1 LA TEORIA MARXISTA 1 Dal Manifesto al Che fare (incontri 2009-2010) I incontro PERCHÉ SIAMO QUI? CON UNA CERTA ANSIA: se non eleviamo la nostra capacità di lotta e perciò la nostra comprensione dei termini della lotta SIAMO FOTTUTI. Ed è una FRETTA che cresce col crescere della consapevolezza, perché per quanto -poco o molto- abbiamo capito, CI SFUGGE L'ESSENZIALE: COME E' POSSIBILE? potere economico e politico influenza sulle coscienze addirittura quando sembra fatta, crolla tutto, o tutto va a rilento (Il Partito dopo il VII Congresso - il burocratismo, il correntismo, ecc.) ...gli egoismi e nuove/vecchie forme di potere, repressione e sfruttamento riprendono il sopravvento Siamo qui per trovare UNA RISPOSTA, almeno un inizio di risposta a queste domande IL NOSTRO È IL PROBLEMA DEL "CHE FARE?" MARX-ENGELS-LENIN-GRAMSCI se gli ponessimo questo domanda ci direbbero..."noi non sappiamo nulla dei cavoli vostri..., ma abbiamo elaborato un metodo, accumulato una serie di esperienze forse utili a trovare le risposte che cercate, almeno, a porvi un po' meglio le domande" NOI NON SIAMO QUI: -Per il sapere per il gusto di sapere, MA PER SAPERE PER... -Per crescere insieme, perché la crescita di uno solo non serve a nulla, la crescita di un solo Circolo non serve a nulla se non come stimolo e base per la crescita del Partito, della classe e delle masse popolari - SOLO CUORE; MITI; FEDELTÀ?: cos'è successo dopo il crollo dell'URSS...la "fine del comunismo"? Se poi le vicende del movimento operaio si incrociano con le vicende personali: approfondire la teoria in relazione alla pratica significa dare maggiore consapevolezza e stabilità al nostro impegno PERCIO' IL COMPITO DEL COORDINATORE -non e' di insegnare ciò che comunque non sa... -Ma di tenere la barra sulla teoria - sia pure ponendola in relazione con le vicende di oggi - del Partito, del mondo e del Paese -(non è una discussione politica in cui compagni confrontano le proprie opinioni - questa si fa al Circolo) -Tenere la barra sulle questioni di fondo per non perdere di vista l'insieme, cioè per arrivare insieme a conoscere meglio i meccanismi fondamentali della teoria marxista per cominciare insieme ad applicarla alla realtà attuale se e dove può esserci utile. COS’È LA TEORIA MARXISTA? I pochi che dominano i molti (imperatori, re, capitalisti, ecc.) hanno preso il potere spesso con la violenza, sempre illegalmente. Temono di perderlo allo stesso modo. Esorcizzano questo timore negando il cambiamento, rifugiandosi nei puri concetti, nei principi eterni e propinano questo modo di vedere alle classi subalterne per convincerle che è inutile cercare di cambiare l’assetto politico di un Paese. Le classi dominanti prediligono i “sacri principi” le “eterne morali”, le “inviolabili regole e leggi della convivenza civile” tanto più che, in quanto dominatori o classi dominanti non sono tenuti (di diritto o di fatto) a rispettare le leggi e i principi che dispongono e professano. Concettualizzazione – astrattezza – sapere parcellizzato Si astrae generalizzando al massimo una disciplina e la si confronta con un’ altra disciplina anch’essa alla massima astrazione: si definiscono le varie discipline, segnando i confini tra astrazioni. Se si tratta così il marxismo si ha un marxismo morto, accademico, inutile: l'autopsia di un cane, è comunque un cane morto 2 La teoria marxista, secondo il metodo marxista, si definisce: con la sua funzione sociale: a che serve? con la sua funzione sociale storicamente determinata: a chi serve? Non a tutti: è di parte con la sua funzione sociale storicamente determinata in relazione a chi l’esamina: chi siamo noi? Perché ci interessiamo alla teoria marxista? Per lo studioso essa è un mezzo di conoscenza, una fra le tante teorie economiche, sociali, dello stato, ecc. Per chi l’approfondisce per portare avanti meglio la lotta di classe è strumento di tale lotta Cos’è la teoria marxista? Il metodo di analisi delle società per individuare le cause e le probabili direzioni del mutamento. Il principio del mutamento: le contraddizioni - e sua applicazione agli aspetti più di fondo della nostra realtà: le tendenze della nostra epoca a che serve? tendenze di un’ epoca - strategia – tattica – obiettivi di lotta e loro realizzazione a chi serve? agli sfruttati, come strumento di comprensione della realtà per portare vittoriosamente a compimento la lotta contro gli sfruttatori - l'ateo che studia il cattolicesimo e il credente per il quale la fede è un ragione di vita. tu chi sei? Rivoluzionare il proprio modo di vedere...dove un muro compatto, invece individua crepe e contraddizioni nello schieramento avversario per accrescerle, e crepe e contraddizioni del proprio schieramento per porvi rimedio: come si può scalare quella parete così ripida e compatta? Ma l'esperto rocciatore individua la fessura dove mettere il piede, introdurre un moschettone, ecc. ecc. marxisti o studiosi del marxismo? - la teoria marxista è unità di teoria e pratica: nasce dalla pratica, serve la pratica, si verifica nella pratica è fissata una volta per tutte o cambia? La realtà, la società che esaminiamo cambia continuamente, cambiamo anche noi che esaminiamo, anche a causa del lavoro di esame, cambia la stessa teoria è una teoria aperta ai contributi di altre discipline -non è una disciplina, un sistema di nozioni, di definizioni - ma un metodo da utilizzare per un determinato fine: il ribaltamento dei rapporti di forza fra sfruttati e sfruttatori La contraddizione il movimento, il cambiamento e la lotta degli opposti: la contraddizione - il processo il cambiamento nelle società e tra le società: come uscirà l'Italia dalla crisi? Quello che arriva dopo - Obama, l'America Latina, l'Europa - viviamo una crisi economica di lungo periodo (come quella del '29) nel quadro della decadenza del capitalismo occidentale (flussi di ricchezza verso oriente, ecc.) la base materialistica e più dinamica del cambiamento: forze produttive e rapporti di produzione: la struttura cosa si produce, come si produce, come si ripartisce il prodotto: le classi la sovrastruttura:diritto, religione, stato, idee, cultura reciproca influenza tra struttura e sovrastruttura quante contraddizioni di classe? Ci sono altre contraddizioni? Le contraddizioni sono moltissime e non solo di classe Due domande: Oggi registriamo una grande difficoltà nel portare avanti la lotta di classe: nel passato le difficoltà erano minori, oppure è una impressione soggettiva per noi che possediamo, oggi, “la scienza del poi?” La storia dei partiti comunisti al potere appare oggi una storia di fallimenti, di società autoritarie e burocratizzate: in quali forme, con quali strumenti, come è possibile oggi portare avanti la lotta di classe? Tre punti fermi: - Nulla è perfetto - Tutto cambia - Crescere insieme - per intervento consapevole sugli elementi progressivi del cambiamento. 3 II-III incontro - 1 -2009/2010 Una questione di fondo: dominanti e dominati Non si può fare a meno del progetto: dove siamo, dove vogliamo andare, delineare una rotta di massima. Il progetto può essere riferito al breve/medio periodo (tattica); al medio/lungo periodo (strategia); alla prospettiva storico/politica (prospettiva)- Ciò dipende dai presupposti del cambiamento che OGGI analizziamo e dalla loro prevedibile durata (lotta proletariatoborghesia: per l'intera epoca storica del capitalismo; imperialismo: a partire da una certa fase del capitalismo; ecc) quanto più gli obiettivi/valori sono lontani, tanto più sono oggetto di “propaganda”, quanto più sono vicini tanto più possono essere oggetto di agitazione e mobilitazione, ma spesso movimenti concreti di lotta si sviluppano su grandi obiettivi ideali o di prospettiva Il metodo marxista è quello della analisi scientifica: una combinazione di induzione: osservazione della realtà - generalizzazione dei fenomeni che appaiono costanti in "leggi/principi" (l'acqua bolle a 100 gradi) - deduzione dalle legge/principi combinandole con ulteriori osservazioni della realtà -Marx ha applicato il metodo scientifico alle società umane, al loro divenire: non dipende più dalla Provvidenza divina, da una progressiva scoperta della "verità", ecc. Ciò è alquanto scandaloso..."se gli assiomi della geometria urtassero gli interessi degli uomini verrebbero messi in discussione...."(Lenin-Karl Marx,par.107) -(Ma le leggi/principi della fisica e della chimica non sono degli "assoluti": l'acqua bolle a 100 gradi se pura e a una certa pressione atmosferica, cioè la "legge" è subordinata a determinate condizioni - I comportamenti umani sono più variabili di quelli delle molecole dell'acqua - gli "scostamenti individuali" su sei miliardi di esemplari pesano più che sui miliardi di miliardi di molecole - i principi del marxismo, le "leggi" della sociologia, economia politica, ecc. indicano LINEE DI TENDENZA DI PIÙ: il chimico analizza il vetrino DALL'ESTERNO; noi siamo NELLA società analizzata; noi siamo parte del vetrino - se il fenomeno analizzato è un divenire, un processo: NOI SIAMO NEL PROCESSO ANALIZZATO Il "metodo"; i "principi"; le "generalizzazioni" delle esperienze; la "teoria"; la "dottrina" marxista dove abitano? Si staccano dagli uomini che li hanno prodotti e li producono per andare in un qualche "mondo delle idee"? O vivono soltanto in quegli essere umani in carne ed ossa e cambiano inevitabilmente con loro? Quando si produsse un surplus rispetto al "mero sostentamento" del produttore sorse la possibilità di appropriarsi di questo "surplus". "NON PRODUTTORI" poterono vivere dei prodotti altrui: dominanti e dominati - proprietari dei mezzi di produzione e schiavi; servi della gleba; operai Il distacco dalla produzione dei beni materiali necessari per la propria esistenza consentì alle classi proprietarie di immaginare un mondo staccato da quello reale, il mondo della (loro) cultura, del (loro) pensiero era quello vero e il mondo materiale quello dell'apparenza Questo modo di vedere ci "domina" e ci "inquina" per molte vie (scuola, preti, famiglia, ecc); è insito nel nostro stesso modo di esprimerci, inevitabilmente perché comunque dobbiamo capirci e farci capire. Ma dobbiamo essere consapevoli CHE NON È IL MONDO REALE Non siamo scienziati in camice bianco che analizzano la società dall'esterno; non siamo gli intellettuali che "aiutano gli operai"; che vogliono fare "gli interessi degli operai" - NOI SIAMO (ci sforziamo di essere) -per estrazione o per scelta- la classe operaia in lotta Ma questo implica una "rivoluzione" del nostro "punto di vista", nel nostro modo di pensare; da qui la domanda; chi siamo?; chi sei tu? Saremo in grado di rileggere il "Manifesto" con occhi diversi? Questo è ciò che tentiamo di fare in questi incontri, "applicare" il metodo, la teoria marxista alla nostra realtà, a partire da noi stessi. E in questo siamo tutti alunni, più o meno avanti negli studi, ma alunni, perché non ci si libera mai del tutto del punto di vista "scientifico esterno" che, valido per l'attività scientifica che "vuol capire il mondo", risulta astratto, idealistico, metafisico rispetto all'obiettivo di capire la società per cambiarla con la lotta di classe. Ogni "insegnante", chiunque "sa", ogni "intellettuale disorganico" perpetua la divisione fra dominanti e dominati - non è il sapere che si pone al servizio dell'agire, ma è l'agire che deve servire il "sapere", cioè "chi sa": diffidiamone, innanzitutto, e combattiamolo - anche all'interno del Partito, del Circolo; di noi stessi. 4 “Le eterne verità” della borghesia e il marxismo: il principio del cambiamento, la contraddizione e la lotta degli opposti CAPIRE ED ESSERE IL "CANE VIVO, non tante parti di un cane morto A) LA REALTÀ NON È OMOGENEA, non è mai qualcosa al 100%, (appunto cambia continuamente) neanche la società : intorno ai rapporti di produzione: le classi, opposte, ognuna con le sue verità altre contraddizioni di vario tipo (di generazione, di genere, ecc) altre contraddizioni di classe: non solamente due classi, ma vari strati (padroni del vapore, alta borghesia, finanziaria, industriale, del terziario, media borghesia, piccola borghesia e altre stratificazioni al loro interno, ognuna con i propri interessi in parte concomitanti, in parte in contrasto). 1)sfruttatore non sfruttato; 2)sfruttato dal primo ma sfruttatore degli altri, e così via fino alla piccola borghesia che sta progressivamente perdendo i suoi "privilegi", che è sfruttata, ma ci tiene ad essere DIVERSA dall’ operaio col quale è spesso in lotta frontale, fino all’operaio che è sfruttato da tutti, ma può pensare di sfogare la sua frustrazione sul migrante e sul sottoproletariato, sull’uomo di colore, sullo straniero (operaio americano) ESEMPI: il contadino piccolo proprietario - il piccolo negoziante i rispettivi punti di vista sono parziali: verità assoluta e verità relativa – il punto di vista: nulla si può vedere se non da un preciso punto di vista. Il punto di vista (gli interessi) dei capitalisti e degli sfruttati sono entrambi parziali (verità relativa) gli interessi dei capitalisti sono ristretti a una cerchia limitata di persone, più ampia, però, rispetto alle classe dominanti precedenti i capitalisti hanno bisogno di sfruttare uomini “liberi”, hanno perciò bisogno della democrazia oltre che di conservazione, di eternità essi perciò debbono mascherare l’essenza del loro potere la classe operaia è portatrice di interessi che -in gran parte- coincidono con quelli della stragrande maggioranza della popolazione ma il nostro punto di vista è di minoranza, perché: l’ideologia dominante è quella della classe dominante – meglio – è quella che la classe dominante vuole per le classi subalterne il modo di ragionare, il linguaggio dominante (non solo religione, ma mass media, ecc) sono quelli della classe dominante – non possiamo fare a meno di usarli – però dobbiamo saperlo – perché il loro è il ragionamento e il linguaggio dell’assoluto, dell’eternità del potere esistente, dell’impossibilità della lotta – per esempio una astrazione conservatrice: l’elettorato moderato neanche tutte le classi subalterne hanno il punto di vista “degli sfruttati che si organizzano nella lotta complessiva contro gli sfruttatori” – neanche tutti gli operai – neanche tutti coloro che pure si schierano sul fronte anticapitalistico all’ interno dei vari strati: la lotta degli opposti, la contraddizione. Nei vari strati della borghesia, negli strati subalterni – infatti cambiano, crescono, arretrano, ecc all’interno delle singole persone, dei singoli compagni c’è la lotta degli opposti, fra proletariato e borghesia e fra le diverse contraddizioni E anche nel Partito B) LA REALTÀ HA MOLTE SFACCETTATURE - in relazione fra loro a causa dello scontro, incontro e reciproca influenza delle contraddizioni – non possiamo coglierle tutte, ma il più possibile (il proletariato in relazione alle altre classi) – il pro e il contro di ogni ipotesi e del suo contrario (non basta valutare il pro e il contro di andare al governo, ma anche di NON andare al governo ) il grado di unità e di divisione del nostro schieramento e di quello avversario, tenendo conto che nulla e nessuno è un unico blocco omogeneo - valutare le situazioni non in astratto ma nel loro contesto e in relazione ai comportamenti degli altri (es:L'URSS stremata e gli altri 5 paesi circa l'aiuto fornito alla Repubblica spagnola) per capire e trarne ciò che ci può essere utile, non per giudicare o fare bilanci (nessuno ci ha nominati "giudici della storia", posizione che fa sentire "molto intelligenti" su un piedistallo di inconsistente faciloneria e presunzione intellettualistica) C) LA REALTÀ VA VISTA IN MOVIMENTO: non solo la fotografia ma il filmato, in modo da individuare le linee di tendenza il movimento - la dialettica – il vecchio e il nuovo - il nuovo è "figlio" del vecchio gli avvenimenti sono un processo, un divenire - nulla avviene in un sol colpo (la nostra mente per semplificazione li riferisce a un unico evento simbolico: caduta dell’impero romano 476 a.c.; la presa del palazzo d’Inverno) - la “presa” del potere - il processo rivoluzionario e le sue fasi e aspetti (legale, illegale, violento, pacifico, con strumenti della democrazia, ribaltando il vecchio potere) il processo rivoluzionario come emersione e organizzazione della volontà di lotta di sempre più vasti strati della popolazione<quindi> come concreta azione di lotta che modifica i rapporti di forza: questi sono dovuti a fattori materiali, e a fattori intellettuali, spirituali il "manovrismo" e lo sviluppo oggettivo e soggettivo > il Partito stesso si trasforma operando e, se opera in una certa direzione; se si contribuisce a farlo operare in una certa direzione...(per questo conta più ciò che fai, che costruisci intorno a te, rispetto alle mozioni, ecc) D) LE CONTRADDIZIONI ESTERNE OPERANO ATTRAVERSO QUELLE INTERNE la mela di plastica (che non marcisce) e quella vera – il crollo dell’URSS - la CINA (cresce la produzione, cresce la coscienza proletaria, crescono le contraddizioni: se non migliorano le condizioni di vita e di lavoro...le fortezze si conquistano dall'interno) - (collegare con precedente punto B) CONCRETEZZA La lotta del marxismo contro gli ideali “astratti” per fuggire dalla realtà, per affermare gli ideali concreti, molla per modificare la realtà. “rispettate gli operai!” – se detto da un prete o da un comunista la reazione dei capitalisti non è identica: perché? - I valori ideali e morali del marxismo e l’analisi della realtà per approntare uomini e mezzi, schieramenti e tappe per inverarli in un progetto e realizzarli concretamente il più possibile – funzione quest’ultima specifica del marxismo Anche noi siamo una realtà da modificare: sei innanzitutto per quello che fai e non per come parli o pensi - il Partito deve porsi all'altezza del VII Congresso: quale percorso concreto? Unità di accordi tra apparati, di compromessi e veti incrociati, di eterne discussioni alla ricerca di visibilità personale o di gruppo, oppure unità sui processi reali, sviluppo delle lotte, individuazione di obiettivi comuni? La relazione del Segretario, la priorità del radicamento nelle lotte di classe,-dà l'esempio con la propria azione concreta- ma ancora ciò non si traduce nell'indicazione di un progetto, di obiettivi di breve, medio periodo...ma la rivista per tutto il Partito (rispetto alle correnti è un concreto passo avanti concretezza vuol dire anche tener conto dei tempi: politica di rapide alleanze di vertice o tenace processo unitario nelle lotte e nelle iniziative? utilità delle parole collegate all'impegno pratico, stimolo e sostegno di un processo concreto in una certa fase: cosa si vuole ottenere? (ad esempio riprendiamo dal III Incontro 2007-2008: ...trasmettere ai nostri dirigenti "siamo pronti a muoverci; perdete forza se non vi muovete; la situazione si va corrodendo a causa di chi agisce come se il partito non esistesse, non esistessero i suoi organi dirigenti; di chi, di fatto, senza alcuna legalità e mandato democratico, non si limita ad aprire una discussione all'interno del partito, ma opera concretamente per lo scioglimento del partito. Voi stessi siete fuori dalla legalità e dal mandato democratico ricevuto se non difendete con decisione il partito da queste azioni illegittime" pensare con la testa del Partito in astratto i problemi diventano incomprensibili e irrisolvibili storicizzare il contesto: nel 1917 nessuno si poneva il problema ambientale (un po' proprio Marx ed Engels) - la scienza poteva tutto - non c'erano limiti alle risorse (limiti principali i rapporti di produzione): il produttivismo in URSS e in CINA: non critichiamo i compagni di ieri per quello che abbiamo capito solamente cento anni dopo...magari senza capire le condizioni reali in cui hanno operato e facendo arbitrarie analogie fra situazioni, ma anche scelte e impostazioni notevolmente diverse. Nessuno ci ha nominati "giudici della storia". 6 IV incontro - 1 - 2009/2010 1)alcuni snodi fondamentali del manifesto a1/a2 - I TEMPI: cosa viene prima e cosa viene dopo b1 - I PROCESSI REALI:le possibilità che offrono e quelle che non offrono c2/c3 -TENDENZE: le classi che vengono alla ribalta. Più classi e strati sociali - c9 formazione e dominio della classe borghese, il lungo processo evolutivo della produzione e distribuzione del prodotto - c11 funzione rivoluzionaria della borghesia OGGI: conservatrice e reazionaria (monopoli, finanziarizzazione dell'economia, imperialismo) si appoggia ai "valori tradizionali": Dio,Patria e Famiglia: - c13 ha trasformato il medico, il giurista, il prete in suoi operai salariati (l'intellettuale, il giornalista, il magistrato). Quando questa condizione viene svelata troppo brutalmente questi strati si ribellano: ma sono "classe lavoratrice"? c26/27; c30 e ss. UN CAMBIAMENTO REALE E' FRUTTO DI FORZE ED AZIONI REALI - il processo di formazione, abbrutimento, ribellione e organizzazione della classe operaia: c27 chi userà quelle armi; c29 l'uomo-macchina; c35 la coscienza di classe, la classe in sé e la classe per sé c47/c48 abolire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo OGGI: LE ALTRE CLASSI E STRATI SOCIALI" IL DOMINIO TENTACOLARE DEL CAPITALISMO E I PROCESSI DI PROLETARIZZAZIONE < il Partito e i movimenti di lotta GLI STUDENTI I GIOVANI: non trasmissione valori, emozioni - bisogno del contatto fisico e spirituale con i genitori e non di "consumi" sostitutivi. Famiglia, Scuola, Lavoro i tre fondamentali veicoli di socializzazione e di stima in sé vengono meno: - per affermare IL PROPRIO RUOLO: gesti estremi, la droga, le bande GLI STUDENTI si organizzano in quanto "lavoratori cognitivi" e comunque a fianco dei lavoratori- si danno cioè un ruolo progressista su cui si aggregano - è il loro punto di vista e va rispettato. OGNI MOVIMENTO DI LOTTA ANTICAPITALISTA è importante per lo schieramento complessivo e noi comunisti siamo portatori degli interessi complessivi del movimento d1/d2 SE QUALCUNO VUOL DIVENTARE COMUNISTA: BENE! MA COME "MASSA", come strato sociale, ci si unisce, e si lotta in quanto strato sociale, col punto di vista proprio di quello strato sociale e di quel movimento di lotta (non dal punto di vista dei comunisti, della lotta di classe) e noi comunisti dobbiamo contribuire allo sviluppo di questi movimenti in quanto tali, in quanto lotta delle masse popolari che lottano e fanno esperienza per affermare le proprie esigenze e il proprio modo di viverle, di lottare per esse, di organizzarsi e "crescere insieme" in queste lotte. Ciò non toglie che i comunisti devono operare -in quanto Partito e singoli compagni- per trasmettere valori e progetto: è "sempre" vero in quanto questione teorica e di metodo; ma nella fase attuale di superamento del "negazionismo" bertinottiano del Partito e del Comunismo acquista particolare importanza; e ancora più importanza acquista in questa epoca di scollamento e disgregazione sociale, specialmente fra i giovani: INSOMMA:tempi; tendenze e processi reali - classe operaia e altre classi e strati -lotta anticapitalista in generale e lotta di classe - partito e movimenti di lotta 7 2)il metodo di analisi marxista riguarda la STRUTTURA: il divenire delle società; la lotta degli opposti; il cambiamento come conseguenza della lotta di classe, del proletariato contro la borghesia; il marxismo come strumento di conoscenza della realtà oggettiva nel suo divenire, conoscenza non fine a se stessa, ma finalizzata allo scontro di classe dalla parte degli sfruttati; i risultati di questa analisi; riguarda la SOVRASTRUTTURA: gli apparati giuridici e politici del potere, lo Stato riguarda la SOVRASTRUTTURA IDEOLOGICA:l’individuazione delle bandiere, dei miti, delle aspirazioni che possono unire e mettere in moto i popoli nella lotta (oppure dividere i popoli e dislocarli contro la lotta) per interessi parziali e ravvicinati fino alla lotta generale anticapitalista, cioè le forme ideologiche, religiose, politiche, dottrinarie con cui i popoli vivono e sviluppano il cambiamento e lo scontro di classe; ENTRAMBE si influenzano reciprocamente a2; elementi sovrastrutturali si trasformano in strutturali: l'intervento dello Stato moderno nell'economia - la redistribuzione delle risorse tratte con le tasse e le imposte - servizi e commercializzazione: l'addetto della sanità privata è un lavoratore? e quello pubblico? I percettori di reddito fisso da lavoro subordinato e pensioni: i lavoratori - ma l'operaio resta il nucleo fondamentale: la FIOM OGGI ENTRAMBE LE ANALISI: servono a comprendere i rapporti di forza e il loro mutamento (e quindi in definitiva servono a comprendere come operare per contribuire a mutarli nel senso voluto) con riferimento agli aspetti oggettivi (mutamento forze produttive e rapporti di produzione) e agli aspetti soggettivi (ampiezza, livello di coscienza e di unità, ideologie, ecc) ; il significato di falce e martello (movimento operaio) e stella (potere politico) rossa (dei lavoratori) - noi siamo stati settari perché volevamo che nel simbolo della sinistra ci fosse ANCHE il simbolo del movimento operaio e comunista; non è settario chi rifiuta il simbolo di alcuni...esso è ideologico...perché, gli altri simboli che sono? Non indicano obiettivi, prospettive, idee ? "Soltanto noi siamo corretti, oggettivi, realistici e quindi non settari": è il linguaggio del potere...devono negare l'esistenza del punto di vista autonomo della classe operaia e delle sue autonome organizzazioni, perché di esse la classe si varrà per costruire la propria egemonia: perché i "menscevichi (minoranza)" formarono un altro partito? PERCIO’ IL METODO DI ANALISI MARXISTA: getta le basi per un “ragionare insieme” e un "crescere insieme" sulla realtà del nostro tempo e su come contribuire allo sviluppo della lotta di classe; consente di individuare (con utile approssimazione) le tendenze della nostra epoca e fonda la possibilità di individuare i passi da compiere nel prossimo futuro e gli obiettivi di prospettiva è il fondamento di quella specifica aggregazione ALL’INTERNO del processo complessivo della lotta di classe e anticapitalista che è il Partito Comunista, parte integrante di questo movimento e, allo stesso tempo, parte differenziata che vive nel movimento con proprie specifiche caratteristiche e vi fornisce (oltre alla partecipazione alle lotte come tutte le altre specifiche componenti) lo specifico contributo delle analisi e dell’agire politico del movimento di lotta basati sul metodo marxista. CHE DIFFERENZA C’E’ FRA UN NEGRO E UNA SEDIA? la teoria della lotta di classe (che è il nucleo fondamentale dell’analisi marxista) è veramente universale: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è praticamente presente in tutto il mondo: in tutto il mondo si pone il problema dell’emancipazione dell’uomo, la sua valorizzazione in quanto tale e non come merce, strumento di sfruttamento e di arricchimento, (oggi, anche come “consumatore”, "debitore" ecc.). Come ieri lo “schiavo negro” così oggi lo “schiavo salariato”, perdendo la sua specificità sociale (produttore di beni in regime di sfruttamento) con cui si manifestano i rapporti di produzione schiavisti, feudali e capitalisti, afferma il valore dell’umanità in quanto tale, risale dalla specificità sociale dello sfruttamento alla universalità del valore della persona umana in quanto tale. questo è il cosiddetto “umanesimo marxista”, ma esso poggia sulla distruzione dei rapporti di produzione particolaristici, alienanti, estranianti ad opera degli stessi operatori alienati ed estraniati: il processo di liberazione dell’uomo non può che essere frutto della lotta degli 8 uomini oppressi, poiché la loro liberazione non è soltanto politica/giuridica/economica (strutturale: produzione e rapporti di produzione), ma anche intellettuale e spirituale (sovrastrutturale) proprio perché poggia sulla lotta di classe degli sfruttati contro le specifiche condizioni di sfruttamento, contro gli specifici e concreti sfruttatori, l’umanesimo marxista è veramente integrale - ridurre il processo di liberazione ad un qualche automatismo economico/politico (crollo automatico del capitalismo) o ad una gentile concessione degli sfruttatori per loro convincimento e presa di coscienza, significa ridurre la liberazione dell’uomo a una subordinata della liberazione di alcuni uomini dalla mentalità di sfruttatori e non a una crescita della moltitudine degli sfruttati medesimi che li mette in condizione di gestire la nuova società priva di sfruttamento. l’universalità della lotta di classe tra proletariato e capitalisti è, in definitiva, la conseguenza della mondializzazione del capitalismo c17/21 e, oggi, della globalizzazione capitalista. Perciò la teoria marxista punta l'attenzione sull'aggregarsi e divenire della classe e delle masse popolari: esse e non i soli comunisti, e non i "capi" o gli intellettuali sono gli artefici del cambiamento I VALORI IDEALI E MORALI, LE BANDIERE, GLI SLOGAN: VALORI/ASPIRAZIONI DEI POPOLI, VALORI DI CLASSE, VALORI DELLA LOTTA = VALORI NON ASTRATTI l’umanesimo marxista: gli individui, le classi, i popoli nella loro realtà di sofferenze, ecc indipendenza nazionale; democrazia; conquiste sociali; solidarietà e unità di classe valori ideali mai integralmente realizzabili (la non violenza assoluta), guida per l’azione: la stella polare valori ideali realizzabili in tempi così lunghi da essere anch’essi, attualmente, guida per l’azione (la totale abolizione di ogni forma di sfruttamento di un essere umano su un altro essere umano – la realizzazione dell’uomo per sé, non estraniato, non alienato) : la prospettiva storica e la prospettiva politica – a quest'ultima ci si lavora fin da adesso valori ideali che entrano nell'attualità della prospettiva politica: obiettivi strategici (ridurre lo strapotere degli USA – gli armamenti – l’arbitrio delle multinazionali – produrre un organico tessuto di “controllo democratico, politico e dal basso” la loro traduzione in obiettivi/valori più ravvicinati, tattici, tappe necessarie,mezzi per la loro realizzazione – essi prefigurano l’obiettivo di prospettiva o ideale? (non necessariamente: la forchetta e il piatto di pasta; la nave che abbandona la rotta per fare rifornimento), tuttavia, oggi, in fase di riaggregazione del movimento operaio e di forte pressione ideologica della borghesia assume particolare importanza l’effetto di rappresentazione e quindi il riscontro più immediato possibile fra ciò che si fa e ciò che si vuole nell’immediato e in prospettiva - (V:pag.8 "non si può fare a meno dei "valori", del "progetto", ma in astratto nulla è comprensibile e risolvibile) L’EFFETTO DI RAPPRESENTAZIONE DEI VALORI: gli ideali, le idee, le ideologie diventano forza reale quando mettono in moto le masse popolari (ancora l'umanesimo marxista) e quindi diventano fattore aggregante: unità del nostro schieramento, alleanze – e spinta che altera i rapporti di forza tra gli schieramenti GLI IDEALI E LA POLITICA DELLE ALLEANZE il “ponte” può essere percorso in due sensi, ma è anche importante capire la natura di fondo del ponte stesso - due esempi: femminismo - unità delle donne: alleanza anticapitalista delle donne proletarie e borghesi o rottura dell’unità di classe fra operai e operaie? Il progressismo connaturato al femminismo: lotta contro lo sfruttamento ambientalismo – il maggior fattore di spreco e attacco alla natura è oggi il “massimo profitto”: distruggo una foresta per guadagnare una lira in più del mio avversario > ambientalisti anticapitalisti – 9 l’ambientalismo intrinsecamente “reazionario” se riferito e finalizzato alla “Natura” cioè all’entificazione di un’idea astratta (Malthus è sempre in agguato) - progressista se finalizzato all’uomo, alle condizioni della sua sopravvivenza e sviluppo nel contesto -e nelle compatibilitàambientale visto dinamicamente in rapporto anche allo sviluppo scientifico e tecnologico (ma se si esprimono pubblicamente queste considerazioni in modo schematico e antagonista, si ostacola lo sviluppo in senso progressista e anticapitalista del movimento ambientalista e si pratica un “marxismo” unilaterale e astratto, assai poco marxista - la polemica, poi rientrata fra Emiliano Brancaccio e Giovenale :Liberazione2007) . Queste lotte vengono portate essenzialmente sul terreno culturale e svelano il loro limite di fondo: sfugge il "come" imporre obiettivi e scelte pure giusti e condivisibili. Qual'è e come si forma lo schieramento che può imporre quelle rivendicazioni al potere economico/politico? Per convinzione di coloro che sono portatori di interessi contrastanti, facendoli uscire dalla grettezza e miopia delle loro posizioni? Parlano ai "ricchi", al "potere" dei guasti su cui poggia la loro ricchezza e il loro potere - come un tempo faceva il socialismo conservatore borghese e38/e42 o quello utopistico e48/e50; e52-e56 PERCIÒ LA SOLA ANALISI E COMPRENSIONE DELL'ESISTENTE: è astratta se vista come immobile è gretta se "materialistica" nel senso di escludere tutto ciò che "non si vede e non si tocca": le aspirazioni e gli ideali dei popoli e dei diversi strati sociali (e dei loro e comuni avversari) PERCIÒ BASARSI SOLO SULLE ASPIRAZIONI SUI DESIDERI, senza analizzare la realtà esistente è astratto e finisce nelle fantasticherie utopistiche, nelle pie elucubrazioni che si risolvono in preghiera e vane speranze e non nell'azione concreta, nella lotta. LA CLASSE OPERAIA "PER SÉ" è un insieme di realtà -abbrutimento- e coscienza, volontà di lotta fino al cambiamento completo del potere politico ed economico - nel quadro di una visione per "processi" e non statica, può essere "definita" solamente in riferimento alle altre classi e strati sociali, nei suoi rapporti (di conflitto, neutralità, alleanza) in continuo cambiamento con queste classi e strati. E ciò è in relazione con i concreti interessi di questi strati e con il loro modo di rappresentarli e di viverli. Ogni definizione della CLASSE IN SÉ, grettamente materialistica e statica, ha bisogno di configurare continue eccezioni e aggiornamenti. DUNQUE LA CLASSE e IL SUO PARTITO SI DEFINISCONO in base ai propri compiti concreti e alla propria azione concreta per il cambiamento del potere esistente e per l'individuazione e formazione del più vasto, organizzato, unito e consapevole schieramento anticapitalistico possibile, a partire da quello della classe operaia. Cioè anche per la capacità di conquistare a questo schieramento altre classi e strati stimolandoli alla lotta nel loro interesse e dal loro specifico punto di vista. Così emerge che anche il Partito di classe si fonda sulle tre fondamentali domande del marxismo: a cosa serve? A chi serve? Tu chi sei? E' logico, perché la problematica che Lo riguarda è figlio del metodo marxista, ma viene a ribadire che la teoria marxista si collega organicamente intorno ad alcuni punti cardini: fatene traballare uno e tutto l'insieme non si regge più. Quando si nota una contraddizione in uno di questi punti nel pensare, parlare, agire di un compagno, di una leadership, ecc. dobbiamo -avremmo dovuto!- sentire subito puzza di bruciato e chiederci a quali logiche, a quali interessi, a quali "punti di vista" esse corrispondono e perché. 10 V incontro - 1 - 2009/2010 1) IL MANIFESTO E LA SOVRASTRUTTURA Il Manifesto fa numerosi riferimenti alla "educazione", "coscienza", ecc. della classe operaia è infatti "un programma completo teorico e pratico del partito". Cioè: senza tener conto dell'aspetto soggettivo (sovrastrutturale) della classe operaia non può esistere "un programma completo teorico e pratico del partito". E non può esistere se questi aspetti sovrastrutturali non sono posti in relazione alle specifiche condizioni di vita e di lavoro della classe proletaria e delle altre classi e strati sociali, alle condizioni oggettive, strutturali dell'intera società. b1" Ma, per quanto essi avessero coscienza dell’antagonismo fatale che esisteva fra la loro propria classe e la borghesia, né il progresso economico del paese, né lo sviluppo intellettuale delle masse operaie francesi erano giunti al grado che avrebbe reso possibile una ricostruzione sociale." ALCUNI PUNTI: a1)"La sconfitta dell’insurrezione parigina del giugno 1848 – la prima grande battaglia tra proletariato e borghesia – ricreò di nuovo, per un certo tempo, le condizioni in cui s’erano sviluppate le aspirazioni sociali e politiche della classe operaia europea." c29)"Il lavoro dei proletari, con l’estendersi dell’uso delle macchine e con la divisione del lavoro ha perduto ogni carattere d’indipendenza e quindi ogni attrattiva per l’operaio. Questi diventa un semplice accessorio della macchina, un accessorio a cui non si chiede che un’operazione estremamente semplice, monotona, facilissima da imparare...Così, a misura che il lavoro si fa più ripugnante, più discende il salario. Più ancora: a misura che crescono l’uso delle macchine e la divisione del lavoro, cresce anche la quantità del lavoro, sia per l’aumento delle ore di lavoro, sia per l’aumento del lavoro richiesto in una data unità di tempo, per l’accresciuta celerità delle macchine, ecc." c37)"Ma con lo sviluppo dell’industria il proletariato non cresce soltanto di numero; esso si addensa in grandi masse, la sua forza va crescendo, e con la forza la coscienza di essa." c40)"In tutte queste lotte essa (la borghesia) si vede costretta a fare appello al proletariato, a chiederne l’aiuto, trascinandolo così nel moto politico.Essa stessa, dunque, dà al proletariato gli elementi della propria educazione, gli dà cioè le armi contro se stessa." Ma il dominio della borghesia è destinato a finire per logica interna al meccanismo stesso dell'economia capitalistica.(c6-c7;c23-c25) E questa volta gli strati che si contrappongono all'assetto capitalistico non sono altri strati di "dominatori", ma gli sfruttati stessi, che diventano capaci di vincere e di gestire la nuova società attraverso un duro processo di evoluzione (c34) Il Manifesto non mitizza il proletariato. La coscienza è il risultato di un processo complesso dovuto a diversi apporti (c40-c45), ma soprattutto alle lotte. All'inizio il livello di coscienza è molto basso "gli operai formano una massa dispersa per tutto il paese e sparpagliata dalla concorrenza" (c34-c36); le conquiste via via raggiunte vengono annullate dalla borghesia (c38)"Di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli operai. Essa è agevolata dai crescenti mezzi di comunicazione che sono creati dalla grande industria e che collegano tra di loro operai di località diverse. Basta questo semplice collegamento per concentrare le molte lotte locali, aventi dappertutto egual carattere, in una lotta nazionale, in una lotta di classe (e cascano molti degli argomenti autoassolutori dei "capi" voltagabbana che scaricano tutto sui mass-media). Ma ogni lotta di classe è lotta politica" Il risultato "stabile" è la crescita della coscienza della propria forza, la loro unione sempre più estesa; la progressiva comprensione degli inevitabili aspetti politici di ogni lotta 11 di classe, poiché la più misera rivendicazione "dal basso", strappata con le lotte, è un atto di ribellione.