La fertilizzazione in vitro con embryo-transfer (FIV-ET): problematiche mediche* Prof. Carlo Campagnoli La FIV-ET – soprattutto se eseguita con forte stimolazione farmacologica delle ovaie, volta a ottenere numerosi oociti – è procedura complessa, mal tollerata, e non esente da rischi, sia per la donna sia per i nati (questi rischi prescindono dalla gemellarità, sono noti ormai da anni e sono stati ribaditi di recente, 1,2). Per questo è necessario limitarne l’impiego, e ciò tramite la prevenzione (ad es. evidenziando alle coppie l’opportunità di non ridursi a un’età della donna in cui le probabilità di gravidanza sono ridotte) o tramite altre forme di terapia basate su un’accurata diagnostica (le probabilità di successo di un ciclo FIV-ET, comunque applicato, sono limtate e non giustificano il ricorrervi intempestivamente). Una stimolazione ovarica “leggera” e vicina alla fisiologia, volta a ottenere solo pochi oociti, permetterebbe, secondo quanto ripetutamente indicato dai massimi esperti del settore (3,4), cicli FIV-ET forse meno efficienti, ma meglio tollerati e con rischi ridotti, In Italia, secondo i dati esposti dal Ministero della Salute (marzo 2009), la “sindrome da iperstimolazione ovarica” risulta, nel 2007, meno frequente che nel resto d’Europa; è possibile che ciò vada addebitato al limite di tre oociti da esporre alla fertilizzazione, imposto dalla Legge 40. Questo limite ha diminuito solo di poco la resa della metodica: 22% di gravidanze per prelievo di oociti rispetto al 24,6% del 2003 quando il limite di produzione di embrioni non esisteva. La diminuzione è ancor meno rilevante se si considera che le donne < 35 anni erano il 43% nel 2003 e solo il 35% nel 2007, mentre quelle > 40 anni erano rispettivamente il 18% e il 25%; la resa, infatti, è fortemente influenzata dall’età, circa 30% per donne < 29 anni e meno del 10% per età > 40 anni. Indubbiamente il congelamento embrionario comporta ulteriori probabilità di gravidanza, ma i risultati ottenuti in Italia con l’utilizzo di oociti congelati si stanno avvicinando a quelli ottenuti con embrioni congelati. Un problema dell’attuale applicazione della FIV-ET in Italia sta nel fatto che molti centri non limitano a 1 o 2 il numero di embrioni nelle donne più giovani: ciò porta a una media di circa il 3% di gravidanze trigemellari (con variabilità dallo 0% al 13 % nei differenti centri), contro l’1% registrato in Europa. La recente disposizione della Corte Costituzionale, che rimuove il limite di oociti da sottoporre a fertilizzazione, potrebbe avvantaggiare le donne d’età > 40 anni e i casi di grave fattore maschile, per i quali le probabilità di successo (e le possibilità di gemellarità) sono ridotte. Anche la diagnostica pre-impianto di malattie ereditarie (tema dal quale potrebbe derivare la disposizione della Corte) necessita di un elevato numero di embrioni; tuttavia, per molte delle malattie, potrebbe valere l’alternativa di una diagnostica sull’oocita non fecondato, tramite l’esame del 1° globulo polare. Le “eterologhe”, con seme da donatore o oociti da donatrice (cui mira la maggior parte delle coppie che vanno all’estero, essendo vietata dalla Legge 40) sono altamente problematiche, sia che vengano effettuate nel “segreto” verso il nascituro, sia che vengano applicate “in chiaro”, come imposto dalla legge di alcuni Paesi, ad esempio Svezia e Gran Bretagna. Ai problemi psicologici per la coppia e per il bambino, nel caso dell’ovodonazione si aggiungono potenziali problemi d’ordine immunologico, dovuti alla completa estraneità biologica del bambino rispetto a chi lo porta in grembo. 1. Ceelen M et al. Growth and development of children born after in vitro fertilization. Fertil Steril 2008; 90: 1662-73. 2. Reefhuis J et al. Assisted reproductive technology and major structural birth defects in the United States. Hum Reprod 2009; 24: 360-6. 3. Edwards RG, Lobo R, Bouchard P. Time to revolutionize ovarian stimulation. Hum Reprod 1996; 11: 917-9. 4. Verberg MFG et al. Mild ovarian stimulation for IVF. Hum Reprod Update 2009; 15: 13-29. * Conferenza tenuta all’AMCI sezione di Milano il 23 aprile 2009