INCONTRI FIDANZATI Parrocchia Maria Immacolata 7° INCONTRO – Mercoledì 30 Aprile 2014 LA FECONDITÀ' E’ IL PROFUMO DELL’AMORE “L'amore è come un profumo. Può essere donato e ricevuto. Si diffonde. E' seducente. E' un messaggio che arriva a tutti e non solo all'amato. Lo si mette per sentirsi bene, per star bene insieme con gli altri. L'amore è come un profumo.” I° PARTE: GENERARE L’ALTRO “Siete venuti a celebrare il matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione ?” “Siete disposti, seguendo la via del matrimonio , ad amarvi ed onorarvi l’un l’altro per tutta la vita ?” PROMESSA MATRIMONIALE “Io accolgo te, come mia sposa/sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” … per il confronto … “In piena libertà e consapevoli” “Amarvi e onorarvi l’un l’altro tutta la vita” ? “Essere fedele sempre” ? Ci sembra vera questa frase di una nonna : “Ricordati che prima di tuo figlio viene tuo marito ! ” ? II° PARTE : GENERARE LA VITA “Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e ad educarli secondo la legge di Cristo nella sua Chiesa ?” Lavoro in gruppo ( 2-3 coppie insieme) Il nostro Amore di coppia ci chiama a realizzare l’aspetto unitivo e procreativo della sessualità e a farlo in modo responsabile e generoso : quali sono le motivazioni per cui si sceglie di avere un figlio o più figli ? Avete pensato di avere figli ? quanti figli vorreste ? Pensate che i figli potrebbero cambiare le abitudini o il tenore di vita ? Gli impegni di lavoro come incidono nella scelta di avere figli ? Cosa significa educare i figli secondo la legge di Cristo e della Chiesa ? III° PARTE : ASCOLTIAMO LA PAROLA : Lc 2, 41-52 “ 41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. 49 Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ”. 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.” 42 PREGHIERA FINALE – FAMIGLIA DI NAZARET (a cori alternati) O famiglia di Nazaret, immagine vivente della Chiesa di Dio! Santa e dolce dimora, dove Gesù fanciullo nasconde la sua gloria! Giuseppe addestra all’umile arte del falegname il Figlio dell’Altissimo. Accanto a lui Maria fa lieta la sua casa di una limpida gioia. La tua serena quiete ravvivi in ogni casa il patto dell’amore. La mano del Signore li guida e li protegge nei giorni della prova. O famiglia di Nazaret, esperta del soffrire, dona al mondo la pace. A te sia lode, o Cristo, al Padre ed allo Spirito nei secoli dei secoli. Amen. (Papa Paolo VI) NOTE PER GLI ANIMATORI GENERARE L’ALTRO Fecondità vuol dire “far nascere qualcuno” ed anche “far ri-nascere qualcuno”; Fecondità è generare nell’altro/a la gioia profonda ed interiore che viene dal sentirsi amato; è generare la felicità quotidiana di “stare e vivere bene insieme”; Fecondità è “partorire l’altro”; è impegno a “tirar fuori” dall’altro/a il meglio di lui/lei, è capacità di aiutarlo ad esprimere a pieno i suoi talenti e le sue potenzialità; Feconda (generatrice di bene) è ogni benedizione che ci scambiamo fra marito e moglie, fra genitori e figli; Fecondità è vivere l’amore di sposi e di genitori in modo tale da fare innamorare altri della vocazione matrimoniale ed alla vita di famiglia; Fecondità è perdonare, così come il perdono che Dio dà a noi “rigenera e ricrea di nuovo”il nostro rapporto con Lui; Fecondità è dare la vita a chi l’ha perduta (cfr. Mc 16, 16-18): affidamento familiare, adozione, cura dei famigliari, accoglienza di stranieri, visita agli ammalati, impegno sociale; Fecondità è portare nel mondo la qualità dell’amore coniugale in modo che l’umanità intera possa vivere quelle relazioni di intesa, parità, condivisione, gratuità, accoglienza che sono proprie dell’amore coniugale. L’Amore fecondo per l’altro prevede Sostegno, Cura, Crescita. Sostegno perché ogni persona ha diritto di avere significato, riconoscimento, importanza da un’altra per sona e questo lo sposo lo fa con la sposa e viceversa Cura perché se corriamo il rischio di esporre le nostre ferite dolorose, dobbiamo avere sufficiente fiducia nell’altro per sentire che egli può far proprio il nostro dolore e trattarlo con cura e capacità. Crescita perchè la crescita avviene nelle relazioni stabili in un clima di continuità e fiducia. La crescita più proficua avviene all’interno di rapporti che non siano sopraffatti dalla necessità o dall’interesse ma dalla gratuità. Il Matrimonio visto come rapporto che con il suo impegno di stabilità, continuità, fiducia, gratuità, offre le condizioni umane più favorevoli per lo sviluppo dell’amore e della personalità. Il matrimonio è prima di tutto una comunità d’amore tra un marito e una moglie e soltanto in secondo luogo una famiglia (don Battista Borsato: Sposarsi nel Signore 9, 70-71) GENERARE LA VITA Fecondità è dare la vita in senso biologico; L’Autore della vita è Dio. La vita è sempre uno splendido dono di Dio. Essa è sacra ed inviolabile. Ogni vita è unica ed irripetibile; Fecondità è aprire la storia umana alla speranza; rendere presente in essa un nuovo progetto d’amore; arricchirla di nuove capacità di amore; L’infecondità naturale ed altre cause che impediscono la generazione biologica possono essere occasioni (per quanto dolorose) per interrogarsi sulla volontà di Dio su di noi (come coppia) e per meglio aderire al suo progetto che, comunque, rimane un progetto di felicità e di salvezza. La coppia prima di esaminarsi sui mezzi si esamini sui fini e cioè sui motivi profondi per cui sceglierei di avere o no un