(c34;c36-c39) D'altra parte i marxisti fanno riferimento alla classe operaia perché è costretta a ribellarsi dalle sue stesse condizioni oggettive di vita e di lavoro; perché è alla base della produzione della ricchezza e quindi del potere capitalistico; perché conosce i meccanismi della produzione e quindi della vita della società; perché la lotta la educa al "crescere insieme", alla socialità, all'organizzazione, alla disciplina che acquisisce più di ogni altra classe e strato sociale. In un periodo di "crisi dei valori" noi dobbiamo porre in evidenza i valori e gli ideali del comunismo, l'affermazione dell'essere umano in quanto tale, liberato da ogni sfruttamento nell'interesse di altri esseri umani. Ma la ribellione nasce dalla coscienza di una condizione oggettiva, la riuscita di questa "ribellione" dipende da tutta una serie di circostanze oggettive, strutturali. La schiavitù salariale, l'asservimento alle macchine diventano intollerabili quando le contraddizioni strutturali della società borghese cominciano a venire al pettine. E' la classe operaia insieme alle masse popolari che opereranno il cambiamento, ma questa possibilità si pone, si sviluppa e si impone come conseguenza dello sviluppo oggettivo di contraddizioni oggettive e dello sviluppo soggettivo della classe e delle masse sulla base di queste contraddizioni; non c'è una classe già bella e pronta, come non c'è un percorso già tutto definito, né un Partito, né una società ideata a tavolino perfetti e immodificabili: basta seguire il geniale progetto dell'ideatore. Le idee dominanti in una società sono quelle della classe dominante (d59-d59): la ribellione anche di pochi operai dimostra che questo dominio è messo in discussione, non regge più. Struttura e sovrastruttura, condizioni oggettive e sviluppo di coscienza e capacità sono gli elementi essenziali perché il cambiamento venga perseguito realmente - nella realtà delle cose- e non nel pensiero di qualche riformatore (d6-d7);con la lotta e non per opera di convincimento verso i potenti, e neppure con le paterne esortazioni dei preti e con le preghiere nei templi. Il Manifesto dimostra che, come la borghesia ha instaurato il suo potere, così lo perderà: nulla è eterno; e che questo processo è oggettivo, ma che il processo avviene per movimenti di lotta quando le cause oggettive mettono in moto la volontà delle grandi masse (c24,ss) ;e che (d69)" Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive". Un percorso inverso a quello della borghesia; dal potere politico a quello economico, perché la nostra classe, semplicemente, non ha alcun potere economico se non lo esercita attraverso quello politico, tranne, ovviamente il "potere" di bloccare la produzione con la lotta. Il Manifesto è dunque il "programma completo teorico e pratico" della lotta dal basso; della lotta di classe 2) PERCHÉ IL MARXISMO LOTTA CONTRO L’IDEALISMO? È NATO IN QUESTA LOTTA Condizioni oggettive: sviluppo forze produttive ed emergere della lotta di classe proletariatoborghesia (le condizioni oggettive della democrazia e del socialismo) (c21-24;c27-39) - le basi oggettive della lotta di classe (b1) Condizioni soggettive: classe in sé e classe per sé (c38) reciproca influenza (d60) Un processo della realtà: linee di tendenza: "si va sempre più scindendo...le classi del Medioevo sono sospinte nel retroscena (non eliminate)(c3;c8) Le condizioni reali dell’ inurbamento e dell’industrializzazione: la miseria, la promiscuità, l’incertezza del futuro, l'asservimento della campagna alla città - dell'Oriente all'Occidente (OGGI?) (c18-c20) 12 La mediazione del consenso: potere + consenso: anche un dittatore, le belle divise - i paramenti del prete, gli ori delle chiese. La funzione dei preti. I preti “laici”: gli intellettuali La piccola borghesia e la classe: le caratteristiche della piccola borghesia: intermedia; conciliatorismo; differenziazione da proletariato; aspirazione a dirigerlo - aspirazione a entrare nel salotto buono; idealismo astratto e buoni sentimenti: il latinorum”, i giudizi moralistici e assoluti, le roboanti frasi rivoluzionarie, al posto delle analisi delle condizioni concrete dello scontro di classe e dei passi da fare - mai dal “cosa” al “come”: come i preti veri - e questo atteggiamento lo portano nel partito (c41/45;e11/17;e35/42) Il ricorrente utopismo di sinistra–debolezza del movimento operaio: ritorno all’indietro ma nuovo percorso (no livello di partenza: ricostruire; le "puzze sotto il naso" La media e piccola borghesia e il partito - il partito e i dirigenti da cosa nasce la teoria? dalla pratica della lotta di classe (c35,ss) e dalla coscienza interna e coscienza esterna – movimentismo/spontaneismo e "chiesa" (c27/42); - in particolare: (c13;c33): gli altri strati, gli strati intermedi - (c43); la classe operaia non è l'unica classe "rivoluzionaria" è quella rivoluzionaria fino in fondo maggiore esposizione: richiamo per lusinghe; stile di vita > direzione del proletariato come mezzo di scalata sociale Per completezza: il pragmatismo positivista, altra faccia della borghesia, Homo homini lupus: Bush OGGI però proletarizzazione del pubblico impiego, dell'insegnante, ecc - frantumazione della piccola borghesia tra una minoranza relativamente più garantita e parassitaria; una minoranza ancora più esigua- che tende ad entrare nella media borghesia, e la maggioranza proletarizzata. Gli strati "subalterni" insieme vedono aumentare il distacco con la media borghesia asservita al potere che mantiene e migliora il proprio tenore di vita. Reciproca influenza, ma attenti! "la classe si è imborghesita!" "avete una concezione mitica degli operai, non sono più quelli di una volta!.." Ma gli "operai di una volta" non sono nati belli e pronti per le lotte come voi li pensate! C'è voluto un lungo e duro processo di educazione; ma tu sei il Partito, il sindacato: sta a te, a noi, di stimolare la crescita l'unità, l'organizzazione: ancora "puzze sotto il naso" e non far nulla- per non far nulla!: Queste persone non troveranno mai un operaio che sia all'altezza della lotta che non vogliono fare! Ieri non c'era la classe operaia; oggi che gli operai lottano per il diritto di essere "schiavi salariati", perché pure questo gli vogliono togliere, non sono abbastanza maturi per le lotte vere, di "alto livello" come le vogliono questi impavidi rivoluzionari: l'idealismo astratto è spesso la "profondamente convinta" copertura di scelte inconfessabili. IL PARTITO il partito come strumento fondamentale delle analisi di classe e quindi della prospettiva politica, della strategia e delle tattiche per realizzarla: dalla prospettiva al progetto, fondata ipotesi di lavoro (d1-d13) dal movimento al partito - coscienza esterna e coscienza interna - equilibrio fra spontaneismo e conoscenze/organizzazione (c38/42) (v.sopra:la piccola borghesia e la classe) le funzioni del partito (memoria storica/accumulazione di esperienza, analisi dell’esperienza, generalizzazione, teorizzazione, aggiornamento e trasmissione del metodo, accumulazione di dati e conoscenza della realtà, elaborazione obiettivi intermedi e immediati) il partito si organizza per assolvere queste funzioni - specifico compito nel movimento. Come la teoria: non elucubrazione di intellettuali ma si modella man mano per soddisfare le necessità politiche dei suoi iscritti -dell'Organizzazione- e del movimento complessivo delle lotte, cioè per dare risposta concreta alla richiesta di politica della società civile antagonista agli sfruttatori e alle loro politiche il partito strumento fondamentale del "far politica" delle lotte,del"crescere insieme" 13 unione di persone che dedicano sistematicamente il loro tempo a queste funzioni – crescono con le lotte – nella accumulazione di conoscenza – nella riflessione sull’esperienza - nel dibattito e approfondimento politico la soggettività del comunista:spaccato della realtà del paese (tranne i padroni) e impegno per realizzare la prospettiva socialista perché un sindacalizzato, un no global viene al partito? Cosa vuole? Come soddisfarlo? DALLA CONTRADDIZIONE ALLA POLITICA DI CLASSE la questione del potere:influire sulle decisioni politico-economiche (d69) la presa del potere: la lotta armata; la rivoluzione come imposizione dal basso, con la lotta, di scelte diverse, di un funzionamento diverso di apparati e istituzioni -eventualmente anche entrando nelle istituzioni- ma anche incidendo direttamente sulla produzione (boicottaggi, ecc). il far politica dello schieramento di lotta - in ogni caso si opera: per contenere contraddizioni nostro schieramento, elevare unità, capacità di lotta, di organizzazione, ecc. :il cambiamento è opera degli stessi sfruttati non di ristretti gruppi di "illuminati" o di "votati alla morte" (c27 ss.; c35/39 condizioni oggettive e soggettive di sviluppo della coscienza di classe<b1); per accrescere le contraddizioni interborghesi (a livello internazionale e interno)(c40) la sintesi dei valori e degli obiettivi - la politica delle alleanze la definizione di obiettivi immediati (tattici): sentiti dalla nostra gente; unificanti, credibili, passi verso gli obiettivi di prospettiva, modo della realizzazione e non abbandono di quelli, non necessariamente prefigurazione re la loro effettiva realizzazione: attraverso le lotte (aspetto fondamentale e strategico) attraverso la politica delle alleanze(assolutamente necessaria, ma ausiliaria e tattica) attraverso l’influenza e la presenza (se praticabile per tali fini) nelle istituzioni sfruttando le contraddizioni in seno alla borghesia diversità rispetto a Marx: suffragio universale/tasse/redistribuzione del reddito operato dallo Stato: lo Stato è ancora soltanto “sovrastruttura”? - il rapporto e i "confini" fra struttura e sovrastruttura cambiano (gli addetti ai servizi/pubblico e privato) l’influenza e la mediazione degli e con gli interessi popolari la crescita di importanza del consenso/col crescere del benessere - democrazia e sviluppo economico (non è ciò che scordano alcuni ambientalisti?) dalla teoria alla definizione delle tendenze di fondo della nostra epoca, alla strategia e alla tattica del movimento operaio La partita di calcio:pubblico occasionale; tifoseria; tifoseria organizzata; squadra in campo: chi utilizza la teoria marxista? a chi parla? chi sei tu? (VEDI I incontro): la squadra in campo partito di massa e "quadri di base", il motorino, il punto di riferimento e di orientamento in ogni circolo, ecc il processo, il formarsi della coscienza collettiva: allenamento dei muscoli nello sport (ancora una volta c27-43)< il "crescere insieme" 14 VI incontro - 1- 2009/2010: l’ateniese e la mosca Se potessimo studiare con calma...e invece più la lotta è intensa e ravvicinata più siamo stimolati a capire e quindi a studiare, più ci poniamo concretamente la domanda del "che fare?" LE DOTTRINE SOCIALI E POLITICHE CHE SI BASANO SU FORMULAZIONI ASTRATTE, IDEOLOGICHE , SOVRASTRUTTURALI sono veramente parziali e particolaristiche, in quanto legate al particolare assetto della società in cui si producono e alla specifica collocazione in tali società dei loro ideatori e sostenitori -possono sconfinare in politiche "pubblicitarie", parole, programmi, iniziative costruiti su indagini di mercato come una merce Es: l' elettorato medio; iniziative di mera propaganda, per ottenere spazio sui mass-media: la "cosa rossa" come mera propaganda e non come processo da costruire nelle iniziative e nelle lotte nel paese innanzitutto, e quindi nelle istituzioni, e, se possibile, nella maggioranza e, nel governo: forzare il processo cadendo nella politica spettacolo -e quindi nell' antipolitica- rischia di bruciare il processo giusto, utile e necessario. Una sedia, se perde la sua specificità sociale, risalendo alla sua universalità, non è che un pezzo di legno: il suo specifico valore è proprio nella sua specificità sociale. Il negro perdendo la sua specificità sociale non è più uno “schiavo nero”, ma una persona di colore, afferma l’universale umanità che è in lui. rischiano perciò di essere un momento di divisione dei popoli, il riflesso delle divisioni sociali, della divisione tra popoli ricchi e popoli poveri, tra popoli così forti da non metabolizzare il loro essere in guerra, perché dalle guerre che fanno i loro governi non subiscono conseguenze traumatiche, e popoli aggrediti da quei governi. Si può porgere il “pacifismo”integrale a popoli che vengono aggrediti, bombardati o che soffrono fame e malattie endemiche a causa dello sfruttamento imperialista? O l’integralismo pacifista può svilupparsi solamente nei popoli non aggrediti, nei popoli dei paesi aggressori? basandosi su affermazioni di principio: non consentono il “ragionare insieme”. Non aprono una discussione, ma la chiudono non consentono l’individuazione di obiettivi concreti cui tendere e il percorso di breve e medio periodo per conseguirli non fondano uno specifico aggregato - il Partito Comunista – nell’ambito del movimento di lotta perché non forniscono elementi di analisi, l’individuazione di obiettivi immediati e di prospettiva, il “far politica” delle lotte che è la funzione specifica dei comunisti nel processo di lotta. tuttavia, la loro specificità sociale, storica, geografica, deve essere oggetto di valutazione attenta perché potrebbe costituire (come per la sedia) il loro vero valore: -sono motivi di aggregazione e di lotta di alcuni popoli? -sono motivi di aggregazione e di lotta di alcuni strati sociali? -sono l’espressione aggregante di un nuovo “movimento operaio”? che risulta dall’assorbimento di parti della piccola borghesia, del sottoproletariato urbano; che risulta da condizioni di vita che non sono molto distanti da quelle di questi strati sociali, un tempo del tutto autonomi e differenziati? Che risulta da condizioni di lavoro precarie, disgregate, parcellizzate, spesso individuali, svolte nella propria abitazione o in minuscoli nuclei di lavoratori? Che risulta da lavori di nuovo tipo (servizi; prodotti di beni virtuali come loghi, griffe, design, stili, marchi; pubblicità; commercializzazione)? (c33;c41-42) -sono l’ espressione aggregante di un’alleanza fra nuovo “movimento operaio” e altri strati o componenti sociali che possono essere uniti nella lotta anticapitalista (o in alcuni aspetti di questa lotta? Bovè è un operaio?) -sono l’espressione della necessità di “certezze assolute” di un’umanità -di quella parte di umanità- che sente vivamente il vortice disgregante di valori conseguenti alla continua “rivoluzione” capitalistica? (c11/16)? di una rivolta ideale ai falsi valori del capitalismo in putrefazione “Dio, Patria e Famiglia” intesi come il mio Dio, la mia Patria, la mia Famiglia e la conseguente 15 mentalità di guerra che si vuole diffondere? Si noti il camuffamento della sostanza del potere capitalistico, la regressività di tali valori, tipici delle società in decadimento, contrapposta alla “rivoluzione” e “sincerità” dei valori che portò la borghesia nella fase di affermazione: non si deduce, anche da questo, la putrefazione del capitalismo, e la mancanza di prospettive di una borghesia sempre più parassitaria e meno produttiva? Non è questa la ragione per cui lo sviluppo mondiale (ordine, pace e benessere) per diffuso dominio (anche con la guerra) dell’impero americano è una mera chimera? E la ragione per cui il nuovo movimento operaio, questa volta, non appoggia il nuovo del capitalismo, cioè la sua putrefazione parassitaria, finanziarizzata, di pura speculazione, ma si allea -semmai- con la borghesia “produttiva” (cioè col "vecchio" capitalismo), se subordinata e quindi interessata alla indipendenza dalla prima? (c3;c11- 12;c40-41) -oppure la loro specificità sociale è indizio di un regresso nel livello di coscienza delle masse sfruttate in lotta, dovuto, non solo ai fenomeni sociali già descritti, ma anche alla scomparsa del “campo socialista” e della conseguente negativa alterazione dei rapporti di forza? E quindi negazione del livello di coscienza prima raggiunto e ritorno a vecchie concezioni già sconfitte nel movimento operaio? (a1-2) LE ANALISI DI CLASSE, METODO NECESSARIO -(c27) "la borghesia...ha anche creato gli uomini che useranno quelle armi - i moderni operai, i proletari" -(c38) "di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli operai -(c49)"Il movimento proletario è il movimento indipendente dell'enorme maggioranza nell'interesse dell'enorme maggioranza." -Marx, la guerra civile in Francia (Gueciv-171), lettera a Weyedemeyer, 5 marzo 1852: "Per quanto mi riguarda, non a me compete il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna e la loro lotta reciproca. Molto tempo prima di me, storiografi borghesi hanno descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi la loro anatomia economica. Ciò che io ho fatto di nuovo è stato: 1) dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; 2) che la lotta delle classi conduce necessariamente alla dittatura del proletariato (d69-70); 3) che questa dittatura medesima non costituisce se non il passaggio all’abolizione di tutte le classi e a una società senza classi".... -Perché Dini, Bordon e quattro loro amici contavano più dei 60 parlamentari del Partito? - Pannella e dieci radicali in piazza più di migliaia di operai? -Perché le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e delle masse popolari continuano a peggiorare? -Perché talune culture e religioni compaiono da protagonisti sulla scena mondiale? -Come evitare che la situazione sbocchi in una devastante guerra mondiale? Prescindendo dal rapporto con la produzione, col lavoro, non è possibile fornire risposta a certe domande. L'analisi di classe, il marxismo non risponde a tutte le questioni e neanche a tutte le domande che pone una singola questione, ma è impossibile farne a meno... Sempre che, per "immobilismo adorante" o per procedere sui pochi aspetti conservati dalla memoria di studi marxisti effettuati molti anni addietro, non si riduca il marxismo a schemi imbalsamati, disorganici e catechistici dei soli punti fondamentali (tutte le contraddizioni sociali sono contraddizioni di classe e la contraddizione di classe è solo fra proletariato e borghesia,ecc.ecc.) o a "comandamenti". Sempre che non si veda nel mutamento solamente il "vecchio" o solamente il "nuovo": -la forza dei lavoratori cala per vari motivi strutturali e sovrastrutturali, quindi il lavoro non è più elemento identificante degli strati sociali e a esso viene sostituito il criterio dei consumi, ecc.ecc..."gli operai non sono più quelli di una volta!" -Ma già una volta una massa abbrutita si è ribellata, si è organizzata, ha prodotto culturale ed egemonia: perché ha perso tutto questo? Come l'ha conquistato una volta può riconquistarlo. L'operaio dei paesi occidentali ha qualcosa da perdere oltre le catene, ma, vogliamo parlare anche di queste catene: quanto sono pesanti e dolorose? Perché non girano quegli opuscoli sulla condizione operaia che "una volta" Sindacato e Partito producevano? -Analizzate qualità e quantità di consumi per "strati sociali" e avrete ancora oggi una mappa censitaria della società, e, se andate un po' più a fondo (condizioni di lavoro, rischi, sicurezza, precarietà, prestigio sociale, tutele giuridiche e sociali, igienico/sanitarie, effettiva uguaglianza di diritti e doveri, ecc) avrete una mappa per classi 16 -L'evasione di massa porta a dividere la società italiana in due blocchi sociali - chi può evadere e chi noma non corrispondono a chi mantiene e accresce il proprio reddito (profitto, rendita, ceti medi professionali, commercianti) e chi continua a vederlo decrescere (percettori di reddito fisso)? Nello stesso tempo le condizioni di vita e di lavoro di un insegnante e di un operaio sono veramente così vicine? (anche se, per certi aspetti si sono riavvicinate) ? LA LOTTA DI CLASSE È VERAMENTE UNIVERSALE: Un ateniese dice: “tutti gli ateniesi mentono”, ma se l'ateniese mente vuol dire che tutti gli ateniesi dicono la verità, ma come è possibile se questo ateniese mente?. Assolutizzando, si perde la possibilità di una soluzione EFFETTIVA per QUESTO mondo (l’anticapitalismo dei preti, il socialismo clericale, il socialismo utopistico, il socialismo conciliatore borghese: l’Assoluto assoluto, la società perfetta dell’altro mondo o elaborata a tavolino, l’eternità del potere borghese)...nella realtà alcuni ateniesi mentono e altri dicono la verità, e, ancora peggio, i medesimi ateniesi a volte dicono la verità e a volte mentono...Ma quante volte ai comunisti si contrappongono giochini verbali in fondo riducibili a questo? porta alla luce l’uomo in quanto tale, come fine, come valore assoluto, come artefice della sua propria liberazione e quindi indica l’obiettivo finale e lo pone all’uomo, si propone la strada concreta per raggiungerlo da ricercare insieme - e perciò fonda una teoria e una pratica del cambiamento: la teoria e la pratica dell’umanità che cresce e si modifica nel processo di liberazione le ideologie idealistiche sono parziali e temporanee, legate a mode, specifiche circostanze geografiche, storiche, di classe, ecc perché portano l’uomo fuori di sé, lo sottopongono e lo limitano ad un fine esterno alla propria umanità, a un Dio, o ad un altro uomo, lo rendono monco in una società monca perché divisa in dominanti e dominati) fonda uno specifico aggregato nel processo di lotta: il Partito accumulare l’esperienza, rifletterci, generalizzare, approfondire e cambiare la teoria; definire il più possibile il progetto, gli obiettivi di prospettiva, i passi da compiere in base agli effettivi ed attuali rapporti di forza, come migliorarli, le alleanze necessarie; il ragionare insieme metodico e stabile: elemento di crescita di un intellettuale collettivo/di una coscienza collettiva di partito, di classe e di popolo -apporto specifico dei comunisti al movimento di lotta La mosca sul vetro - La verità assoluta e la verità relativa - La mosca sul vetro e l’ateniese: una cosa può esistere anche se non la vedi, se non la cogli con i sensi (il vetro per la mosca che vi sbatte), ma non è detto che esista sempre ciò che non vedi, non puoi assolutizzare la singola esperienza: questa non afferma né nega in assoluto (i movimenti di lotta non muoiono; la mosca continuerà a volare, perché deve volare per vivere, anche a costo di sbattere che è una possibilità non una certezza...a proposito, volete fare uscire la mosca dalla finestra? Basta aprire uno spiraglio: il flusso dell'aria, i sensi, l'esperienza concreta indicheranno alla mosca la via). Le verità "assolute" del marxismo: sempre verificabili nella pratica, valide solamente sulla base di determinate circostanze concrete (mai sempre e in tutti i luoghi). Se la teoria marxista fa a pugni con la realtà: o la teoria è sbagliata o l ‘applichiamo male, o siamo in un’altra fase. Basarsi sulla "tradizione" comunista di un popolo, o misurarsi col problema di ricostruire -nella lotta- la coscienza politica della classe, compattare e orientare il malessere delle masse popolari? E, se si pone questo -e, inevitabilmente, il metodo marxista di analisia fondamento del nostro impegno, non avremo avviato un percorso per tornare ad essere comunisti realmente, nella pratica; per ricostruire un Partito comunista rifondato, perché veramente attuale e non perché basato su astruserie nuoviste elaborate a tavolino e su un astratto (e comodo) rifiuto del passato? 17 IL MUTAMENTO:VECCHIO+NUOVO (c03) “La società moderna si va sempre più scindendo in due classi opposte:proletariato e borghesia” vecchi strati sociali, che avevano proprie caratteristiche, vengono assorbiti nella nuova “classe operaia” (c13;33;41-42;44-45): oggi, il sottoproletario e l’impiegato, l’addetto ai servizi, alla commercializzazione, ai “nuovi lavori”, col superprecarizzato, l’inoccupato e il disoccupato. Perfino una parte dei lavori tradizionalmente riservati ai “professionisti” entrano a far parte del “lavoro subordinato” lo stato è ancora sovrastruttura o entrando a far parte del meccanismo di redistribuzione del reddito, è diventato struttura? Prendere i soldi ai lavoratori e darli ai capitalisti non è succhiare plusvalore e formare capitale?...Gli elementi strutturali e sovrastrutturali cambiano di ruolo restano spezzoni dei vecchi strati sociali (es: la lotta al latifondo, la riforma agraria, in Italia è avvenuta, parzialmente, a partire dal 1950) (c8: la borghesia ha sospinto nel retroscena (non eliminato) tutte le classi che erano un ‘eredità del Medioevo) si formano nuove stratificazioni sociali intermedie che in genere funzionano come anelli di una catena che collegano gli strati inferiori a quelli superiori, fino al “ponte di comando”, ma anelli deboli, anche portatori di contraddizioni nella catena borghese il negoziante, nel Manifesto (c32), fa parte integrante della borghesia; oggi non si potrebbe includere semplicemente tra gli sfruttatori: il piccolo negoziante odia i supermercati e teme la riduzione di reddito dei suoi clienti, dei ceti popolari) Se così non fosse, non si porrebbe una “politica di alleanze” tra classe operaia e altre classi o strati sociali. Il capitalismo, ridotto a un pugno di grandi sfruttatori a causa della concorrenza e della lotta tra capitalisti, crollerebbe automaticamente, come sostengono alcune teorie sul superimperialismo o l’ultraimperialismo: il concreto perseguire degli obiettivi di classe, inclusa la politica delle alleanze, è il contrario di una politica di cedimento e di rinuncia, di attesa di inesistenti crolli automatici o di cambiamenti "dall'alto", al di fuori dello sviluppo e dell’impegno nella lotta di classe. Dunque il "concreto" è la via per l' "universale" se come "universale" si pone l'essere umano se il "concreto" sono l'asservimento dell'uomo, le concrete condizioni del suo asservimento se il "concreto" sono le concrete circostanze per la ribellione e il concreto svolgimento della lotta per il cambiamento se questa lotta è svolta da coloro che concretamente hanno il massimo interesse a svilupparla, nelle concrete forme che arrivano a concepire e a praticare. 18 VII incontro - 1 -2009/2010 A) c8: LA MONDIALIZZAZIONE:il Processo:l'analisi della realtà E’ un processo già in atto al tempo della redazione del Manifesto, che si incrocia col processo di colonizzazione dei paesi poveri (c20) nei secoli “feudali” e “mercantilisti”ci si impadronì di basi e di terre e si sviluppò il commercio il capitalismo la sviluppò come sbocco delle proprie merci (c17/19) e introdusse alcune pratiche che si svilupparono metodicamente nella fase successiva l’ imperialismo vi cercò sbocco per i capitali e impose lo ” scambio ineguale“ delle merci, i dazi per le merci dei paesi poveri e il libero mercato per le proprie. Nei paesi poveri, poi, si relegarono le produzioni più “povere” (a minor valore aggiunto), più inquinanti, più pericolose (che fino agli anni ’60 si svolgevano, ad esempio, anche in Italia: raffinazione petrolio, diossina – vedi Seveso) e nei paesi ricchi si mantennero e svilupparono le produzioni più redditizie e strategiche (chimica fine, armi sofisticate, ecc), nonché le attività ad alto valore aggiunto, di marketing, pubblicità, ecc. e le centrali della commercializzazione) con minore impatto ambientale e conflittualità sociale. OGGI, la globalizzazione significa l’estrema finanziarizzazione dell’economia, il massiccio impiego di risorse nella speculazione, il peso del “motore” americano che impone la propria politica di indebitamento USA e di estrema “virtuosità” per gli altri, la delocalizzazione del lavoro, l’accaparramento delle risorse, la dislocazione di basi militari, l’aggressione e la destabilizzazione dei governi locali. E adesso crisi economica; calo in percentuale dei flussi di produzione dall'Occidente a Cina, India, Brasile; tramonto del "signoraggio" americano; pericoli di guerra Ogni nuova fase non abolisce le forme di mondializzazione precedenti: esse convivono nella rete di sfruttamento dei paesi poveri da parte dei paesi ricchi Le basi strutturali del cambiamento – mezzi di produzione, rapporti di produzione e classi: l'analisi storica rivela e dimostra il metodo scientifico dell'analisi di classe nel Medioevo, dai servi della gleba ai borghigiani (c4) scoperta America, circumnavigazione Africa, mercati orientali, colonizzazione, crescita scambi e merci > manifattura: dai maestri di bottega al medio ceto industriale (c5-6) vapore e macchine > il capitalismo industriale (c7) – capitalisti e proletari ma ora nuova contraddizione fra mezzi di produzione e rapporti di produzione: si pone la necessità di un nuovo cambiamento (c25): i proletari: che useranno le armi che recheranno la morte al capitalismo (c27) struttura e sovrastruttura:il mondo si fa borghese il potere politico della borghesia (c24) continua rivoluzione condizioni di vita e credenze: nulla stabile e duraturo (c16) struttura e sovrastruttura:la coscienza del proletariato c30: gli operai vengono ammassati e organizzati militarmente. OGGI:dispersione e divisione lavoratori, lavoro a domicilio, individuale: come influisce su livello di coscienza lavoratori? c31: i proletari meri strumenti di lavoro/merci c34/36;c38: la ribellione, la lotta e la coscienza sindacale c39: da una coscienza sindacale nazionale alla coscienza politica: occorre porsi il problema del potere politico per dare stabilità alle “conquiste” operaie: dall’organizzazione sindacale al partito il proletariato non si pone la questione del potere politico, in una situazione in cui ha già in mano, in larga misura, il potere economico, come è avvenuto per la borghesia (c10;c24), esso deve porsi la questione del potere politico per condizionare - porre sotto controllo – sgretolare abbattere il potere economico capitalista B) Necessità della lotta di classe politica Non si può spezzare il marxismo in sociologia (metodo della conoscenza della società), umanesimo (liberazione dell’uomo) e lotta 19 Non si può dividere il materialismo storico (metodo della conoscenza) dal materialismo dialettico (lotta antagonista proletariato-borghesia, processo) Non si può prescindere dalla “questione del potere” sia che si “prenda il potere” in un intenso e concentrato processo rivoluzionario, che comunque richiede anni, sia che -nel processo rivoluzionario- si eroda con gli strumenti della democrazia (lotte “pacifiche” di classe e sociali, poteri dal basso, presenza nelle istituzioni). Esercitare una pressione via via crescente sulle istituzioni, e, se vi sono le condizioni, entrare in esse a tale scopo, non è “prendere il potere” ma è certamente porsi il problema dell’uso “democratico” delle istituzioni borghesi, trasformandole ed educandosi in questo processo: è porsi la “questione del potere”: l'egemonia non può essere soltanto un fatto culturale. Le istituzioni devono diventare -anch'esse- un luogo della lotta d classe e sociale e non solo di "rappresentanza" di interessi, sia pure degli interessi della classe e delle masse popolari i movimenti femministi sono realmente totalmente contro il "potere"? -noi rispettiamo ciò che questi movimenti anticapitalisti "pensano di se stessi"(v.IV incontro, pag. 11 inizio)- ma dobbiamo notare che essi hanno lottato per norme di legge - la formulazione, l'aggravamento e la repressione di certi reatiallora non si limitano a "criticare integralmente" il potere, ne pretendono l'intervento a tutela di certi interessi, proprio come gli operai e noi comunisti, nel corso delle lotte C) c28/31;c46 - le condizioni di vita del proletariato nel quadro dello sfruttamento capitalista e del processo di sviluppo del capitalismo: OGGI è proprio vero ciò che diceva il Manifesto? La lotta sindacale e politica dei lavoratori è riuscita a porre dei limiti allo sfruttamento, a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori? OGGI i lavoratori vivono al limite della sussistenza? non hanno nulla da perdere che le proprie catene? Il Welfare (d21;f10) Se il processo di distruzione/superamento del capitalismo fosse un processo totalmente oggettivo ogni lotta sindacale, ogni lotta per obiettivi parziali di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (le otto ore; la casa; ecc) sarebbero forme di corruzione che distolgono il proletariato dai suoi compiti rivoluzionari. Il processo, invece, richiede l’intervento consapevole dell’uomo (aspetto soggettivo): richiede un becchino e questo becchino, il proletariato (oggi:il moderno movimento operaio), si forma e si pone all’altezza dei propri compiti, si educa attraverso un processo di lotte e in base alla elaborazione della propria esperienza, passata e presente a1-2;c39: il livello di coscienza del proletariato non si sviluppa soltanto in avanti, può anche regredire in base a fattori strutturali, al successo o meno delle lotte, al peggiorare dei rapporti di forza con l’avversario di classe. In certe fasi la regressione può dipendere anche da uno sviluppo in ampiezza del movimento operaio che acquisisce alla lotta parti degli altri strati sociali o lavoratori poco sperimentati nella lotta di classe, o per il “benessere” di alcuni strati di lavoratori: l’aristocrazia operaia (socialdemocrazia, revisionismo): a fasi in cui si va all’approfondimento succedono fasi in cui si raccoglie col "cucchiaio largo" la teoria cambia col processo di conoscenza-lotta-conoscenza. Col mutare del livello di coscienza del movimento operaio Non si può prendere la vecchia elaborazione al punto di arrivo, né abbandonare i fondamenti del marxismo (lotta di classe operai/capitalisti, individuazione dell’avversario di classe, obiettivi di prospettiva e immediati, abolizione della proprietà dei fondamentali mezzi di produzione). Dal NUCLEO a un nuovo affinamento della teoria nel corso dell’ attuale scontro di classe Nel V incontro (pag.14 OGGI) si è parlato degli operai che "non sono più quelli di una volta" come influenza piccolo-borghese nel Partito (oltre che nella società) che porta al disimpegno. Nel VI incontro (pag.17 penultima - ) si notava che "già una volta una massa abbrutita si è ribellata, si è organizza, ha prodotto cultura ed egemonia" per porsi subito 20 dopo la domanda "quanto sono pesanti e dolorose le catene che opprimono OGGI la classe operaia? Qual'è OGGI la condizione operaia" La realtà, sembra, quella di una passività derivante: dal timore di perdere (tanto più a causa dei cambiamenti epocali dell'occidente globalizzato) l'unico "diritto" fondamentale degli operai nella società capitalista: quello di essere merce, macchina tra le macchine, schiavo salariato, cioè di perdere la propria condizione di operaio che permette di vivere dalla sfiducia seguita all'abbandono da parte dei dirigenti e delle organizzazioni operaie (c28-29). Questa passività è aiutata dalla funzione anestetizzante del consumismo e dei mezzi di comunicazione di massa. E' comodo vedere il solo aspetto soggettivo della questione. E' comodo spezzare l'unitarietà della condizione operaia -cui corrispondono specifiche caratteristiche di classe- per parlare di società "liquide", di "fine della classe operaia",ecc.: anche tutto ciò ha una precisa funzione anestetizzante. E, inoltre, proietta sulle analisi delle società il punto di vista "indipendente" di uno strato sociale del ceto medio, che OGGI non se la passa male, quello degli intellettuali "disorganici". Si capisce che questi si specchiano nelle teorie del socialismo utopistico o nelle "scientifiche" formulazioni teologiche/filosofiche/economiche del piccolo borghese Proudhon che tuonava contro la lotta sindacale e politica della classe operaia in nome dei suoi -di chi?- "veri" interessi. Dobbiamo ancora distinguere nella classe "lavoratrice", tra le "classi subalterne", una "classe operaia", cioè dei lavoratori che svolgono un lavoro prevalentemente manuale; che sono asserviti alle macchine; che sviluppano non solo le malattie professionali (anche un professore d'orchestra ce l'ha!), ma lavora in un ambiente (macchine, sostanze di lavorazione, manutenzione, misure di sicurezza,ecc) che presenta specifiche condizioni di rischio per l'integrità fisica e la vita? Se questa classe esistesse non avrebbe più soltanto da perdere le proprie catene, ma avrebbe comunque numerose e pesanti catene da perdere! Sarebbe spinta alla ribellione dalle proprie specifiche condizioni vita e di lavoro, dalla propria esperienza di vita e non in base a convincimenti, studi, ecc, ecc: riluttante a lottare perché "per vivere non ha altra alternativa che la schiavitù salariale" , ma se è spinta alla lotta allora non ha proprio più nulla da perdere, è già come morto per il padrone, per il sistema, l'unica prospettiva è la lotta vincente! Si capisce allora il diffuso interesse a ignorare una tale condizione di vita! Essa non esiste più, e nessuno pensa di identificarsi in tale condizione! Lo hanno affermato intere scuole sociologiche, economiche, di pensiero: la classe operaia scompariva dalla televisione e dai giornali, quindi non esisteva. La sociologia cattolica sostituì alla identità operaia il "campanile (comunale), la parrocchia e la famiglia: Dio, Patria (piccolissima patria) e Famiglia. Evviva il "nuovo"! Qualcuno cercò di sostituire il Partito Comunista con il nulla; la teoria e la pratica della lotta di classe, il progetto del cambiamento con il movimento "verso l'orizzonte del cammino". Questo orizzonte non era così vasto come sembrava, era un misero e mascherato viottolo per rientrare nel grembo da cui ci eravamo staccati formando il PRC, soltanto che quel grembo ora è il liberista PD: lo hanno rincorso (e raggiunto) nel suo arretramento. L'intellettuale organico viene alla lotta di classe portandovi consapevolezza e conoscenze; il proletario vi è costretto dalle condizioni di vita e di lavoro. Il primo può avere "alternative, il secondo no; il primo oscilla...Ma OGGI che la logica del massimo profitto minaccia la sopravvivenza del genere umano, OGGI anche l'intellettuale può giungere alla conclusione di non poterne fare a meno...per istinto di conservazione, non lo fa soltanto per i propri figli:arrendersi è veramente "contro natura"! D) per un marxismo in movimento, contro un marxismo statico, contro un movimento senza marxismo: ciò rimanda al far politica del movimento operaio, alla funzione dei comunisti, i quali(c39 ss). d0 “non costituiscono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai” d1 “non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme” d2 “non erigono principi particolari, sui quali vogliono modellare il movimento operaio” d3 "mettono sempre in evidenza gli interessi comuni dell’intero proletariato, a prescindere da quelli legati alle varie nazionalità, rappresentano sempre l’interesse del movimento complessivo" 21 d4 "mentre costituiscono la parte più risoluta dei partiti operai, hanno anche il vantaggio di conoscere le condizioni, l’andamento, e i risultati generali del movimento operaio" d5 “lo scopo immediato dei comunisti è quello stesso degli altri partiti proletari: formazione del proletariato in classe, rovesciamento del dominio borghese, conquista del potere politico da parte del proletariato” d6-7 "le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto sopra idee e principi scoperti da qualche innovatore del mondo, esse sono espressione generale dei rapporti effettivi di una lotta di classe che già esiste, di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi" d10;d31 – ciò che distingue il comunismo "è l’abolizione della proprietà borghese". Il comunismo non toglie a nessuno la facoltà di appropriarsi dei prodotti sociali; toglie solo la facoltà di valersi di tale appropriazione per asservire lavoro altrui. D1)LE VERITA’ ASSOLUTE DEL MARXISMO: legate a determinati presupposti concreti - Cerchi concentrici: proprietà privata - sfruttamento dell’uomo sull’uomo – sfruttamento capitalistico, fasi fondamentali del capitalismo, ecc - Aggiornamenti e cambiamenti della teoria : Marx e la rivoluzione contemporanea in tutti i paesi sviluppati Il socialismo in un paese solo e lo sviluppo ineguale del capitalismo (oggi i paesi in via di sviluppo: Brasile, India al WTO di Hong-Kong – l’imperialismo Il Fronte Unito antifascista (G.Dmitrov) e i paesi a democrazia progressiva del dopoguerra – il campo socialista - la via italiana al socialismo Balbettiamo una nuova fase: USA – niente campo socialista – debolezza operaia – nei nostri paesi relativo benessere e democrazia:lotta con gli strumenti della democrazia OGGI v.pag.20"la mondializzazione - OGGI". D2) INIZIA UNA NUOVA FASE DI INTERESSE PER IL MARXISMO. Una ripresa “timida”: per la ghettizzazione e la criminalizzazione precedenti, per la debolezza del movimento operaio: il marxismo viene ripresentato in aspetti parziali, attraverso opinabili percorsi “interni” alla filosofia hegeliana, "contaminato" da formulazioni idealistiche: Un processo “innocente” di compagni che tendono a rinnovare l’attenzione per il marxismo, ma temono di provocare chiusure e rigetto a causa delle circostanze attuali Un processo che in altri non è affatto innocente: perché mirato a presentarci un marxismo mutilato, privo della spinta rivoluzionaria, inadatto a diventare un efficace strumento di lotta. Questo processo per niente innocente è destinato a intensificarsi con lo svilupparsi di una nuova fase dello scontro di classe e quindi col crescere dell’ interesse per il marxismo. ma l’interesse è destinato a crescere e ve ne sono timidi indizi: il nucleo fondamentale della teoria marxista (lotta di classe fra proletariato e borghesia, fino alla distruzione del capitalismo - a partire dal piano economico, al complessivo piano politico) è attuale e irrinunciabile per tutto il periodo storico del potere capitalistico tale teoria ancora oggi è l’unica in grado di collegare concretamente i diversi movimenti di lotta contro specifici aspetti del capitalismo nel rispetto e comprensione delle rispettive specificità, perché teoria della lotta al capitalismo in quanto tale, a partire dal suo fondamento: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il massimo profitto ciò rimanda al compito urgente di portare avanti, in forma consapevole e organizzata, il processo di formazione di un moderno partito comunista di massa, parte del movimento di lotta, in grado di apportare in esso il proprio specifico contributo, condizione necessaria, anche se non sufficiente, del successo dello scontro di classe perché se è vero che per lottare non occorre essere comunisti è anche vero che occorrono i comunisti organizzati in partito perché la lotta risulti vincente 22 D3) LA LOTTA IDEOLOGICA È FONDAMENTALE l’opportunismo nel movimento operaio cioè l’ abbandono dell’obiettivo finale: il porsi del proletariato (e della stragrande maggioranza della popolazione) come classe dominante, distruzione del potere politico e QUINDI economico della borghesia: il proletariato non ha potere economico (d68/71) – occorrono misure autoritarie (imposte attraverso il potere politico) per arrivarci – diverse secondo i diversi paesi La socialdemocrazia: politica della borghesia per il proletariato > strati intermedi borghesi < influenza nel Partito Il revisionismo: rinuncia obiettivo finale da parte delle aristocrazie operaie che si formano in una certa fase dello sviluppo economico borghese. l’ultrasinistrismo può assumere vari aspetti: malattia infantile del comunismo: a causa di scarsezza e rozzezza delle analisi sulle condizioni concrete dello scontro di classe sostituisce i propri desideri alla realtà, cerca inesistenti scorciatoie (“ci piace o no una certa iniziativa?” Ma la lotta di classe non è un gelato al limone piuttosto che alla crema: la domanda è: ”quale è l’obiettivo migliore da porsi attualmente? Attraverso quali scelte, condotte, ecc. si può ottenere il massimo ottenibile, date le circostanze?) dispera di raggiungere l’obiettivo e vi rinuncia rifugiandosi in una sorta di “testimonianza della verità” da martire cristiano: “opportunismo di sinistra” non ricerca le strade per contribuire alla crescita oggettiva e soggettiva del “becchino”, delle masse proletarie, ma sostituisce ad esse la propria intelligenza, o, peggio la propria azione di vertice. Si sente al di sopra del movimento di lotte, non al suo interno, non comprende che la vera crescita si fa insieme. è semplicemente la “copertura” per giustificare il proprio scarso impegno o il totale disimpegno dalla lotta, cioè la copertura dell’opportunismo...Le nuove forme di lotta...nascono dalla sperimentazione e verifica nella pratica delle forme vecchie e NON a tavolino noi cresciamo insieme agli altri compagni, il nostro circolo insieme agli altri circoli, tutto il partito insieme e all’interno dei movimenti di lotta: chi offre metodicamente il proprio impegno alla lotta di classe, opera nel partito, assolve ad una funzione essenziale, ma corre sempre il pericolo di staccarsi dagli altri compagni, dalla nostra gente, di assumere atteggiamenti aristocratici, di distacco e di impazienza: Ho una buona idea? Non serve a nulla se non diventa patrimonio di tutto il Partito e delle masse proletarie, perché soltanto allora passa dal mondo delle idee a quello della realtà, diventa una forza reale che incide sulla situazione...La predicazione della nostra “buona” idea non sempre è la strada migliore(ancora una volta a/1-a/2,pag.8).: occorre tener d’ occhio e contribuire a processi reali di cambiamento strutturali e sovrastrutturali, oggettivi e soggettivi, nei singoli,nelle collettività, nei rapporti di forza C’è sempre un buon motivo di “destra” e un buon motivo di “sinistra” per scordarsi di questa “verità assoluta” del marxismo. Un marxismo dinamico o più marxismi ad ogni cambiamento? (v.pag.23/D1) (c1) Lotta con strumenti democrazia -difesa e sviluppo suffragio universale:il proporzionale – democrazia – benessere; unità anticapitalista/unità del popolo e dei popoli (Bombay)= unità di classe; ma anche alleanza con piccola e media borghesia, percettori di reddito fisso: la teoria dei blocchi sociali - il bonapartismo del suffragio universale e dell’appello diretto alle masse, del rifiuto della mediazione degli interessi, della passivizzazione come base per la tenuta del potere: l’antipolitica. Il bipolarismo: attacco reazionario al dualismo della nostra costituzione L’estremismo non è solo un pericolo elettorale!!! L’opportunismo il pericolo più consistente: Ci vengano pure a dire "il VII Congresso è finito, perché continuare a rivangare il passato, a combattere certe battaglie?" Una malattia così grave non si risolve con un Congresso; certe idee nascono dalle contraddizioni di classe: le vostre stesse parole sono la dimostrazione della necessità della lotta ideologica, perché voi non lo avete mai capito, oppure vi siete scordati di questa verità, oppure fingete! La scelta di campo è presupposto necessario per la formulazione di un progetto politico, di una tattica e strategia comunista, per non cadere in una politica del "giorno per giorno"; di gestione dell'esistente; di tecnicismi: nella politica istituzionale di una "buona" borghesia illuminata. Come dice Engels non esistono soltanto due forme della lotta di classe, ma tre: economica, politica ed ideologica. 23 VIII-IX incontro - 1 -2009/2010 spunti tratti da: Marx-Engels: “LA SACRA FAMIGLIA”Ovvero critica della “critica-critica”: Contro Bruno Bauer e consorti (stralci) A1) La proprietà privata, come proprietà privata, come ricchezza, è costretta a mantenere in essere se stessa e con ciò il suo termine antitetico, il proletariato. LATO POSITIVO DELL’ANTITESI; la proprietà privata che ha in sé il suo appagamento. A2) Invece il proletariato...è costretto a negare se stesso e con ciò il termine antitetico che lo condiziona e lo fa proletariato, e cioè la proprietà privata. Esso è il LATO NEGATIVO DELLA ANTITESI, la sua irrequietezza in sé, la proprietà privata dissolta e dissolventesi. A3) La classe possidente e la classe del proletariato rappresentano la stessa autoestraniazione umana. Ma la prima classe si sente completamente a suo agio in questa autoestraniazione, sa che la estraniazione è la sua propria potenza ed ha in essa la parvenza di un’esistenza umana; la seconda si sente annientata nell’estraniazione, vede in essa la sua impotenza e la realtà di un’esistenza non umana... A4) In seno all’ antitesi, dunque, il proprietario privato è il partito della conservazione, ed il proletario il partito della distruzione... Il primo lavora alla conservazione dell’antitesi, il secondo alla sua distruzione...[...] Se il proletariato vince...vince solo superando se stesso e il suo opposto. Allora scompare tanto il proletariato (in quanto operaio salariato sfruttato dal capitale - n.d.c. ) quanto l’antitesi che lo condiziona, e cioè la proprietà privata. A5) Se gli scrittori socialisti attribuiscono al proletariato questa funzione storico-mondiale, ciò non accade affatto come la critica-critica (la concezione di Bruno Bauer – n.d.c.) pretende di credere , perché essi considerano i proletari come degli dei. Ma perché...nelle condizioni di vita del proletariato sono riassunte tutte le condizioni di vita dell’odierna società, nella loro forma più inumana; perché l’uomo nel proletariato ha perduto se stesso, ma, contemporaneamente non solo ha acquistato la coscienza teorica di questa perdita, bensì è stato spinto direttamente dalla necessità alla ribellione contro questa inumanità; ecco per quali ragioni il proletariato può e deve emanciparsi. Ma esso non può emanciparsi senza sopprimere le proprie condizioni di vita. Esso non può sopprimere le proprie condizioni di vita senza sopprimere tutte le inumane condizioni di vita della società attuale, che si riassumono nella sua situazione... Il metodo hegeliano A6) Dal particolare (mele,pere,ecc) al generale (frutto)...I particolari frutti reali non rappresentano più che frutti parventi il cui vero essere è la sostanza: il frutto... A9)...I diversi frutti profani sono manifestazioni vitali diverse dell’unico frutto, sono cristallizzazioni che il frutto stesso forma...le differenze che separano l’uno dall’altra, mela, pera, mandorla, sono precisamente autodifferenziazioni del frutto. A11) Ma le mele,le pere, ecc. che ritroviamo nel mondo speculativo non sono che mele in apparenza, pere in apparenza, infatti esse sono momenti vitali del frutto, di questo astratto essere intellettivo, e quindi sono, essi stessi, astratti esseri intellettivi...Perciò nella speculazione trovi tutti frutti reali, ma come frutti che hanno un superiore significato mistico, venuti fuori dall’etere del tuo cervello, incarnazioni del frutto, del soggetto assoluto, in una mistica connessione in cui si realizza gradualmente e passa necessariamente “il frutto” A12) Il filosofo speculativo ha compiuto un miracolo, ha prodotto dall’irreale essere intellettivo “il frutto”, i reali esseri naturali, i diversi frutti, e li ha creati dal suo proprio intelletto astratto che egli immagina come un soggetto assoluto esistente fuori di sé. La critica critica di Bruno Bauer A16) La critica assoluta parte dal dogma dell’ assoluta pienezza dei diritti dello spirito...della esistenza dello spirito fuori del mondo, cioè fuori della massa dell’umanità... lo spirito è assoluto, ma si 24 trasforma, disgraziatamente, in mancanza di spirito...deve necessariamente avere un avversario che intriga contro di lui. La massa è proprio questo avversario. A17) Altrettanto avviene col progresso, vi sono costantemente regressi e movimenti involutivi: il progresso è assoluto, ma ha un avversario personale: la massa...che è distinta dalle masse reali e esiste come la massa solo per la critica... A19) Già in Hegel lo spirito assoluto della storia ha nella massa il suo materiale e solo nella filosofia la sua espressione adeguata. Il filosofo tuttavia appare come l’organo in cui lo spirito assoluto che fa la storia arriva alla coscienza al termine del movimento, a cose fatte. A20) Il signor Bruno sopprime l’insufficienza di Hegel...Egli dichiara che la critica è lo spirito assoluto e che egli stesso è la critica...La critica sa perciò di essere esclusivamente incarnata non in una massa, ma in una ristretta piccola schiera di uomini eletti, nel signor Bauer e nei suoi discepoli... L’atto di trasformazione della società si riduce all’attività cerebrale della critica critica... A22) La storia non fa niente, essa non possiede nessuna enorme ricchezza, non combatte nessuna lotta. E’ l’uomo, invece, l’uomo reale e vivente colui che fa tutto, possiede e combatte tutto; non è affatto la storia che si serve dell’uomo come mezzo per attuare i suoi fini: essa non è altro che l’attività dell’uomo che persegue i suoi fini. A23) Noi riconosceremo rispettosamente l’abisso che si apre tra la storia come accadde realmente e la storia come accadde secondo il decreto della critica assoluta. A questa critica “comunista” e della “critica critica” corrispose in pratica il movimento della grande massa. Bisogna aver conosciuto lo studio, l’avidità di sapere, l’energia morale, l’impulso a progredire senza sosta degli operai francesi e inglesi, per potersi fare un’idea dell’umana nobiltà di questo movimento. spunti tratti da: Karl Marx - Friedrich Engels - L' IDEOLOGIA TEDESCA(stralci) Prefazione Finora gli uomini si sono sempre fatti idee false intorno a se stessi, intorno a ciò che essi sono o devono essere. In base alle loro idee di Dio, dell’uomo normale, ecc. essi hanno regolato i loro rapporti. I parti della loro testa sono diventati più forti di loro. Essi, creatori, si sono inchinati di fronte alle loro creature. Liberiamoli dalle chimere, dalle idee, dai dogmi, dagli esseri prodotti dall’immaginazione, sotto il cui giogo essi languiscono. Ribelliamoci contro questa dominazione dei pensieri. Insegniamo loro a sostituire queste immaginazioni con pensieri che corrispondano all’essenza dell’uomo, dice uno; a comportarsi criticamente verso di esse, dice un altro; a togliersele dalla testa, dice un terzo, e la realtà ora esistente andrà in pezzi. 