminano nel riconoscimento degli USA nel 1933, mentre nel 1934 l’URSS segna la definitiva uscita dall’isolamento entrando nella Società delle Nazioni. Prof. Diego Manetti Storia Proprio nella S.d.N. non entrano invece gli USA dopo che nel 1920 al democratico Wilson succedono governi repubblicani (in carica per tutti gli anni Venti). La “Red Scare” (paura rossa) porta gli Usa a temere la diffusione del germe rivoluzionario sovietico, e ciò induce a guardare con sospetto ogni straniero (rinascita dei movimenti xenofobi e del Ku Klus Klan, da kyklus, cioè “circolo chiuso” dei WASP, i perfetti americani: bianchi, anglosassoni e protestanti). Il caso SaccoVanzetti: due anarchici italiani accusati di omicidio nel 1921 e ingiustamente giustiziati nel 1927. Si tentano di chiudere le frontiere per bloccare l’immigrazione. Proibizionismo: si vietano la produzione, la vendita e il consumo di alcoolici (1919-1933). All’isolazionismo politico dei conservatori (vs i 14 punti di Wilson) non fa però riscontro l’isolamento economico, anzi: gli Usa, con economia fortemente liberista, divengono leader dell’economia internazionale, concedendo prestiti alla Germania per pagare di debiti di guerra con la Francia (1924) affinché l’economia europea riprenda presto a funzionare, nell’interesse degli scambi commerciali tra Usa e Europa. 5. Il resto del mondo I territori del Medio Oriente appartenuti all’Impero Ottomano furono assegnati a Fr e Uk con la Conferenza di Parigi tramite il sistema dei “mandati”: avrebbero cioè dovuti essere sottoposti al controllo occidentale fino all’acquisizione delle condizioni necessarie per la piena indipendenza (fine dell’imperialismo coloniale). Frattanto però l’esperienza della guerra ha portato alla diffusione di movimenti indipendentisti – a ispirazione rivoluzionaria e comunista, contro i “capitalisti della guerra” – in Asia, Africa e nei paesi Arabi. In Egitto in particolare la Società dei Fratelli Musulmani (nata nel 1928) sostiene l’ideale del panislamismo, ovvero dell’unificazione dei Paesi a religione islamica, scontrandosi però con le aspirazioni al controllo di tali territori da parte di Fr e Uk, “mandatari” in quell’area. In Turchia, dopo che il movimento dei Giovani Turchi (1908) ha impresso una svolta nazionalista al Paese, nel 1923 Mustafà Kemal Atatürk (“grande turco”) proclama la nascita della Repubblica, promuovendo uno stato laico (separazione della sfera politica e religiosa, ad esempio vietando al poligamia). In India – che ha perso 100.000 uomini nella IGM combattendo con l’Uk, il Partito del Congresso guidato da Gandhi promuove la lotta per l’indipendenza dall’Uk (ottenuta nel 1947) attraverso la non violenza e il boicottaggio dei prodotti inglesi. Infine la Cina, divenuta Repubblica nel 1912 con Sun Yat-Sen, vede l’alleanza tra i nazionalisti del Kuomintang, guidati da Chang Kai-shek, e i Comunisti, al fine di contrastare la presenza dei Paesi Occidentali nell’ex impero. Riunito il Paese nel 1928, con il governo trasferito da Pechino a Nanchino, la Cina ottiene il riconoscimento internazionale e la rinuncia occidentale ai diritti di sfruttamento economico occidentale. Comincia quindi uno scontro tra Kuomintang e Comunisti che sfocerà nella guerra civile.