figlio o più figli Questo confronto deve avvenire all’interno della coppia e tra la coppia e la Parola di Dio per lasciarsi continuamente interrogare e convertire : può essere peccato (= non essere inseriti nella logica del dono totale di sé) sia fare l’amore usando contraccettivi sia fare l’amore con metodi naturali ma senza amore. Un figlio frutto del caso non è un’azione morale; neppure non avere più rapporti sessuali è un’azione morale perché la sessualità è bene primario per la coppia (non supremo). Allora quando vi è contrasto o impossibilità a vivere insieme due valori fondamentali (dimensione unitiva e dimensione procreativa ) , non per disprezzo o disimpegno ma per oggettiva difficoltà, si scelga di vivere il valore ritenuto primario : la bontà del metodo non dipende se è o no naturale ma se aiuta o no a far crescere l’amore di coppia. La coppia non deve soffrire o peggio morire a causa del metodo : viene prima l’uomo del “sabato”. Il figlio è visto in funzione della famiglia e dei suoi bisogni o invece è visto come portatore di doni, aspirazioni, progetti propri ? Far crescere la cultura della fecondità attraverso : 1. Far crescere nelle persone il gusto della vita: questo manca perché le funzioni prevalgono sulle relazioni; “tutto e subito” distrugge le relazioni; prevale la solitudine interiore. Occorre un primato delle relazioni e dell’amore sull’avere e per questo occorre vivere la sobrietà (accontentarsi del giusto, mettere l’accento sulle persone, sulla cultura, sulla fede e non sull’avere). Qui spunterà il gusto di vivere. 2. Riscoprire il valore creativo del bambino : il mondo ha bisogno di riacquistare l’animo del bambino per diventare fraterno e amicale. Il vecchio è l’uomo dell’ordine, del calcolo, colui che rifiuta il diverso e ha ripugnanza per la novità. Il fanciullo è il simbolo dell’entusiasmo per l’inizio, del gusto per il diverso, dell’ebbrezza per la fantasia. Il vecchio alza i muri anche dentro l’amore; il bambino abbatte muri e confini e l’unica legge è l’amore. “Nessun uomo è grande se non ha con sè il cuore di fanciullo” (Mency) “ Perché non trovi il tempo di portare a passeggio il bambino che è in te ? “(Guareschi) 3. Il figlio come soggetto che arricchisce : Il figlio è frutto dell’amore e non può stare senza la coppia ma oltre che oggetto è soggetto in quanto la coppia può crescere grazie al figlio/figli. Il figlio impegna la coppia a incarnarsi nella concretezza dei problemi e i genitori avvertono il nuovo dentro la vita dei figli. Il figlio è il luogo dove avviene la loro immersione nell’oggi e anche spesso la loro rinnovazione e conversione di mentalità. Chi ama il figlio ama le sue idee, le sue intuizioni, le sue domande, le sue contraddizioni. Nel figlio intravede e ama il mondo che sta nascendo. Vivendo con il figlio i genitori si immergono nella sua realtà e sono obbligati a non fissarsi nella rigidità dei principia a interrogarsi continuamente e a porsi in discussione. Il figlio può favorire l’unità della coppia nel senso che ci si accorge che si può educare solo essendo coppia. . Il figlio come sacramento di speranza : il figlio è il segno visibile e tangibile che Dio non si è stancato di noi. Il decidere di dare la vita è proclamare visibilmente che la promessa di Dio cammina e cresce anche dentro i fallimenti e le difficoltà. Allora il figlio esprime non solo la speranza di un futuro ( spesso diverso da quello che abbiamo immaginato) ma anche e soprattutto la speranza del cambiamento. Il figlio se vissuto come dono che Dio fa per la crescita e il rinnovamento della storia è un modo denso ed originale della coppia di servire ed animare la speranza del mondo e di aprirsi al futuro. Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa (Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964) L’esempio di Nazaret La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo. Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all’intelligenza del vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazaret. In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore. RIASSUNTO QUINTA SERATA Sposarsi in Chiesa, Il matrimonio come sacramento. Sposarsi davanti al Signore o meglio “col” Signore o “nel Signore Abbiamo sentito che il Signore quel giorno vuole farci un dono di nozze tutto speciale. Ci ha fatto incontrare, conoscere, amare una persona speciale e adesso vuole renderci capaci di amarla in modo speciale , di “ amarla da Dio”. Abbiamo sentito “Te la affido”… “la ameremo in due”… “ ti rendo capace di amarla come la amo io” “ ti rendo capace di amarla per sempre”. Qual è allora il dono che il Signore vuole farci quel giorno ? E’ Lui stesso. Ci vuole donare Lui stesso, il suo Amore, il suo Spirito che è capace di trasformare la nostra acqua in vino delizioso e abbondante, rendere la nostra vita matrimoniale una festa. Ricordate “ non è ancora giunta la mia ora “, l’ora di Gesù ? è quella che dopo aver compiuto tutto “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. E preso il grembiule si inginocchiò per lavare loro i piedi. E’ l’ora della morte in cui dopo aver versato sangue ed acqua, dice “Tutto è compiuto”. “e reclinato il capo rese lo spirito” Quello Spirito che Gesù ha reso al Padre, lo ha effuso , lo ha soffiato su tutti noi, ed è lo Spirito Santo che quel giorno ci farà dire : “io accolgo te nel mio cuore e prometto……” è lui che ci rende capaci di fare e mantenere quelle promesse.