2) Una volta un valentuomo si immaginò che gli uomini annegassero nell’acqua soltanto perché ossessionati dal pensiero della gravità. Se si fossero tolti di mente questa idea, dimostrando per esempio che era un’idea superstiziosa, un’idea religiosa, si sarebbero liberati dal pericolo di annegare. Per tutta la vita costui combatté l’illusione della gravità, delle cui dannose conseguenze ogni statistica gli offriva nuove e abbondanti prove. Questo valentuomo era il tipo del nuovo filosofo rivoluzionario tedesco. - Scritta da Marx nell’estate del 1846. Libro primo.Feuerbach. 3) Secondo quanto vanno dicendo certi ideologi tedeschi, la Germania ha compiuto negli ultimi anni una rivoluzione senza confronti... È stata una rivoluzione di fronte alla quale quella francese è un giuoco da bambini, una lotta mondiale al cui confronto le lotte dei diadochi appaiono insignificanti. Tutto ciò sarebbe accaduto nel pensiero puro. 7) I Vecchi hegeliani avevano compreso qualsiasi cosa, non appena l’avevano ricondotta ad una categoria logica hegeliana. I Giovani hegeliani criticarono qualsiasi cosa scoprendo in essa idee religiose o definendola teologica. I Giovani hegeliani concordano con i Vecchi hegeliani in quanto credono al predominio della religione, dei concetti, dell’universale nel mondo esistente; solo che gli uni combattono quel predominio come usurpazione, mentre gli altri lo esaltano come legittimo. 8) Poiché questi Giovani hegeliani considerano le rappresentazioni, i pensieri, i concetti, e in genere i prodotti della coscienza da loro fatta autonoma, come le vere catene degli uomini, così come i Vecchi hegeliani ne facevano i veri legami della società umana, s’intende facilmente che i Giovani hegeliani devono combattere soltanto contro queste illusioni della coscienza. 25 9) A nessuno di questi filosofi è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale. 10) I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti reali, dai quali si può astrarre solo nell’immaginazione. Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione Questi presupposti sono dunque constatabili per via puramente empirica. 17) I diversi stadi di sviluppo della divisione del lavoro sono altrettante forme diverse della proprietà; vale a dire, ciascun nuovo stadio della divisione del lavoro determina anche i rapporti fra gli individui in relazione al materiale, allo strumento e al prodotto del lavoro. 18) La prima forma di proprietà è la proprietà tribale 19) La seconda forma è la proprietà della comunità antica e dello Stato, che ha origine dall’unione di più tribù in una città, mediante patto o conquista, e in cui continua ad esistere la schiavitù. Accanto alla proprietà della comunità già si sviluppa la proprietà privata mobiliare e in seguito anche la immobiliare, che però è una forma anormale, subordinata alla proprietà della comunità . 21)Con lo sviluppo della proprietà privata appaiono qui per la prima volta quelle stesse condizioni che ritroveremo, soltanto in misura più estesa, nella proprietà privata moderna. 22) La terza forma è la proprietà feudale o degli ordini Mentre l’antichità muoveva dalla città e dalla sua piccola cerchia, il Medioevo muoveva dalla campagna. 23)A questa organizzazione feudale del possesso fondiario corrispondeva nelle città la proprietà corporativa, l’organizzazione feudale dell’artigianato. Qui la proprietà consisteva principalmente nel lavoro di ciascun singolo. La necessità di associarsi contro la rapace nobiltà associata, il bisogno di mercati coperti comuni in un tempo in cui l’industriale era insieme mercante, la crescente concorrenza dei servi della gleba fuggitivi che affluivano nelle città fiorenti, l’organizzazione feudale dell’intero paese, portarono alle corporazioni; i piccoli capitali risparmiati a poco a poco da singoli artigiani e il loro numero stabile in seno a una popolazione crescente fecero sviluppare il rapporto di garzone e di apprendista, che dette origine a una gerarchia simile a quella esistente nelle campagne. 24)Nell’età feudale dunque la proprietà principale consisteva da una parte nella proprietà fondiaria col lavoro servile che vi era legato, dall’altra nel lavoro personale con un piccolo capitale che si assoggettava il lavoro dei garzoni. L’organizzazione dell’una e dell’altro era condizionata dalle ristrette condizioni della produzione: la limitata e rozza cultura della terra e l’industria di tipo artigianale. Durante il fiorire del feudalesimo la divisione del lavoro era assai limitata. Ogni paese portava in sé l’antagonismo di città e campagna; l’organizzazione in ordini era fortemente marcata, ma al di fuori della separazione fra principi, nobiltà, clero e contadini nelle campagne, e fra maestri, garzoni, apprendisti e ben presto anche plebei a giornata nelle città, non esisteva alcuna divisione di rilievo. Nell’agricoltura vi si opponeva la coltivazione parcellare, accanto alla quale sorgeva l’industria domestica degli stessi contadini, nell’industria il lavoro non era affatto diviso all’interno dei singoli mestieri, pochissimo diviso fra un mestiere e l’altro. La divisione fra industria e commercio preesisteva nelle città più antiche, mentre nelle nuove si sviluppava lentamente, quando fra esse si stabilivano rapporti. 26) Individui determinati che svolgono un’attività produttiva secondo un modo determinato entrano in questi determinati rapporti sociali e politici... L’organizzazione sociale e lo Stato risultano costantemente dal processo della vita di individui determinati; ma di questi individui, non quali possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente, cioè come operano e producono materialmente, e dunque agiscono fra limiti, presupposti e condizioni materiali determinate e indipendenti dal loro arbitrio. 27) La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc. di un popolo. 28) Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. 29) Questo modo di giudicare...muove dai presupposti reali e non se ne scosta per un solo istante. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attivo, la storia cessa 26 di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch’essi astratti, o un’azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti. (l'URSS,Stalin - il fascismo, Mussolini, Churchill, ecc, ecc.:molto di ciò che fanno i governanti dipende della circostanze e dagli interessi che essi portano avanti) 31) il presupposto che per poter ”fare storia” gli uomini devono essere in grado di vivere Ma il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l’abitazione, il vestire e altro ancora. La prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la produzione della vita materiale stessa, e questa è precisamente un’azione storica, una condizione fondamentale di qualsiasi storia, che ancora oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni giorno e ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini. 32) Il secondo punto è che il primo bisogno soddisfatto, l’azione del soddisfarlo e lo strumento già acquistato di questo soddisfacimento portano a nuovi bisogni 33) Il terzo rapporto che interviene fino dalle prime origini nello sviluppo storico, è che gli uomini, i quali rifanno ogni giorno la loro propria vita, cominciano a fare altri uomini, a riprodursi; è il rapporto fra uomo e donna, fra genitori e figli: la famiglia. Questa famiglia, che da principio è l’unico rapporto sociale, diventa più tardi, quando gli aumentati bisogni creano nuovi rapporti sociali e l’aumentato numero della popolazione crea nuovi bisogni, un rapporto subordinato... Questi tre aspetti dell’ attività sociale non vanno concepiti come tre gradi diversi, ma appunto solo come tre aspetti, o come tre “momenti”(tanto per scrivere in maniera chiara per i tedeschi), i quali sono esistiti fin dall’inizio della storia e fin dai primi uomini e ancor oggi hanno il loro peso nella storia. 34) La produzione della vita, tanto della propria nel lavoro quanto dell’altrui nella procreazione, appare già in pari tempo come un duplice rapporto: naturale da una parte, sociale dall’altra, sociale nel senso che si attribuisce a una cooperazione di più individui... Da ciò deriva che un modo di produzione o uno stadio industriale determinato è sempre unito con un modo di cooperazione o uno stadio sociale determinato, e questo modo di cooperazione è anche esso una “forza produttiva”; ne deriva che la quantità delle forze produttive accessibili agli uomini condiziona la situazione sociale e che dunque la “storia dell’umanità”deve essere sempre studiata e trattata in relazione con la storia dell’industria e dello scambio...Appare già dunque, fin dall’origine, un legame materiale fra gli uomini, il quale è condizionato dai bisogni e dal modo della produzione ed è antico quanto gli stessi uomini; un legame che assume sempre nuove forme e dunque presenta una “storia”, anche senza che esista alcun non-senso politico o religioso fatto apposta per tenere congiunti gli uomini. La vita delle società nel "Manifesto" a)vecchi strati sociali vengono assorbiti - restano spezzoni - si formano nuove stratificazioni sociali intermedie che in genere sono anelli che collegano al “ponte di comando”:(c6/8: “ha sospinto nel retroscena”, non distrutto) b) il processo di mondializzazione (c8;17-18) – le nuove forme non annullano le vecchie (l’antica Roma e le basi americane)- l’ accaparramento delle materie prime e delle terre esiste ancora - vecchio e nuovo colonialismo - vecchio e nuovo imperialismo:colonialismo feudale mercantilista - colonialismo capitalista (Manifesto: sbocco prodotti dei paesi sviluppati c17)colonialismo imperialista(sbocco capitali, scambio ineguale, produzioni a più alto valore aggiunto) colonialismo attuale (speculazione, commercializzazione, marketing, marchi, loghi, ecc.: la produzione manifatturiera (salvo moderni armamenti), con le sue contraddizioni, verso i paesi in via di sviluppo) LE DIVERSE FORME DI SFRUTTAMENTO SOPRAVVIVONO NELLE NUOVE EPOCHE (PERFINO LA SCHIAVITÙ è esistita nelle colonie portoghesi e spagnoli dal 1500 al 1800 (1863 USA, ad esclusione del sud; seguono altri Stati, ma la dichiarazione di abolizione veramente universale si ha nel 1948 con la Convenzione di Ginevra). Oggi ritorna nei nostri paesi...nelle condizioni del capitalismo in putrefazione. c) continuo rivoluzionamento dei mezzi e dei rapporti di produzione (c16) d) lotta delle classi emergenti contro le vecchie classi dominanti (c40) e) corrispondentemente cambiano le condizioni di vita e di lavoro, i rapporti tra le persone e le classi, l’esperienza, le idee, i ragionamenti (c16;d58-59) f) e a sua volta tutto ciò influisce sugli assetti sociali, sulle idee, sulle forme di lotta 27 35) Solo a questo punto, dopo avere già considerato quattro momenti, quattro aspetti delle condizioni storiche originarie, troviamo che l’uomo ha anche una “coscienza” Ma anche questa non esiste, fin dall’inizio, come “pura”coscienza...Il linguaggio è antico quanto la coscienza, il linguaggio è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per altri uomini e che dunque è la sola esistente anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini. Là dove un rapporto esiste, esso esiste per me;[il punto di vista!] l’animale non “ha rapporti” con alcunché e non ha affatto rapporti. Per l’animale, i suoi rapporti con altri non esistono come rapporti. 36) La coscienza è dunque fin dall’inizio un prodotto sociale e tale resta fin tanto che in genere esistono uomini. Naturalmente, la coscienza è innanzi tutto semplice coscienza dell’ambiente sensibile immediato e del limitato legame con altre persone e cose esterne all’individuo che prende coscienza di sé; in pari tempo è coscienza della natura, che inizialmente si erge di contro agli uomini come una potenza assolutamente estranea, onnipotente e inattaccabile, verso la quale gli uomini si comportano in modo puramente animale e dalla quale si lasciano dominare come le bestie. 37) Questa coscienza da montone o tribale perviene a uno sviluppo e a un perfezionamento ulteriore in virtù dell’accresciuta produttività, dell’aumento dei bisogni e dell’aumento della popolazione che sta alla base dell’uno e dell’altro fenomeno. Si sviluppa così la divisione del lavoro, che in origine era niente altro che la divisione del lavoro nell’atto sessuale, e poi la divisione del lavoro che si produce spontaneamente o “naturalmente” in virtù della disposizione naturale (per esempio la forza fisica), del bisogno, del caso, ecc. 38) La divisione del lavoro diventa una divisione reale solo dal momento in cui interviene una divisione fra il lavoro manuale e il lavoro mentale. Da questo momento in poi la coscienza può realmente figurarsi di essere qualche cosa di diverso dalla coscienza della prassi esistente, concepire realmente qualche cosa senza concepire alcunché di reale: da questo momento la coscienza è in grado di emanciparsi dal mondo e di passare a formare la “pura” teoria, teologia, filosofia, morale, ecc. Ma anche quando questa teoria, teologia, filosofia, morale, ecc. entrano in contraddizione con i rapporti esistenti, ciò può accadere soltanto per il fatto che i rapporti sociali esistenti sono entrati in contraddizione con le forze produttive esistenti; d’altra parte in una determinata cerchia nazionale di rapporti ciò può anche accadere per essersi prodotta la contraddizione non all’interno di questa cerchia nazionale, ma fra questa coscienza nazionale e la prassi delle altre nazioni, cioè fra la coscienza nazionale e la coscienza universale di una nazione. 39) Questi tre momenti, la forza produttiva, la situazione sociale e la coscienza, possono e debbono entrare in contraddizione fra loro, perché con la divisione del lavoro si dà la possibilità, anzi la realtà, che l’attività spirituale e l’attività materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il consumo tocchino a individui diversi, e la possibilità che essi non entrino in contraddizione sta solo nel tornare ad abolire la divisione del lavoro.. 40) La divisione del lavoro, che implica tutte queste contraddizioni e che a sua volta è fondata sulla divisione naturale del lavoro nella famiglia e sulla separazione della società in singole famiglie opposte l’una all’altra, implica in pari tempo anche la ripartizione, e precisamente la ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti, e quindi la proprietà, che ha già il suo germe, la sua prima forma, nella famiglia, dove la donna e i figli sono gli schiavi dell’uomo. 41) La schiavitù nella famiglia, che certamente è ancora molto rudimentale e allo stato latente, è la prima proprietà, che del resto in questa fase corrisponde già perfettamente alla definizione degli economisti moderni, secondo cui essa consiste nel disporre di forza-lavoro altrui. Del resto divisione del lavoro e proprietà privata sono espressioni identiche: con la prima si esprime in riferimento all’attività esattamente ciò che con l’altra si esprime in riferimento al prodotto dell’attività. 42) Inoltre con la divisione del lavoro è data altresì la contraddizione fra l’interesse del singolo individuo o della singola famiglia e l’interesse collettivo di tutti gli individui che hanno rapporti reciproci; e questo interesse collettivo non esiste puramente nell’immaginazione, come “universale”, ma esiste innanzi tutto nella realtà come dipendenza reciproca degli individui fra i quali il lavoro è diviso. 43) appena il lavoro comincia ad essere diviso ciascuno ha una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o 28 pastore, o critico critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere...Questo fissarsi dell’attività sociale, questo consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, è stato fino ad oggi uno dei momenti principali dello sviluppo storico. 44) Appunto da questo antagonismo fra interesse particolare e interesse collettivo l’interesse collettivo prende una configurazione autonoma come Stato, separato dai reali interessi singoli e generali, e in pari tempo come comunità illusoria, ma sempre sulla base reale di legami esistenti in ogni conglomerato familiare e tribale, come la carne e il sangue, la lingua, la divisione del lavoro accentuata e altri interessi, e soprattutto — come vedremo più in particolarmente in seguito — sulla base delle classi già determinate dalla divisione del lavoro, che si differenziano in ogni raggruppamento umano di questo genere e delle quali una domina tutte le altre. 45) Ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia, aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto (bipolarismo, bipartitismo:hanno un significato di classe?), ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi, e inoltre che ogni classe la quale aspiri al dominio, anche quando, come nel caso del proletariato, il suo dominio implica il superamento di tutta la vecchia forma della società e del dominio in genere, deve dapprima conquistarsi il potere politico per rappresentare a sua volta il suo interesse come l’universale, essendovi costretta in un primo momento. 46) Appunto perché gli individui cercano soltanto il loro particolare interesse, che per loro non coincide col loro interesse collettivo, questo viene imposto come un interesse “generale”, anch’esso a sua volta particolare e specifico, ad essi “estraneo”e da essi “indipendente”, o gli stessi individui devono muoversi in questo dissidio, come nella democrazia. 47) Questa “estraniazione”; per usare un termine comprensibile ai filosofi, naturalmente può essere superata soltanto sotto due condizioni pratiche. Affinché essa diventi un potere “insostenibile”, cioè un potere contro il quale si agisce per via rivoluzionaria, occorre che essa abbia reso la massa dell’umanità affatto “priva di proprietà”e l’abbia posta altresì in contraddizione con un mondo esistente della ricchezza e della cultura, due condizioni che presuppongono un grande incremento della forza produttiva, un alto grado del suo sviluppo; e d’altra parte questo sviluppo delle forze produttive (in cui è già implicita l’esistenza empirica degli uomini sul piano della storia universale, invece che sui piano locale) è un presupposto pratico assolutamente necessario anche perché senza di esso si generalizzerebbe soltanto la miseria e quindi col bisogno ricomincerebbe anche il conflitto per il necessario e ritornerebbe per forza tutta la vecchia merda, e poi perché solo con questo sviluppo universale delle forze produttive possono aversi relazioni universali fra gli uomini, ciò che da una parte produce il fenomeno della massa “priva di proprietà” contemporaneamente in tutti i popoli (concorrenza generale), fa dipendere ciascuno di essi dalle rivoluzioni degli altri, e infine sostituisce agli individui locali individui inseriti nella storia universale, individui empiricamente universali. 48) SENZA DI CHE: a) il comunismo potrebbe esistere solo come fenomeno locale, b) le stesse potenze dello scambio non si sarebbero potute sviluppare come potenze universali, e quindi insostenibili, e sarebbero rimaste “circostanze”relegate nella superstizione domestica, c) ogni allargamento delle relazioni sopprimerebbe il comunismo locale. 49) Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in “una volta”e simultaneamente, ciò che presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che esso comunismo implica. 51) Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente. 29 52) D’altronde la massa di semplici operai — forza lavorativa privata in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento — e quindi anche la perdita non più temporanea di questo stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il mercato mondiale. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale... Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata direttamente alla storia universale. 54) La società civile comprende tutto il complesso delle relazioni materiali fra gli individui all’interno di un determinato grado di sviluppo delle forze produttive. Essa comprende tutto il complesso delle vita commerciale e industriale di un grado di sviluppo e trascende quindi lo Stato e la nazione, benchè, d’ altra parte, debba nuovamente affermarsi verso l’esterno come nazionalità e organizzarsi verso l’interno come Stato. Il termine società civile sorse nel secolo diciottesimo, quando i rapporti di proprietà si erano già fatti strada fuori del tipo di comunità antico e medievale. SULLA PRODUZIONE DELLA COSCIENZA 55) Nella storia fino ad oggi trascorsa è certo un fatto empirico che i singoli individui, con l’allargarsi dell’attività sul piano storico universale, sono stati sempre asserviti a un potere a loro estraneo (oppressione che essi si sono rappresentati come un dispetto del cosiddetto spirito del mondo ecc.), a un potere che è diventato sempre più smisurato e che in ultima istanza si rivela come mercato mondiale....Che la ricchezza spirituale reale dell’individuo dipenda interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali, è chiaro dopo quanto si è detto. Soltanto attraverso quel passo i singoli individui vengono liberati dai vari limiti nazionali e locali, posti in relazione pratica con la produzione (anche spirituale) di tutto il mondo e messi in condizione di acquistare la capacità di godere di questa produzione universale di tutta la terra (creazioni degli uomini). 56) Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti: spiegare il processo reale della produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata, assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata, dunque la società civile nei suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc. ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa nella sua totalità (e quindi anche la reciproca influenza di questi lati diversi l’uno sull’altro) . 57) Essa non deve cercare in ogni periodo una categoria, come la concezione idealistica della storia, ma resta salda costantemente sul terreno storico reale, non spiega la prassi partendo dall’idea, ma spiega le formazioni di idee partendo dalla prassi materiale, e giunge di conseguenza anche al risultato che tutte le forme e prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell’ ”autocoscienza” o trasformandoli in “spiriti”, “fantasmi”, “spettri”, ecc., ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate; che non la critica, ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria.. 58) Essa mostra che la storia non finisce col risolversi nella “autocoscienza”come “spirito dello spirito”, ma che in essa ad ogni grado si trova un risultato materiale, una somma di forze produttive, un rapporto storicamente prodotto con la natura e degli individui fra loro, che ad ogni generazione è stata tramandata dalla precedente una massa di forze produttive, capitali e circostanze, che da una parte può senza dubbio essere modificata dalla nuova generazione, ma che d’altra parte impone ad essa le sue proprie condizioni di vita e le dà uno sviluppo determinato, uno speciale carattere; che dunque le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano le circostanze. Questa somma di forze produttive, di capitali e di forme di relazioni sociali, che ogni individuo e ogni generazione trova come qualche cosa di dato, è la base reale di ciò che i filosofi si sono rappresentati come “sostanza”ed “essenza dell’uomo”, di ciò che essi hanno divinizzato e combattuto, una base reale che non è minimamente disturbata, nei suoi effetti e nei suoi influssi sulla evoluzione degli uomini, dal fatto che questi filosofi, in quanto “autocoscienza”e “unico”, si ribellano ad essa. 59) Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no 30 abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi elementi materiali per un rivolgimento totale -cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa “produzione della vita”come è stata fino a quel momento, la “attività totale”su cui questa si fondava. 60) Finora tutta la concezione della storia ha puramente e semplicemente ignorato questa base reale della storia oppure l’ha considerata come un semplice fatto marginale, privo di qualsiasi legame con il corso storico... Il rapporto dell’uomo con la natura è quindi escluso dalla storia, e con ciò è creato l’antagonismo, fra natura e storia. (1)certi ambientalisti. 2)la "scienza storica" che risolve la storia dell'URSS in Stalin, come quella del fascismo in Mussolini...basta divinizzare o demonizzare il "capo": l'importante è non capire) Questa concezione quindi ha visto nella storia soltanto azioni di capi, di Stati e lotte religiose e in genere teoriche, e in ogni epoca, in particolare, ha dovuto condividere l’illusione dell’epoca stessa. 61) La filosofia della storia di Hegel è l’ultima conseguenza, portata alla sua “espressione più pura”, di tutta questa storiografia tedesca, nella quale non si tratta di interessi reali e neppure politici, ma di puri pensieri, e allora a san Bruno essa non può apparire che come una serie di “pensieri”, di cui l’uno divora l’altro e infine scompare nell’”autocoscienza” 62) Questa concezione è realmente religiosa, postula l’uomo religioso come l’uomo originario, dal quale deriva tutta la storia, e nella sua immaginazione pone la produzione di fantasie religiose al posto della produzione reale dei mezzi di sussistenza e della vita stessa. 63)san Bruno arriva fino al punto di sostenere che soltanto “la critica e i critici hanno fatto la storia” 64) Feuerbach vuole dunque, come gli altri teorici, suscitare soltanto una giusta coscienza su un fatto esistente, mentre per il comunista autentico ciò che importa è rovesciare questo esistente. 65) Feuerbach nella Filosofia dell’avvenire i spiega come l’essere di una cosa o di un uomo sia anche la loro essenza, come le condizioni determinate di esistenza, il modo di vita e l’attività di un individuo animale o umano siano quelle in cui la sua “essenza” si sente soddisfatta. Qui ogni eccezione viene espressamente considerata come un caso disgraziato, come una anormalità che non può essere modificata... Se dunque milioni di proletari non si sentono per niente soddisfatti delle loro condizioni di esistenza, se il loro “essere”... [contraddice la loro “essenza”, questa è certamente una anormalità... Fuerbach si contenta di constatare questo fatto...si pone di fronte ad esso soltanto come teorico mentre]... in realtà per il materialista pratico, cioè per il comunista si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo. 73) La storia non è altro che la successione delle singole generazioni, ciascuna delle quali sfrutta i materiali, i capitali, le forze produttive che le sono stati trasmessi da tutte le generazioni precedenti, e quindi da una parte continua, in circostanze del tutto cambiate, l’attività che ha ereditato; d’altra parte modifica le vecchie circostanze con un’attività del tutto cambiata; è un processo che sul terreno speculativo viene distorto al punto di fare della storia successiva lo scopo della storia precedente, di assegnare per esempio alla scoperta dell’America lo scopo di favorire lo scoppio della Rivoluzione francese; per questa via poi la storia riceve i suoi scopi speciali e diventa una “persona accanto ad altre persone” (che sono: “autocoscienza, critica, unico”, ecc.), mentre ciò che vien designato come “destinazione”, “scopo”, “germe”, “idea”della storia anteriore altro non è che un’astrazione della storia posteriore, un’astrazione dell’influenza attiva che la storia anteriore esercita sulla successiva. 74) A mano a mano che l’originario isolamento delle singole nazionalità viene annullato dal modo di produzione sviluppato, dalle relazioni e dalla conseguente divisione naturale del lavoro fra le diverse nazioni, la storia diventa sempre più storia universale 75) Da ciò segue che questa trasformazione della storia in storia universale è non già un semplice fatto astratto della “autocoscienza”, dello spirito del mondo o di qualche altro fantasma metafisico, ma un fatto assolutamente materiale, dimostrabile empiricamente, un fatto dì cui ciascun individuo dà prova nell’andare e venire, nel mangiare, nel bere e nel vestirsi. 76) Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La 31 classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano in quanto dominano come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell’epoca. (e gli operai non "pensano"? Hanno dunque una loro ideologia, le idee della classe oppressa che deve ribellarsi, che si ribella, che concepisce questa ribellione e che sviluppa la coscienza, la "tecnica" e la cultura della ribellione) LENIN:KARL MARX-tre fonti e tre parti integranti del marxismo 1913 -104 "Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni. I fautori delle riforme e dei miglioramenti saranno sempre ingannati dai difensori del passato, fino a quando non avranno compreso che ogni vecchia istituzione, per barbara e corrotta che essa sembri, si regge sulle forze di queste o quelle classi dominanti. E per spezzare la resistenza di queste classi vi è un solo mezzo: trovare nella stessa società che ci circonda, educare e organizzare per la lotta forze che possono - e che per la loro situazione sociale debbano - spazzar via il vecchio ordine e crearne uno nuovo." 83) In tutto il mondo civile la dottrina di Marx si attira la più grande ostilità e l'odio più intenso di tutta la scienza borghese (sia ufficiale che liberale), che vede nel marxismo una specie di "setta perniciosa". E non ci si può aspettare un atteggiamento diverso, poiché una scienza sociale "imparziale" non può esistere in una società fondata sulla lotta di classe. In un modo o nell'altro, tutta la scienza ufficiale e liberale difende la schiavitù del salariato, mentre il marxismo ha dichiarato una guerra implacabile a questa schiavitù. Pretendere una scienza imparziale nella società della schiavitù del salariato è una stolta ingenuità, quale sarebbe pretendere l'imparzialità da parte degli industriali nel considerare se occorre aumentare il salario degli operai diminuendo il profitto del capitale. [a proposito dei Baumann, Negri, e bestiario continuando, per memoria di "teorie" che continuano ad albergare nelle stanze, svuotate dalle "cattive ideologie", dei cervelli di nostri compagni - nostra nota]. 21) cita MARX "prefazione a Per la critica dell’economia politica: «Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, 32 che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Il Manifesto fa numerosi riferimenti alla "educazione", "coscienza", ecc. della classe operaia (v.pag.10) è infatti "un programma completo teorico e pratico del partito". Cioè: senza tener conto dell'aspetto soggettivo (sovrastrutturale) della classe operaia non può esistere "un programma completo teorico e pratico del partito". E non può esistere se questi aspetti sovrastrutturali non sono posti in relazione alle specifiche condizioni di vita e di lavoro della classe proletaria e alle condizioni oggettive, strutturali della società: OGGI: ritorno di vecchie idee battute legate a specifici momenti strutturali e sovrastrutturali della lotta di classe:e10;e15;e23(filosofia dell’azione) - e36(socialismo feudale, piccolo/borghese, tedesco, conservatore borghese) - e54(socialismo utopistico) siamo a una nuova fase (a1-2): quale elaborazione teorica - quale esposizione della elaborazione Il marxismo, teoria del mutamento che cambia con esso, deve basarsi su ciò che fonda il mutamento stesso e la possibilità di analizzarlo e farne verosimili proiezioni. c’è un nucleo assoluto Forze produttive e rapporti di produzione, lotta di classe, nemico di classe e il suo becchino:il movimento operaio, la questione del potere, l’analisi materialistica delle condizioni concrete dello scontro, delle forme di lotta e delle relative strategie e tattiche. - Il cambiamento è opera delle classe e delle masse popolari, non dei comunisti e ancor meno di un gruppo di intellettuali, di un dirigente, di un deputato, ministro o presidente - esso non viene mai "dall' alto" Il relativismo assoluto porta all’immobilismo, alla incomprensione e indifferenza rispetto alla concreta etica del movimento, al progetto. Oppure sbocca nel suo opposto, nell’affidarsi a una qualche entità metafisica (Dio, Pensiero pensante, Logos, ecc), nell’ elaborare un’ etica astratta (aspirazioni assolute, puri ideali, utopia). Non si può prendere la vecchia elaborazione al punto di arrivo, né abbandonare i fondamenti del marxismo (lotta di classe operai/capitalisti, individuazione dell’avversario di classe, obiettivi di prospettiva e immediati, abolizione della proprietà dei fondamentali mezzi di produzione). Da questo NUCLEO a un nuovo affinamento della teoria parallelamente allo svilupparsi dell’ attuale scontro di classe (a3):principi generali e loro applicazione) I processi di mutamento strutturali e sovrastrutturali Lo sviluppo della contraddizione nella struttura e nella sovrastruttura La lotta di classe fra proletariato e borghesia Il formarsi del proletariato come classe dominante attraverso lo sviluppo delle lotte La questione del potere:abbattimento violento del potere borghese (f10) (o lotta con le armi della democrazia>influenza sul potere secondo fasi e circostanze della lotta di classe:OGGI) Il progetto, gli obiettivi concreti elaborati in base al processo reale in corso, i rapporti di forza, la politica delle alleanze: a1 – Manifesto:24/2/1848:Lega dei Comunisti - poi sconfitta rivoluzione parigina del giugno 1848 e arretramento:di nuovo classe operaia, ala estrema dei radicali borghesi 33 a2 – quando il proletariato ebbe nuovamente le forze per un attacco alle classi dominanti...l’Associazione Internazionale degli Operai > ma doveva unire l’intero proletariato militante: non poteva proclamare subito i principi esposti nel Manifesto: Marx ne stese il programma tenendo conto di lassalliani, trade unions, ecc b1 – né il progresso economico del paese, né lo sviluppo intellettuale delle masse operaie ...avrebbe reso possibile una ricostruzione sociale. I frutti della rivoluzione furono raccolti dalla classe capitalista:perciò... b2 - la rivoluzione del 1848 non fu una rivoluzione socialista, essa spianò la strada a quest’ultima (indipendenza nazionale, sviluppo borghesia, industria e sviluppo proletariato) c9/22- Il potere borghese, frutto di un lungo processo di sviluppo.La funzione rivoluzionaria della borghesia c27/33;36;40 -Lo sviluppo capitalistico e le lotte della borghesia creano e ammaestrano il suo becchino: il proletariato (c40 “la borghesia è di continuo in lotta...”) c34/42- Lo sviluppo della coscienza di classe, l’organizzarsi in classe e quindi in partito politico... la classe operaia si è imbastardita? ma le conquiste economiche non sono mai stabili se non si risolve la questione del potere c38-39) c50- Il carattere nazionale della lotta del proletariato f0/7- forme di alleanza proletariato/borghesia- comunisti partiti borghesi o contadini, poiché la borghesia deve introdurre condizioni sociali e politiche di cui il proletariato deve servirsi come altrettante armi contro la borghesia. (f05-06;10: abbattimento violento... – Il blocco sociale: Stolypin 1911: 2.500.000 contadini ricchi, la rivoluzione russa una miriade di piccoli proprietari). 77)La divisione del lavoro, che abbiamo già visto come una delle forze principali della storia finora trascorsa, si manifesta anche nella classe dominante come divisione del lavoro intellettuale e manuale, cosicché all’interno di questa classe una parte si presenta costituita dai pensatori della classe (i suoi ideologi attivi, concettivi, i quali dell’elaborazione dell’illusione di questa classe su se stessa fanno il loro mestiere principale), mentre gli altri nei confronti di queste idee e di queste illusioni hanno un atteggiamento più passivo e più ricettivo, giacché in realtà sono i membri attivi di questa classe e hanno meno tempo di farsi delle idee e delle illusioni su se stessi . All’interno di questa classe questa scissione può addirittura svilupparsi fino a creare fra le due parti una certa opposizione e una certa ostilità, che tuttavia cade da sé se sopraggiunge una collisione pratica che metta in pericolo la classe stessa: allora si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto dal potere di questa classe. 78)L’esistenza di idee rivoluzionarie in una determinata epoca presuppone già l’esistenza di una classe rivoluzionaria sui cui presupposti abbiamo già detto quanto occorre. 79)Se ora nel considerare il corso della storia si svincolano le idee della classe dominante dalla classe dominante e si rendono autonome, se ci si limita a dire che in un’epoca hanno dominato queste o quelle idee, senza preoccuparsi delle condizioni della produzione e dei produttori di queste idee, e se quindi si ignorano gli individui e le situazioni del mondo che stanno alla base di queste idee, allora si potrà dire per esempio che al tempo in cui dominava l’aristocrazia dominavano i concetti di onore, di fedeltà, ecc., e che durante il dominio della borghesia dominavano i concetti di libertà, di uguaglianza, ecc . Queste sono, in complesso, le immaginazioni della stessa classe dominante. 80)Infatti ogni classe che prenda il posto di un’altra che ha dominato prima è costretta, non fosse che per raggiungere il suo scopo, a rappresentare il suo interesse come interesse comune di tutti i membri della società, ossia, per esprimerci in forma idealistica, a dare alle proprie idee la forma dell’universalità, a rappresentarle come le sole razionali e universalmente valide. 34 81) (ECCO!!!) La classe rivoluzionaria si presenta senz’altro per il solo fatto che si contrappone a una classe, non come classe, ma come rappresentante dell’intera società, appare come l’intera massa della società di contro all’unica classe dominante. Ciò le è possibile perché in realtà all’inizio il suo interesse è ancora più legato all’interesse comune di tutte le altre classi non dominanti, e sotto la pressione dei rapporti fino allora esistenti non si è ancora potuto sviluppare come interesse particolare di una classe particolare. La sua vittoria giova perciò anche a molti individui delle altre classi che non giungono al dominio, ma solo in quanto pone questi individui in condizione di ascendere nella classe dominante. 82) Quindi ogni nuova classe non fa che porre il suo dominio su una base più larga della precedente, per la qual cosa anche l’opposizione delle classi non dominanti contro quella ora dominante si sviluppa più tardi con tanto maggiore asprezza e profondità. Queste due circostanze fanno sì che la lotta da condurre contro questa nuova classe dominante tenda a sua volta a una negazione della situazione sociale esistente più decisa e più radicale di quanto fosse possibile a tutte le classi che precedentemente avevano aspirato al dominio. 84)Una volta che le idee dominanti siano state separate dagli individui dominanti e soprattutto dai rapporti che risultano da un dato stadio del modo di produzione, e si sia giunti di conseguenza al risultato che nella storia dominano sempre le idee, è facilissimo astrarre da queste varie idee “l’idea”, ecc., come ciò che domina nella storia e concepire così tutte queste singole idee e concetti come “autodeterminazioni” del concetto che si sviluppa nella storia. Allora è anche naturale che tutti i rapporti degli uomini possano venire ricavati dal concetto dell’uomo, dall’uomo quale viene rappresentato, dall’essenza dell’uomo, dall’uomo. 85)Quindi tutto il gioco di abilità, per dimostrare la sovranità dello spirito nella storia (gerarchia in Stirner), si riduce a: a) Si devono separare le idee di coloro che dominano per ragioni empiriche, sotto condizioni empiriche e come individui materiali, da questi dominatori, e con ciò riconoscere il dominio di idee o illusioni nella storia. b) Si deve metter un ordine in questo dominio delle idee, dimostrare un nesso mistico fra le successive idee dominanti, al che si perviene considerandole come “autodeterminazioni del concetto”(la cosa è possibile perché fra queste idee, attraverso la loro base empirica, esiste realmente un flesso, e perché esse, concepite come pure idee, diventano autodistinzioni, distinzioni fatte dal pensiero). c) Per eliminare l’aspetto mistico di questo “concetto autodeterminantesi”, lo si trasforma in una persona — “l’autocoscienza”— oppure, per apparire perfetti materialisti, in una serie di persone che rappresentano “il concetto” nella storia, i “pensatori”, i “filosofi”, gli ideologi, i quali ancora una volta sono concepiti come i fabbricanti della storia, come il “consesso dei guardiani”, come i dominatori. Con ciò si sono eliminati dalla storia tutti quanti gli elementi materialistici e si possono allentare tranquillamente le briglie al destriero speculativo. 87)Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati: a) Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe; b) che le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenza sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione pratico-idealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si rivolge contro una classe che fino allora ha dominato; c) che in tutte le rivoluzioni sin’ora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il modo dell’attività che si è avuto finora, sopprime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.; 35 d) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società. 36 IX Incontro: La relazione di Sabrina all'VIII Incontro (in <A1;<1;ecc.) i riferimenti al testo nostro sito "l'ideologia tedesca" e alla sintesi-schema dell'VIII-IX incontro) 1)La condizione operaia molto simile a quella che dice Marx, ma è camuffata <A1-A5) 2)Ci si vergogna a essere poveri - si fanno sacrifici per i figli che abbiano le "stesse cose"(collega con nn.3,4) 3)se dici "comunista" pensano solo "Stalin, ecc." e se anche sei in grado di spiegare, tanto non gli cambi idea (nn.2;3 in rapporto a N.4: le idee borghesi penetrano tra gli operai...)<29) (il metodo marxista dell'analisi storica:le contraddizioni reali degli esseri umani per produrre la propria esistenza; l'azione delle masse:l'URSS; il fascismo, ecc - la storia non la fanno soltanto, e neppure principalmente, i "capi"; i "re", ecc) <A22;10;27;27;28;29;58;59;60 4)il "borghese" pensa che il suo modo di vivere è l'unico modo, non possono capire noi operai, il nostro malessere <27;35ss;76 5)uno è comunista perché ci nasce , o perché è operaio? Per esempio il "Che"<A5 6)perché ci voleva il "Che" per far sentire i contadini <35;36;39;76;77) (divisione del lavoro anche fra i comunisti? Di funzioni, non di potere. Il potere dell'intellettuale poggia sul potere borghese, sulla divisione de lavoro, della proprietà, del dominio dell'uomo sull'uomo - l'intellettuale comunista si pone al servizio, non al di sopra della classe operaia <38-40 e ss. v.N.11) 7) perché ci sta una corruzione interiore delle persone<76 (il nn.2;in rapporto a 7/10: il consumismo occidentale in rapporto ai nn. 12;13;14;15) 8) io sono comunista perché in rapporto a chi sta peggio, perché qualcuno ti deve privare dell'acqua, dell'aria,ecc (v.N.13) 9)se tutti devono avere tutto:la villa per tutti? Allora il comunista deve provarsi di certe cose 10)chi cià più cose è contento se ne ha una a testa? anche il teatro? Lo svago? Togliatti - lezioni sul fascismo 1935 (nostro sito par.99) I vantaggi che il Dopolavoro offre agli operai sono molteplici: ribassi per i biglietti dei teatri e per i cinematografi, riduzioni sui viveri e sugli oggetti di vestiario comprati in determinati magazzini, per gite, alcune forme di assistenza. Alcuni tendono a prendere delle funzioni mutualistiche. E' l'ora di smettere di pensare che gli operai non debbano fare dello sport. Anche i vantaggi più piccoli sono apprezzati dagli operai. Trovarsi la sera in una camera e sentire la radio è una cosa che fa piacere. Noi non possiamo scagliarci contro l'operaio il quale accetta di entrare in questa camera, per il solo fatto che sulla porta c'è scritta l'insegna del fascio. 