Le serie numeriche Quasi tutti coloro che hanno avuto modo di dare un’occhiata ad un testo matematico avanzato conoscono il significato del simbolo 8 a i 1 i che è una scrittura abbreviata per indicare la somma a1 + a2 + a3 + a4 + a5 + a6 + a7 + a8 Se il numero degli addendi è indeterminato, lo si indica con una lettera, ad esempio n, e si scrive n a i 1 i Nei testi compare, però, anche una scrittura più misteriosa, che fa pensare che gli addendi siano infiniti: a i 1 i L’aritmetica non consente di effettuare questo tipo di operazione. Il significato del simbolo, in effetti, è un altro, e proviene dal calcolo infinitesimale, e più precisamente, dal concetto di limite. Si definisce, infatti, n a lim a i 1 i n i 1 i dove la somma n a i 1 i prende il nome di n-esima somma parziale. Il limite si dice somma della serie, e può anche non esistere, come nel caso della serie (1) i 1 i 1 ossia 1 – 1 + 1 – 1 + 1 –…. In effetti le somme parziali valgono, alternatamente, 1 e 0. Una serie siffatta si dice indeterminata. I primi analisti, come Eulero e Jakob Bernoulli, avevano però tutt’altra convinzione: non credendo possibile che una serie non avesse somma, addussero vari argomenti a favore della tesi che la somma fosse uguale ad ½. Bernoulli non ebbe remore ad applicare la proprietà associativa della somma alla serie 1 – 1 + 1 – 1 + 1 – …. Chiamando S la somma di questa serie, sul cui valore i matematici dell’epoca avevano pareri discordanti, Bernoulli osservò che da un lato S = (1–1) + (1–1) + (1–1) +…., dall’altro 1 – S = 1 – (1–1) – (1–1) – … = 1 – 1 + 1 – 1 – ….. Ne dedusse che S = 1 – S, cioè S = 1/2. Ciò concordava perfettamente col fatto che le somme parziali di indice pari sono uguali a 0, quelle di indice dispari sono uguali a 1, e 1/2 è la media aritmetica dei due numeri. Il matematico italiano Guido Grandi si sbizzarrì invece con la serie 1/(1+x) = 1 – x + x2 – x3 + ….. Questa espressione della funzione razionale fratta a primo membro era stata ottenuta per i valori di x strettamente compresi fra –1 e 1. Estendendo il principio di identità dei polinomi a serie infinite di potenze, egli concluse che due funzioni algebriche coincidenti su di un intervallo dovevano coincidere ovunque, e, con molta disinvoltura, sostituì alla x i valori –2 e –1, trovando, rispettivamente: – 1 = 1 + 2 + 4 + 8 +…. e =1+1+1+1+… Sostituendo valori maggiori di –1 la somma è invece sempre maggiore di zero. Eulero arrivò a giustificare questa contraddizione asserendo che l’infinito, di cui ancora non era stata determinata la natura, potesse essere visto come una sorta di separatore tra i numeri negativi e quelli positivi. In effetti, sostituendo valori maggiori di –1 la somma della serie è sempre maggiore di zero. Bernoulli ed Eulero condividevano una certezza di fondo, che è il tacito presupposto delle loro argomentazioni: le somme infinite, al pari di quelle finite, sono sempre uguali ad un numero, eventualmente infinito. Eulero, in particolare, non ammetteva che una serie potesse divergere, o essere indeterminata. Egli le considerava oggetti naturali, in quanto parti di problemi fisici, e perciò credeva fermamente, come dice E. T. Bell, che esse non potessero “fare alcun male”. Questa posizione è, curiosamente, antitetica rispetto a quella di Zenone di Elea: la contraddittorietà del paradosso di Achille e della tartaruga nasce proprio dalla convinzione che la somma di infiniti addendi non possa essere uguale ad una grandezza finita. La somma di una serie può anche esistere, ma non essere uguale a nessun numero reale. In tal caso è uguale a + oppure a –, come negli esempi seguenti: 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + …. = + – 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – …. = – Una serie di questo tipo si chiama divergente. È divergente – pur se questo fatto non è altrettanto evidente - anche la serie armonica, studiata da Leibniz: 1 i i 1 Infine, quando la somma di una serie esiste ed è pari ad un numero reale, la serie si dice convergente: (1)i 1 ln 2 i i 1 1 1 i i 1 2 (1) i 1 4 i 1 2i 1 Il secondo di questi esempi è ottenuto a partire dalla serie logaritmica, che fu scoperta da Newton. Il terzo è una delle tante serie notevoli nella cui somma compare a Leibniz: 8 . Un’altra di queste è dovuta 1 1 1 1 3 5 7 9 11 Un’altra serie di questo tipo fu invece trovata da Eulero. Leibniz e Cauchy introdussero importanti criteri di convergenza per le serie. Il matematico tedesco dell’Ottocento Leopold Kronecker, grande avversario di Cantor e del concetto d’infinito, rifiutava l’uso delle serie, giustificandosi così: “Il concetto generale di serie infinita in sé, per esempio quello di serie di potenze, è, a mio giudizio, ammissibile solo con la riserva che in ogni caso particolare la regola aritmetica con la quale i termini sono dati soddisfi condizioni che rendano possibile trattare le serie come se fossero finite, in modo che non sia necessario, in senso stretto, andare al di là della nozione di serie finita.” In realtà alle serie non si applicano, in generale, le stesse regole valide per le operazioni aritmetiche tra numeri. Estendere queste ultime alle serie produce plateali contraddizioni, come mostrano certe osservazioni di Eulero e Bernoulli. Ciò spinse il giovane matematico norvegese Abel a dichiarare: “Le serie divergenti sono un’invenzione del demonio, ed è una vergogna basare su di esse una qualunque dimostrazione. Usandole, si può giungere a qualsiasi conclusione si voglia, e per questo hanno prodotto tante fallacie e paradossi…”