11)Tutti devono studiare? E chi fa poi le cose? (v.N.6 ss.) 12) il comunismo ,il problema è questo: se non è in tutti i paesi allora poi c'è la concorrenza <47;48(!);49;52;55) 13)e gli operai occidentali sono disposti a rinunciare a certi "beni" per far campare i paesi poveri? (aristocrazia operaia su base mondiale? La globalizzazione, base reale di una lotta mondiale e di contraddizioni nella classe - l'emergere di altri strati: la Bolivia, il rapporto con la terra; un altro punto di vista -indigeno, non solo "contadino"- la conquistata dignità indigena - il rapporto con la produzione: il vivere "bene", non il vivere "meglio" - e le esperienze russa,cinese,ecc; il produttivismo: riscoprire Mao? <74 ss. - v.N.8) 37 Lenin:Karl Marx dal Carteggio Marx-Engels (nostro sito par.74) 73)Ad ogni grado di sviluppo e in ogni momento, la tattica del proletariato deve tener conto di questa inevitabile dialettica oggettiva della storia del genere umano: da un lato, utilizzando ai fini dello sviluppo della coscienza, delle forze e della capacità di lotta della classe d’avanguardia le epoche di stagnazione politica o di lento sviluppo, di sviluppo cosiddetto «pacifico»; e, dall’altro lato, orientando tutto questo lavoro nella direzione dello «scopo finale» del movimento di tale classe, e suscitando in essa la capacità di risolvere praticamente i grandi problemi nelle giornate culminanti che «concentrano in sé venti anni». A tale proposito hanno speciale importanza due giudizi di Marx, uno espresso nella Miseria della filosofia riguardante la lotta economica e le organizzazioni economiche del proletariato: «La grande industria raccoglie in un solo luogo una folla di persone, sconosciute le une alle altre. La concorrenza le divide quanto all’interesse. Ma il mantenimento del salario, questo interesse comune che essi hanno contro il loro padrone, le unisce in uno stesso proposito di resistenza: coalizione… Le coalizioni, dapprima isolate, si costituiscono in gruppi e di fronte al capitale sempre unito, il mantenimento dell’associazione diviene per gli operai più necessario ancora di quello del salario… In questa lotta – vera guerra civile – si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi necessari a una battaglia che si prospetta nell’immediato futuro. Una volta giunta a questo punto, l’associazione acquista un carattere politico». 74)In queste parole vengono esposti il programma e la tattica delle lotte economiche e del movimento sindacale per alcuni decenni, per tutto il lungo periodo di preparazione delle forze del proletariato «per la futura battaglia». A questo giudizio bisogna ravvicinare le numerose indicazioni che Marx ed Engels traggono dall’esempio del movimento operaio inglese, mostrando come la «prosperità» industriale determina i tentativi di «comprare gli operai» (Carteggio con Engels, I, 136) e di allontanarli dalla lotta; come questa prosperità, in generale, «demoralizza gli operai» (II, 218); come il proletariato inglese «s’imborghesisce» e come «la più borghese di tutte le nazioni» (l’inglese) «vuole, a quanto pare, condurre le cose in modo da avere, al lato della borghesia, un' aristocrazia borghese e un proletariato pure borghese» (II, 290); come nel proletariato scompare l’«energia rivoluzionaria» (III, 124), come occorre attendere per un tempo più o meno lungo «la liberazione degli operai inglesi dalla loro apparente corruzione borghese» (III, 127), come manca al movimento operaio inglese «l’ardore dei cartisti» (1866; III, 305), come i capi operai inglesi si formano secondo un tipo intermedio «fra il borghese radicale e l’operaio»; come a causa del monopolio dell’Inghilterra e finché tale monopolio esisterà, «con gli operai inglesi non ci sarà niente da fare» (IV, 433). La tattica della lotta economica in rapporto con lo sviluppo in generale (e con l’esito) del movimento operaio, è considerata qui in modo mirabilmente vasto, universale, dialettico, veramente rivoluzionario. E tutto si collega... 14) Anche se sono sfruttati lavorano come matti per avere la macchina,ecc., invece di avere i musei gratuiti,ecc<76 (v.tutto N.13) 15)c'è pure un modo di vedere le cose, tanti vogliono essere schiavi<76 16)Io ci credo e vorrei che anche gli altri ci potranno credere,ma siamo in pochi a pensarlo e allora come si fa?<A5;A22;A23;28;55;58;59;76;87d) (lottando si alterano i rapporti di produzione;i fattori di produzione-i lavoratori,la coscienza dei lavoratori) 38 X Incontro: Astrazione e generalizzazione Storia e teoria politica Marx ed Engels nel "Manifesto" arrivano alla formulazione della teoria politica dopo la sintetica esposizione del succedersi delle società nelle varie epoche storiche e dei punti fondamentali di crisi che hanno costituito la base del mutamento: il rapporto degli esseri umani con la natura per mantenersi in vita e riprodursi.(Manif c1-c27) Ciò implica il costituirsi di determinati rapporti fra gli esseri umani e, a un certo punto, della divisione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale e le correlate posizioni di subordinazione e di dominio, la divisione in classi della società, le contraddizioni che nascono da tale divisione, le idee religiose, filosofiche, giuridiche, politiche che sorgono sulla base di tale divisione. L'esposizione storica serve a dare un fondamento materiale alla teoria politica: è una teoria che nasce dallo sviluppo reale delle società e che non poggia su elucubrazioni inventate da questo o quel sognatore. Essa rimanda a nuovi cambiamenti, anch'essi basati sulla base concreta delle circostanze dello sviluppo storico La storia viene così sottratta alla descrizione degli impulsi soggettivi dei re, principi e delle loro visioni mistiche; all'intervento di dei, ecc: la personalità dei singoli ha una sua importanza, ma il ruolo fondamentale è ricoperto dalle circostanze oggettive in cui si sviluppano le scelte di fondo dei gruppi dominanti o variamente subordinati in cui è scissa la società, scelte in gran parte determinate dagli interessi di questi gruppi e dalla rappresentazione che essi se ne fanno. Storia e filosofia Allo stesso modo Marx d Engels procedono ne "l'ideologia tedesca". La sintesi storica qui è più ampia e articolata (IdTed 11-27) ed è compresa fra due illuminanti considerazioni per poi continuare ancora: 10)"I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti reali, dai quali si può astrarre solo nell’immaginazione. Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione. Questi presupposti sono dunque constatabili per via puramente empirica." 28)Esattamente all’opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell’uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza. Lo scopo dell'esposizione storica è ancora una volta di dare fondamento concreto alla elaborazione filosofica: teoria politica e filosofia sono momenti di una conoscenza concreta, l'esame della realtà vista sotto il profilo generale: l'aspetto analizzato è diverso, il metodo identico. L'una e l'altra sono trattate per induzione dalla realtà e per deduzioni basate dalla generalizzazione dei risultati dell'analisi della realtà. 39 La stessa critica all'economia politica è analisi del meccanismo reale dell'accumulazione capitalista, talmente puntuale che bisogna stare attenti: esso è un continuo smascheramento dei rapporti fra individui e fra classi, del meccanismo di sfruttamento. Gli individui, cioè i popoli Ancora (IdTed 10)"Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione." poiché la produzione e la riproduzione della vita è un fatto sociale cui concorrono più individui, a partire dalla famiglia, alla tribù,ecc poiché la divisione sociale del lavoro diventa base per la subordinazione di classi e strati sociali ad una classe dominante, la storia delle società è la storia delle contraddizioni fra la produzione e la riproduzione sociale e il potere della classe dominante che decide cosa, come, quanto produrre e le condizioni di ripartizione del prodotto sociale. poiché "Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza" (IdTed 28) la storia delle società è anche la storia delle classi subalterne che pongono in discussione la loro subalternità e dei contrasti fra loro e con la classe dominante: il cambiamento stesso delle società è un prodotto sociale. dunque la storia delle società è anche la storia del formarsi di una coscienza di classe delle classi subalterne, delle condizioni strutturali e sovrastrutturali che producono questa coscienza, della lotta di classe in cui questa coscienza si concretizza; dalla struttura (condizioni di vita) alla sovrastruttura (coscienza di classe) ad una forza materiale che incide sulla struttura del potere (lotta di classe). La questione del potere è inevitabilmente posta dallo sviluppo storico/politico e la sua negazione non può essere che un ritorno alla storia dei sogni, delle visioni, basata su concezioni idealistiche e metafisiche. La lotta ideologica contro tali concezioni significa togliere alcuni degli ostacoli -tutt'altro che secondari- allo sviluppo della coscienza di classe. Nel capitalismo: il popolo, cioè il proletariato e i suoi alleati La questione del potere è posta -nei testi esaminati- in chiave politica e filosofica. Il capitalismo (tesi) deve mantenere in sé la sua contraddizione, il proletariato (antitesi), e quindi è sintesi di capitalisti e proletari: quelli non potrebbero esistere senza questi. Il capitalista non ha alcun bisogno di ribaltare la propria condizione sociale e quindi si tiene il proletariato e le condizioni della sua subalternità, anche a costo -in certi momenti- dei necessari compromessi: nell'interesse della classe capitalista parte e controparte vivono la loro coesistenza contraddittoria all'interno del capitalismo che quindi ne è la sintesi. La classe operaia, se vuole abolire la propria schiavitù deve negare questa sintesi che è la società capitalista, deve uscire dal capitalismo, deve negare la propria condizione di schiavo salariato per conquistarsi la sua dignità di essere umano. Cioè rifiutare la condizione che lo fa vivere in funzione del tornaconto di altri essere umani. Cioè negare la sintesi/capitalismo e affermarsi come nuova tesi: un nuovo potere costituito su basi completamente diverse. La questione del potere è ineliminabile anche dal punto di vista storico/filosofico. Di più la classe operaia se vuole abolire la condizione della propria schiavitù, la più articolata e completa deve abolire tutte le altre condizioni -meno totalizzanti- di schiavitù; deve porsi come centro di uno schieramento di tutti gli strati sfruttati,semisfruttati,ecc. Come centro di un sommovimento dell'intera società che la cambi dalle fondamenta. La rivoluzione socialista è opera della classe operaia e delle masse popolari e ciò risulta dallo sviluppo storico delle società capitaliste e non perché i comunisti... "considerano i proletari come degli dei. Ma perché...nelle condizioni di vita del proletariato sono riassunte tutte le condizioni di vita dell’odierna società, nella loro forma più inumana; perché l’uomo nel proletariato ha perduto se stesso, ma, contemporaneamente non solo ha acquistato la coscienza teorica di questa perdita, bensì è stato spinto direttamente dalla necessità alla ribellione contro questa inumanità; ecco per quali ragioni il proletariato può e 40 deve emanciparsi. Ma esso non può emanciparsi senza sopprimere le proprie condizioni di vita. Esso non può sopprimere le proprie condizioni di vita senza sopprimere tutte le inumane condizioni di vita della società attuale, che si riassumono nella sua situazione..."(IdTed A5) L'emergere della coscienza di classe La classe operaia concepisce la necessità di contrattare col padrone le condizioni della propria schiavitù, altrimenti si ridurrebbe a una massa abbrutita, gettata al di sotto delle stesse condizioni minime di sopravvivenza...Il capitalismo, nella morsa di crescenti contraddizioni e crisi economiche si rivela incapace di mantenere i suoi stessi schiavi salariati. Ma questa lotta puramente economica come può portare a una coscienza politica? Lo schiavo contratta col suo padrone: è già un gesto di insubordinazione, è già un non considerarsi schiavo del tutto; ma per liberarsi deve ribaltare il potere padronale, deve mettersi alla testa di un vasto schieramento popolare, deve porsi in relazione e definire i propri compiti (di alleanza, contrasto, ecc) rispetto a tutte le altre classi, strati e movimenti della società. Così, in questo processo stesso, lo schiavo si pone in condizione di stringere intorno a sé e di dirigere una società senza sfruttati e senza sfruttatori. Ma se la coscienza di questo ruolo sorge soltanto in modo iniziale dalla lotta economica, da cosa nasce la coscienza di classe, la coscienza politica, del proprio ruolo? Dall'incontro con la teoria marxista. Per fare la rivoluzione occorre una teoria rivoluzionaria. Per concepire una rivoluzione occorre un' ideologia rivoluzionaria. Questo incontro avviene nel Partito Comunista. In Esso il proletario ritrova se stesso, la propria umanità, il proprio valore di essere umano. scopre che il suo sentimento di ribellione è giusto, è razionale, può diventare una forza reale. In Esso i proletari con la coscienza più avanzata, pochi e isolati rispetto ai loro stessi compagni di lavoro, scoprono di non essere né soli, né pazzi e si rafforzano nella loro volontà di lotta, acquisendo anche le nozioni e le pratiche necessarie per il suo sviluppo. Essi scoprono così che la loro "sete di sapere"; la loro tensione a porsi problemi concernenti l'intera società del proprio paese e dei popoli del mondo non è una deviazione, ma l'indizio che stanno mettendo in discussione la loro condizione di schiavi salariati, stanno uscendo dal condizionamento mentale della schiavitù: cominciano a ragionare da esseri liberi. E lo fanno partendo dalle loro condizioni concrete di vita, da un aggrovigliarsi di considerazioni, perché la schiavitù è una condizione complessa, oggettiva e soggettiva, fatte di mille aspetti, di mille frustrazioni: nel Partito il proletario insegna parlando della propria vita, dei suoi aspetti quotidiani. Il Partito gli trasmette la capacità di generalizzazione, a partire dalla distruzione del senso di solitudine e di isolamento. Nel Partito il proletario incontra chi ha più nozioni di lui. Altri compagni proletari e compagni di estrazione borghese. Per quest'ultimi è facile arrivare alle generalizzazioni, ma hanno la tendenza a staccarsi dalla realtà, a volare sulle ali della fantasia, del mito. Hanno una tendenza all'astrazione. Nel Partito essi imparano a ragionare con i piedi per terra: si liberano della presunzione di "sapere" perché hanno delle nozioni e - insieme- si liberano dal nozionismo, imparano ad analizzare la realtà... E imparano a non esser più "borghesi", a mettere in discussione i propri pregiudizi, l'arroganza da classe superiore, imparano a porsi al servizio del proletariato. Il Partito è il luogo necessario della crescita collettiva della coscienza comunista, della necessità del cambiamento, dell'apprendimento e della pratica necessarie per conseguire il risultato... I compagni di estrazione borghese vi imparano a inquadrare nell'analisi di classe - criticamente- la propria esperienza precedente, le comunità familiari, di amici, ecc, in cui sono vissuti, e a superare l'infantile senso di contrapposizione verso tali affetti, nella consapevolezza delle collocazioni di classe e dei correlati modi di vedere le cose. Non tutti gli appartenenti ai ceti medio e piccolo borghesi possono diventare comunisti, ma ci si può incontrare sul terreno delle lotte democratiche: un comunista è sempre anche un democratico, disponibile a battersi contro ogni sopruso, chiunque ne sia vittima. E' un peccato che non abbiamo discusso la relazione di Sabrina nell'incontro precedente: avremmo potuto "aver conosciuto lo studio, l’avidità di sapere, l’energia morale, l’impulso a progredire senza sosta degli operai francesi e inglesi, per potersi fare un’idea dell’umana 41 nobiltà di questo movimento." (IdTed A23). Avremmo potuto accorgerci che -in un modo molto concreto e parlando della propria vita- Sabrina ha posto la questione dell'unità degli operai nella lotta economica, del suo ulteriore sviluppo in coscienza di classe sul terreno della lotta politica complessiva e perfino del rapporto con un livello ancora superiore, la consapevolezza della necessità di unire tutti i popoli. Che è coscienza politica, coscienza comunista. E forse avremmo evitato di parlare di una fantomatica società in cui macchine producono altre macchine, i progettisti degli automi sono i nuovi operai (lavoratori cognitivi, produttori di beni immateriali, ecc), sfruttati dai padroni delle macchine. Fantomatica non perché macchine che producono macchine sia uno sviluppo inconcepibile sulle basi attuali, ma perché in una società in cui non vi sia più la divisione fra lavoro manuale e intellettuale sembra impossibile che vi siano classi come noi le conosciamo e soprattutto un proletariato e una borghesia capitalista. Nella relazione di Sabrina c'era più concretezza, quindi più sintesi e articolazione della realtà, più filosofia marxista, che nelle nostre fantastiche elucubrazioni di intellettuali: abbiamo molto da imparare. 42 XI Incontro Ernst Mandel "che cos'è la teoria marxista dell'economia" (La nuova sinistra - Samonà e Savelli ) I - LA TEORIA DEL VALORE E DEL PLUSVALORE Il sovraprodotto sociale 7) surplus di prodotti 8) lavoro necessario - pluslavoro 9-10) prodotto necessario - sovraprodotto sociale plusvalore:forma monetaria del sovraprodotto sociale (lavoro gratuito, non pagato) valore d'uso: di una merce; di beni destinati al consumo - valore di scambio 11) merci:destinate allo scambio; le merci devono avere un valore d'uso e un valore di scambio divisione del lavoro:valore di scambio,merci,mercato 12) capitalismo:la società in cui la maggior parte della produzione è produzione di merci: soli valori d'uso: prodotti per autoconsumo contadini; ciò che viene prodotto in famiglia La teoria marxista dell'alienazione 13) L'alienazione deriva dalla divisione del lavoro intellettuale da quello manuale - la piccola produzione mercantile precapitalista - la produzione mercantile postcapitalista - anche nella società socialista largamente mercantile 14) Il lavoro non era sentito come obbligo imposto dall'esterno 1)perché meno intenso; 2)unità tra produttore, prodotto e consumo. 15) Ma molta povertà. I bisogni umani sono -per la maggior parte- un prodotto sociale 16) più si generalizza la produzione di merci, e il lavoro è regolato, la società si organizza attorno a una contabilità fondata sul lavoro 17) il contadino lavora il campo del fabbro: equivalenza in ore di lavoro che regola gli scambi - Giappone feudale:il lavoro infantile - società feudale:corvée; rendita in natura; rendita in denaro. 19-20) città medievale:equilibrio al minuto tra i diversi mestieri che consacrava i tempi di lavoro vari prodotti <piccola produzione mercantile:transizione tra economia naturale(solo valori d'uso) a <società capitalista in cui la produzione di merci si espande illimitatamente Determinazione del valore di scambio delle merci 20) il valore di scambio di una merce è determinato dalla quantità di lavoro necessaria per produrla 21) non lavoro individuale, ma lavoro socialmente necessario: la quantità di lavoro necessario nelle condizioni medie di produttività del lavoro in un certa epoca, in un certo paese 22-23) lavoro semplice - lavoro complesso: lavoro specializzato,ecc. - multiplo del lavoro semplice: più lavoro per produrre quel lavoratore, cioè quel lavoro Che cosa si intende per lavoro socialmente necessario? 23-24) Una merce ha un valore d'uso, altrimenti non avrebbe valore di scambio. L'insieme delle merci esistenti in una società è acquistato dal potere d'acquisto esistente in quella società secondo la proporzione determinata dai consumatori Se l'equilibrio è rotto compare la sovrapproduzione o la sottoproduzione 24-25) Se le carrozze sono soppiantate dalle auto, continuare a produrre carrozze nella stessa quantità comporta un dispendio di lavoro maggiore di quanto socialmente necessario, un lavoro socialmente sprecato, non necessario, che non produce valore, un lavoro in perdita 26) se si produce meno dei bisogni si verifica un incentivo a produrre di più, una sovravvalutazione sociale del valore del prodotto - il "valore d'uso" della produzione: la produttività del lavoro varia facendo astrazione dei bisogni sociali 1)settori tecnologicamente adatti alla media sociale; 2)settori arretrati, al di sotto della media sociale, 3)settori tecnologicamente avanzati, superiori alla media sociale. - Il primo settore è come il lavoratore pigro 27) il terzo settore economizza sui costi del lavoro sociale: ricaverà un sovrapprofitto, come il lavoratore molto veloce 43 - ogni impresa cerca questo sovraprofitto - quando molte imprese lo trovano diventa il profitto medio: si arriva alla perequazione tendenziale del tasso di profitto [però a produzione via via più ampia. La logica del massimo profitto - produrre per trarne un profitto via via maggiore condanna Il capitalismo a produrre sempre di più fino alla crisi] Origine e natura del plusvalore 27-28) Il plusvalore è la forma monetaria del sovraprodotto sociale, del pluslavoro la differenza tra il valore prodotto dall'operaio e il valore della sua stessa forza-lavoro impiegata in quella produzione - la forza-lavoro è una merce: vale per il lavoro necessario a produrla, cioè le spese necessarie per mantenere l'operaio 29) Il plusvalore è il valore del lavoro gratuito erogato dall'operaio a favore del capitalista e di cui questo si appropria senza alcun corrispettivo Validità della teoria del valore-lavoro 29) prova analitica: scomponendo il prezzo di una merce si trova soltanto del lavoro 30-31) prova logica: cosa hanno in comune le merci che le rende confrontabili e quindi scambiabili? È il lavoro umano astratto - Lavoro concreto<valore d'uso/ lavoro umano astratto,(cioè socialmente necessario), ripartizione dell'insieme del lavoro svolto in una società<valore di scambio 32-33) prova per assurdo: macchine che fanno tutto: qual'è il valore del prodotto? Nessuno, non ci sono compratori:è scomparso il valore di scambio II - CAPITALE E CAPITALISMO Il capitale nella società capitalistica 35-36 Società primitiva ad economia naturale, poi la società a piccola produzione mercantile: produzione mercantile non ancora generalizzata - per lo più M-D-M:si vende per comprare - nel capitalismo si vende per vendere DMD+ quindi il processo è spinto all'infinito Le origini del modo di produzione capitalistico 37 A)separazione dei produttori dai mezzi di produzione; B)mezzi di produzione monopolio di una sola classe; C)compare una classe che, priva di mezzi di produzione, è costretta a vendere la sua forza-lavoro ai detentori dei mezzi di produzione 39 A)avviene per costrizione extraeconomica (colonie) o economica (esuberanza manodopera agricola per evoluzione tecnologica - concorrenza produz.industriale a piccolo artigianato contadino) 40 B)monopolio mezzi di produzione perché sempre più costosi e complessi (continuo rivoluzionamento e continuo aumento produttività e produzione) Origine e definizione del proletariato moderno 41-43) antenati del proletariato moderno: non più legati alla gleba, né a gilde dei Comuni; servitori di nobili decaduti; espulsione da terra dei vecchi contadini (campi in pascoli,ecc); distruzione antichi artigiani per concorrenza industria moderna - Il modo di produzione capitalista è un regime nel quale: i mezzi di produzione sono diventati monopoli di una sola classe e sociale; i produttori sono separati da questi mezzi di produzione, sono liberi ma privi di qualsiasi mezzo di sussistenza, e quindi sono obbligati, per poter sopravvivere, a vendere la loro forza-lavoro 44)la grande e piccola borghesia posseggono la stragrande maggioranza della proprietà privata. Gli altri posseggono praticamente solo beni di consumo 45) la quasi totalità del capitale è nelle mani della borghesia Il meccanismo fondamentale dell'economia capitalista 46-47) Il valore è una costante intorno alla quale fluttuano prezzi (se c'è spreco di lavoro, surplus di produzione o l'inverso, si sa dopo) - Concorrenza - mercato illimitato - pluralità centri di produzione (sparirebbe del tutto soltanto se un solo produttore in un mercato cristallizzato) 48) la "missione civilizzatrice del Capitale": trasformare il commercio dei prodotti di lusso in commercio di prodotti di massa -Mercato illimitato: anche per espansione economica - aumento produzione - disponibilità di potere di acquisto 44 50) Aumento della produttività del lavoro significa riduzione del valore delle merci - macchine L'aumento della composizione organica del capitale 50) capitale variabile V - cioè l'equivalente dei salari - perché il lavoro crea nuovo valore 51) capitale costante C - capitale per acquisto macchine, edifici, materie prime - il cui valore rimane lo stesso nel processo produttivo - composizione organica del capitale C/V 52) L'accumulazione del capitale è resa possibile dalla realizzazione del plusvalore 53) Il plusvalore accumulato-non consumato dal capitalista- diventa capitale+: DMD+ - accumulazione del capitale=capitalizzazione del plusvalore 54) concorrenza - più macchine - più produzione - più composizione organica del capitale< - più si concentra il capitale>monopoli. La concentrazione dei capitali legge permanente del capitalismo La concorrenza porta alla concentrazione e ai monopoli 56-57) il capitalismo dei monopoli si sostituisce alla libera concorrenza, a partire dal 1875 circa - I monopoli riducono la produzione (rispetto alla concorrenza) giocando sull'aumento dei prezzi - ma allora dove vanno i capitali per essere investiti? - Le esportazioni di capitali: tutto il mondo viene trasformato in sfera di influenza e un campo di investimento del Capitale<l'analisi di Lenin; l'epoca dell'imperialismo; le grandi guerre Caduta tendenziale del saggio medio di profitto 58-59) Il profitto medio - le fabbriche che lavorano al disotto del livello medio di produttività (il calzolaio pigro) sprecano lavoro sociale, non realizzano il plusvalore prodotto dagli operai e questo viene accaparrato dalle fabbriche che lavorano al di sopra del saggio medio di profitto [sovrapprofitti V:p.41 Che cosa si intende per lavoro socialmente necessario?] <i capitali accorrono dove si realizzano i sovrapprofitti - perequazione saggio profitto 60-61) a)saggio di profitto=pl/(C+V) - b)saggio di sfruttamento=pl/V - se b) rimane invariato e solamente C aumenta in a): il saggio di plusvalore cala< - aumentando C(macchine,innovazioni tecnologiche,ecc)per vincere concorrenza e guadagnare di più, il saggio di plusvalore cala perché l'aumento di valore è dato da V. - per non fare diminuire il saggio di plusvalore occorre (vedi.b) allora aumentare pl lasciando il più possibile invariato V, cioè aumentare il saggio di sfruttamento 62) "il capitalismo può sopportare tutto salvo una caduta del saggio medio di profitto al 2%" -insomma per guadagnare di più in cifra assoluta occorre investire di più e ogni euro in più investito rende si, ma rende meno. La contraddizione fondamentale del regime capitalistico e le crisi periodiche di sovrapproduzione 63) Il capitalismo tende ad estendere la produzione illimitatamente perché tende al profitto dei capitalisti e produce ciò che è vendibile - cioè quei beni che si incontrano con bisogni paganti (la sovrapproduzione è sempre relativa: medicine, cibo ecc. per i paesi sottosviluppati) - ma i salari, il potere di acquisto delle masse popolari è inferiore al prezzo/valore delle merci prodotte 64) crisi di sovrapproduzione assoluta e relativa - nella produzione di merci, dei servizi, dei prodotti finanziari - sono periodiche per l'accumulazione della contraddizione: come un organismo che accumula tossine - le cure: armi, e salassi cioè; guerre,crisi economica, abbassamento salari, disoccupazione,prestiti al consumo - ma queste cose rialzano il limite dell' ingolfamento del meccanismo. Il capitalismo le assimila in tempi "normali" rialza la propria febbre, riduce la possibilità di cura nelle crisi 64) le contraddizioni crescono. Ma il capitalismo non morrà mai automaticamente, per mere crisi economiche, ma per la lotta dei popoli che comprendono che è un assetto superato che genera sofferenze, incapace di soddisfare stabilmente i bisogni dei popoli 45 III - IL NEOCAPITALISMO [ricordarsi scrive nel '66!, Ma utile per come "vedevamo" il ciclo positivo negli anni '60] Origini del neocapitalismo (fino al '70) 68) Crisi periodiche di 7/10 anni e cicli Kondratief (25/30 anni! Oggi 60/80) Schumpeter; Mynsky 69) Ciclo dalla II Guerra mondiale - consolidare regime capitalisti in base a concessioni ai lavoratori collaborazione borghesia e forze conservatrici movimento operaio - direzione dall'alto: [ciclo fordistakeynesiano - ma perché ci si scorda sempre delle lotte peraie: in Italia dovremmo parlare di ciclo fordista/Keynesiano/lotte operaie: dal '45 agli anni '60 nulla ci fu regalato e i morti furono decine - altro che "riformismo" dall'alto (Keynes)! - n.d.c] 70-71) crescente intervento pubblici poteri - sviluppo a lunga scadenza (perché finisce - choc petrolifero 1973 e fine del gold standard > dollar standard: 1971) - rivoluzioni tecnologiche (specie militare) (importanza armamenti, controllo stato e spese sociali; il salario differito - funzione anticiclica pag.76-82) > la crisi diventa "recessione" < per la classe evitare il formarsi di sottoproletariato che indebolisce unità e lotta :OGGI...si tende a sottoproletarizzare il proletariato e non solo. 74 il neocolonialismo: industrializzazione paesi sottosviluppati e una nuova borghesia La tendenza all'inflazione permanente 83-85) spese settore militare [ma anche dollar standard 1971] 85 90 La programmazione economica:coordinazione su scala nazionale nell'interesse del capitale 90-95La garanzia statale del profitto:"economia concertata" - "politica dei redditi" lo stato garante della "pace sociale" 96 Tra politica di riforme neo capitaliste (integrazione sindacati e gendarmi del consenso) e politica anticapitalista: dualismo di potere nel paese, nelle fabbriche: dualismo di potere politico 46 LA TEORIA MARXISTA 2 (incontri 2009-2010) XII incontro:introduzione a Lenin Marxismo e marxismi Quante Rome vi sono? La Roma monarchica, repubblicana, imperiale e anche queste hanno avuto fasi diverse: siate dunque precisi, cari storici, scrivete "le storie delle Rome" e non " la storia di Roma" quanti marxismi vi sono? Marx non è sempre uguale a se stesso. C'è il Marx: del Manifesto scritto per la Lega dei Comunisti; del "programma" scritto per l'Associazione Internazionale degli Operai; della lotta contro Lassalle; dopo la comune di Parigi; della lotta contro Bakunin Engels non era la copia di Marx, né Lenin di Marx ed Engels, né Gramsci di Lenin e Marx Tutto può essere spezzettato, poiché ogni realtà è composita e in continuo mutamento. Basta non vedere i legami che collegano il vecchio col nuovo: è la lezione del positivismo estremo Ma se identici sono i fondamenti del metodo applicato, medesimo l'atteggiamento, la scelta di campo rispetto al mutamento in svolgimento, medesima la tensione della volontà verso la realizzazione di una società senza sfruttati e sfruttatori, si può in questo scorgere una continuità, si può parlare di un unico marxismo che si sviluppa perseguendo il medesimo fine, modellandosi secondo le necessità della lotta in corso? e coloro che parlano di "marxismi" non è che non vedono -o non vogliono vedere e far vedere- proprio questi punti fondamentali in base ai quali si può comprendere chi è comunista e chi no, chi si batte per una società senza sfruttati e sfruttatori e chi no? Non vogliono distruggere ciò che caratterizza il marxismo e con ciò stesso, far passare per rivoluzionario ciò che rivoluzionario non è, e -allo stesso tempo- far perdere ogni cognizione dei fondamenti della lotta di classe? Il marxismo si basa: sull'analisi delle contraddizioni oggettive, strutturali della società capitalistica che la porteranno a finire, così come è nata sull'analisi dei processi che -nella realtà- portano la classe operaia a ribellarsi fino in fondo, prendendo coscienza delle condizioni di vita e di lavoro della produzione e della società capitalista: la ribellione è frutto della contraddizione. Perché diventano intollerabili cose fino a ieri tollerate? sull'analisi del processo che -nella realtà- porta all'aggregarsi della classe, al formarsi e crescere della coscienza di classe, al costituirsi di un vasto schieramento popolare intorno ad essa. Cioè del processo per cui la forza morale, spirituale, intellettuale degli operai, dei lavoratori, delle masse popolari diventa forza reale che -con la lotta- modifica la realtà. Questo processo avviene soprattutto attraverso le lotte, ma anche attraverso lo studio, l'accumulazione e generalizzazione delle esperienze, l'apporto di capacità e conoscenze dall'esterno della classe. la Comune di Parigi, ha insegnato che: " La classe operaia non attendeva miracoli dalla Comune. Essa non ha utopie belle e pronte da introdurre par dècret du peuple. Sa che per realizzare la sua propria emancipazione, e con essa quella forma più alta a cui la società odierna tende irresistibilmente per i suoi stessi fattori economici, dovrà passare per lunghe lotte, per una serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini. La classe operaia non ha da realizzare ideali, ma da liberare gli elementi della nuova società dei quali è gravida la vecchia e cadente società borghese".[Marx -nostro sito- gueciv 52] "E’ passato il tempo dei colpi di sorpresa, delle rivoluzioni fatte da piccole minoranze coscienti alla testa di masse incoscienti. Dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni sociali, ivi 47 devono partecipare le masse stesse; ivi le masse stesse devono già aver compreso di che si tratta, per cosa danno il loro sangue e la loro vita."(Engels -nostro sito- gueciv 158) Perciò la classe operaia si definisce in relazione al processo rivoluzionario e in rapporto a tutti gli altri strati e classi della società: la classe più rivoluzionaria. È un divenire, come la società, poiché il fondamento della teoria marxista è la legge del cambiamento - questa volta- in una società senza sfruttamento, ad opera degli stessi sfruttati. Perciò la teoria marxista si può definire in base a tre domande: a che serve? A chi serve? Tu -che la vuoi definire- chi sei? Cioè ponendo la teoria come metodo di analisi, la società analizzata, e noi stessi "analisti", in relazione con il concreto scontro in atto; e il Manifesto del Partito Comunista può essere definito il "programma completo teorico e pratico" della lotta di classe e sociale: della lotta dal basso; Lenin e l'aspetto soggettivo Man mano che il potere politico della classe dominate si struttura, sempre più acquista importanza l'elemento delle coscienza, della capacità della classe e delle masse, l'accumulazione delle forze. Quant' è bello "il sol dell'avvenire" se si tratta di far scordare che la lotta concreta è contro la reazione feudale prussiana, al potere in quel momento! Quant'è bello l'anarchismo se si tratta di far dimenticare che soltanto in base all'analisi della realtà; alla formulazione di obiettivi ad essa aderenti; ad una ferma, organizzata, disciplinata lotta per realizzarli si può realmente contribuire al cambiamento! Quant'è più facile abbandonarsi all'impazienza, all'urgenza dei propri desideri, sottovalutare i processi e le tappe necessarie per realizzare l'obiettivo...Magari per abbandonarsi -di fronte alle difficoltà del processo realealla depressione, al ritirarsi dalla lotta, alla ricerca di scorciatoie inesistenti, alla pratica di gesti esemplari ed estremistici: Marx ed Engels posero la teoria e la fecero trionfare sugli utopismi, gli idealismi, i falsi materialismi gretti, gli ultrasinistrismi anarchici di moda che impedivano il concreto sviluppo della lotta di classe nelle circostanze date Lenin fu il teorico del Partito e quindi degli Organismi di massa, in lotta contro i cedimenti opportunistici, e contro l'opportunismo di ultrasinistra, la pratica del terrorismo, gli atteggiamenti piccoloborghesi di chi si crea l'alibi che "la classe operaia non è all'altezza" (oggi si sente pure dire: "non è quella di una volta"), "la situazione non è all'altezza"...E ci si ritira dalla lotta con "la puzza sotto il naso": con la puzza o senza puzza abbandonare la lotta, predicarne l'abbandono e l'impossibilità è sempre la scelta più facile, né è poi molto difficile fare gli ultrasinistri a parole o gli estremisti nella pratica: richiede molto meno fermezza, costanza, saldezza della volontà Marx ed Engels non hanno mai dato una rappresentazione utopistica, mitica dei proletari.. "gli operai di una volta" costituivano una massa dispersa, abbrutita dall' asservimento alle macchine, estraniati dalla loro dignità umana in fabbrica e fuori. Questi bruti hanno bisogno di riscattarsi e riscattandosi liberano anche noi che operai non siamo, per questo ci poniamo al servizio della loro lotta. Lenin ci ha insegnato che le masse popolari possono sviluppare lotte intempestive, sbagliate; che è giusto e necessario svolgere, senza tentennamenti, la conseguente opera di chiarimento, ma senza mai lasciare classe e masse senza guida, senza mai aristocraticamente distaccarsi da esse; senza mai abbandonarle al loro destino, ma sempre condividendone la sorte e lavorando per il meglio: se di ritirata si tratta, che sia ritirata organizzata, ritirata combattendo e non lo scompiglio di una fuga disordinata e senza direttive (vedi i socialisti negli anni '20 - e non solo), non una serie di cedimenti, magari contrabbandati per vittorie, senza mai tentare il minimo cenno di controffensiva. Salvare "il grosso dell'esercito proletario", non la fuga o l'abbandono della lotta è l'obiettivo dei comunisti se occorre ritirarsi sotto i colpi del nemico. Essere pronti Lenin sa che l'educazione della classe e delle masse "dovrà passare per lunghe lotte, per una serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini " quindi: raccolta delle forze; quindi opuscoli di chiarificazione, di battaglia politica e ideologica; quindi: non si può 48 andare allo scontro frontale se le masse non sono con noi; quindi indicazione degli obiettivi immediati in ogni fase della lotta. Lenin ci insegna il "programma completo teorico e pratico" della lotta dal basso, della lotta di classe nelle condizioni di concentrata educazione della classe e delle masse nell'imminenza di uno sbocco rivoluzionario, violento delle contraddizioni della società. Engels aveva detto che la strutturazione del potere delle classi dominanti avrebbe reso più rari i momenti rivoluzionari e reso necessari lunghi periodi di preparazione. Lenin è il teorico della fase imperialista del capitalismo avanzato che porta a continue guerre intercapitalistiche di depredazione e di dominio mondiale: la rivoluzione impedirà la guerra o la guerra faciliterà la rivoluzione! Lenin e noi Il potere capitalistico si consolida, si articola, penetra in ogni aspetto della vita. Il cambiamento c'è, è reale. Gli operai non hanno più soltanto le catene da perdere, ma che catene hanno, tuttavia! Qualcuno porta queste novità -scordando il filo delle continuità- fino alla negazione della lotta rivoluzionaria; del cambiamento come frutto fondamentalmente della lotta di classe, dal basso; fino ad una pratica -a di là delle enunciazioni- basata sugli accordi di vertice e fra ceti dirigenti, le manovre di corridoio, le apparizioni in Tv, le trovatine per comparire sui giornali: tanti momentini tattici, tante ciliegine senza alcuna torta cui attaccarle. Il Partito comunista dunque non serve più, né più è dato vedere lotta di classe, anzi la stessa classe operaia non c'è più e gli operai, se ci sono ancora, "non sono più quelli di una volta": un 'organica teorizzazione che non è possibile, attualmente, impegnarsi per un cambiamento qualitativo della società, per una società senza sfruttati e sfruttatori. Questo obiettivo è lasciato in una vaga prospettiva, a raccontini per adolescenti, tra fumi di incenso, preghiere agli dei, opere di convincimento versi i potenti, in una parola l'organo del cambiamento è il Vaticano non il Partito comunista: abbi fede! le guerre interimperialistiche con la mondializzazione (se si ritiene che il predominio USA sia parte di questa) sono sempre meno probabili si sviluppa una teoria di rivoluzione non armata, di permeazione della società, di cambiamento delle qualità del potere attraverso l'intervento -non armato- dal basso. si diffonde la possibilità che si sviluppino movimenti di lotta di massa, autonomi dalla lotta di classe e dal Partito comunista. Così si aggiorna la teoria della rivoluzione come si approfondisce la teorica relativa ai movimenti di massa. L'analisi dell'oggi non presenta alcun segno di sbocchi da "rivoluzione armata", gli stessi pericoli di guerra sono generati da fattori -la globalizzazione imperialista- che, insieme producono anche controtendenze. Dunque operiamo in base a una linea di "rivoluzione non armata". Il Lenin del Partito di quadri, clandestino, stato maggiore dell'esercito proletario (nel senso proprio, non metaforico) sembra tuonare contro di noi quando rimprovera chi si scorda che elementi essenziali del marxismo sono la rivoluzione violenta e la dittatura del proletariato. Ed ecco i "francescani" della sinistra dire che, come si abbandona la rivoluzione armata, così occorre abbandonare la lotta di classe e la lotta per il potere, cioè la lotta politica. Ci si deve limitare alla lotta per obiettivi parziali, di immediato interesse per questo o quello strato sociale, una sorta di pansindacalismo, di tradunionismo, di panmovimentismo. E l'inattualità della "dittatura del proletariato" usare questa parola d'ordine, richiederebbe lunghe spiegazioni per essere compresa e il superamento della pessima reputazione dovuta ad applicazioni pratiche non proprio edificanti- comporterebbe la rinuncia alla lotta per il potere, dovendosi la sinistra limitare alla sola lotta nelle istituzioni, a rimorchio -ormai è evidente- a quella forza di "sinistra e riformista" che è il partito democratico, fautore del liberismo più conseguente. Un codismo neanche socialdemocratico, appresso alle teorie della libera economia capitalista, del libero mercato, della libertà da lacci e lacciuoli che il Partito democratico predica e pratica quando è al governo (un po' meno, quando è all'opposizione) in un quadro di profonda degenerazione del sistema capitalistico che non lascia spazio a politiche keynesiane. (ci sono segnali che la teoria dei "cicli" vada aggiornata: la coda -socialmente peggioredel ciclo è sempre più lunga e disastrosa; le misure correttive sono sempre più ridotte, inefficaci, di corto respiro: la fase positiva del ciclo si riduce, quella negativa si fa più intensa, più duratura e si proietta sul futuro). 49 Keynesismo di sinistra. La parola d'ordine ha potuto funzionare, per qualche tempo. La situazione, la stessa -pur lentissimaripresa del Partito la rende superata: lotta di classe, lotta dal basso che impongano al potere politico e all'economia scelte diverse, funzionamenti diversi, ne controllino l'applicazione effettiva; impongano la repressione degli abusi. L'individuazione di tutta una serie di attività che portino a ricostituire uno stretto rapporto con le lotte operaie, con la pratica dello scontro di classe e - allo stesso tempo- avviino processi di riaggregazione sociale, di solidarietà, di superamento di solitudini e paure, attraverso una risposta di popolo che si organizza per risolvere i problemi più urgenti. Il primo processo deve diventare pratica comune e fondamento di tutto il Partito. Il secondo processo, il Partito lo svolge per stimolarne l'avvio e sostenerne lo sviluppo, ma deve essere opera delle masse popolari. Lotta di classe l'una, ma non si sottovaluti l'altra. Anche essa -a un certo punto del suo sviluppodiventa presa di coscienza e ribellione organizzata, crescita di un movimento di massa anticapitalistico che si collega e dà forza alla lotta di classe. L'azione dall'alto, dunque, è di supporto, eventualmente utile e allora anche necessaria, ma non fondamentale. (è ancora Lenin che ci insegna che la rivoluzione democratica borghese e una cosa assai diversa e porta ad un diverso assetto sociale se è frutto della partecipazione attiva e cosciente del proletariato e delle masse popolari). Nessun keynesismo, neppure "di sinistra"! Nessuna possibilità di correzione del sistema, tantomeno dall'alto, da parte dei governi (Keynes), ma processo di modifica dal basso! Il marxismo è la teoria del cambiamento come "processo". Il che significa che esso è l'insieme di vecchio più nuovo (il nuovismo è l'abbandono di ogni teoria, di ogni accumulazione di esperienze, la negazione del Partito comunista, la negazione della lotta di classe: un pseudo anarchismo e ultrasinistrismo a parole e di facciata, dietro il quale si nasconde il totale abbandono della lotta). Il Karl Marx di Lenin, dopo la biografia, si apre proprio con l'approfondimento di questo aspetto. Ne è corollario che non esistono parole d'ordine di per sé rivoluzionarie, conservatrici, reazionarie, ma la stessa parola d'ordine, lo stesso obiettivo acquista valore diverso secondo le circostanze. Se lo si tiene presente Lenin sembrerà un po' meno severo nei nostri confronti, o meglio, molto severo, ma solamente per quanto -tanto- ancora di improvvisato, approssimativo, disorganico c'è nella nostra elaborazione e nelle nostra pratica. E ne deriva anche che il "nuovo" è figlio del "vecchio": se non ci sono nuvole non piove, se piove vuol dire che ci sono le nuvole; se ci sono le nuvole è probabile che venga a piovere ma non è sicuro: il marxismo spesso può essere spiegato con le cose semplici della vita di ogni giorno: facile capirlo in teoria, difficile praticarlo. Allora ci si abbandona alla depressione se il processo di trasformazione del Partito - da Partito ipocritamente "francescano" di vertici autoreferenziali, autocratici, golpisti, degenerati in cricche di potere, spesso tese al vantaggio personale, a Partito della lotta di classe - incontra tante difficoltà: questo è il processo! Una degenerazione così profonda che stava per condurci alla dissoluzione poteva essere superata di colpo mediante i pochi mesi del VII Congresso e del post-Congresso? L'infezione era soltanto degli scissionisti della II mozione? E anche compagni sani, che non tendono ad alcun beneficio personale, se non comprendono la teoria e la pratica di un partito che deve (ri)costruirsi nel processo di (ri)costruzione della coscienza di classe e delle masse popolari, cioè nella elaborazione e nella pratica "dello scontro di classe e sociale" e nella pratica del "crescere insieme"; che continuano a comportarsi come se si trattasse di gestire un prestigio, un' egemonia già conquistati, un "senso del Partito" già diffuso e praticato, che pensano che il "comando" sia giusto e sufficiente (non lo è mai), mentre ancora manca il "convincimento" ed è tutto da costruire...Questi compagni, i gruppi, le correnti in cui si collocano, non sono destinati a degenerare in strutture, base del potere di caste autoreferenziali che -al di là delle enunciazioni teoriche- fanno dell'immobilismo, dell'acritica obbedienza, della collocazione dei fedelissimi, la loro ragione di esistenza? La lotta contro la degenerazione burocratica, correntizia, lobbistica e personalistica del Partito è appena all'inizio: il Partito si costruisce così, nella lotta, come la classe...chi fugge dall'impegno con cui -faticosamente- si mantiene aperto e si persegue il processo verso l'obiettivo di un partito all'altezza della elaborazione e della pratica dello scontro di classe e sociale, semplicemente, non vuole abbastanza questo obiettivo finale: qualcuno conosce un'altra via per raggiungerlo? 50 LA TEORIA MARXISTA 2 (incontri 2009-2010) XIII incontro - LENIN:Karl Marx 1 Breve (saggio biografico ed) esposizione del marxismo. Scritto nel giugno-settembre 1914, pubblicato parzialmente (a causa della censura) dal Dizionario enciclopedico Granat, nella primavera del 1914 e pubblicato integralmente per la prima volta nel 1925. 11)Il marxismo è il sistema delle concezioni e della dottrina di Marx. Marx è stato colui che ha continuato e ha genialmente perfezionato le tre più importanti correnti d’idee del secolo XIX, proprie dei tre paesi più progrediti dell’umanità: la filosofia classica tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese, in rapporto con le dottrine rivoluzionarie francesi in generale. 83)In tutto il mondo civile la dottrina di Marx si attira la più grande ostilità e l'odio più intenso di tutta la scienza borghese (sia ufficiale che liberale), che vede nel marxismo una specie di "setta perniciosa". E non ci si può aspettare un atteggiamento diverso, poiché una scienza sociale "imparziale" non può esistere in una società fondata sulla lotta di classe. In un modo o nell'altro, tutta la scienza ufficiale e liberale difende la schiavitù del salariato, mentre il marxismo ha dichiarato una guerra implacabile a questa schiavitù. Pretendere una scienza imparziale nella società della schiavitù del salariato è una stolta ingenuità, quale sarebbe pretendere l'imparzialità da parte degli industriali nel considerare se occorre aumentare il salario degli operai diminuendo il profitto del capitale. [a proposito dei Baumann, dei Negri, e bestiario continuando, per memoria di "teorie" che continuano ad albergare nelle stanze -svuotate dalle "cattive ideologie"- dei cervelli di nostri compagni - nostra nota]. 84)Ma ciò non basta. La storia della filosofia e la storia della scienza sociale dimostrano con tutta chiarezza che nel marxismo non v'è nulla che rassomigli al "settarismo" inteso come una specie di dottrina chiusa e irrigidita, sorta fuori dalla strada maestra dello sviluppo della civiltà mondiale. Al contrario, tutta la genialità di Marx sta proprio in ciò, che egli ha risolto dei problemi già posti dal pensiero d'avanguardia dell'umanità. La sua dottrina è sorta come continuazione diretta e immediata della dottrina dei più grandi rappresentanti della filosofia, dell'economia politica e del socialismo. [da: TRE FONTI E TRE PARTI INTEGRANTI DEL MARXISMO,marzo 1913] Il materialismo filosofico 12) «Per Hegel - ha scritto Marx - il processo del pensiero, che egli, sotto il nome di Idea, trasforma addirittura in soggetto indipendente è il demiurgo» (il creatore) «del reale... Per me, viceversa, l’elemento ideale non è altro che l’elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini» (Poscritto alla II edizione tedesca del I volume del Capitale). 13) In piena conformità con questa filosofia materialistica di Marx e facendone l’esposizione, Friedrich Engels scrive nell’Antiduhring, opera di cui Marx aveva preso visione quando essa era ancora manoscritto: «L’unità reale del mondo consiste nella sua materialità... Il movimento è il modo di esistere della materia. Mai e in nessun luogo c’è stata e mai può esserci materia senza movimento»... « movimento senza materia... allora il pensiero e la coscienza...sono prodotti del cervello umano e l’uomo stesso è un prodotto della natura che si è sviluppato col e nel suo ambiente; ...i prodotti del cervello umano, i quali in ultima analisi sono anch’essi prodotti naturali, non contraddicono il restante nesso della natura, ma invece vi corrispondono. Hegel era un idealista, cioè per lui i pensieri della sua testa non erano le immagini riflesse... più o meno astratte delle cose e dei fenomeni reali; ma, al contrario, le cose e il loro sviluppo erano immagini riflesse delle “idee” esistenti già prima del mondo in qual che luogo». 14) Nella sua opera Ludwig Feuerbach...Engels scrive: «Il grande problema fondamentale di tutta la filosofia è quello di sapere se l’elemento primordiale è lo spirito o la natura... I filosofi che affermavano la priorità dello spirito rispetto alla natura e quindi ammettevano in ultima istanza la creazione del mondo di un genere qualsiasi... formavano il campo dell’idealismo. Quelli che affermavano la priorità della natura appartenevano alle diverse scuole del materialismo». 16) Occorre ricordare particolarmente la posizione di Marx circa i rapporti tra libertà e necessità: «La necessità è cieca fino a quando non se n’è presa coscienza. La libertà è la coscienza della 51 necessità» (Engels, Antiduhring), cioè il riconoscimento della oggettività delle leggi della natura e della trasformazione dialettica della necessità in libertà...Marx ed Engels consideravano come difetto principale del «vecchio» materialismo, compreso quello di Feuerbach: 1)questo materialismo era «prevalentemente meccanico», giacché non prendeva in considerazione il moderno sviluppo della chimica e della biologia (ai nostri giorni bisognerebbe aggiungere ancora: della teoria elettrica della materia); 2)il vecchio materialismo non era storico, non era dialettico (era metafisico, cioè antidialettico), non applicava coerentemente e completamente la dottrina dell’evoluzione; 3)esso concepiva l’«essenza dell’uomo» in modo astratto e non come l’«insieme» di «tutti i rapporti sociali» (concretamente e storicamente determinati), e perciò si limitava a «spiegare» il mondo, mentre si tratta di «mutarlo»; esso cioè non comprendeva l’importanza dell’«attività rivoluzionaria pratica». La dialettica 17)Marx ed Engels consideravano la dialettica hegeliana come la più completa, la più profonda e la più ricca dottrina dell’evoluzione, come la più grande conquista della filosofia classica tedesca. «La grande idea fondamentale - scrive Engels - che il mondo non deve essere concepito come un complesso di cose compiute, ma come un complesso di processi, in cui le cose in apparenza stabili, non meno dei loro riflessi intellettuali nella nostra testa, i concetti, attraversano un ininterrotto processo di origine e di decadenza... questa grande idea fondamentale è entrata così largamente, specie dopo Hegel, nella coscienza comune, che in questa sua forma generale non trova quasi più contraddittori. Ma riconoscerla a parole, e applicarla concretamente nella realtà, in ogni campo che è oggetto di indagine, sono due cose diverse. » «Per la filosofia dialettica non vi è nulla di definitivo, di assoluto, di sacro; di tutte le cose e in tutte le cose essa mostra la caducità e null’altro esiste per essa all’infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire, dell’ascensione senza fine dal più basso al più alto, di cui essa stessa non è che il riflesso nel cervello pensante.» 18)Dunque, la dialettica è, secondo Marx, «la scienza delle leggi generali del movimento, così del mondo esterno come del pensiero umano». 19)Marx accolse e sviluppò questa parte rivoluzionaria della filosofia di Hegel. Il materialismo dialettico «non ha più bisogno di nessuna filosofia che stia al di sopra delle altre scienze». Della precedente filosofia rimane «la dottrina del pensiero e delle sue leggi, cioè la logica formale e la dialettica». E la dialettica, nella concezione di Marx, e anche in quella di Hegel, contiene in sé quella che oggi chiamiamo teoria della conoscenza o gnoseologia, la quale pure deve considerare il proprio oggetto storicamente, studiando e generalizzando l’origine e lo sviluppo della conoscenza, il passaggio dalla non-conoscenza alla conoscenza. 20)Uno sviluppo che sembra ripercorrere le fasi già percorse, ma le ripercorre in modo diverso, a un livello più elevato («negazione della negazione»); uno sviluppo, per così dire, non rettilineo ma a spirale; uno sviluppo a salti, catastrofico, rivoluzionario; «l’interruzione della gradualità»; la trasformazione della quantità in qualità; gli impulsi interni dello sviluppo, generati dalle contraddizioni, dagli urti tra le diverse forze e tendenze operanti sopra un dato corpo oppure entro i limiti di un dato fenomeno o nell’interno di una data società: l’interdipendenza e il legame più stretto e indissolubile tra tutti i lati di ogni fenomeno(Cfr. la lettera di Marx a Engels dell’8 gennaio 1868, nella quale sono derise le «tricotomie rigide» [distinzione di tre momenti fondamentali della realtà. Ad esempio in Hegel tesi/antitesi/sintesi] di Stein, che sarebbe assurdo confondere con la dialettica materialistica.) La concezione materialistica della storia 21) Se il materialismo in generale spiega la coscienza con l’essere, e non viceversa, applicato alla vita sociale dell’umanità, esige che si spieghi la coscienza sociale con l’essere sociale. «La tecnologia - scrive Marx (Il Capitale, vol. I) - svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzione della sua vita, e con essi anche l’immediato processo di produzione dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono». 52 Una formulazione completa dei principi fondamentali del materialismo, esteso alla società umana e alla storia, è data da Marx nella sua prefazione all’opera Per la critica dell’economia politica: «Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. «Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente tra le forze produttive della società e i rapporti di produzione»... 22)Le precedenti teorie storiche... 23)In primo luogo queste, nel migliore dei casi, tenevano conto solo dei motivi ideologici dell’attività storica degli uomini senza ricercare le cause che provocavano questi motivi, senza afferrare le leggi oggettive dello sviluppo del sistema dei rapporti sociali, senza vedere che le radici di questi rapporti si trovano nel grado di sviluppo della produzione materiale. 24)In secondo luogo, queste teorie trascuravano, per l’appunto, le azioni delle masse della popolazione, mentre il materialismo storico ha dato per primo la possibilità di indagare, con la precisione propria della storia naturale, le condizioni sociali della vita delle masse e i cambiamenti di queste condizioni. 25)La «sociologia» e la storiografia premarxiste, nel migliore dei casi, davano un cumulo di fatti grezzi, frammentariamente raccolti, una esposizione di aspetti parziali del processo storico. Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di sviluppo e di decadenza delle formazioni economico-sociali, considerando l’insieme di tutte le tendenze contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente determinabili di vita e di produzione delle varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbitrario nella scelta di singole idee «direttive» o nella loro interpretazione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna. 26)Gli uomini stessi creano la loro storia; ma da che cosa sono determinati i motivi degli uomini, e precisamente delle masse umane? Da che cosa sono generati i conflitti delle idee e delle correnti antagonistiche? Qual è il nesso che unisce tutti questi conflitti di tutta la massa delle società umane? Quali sono le condizioni oggettive della produzione della vita materiale, che forma la base di tutta l’attività storica degli uomini? Qual è la legge di sviluppo di queste condizioni? A tutto ciò Marx volse la sua attenzione, e aprì la via a uno studio scientifico della storia come processo unitario e sottoposto a leggi, nonostante tutta la sua formidabile complessità e le sue contraddizioni. La lotta di classe 27) Solo lo studio dell’assieme delle aspirazioni di tutti i membri di una determinata società, o di gruppi di società, permette di giungere a una determinazione scientifica del risultato di queste aspirazioni. E fonte delle aspirazioni contraddittorie sono la differente situazione e le diverse condizioni di vita delle classi nelle quali ogni società è divisa. «La storia di ogni società sinora esistita - scrive Marx nel Manifesto comunista (ed Engels aggiunge: ad eccezione della storia delle comunità primitive) - è storia di lotte di classe... una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con 53 la rovina comune delle classi in lotta... La moderna società borghese.. si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato.» 28) L’epoca della vittoria completa della borghesia, delle istituzioni rappresentative, di un largo (se non universale) diritto di voto, di una stampa quotidiana poco costosa e diffusa fra le masse, ecc., l’epoca dei potenti e sempre più vasti sindacati operai e sindacati di industriali ecc., ha mostrato con evidenza ancora maggiore (quantunque in forma talvolta molto unilaterale, «pacifica» e «costituzionale») come la lotta delle classi sia il motore degli avvenimenti. Manifesto comunista: «Di tutte le classi che oggi stanno di fronte alla borghesia, solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria. Le altre classi decadono e periscono con la grande industria, mentre il proletariato ne è il prodotto più genuino. I ceti medi, il piccolo industriale, il piccolo negoziante, l’artigiano, il contadino, tutti costoro combattono la borghesia per salvare dalla rovina l’esistenza loro di ceti medi. Non sono dunque rivoluzionari, ma conservatori. Ancor più, essi sono reazionari, essi tentano di far girare all’indietro la ruota della storia. Se sono rivoluzionari, lo sono in vista della loro imminente caduta nelle condizioni del proletariato; cioè non difendono i loro interessi presenti, ma i loro interessi futuri, abbandonano il loro proprio modo di vedere per adottare quello del proletariato». 29)...Ogni lotta di classe è lotta politica «««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««« SCHEDA - DA:Marx, Engels, L' IDEOLOGIA TEDESCA(STRALCI) 2) SULLA PRODUZIONE DELLA COSCIENZA 56) Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti: spiegare il processo reale della produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata, assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata, dunque la società civile nei suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc. ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa nella sua totalità (e quindi anche la reciproca influenza di questi lati diversi l’uno sull’altro) 57) Essa...giunge di conseguenza anche al risultato che tutte le forme e prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell’ ”autocoscienza” o trasformandoli in “spiriti”, “fantasmi”, “spettri”, ecc., ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate; che non la critica, ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria. 58)Essa mostra che la storia non finisce col risolversi nella “autocoscienza”come “spirito dello spirito”, ma che in essa ad ogni grado si trova un risultato materiale, una somma di forze produttive, un rapporto storicamente prodotto con la natura e degli individui fra loro, che ad ogni generazione è stata tramandata dalla precedente una massa di forze produttive, capitali e circostanze, che da una parte può senza dubbio essere modificata dalla nuova generazione, ma che d’altra parte impone ad essa le sue proprie condizioni di vita e le dà uno sviluppo determinato, uno speciale carattere; che dunque le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano le circostanze. 59)Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi elementi materiali per un rivolgimento totale -cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa “produzione della vita”come è stata fino a quel momento, la “attività totale”su cui questa si fondava- allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo. 54 60) Questa concezione [idealistica n.d.c] quindi ha visto nella storia soltanto azioni di capi, di Stati e lotte religiose e in genere teoriche, e in ogni epoca, in particolare, ha dovuto condividere l’illusione dell’epoca stessa. Se un’epoca, per esempio, immagina di essere determinata da motivi puramente “politici”o “religiosi”, benché “religione”e “politica”siano soltanto forme dei suoi motivi reali, il suo storico accetta questa opinione. L’”immagine”, la “rappresentazione” che questi determinati uomini si fanno della loro prassi reale viene trasformata nell’unica forza determinante e attiva che domina e determina la prassi di questi uomini. 63) san Bruno arriva fino al punto di sostenere che soltanto “la critica e i critici hanno fatto la storia” 64) Tutta la deduzione di Feuerbach relativa ai rapporti reciproci degli uomini finisce soltanto col dimostrare che gli uomini hanno e sempre hanno avuto bisogno l’uno dell’altro. Egli vuole stabilire la coscienza di questo fatto, vuole dunque, come gli altri teorici, suscitare soltanto una giusta coscienza su un fatto esistente, mentre per il comunista autentico ciò che importa è rovesciare questo esistente. Noi d’altronde riconosciamo che cercando di creare la coscienza proprio di questo fatto Feuerbach si spinge avanti di tanto quanto in genere può spingersi un teorico senza cessare di essere teorico e filosofo. 65) Ricordiamo il luogo della Filosofia dell’avvenire in cui egli spiega come l’essere di una cosa o di un uomo sia anche la loro essenza, come le condizioni determinate di esistenza, il modo di vita e l’attività di un individuo animale o umano siano quelle in cui la sua “essenza” si sente soddisfatta. Qui ogni eccezione viene espressamente considerata come un caso disgraziato, come una anormalità che non può essere modificata... Se dunque milioni di proletari non si sentono per niente soddisfatti delle loro condizioni di esistenza, se il loro “essere”... contraddice la loro “essenza”, questa è certamente una anormalità... Fuerbach si contenta di constatare questo fatto...si pone di fronte ad esso soltanto come teorico mentre... in realtà per il materialista pratico, cioè per il comunista si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo. 67)...nell’intuizione del mondo sensibile, egli urta necessariamente in cose che contraddicono alla sua coscienza e al suo sentimento, che disturbano l’armonia, da lui presupposta, di tutte le parti del mondo sensibile e in particolare dell’uomo con la natura. 68)Per eliminarle, egli deve quindi trovare scampo in una duplice visione, una visione profana, che scorge soltanto ciò che “si può toccare con mano”, e una più alta, filosofica, che scorge la “vera essenza” delle cose . Egli non vede come il mondo sensibile che lo circonda sia non una cosa data immediatamente dall’eternità, sempre uguale a se stessa, bensì il prodotto dell’industria e delle condizioni sociali; e precisamente nel senso che è un prodotto storico, il risultato dell’attività di tutta una serie di generazioni, ciascuna delle quali si è appoggiata sulle spalle della precedente, 71)Feuerbach resta sui terreno della teoria, e non concepisce gli uomini nella loro connessione sociale, nelle loro presenti condizioni di vita; che hanno fatto di loro ciò che sono, egli non arriva agli uomini realmente esistenti e operanti ma resta fermo all’astrazione “l’uomo”. Egli non offre alcuna critica dei rapporti attuali della vita. Non giunge mai, quindi, a concepire il mondo sensibile come l’insieme dell’attività sensibile vivente degli individui che lo formano, e per ciò se in luogo di uomini sani, per esempio, vede una massa di affamati scrofolosi, sfiniti e tisici, è costretto a rifugiarsi nella “più alta intuizione” e nell’ideale “compensazione nella specie”, e dunque è costretto a ricadere nell’idealismo proprio là dove il materialista comunista vede là necessità e insieme la condizione di una trasformazione tanto dell’industria quanto della struttura sociale. 73)La storia non è altro che la successione delle singole generazioni, ciascuna delle quali sfrutta i materiali, i capitali, le forze produttive che le sono stati trasmessi da tutte le generazioni precedenti, e quindi da una parte continua, in circostanze del tutto cambiate, l’attività che ha ereditato; d’altra parte modifica le vecchie circostanze con un’attività del tutto cambiata; è un processo che sul terreno speculativo viene distorto al punto di fare della storia successiva lo scopo della storia precedente, di assegnare per esempio alla scoperta dell’America lo scopo di favorire lo scoppio della Rivoluzione francese; per questa via poi la storia riceve i suoi scopi speciali e diventa una “persona accanto ad altre persone” (che sono: “autocoscienza, critica, unico”, ecc.), mentre ciò che vien designato come “destinazione”, “scopo”, “germe”, “idea”della storia anteriore altro non è che un’astrazione della storia posteriore, un’astrazione dell’influenza attiva che la storia anteriore esercita sulla successiva. 74)A mano a mano poi che nel corso di questo sviluppo si allargano le singole sfere che agiscono l’una sull’altra, a mano a mano che l’originario isolamento delle singole nazionalità viene annullato dal modo di produzione sviluppato, dalle relazioni e dalla conseguente divisione naturale del lavoro fra le diverse nazioni, la storia diventa 55 sempre più storia universale, cosicché, per esempio, se in Inghilterra viene inventata una macchina che riduce alla fame innumerevoli lavoratori in India e in Cina e sovverte tutta la forma di esistenza di questi imperi, questa invenzione diventa un fatto storico universale 75)Da ciò segue che questa trasformazione della storia in storia universale è non già un semplice fatto astratto della “autocoscienza”, dello spirito del mondo o di qualche altro fantasma metafisico, ma un fatto assolutamente materiale, dimostrabile empiricamente, un fatto dì cui ciascun individuo dà prova nell’andare e venire, nel mangiare, nel bere e nel vestirsi. 76)Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. [e allora:la lotta ideologica attiva, la lotta sul fronte culturale, strappare il diritto di cittadinanza al punto di vista degli sfruttati nella lotta di classe è la forma ineliminabile della lotta di classe, che consente di concepirla e di combatterla -v.par.21 -, è un tutt'uno con la lotta per affermare il diritto della classe operaia di perseguire i propri fini con le proprie autonome organizzazioni sindacali e politiche. Se questo "dualismo" è alla base della nostra Costituzione, della conquista di una democrazia borghese "avanzata" sulla base della Resistenza, ogni politica intesa ad affermare un duopolio dei partiti della borghesia costituisce un'azione sovversiva del blocco dominante - nostra nota] Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano; in quanto dominano come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell’epoca. 77)La divisione del lavoro, che abbiamo già visto come una delle forze principali della storia finora trascorsa, si manifesta anche nella classe dominante come divisione del lavoro intellettuale e manuale, cosicché all’interno di questa classe una parte si presenta costituita dai pensatori della classe (i suoi ideologi attivi, concettivi, i quali dell’elaborazione dell’illusione di questa classe su se stessa fanno il loro mestiere principale), mentre gli altri nei confronti di queste idee e di queste illusioni hanno un atteggiamento più passivo e più ricettivo, giacché in realtà sono i membri attivi di questa classe e hanno meno tempo di farsi delle idee e delle illusioni su se stessi. All’interno di questa classe questa scissione può addirittura svilupparsi fino a creare fra le due parti una certa opposizione e una certa ostilità, che tuttavia cade da sé se sopraggiunge una collisione pratica che metta in pericolo la classe stessa: allora si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto dal potere di questa classe. 78)L’esistenza di idee rivoluzionarie in una determinata epoca presuppone già l’esistenza di una classe rivoluzionaria sui cui presupposti abbiamo già detto quanto occorre. 79)Se ora nel considerare il corso della storia si svincolano le idee della classe dominante dalla classe dominante e si rendono autonome, se ci si limita a dire che in un’epoca hanno dominato queste o quelle idee, senza preoccuparsi delle condizioni della produzione e dei produttori di queste idee, e se quindi si ignorano gli individui e le situazioni del mondo che stanno alla base di queste idee...Queste sono, in complesso, le immaginazioni della stessa classe dominante. 80) Ogni classe che prenda il posto di un’altra che ha dominato prima è costretta, non fosse che per raggiungere il suo scopo, a rappresentare il suo interesse come interesse comune di tutti i membri della società, ossia, per esprimerci in forma idealistica, a dare alle proprie idee la forma dell’universalità, a rappresentarle come le sole razionali e universalmente valide. 81)La classe rivoluzionaria si presenta senz’altro per il solo fatto che si contrappone a una classe, non come classe ma come rappresentante dell’intera società, appare come l’intera massa della società di contro all’unica classe dominante. Ciò le è possibile perché in realtà all’inizio il suo interesse è ancora più legato all’interesse comune di tutte le altre classi non dominanti, e sotto la pressione dei rapporti fino allora esistenti non si è ancora 56 potuto sviluppare come interesse particolare di una classe particolare. La sua vittoria giova perciò anche a molti individui delle altre classi che non giungono al dominio, ma solo in quanto pone questi individui in condizione di ascendere nella classe dominante. 84)Una volta che le idee dominanti siano state separate dagli individui dominanti e soprattutto dai rapporti che risultano da un dato stadio del modo di produzione, e si sia giunti di conseguenza al risultato che nella storia dominano sempre le idee, è facilissimo astrarre da queste varie idee “l’idea”, ecc., come ciò che domina nella storia e concepire così tutte queste singole idee e concetti come “autodeterminazioni” del concetto che si sviluppa nella storia. Allora è anche naturale che tutti i rapporti degli uomini possano venire ricavati dal concetto dell’uomo, dall’uomo quale viene rappresentato, dall’essenza dell’uomo, dall’uomo. 87)Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati: a) Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe; b) che le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenza sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione praticoidealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si rivolge contro una classe che fino allora ha dominato; c) che in tutte le rivoluzioni sin’ora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il modo dell’attività che si è avuto finora, sopprime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.; d) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società. FINE SCHEDA«««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««« La dottrina economica di Marx -da:LENIN TRE FONTI E TRE PARTI INTEGRANTI DEL MARXISMO,marzo 1913 93)Là dove gli economisti borghesi vedevano dei rapporti tra oggetti (scambio di una merce con un'altra), Marx scoprì dei rapporti tra uomini. Lo scambio delle merci esprime il legame tra singoli produttori per il tramite del mercato. Il denaro indica che questo legame diventa sempre più stretto, fino ad unire in un tutto indissolubile la vita economica dei produttori isolati. Il capitale indica lo sviluppo ulteriore di questo legame: la forza-lavoro dell'uomo diventa una merce. 95)La dottrina del plusvalore è la pietra angolare della teoria economica di Marx. Il capitale, creato dal lavoro dell'operaio, opprime l'operaio, rovinando i piccoli proprietari e creando un esercito di disoccupati. Nell'industria, la vittoria della grande produzione è evidente a prima vista; ma anche nell'agricoltura osserviamo lo stesso fenomeno: la superiorità della grande azienda agricola capitalistica aumenta, l'impiego delle macchine si estende, l'azienda contadina cade sotto le grinfie del capitale finanziario, decade e va in rovina sotto il peso della sua tecnica arretrata. Nell'agricoltura le forme della decadenza del piccolo produttore sono differenti, ma la decadenza è un fatto indiscutibile. 96)Il capitale, prendendo il sopravvento sulla piccola produzione, porta a un aumento della produttività del lavoro e crea una situazione di monopolio per le associazioni dei più grandi capitalisti. La produzione stessa 57 diventa sempre più sociale: centinaia di migliaia e milioni di operai sono legati a un organismo economico sottoposto a un piano regolare, ma un pugno di capitalisti si appropria il prodotto del lavoro comune. Crescono l'anarchia della produzione, le crisi, la corsa sfrenata alla conquista dei mercati, l'incertezza dell'esistenza per la massa della popolazione. 97)Accrescendo la dipendenza degli operai di fronte al capitale, il regime capitalistico crea la grande forza del lavoro riunito. 98)Marx seguì l'evoluzione del capitalismo dai primi rudimenti dell'economia mercantile, dal semplice baratto fino alle sue forme superiori, fino alla grande produzione. E l'esperienza di tutti i paesi capitalistici, tanto vecchi che nuovi, dimostra con evidenza a un numero di operai di anno in anno sempre più grande la giustezza di questa dottrina di Marx. Il capitalismo ha vinto in tutto il mondo, ma questa vittoria non è che il preludio della vittoria del lavoro sul capitale. -riprendendo il Karl Marx 30)«Fine ultimo al quale mira quest’opera - scrive Marx nella prefazione al Capitale - è di svelare la legge economica del movimento della società moderna» ossia della società capitalistica, borghese. Lo studio dei rapporti di produzione di una società storicamente determinata, nella loro origine, nel loro sviluppo e nella loro decadenza. Il valore 31) La merce; valore d’uso; valore di scambio (o semplicemente: valore) è, innanzitutto, il rapporto, la proporzione secondo la quale una certa quantità di valori d’uso di una specie viene scambiata con una certa quantità di valori d’uso di specie diversa. 32) rapporti di equivalenza tra le più diverse specie di lavoro . La produzione delle merci è un sistema di rapporti sociali nel quale i singoli produttori creano prodotti di qualità diversa (divisione sociale del lavoro), e tutti questi prodotti sono fatti uguali l’uno all’altro mediante lo scambio. Per conseguenza, quel che tutte le merci hanno di comune non è il lavoro concreto di un determinato ramo della produzione, né il lavoro di una stessa specie, ma il lavoro umano astratto, il lavoro umano in generale. 33)Tutta la forza-lavoro di una data società, rappresentata dalla somma del valore di tutte le merci, è una sola e stessa forza umana di lavoro: miliardi di fatti di scambio lo dimostrano. E per conseguenza ogni singola merce rappresenta soltanto una certa parte del tempo di lavoro socialmente necessario. La grandezza del valore è determinata dalla quantità di lavoro socialmente necessario, cioè dal tempo di lavoro socialmente necessario per la produzione di una data merce, di un dato valore d’uso. 34)Il valore è un rapporto tra due persone, diceva un vecchio economista; avrebbe dovuto soltanto aggiungere: un rapporto dissimulato sotto un rivestimento di cose. «Come valori, tutte le merci sono soltanto misure determinate di tempo di lavoro coagulato.» 35) Le forme del valore e all’analisi del denaro. Il compito principale che qui Marx si assume è la ricerca dell’origine della forma monetaria del valore, lo studio del processo storico dello sviluppo dello scambio, cominciando dalle sue manifestazioni singole e occasionali («forma semplice, singola, occasionale del valore»: una data quantità di merce che si scambia con una data quantità di un’altra merce) fino alla forma generale del valore, quando una serie di merci diverse si scambiano contro una determinata merce che rimane sempre la stessa, e fino alla forma monetaria del valore, in cui questa determinata merce, l’equivalente generale, è l’oro. Essendo il più alto prodotto dello sviluppo dello scambio e della produzione mercantile, il denaro nasconde e dissimula il carattere sociale dei lavori individuali, il legame sociale fra i produttori singoli, collegati dal mercato. «Il denaro presuppone un certo livello dello scambio di merci. Le forme particolari del denaro, puro e semplice equivalente della merce, o mezzo di circolazione, o mezzo di pagamento, o tesoro e moneta mondiale, indicano di volta in volta, a secondo della diversa estensione e della relativa preponderanza dell’una o dell’altra funzione, gradi diversissimi del processo sociale di produzione» (Il Capitale, vol. I). 58 Il plusvalore 36) M (merce) - D (denaro) - M (merce) D-M-D ossia: compra per la vendita (con profitto): plusvalore. Precisamente questo «aumento» trasforma il denaro in capitale, che è un particolare rapporto sociale di produzione storicamente determinato. 37)Il plusvalore non può scaturire dalla circolazione delle merci, perché questa conosce soltanto lo scambio tra equivalenti; non può sorgere da un aumento dei prezzi perché i guadagni e le perdite reciproche del venditore e del compratore si compenserebbero, mentre qui si tratta appunto di fenomeni di massa, medi, sociali, e non di fenomeni individuali. Per ottenere il plusvalore «il possessore di denaro deve trovare sul mercato una merce il cui stesso valore d’uso abbia la proprietà peculiare di essere fonte di valore»: una merce il cui processo d’uso sia, al tempo stesso, un processo di creazione di valore. 38)Tale merce esiste. Essa è la forza-lavoro dell’uomo. 39) il capitale costante, che viene impiegato per procurarsi i mezzi di produzione (macchine, strumenti di lavoro, materie prime, ecc.), e il cui valore (in una o più volte) passa, senza variare, nel prodotto finito; e il capitale variabile, che viene impiegato per procurarsi la forza-lavoro. grado (tasso:Mandellino) di sfruttamento o saggio del plusvalore = confrontare il plusvalore, non già con il capitale totale, ma soltanto con il capitale variabile 40)Premessa storica del sorgere del capitale, è, in primo luogo, l’accumulazione di una determinata somma di denaro nelle mani di singole persone, in un periodo in cui lo sviluppo della produzione mercantile in generale abbia già raggiunto un livello relativamente alto, e, in secondo luogo, l’esistenza di un operaio «libero» in due sensi, - libero da qualsiasi costrizione o limitazione nella vendita della forza-lavoro e libero perché privo di terra e di mezzi di produzione in generale, - l’esistenza di un lavoratore privo di proprietà, di un «proletario», il quale non può esistere se non vendendo la propria forza-lavoro. 41)L’aumento del plusvalore è possibile grazie a due metodi fondamentali: il prolungamento della giornata di lavoro («plusvalore assoluto») e la riduzione della giornata di lavoro necessaria («plusvalore relativo»).(v.par.43:le macchine) Analizzando il primo metodo, Marx traccia un quadro grandioso delle lotte della classe operaia per la riduzione della giornata di lavoro, e dell’intervento del potere statale, prima per allungarla (secoli XIV - XVII) e poi per ridurla (legislazione di fabbrica nel secolo XIX). Dopo la pubblicazione del Capitale, la storia del movimento operaio di tutti i paesi civili del mondo ha fornito migliaia e migliaia di fatti nuovi che illustrano questo quadro. 42)Analizzando la produzione del plusvalore relativo, Marx studia tre fasi storiche fondamentali nell’aumento della produttività del lavoro da parte del capitalismo: 1) cooperazione semplice; 2) divisione del lavoro e manifattura; 3) macchine e grande industria. 43 L'accumulazione del capitale, l’impiego del plusvalore non già per i bisogni personali o per i capricci del capitalista, ma per una nuova produzione. Marx dimostrò l’errore di tutta la precedente economia politica classica (cominciando da Adam Smith) la quale supponeva che tutto il plusvalore, trasformandosi in capitale, passasse al capitale variabile ...la parte costituita dal capitale costante (nella somma totale del capitale) aumenta più rapidamente della parte costituita dal capitale variabile. 44)L’accumulazione del capitale, affrettando la eliminazione dell’operaio da parte della macchina, creando a un polo la ricchezza e al polo opposto la miseria, genera anche il cosiddetto «esercito del lavoro di riserva», l’ «eccedente relativo» di operai, ossia la «sovrappopolazione capitalistica», che assume forme straordinariamente varie, e che dà al capitale la possibilità di estendere la produzione con estrema rapidità. Questa possibilità, unita con il credito e con l’accumulazione del capitale sotto forma di mezzi di produzione, ci dà, fra l’altro, la chiave per comprendere le crisi di sovrapproduzione che sopravvengono periodicamente nei paesi capitalistici, dapprincipio, in media, ogni dieci anni e, in seguito, a intervalli più lunghi e meno determinati. Bisogna distinguere l’accumulazione del capitale sulla base del capitalismo dalla cosiddetta accumulazione primitiva: dalla separazione violenta del lavoratore dai mezzi di produzione, dall’espulsione del contadino dalla terra, dal furto delle terre delle comunità, dal sistema coloniale, dai debiti statali, dal protezionismo doganale, ecc. L’«accumulazione primitiva» crea a un polo il proletario «libero», e al polo opposto il proprietario del denaro, il capitalista. 59 45(La «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica» è caratterizzata da Marx con le seguenti celebri parole: «L’espropriazione dei produttori immediati viene compiuta con il vandalismo più spietato e sotto la spinta delle passioni più infami, più sordide e meschinamente odiose. La proprietà privata acquistata col proprio lavoro (dal contadino e dall’artigiano), fondata per così dire sull’unione intrinseca della singola e autonoma individualità lavoratrice e delle sue condizioni di lavoro, viene soppiantata dalla proprietà privata capitalistica che è fondata sullo sfruttamento di lavoro che è sì lavoro altrui, ma, formalmente, è libero... Ora, quello che deve essere espropriato non è più il lavoratore indipendente che lavora per sé, ma il capitalista che sfrutta molti operai. Questa espropriazione si compie attraverso il giuoco delle leggi immanenti della stessa produzione capitalistica, attraverso la centralizzazione dei capitali. Ogni capitalista ne ammazza molti altri. Di pari passo con questa centralizzazione ossia con l’espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro, la consapevole applicazione tecnica della scienza, lo sfruttamento metodico della terra, la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzi di lavoro utilizzabili solo collettivamente, l’economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del lavoro sociale combinato, mentre tutti i popoli vengono via-via intricati nella rete del mercato mondiale e così si sviluppa in misura sempre crescente il carattere internazionale del regime capitalistico. Con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, della pressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico. Il monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati» (Il Capitale, vol. I). 46) II volume del Capitale, la riproduzione del capitale sociale nel suo insieme. Anche qui Marx non considera un fenomeno individuale, ma un fenomeno di massa; non una particella frazionaria dell’economia sociale, ma tutta questa economia nella sua totalità. Correggendo il sopraindicato errore dei classici, Marx divide tutta la produzione sociale in due grandi sezioni: 1) produzione dei mezzi di produzione e 2) produzione degli oggetti di consumo; e poi esamina minutamente, basandosi su esempi numerici, la circolazione di tutto il capitale sociale nel suo complesso, tanto nella riproduzione semplice, che nell’accumulazione. 47)Nel III volume del Capitale è risolto il problema della formazione del saggio medio di profitto in base alla legge del valore. Un grande progresso compiuto dalla scienza economica per merito di Marx consiste nel fatto che l’analisi viene condotta dal punto di vista dei fenomeni economici di massa, di tutto l’insieme dell’economia sociale, e non dal punto di vista dei casi singoli o delle manifestazioni esterne della concorrenza,[la macreconomia non è la generalizzazione della microeconomia - nota nostra]. Secondo la teoria dell’utilità marginale ogni bene materiale di cui l’individuo ha bisogno presenta un’utilità che decresce a misura che il bisogno viene soddisfatto. L’individuo è spinto a procurarsi successive unità di un determinato bene fino a quando un’ulteriore unità di esso produrrebbe un’utilità non superiore al sacrificio necessario a procurarla. (L’unità ultima – o marginale – a cui s’arresta lo sforzo individuale per procurarsi un determinato bene, determina appunto l’utilità marginale). Questo processo creerebbe la nozione del valore relativo dei singoli beni nell’orbita dell’economia individuale e, per estensione, in quella dell’economia sociale, generando così l’equilibrio dei rapporti economici. 48)plusvalore, e la sua scomposizione in profitto, interesse e rendita fondiaria. Il profitto è il rapporto tra il plusvalore e tutto il capitale impiegato in un’impresa. Il capitale a «struttura organica elevata» (in cui, cioè, il capitale costante supera il capitale variabile in misura superiore alla media sociale) dà un saggio di profitto inferiore alla media. Il capitale a «struttura organica bassa» dà un saggio di profitto superiore alla media. La concorrenza fra i capitali, il loro libero passaggio da una branca all’altra ridurranno in ambo i casi il saggio di profitto al saggio medio. 49)La somma dei valori di tutte le merci di una determinata società coincide con la somma dei prezzi delle merci stesse, ma nelle singole imprese e nei singoli rami della produzione le merci, sotto la pressione della concorrenza, vengono vendute non al loro valore, ma secondo i prezzi di produzione, equivalenti al capitale impiegato più il profitto medio. 60 50) in una società nella quale i produttori isolati di merci sono uniti l’uno all’altro soltanto dal mercato, le leggi non possano manifestarsi se non come leggi medie, sociali, generali con deviazioni individuali, in questa o quell’altra direzione, che si compensano reciprocamente. 51)L’aumento della produttività del lavoro implica un più rapido accrescimento del capitale costante rispetto al capitale variabile. Ma siccome il plusvalore è in funzione del solo capitale variabile, si comprende che il saggio del profitto (rapporto tra il plusvalore e tutto il capitale e non soltanto la sua parte variabile) abbia la tendenza a diminuire. 52) rendita fondiaria.Il prezzo di produzione dei prodotti agricoli, a causa della limitatezza della superficie della terra che nei paesi capitalistici è interamente nelle mani di singoli proprietari, è determinato dai costi di produzione non in un terreno medio, ma nel terreno peggiore e non nelle condizioni medie, ma nelle peggiori condizioni di trasporto dei prodotti al mercato. La rendita differenziale. Ricardo, riteneva che la rendita differenziale provenisse soltanto dal passaggio progressivo da terreni migliori a terreni peggiori. 53)Invece si producono anche passaggi in senso inverso; i terreni di una categoria si trasformano in terreni di un’altra categoria (grazie al progresso della tecnica agricola, allo sviluppo delle città, ecc.) e la famosa «legge della produttività decrescente del terreno» è un profondo errore che tende a scaricare sulla natura i difetti, la limitatezza e le contraddizioni del capitalismo. Inoltre, l’uguaglianza del profitto in tutti i rami dell’industria e dell’economia nazionale in generale presuppone piena libertà di concorrenza, libertà per il capitale di trasferirsi da un ramo a un altro. Invece, la proprietà privata della terra crea il monopolio, che ostacola questa libertà. 54) il proprietario della terra ottiene, in quanto monopolista, la possibilità di mantenere i prezzi al di sopra della media, e questo prezzo di monopolio genera la rendita assoluta. 55)La rendita differenziale non può essere soppressa in regime capitalistico; la rendita assoluta invece può essere soppressa, per esempio con la nazionalizzazione della terra, Ecco perché, osserva Marx, più di una volta, nella storia, i borghesi radicali hanno sostenuto questa rivendicazione borghese progressiva della nazionalizzazione della terra, la quale spaventa però la maggioranza della borghesia, perché «tocca» troppo da vicino un altro monopolio, oggi particolarmente importante e «sensibile»: il monopolio dei mezzi di produzione in generale. (Marx stesso ha esposto in forma mirabilmente popolare, concisa e chiara la sua teoria del profitto medio del capitale e della rendita fondiaria assoluta, nella lettera a Engels, in data 2 agosto 1862. Cfr. Carteggio, III volume, pp. 77-81. Cfr. anche la lettera del 9 agosto 1862, ivi, pp. 86-87.) 56)Per la storia della rendita fondiaria è inoltre importante ricordare l’analisi di Marx, che mostra la trasformazione della rendita in lavoro (quando il contadino crea un prodotto supplementare lavorando la terra del proprietario) in rendita in prodotti o in natura (il contadino ricava dalla propria terra un prodotto supplementare, che dà al proprietario, in forma di una «costrizione extraeconomica»), quindi in rendita in denaro (la stessa rendita in natura trasformata in denaro in seguito allo sviluppo della produzione mercantile: nella vecchia Russia l’obrok [Tributo in natura o in denaro dovuto dal contadino al proprietario fondiario].), e infine in rendita capitalistica, quando, in luogo del contadino, sorge l’imprenditore agricolo, che coltiva la terra con l’aiuto di lavoro salariato. 58)L’immiserimento e la rovina della popolazione rurale a sua volta ha la funzione di creare, per il capitale, l’esercito di riserva del lavoro. In ogni paese capitalistico [OGGI:la globalizzazione>nel mondo-nostra nota] «una parte della popolazione rurale si trova quindi costantemente sul punto di passare fra il proletariato urbano o il proletariato delle manifatture... Questa fonte della sovrappopolazione relativa fluisce dunque costantemente... L’operaio agricolo viene perciò depresso al minimo del salario e si trova sempre con un piede dentro la palude del pauperismo» (Il Capitale, vol. I, parte II, p. 668). 59)La proprietà privata del contadino sulla terra che egli stesso lavora è la base della piccola produzione e la condizione del suo fiorire, del suo sviluppo sino alla sua forma classica. Ma questa piccola produzione è compatibile soltanto con un quadro ristretto e primitivo della produzione e della società. Nel regime capitalistico «lo sfruttamento dei contadini differisce dallo sfruttamento del proletariato industriale soltanto nella forma. Lo sfruttatore è il medesimo: il capitale. I singoli capitalisti sfruttano i contadini singoli coll’ ipoteca e coll’usura, la classe capitalista sfrutta la classe dei contadini coll’imposta di Stato» (Marx, Le lotte di classe in Francia). «Il piccolo appezzamento del contadino è soltanto il pretesto che permette al capitalista di cavare profitto, interesse e rendita dal terreno, lasciando all’agricoltore la cura di vedere come può tirarne fuori il proprio salario» (Il diciotto brumaio). 61 [nostra nota - OGGI, col pretesto di dare una casa al lavoratore, ecc, il capitalismo finanziario si appropria di una parte del salario attraverso "mutui" che tendono a durare per tutta la vita e che spesso non portano neanche alla proprietà della casa. OGGI il 38% dei redditi familiari viene versato in mutui. Marx/Engels nel Manifesto dicevano:c32 "Non appena l’operaio ha finito di essere sfruttato dal fabbricante e ne ha ricevuto il salario in contanti, ecco piombar su di lui gli altri membri della borghesia, il padrone di casa, il bottegaio, il prestatore a pegno, e così via"...aggiungiamo la banca, il moderno usuraio, che si aggiunge al vecchio, e aggiungiamo lo stato che col sistema fiscale toglie ai poveri per dare -spesso "illegalmente"- ai ricchi] 60)Ordinariamente il contadino dà alla società capitalistica, vale a dire alla classe dei capitalisti, perfino parte del suo salario, cadendo sino «al livello del fittavolo irlandese, e tutto ciò sotto il pretesto di essere proprietario privato» (Le lotte di classe in Francia). In che cosa consiste «una delle cause per cui il prezzo del grano è minore in paesi in cui predomina la proprietà parcellare che in paesi con un modo di produzione capitalistico»? (Il Capitale, vol. III, parte II, p. 340). Consiste nel fatto che il contadino dà gratuitamente alla società (cioè alla classe dei capitalisti) una parte del sovraprodotto. «Questo basso prezzo [del grano e di altri prodotti agricoli] è quindi un risultato della povertà dei produttori, e niente affatto della produttività del loro lavoro» (Il Capitale, vol. III, parte II, p. 340). 61)La piccola proprietà terriera, forma normale della piccola produzione, in regime capitalista si degrada, perisce, va distrutta. «La proprietà parcellare esclude per la sua stessa natura: lo sviluppo delle forze sociali di produzione del lavoro, la concentrazione sociale dei capitali, l’allevamento del bestiame su larga scala ed una applicazione progressiva della scienza». «L’usura ed il sistema fiscale devono portare dovunque al suo impoverimento. L’esborso del capitale per l’acquisto della terra sottrae questo capitale alla coltivazione. Un’illimitata dispersione dei mezzi di produzione e l’isolamento dei produttori stessi.» (La cooperazione, e cioè le associazioni di piccoli contadini, pur esercitando una funzione progressiva borghese di prim’ordine, attenua soltanto questa tendenza, ma non la sopprime; né si deve dimenticare che queste associazioni danno molto ai contadini agiati e pochissimo, quasi nulla, alla massa dei contadini poveri, e che, in seguito, queste stesse associazioni divengono sfruttatrici di lavoro salariato.) «Enorme sperpero di energia umana. Progressivo peggioramento delle condizioni di produzione e rincaro dei prezzi dei mezzi di produzione sono una legge necessaria della produzione parcellare.» Tanto nell’agricoltura quanto nell’industria, il capitalismo trasforma il processo della produzione soltanto a prezzo «di un martirologio dei produttori». «La dispersione degli operai rurali su estensioni d’una certa vastità spezza allo stesso tempo la loro forza di resistenza, mentre la concentrazione accresce la forza di resistenza degli operai urbani. Come nell’industria urbana, così nell’agricoltura moderna, l’aumento della forza produttiva e la maggiore quantità di lavoro resa liquida vengono pagate con la devastazione e l’ammorbamento della stessa forzalavoro. E ogni progresso dell’agricoltura capitalistica costituisce un progresso non solo nell’arte di rapinare l’operaio, ma anche nell’arte di rapinare il suolo…La produzione capitalistica sviluppa quindi la tecnica e la combinazione del processo di produzione sociale solo minando al contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza:la terra e l’operaio» (Il Capitale, vol. I, fine del 13° capitolo). IL CARTEGGIO MARX-ENGELS Pubblicato sul Za Pravdu, n.20, 8 novembre 1913 150)...La storia del movimento operaio di tutto il mondo, nei suoi momenti più importanti e nei punti più essenziali. Ancor più preziosa è la storia della politica della classe operaia. Per le ragioni più varie, nei diversi paesi del mondo antico e del mondo nuovo, nei diversi momenti storici, Marx ed Engels esaminano quel che è più importante dal punto di vista dei princìpi nell’impostazione delle questioni relative ai compiti politici della classe operaia. E l’epoca abbracciata dal carteggio è appunto l’epoca della separazione della classe operaia dalla democrazia borghese, l’epoca in cui sorse il movimento operaio indipendente, l’epoca in cui si fissarono le basi della tattica e della politica proletarie. Quanto più spesso nei nostri tempi ci avviene di osservare come il movimento operaio dei diversi paesi soffra di opportunismo per la stasi e la putrefazione della borghesia, perché l’attenzione dei capi operai è assorbita da piccoli problemi del giorno, ecc.– tanto più diventa prezioso il ricchissimo materiale del carteggio, che palesa una profondissima comprensione dei fini rinnovatori fondamentali del proletariato, e determina in modo straordinariamente flessibile i 62 correlativi compiti della tattica dal punto di vista di questi fini rivoluzionari, e senza fare la minima concessione all’opportunismo od alla frase rivoluzionaria. 151)Se ci proviamo a definire con una sola parola, per così dire, il perno di tutto il carteggio, il punto centrale verso il quale converge tutta la rete delle idee espresse e discusse, questa parola sarà: dialettica. L’applicazione della dialettica materialistica alla rielaborazione di tutta l’economia politica, fin dalle sue basi –alla storia, alle scienze naturali, alla filosofia, alla politica e alla tattica della classe operaia- ecco che cosa interessa più di tutto Marx ed Engels, ecco in che cosa essi apportano quanto c’è di più essenziale e di più nuovo, ecco in che cosa consiste il loro geniale passo in avanti nella storia del pensiero rivoluzionario. 160)Engels, ventiseienne, annienta letteralmente il “vero socialismo”; questa espressione noi la troviamo nella sua lettera del 23 ottobre 1846, molto prima del “Manifesto del partito comunista”...Dottrina “antiproletaria, filisteismo piccolo-borghese”, “frasi vuote”, ogni sorta di tendenze “generalmente umanitarie”, la “paura superstiziosa di un comunismo grossolano” (loffel-Kommunismus; letteralmente: “comunismo del cucchiaio”, ossia comunismo della pancia), “piani pacifici per rendere felice” l’umanità: ecco quali sono i giudizi di Engels che si riferiscono a tutti gli aspetti del socialismo premarxista. 63 LA TEORIA MARXISTA 2 (incontri 2009-2010) XIV incontro - LENIN:Karl Marx 2 Alcune particolarità dello sviluppo storico del marxismo Pubblicato nella Zviedzà, n.2, 23 dicembre 1910 1) 164)La nostra dottrina, diceva Engels, non è un dogma, ma una guida per l’azione. L’aspetto del marxismo che ad ogni istante viene perso di vista. E perdendolo di vista, noi facciamo del marxismo una cosa unilaterale, deforme e morta; lo svuotiamo della sua essenza, scalziamo le sue basi teoriche fondamentali: la dialettica, la dottrina dell’evoluzione storica multiforme e piena di contraddizioni; indeboliamo il suo legame con i precisi compiti pratici dell’epoca, che possono cambiare ad ogni nuova svolta della storia. DA:TRE FONTI E TRE PARTI INTEGRANTI DEL MARXISMO Pubblicato nella rivista Prosvestcenie (l’educazione),n.3,marzo 1913III 99-100)Quando il regime feudale fu abbattuto e la "libera" società capitalistica venne alla luce, si vide subito che questa libertà significava un nuovo sistema di oppressione e di sfruttamento dei lavoratori. Diverse dottrine socialiste incominciarono ben presto a sorgere, come riflesso di questa oppressione e protesta contro di essa. Ma il socialismo primitivo era un socialismo utopistico. Esso criticava la società capitalistica, la condannava, la malediceva; sognava di distruggerla e fantasticava di un regime migliore; cercava di persuadere i ricchi dell'immoralità dello sfruttamento...non poteva indicare una effettiva via di uscita. Non sapeva né spiegare l'essenza della schiavitù del salariato sotto il capitalismo, né scoprire le leggi del suo sviluppo, né trovare la forza sociale capace di divenire la creatrice di una nuova società. 101)Intanto le rivoluzioni tempestose che, in tutta l'Europa e principalmente in Francia, accompagnarono la caduta del feudalesimo e del servaggio, dimostravano in modo sempre più evidente che la base e la forza motrice di ogni sviluppo era la lotta di classe. 104)Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni. I fautori delle riforme e dei miglioramenti saranno sempre ingannati dai difensori del passato, fino a quando non avranno compreso che ogni vecchia istituzione, per barbara e corrotta che essa sembri, si regge sulle forze di queste o quelle classi dominanti. E per spezzare la resistenza di queste classi vi è un solo mezzo: trovare nella stessa società che ci circonda, educare e organizzare per la lotta forze che possono - e che per la loro situazione sociale debbano - spazzar via il vecchio ordine e crearne uno nuovo. (nostro) Bauman, vede il particolare della "liquidità" della società della società e quindi della classe operaia, e noi gli andiamo appresso! Non vediamo che: (27)"La moderna società borghese.. si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato.. Classi e strati che mantengono o accrescono il proprio potere di acquisto (grande e parte della media borghesia) si vanno sempre più allontanando per tenore di vita, costumi, garanzie, ecc dalla restante popolazione. Parte della media borghesia regredisce in piccola borghesia, questa è proletarizzata, ecc, ecc., in un processo che avviene sotto i nostri occhi, iniziato già prima dell'ultima fase -quella socialmente peggiore- del ciclo lungo della crisi economica. il proletariato di oggi -nel ricco occidente- è il marocchino, il cinese, tutti coloro che lavorano a nero, in condizioni di sottosalario. Il capitalista che li sfrutta ha interesse a mantenerli ghettizzati perché così abbassa anche il salario dell'operaio "normale">la Lega. La 64 lotta di classe -già sul terreno sindacale- unisce contro il comune nemico: il migliore antidoto al razzismo la "classe operaia" sarebbe una sorta di aristocrazia operaia che si va inesorabilmente liquefacendo nel magma comune del sottoproletariato e delle piccola borghesia proletarizzata, dunque per il lavoratore straniero rimarrà il ghetto, il razzismo... Cosa non troviamo nella rappresentazione? La necessità di ribellarsi del marocchino e del cinese; dell' "aristocratico" operaio occidentale che è pauperizzato, precarizzato, e che muore per mancanza di sicurezza sul lavoro (ritmi di lavoro - non si rinnovano gli impianti, in Italia da una generazione in alcuni casi, ma anche certe multinazionali: la Tissen-Krupp); del piccolo borghese proletarizzato. Togliete la necessità e la volontà di lotta - dei diversi gradi di volontà di lotta!e la lotta di classe è "liquidata"! E noi appresso! Ma cosa indicano le banlieu messe a fuoco, i dirigenti sequestrati, gli operai sui tetti, i suicidi alla telecom francese; insegnanti, studenti, operai che sfilano insieme? Quanto è attuale Marx-Engels-Lenin e quant'è vecchio il povero Bauman! E noi appresso! Quanto più si avvicina la tempesta tanto più bisogna disperdere le nuvole e fare in modo che altre nuvole -vedendole- non si uniscano alle prime! Il risorgere del socialismo utopistico non è più innocente: come ieri sorge dalla debolezza della classe operaia, ma oggi ha lo scopo di mascherare il processo delle contraddizioni strutturali in atto che diventano stimolo e necessità per la lotta di classe. Non si farà in tempo perché nel giro di due, tre generazioni ci sarà il tracollo del pianeta? Ciò indica la necessità della lotta, la possibilità di aggregare in essa strati di intellettuali e di piccola e media borghesia; ma indica anche una dura difficoltà ulteriore: c'è poco tempo. Tuttavia vi sono "anni che valgono secoli",gli avvenimenti che si preparano saranno regressivi o lenti come gli ultimi trent'anni.? Chi è così preveggente da parlare di impossibilità? Bauman, ovvero socialismo utopistico e keynesismo di "sinistra": la correzione "dall'alto" del capitalismo, ma già nel 1935 Keynes...Ogni azione "dall' alto" gratifica gli "intellettuali", scopritori delle verità di cui convincere i potenti, cioè copre il ruolo degli intellettuali al servizio dei potenti e l' impossibilità che questi correggano il sistema, ma il sistema è il "loro" sistema: se lo "correggono" la classe e le masse, queste non si accontenteranno di così poco: lo cambieranno. Perciò ogni azione "dal basso" è perniciosa se non ricondotta sotto il comando degli intellettuali, nel "sistema": socialdemocrazia; perciò "classe" e "lotta di classe" vanno negate: il "punto di vista" della sociologia borghese. E non è un caso che la teoria della "società liquida" piace tanto a Bertinotti e piace tanto agli intellettuali di partito, che così possono costituirsi in "casta" dirigente, in notabilato impegnato nelle immane fatica quotidiana delle tattiche e delle lotte di corridoio. Ci accusino pure di "movimentismo": immeritatamente ci ritroveremo con Marx, Engels, Lenin e in grande sintonia con Gramsci. Una compagnia infinitamente migliore. 2) LA POLITICA DELLE ALLEANZE nella fase dinamica (titolo nostro) 167) In questi ultimi sei anni distingueremo nettamente due trienni: uno termina approssimativamente nell’estate del 1907, l’altro nell’estate del 1910. Il primo triennio è caratterizzato, dal punto di vista puramente teorico, da rapide trasformazioni nei tratti principali del regime politico della Russia, trasformazioni che si operavano inoltre in modo molto irregolare, l’ampiezza delle oscillazioni essendo molto forte nei due sensi. La base sociale ed economica di questi cambiamenti della “sovrastruttura” è stata un’azione di massa aperta e imponente di tutte le classi della società russa, nei campi più diversi (nella Duma, fuori della Duma, nella stampa, nei sindacati, nelle riunioni, ecc.), quale raramente si osserva nella storia. 168)Al contrario, il secondo triennio è caratterizzato –ripetiamo che noi ci limitiamo questa volta a trattare la questione dal punto di vista puramente teorico e “sociologico”- da una evoluzione così lenta che quasi equivale alla stasi. Nessun cambiamento più o meno sensibile nel regime statale. Nessuna o quasi nessuna azione aperta e varia delle classi sulla maggior parte delle “arene” ove queste azioni si svolgevano nel periodo precedente. 169)L’evoluzione della Russia rimaneva, sia nell’uno che nell’altro, la stessa evoluzione capitalistica. La contraddizione fra questa evoluzione economica e l’esistenza di tutto un insieme di 65 istituzioni feudali, medievali, non fu soppressa; essa pure rimase la stessa e, invece di attenuarsi, piuttosto si accentuò, grazie a una certa infiltrazione di elementi parzialmente borghesi in queste o quelle istituzioni. 170)La differenza:durante il primo periodo sul proscenio dell’azione storica si presentò il problema: a quale risultato porterebbero le trasformazioni rapide ed ineguali menzionate più sopra? La natura di queste trasformazioni non poteva non essere borghese, dato il carattere capitalistico dell’evoluzione della Russia. 171)Ma vi è borghesia e borghesia. La media e la grande borghesia, che si attenevano a un liberismo più o meno moderato, avevano paura, per la stessa loro posizione sociale, delle trasformazioni brusche e cercavano di mantenere in vita considerevoli residui delle vecchie istituzioni, tanto nel regime agrario quanto nella “sovrastruttura” politica. 172)La piccola borghesia rurale, frammischiata ai contadini che vivono del “lavoro delle loro braccia”, non poteva non aspirare a trasformazioni borghesi di un altro genere, che lasciano molto meno posto alle sopravvivenze medievali do ogni sorta. 173)Gli operai salariati, nella misura in cui consideravano in modo cosciente gli avvenimenti che si svolgevano attorno ad essi, non potevano non assumere un atteggiamento ben determinato di fronte al cozzo delle due diverse tendenze, le quali, ambedue, benché rimaste nel quadro del regime borghese, determinavano però forme assolutamente differenti di questo regime, un ritmo assolutamente differente del suo sviluppo, un’ampiezza diversa dei suoi effetti progressivi... 174)...questioni di tattica...appunto perché ha raggiunto la sua maturità, (la classe operaia) non ha potuto rimanere insensibile al cozzo tra due tendenze distinte di tutta l’evoluzione borghese della Russia, e gli ideologi di questa classe dovevano necessariamente dare delle definizioni teoriche corrispondenti 3) CRISI E COMPITI NELLA FASE DI SOSTA 175)Nel secondo triennio il cozzo tra le diverse tendenze dell’evoluzione borghese della Russia non era all’ordine del giorno, queste due tendenze essendo state schiacciate dai “bisonti”, rigettate indietro, ricacciate in se stesse, soffocate per un certo periodo. I “bisonti” medievali riempirono non soltanto il proscenio, ma anche il cuore dei più larghi strati della società borghese di un sentimento di abbattimento e di rinuncia. Non fu il cozzo tra due metodi di riforma, ma la perdita della fiducia in qualsiasi riforma, lo spirito di “sottomissione” e di “pentimento”, la propensione per le teorie antisociali, la moda del misticismo,ecc.:ecco ciò che apparve alla superficie. 176)E questo cambiamento straordinariamente brusco non fu né un caso, né unicamente il risultato di una pressione “esteriore”. L’epoca precedente aveva scosso così profondamente gli strati della popolazione rimasti per generazioni, per secoli, al di fuori dei problemi politici, estranei a questi problemi, che “la revisione di tutti i valori”, un nuovo esame dei problemi fondamentali, un nuovo interesse per la teoria, per l’abbiccì, per lo studio, partendo dai primi rudimenti, sorse in modo naturale e inevitabile. Milioni di uomini, risvegliatisi ad un tratto dal loro lungo sonno e posti immediatamente davanti ai più importanti problemi, non potevano mantenersi a lungo a questa altezza, non potevano fare a meno di una sosta, di un ritorno a questioni elementari, di una nuova preparazione che permettesse di digerire insegnamenti così ricchi di sostanza, e di dare la possibilità a una massa incomparabilmente più larga di avanzare di nuovo, questa volta con passo più fermo, più cosciente, più sicuro e più misurato. 177)La dialettica dello sviluppo storico fu tale, che nel primo periodo il compito all’ordine del giorno fu quello di realizzare riforme immediate in tutti i campi della vita del paese e, nel secondo periodo, quello di elaborare l’esperienza acquisita, di farla assimilare da strati più larghi, di farla penetrare, se è lecito esprimersi così, nel sottosuolo, negli strati meno progrediti delle diverse classi. 178)Appunto perché il marxismo non è un dogma morto, non è una dottrina compiuta, bell’e pronta, immutabile, ma una guida viva per l’azione, esso doveva necessariamente riflettere il cambiamento eccezionalmente brusco avvenuto nelle condizioni della vita sociale. La disgregazione profonda, la confusione, tentennamenti di ogni genere, in una parola una gravissima crisi interna del marxismo fu il riflesso di questo cambiamento. L’azione vigorosa contro questa disgregazione, la lotta decisa e tenace per la difesa dei princìpi del marxismo, venne di nuovo posta all’ordine del giorno. Strati estremamente 66 larghi delle classi che non potevano evitare il marxismo nel formulare i loro programmi, l’avevano assimilato, nell’epoca precedente, in modo estremamente unilaterale, deformato; si erano impressi in mente questa o quella “parola d’ordine”, questa o quella risposta alle questioni tattiche, senza comprendere i criteri marxisti di queste risposte. La “revisione di tutti i valori” nei diversi campi della vita sociale condusse alla “revisione” dei princìpi filosofici più astratti e più generali del marxismo. L’influenza della filosofia borghese, nelle sue svariate graduazioni idealistiche, si fece sentire nel contagio machista* tra i marxisti. La ripetizione di “parole d’ordine” imparate a memoria, ma non comprese né meditate, portò alla larga diffusione di una fraseologia vuota, che in realtà sfociava in tendenze assolutamente non marxiste, in tendenze piccolo-borghesi, quali l’”otzovismo” [Dalla parola otozvat (richiamare), corrente opportunista “di sinistra” che infierì nel partito bolscevico dopo la reazione contro la sconfitta rivoluzione del 1905-1907. Gli otzovisti volevano richiamare i deputati socialdemocratici dalla Duma e che si rinunciasse al lavoro nei sindacati e nelle altre organizzazioni legali della classe operai] 179)D’altra parte, lo spirito di rinuncia che si è impadronito degli strati più larghi della borghesia è penetrato anche nella tendenza che vorrebbe contenere la teoria e la pratica marxista nell’alveo “della moderazione e dell’ordine”. Del marxismo non è rimasta qui che la fraseologia, che ricopre i ragionamenti impregnati di spirito liberale sulla “gerarchia”, sull’ “egemonia”, ecc. 180) Nulla è più importante dell’unione di tutti i marxisti che hanno coscienza della profondità della crisi e della necessità di combatterla per difendere le basi teoriche del marxismo e i suoi princìpi fondamentali, che da ogni parte vengono snaturati mediante la diffusione dell’influenza borghese sui vari “compagni di strada “ del marxismo. 181) In queste condizioni, la disgregazione in seno al marxismo diventa particolarmente pericolosa. Perciò, comprendere le ragioni che rendono questa disgregazione inevitabile in questo momento, e raggrupparsi per una lotta conseguente contro di essa, è , nel significato diretto e preciso della parola, il compito che la nostra epoca impone ai marxisti. *Poco tempo dopo (1909) Lenin pubblicò il suo libro Materialismo ed empiriocriticismo nel quale critica Bogdanov e gli altri revisionisti insieme ai loro maestri Avenarius e Mach. Karl Marx - Breve esposizione del marxismo. giugno-settembre 1914. (v.XIII Incontro) 1) IL SOCIALISMO 62)Risulta da quanto precede che Marx deduce l’inevitabile trasformazione della società capitalistica in società socialista interamente ed esclusivamente dalla legge economica che regola il movimento della società contemporanea. La socializzazione del lavoro, - che, nel mezzo secolo trascorso dalla morte di Marx, si è manifestata in migliaia di forme e procede sempre più rapidamente assumendo forme particolarmente evidenti nello sviluppo della grande industria, dei cartelli, dei sindacati e dei trust capitalistici, come pure nel gigantesco sviluppo delle dimensioni e della potenza del capitale finanziario, - costituisce la base materiale principale dell’inevitabile avvento del socialismo. 63) Motore intellettuale e morale, artefice fisico di tale trasformazione è il proletariato, educato dal capitalismo stesso. La sua lotta contro la borghesia, che si manifesta in forme diverse e sempre più ricche di contenuto, diviene inevitabilmente una lotta politica diretta alla conquista del potere politico da parte del proletariato («dittatura del proletariato»). La socializzazione della produzione non può non portare al passaggio dei mezzi di produzione in proprietà della società, alla «espropriazione degli espropriatori». 64)L’enorme aumento della produttività del lavoro, la riduzione della giornata lavorativa, la sostituzione del lavoro collettivo perfezionato alle vestigia, alle rovine della piccola produzione frazionata e primitiva: ecco le dirette conseguenze di questo passaggio. Il capitalismo rompe definitivamente il legame dell’agricoltura con l’industria, ma al tempo stesso, nel suo più alto grado di sviluppo, prepara nuovi elementi per tale legame, per la unione della industria con l’agricoltura sulla base dell’applicazione cosciente della scienza della coordinazione del lavoro collettivo, e per una nuova distribuzione della popolazione (che metterà un termine sia all’isolamento e all’arretratezza delle campagne, separate dal resto del mondo, sia al non naturale agglomerazione di masse gigantesche nelle grandi città). 65)Una nuova forma di famiglia, nuove condizioni nella situazione della donna e nell’educazione delle nuove generazioni sono preparate dalle forme superiori del capitalismo contemporaneo; il lavoro femminile e infantile, lo sfacelo della famiglia patriarcale per opera del 67 capitalismo, assumono inevitabilmente nella società moderna le forme più spaventevoli, più catastrofiche e ripugnanti. E, tuttavia, «la grande industria crea il nuovo fondamento economico per una forma superiore della famiglia e del rapporto fra i due sessi, con la parte decisiva che essa assegna alle donne, agli adolescenti e ai bambini d’ambo i sessi nei processi di produzione socialmente organizzati al di là della sfera domestica. Naturalmente è altrettanto sciocco ritenere assoluta la forma cristianogermanica della famiglia, quanto ritenere assoluta la forma romana antica o la greca antica, oppure quella orientale, che del resto formano fra di loro una serie storica progressiva. E’ altrettanto evidente che la composizione del personale operaio combinato con individui d’ambo i sessi e delle età più differenti, benché nella sua forma spontanea e brutale, cioè capitalistica, dove l’operaio esiste in funzione del processo di produzione e non il processo di produzione per l’operaio, che è pestifera fonte di corruzione e schiavitù, non potrà viceversa non rovesciarsi, in circostanze corrispondenti, in fonte di sviluppo di qualità umane» (Il Capitale, vol. I, fine del 13° capitolo). 40-La divisione del lavoro, che implica tutte queste contraddizioni e che a sua volta è fondata sulla divisione naturale del lavoro nella famiglia e sulla separazione della società in singole famiglie opposte l’una all’altra, implica in pari tempo anche la ripartizione, e precisamente la ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti, e quindi la proprietà, che ha già il suo germe, la sua prima forma, nella famiglia, dove la donna e i figli sono gli schiavi dell’uomo. 41 La schiavitù nella famiglia, che certamente è ancora molto rudimentale e allo stato latente, è la prima proprietà, che del resto in questa fase corrisponde già perfettamente alla definizione degli economisti moderni, secondo cui essa consiste nel disporre di forza-lavoro altrui. Del resto divisione del lavoro e proprietà privata sono espressioni identiche: con la prima si esprime in riferimento all’attività esattamente ciò che con l’altra si esprime in riferimento al prodotto dell’attività. Marx, Engels, L' IDEOLOGIA TEDESCA (STRALCI,NOSTRO SITO) 66) Le nazioni sono un inevitabile prodotto e una forma inevitabile dell’epoca borghese dello sviluppo sociale. La classe operaia stessa non poteva irrobustirsi, maturarsi, costituirsi, senza «costituirsi in nazione», senza essere «nazionale» («benché non nel senso della borghesia»). Ma lo sviluppo del capitalismo abbatte sempre più le barriere nazionali, sopprime il particolarismo nazionale, e, in luogo degli antagonismi nazionali pone quelli di classe. E’ perciò assolutamente vero che, nei paesi capitalistici sviluppati, «gli operai non hanno patria», e che «l’azione unita» degli operai, almeno nei paesi civili, è «una delle prime condizioni dell’emancipazione del proletariato» (Manifesto comunista). Lo Stato, che è violenza organizzata, è sorto come fatto inevitabile a un certo grado di sviluppo della società, allorché questa si divise in classi irriconciliabili e non avrebbe potuto continuare a esistere senza un «potere» che avesse l’apparenza di essere al di sopra della società, e fino a un certo punto acquistasse una personalità indipendente da essa. Sorto dalle contraddizioni di classe, lo Stato diviene «lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tener sottomessa e per sfruttare la classe oppressa. (Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in cui sono esposte le opinioni sue e di Marx). 67)Persino la forma più libera e progressiva dello Stato borghese, la repubblica democratica, non elimina affatto questa realtà, ma ne cambia soltanto la forma (legame dello Stato con la borsa, corruzione diretta e indiretta dei funzionari statali e della stampa, e così via). Il socialismo, conducendo alla scomparsa delle classi, conduce, per ciò stesso, alla scomparsa dello Stato. «Il primo atto con cui lo Stato si presenta realmente come rappresentante di tutta la società, cioè la presa di possesso di tutti i mezzi di produzione in nome della società, è ad un tempo l’ultimo suo atto indipendente in quanto Stato. L’intervento di una forza statale nei rapporti sociali diventa superflua successivamente in ogni campo e poi viene meno da se stesso. Al posto del governo sulle persone appare l’amministrazione delle cose e la direzione dei processi produttivi. Lo Stato non viene “abolito”: esso si estingue» (Engels, Antiduhring). «La società che riorganizza la produzione in base a una libera ed eguale associazione di produttori, relega l’intera macchina statale nel posto che dal quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all’ascia di bronzo» ( Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato). 68)Infine, circa il problema della posizione del socialismo di Marx verso i piccoli contadini che ancora esisteranno all’epoca dell’espropriazione degli espropriatori, è necessario rammentare una dichiarazione di Engels, che esprime il pensiero di Marx: «Allorché ci impadroniremo del potere statale, non penseremo ad espropriare violentemente (non importa se con o senza indennizzo) i piccoli contadini, ciò che saremo invece obbligati a fare con i grandi proprietari di terre. Il nostro compito nei confronti dei piccoli contadini consisterà prima di tutto nel fare sì che la loro proprietà e 68 produzione privata si trasformino in proprietà e produzione associata; non con mezzi violenti, ma con l’esempio e con l’offerta dell’aiuto sociale a tale scopo. E allora naturalmente possederemo i mezzi sufficienti per mostrare al contadino tutti i vantaggi di tale trasformazione, vantaggi che debbono essergli illustrati fin d’ora» (Engels, La questione contadina in Francia e in Germania, in Neue Zeit). 2) LA TATTICA DELLA LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO 70) Soltanto la valutazione oggettiva di tutto l’insieme dei rapporti reciproci di tutte le classi di una data società, senza eccezione, e, per conseguenza, anche la considerazione del grado di sviluppo oggettivo di quella società e dei rapporti reciproci fra essa ed altre società, possono servire di base a una giusta tattica della classe d’avanguardia. 71)Inoltre tutte le classi e tutti i paesi devono essere considerati non in una situazione statica, ma dinamica, ossia non in stato di immobilità, ma in movimento (movimento le cui leggi derivano dalle condizioni economiche d’esistenza di ogni classe). 72)A sua volta il movimento non deve essere considerato solo dal punto di vista del passato, ma anche da quello dell’avvenire, e non secondo il volgare intendimento degli «evoluzionisti», che scorgono soltanto le trasformazioni lente, ma dialetticamente: «Venti anni contano un giorno nei grandi sviluppi storici – scriveva Marx ad Engels – ma vi possono essere giorni che concentrano in sé venti anni» (Carteggio, vol. III, p. 127). 73)Ad ogni grado di sviluppo e in ogni momento, la tattica del proletariato deve tener conto di questa inevitabile dialettica oggettiva della storia del genere umano: da un lato, utilizzando ai fini dello sviluppo della coscienza, delle forze e della capacità di lotta della classe d’avanguardia le epoche di stagnazione politica o di lento sviluppo, di sviluppo cosiddetto «pacifico»; e, dall’altro lato, orientando tutto questo lavoro nella direzione dello «scopo finale» del movimento di tale classe, e suscitando in essa la capacità di risolvere praticamente i grandi problemi nelle giornate culminanti che «concentrano in sé venti anni». A tale proposito hanno speciale importanza due giudizi di Marx, uno espresso nella Miseria della filosofia riguardante la lotta economica e le organizzazioni economiche del proletariato, e l’altro nel Manifesto comunista e riguardante i suoi compiti politici. Il primo dice: «La grande industria raccoglie in un solo luogo una folla di persone, sconosciute le une alle altre. La concorrenza le divide quanto all’interesse. Ma il mantenimento del salario, questo interesse comune che essi hanno contro il loro padrone, le unisce in uno stesso proposito di resistenza: coalizione… Le coalizioni, dapprima isolate, si costituiscono in gruppi e di fronte al capitale sempre unito, il mantenimento dell’associazione diviene per gli operai più necessario ancora di quello del salario… In questa lotta – vera guerra civile – si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi necessari a una battaglia che si prospetta nell’immediato futuro. Una volta giunta a questo punto, l’associazione acquista un carattere politico». 74)In queste parole vengono esposti il programma e la tattica delle lotte economiche e del movimento sindacale per alcuni decenni, per tutto il lungo periodo di preparazione delle forze del proletariato «per la futura battaglia». A questo giudizio bisogna ravvicinare le numerose indicazioni che Marx ed Engels traggono dall’esempio del movimento operaio inglese, mostrando come la «prosperità» industriale determina i tentativi di «comprare gli operai» (Carteggio con Engels, I, 136) e di allontanarli dalla lotta; come questa prosperità, in generale, «demoralizza gli operai» (II, 218); come il proletariato inglese «s’imborghesisce» e come «la più borghese di tutte le nazioni» (l’inglese) «vuole, a quanto pare, condurre le cose in modo da avere, al lato della borghesia, un' aristocrazia borghese e un proletariato pure borghese» (II, 290); come nel proletariato scompare l’«energia rivoluzionaria» (III, 124), come occorre attendere per un tempo più o meno lungo «la liberazione degli operai inglesi dalla loro apparente corruzione borghese» (III, 127), come manca al movimento operaio inglese «l’ardore dei cartisti» (1866; III, 305), come i capi operai inglesi si formano secondo un tipo intermedio «fra il borghese radicale e l’operaio» (a proposito di Holyoake; IV, 209); come a causa del monopolio dell’Inghilterra e finché tale monopolio esisterà, «con gli operai inglesi non ci sarà niente da fare» (IV, 433). La tattica della lotta economica in rapporto con lo sviluppo in generale (e con l’esito) del movimento operaio, è considerata qui in modo mirabilmente vasto, universale, dialettico, veramente rivoluzionario. 75)Circa la tattica della lotta politica, il Manifesto comunista enunciò in questo modo il principio fondamentale del marxismo: «i comunisti lottano per raggiungere gli scopi e gli 69 interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in pari tempo l’avvenire del movimento stesso». 76)In nome di questo principio, Marx nel 1848 appoggiò in Polonia il partito della «Rivoluzione agraria», «quello stesso partito che suscitò l’insurrezione di Cracovia nel 1846». In Germania, nel 1848-1849, Marx appoggiò la democrazia rivoluzionaria estrema, e in seguito non ritirò mai quel che aveva detto allora sulla tattica. Egli considerava la borghesia tedesca come un elemento «incline, fin dall’inizio, a tradire il popolo» (soltanto l’unione con i contadini avrebbe permesso alla borghesia di raggiungere pienamente i suoi obiettivi) «e a stringere un compromesso con i rappresentanti coronati dell’antica società». 77)Circa venti anni dopo, in una lettera a Engels (III, 224), Marx scriveva che la causa dell’insuccesso della rivoluzione del 1848 consistette nel fatto che la borghesia aveva preferito la pace in schiavitù alla semplice prospettiva di una lotta per la libertà. 78)Quando terminò il periodo delle rivoluzioni del 1848-1849, Marx insorse contro ogni tentativo di giocare con la rivoluzione (Schapper, Willich e la lotta contro di essi), esigendo che si sapesse lavorare nel nuovo periodo, in cui si preparavano, in modo apparentemente «pacifico», nuove rivoluzioni. Il seguente apprezzamento di Marx sulla situazione in Germania nel 1856, nel più fosco periodo della reazione, mostra come egli intendeva che fosse condotto tale lavoro: «In Germania tutto dipenderà dalla possibilità di appoggiare la rivoluzione proletaria con una specie di seconda edizione della guerra dei contadini» (Carteggio con Engels, vol. II, p. 108). 79)Fino a quando la rivoluzione democratica (borghese) in Germania non era giunta a compimento, Marx, per quanto riguardava la tattica del proletariato socialista, rivolse tutta la sua attenzione allo sviluppo dell’energia democratica dei contadini. Egli considerava che l’atteggiamento di Lassalle era, «oggettivamente, un tradimento di tutto il movimento operaio a favore dei prussiani» (III, 210); tra l’altro, proprio perché Lassalle si mostrava troppo conciliante coi grandi proprietari fondiari e col nazionalismo prussiano. «E’ vile – scriveva Engels nel 1865, in uno scambio di vedute con Marx per la preparazione di una dichiarazione comune, destinata alla stampa – in un paese prevalentemente agricolo aggredire, in nome del proletariato industriale, la sola borghesia, senza ricordare neppure con una parola il patriarcale sfruttamento a bastonate del proletariato agricolo per opera della grande nobiltà feudale» (III, 217). 81)Nel famoso Indirizzo dell’Internazionale del 9 settembre 1870 Marx mise in guardia il proletariato francese contro un’insurrezione intempestiva; ma quando tuttavia essa avvenne (1871) egli salutò con entusiasmo l’iniziativa rivoluzionaria delle masse «che danno l’assalto al cielo» (lettera di Marx a Kugelmann). La sconfitta dell’azione rivoluzionaria, in questa come in molte altre situazioni, era, secondo il materialismo dialettico di Marx, minor male, per l’andamento generale e per l’esito della lotta proletaria, che l’abbandono di una posizione conquistata e la resa senza lotta, perché una tale capitolazione avrebbe demoralizzato il proletariato e diminuita la sua capacità di combattere. 82)Apprezzando appieno l’uso dei mezzi legali di lotta durante i periodi di stasi politica e di dominio della legalità borghese, Marx nel 1877-1878, dopo la proclamazione delle leggi eccezionali [Leggi emanate da Bismarck nel 1878 contro la socialdemocrazia tedesca. Furono abrogate nel 1890 grazie all’opposizione della classe operaia tedesca.] contro i socialisti, condannò aspramente le «le frasi rivoluzionarie» di Most; ma non meno, se non più aspramente, condannò l’opportunismo allora temporaneamente dominante nel partito socialdemocratico ufficiale, che non mostrò subito, coraggiosamente, rigidamente, lo spirito rivoluzionario e la volontà di passare alla lotta illegale in risposta alle leggi eccezionali (Carteggio di Marx ed Engels, IV, 397, 404, 418, 422, 424. Si vedano anche le lettere a Sorge). MARXISMO E REVISIONISMO Scritto nell'aprile del 1908 e pubblicato nella raccolta "In memoria di Karl Marx 107)Un noto adagio dice che se gli assiomi della geometria urtassero gli interessi degli uomini, si sarebbe probabilmente cercato di confutarli. Quelle dottrine delle scienze storiche e naturali che colpiscono i vecchi pregiudizi della teologia hanno provocato e provocano tuttora una delle lotte più accanite. Nulla di strano quindi che la dottrina di Marx, la quale serve in modo diretto a educare e organizzare la classe d'avanguardia della 70 società moderna, indica i compiti di questa classe e dimostra che, grazie allo sviluppo economico, la sostituzione dell'attuale ordinamento sociale con un ordine nuovo è cosa ineluttabile nulla di strano che questa dottrina abbia dovuto farsi strada lottando ad ogni passo. 108)Non parliamo della scienza e della filosofia borghesi, insegnate ufficialmente da professori ufficiali allo scopo di istupidire la giovane generazione delle classi possidenti e di "aizzarla" contro i nemici interni ed esterni. Questa scienza non vuol nemmeno sentir parlare del marxismo... 109)Ma anche fra le dottrine che hanno un legame con la lotta della classe operaia e sono diffuse particolarmente fra il proletariato, il marxismo è ben lungi dall'aver rafforzato di colpo le sue posizioni. Nei primi cinquanta anni della sua esistenza (a partire dal decennio 1840-1850) il marxismo combatté contro le teorie che gli erano radicalmente ostili. Nella prima metà del decennio 18401850 Marx ed Engels aggiustarono i conti con i giovani hegeliani radicali che in filosofia erano idealisti. Verso la fine di questo decennio la lotta si porta nel campo delle dottrine economiche, contro il proudhonismo. Negli anni 1850-1860 questa lotta viene coronata dalla critica dei partiti e delle dottrine che si erano manifestate durante il tempestoso 1848. Dal 1860 al 1870 la lotta passa dal campo della teoria generale a un campo più direttamente vicino al movimento operaio: cacciata del bakunismo dall'Internazionale. All'inizio del decennio 1870-1880 in Germania si fa avanti per un breve periodo di tempo il proudhoniano Mülberger [(1847-1907), medico e pubblicista tedesco, nel 1872 scrisse per il Volksstaat (il giornale socialdemocratico diretto da W. Liebknecht) una serie di articoli sul problema delle abitazioni] alla fine di questo decennio, il positivista Dühring. Ma l'influenza esercitata sul proletariato tanto dall'uno che dall'altro è già insignificante. Il marxismo ha già trionfato in modo indiscusso di tutte le altre ideologie del movimento operaio. 110) Ma quando il marxismo ebbe soppiantato tutte le dottrine ad esso avverse e dotate di una qualche consistenza, le tendenze che trovavano un'espressione in queste dottrine si dettero a cercare altre vie. Le forme e i pretesti della lotta mutarono, ma la lotta continuò. Il secondo cinquantennio di esistenza del marxismo si iniziò (dal 1890) con la lotta di una corrente ostile al marxismo in seno al marxismo stesso. 111)L'ex marxista ortodosso Bernstein ha fatto maggior rumore e formulato nel modo più completo le correzioni da apportare a Marx, la revisione del marxismo, il revisionismo. 112)Il socialismo premarxista è battuto. Esso continua la lotta non più sul suo proprio terreno, ma sul terreno generale del marxismo, come revisionismo. Vediamo dunque qual è il contenuto ideologico del revisionismo. 113)Nel campo della filosofia il revisionismo si è messo a rimorchio della "scienza" borghese professorale. I professori "ritornano a Kant", e il revisionismo si trascina dietro i neokantiani. I professori ripetono le banalità pretesche, mille volte rimasticate, contro il materialismo filosofico, e i revisionisti, sorridendo con condiscendenza, borbottano (parola per parola secondo l'ultimo Handbuch) [Manuale scolastico] che il materialismo è stato da un pezzo "confutato". I professori considerano Hegel come un "cane morto" e predicando essi stessi l'idealismo, ma un idealismo mille volte più meschino e banale di quello hegeliano, alzano con sprezzo le spalle a proposito della dialettica, e i revisionisti si cacciano dietro a loro nel pantano dell'avvilimento filosofico della scienza, sostituendo alla dialettica "sottile" (e rivoluzionaria) la "semplice" (e pacifica) "evoluzione". I professori si guadagnano i loro stipendi adattando i loro sistemi idealistici e "critici" alla "filosofia" medioevale dominante (cioè alla teologia), e i revisionisti si schierano al loro fianco, cercando di fare della religione un "affare privato", non rispetto allo Stato moderno, ma rispetto al partito della classe d'avanguardia. 114)E' inutile parlare del vero significato di classe di tali "correzioni" a Marx: la cosa è evidente di per sé. Notiamo soltanto che l'unico marxista che, nella socialdemocrazia internazionale, abbia criticato le incredibili banalità spacciate dai revisionisti, mantenendosi sulle posizioni del materialismo dialettico conseguente, è stato Plekhanov. Ciò è tanto più necessario sottolineare energicamente oggi, quando si fanno dei tentativi profondamente errati di far passare il ciarpame filosofico reazionario per critica dell'opportunismo tattico di Plekhanov. 115). Si è preteso che le crisi si farebbero oggi più rare, meno acute e che probabilmente i cartelli e i trust offriranno al capitale la possibilità di eliminarle del tutto. Si è preteso che la "teoria del crollo" verso il quale marcia il capitalismo sarebbe una teoria inconsistente, poiché le contraddizioni di classe tenderebbero ad attutirsi, ad attenuarsi. Si è preteso infine che non sarebbe male correggere la teoria del valore di Marx secondo gli insegnamenti di BöhmBawerk. 71 116) Gli argomenti dei revisionisti sono stati esaminati, fatti e cifre alla mano. E' stato dimostrato che i revisionisti idealizzano sistematicamente la piccola produzione moderna. 117)Ogni passo in avanti della scienza e della tecnica scalza inevitabilmente, inesorabilmente le basi della piccola produzione nella società capitalistica; e il compito dell'economia socialista è di analizzare questo processo in tutte le sue forme, spesso complesse e ingarbugliate, di dimostrare al piccolo produttore che gli è impossibile resistere in regime capitalista, che la situazione dell'economia contadina in regime capitalista non ha vie di uscita, che il contadino deve far proprio necessariamente il modo di vedere del proletariato. Dal punto di vista scientifico in questa questione i revisionisti peccavano per la loro superficiale generalizzazione di fatti presi isolatamente, staccandoli dall'assieme del regime capitalista; dal punto di vista politico peccavano perché inevitabilmente, lo volessero o no, chiamavano il contadino o lo spingevano a far proprie le opinioni del proprietario (cioè della borghesia), invece di spingerlo a far proprie le opinioni del proletariato rivoluzionario. 118)Per quel che concerne la teoria delle crisi e la teoria del crollo, per i revisionisti le cose sono andate ancor peggio. Soltanto per un brevissimo periodo di tempo e solo persone di vista ben corta potevano pensare a rimaneggiare i princípi della dottrina di Marx sotto l'influenza di alcuni anni di slancio e di prosperità industriale. La realtà ha dimostrato ben presto ai revisionisti che le crisi non avevano fatto il loro tempo: alla prosperità ha tenuto dietro la crisi. La recente crisi finanziaria in America, la estensione terribile della disoccupazione in Europa, senza parlare poi della crisi industriale imminente, annunciata da sintomi numerosi - tutto questo ha fatto sí che le recenti "teorie" dei revisionisti sono state dimenticate da tutti e, a quanto pare, da molti revisionisti stessi. Occorre soltanto non dimenticare gli insegnamenti che la classe operaia ha ricevuto da questa instabilità da intellettuali. 119)Riguardo alla teoria del valore è sufficiente dire che, all'infuori delle allusioni e dei conati molto confusi alla Böhm-Bawerk i revisionisti non hanno dato qui assolutamente nulla e perciò non hanno lasciato traccia alcuna nello sviluppo del pensiero scientifico. 120) La libertà politica, la democrazia, il suffragio universale distruggono le basi della lotta di classe. In regime democratico poiché è la "volontà" della maggioranza che regna, non sarebbe più possibile vedere nello Stato un organo di dominio di classe né sottrarsi ad alleanze con la borghesia progressiva socialriformatrice contro i reazionari. 121)E' fuori discussione che queste obiezioni dei revisionisti formavano un sistema abbastanza armonico, il sistema delle concezioni liberali borghesi da tempo conosciute: il parlamentarismo borghese distrugge le classi e la divisione in classi, dal momento che il diritto di voto, il diritto di partecipare agli affari dello Stato appartengono a tutti i cittadini senza distinzione. 122)Tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del secolo XIX, tutta la storia della rivoluzione russa all'inizio del secolo XX dimostrano all'evidenza quanto sono assurde queste concezioni. Con la libertà del capitalismo "democratico" la differenziazione economica non si attenua, ma si accentua e si aggrava. Il parlamentarismo non elimina, ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più democratiche come organi di oppressione di classe. Aiutando a illuminare e a organizzare masse popolari infinitamente più grandi di quelle che partecipavano prima attivamente agli avvenimenti politici (da mettere in relazione con prec.par.74), il parlamentarismo non prepara in questo modo l'eliminazione delle crisi e delle rivoluzioni politiche, ma il massimo di acutezza della guerra civile durante queste rivoluzioni. 123)Gli avvenimenti di Parigi nella primavera del 1871 e quelli della Russia nell'inverno del 1905 hanno dimostrato chiaro come la luce del sole che è inevitabile si giunga a una tale acutezza. La borghesia francese per soffocare il movimento proletario non esitò un istante a mettersi d'accordo col nemico nazionale e coll'esercito straniero. 124)Chi non comprende l'inevitabile dialettica interna del parlamentarismo e della democrazia borghese, che porta a risolvere i conflitti ricorrendo a forme sempre più aspre di violenza di massa, non saprà mai condurre nemmeno sul terreno del parlamentarismo una propaganda e un'agitazione che siano conformi ai princípi e preparino veramente le masse operaie a partecipare vittoriosamente a questi "conflitti". L'esperienza delle alleanze, degli accordi e dei blocchi col liberalismo socialriformista in occidente e col riformismo liberale (cadetti) nella rivoluzione russa ha dimostrano in modo convincente che questi accordi non fanno che annebbiare la coscienza delle masse, non accentuano ma attenuano l'importanza effettiva della loro lotta, legando i combattenti agli elementi più inetti alla lotta, più instabili e inclini al tradimento. Il millerandismo francese, che è l'esperienza più notevole di applicazione della tattica politica revisionista su grande scala, su una scala veramente nazionale, ha dato del revisionismo un giudizio pratico che il proletariato di tutto il mondo non dimenticherà mai. 72 125)Il complemento naturale delle tendenze economiche e politiche del revisionismo è stato il suo atteggiamento verso l'obiettivo finale del movimento socialista. "Il fine non è nulla, il movimento è tutto", queste parole alate di Bernstein esprimono meglio di lunghe dissertazioni l'essenza del revisionismo. Determinare la propria condotta caso per caso: adattarsi agli avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici; dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il regime capitalista, di tutta l'evoluzione del capitalismo; sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento, tale è la politica revisionista. Dall'essenza stessa di questa politica risulta chiaramente che essa può assumere forme infinitamente varie e che ogni problema più o meno "nuovo", ogni svolta più o meno inattesa e imprevista - anche se mutano il corso essenziale degli avvenimenti in una misura infima per un brevissimo periodo di tempo - devono portare inevitabilmente all'una o all'altra varietà di revisionismo. 126)Ciò che rende inevitabile il revisionismo sono le sue radici di classe nella società moderna. Il revisionismo è fenomeno internazionale. Per ogni socialista più o meno accorto e pensante non può esistere il minimo dubbio che i rapporti fra gli ortodossi e i seguaci di Bernstein in Germania, fra i seguaci di Guesde e di Jaurès (ora, in particolar modo, i seguaci di Brousse) in Francia, fra la Federazione socialdemocratica e il Partito operaio indipendente in Inghilterra, fra de Brouckère e Vandervelde nel Belgio, fra integralisti e riformisti in Italia, fra bolscevichi e menscevichi in Russia, sono, dappertutto, nella loro essenza, omogenei, malgrado l'enorme differenza delle condizioni nazionali e della situazione storica di questi paesi nel momento presente. La "differenziazione" in seno al socialismo internazionale contemporaneo si produce di fatto già ora secondo una linea unica nei diversi paesi del mondo, attestando con ciò l'immenso progresso compiuto in confronto a 30-40 anni fa, quando nei differenti paesi lottavano fra di loro in seno al socialismo internazionale unico tendenze eterogenee. E quel "revisionismo di sinistra" che è apparso ora nei paesi latini sotto forma di "sindacalismo rivoluzionario" si adatta esso pure al marxismo "correggendolo". Labriola in Italia, Lagardelle in Francia fanno appello ad ogni passo a un Marx ben compreso contro un Marx mal compreso. 127)Non possiamo qui soffermarci ad analizzare il contenuto ideologico di questo revisionismo, che è ancora ben lontano dall'essersi così sviluppato come il revisionismo opportunista, non è diventato internazionale e non ha sostenuto praticamente nessuna battaglia importante col partito socialista in nessun paese. Ci limiteremo perciò al "revisionismo di destra" che abbiamo descritto più sopra. 128)Che cosa rende inevitabile il revisionismo nella società capitalista? Perché il revisionismo è più profondo delle particolarità nazionali e dei gradi di sviluppo del capitalismo? Perché in ogni paese capitalista esistono sempre, accanto al proletariato, larghi strati di piccola borghesia, di piccoli proprietari. Il capitalismo è nato e nasce continuamente dalla piccola produzione. Nuovi numerosi "strati medi" vengono inevitabilmente creati dal capitalismo (appendici della fabbrica, lavoro a domicilio, piccoli laboratori che sorgono in tutto il paese per sovvenire alla necessità della grande industria, come quella delle biciclette e dell'automobile, per esempio). Questi nuovi piccoli produttori sono essi pure in modo inevitabile respinti nuovamente nelle file del proletariato. E' del tutto naturale quindi che le concezioni piccoloborghesi penetrino nuovamente nelle file dei grandi partiti operai. E' del tutto naturale che debba essere così e sarà così sempre, sino allo sviluppo della rivoluzione proletaria, perché sarebbe un grave errore pensare che per compiere questa rivoluzione sia necessaria la proletarizzazione "completa" della maggioranza della popolazione. Ciò che noi sperimentiamo ora spesso soltanto nel campo ideologico: le discussioni contro le correzioni teoriche di Marx; ciò che ora non si manifesta nella pratica che a proposito di certi problemi particolari del movimento operaio: le divergenze tattiche coi revisionisti e le scissioni che si producono su questo terreno tutto ciò la classe operaia dovrà inevitabilmente subirlo ancora in proporzioni incomparabilmente più grandi quando la rivoluzione proletaria avrà acutizzato tutti i problemi controversi, avrà concentrato tutte le divergenze sui punti che hanno l'importanza più diretta per determinare la 73 condotta delle masse e ci avrà imposto, nel fuoco del combattimento, di discernere i nemici dagli amici e di respingere i cattivi alleati per infliggere al nemico colpi decisivi. 129)La lotta ideologica del marxismo rivoluzionario contro il revisionismo alla fine del secolo XIX non è che il preludio delle grandi battaglie rivoluzionarie del proletariato, che avanza verso la completa vittoria della sua causa, nonostante tutti i tentennamenti e le debolezze degli elementi piccolo-borghesi. I DESTINI STORICI DELLA DOTTRINA DI KARL MARX Pubblicato nella Pravda, n.50, il 14 marzo 1913 130)Il punto essenziale della dottrina di Karl Marx è l'interpretazione della funzione storica mondiale del proletariato come creatore della società socialista. 131)Marx la formulò per la prima volta nel 1844. Il Manifesto comunista di Marx ed Engels, pubblicato nel 1848, ne dà già un'esposizione completa e sistematica, rimasta, fino ad oggi, la migliore. Da allora, la storia universale si divide manifestamente in tre periodi principali: 1) dalla rivoluzione del 1848 alla Comune di Parigi (1871); 2) dalla Comune di Parigi alla rivoluzione russa (1905); 3) dalla rivoluzione russa ai nostri giorni. «I» -132)All'inizio del primo periodo, la dottrina di Marx non predomina affatto. Essa non rappresenta che una delle frazioni o correnti straordinariamente numerose del socialismo. Predominano quelle forme di socialismo che, in sostanza, sono apparentate al nostro populismo: incomprensione della base materialistica del movimento storico, incapacità di discernere la funzione e l'importanza di ciascuna delle classi della società capitalistica, dissimulazione della natura borghese delle riforme democratiche con frasi pseudosocialiste sul "popolo", la "giustizia", il "diritto", ecc. 133)La rivoluzione del 1848 assesta un colpo mortale a tutte queste forme rumorose, variopinte, chiassose del socialismo premarxista. In tutti i paesi, la rivoluzione ci mostra le diverse classi della società all'opera. Il massacro degli operai parigini consumato dalla borghesia repubblicana, nelle giornate del giugno 1848, attesta in modo definitivo la natura socialista del solo proletariato. La borghesia liberale teme l'indipendenza di questa stessa classe cento volte più di qualsiasi reazione. I contadini si accontentano dell'abolizione delle vestigia feudali e si schierano a fianco dell'ordine, di rado esitando tra la democrazia operaia e il liberalismo borghese. Le dottrine che parlano di un socialismo non classista, di una politica non classista, dimostrano di essere frottole. 134)La Comune di Parigi (1871) porta a compimento questo sviluppo delle trasformazioni borghesi; la repubblica, cioè la forma di organizzazione statale nella quale i rapporti di classe si manifestano nel modo meno velato, deve il suo consolidamento soltanto all'eroismo del proletariato. 135)In tutti gli altri paesi di Europa, uno sviluppo più confuso e meno completo conduce alla stessa società borghese. Alla fine del primo periodo (1848-1871), periodo di burrasche e di rivoluzioni, il socialismo premarxista muore. Nascono i partiti proletari indipendenti: la I Internazionale (1864-1872) e la socialdemocrazia tedesca. «II» - 136)Il secondo periodo (1872-1904) si distingue dal primo per il suo carattere "pacifico", per l'assenza di rivoluzioni. L'occidente ha terminato le rivoluzioni borghesi. L'oriente non è ancora maturo per esse. 137)L'occidente entra nella fase della preparazione "pacifica" dell'epoca delle trasformazioni future. Dappertutto si formano dei partiti socialisti, proletari per la loro base, che imparano a servirsi del parlamentarismo borghese, a creare la loro stampa quotidiana, le loro istituzioni di educazione, i loro sindacati, le loro cooperative. La dottrina di Marx riporta una completa vittoria e si diffonde in estensione. Lentamente, ma inflessibilmente, continua il processo di selezione e di raggruppamento delle forze del proletariato, di preparazione alle battaglie future. 138)La dialettica della storia è tale, che la vittoria del marxismo teorico costringe i suoi nemici a travestirsi da marxisti. Il liberalismo interiormente putrefatto, tenta di rivivere nella veste dell'opportunismo socialista. Esso interpreta il periodo della preparazione delle forze per le grandi battaglie come una rinuncia a queste battaglie. Esso intende il miglioramento delle condizioni della lotta degli schiavi contro la schiavitù del salario nel senso di una vendita per qualche quattrino, da parte degli schiavi, dei loro diritti alla libertà. Esso predica vilmente la "pace sociale" (ossia la pace con lo schiavismo), la rinuncia alla 74 lotta di classe, e così via. L'opportunismo trova moltissimi fautori tra i vari deputati socialisti al parlamento, i vari funzionari del movimento operaio e gli intellettuali "simpatizzanti". «III» - 139)Gli opportunisti non erano ancora riusciti a glorificare la "pace sociale" e l'assenza di necessità di burrasche nella "democrazia" che una nuova fonte delle più grandi tempeste mondiali si apriva in Asia. La rivoluzione russa era seguita dalle rivoluzioni turca, persiana e cinese. Oggi noi attraversiamo precisamente l'epoca di queste tempeste e della loro "ripercussione" in Europa. Qualunque sia la sorte della grande repubblica cinese, contro la quale oggi aguzzano i denti le diverse iene "civili", nessuna forza al mondo riuscirà a ristabilire il vecchio servaggio in Asia, né spazzerà dalla faccia della terra il democratismo eroico delle masse popolari dei paesi asiatici e semiasiatici. 140)Taluni, che non tenevano nel dovuto conto le condizioni di preparazione e di sviluppo della lotta delle masse, sono caduti nella disperazione e nell'anarchismo, vedendo lungamente differita la lotta decisiva contro il capitalismo in Europa. Noi vediamo oggi come questa disperazione anarchica sia miope e pusillanime. 143)Dopo l'Asia si è messa in movimento l'Europa, ma non alla maniera asiatica. Il periodo "pacifico" del 1872-1904 appartiene a un passato scomparso per sempre. Il carovita e il giogo dei trust provocano un inasprimento inaudito della lotta economica, che scuote perfino gli operai inglesi, i più corrotti dal liberalismo. Una crisi politica matura sotto i nostri occhi nella stessa Germania, nella "cittadella" della borghesia e dei grandi proprietari fondiari. Gli armamenti folli e la politica dell'imperialismo danno all'Europa moderna una "pace sociale" che assomiglia piuttosto a un barile di dinamite. E la decomposizione di tutti i partiti borghesi e la maturazione del proletariato proseguono intanto ininterrottamente. IL CARTEGGIO MARX-ENGELS Pubbl.sul Za Pravdu,n.20,8nov 1913 148)Il prezzo della pubblicazione è eccessivamente alto: circa 20 rubli per i quattro volumi! Non v’è dubbio che si poteva e si doveva pubblicare il carteggio completo in un’edizione meno lussuosa, ad un prezzo più accessibile, ed inoltre si potevano e si dovevano pubblicare, per una larga diffusione tra gli operai, i passi più importanti dal punto di vista dei princìpi. 149)Tutti questi difetti editoriali rendono certo più difficile lo studio del carteggio. E’ un peccato, poiché l suo valore scientifico e politico è immenso. 150) Quanto più spesso nei nostri tempi ci avviene di osservare come il movimento operaio dei diversi paesi soffra di opportunismo per la stasi e la putrefazione della borghesia, perché l’attenzione dei capi operai è assorbita da piccoli problemi del giorno, ecc.– tanto più diventa prezioso il ricchissimo materiale del carteggio, che palesa una profondissima comprensione dei fini rinnovatori fondamentali del proletariato, e determina in modo straordinariamente flessibile i correlativi compiti della tattica dal punto d vista di questi fini rivoluzionari, e senza fare la minima concessione all’opportunismo od alla frase rivoluzionaria. 151)Se ci proviamo a definire con una sola parola, per così dire, il perno di tutto il carteggio, il punto centrale verso il quale converge tutta la rete delle idee espresse e discusse, questa parola sarà: dialettica.. Compendio generale 158)1846. Engels è a Parigi. A Parigi fervevano in quell’epoca la politica e le discussioni sulle differenti teorie socialiste. Engels studia con avidità il socialismo, fa la conoscenza personale di Cabet, Louis Blanc ed altri socialisti eminenti, frequenta redazioni e circoli. 159)La sua attenzione è attirata principalmente dalla più seria e più diffusa dottrina socialista di quel tempo: il proudhonismo. Ancor prima della pubblicazione della “filosofia della miseria” (ottobre 1846; Marx rispose ad essa con la sua celebre “Miseria della filosofia”, che vide la luce nel 1847), Engels critica con causticità implacabile e con profondità meravigliosa le idee fondamentali di Proudhon, esaltate allora particolarmente dal socialista tedesco Grun. 160)Engels, ventiseienne, annienta letteralmente il “vero socialismo”; questa espressione noi la troviamo nella sua lettera del 23 ottobre 1846, molto prima del “Manifesto del partito comunista”; inoltre cita Grun come rappresentate principale di quella teoria. Dottrina “antiproletaria, filisteismo piccoloborghese”, “frasi vuote”, ogni sorta di tendenze “generalmente umanitarie”, la “paura superstiziosa di un comunismo grossolano” (loffel-Kommunismus; letteralmente: “comunismo del 75 cucchiaio”, ossia comunismo della pancia), “piani pacifici per rendere felice” l’umanità: ecco quali sono i giudizi di Engels che si riferiscono a tutti gli aspetti del socialismo premarxista. 161)“Si discusse per tre sere sul progetto di associazione di Proudhon -scrive Engels- Dapprincipio avevo contro di me quasi tutta la cricca...La cosa principale...era di dimostrare la necessità di una rivoluzione violenta...”(23 ottobre 1846). Infine la rabbia mi prese ed ho spinto i miei avversari fino al punto di costringerli a pronunciarsi apertamente contro il comunismo. Io esigetti che si decidesse con un voto la questione: siamo comunisti o no? Massima indignazione fra i seguaci di Grun. Essi si erano riuniti, dicevano, “per il bene dell’umanità”...Si sarebbe dovuto prima dir loro che cosa fosse realmente il comunismo...Io ne diedi una definizione semplicissima, e che inoltre non conteneva niente che potesse dar luogo a digressioni...Definii quindi, scrive Engels, le aspirazioni dei comunista nel modo seguente: 1)Far prevalere gli interessi dei proletari contro quelli dei borghesi; 2)Raggiungere questa meta per mezzo della soppressione provata della proprietà privata e della sua sostituzione con la comunità dei beni; 3)Non riconoscere altro mezzo per realizzare questi copi, all’infuori della rivoluzione democratica e violenta (scritto un anno e mezzo prima della rivoluzione del 1848). 162)Alla fine della discussione l’assemblea approvò, con 13 voti contro 2 dei seguaci di Grun, la definizione di Engels. Queste riunioni erano frequentate da una ventina di stipettai. Così a Parigi, 67 anni or sono, furono poste le fondamenta del Partito operaio socialdemocratico della Germania. 163)Un anno dopo, nella sua lettera del 23 novembre 1847, Engels comunicava a Marx di avere abbozzato un “Manifesto del partito comunista “, pronunciandosi fra l’altro contro la forma di catechismo che prima si era proposto di dargli. “Comincio: che cos’è il comunismo? -scrive Engels- E subito dopo il proletariato: storia del suo sorgere, differenza dagli operai del passato, sviluppo dell’antagonismo tra proletariato e borghesia, crisi, conclusioni”. “e finalmente la politica di partito dei comunisti...” Questa storica lettera di Engels sul primo abbozzo dell’opera che ha fatto il giro di tutto il mondo –opera che è giusta finora in tutto quanto v’è di sostanziale ed è viva ed attuale come se fosse stata scritta ieridimostra con evidenza che i nomi di Marx e di Engels vengono a ragione messi accanto come i nomi dei fondatori del socialismo moderno. [Qui l’articolo è interrotto.] 76 Appendice al XIV incontro - LENIN:Karl Marx2 (nostro 12-3-2010) DAL "KARL MARX" AL "CHE FARE?" La coscienza - le strutture distrutte - i capi inglobati nella piccola e media borghesia I "bisonti" del liberismo hanno lavorato a fondo ed ora la crisi da far pagare ai lavoratori Un pugno di comunisti si oppone nelle condizioni dell'assedio e delle infiltrazioni. Tutto traballa: Tutto è sottoposto all'usura e allo sgretolamento. Capire tutto ciò, quanto è grave la crisi che attraversiamo, perché legata a fenomeni strutturali ed epocali è capire senza abbandonarsi allo sconforto, capire la "necessità" di quanto avviene, le ragioni profonde, i tempi necessari per invertire la rotta. DALLA RESISTENZA AL PROGETTO - ancora scarsissimo il radicamento nei posti di lavoro e nel territorio e già si comincia a concepire DAL PROGETTO (generico: un nuovo modello economico, ecc, cioè dalla PROPAGANDA, sia pure fondata su analisi) AGLI OBIETTIVI DI OGGI e DI DOMANI, ALLE PAROLE D'ORDINE (per tutti Casati- sulla lega in "essere comunisti" e nella "crisi 2") Il passaggio può avvenire soltanto se si costruiscono due condizioni essenziali: la capacità di analisi in stretto contatto con la lotta di classe e sociale; l'unità del Partito sulla base di una disciplina convinta, dell'orientamento dei nostri attivisti; del coordinamento dei Circoli. Quanto cammino in poco più di un anno! E quanto cammino da fare e nel minor tempo possibile, perché siamo in grave ritardo! Poco più di un anno fa avremmo letto il "CHe FARE" quasi esclusivamente nei sui aspetti teorici generali: spontaneismo; economicismo/tradunionismo; terrorismo,ecc. Ma questi scritti di Lenin sono scritti teorici e -insieme- di lotta e direzione politica. Oggi dobbiamo anche verificare rispetto all'attualità: -la differenza fra partito e organismi di massa -la "coscienza esterna" è soltanto l'apporto dell'intellettuale borghese espressa in alcune pagine del CHE FARE?oppure è anche -e soprattutto- la funzione del Partito, che viene sviluppata in tutte le pagine del CHE FARE? -coscienza politica di classe è una visione soltanto dei bisogni e del modo di vedere della classe oppure implica la proiezione della classe verso tutta la società e la ricerca del proprio ruolo egemone attraverso un politica di alleanze l'elaborazione di politiche per altre classi e strati ? -capillarità dell'organizzazione del Partito fra classe e masse/centralizzazione politica e organizzativa: partito "leggero"; "diffuso", oppure? -compito del Partito è assicurare nelle istituzioni la presenza di "rappresentanti" delle esigenze degli operai e del popolo oppure contribuire a sviluppare e organizzare le lotte, utilizzando a tal fine anche la presenza nelle istituzioni? 77 LA TEORIA MARXISTA (incontri 2009-2010) XV- incontro - LENIN “CHE FARE?” INTRODUZIONE 8) Piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile tenendoci con forza per mano. Siamo da ogni parte circondati da nemici e dobbiamo quasi sempre marciare sotto il fuoco. Ci siamo uniti, in virtù di una decisione liberamente presa, allo scopo di combattere i nostri nemici e di non sdrucciolare nel vicino pantano, i cui abitanti, fin dal primo momento, ci hanno biasimato per aver costituito un gruppo a parte e preferito la via della lotta alla via della conciliazione. Ed ecco che taluni dei nostri si mettono a gridare: "Andiamo nel pantano!". E, se si incomincia a confonderli, ribattono: "Che gente arretrata siete! Non vi vergognate di negarci la libertà d’invitarvi a seguire una via migliore?". Oh, sí, signori, voi siete liberi non soltanto di invitarci, ma di andare voi stessi dove volete, anche nel pantano; del resto pensiamo che il vostro posto è proprio nel pantano e siamo pronti a darvi il nostro aiuto per trasportarvi i vostri penati. Ma lasciate la nostra mano, non aggrappatevi a noi e non insozzate la nostra grande parola della libertà, perché anche noi siamo "liberi" di andare dove vogliamo, liberi di combattere non solo contro il pantano, ma anche contro coloro che si incamminano verso di esso. QUALITÀ e QUANTITÀ Noi siamo un "piccolo gruppo", ma abbiamo già "lasciato la mano" di chi voleva portarci nel pantano. Tuttavia, pur uscendo da una scissione, non siamo compatti: dobbiamo imparare a convivere e, nello stesso tempo, imparare a guardarci da chi ci vuol portare nel pantano dell'istituzionalismo, insieme ai vendoliani, per camminare nella scia del polo di "sinistra", del bipolarismo reazionario. Quale "riformismo" è possibile nel quadro della "sana ondata reazionaria" che imperversa dal '70 a oggi, della crisi economica, della "sinistra" liberista e bipolare? Dunque alleanze solamente (e se possibili e attendibili) su singole questioni: antiberlusconismo e proporzionale, o specifiche questioni locali. Le elezioni ragionali del 2010 recano indizi di crisi del bipolarismo: a noi, sta di non farci fuorviare dalla linea ancora approssimativamente definita, in una fase di iniziale e sporadica applicazione e pretendere una più puntuale, diffusa, metodica e organizzata sua applicazione per conquistarci il più rapidamente possibile una organica pratica della lotta di classe e sociale, per la costituzione di un blocco sociale alternativo e di un polo elettorale di sinistra. Per questo dobbiamo affermare un nostro autonomo punto di vista, una nostra autonoma linea politica e portarla avanti con la dovuta fermezza e con le necessarie alleanze, che maturano nel corso del processo avviato e praticato e non sulla base di "scorciatoie" inesistenti che probabilmente nascondono la volontà di imboccare una strada diversa. E ancora: ogni contabilità elettoralistica e organizzativa, ogni sommatoria meccanica di voti e iscritti -anche nelle recenti elezioni- si rivela sistematicamente errata: né i nostri elettori, né i nostri iscritti possono essere trattati come "sacchi di patate", né, oramai, ci si fanno trattare. 78 D'altra parte lavorare per un polo di sinistra non richiede schematismi del tipo "mai alleanze col PD": giusta la scelta di appoggiare Vendola in Puglia, per le implicazioni politiche e di pressione dal basso; giusta la scelta di andare da soli in Campania, per le implicazioni di pulizia e coerenza delle candidature. Chi fa notare che in Campania si sono persi molti voti, al di là che non è serio dimenticare la situazione del Partito e sociale della Campania, il "ragionamento" è fuorviante: la questione del "voto utile" ha un suo peso, dobbiamo quindi sempre fare alleanze elettorali col PD? Ciò significa che il risultato elettorale è la questione principale, che è il fondamento della nostra linea. Il "parlamentarismo" la concezione di un partito istituzionale come contrappeso al "movimentismo", allo "spontaneismo": strana alchimia! Lo spontaneismo", il "movimentismo" sono sbagliati perché non fanno maturare o fanno perdere di vista l'obiettivo del completo ribaltamento del potere basato sul massimo profitto e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Questo ribaltamento può essere frutto soltanto della lotta di classe che operai e masse popolari svolgono nel paese e non della lotta parlamentare che ha una grande importanza se utilizzata per coadiuvare la lotta nel paese e non per sostituirla: il cretinismo parlamentare, il partito istituzionale come antidoto "rivoluzionario" al Partito-movimento e allo spontaneismo! Davvero una strana alchimia! Lotta dal basso, rispetto per i nostri militanti, non sottrarsi al dovere della direzione politica - cioè di fornire orientamento in base a criteri ragionati, convincenti e illustrati adeguatamente a chi dovrà portarli nei posti di lavoro e nel territorio (superando ogni tentazione di "comando" burocratico) - coordinamento del lavoro dei circoli - verifica nelle pratica della linea, delle scelte, dei dirigenti e dei militanti. La problematica del "CHE FARE?" non è affatto lontana dalle questioni che dobbiamo affrontare, perché si tratta di non basarsi sul convincimento dei "benestanti", sugli accordi con gli esponenti dei partiti borghesi, ma sulla lotta dal basso, che però va organizzata e diretta perché si compatti intorno alla necessità di ribaltare il potere basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. E per questo occorre il sapere pregresso -la scienza borghese, l'intellettuale borghese- e occorre il Partito, l'organizzazione che accumuli il sapere e l' esperienza necessaria per una lotta vittoriosa. Il "CHE FARE?" parla di entrambi e soprattutto di questo secondo aspetto della "coscienza esterna". Nel 1902 -l'anno del CHE FARE?- al II Congresso del POSDR l'ala spontaneista/economicista venne messa in minoranza; allora i "menscevichi" formarono un proprio partito. I Punti di vista sono molti, ma finché dominerà il capitalismo e si svilupperà la lotta di classe tre punti di vista sono ineliminabili: a) il punto di vista PADRONALE: prendi & arraffa – ogni risorsa che non torni a profitto e rendita è superflua e dannosa – tutto ciò che produce profitto e rendita è buono e utile b) il punto di vista BORGHESE (che spesso coincide con il politicamente corretto): la versione degli "intellettuali" dolciastra, edulcorata, camuffata del punto di vista padronale destinata ai popoli perché non si ribellino (politologi, giornalisti, esperti: l’effetto serra è una balla e, semmai, interesserà il mondo fra un milione di anni- Dio, Patria e Famiglia- ecco i dati: le pensioni sono troppo alte! Il sistema non ce la fa- ecc, ecc, ecc.) – L’azione di diversione dai problemi di fondo con falsi problemi o puntando su problemi secondari 79 c) il punto di vista PROLETARIO, COMUNISTA, contrario al punto di vista a) e in grado di smascherare gli inganni del punto di vista b) d1)chi educherà le masse popolari a guardarsi dai raggiri borghesi se non c’e’ un’organizzazione che metodicamente faccia questo nelle proprie file e nella propria stampa? Che acquisti in tale impegno una vera e propria professionalità sia nell’individuare e smascherare il trucco al proprio interno, sia nel modo di rapportarsi alle masse popolari nell’azione esterna di smascheramento? -d2)Ma questo richiede la capacità di effettuare in modo autonomo le proprie analisi, almeno sulle questioni più importanti, e di non andare a rimorchio delle analisi e delle parole d’ordine borghesi, a partire dalla denigrazione sistematica, astratta, imbottita di frasi fatte e luoghi comuni, delle vicende del movimento operaio, dei Partiti e dei dirigenti comunisti (Lenin, schema “che fare”,”spontaneismo”, 63) cioè la rinuncia a fare analisi di classe. LO SCHEMA DEL “CHE FARE” 2)Due tendenze della socialdemocrazia mondiale 3)La socialdemocrazia deve trasformarsi da partito di rivoluzione sociale in partito democratico di riforme sociale? 5) Infatti, se la socialdemocrazia in sostanza non è che il partito delle riforme, e deve avere il coraggio di riconoscerlo francamente,- un socialista non soltanto ha il diritto di entrare in un ministero borghese, ma deve sempre sforzarsi di entrarvi. Se democrazia significa essenzialmente soppressione del dominio di classe,- perché un ministro socialista non dovrebbe affascinare tutto il mondo borghese con discorsi sulla collaborazione di classe? Perché non dovrebbe restare nel ministero anche quando gli eccidi di operai compiuti dai gendarmi hanno dimostrato, per la centesima e per la millesima volta, il vero carattere della collaborazione democratica delle classi? Se la socialdemocrazia non è che il partito delle riforme, perché non ha il coraggio di riconoscerlo francamente? 17)Il raboceie dielo gioca a rimpiattino...la "libertà di critica" si riduce all'assenza di ogni critica, di ogni giudizio indipendente [Bertinotti e Vendola!] 18)non attraverso una lotta aperta) 6)E’ una nuova forma di opportunismo? 5-13)A cosa sono dovuti l'unità del partito tedesco e lo spezzettamento del partito socialista francese? [riflessioni sul nostro spezzettamento: dal dualismo della costituzione repubblicana, al bipolarismo borghese; alla ripresa totalizzante di bassi salari; malavita, clientelismo e parassitismo; abbandono del Sud; il sistema capitalistico italiano è sempre meno "italiano" più malavitoso e criminale...gli altri paesi europei stanno seguendo...ma anche crisi del capitalismo occidentale, frammentazione della classe operaia, esercito di riserva interno e mondiale....il trasformismo e la sinistra - la formazione di un nuovo Partito Comunista, non può fare a meno del metodo marxista, dell'esperienza e della memoria storica e di una pratica conseguente. Non può essere un movimento di opinione, una formazione culturale, un baluardo della "tradizione" - poiché è la lotta nel paese che cambia i rapporti di forza e ribalta l'assetto del potere, non è pratica solamente teorica o istituzionale. il partito comunista è un partito di lotta, guidato da una teoria rivoluzionaria e che usa le istituzioni per rafforzare la lotta "dal basso". Allo stesso tempo questa lotta ha bisogno di conoscenze, elaborazioni, guida. il partito comunista è la necessaria "coscienza esterna (alle lotte puramente economiche, per obiettivi immediati)" di questa lotta dal basso.] LE ALLEANZE 5)Partecipazione ai governi borghesi...In queste condizioni? 80 [In che cosa abbiamo sbagliato entrando nell'ultimo governo Prodi?] 19-21-22)L’alleanza utile e necessaria col “marxismo legale” – La rottura non avvenne per il fatto che gli alleati dimostrarono di essere dei democratici borghesi...essi sono gli alleati naturali e desiderabili per portare avanti gli obiettivi democratici, che vengono messi in primo piano dalla presente situazione russa – non bisogna aver paura di stringere alleanze temporanee anche con elementi incerti - ma per i socialisti, condizione di questa alleanza è la piena possibilità di svelare agli operai l’antagonismo di classe tra proletariato e borghesia, la necessità della rivoluzione sociale e della dittatura del proletariato ECONOMISMO 24)Gli operai soltanto lotta economica; gli intellettuali marxisti fusi coi liberali per la lotta politica [sono le tesi del "Credo" di Kuskova, economista poi passato alle posizioni liberali - non sono anche le tesi di oggi circa una malintesa "unità"?] 53-61-63) Si proclama che "la base economica del movimento è oscurata dall'aspirazione a non dimenticare mai l'ideale politico", che la parola d'ordine del movimento operaio è: "Lotta per le condizioni economiche" (!), oppure meglio ancora: "Gli operai per gli operai"; si dichiara che le casse di sciopero "valgono per il movimento più di un centinaio di altre organizzazioni", ecc. Le formule come quella che la chiave di volta della situazione deve essere non il "fiore" degli operai, ma l'operaio "medio", l'operaio di massa, o come: "La politica segue sempre docilmente l'economia"(53) Rapporto fra economismo e spontaneismo (V:spontaneismo 60-63) 79)Importanza della denuncia e della lotta economica: per il solo fatto di essere pubblicate, queste denunce, ebbero il valore di una forte pressione morale...Le denunce economiche (sulle fabbriche) erano, e continuano ad essere, uno strumento notevole di lotta economica: e così sarà finché esisterà il capitalismo, il quale incita necessariamente gli operai a difendersi da sé. 82-83)Per l’educazione politica della classe operaia non basta spiegare agli operai la loro oppressione politica (allo stesso modo che non bastava spiegare l’opposizione dei loro interessi a quelli dei padroni)...bisogna organizzare la denuncia politica dell’autocrazia sotto tutti i suoi aspetti..(83)Tutte le manifestazioni dell’oppressione poliziesca e dell’arbitrio assolutista(e non solo quelle legate alla lotta economica) sono mezzi altrettanto largamente applicabili 85-87)”dare alla lotta economica stessa un carattere politico”...(87)La socialdemocrazia deve fare la lotta “per le riforme”, ma approfitta dell’agitazione “economica” non soltanto per presentare al governo delle rivendicazioni, ma anche (e innanzi tutto) per rivendicare la soppressione del regime autocratico...essa subordina la lotta per le riforme alla lotta rivoluzionaria per la libertà e il socialismo 94-95-97)La coscienza della classe operaia non può diventare vera coscienza politica se gli operai non si abituano a reagire contro ogni e qualsiasi abuso, contro ogni manifestazione dell’arbitrio, dell’oppressione,della violenza,dei soprusi, qualunque sia la classe che ne è colpita – ed a reagire da un punto di vista socialdemocratico e non da un punto di vista qualsiasi. La coscienza delle masse operaie non può essere una vera coscienza di classe se gli operai non imparano ad osservare sulla base dei fatti ed avvenimenti politici concreti e brucianti (attuali) ognuna delle altre classi sociali in tutte le manifestazioni della vita intellettuale, morale e politica, se non imparano ad applicare in pratica l’analisi e il criterio materialista a tutte le forme dell’attività e della vita di tutte le classi,strati e gruppi della popolazione...perché per la classe operaia la conoscenza di se stessa è indissolubilmente legata alla conoscenza esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società contemporanea (ad esempio in aiuto degli studenti:95-97) 107)Non è socialdemocratico chi dimentica, in pratica, il proprio dovere di essere innanzi a tutti nel porre, nell’approfondire e nel risolvere qualsiasi questione democratica generale 109) È chiaro che noi non possiamo dirigere la lotta degli studenti, dei liberali, ecc, per i loro "interessi immediati", ma non si trattava di questo, rispettabilissimo economista! Si trattava della partecipazione possibile e necessaria dei diversi strati sociali all'abbattimento 81 dell'assolutismo, e questa "attività dei diversi strati dell'opposizione" non solo possiamo, ma dobbiamo assolutamente dirigerla, se vogliamo essere l' "avanguardia". Quanto al fatto che i nostri studenti, i nostri liberali, ecc. siano "posti a faccia a faccia col nostro regime politico" non solo ci penseranno essi stessi, ma se ne incaricheranno soprattutto la polizia e i funzionari del governo autocratico. Noi dobbiamo occuparci di spingere coloro che sono malcontenti solo del regime universitario, ecc. a convincersi che ciò che non va è l’intiero regime politico. Noi dobbiamo assumerci il compito di organizzare una lotta politica integrale sotto la direzione del nostro partito, affinché tutti gli strati della popolazione possano e diano a tale lotta e, in pari tempo, al nostro partito, tutto l’aiuto che possono... 110)E’ necessario avere dei socialdemocratici in tutte le categorie sociali, su tutte le posizioni che permettono di conoscere gli ingranaggi del meccanismo dello Stato. 112-113)Noi abbiamo la possibilità e il dovere di creare una tribuna per accusare dinanzi a tutto il popolo il governo zarista e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico...un giornale per tutta la Russia 115)il carattere di classe del nostro movimento sarà dato dal fatto che le denunce, che devono interessare TUTTO il popolo, saranno opera nostra, di noi socialdemocratici, saranno fatte con uno spirito coerentemente socialdemocratico e senza alcuna concessione alle deformazioni del marxismo 116-124)Ma uno dei tratti più caratteristici dell’economismo è l’incomprensione che il bisogno più urgente del proletariato (l’educazione politica per mezzo delle denunce e dell’agitazione politica) coincide con la necessità del movimento democratico generale. ECONOMISMO E TERRORISMO 99)Economismo e terrorismo hanno una radice comune:la sottomissione alla spontaneità...Gli economisti si inchinano dinanzi alla spontaneità del “movimento operaio puro”, i terroristi dinanzi alla spontaneità dell’indignazione degli intellettuali che non sanno collegare il lavoro rivoluzionario e il movimento operaio...E’ infatti difficile per chi non ha più fiducia in tale possibilità o non vi ha mai creduto, trovare alla propria indignazione e alla propria energia rivoluzionaria uno sbocco diverso dal terrorismo 101)Il gruppo “Svoboda” propugna il terrore come mezzo per stimolare il movimento operaio, per dargli un impulso vigoroso...Forse che in Russia c’è bisogno di inventare “stimolanti” speciali?...(In realtà siamo noi che) non sappiamo collegare tutte le correnti dell’effervescenza popolare in un solo gigantesco torrente...Fare appello al terrore o all’economismo, sono due modi diversi per sottrarsi al dovere imperioso dei rivoluzionari russi: l’organizzazione di una multiforme agitazione politica SPONTANEISMO 30-46)spontaneismo:sottomissione, alla spontaneità, cioè rassegnazione a ciò che esiste nel momento presente:"fino ad oggi nessuno ancora, sembra, aveva messo in dubbio che la forza del movimento contemporaneo consiste nel risveglio delle masse (e principalmente del proletariato industriale), e la sua debolezza nella mancanza di coscienza e d'iniziativa dei dirigenti rivoluzionari".(45) [i "nostri" ex dirigenti sono andati oltre! Hanno negato proprio questo, hanno teorizzato l'assenza della elaborazione e della direzione politica! E non era solamente una "copertura" del proprio nullismo, era una linea organica (lo spontaneismo, che è subordinazione alla ideologia borghese, cui segue l'accodamento nel polo del partito borghese di "sinistra") che ancora ritroviamo in diversi compagni e che, certamente, ha fatto danni anche nei nostri cervelli - ancora oggi i circoli sono lasciati a se stessi, senza alcun coordinamento e circolazione di esperienze, manca quasi del tutto informazione e formazione degli attivisti...la pratica della lotta di classe e sociale, del radicamento nei posti di lavoro e nel territorio è così impegno di pochi sparpagliati volenterosi . E tuttavia a poco più di un anno Giornale, Rivista del Partito, indicazioni di rotta da singoli autorevoli dirigenti: 82 quanti passi in avanti in così poco tempo! E quanto siamo indietro rispetto alle necessità e lenti nel risolvere l'urgente problema della direzione politica nel Partito e del Partito, della "coscienza esterna" * 47) L’elemento spontaneo non è che la forma embrionale della coscienza.. La dottrina del socialismo è sorta da quelle teorie filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai rappresentanti colti delle classi possidenti - gli intellettuali. [e così facendo non hanno anche riportato alcune caratteristiche dello "sviluppo" borghese? v.nota a "importanza della teoria" 34-41] [ Ma chi vede soltanto questo aspetto della "coscienza esterna" sostiene poi che l'acculturamento della popolazione richiede oggi un minore apporto da questa "coscienza esterna": dunque la coscienza di classe sarebbe oggi più elevata di ieri! Dunque lo scioglimento del Partito comunista e l'approdo neoliberista dei suoi dirigenti non hanno nulla a che vedere con l'attuale disgregazione operaia e con la deriva individualista la Sud e leghista al Nord! - E invece (v. par. 56) portatore della "coscienza esterna" è il Partito (in cui agiscono anche gli intellettuali comunisti di estrazione borghese e che, grazie ad essi, è anche in grado di costruire e avvalersi di intellettuali esterni) e questa coscienza è la coscienza della necessità del ribaltamento del potere capitalistico e la conoscenza delle esperienze passate, la riflessione sull'esperienza presente, l'individuazione degli obiettivi di lungo e medio periodo, delle tappe e delle tattiche da seguire, la preparazione e la pratica dei compiti di direzione politica della classe e di unificazione dei movimenti di lotta in uno schieramento anticapitalista - ed è evidente che ogni sottovalutazione della "funzione della socialdemocrazia" - par.56, in senso spontaneista o istituzionalista è la sottovalutazione del ruolo del Partito,della sua utilità sociale...prima o poi ci si dovrà chiedere "che ci sta a fare un Partito comunista? e si predicherà la fusione con questo o quel partito borghese - la "lotta dall'alto", il "convincere i governanti col parlamentarismo" v. Pag.60 ultimo capoverso] 48)Abbiamo detto che gli operai non potevano ancora possedere una coscienza socialdemocratica. Essa poteva essere loro apportata soltanto dall'esterno. 49)È chiaro che non è affatto nelle nostre intenzioni di rimproverare ai militanti di quel tempo la loro impreparazione; ma per trarre profitto dall'esperienza del movimento e ricavarne delle lezioni pratiche bisogna rendersi ben conto delle cause e dell'importanza di questa o quella deficienza... 50)Ma il mezzo male diventa un male effettivo quando questa coscienza comincia ad oscurarsi (ed essa era vivissima nei militanti dei gruppi menzionati), quando c'è della gente — e persino degli organi socialdemocratici — che è pronta a presentare le deficienze come virtù e persino a tentar di giustificare teoricamente la propria servile sottomissione alla spontaneità. 56)ogni sottomissione alla spontaneità del movimento operaio, ogni restrizione della funzione dell’ “elemento cosciente”, della funzione della socialdemocrazia [dunque non solo degli intellettuali borghesi!] significa di per sé – lo si voglia o no- un rafforzamento dell’influenza della ideologia borghese sugli operai" il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel proletariato [letteralmente: di riempire il proletariato] la coscienza della sua situazione e della sua missione. Non occorrerebbe far questo se la coscienza emanasse da sé dalla lotta di classe" par.57 [V.pag.60 "Karl MArx,XIII Incontro, par.76] 60)questo perché l’ideologia borghese è più antica,meglio elaborata e possiede una quantità di mezzi incomparabilmente maggiore di mezzi di diffusione 61) La Rabociaia Mysl non nega completamente la lotta politica: lo statuto della cassa, che essa pubblica nel suo primo numero, parla di lotta contro il governo. Essa pensa soltanto che "la politica segue sempre docilmente l'economia". (Quanto al Raboceie Dielo, esso espone una variante a questa tesi, affermando nel suo programma che "in Russia più che in qualsiasi altro paese la lotta economica è inseparabile dalla lotta politica".)...La lotta economica degli operai è 83 spessissimo, come abbiamo visto, legata (ma non indissolubilmente) alla politica borghese, clericale, ecc...lo spontaneismo porta alla politica trade-unionista. [OGGI la "democrazia" consente ampiamente la lotta politica purché dominata dai partiti borghesi fine del dualismo in Italia-v.7 LO SCHEMA DEL “CHE FARE”, mentre teme la lotta economica, da cui sembra debba ripartire la riaggregazione delle file della classe - Ciò sembra dovuto ai timori di ribellione per la crisi; al tentativo in atto di farla pagare agli operai e agli strati subalterni; al tentativo in atto di cancellare le conquiste degli ultimi quarant'anni; conquiste non solo sindacali: lotta dunque non solo economica, ma politica per vecchi e nuovi bisogni, per vecchi e nuovi diritti democratici, per vecchi e nuovi obiettivi politici] 63)i primi mezzi di lotta “che cadono sottomano” saranno sempre, nella società contemporanea, i mezzi trade-unionisti, e la prima ideologia che “cade sottomano” sarà sempre l’ideologia borghese (MARX-ENGELS,l’ideologia tedesca,76) 65)non si può mettere in dubbio che il movimento delle masse è un fenomeno molto importante; ma tutta la questione sta:...o nel senso della sottomissione alla spontaneità del movimento,cioè di ridurre la socialdemocrazia a essere semplicemente l’ ancella del movimento operaio....oppure nel senso che il movimento delle masse ci pone nuovi compiti teorici,politici e organizzativi , molto più complessi di prima. 69)”la tattica è il processo di sviluppo dei compiti del partito che si sviluppano insieme con il partito stesso”...”è desiderabile quella lotta che è possibile; è possibile la lotta che si svolge nel momento presente”. Questa è appunto la tendenza del più illimitato opportunismo, che si adatta passivamente alla spontaneità 74)Quanto più grande è la spinta spontanea delle masse, quanto più il movimento si estende, tanto più aumenta il bisogno di coscienza nell’attività teorica, politica e organizzativa della socialdemocrazia 73-205)La funzione della socialdemocrazia non è di trascinarsi alla coda del movimento (altra cosa è tener conto delle circostanze concrete): Proprio perché “la folla non è con noi” è irragionevole ed inopportuno parlare di “assalto immediato” perché l’assalto è l’operazione di una truppa regolare e non lo slancio spontaneo di una folla 99)Rapporto fra economismo e terrorismo:lo spontaneismo (v:economismo e terrorismo) LA COSCIENZA ESTERNA 47)L’elemento spontaneo non è che la forma embrionale della coscienza (V:47)Spontaneismo 48)Gli operai non potevano ancora possedere la coscienza socialdemocratica (comunista) - la dottrina del socialismo è sorta dalle teorie filosofiche, storiche economiche elaborate dagli intellettuali borghesi, come Marx ed Engels 56)Rapporto fra restrizione dell’ “elemento cosciente” e spontaneismo e economismo v:spontaneismo 57)il detentore della scienza non è il proletariato ma sono gli intellettuali borghesi(Kautsky, citato da Lenin,v.nota) 102-103) Non si può sviluppare la coscienza politica della classe operaia...dall’interno, partendo e basandosi solamente (o principalmente) sulla lotta economica...La coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno della lotta economica, dall’esterno della sfera dei rapporti fra operai e padroni...nel campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, nel campo dei rapporti reciproci di tutte le classi. "In che consiste la funzione della socialdemocrazia se non nell'essere lo "spirito" che non soltanto aleggia sul movimento spontaneo, ma eleva quest'ultimo fino al "suo programma "? In ogni caso, la funzione della socialdemocrazia non è di trascinarsi alla coda del movimento: cosa che nel migliore dei casi è inutile, e, nel peggiore, estremamente nociva per il movimento stesso." 73 - "I rivoluzionari sono rimasti indietro al progresso del movimento, e nelle loro "teorie" e nella loro attività non sono riusciti a creare una organizzazione che non abbia soluzioni di continuità, un'organizzazione permanente capace di dirigere l'insieme 84 del movimento." 75 - [Vedi anche tutti i "noi" cioè i socialdemocratici, cioè il Partito, dei parr.65;81;94;106;112;114] IMPORTANZA DELLA TEORIA 34-35-38-40-41)Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario...Ma per la socialdemocrazia russa la teoria acquista un'importanza anche maggiore...Innanzi tutto il nostro partito è ancora in via di formazione...(35) In secondo luogo il movimento socialdemocratico è per sua essenza internazionale..:ha bisogno di applicare l' esperienza degli altri paesi [il nostro partito non è in via di formazione? non abbiamo bisogno di "comprendere" l'esperienza boliviana e dell'america Latina? Non ci occorre una "nuova" riflessione sugli insegnamenti di Mao, in relazione all'attuale esperienza cinese...il movimento di classe ha forse assimilato il modello produttivistico del capitalismo? Dobbiamo sprovincializzarci, superare una sorta di eurocentrismo? Di occidentalocentrismo? Ma una tale riflessione non può avvenire sulla base dell'abbandono della lotta di classe, ma solo sulla base del suo sviluppo...E allora serve la teoria...e allora: coscienza esterna, coscienza dalle lotte, contro lo spontaneismo, l'economicismo e l'istituzionalismo] - Se occorreva unirsi - diceva Marx ai capi del partito: critica al programma di Gotha- fate degli accordi allo scopo di raggiungere i fini pratici del movimento , ma non fate commercio dei principi e non fate "concessioni" teoriche(34). (ancora Bertinotti & soci). Secondo Engels esistono non due, ma tre forme della grande lotta socialdemocratica:economica,politica e teorica(38):da"La guerra dei contadini in Germania": Bisogna riconoscere che gli operai tedeschi hanno saputo sfruttare con rara intelligenza i vantaggi della loro posizione. Per la prima volta da quando esiste un movimento operaio la lotta viene condotta su tre fronti,- sul fronte teorico, sul fronte politico e sul fronte economico-pratico (resistenza contro i capitalisti),- in modo armonico, coordinato e sistematico. In questo attacco concentrico, per così dire, sta precisamente la forza e l’invincibilità del movimento tedesco". (40) IL TEORICO,IL PROPAGANDISTA E L’AGITATORE 90-91)(vedi) 107)dobbiamo andare in tutte le classi della popolazione, come teorici, come propagandisti e come organizzatori...In Russia non abbiamo né il Parlamento , né la libertà di riunione, ma ciò nonostante sappiamo organizzare delle riunioni con gli operai che vogliono ascoltare un socialdemocratico. Dobbiamo saper organizzare delle riunioni anche con quei rappresentanti di qualsiasi classe della popolazione che vogliono ascoltare un democratico [l'azione dei comunisti negli organismi di massa] MA LENIN È UN MARXISTA? A) IL GRIGIO LAVORO QUOTIDIANO - LA GRIGIA LOTTA QUOTIDIANA: BERNSTEIN (che fare:99-137) - IL DIRITTO A SOGNARE (che fare 200) Ma Marx, a più riprese esalta il "grigio lavoro quotidiano" e combatte il "sogno" Marx e Lenin combattono contro chi non comprende l'importanza del "progetto"; Marx contro chi "sogna" e basta (gli utopisti); Lenin contro chi vede solo gli obiettivi e la lotta immediata e scorda la "prospettiva socialista". 85 B) LOTTA ECONOMICA E LOTTA POLITICA[v.schema che fare: economismo] KARL MARX Il Manifesto c37)...E’ così che gli operai incominciano a formare coalizioni contro i borghesi, riunendosi per difendere il loro salario. Essi fondano perfino associazioni permanenti per approvvigionarsi per le sollevazioni eventuali. Qua e là la lotta diventa sommossa. c38)Di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli operai. Essa è agevolata dai crescenti mezzi di comunicazione che sono creati dalla grande industria e che collegano tra di loro operai di località diverse. Basta questo semplice collegamento per concentrare le molte lotte locali, aventi dappertutto egual carattere, in una lotta nazionale, in una lotta di classe. Ma ogni lotta di classe è lotta politica. E l’unione per raggiungere la quale ai borghigiani del Medioevo, con le loro strade vicinali, occorsero dei secoli, oggi, con le ferrovie, viene realizzata dai proletari in pochi anni. c39)Questa organizzazione dei proletari in classe, e quindi in partito politico,viene ad ogni istante nuovamente spezzata dalla concorrenza che gli operai si fanno fra loro stessi. Ma essa risorge sempre di nuovo, più forte, più salda, più potente. Approfittando delle scissioni della borghesia, la costringe al riconoscimento legale di singoli interessi degli operai. Così fu per la legge delle dieci ore di lavoro in Inghilterra (TA1c47-48). c40)I conflitti in seno alla vecchia società in generale favoriscono in più modi il processo di sviluppo del proletariato. La borghesia è di continuo in lotta: dapprima contro l’aristocrazia, poi contro quelle parti della borghesia stessa i cui interessi sono in contrasto col progresso dell’industria; sempre contro la borghesia di tutti i paesi stranieri. In tutte queste lotte essa si vede costretta a fare appello al proletariato, a chiederne l’aiuto, trascinandolo così nel moto politico.Essa stessa, dunque, dà al proletariato gli elementi della propria educazione, gli dà cioè le armi contro se stessa. c41)Accade inoltre, come abbiamo già visto, che per il progresso dell’industria intiere parti costitutive della classe dominante vengono precipitate nella condizione del proletariato o sono per lo meno minacciate nelle loro condizioni di esistenza. Anche esse recano al proletariato una massa di elementi della loro educazione. c42)Infine, nei periodi in cui la lotta di classe si avvicina al momento decisivo, il processo di dissolvimento in seno alla classe dominante, in seno a tutta la vecchia società, assume un carattere così violento, così aspro, che una piccola parte della classe dominante si stacca da essa per unirsi alla classe rivoluzionaria, a quella classe che ha l’avvenire nelle sue mani. Perciò, come già un tempo una parte della nobiltà passò alla borghesia, così ora una parte della borghesia passa al proletariato, e segnatamente una parte degli ideologi borghesi che sono giunti a comprendere teoricamente il movimento storico nel suo insieme. Il socialismo conservatore borghese c165)Una seconda forma di questo socialismo, meno sistematica ma più pratica, ha cercato di distogliere la classe operaia da ogni moto rivoluzionario, dimostrando che ciò che le può giovare non è questo o quel cambiamento politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali di vita, dei rapporti economici. Questo socialismo però non intende menomamente per cambiamento delle condizioni materiali di vita l’abolizione dei rapporti di produzione borghesi, che può conseguire soltanto per via rivoluzionaria, ma dei miglioramenti amministrativi realizzati sul terreno di questi rapporti di produzione; che cioè non cambino affatto il rapporto tra capitale e lavoro salariato, ma, nel migliore dei casi, diminuiscano alla borghesia le spese del suo dominio e semplifichino l’assetto della sua finanza statale. Miseria della filosofia 200) 564-Le condizioni economiche avevano dapprima trasformato la massa della popolazione del paese in lavoratori. La dominazione del capitale ha creato a questa massa una situazione comune, interessi comuni. Così questa massa è già una classe nei confronti del capitale, ma non ancora per se stessa. Nella lotta, della quale abbiamo segnalato solo alcune fasi, questa massa si riunisce, si costituisce in classe per se stessa. Gli interessi che essa difende diventano interessi di classe. Ma la lotta di classe contro classe è una lotta politica. Salario,prezzo e profitto 100) 140-Secondo. Per quanto riguarda la limitazione della giornata di lavoro in Inghilterra e in tutti gli altri paesi, essa non è mai stata regolata altrimenti che per intervento legislativo. Senza la pressione costante degli operai dall'esterno, questo intervento non si sarebbe mai verificato. Ad ogni modo, il risultato non avrebbe potuto essere raggiunto per via di accordi privati fra gli operai e i capitalisti. E' 86 proprio questa necessità di una azione politica generale che ci fornisce la prova che nella lotta puramente economica il capitale è il più forte. 105) 145-Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto quotidiano con il capitale, si priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un qualsiasi movimento più grande. 106) 146-Nello stesso tempo la classe operaia, indipendentemente dalla servitù generale che è legata al sistema del lavoro salariato, non deve esagerare a se stessa il risultato finale di questa lotta quotidiana. Non deve dimenticare che essa lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi effetti; che essa può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione; che essa applica soltanto dei palliativi, ma non cura la malattia. Perciò essa non deve lasciarsi assorbire esclusivamente da questa inevitabile guerriglia, che scaturisce incessantemente dagli attacchi continui del capitale o dai mutamenti del mercato. Essa deve comprendere che il sistema attuale, con tutte le miserie che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali necessarie per una ricostruzione economica della società. Invece della parola d'ordine conservatrice: "Un equo salario per un'equa giornata di lavoro", gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario: "Soppressione del sistema del lavoro salariato". C) LA COSCIENZA ESTERNA Karl Marx - Manifesto c41/42 (vedi sopra in "lotta economica e lotta politica") Lenin (vedi sopra nello schema del "che fare?": "la coscienza esterna" Ma Lenin attribuisce a Marx (citando Kautsky) la necessità che gli intellettuali borghesi siano la necessaria coscienza esterna del proletariato che, in definitiva, ne dirigano la lotta - Marx si è limitato a individuare l'importanza delle conoscenze che i borghesi apportano al proletariato entrando nelle file della rivoluzione socialista. Questa esternità della coscienza di classe non è in alcun modo indicata da Marx ed Engels - quest'ultimo si limita a sottolineare l'importanza della teoria. Il leninismo è il marxismo della rivoluzione armata in un paese arretrato - il livello di coscienza delle masse operaie (in gran parte analfabete) non avrà il tempo di svilupparsi con un'ampia circolazione delle idee ma nella preparazione e nel fuoco della lotta armata - chi ha attualmente i mezzi intellettuali per dirigere? Qual' è il grado di centralizzazione e di disciplina che richiede un esercito? Qual'è il grado di democrazia interna che si può sviluppare? Il Partito è lo stato maggiore di un esercito e uno stato maggiore da ordini che devono essere disciplinatamente eseguiti, altrimenti si è sconfitti (John Reed - i dieci giorni - l'operaio e il giornalista...E Oggi? Non occorrono compattezza e disciplina convinta? Tenere unite le file, evitare la corruzione dei capi, degli iscritti e delle masse nel processo di una rivoluzione senza lotta armata, non è il più difficile dei compiti?). Ma LENIN sta rispondendo a un problema posto da ENGELS: FRIDRICH ENGELS Introduzione alla prima ristampa di “Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di Karl Marx” 141)Dopo la sconfitta del 1849 non condividemmo in nessun modo le illusioni della democrazia volgare raccolta attorno ai governi provvisori futuri. Questa contava su una vittoria rapida, decisiva una volta per tutte, del “popolo” sugli “oppressori”; noi su una lotta lunga, dopo l’eliminazione degli “oppressori”, tra gli elementi contraddittori che si celavano precisamente in questo “popolo”. La democrazia volgare aspettava la nuova esplosione dall’oggi al domani; noi dichiaravamo già nell’autunno 1850 che almeno il primo capitolo del periodo rivoluzionario era chiuso e che non vi era da aspettarsi nulla sino allo scoppio di una nuova crisi economica mondiale. Per questo fummo messi al bando come traditori da quegli stessi che in seguito fecero tutti, quasi senza eccezione, la pace con Bismark, nella misura in cui Bismark trovò che ne valeva la pena... 142)Ma la storia ha dato torto anche a noi; ha rivelato che la nostra concezione d’allora era un’illusione. La storia è andata anche più lontano; essa non ha soltanto demolito il nostro errore di quel tempo; essa ha pure 87 sconvolto radicalmente le condizioni in cui il proletariato ha da lottare. Il modo di combattere del 1848 è oggi sotto tutti gli aspetti antiquato... 146)... La storia ha dato torto a noi e a quelli che pensavano in modo analogo. Essa ha mostrato chiaramente che lo stato dell’evoluzione economica sul continente era allora ancora lungi dall’essere maturo per l’eliminazione della produzione capitalistica; essa lo ha provato con la rivoluzione economica che dopo il 1848 ha guadagnato tutto il continente e ha veramente installato la grande industria... 147)Ma è stata precisamente questa rivoluzione industriale che ha fatto dappertutto luce sui rapporti di classe, che ha eliminato una massa di forme di transizione provenienti dal periodo della manifattura...che ha creato una vera borghesia e un vero proletariato della grande industria e li ha spinti sulla scena dell’evoluzione sociale...E se anche questo potente esercito del proletariato non ha ancora raggiunto la meta, anche se esso, lungi dal conseguire la vittoria con una sola grande battaglia, deve progredire, lentamente, di posizione in posizione, con una lotta dura e tenace, ciò dimostra una volta per sempre come fosse impossibile conquistare la trasformazione sociale nel 1848 con un semplice colpo di sorpresa... 148)Con la Comune di Parigi si credette di aver definitivamente sepolto il proletariato combattente. Ma tutt’al contrario...Il rivolgimento completo di tutta l’arte della guerra, causato dall’arruolamento di tutta la popolazione capace di portare le armi in eserciti che non si contano ormai più che per milioni, e da armi da fuoco, proiettili ed esplosivi di efficacia sinora sconosciuta, da un lato pose fine bruscamente al periodo delle guerre bonapartistiche e assicurò lo sviluppo pacifico dell’industria, rendendo impossibile ogni altra guerra che non sia una guerra mondiale di un orrore inaudito e di conseguenze assolutamente incalcolabili. Dall’altro lato questo rivolgimento dell’arte della guerra, grazie alle spese militari crescenti in progressione geometrica, spinse le imposte a una altezza vertiginosa, e quindi gettò le masse popolari più povere nelle braccia del socialismo... 155)Vuol dire ciò che nell’avvenire la lotta di strada non avrà più nessuna funzione? Assolutamente no. Vuol dire soltanto che dal 1848 le condizioni sono diventate molto più sfavorevoli ai combattenti civili, e molto più favorevoli all’esercito. Una futura lotta di strada potrà dunque essere vittoriosa soltanto se questa situazione sfavorevole verrà compensata da altri fattori... 158)E’ passato il tempo dei colpi di sorpresa, delle rivoluzioni fatte da piccole minoranze coscienti alla testa di masse incoscienti. Dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni sociali, ivi devono partecipare le masse stesse; ivi le masse stesse devono già aver compreso di che si tratta, per cosa danno il loro sangue e la loro vita... [e allora la terza forma di lotta, la lotta ideologica; allora la "coscienza esterna", il Partito Comunista, sono indispensabili (anche se non sufficienti: uniti all'esperienza concreta del capitalismo e della lotta contro il capitalismo dei comunisti, della classe e delle masse) per produrre questa "coscienza collettiva"-v. ECONOMISMO 94-95-97; SPONTANEISMO 47;56;6063; LA COSCIENZA ESTERNA 48;57;102-103; IMPORTANZA DELLA TEORIA...e allora il sanguinario, centralista, burocratico, dittatoriale Lenin è "in linea", con l'aperto, democratico, dialettico Marx. Il difetto del primo è soltanto di individuare gli obiettivi concreti e gli strumenti necessari per realizzare il "compito" nelle condizioni date: non vuoi gli strumenti?...allora in realtà non vuoi neanche l'obiettivo, ma ragionare così è veramente "imperdonabile"!] 88 LA TEORIA MARXISTA (incontri 2009-2010) XVI incontro:3,2009/2010- LENIN “CHE FARE?” PARTE SECONDA IDEOLOGIA PADRONALE,BORGHESE,COMUNISTA Nella prima parte abbiamo messo in relazione Lenin "che fare?" con il Manifesto -pag.84;par.95-97:perché per la classe operaia la conoscenza di se stessa è indissolubilmente legata alla conoscenza esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società contemporanea -p.87;73-205:La funzione della socialdemocrazia non è di trascinarsi alla coda del movimento [altra cosa è tener conto delle circostanze concrete]: Proprio perché “la folla non è con noi” è irragionevole ed inopportuno parlare di “assalto immediato” perché l’assalto è l’operazione di una truppa regolare e non lo slancio spontaneo di una folla -p.87;102-103: Non si può sviluppare la coscienza politica della classe operaia...dall’interno, partendo e basandosi solamente (o principalmente) sulla lotta economica...La coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno della lotta economica,dall’esterno della sfera dei rapporti fra operai e padroni...nel campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, nel campo dei rapporti reciproci di tutte le classi. IMPORTANZA DELLA TEORIA (pag.88/34-35-38-40-41) Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario...Ma per la socialdemocrazia russa la teoria acquista un'importanza anche maggiore...Innanzi tutto il nostro partito è ancora in via di formazione. Cioè il compito dei comunisti è elevare la coscienza operaia al di sopra della coscienza sindacale, fino alla coscienza della necessità del cambiamento del potere e questo non è possibile senza rivolgersi a tutte le classi della popolazione e metterle in moto, senza che la classe operaia maturi la coscienza del proprio ruolo rispetto a tutte le altre classi della popolazione. LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE, ECC -A1) I DATI – L’AGITAZIONE SULLE PIÙ CLAMOROSE “INGIUSTIZIE” -A2)MA PERCHÉ ESSA È COSÌ AMPIA IN ITALIA RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI? ALMENO DAGLI ANNI ’60 (Legge Vanoni) È STATA USATA COME COLLANTE FRA GRANDE, MEDIA BORGHESIA, PICCOLI NEGOZIANTI, CRIMINALITÀ ORGANIZZATA (il pizzo al posto delle tasse), VATICANO (imprese di preti, frati e suore) a) negli anni ‘80 le imprese marginali sono state aiutate mediante svalutazioni della lira, che richiedono, per prolungarne gli effetti benefici, di rallentare il loro impatto sui prezzi: anche mediante l’evasione, l’effetto inflattivo delle svalutazioni fu addossata ai soli lavoratori: concertazione, eliminazione della scala mobile e inflazione “programmata” a circa l’1% un meno di quella “ufficiale” dell’ISTAT – dopo circa 10 anni (verso l’anno 2000) l'insieme di salari e pensioni risulta sceso dal 50% del PIL, al 40% del PIL. b) Con l'euro cessa la possibilità della manovra monetaria. Le imprese marginali (e non solo) vengono aiutate (per carità non con sovvenzioni proibite dalla morale liberista dell'Unione europea!) ma con una più pesante evasione fiscale;col depotenziamento delle misure di sicurezza; 89 c) d) e) f) g) h) con la pratica del lavoro nero; la reintroduzione del caporalato; il lavoro degli immigrati ghettizzati l'abbassamento dei salari per l'ampliato esercito di riserva. Il tutto con la benevola assenza o l'attiva complicità delle organizzazioni sindacali e della "sinistra" moderata. Berlusconi approfittando dell’euro aggrava la situazione: mancati controlli sui prezzi/incoraggiamento all’evasione la grande borghesia delle cordate antiberlusconiane fermerà la lotta all’evasione un po’ prima di recuperare totalmente l’effetto berlusconiano e vede come il fumo agli occhi la mobilitazione popolare - ogni tanto si parla di una nuova concertazione e simili e lotterà "per mandare a casa Berlusconi. In realtà per mandarlo all'opposizione, fare l'"alternanza", affermare il bipolarismo che è la sovversione della Costituzione. La Costituzione italiana, infatti, si basa sul riconoscimento della autonomia dei lavoratori ai quali viene garantita la possibilità di darsi proprie autonome organizzazioni sindacali e politiche. E si basa sul riconoscimento che la "proprietà privata" non è un assoluto ma deve incontrare limiti nell'interesse collettivo. Il bipolarismo, bipartitismo, ecc. sono, di fatto, la fine del dualismo di potere (borghesia/classe operaia), del sistema economico-sociale nato dalla lotta al nazi-fascismo, del compromesso fordista-keynesiano/classe Infine, la tenuta del sistema, calando la soddisfazione dei bisogni di massa ha bisogno di un più compatto e accentrato comando dei poteri forti (capitalismo finanziario, industriale, del terziario e, in Italia, malavita organizzata, Vaticano, interessi stranieri, apparati dello Stato) e di una più estesa rete clientelare/parassitaria, area di consenso e di ricattabilità (se ogni diritto si riduce a favore, se si rende impossibile vivere nella totale legalità...) la lotta per la legalità diventa un importante aspetto di lotta democratica -di alleanze possibili- e risponde all'esigenza di lotta della classe operaia (lotta corporativa, coscienza tradunionista, coscienza politica di classe) E’ PROPRIO VERO CHE IL WELFARE “COSTA TROPPO”? Il PENSIERO UNICO -B1) Il bombardamento borghese ci fa assumere acriticamente “informazioni” pseudo scientifiche: ecco una “perla” di saggezza borghese, rispolverata anche di recente -B2) Ma basta chiedersi “troppo” rispetto a che? All’incremento del PIL? All’incremento di profitto e rendita? Ecc.,ecc. – Il costo eccessivo delle pensioni (la “gobba”del 2050) è una proiezione della situazione attuale caratterizzata da disoccupazione; evasione; lavoro nero; precariato? Se si risolvessero (o soltanto migliorassero) queste piaghe ci sarebbero i soldi per pensioni future almeno al livello attuale? L’analisi di cui A1 appartiene a tutta la “sinistra”, l’analisi di cui ad A2 è propria dei comunisti, richiede analisi di classe, una visione e un livello di coscienza comunisti. Ci vuole un Partito Comunista, una pratica di elaborazione/discussione/aggregare classe e masse popolari, cioè un "crescere insieme" per difendersi dal "pensiero unico"(B1-B2) TORNIAMO AL "CHE FARE?" -125-129-133) l’economismo porta a una concezione ristretta dei nostri compiti anche nelle questioni di organizzazione...occorre creare un’organizzazione di rivoluzionari capaci di garantire alla lotta politica l’energia, la fermezza e la continuità (129)...[vedi successiva nota par.138 - compiti Partito<organizzazione<formazione quadri - Oggi dove avviene la "formazione"? Nei Circoli, nell'insieme dell'attività dei Circoli, pratica, teorica, di dibattito: nel "crescere insieme". "Dirigere" è, innanzitutto coordinare questa attività, compattarla verso priorità di volta in volta individuate - e - talmente "serie" che non basta dirle per passare ad altro, ma vanno seriamente sperimentate e fatte maturare nella pratica del Partito, della classe, delle masse popolari] -133) la lotta contro la polizia politica esige qualità speciali, dei rivoluzionari professionali...dobbiamo fare in modo che la massa operaia generi dei rivoluzionari professionali sempre più numerosi -136-141) La lotta politica della socialdemocrazia è molto più vasta e molto più complessa della lotta economica degli operai contro i padroni e contro il governo. Parimenti (e per questa ragione) l'organizzazione di un partito socialdemocratico rivoluzionario deve necessariamente essere distinta dall'organizzazione degli operai per la lotta economica. 90 [dai compiti che ci poniamo discende l'organizzazione del Partito: la forma/partito non può essere definita in base ad astratte elucubrazioni] -141) L’organizzazione degli operai deve anzitutto essere professionale (sindacale, per categorie), la più vasta possibile, la meno clandestina possibile...l’organizzazione dei rivoluzionari deve comprendere prima di tutto e principalmente degli uomini la cui professione sia l’azione rivoluzionaria, senza alcuna distinzione tra operai e intellettuali né sulla base della professione...(Non bisogna confondere) una vasta organizzazione operaia con l’organizzazione dei rivoluzionari -138)Le organizzazioni operaie per la lotta economica devono essere organizzazioni professionali (sindacali). Ogni operaio socialdemocratico deve, per quanto gli è possibile, sostenerle e lavorarvi attivamente...ma non solo i socialdemocratici devono appartenere alle associazioni corporative (sindacali), perché ciò restringerebbe la nostra influenza sulla massa. Tutti coloro che vogliono lottare contro il padrone e contro il governo devono far parte delle organizzazioni corporative. Le associazioni corporative non raggiungerebbero il loro scopo se non fossero molto larghe. [e se si estende agli organismi di massa non solo operai, ma studenteschi, ecc.? - non è arbitrario - lo stesso Lenin p.43;109/110 :" Noi dobbiamo assumerci il compito di organizzare una lotta politica integrale, sotto la direzione del nostro partito, affinché tutti gli strati dell'opposizione possano dare e diano a tale lotta e, in pari tempo al nostro partito, tutto l'aiuto che possono. Noi dobbiamo trasformare i militanti socialdemocratici in capi politici che sappiano dirigere tutte le manifestazioni di questa lotta integrale, che, al momento necessario, sappiano "dare un programma d'azione positivo" agli studenti in fermento, ai rappresentanti degli zemstvo malcontenti, ai membri delle sette religiose indignati, ai maestri colpiti nei loro interessi, ecc., ecc. Al par.152 dice "L’accentramento delle funzioni più clandestine nell’organizzazione dei rivoluzionari, non indebolirà, ma arricchirà e rafforzerà l’azione di moltissime altre organizzazioni destinate al gran pubblico (e quindi il meno possibile regolamentate e clandestine): associazioni operaie di mestiere, circoli operai di istruzione e di lettura delle pubblicazioni illegali, circoli socialisti e anche democratici per tutti gli altri ceti della popolazione, ecc. Dappertutto vi è necessità di questi circoli, associazioni e organizzazioni" [esse dunque non devono essere organizzazioni socialdemocratiche, di Partito, di soli comunisti, o che conoscono e condividono l'insieme della linea del Partito] -139)Ben venga la legalizzazione di organizzazioni professionali (sindacali), ma non basta (dato il regime poliziesco di infiltrazione di spie e provocatori dalle organizzazioni legali a quelle illegali)...a noi resta la via delle organizzazioni professionali segrete, meno clandestine e più larghe possibile -146) La morale è semplice: se cominciamo col creare una forte organizzazione di rivoluzionari, potremo assicurare la stabilità del movimento nell'assieme e, in pari tempo, attuare gli scopi socialdemocratici e gli scopi puramente tradunionisti. Ma se cominciamo col costituire una vasta organizzazione operaia con il pretesto che essa è "accessibile" alla massa, non raggiungeremo né l'uno né l'altro scopo, non ci sbarazzeremo del nostro primitivismo, della nostra dispersione, -151-152-159) -1°:non potrà esservi un movimento rivoluzionario solido senza un’organizzazione stabile di dirigenti che si assicuri la continuità nel tempo; -2°:quanto più numerosa è la massa trascinata spontaneamente alla lotta tanto più occorre tale organizzazione, perché i demagoghi non trascinino con sé gli strati arretrati della massa; 3°un’organizzazione composta di rivoluzionari di professione; -4°di effettivi assai ridotti per evitare infiltrazioni poliziesche; -5°soltanto così si assicura la base per la massima espansione del movimento di massa; -altre caratteristiche v:152- qualunque agitatore operaio che abbia un certo ingegno e “dia delle speranze” non deve lavorare undici ore in officina(159) 91 -163)Noi ci opponiamo ad ogni tentativo di restringere la nostra lotta politica ad un complotto, ma occorre una forte organizzazione rivoluzionaria [sulla clandestinità] -165-167-168-169)La nostra concezione sulle questioni organizzative contrasta con il “principio democratico”?...Il principio di una larga democrazia implica la piena pubblicità e eleggibilità di tutte le cariche(167) da parte degli iscritti, di coloro che accettano e sostengono i principi del programma del partito(168)...Sotto l’autocrazia non esistono le condizioni per attuare questi due principi(167-169) -136-141-138-139)spontaneismo e primitivismo organizzativo – contro la confusione fra organizzazioni di massa e partito rivoluzionario [stessi paragrafi in “economismo” insieme a: 151152-159-163-165-167-168-169] -173-205-208)La democrazia primitiva- rotazione continua ecc... v:spontaneismo -175-178-181)contro il “localismo per un giornale per tutta la Russia -112-113) Se le voci che si levano per smascherare il regime sono oggi così deboli, così rare e così timide, non dobbiamo impressionarcene... Noi abbiamo oggi la possibilità e il dovere di creare una tribuna per accusare dinanzi a tutto il popolo il governo zarista, e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico. L'uditorio ideale per le denunce politiche è precisamente la classe operaia, che ha bisogno innanzi tutto e soprattutto di cognizioni politiche viventi e multilaterali e che è la più atta a trasformare queste cognizioni in lotta attiva, anche senza la prospettiva di "risultati tangibili". E la tribuna per queste denunce dinanzi a tutto il popolo non può essere che un giornale per tutta la Russia. -208)Un giornale per tutta la Russia: organizzatore collettivo "Eccoci giunti all’ultima considerazione che ci induce a insistere particolarmente sul piano di un’organizzazione accentrata intorno ad un giornale per tutta la Russia, organizzazione ottenuta per mezzo di un lavoro in comune a questo giornale comune. Solo un’organizzazione di tal genere darà alla socialdemocrazia militante la agilità necessaria, e cioè la capacità di adattarsi immediatamente alle più diverse condizioni, alle sempre mutevoli condizioni della lotta, la capacità "da una parte, di evitare la battaglia in terreno scoperto con un nemico di forze superiori, che ha concentrato le sue forze su un solo punto e, dall’altra, di approfittare dell’incapacità di manovra del nemico per piombargli addosso nel luogo e nel momento in cui meno se l’aspetta". Si commetterebbe un grave errore se nell’organizzazione del partito si facesse assegnamento soltanto su esplosioni e su lotte di strada o soltanto sullo "sviluppo progressivo della grigia lotta quotidiana". Dobbiamo svolgere sempre il nostro lavoro quotidiano ed essere sempre pronti a tutto, perché è quasi impossibile prevedere l’avvicendarsi dei periodi di esplosione e dei periodi di calma, e quando ciò è possibile non si può approfittarne per rimaneggiare l’organizzazione, dato che in un paese autocratico la situazione può mutare improvvisamente, magari in seguito a una incursione notturna di giannizzeri zaristi. E non si può pensare che la rivoluzione si svolga in un solo atto: la rivoluzione sarà una successione rapida di esplosioni più o meno violente, alternantesi con fasi di calma più o meno profonda. Perciò il contenuto essenziale dell’attività del nostro partito, il fulcro della sua attività, deve consistere nel lavoro che è possibile e necessario sia nei periodi di maggior violenza che in quelli di calma completa, cioè un’agitazione politica unificata per tutta la Russia, che illumini tutti gli aspetti della vita e si rivolga alle masse più larghe. Ma questo lavoro non può essere compiuto nella Russia attuale senza un giornale per tutta la Russia che si pubblichi frequentemente. L’organizzazione che si costituirà da se stessa intorno al giornale, l’organizzazione dei suoi collaboratori (nel senso largo della parola, cioè di tutti coloro che se ne occuperanno) sarà precisamente pronta a tutto, sia a salvare l’onore, il prestigio e la tradizione del partito nei momenti di peggiore "depressione" rivoluzionaria che a preparare, a decidere e ad attuare l’insurrezione armata di tutto il popolo. il leninismo è attuale? LENIN (si vedrà meglio in "imperialismo" e in "l'estremismo") - come in realtà Marx ed Engels- vede il periodo della lotta "pacifica", "legale", "con gli strumenti della democrazia" come una parentesi fra due momenti rivoluzionari, utile per "preparare le forze" per la fase della lotta armata 92 ENGELS aveva detto che occorrono condizioni di rivolgimenti intensi – guerre;gravissime crisi economiche- e più diradati nel tempo (vedi sopra:Engels,introduzione,158) perché si possano svolgere rivoluzioni vittoriose LENIN individua -nella spartizione del mondo da parte delle centrali imperialiste (monopoli finanziari e industriali), nel mutamento dei rispettivi rapporti di forza e, quindi, nella lotta per una diversa spartizionenell’imperialismo la causa di guerre devastanti che scoppiano periodicamente creando le condizioni di una rivoluzione armata. Questa non può avvenire per colpi di mano ma deve essere attentamente organizzata: occorre un vero e proprio esercito rivoluzionario di grandi masse armate (V: schema "che fare?" "SPONTANEISMO" 73/205: né spontaneismo, né piccoli gruppi terroristici) Lenin ponendosi la questione di corrispondere alle concrete condizioni della lotta di classe nella Russia zarista risponde alla questione posta da Engels OGGI: l’imperialismo non ha superato le proprie contraddizioni né economiche, né belliche: è ancora “per sua natura fonte permanente di aggressione e di guerra” ma riesce a scaricare le crisi economiche sui paesi deboli e a diluirle nel tempo (la crisi degli anni ’90 peggiore di quella del ’29- non fu scaricata, grazie anche ai consigli interessati del Fondo Monetario Internazionale, su Giappone, tigri asiatiche e poi Argentina, ecc? La vita dei benestanti popoli d’occidente ne fu “sconvolta”? La crisi di oggi non viene agitata contro le masse popolari?) In un quadro di guerre continue, di guerra “infinita” è mai stata sconvolta la vita dei benestanti popoli d’occidente? (pensiamo all’aggressione alla Iugoslavia: la disparità di forza economica e di armamenti è tale da sconvolgere il paese aggredito e non il paese aggressore) Ma crescono i pericoli di guerra fra “grandi potenze”: porteranno ad effetti devastanti, a situazioni rivoluzionarie nei paesi “ricchi”? Il contrasto USA/URSS fu contenuto in guerra “fredda” e in guerre locali, perché una guerra totale nell’epoca nucleare...Oggi si aggravano i pericoli di guerra, ma vi sono anche spinte in senso inverso. E allora 3 possibilità: 1)il marxismo e, a maggior ragione il leninismo, non sono più validi- resta la “risorsa” Marx come apporto -fra gli altri- alla lotta dei popoli per migliorare le proprie condizioni di vita – come stimolo "interno" che il capitalismo usa per autorivoluzionarsi/ammodernarsi - il socialismo viene relegato a una visione storica millenaristica 2)marxismo e leninisno sono tutt’ora validi - prepariamoci ad eventi disastrosi che creeranno le condizioni rivoluzionarie - siamo in una fase “pacifica”;“legale”; “parlamentare” della lotta di classe che dobbiamo utilizzare in senso leninista per raccogliere le forze in vista dello scontro rivoluzionario (uso rivoluzionario del Parlamento e delle istituzioni borghesi) 3)i paesi “ricchi” sono in una fase in cui non è dato intravedere eventi traumatici e -comunque- vi è così articolato il potere capitalistico che non è possibile fondare la nostra azione su previsioni di tale genere - la stessa crisi economica attuale -pesantissima e che si sviluppa nel quadro delle relativa decadenza del capitalismo occidentale- può risolversi in una serie di curette, cui seguono brevi ripresine e nuove crisi - ma la lotta di classe continua e dobbiamo imparare a contribuirvi nel quadro di una stabile lotta senza ricorso alla lotta armata – Marx e Lenin (per la parte non strettamente legata alla preparazione e organizzazione dello scontro armato: partito clandestino di rivoluzionari di professione – stato maggiore di un esercito, armamento degli operai, ecc) sono portatori di insegnamenti utili e attuali in quanto capitalismo, imperialismo (lo vedremo),ecc. sono fenomeni ancora operanti come è ancora operante e attuale la lotta di classe, la necessità di unire le masse popolari e i popoli del mondo nella lotta per il socialismo, visto come compito da assolvere nel tempo, ma concreto compito politico e non mera prospettiva storica In questo quadro valutare ciò che è attuale, applicare il marxismo all’oggi, non fermarsi alla ripetizione di ciò che è stato detto in altre situazioni è l’unico modo per dimostrarne la validità e la vitalità...sempre che ci mettiamo in grado come Partito di ragionare, agire e comunicare alle masse popolari, sempre e comunque, su tutte le questioni più importanti, il punto di vista dei comunisti elaborato in piena autonomia dal punto di vista padronale e borghese (vedi pag.83-Punto D) (LENIN, SCHEMA “CHE FARE”,”SPONTANEISMO”, 63-107) tornando al par.208 "dobbiamo essere pronti": noi non siamo pronti. E' esplosa la crisi e noi non siamo pronti...linea e gruppo dirigente non sono ancora decantati e irrobustiti, sufficientemente definiti, compatti e condivisi, il processo per arrivarci è ancora in corso così come è in corso, anzi è all'inizio 93 -e le due cose sono collegate- la nostra azione per legarci alla classe e alle masse, il nostro praticare "lo scontro di classe e sociale". Ad ogni tornata elettorale (e quasi ogni anno siamo sotto elezioni) ricompaiono i vecchi vizi, i vecchi appetiti, le vecchi pratiche familistiche, lobbistiche, ecc, perché la strategia non è chiara e la tattica elettorale finisce con l'essere una contabilità di voti che porta al codismo verso il Partito democratico il quale,a sua volta, insegue l'UDC nel quadro dell'alternanza...Di cosa ci accusavano gli operai? "Di essere come gli altri". Non siamo ancora in grado di essere coerentemente, sempre, diversi dagli altri. Ma è un processo: comprendere questo significa comprendere la necessità della denuncia e dell'impegno contro questa situazione e non la rinuncia a lavorare per lo sviluppo del Partito...C'è sempre un buon motivo per "indignarsi" e "non fare". Il marxismo è nato in contrapposizione ai cambiamenti nel "puro pensiero" "effettuati" da esimi pensatori( V:Ideologia tedesca). - Fu perciò lotta per fare emergere la struttura, il dato della realtà, l'azione pratica che produce cambiamenti reali, nella società - Materialismo: pag.55;parr.83-ss. pag.75 e ss.;parr.113-115-120-122 - Lenin sviluppa la lotta contro l'economicismo, la riduzione del compito politico alla pura lotta sindacale/corporativa/economica, agli interessi immediati e ai cioè oggi alla socialdemocrazia, al laburismo. Sviluppa la questione dal lato dell'impegno rivoluzionario per superare l'esistente, l'andazzo spontaneo Il movimentismo pag.77;par.125 è andare alla coda del movimento spontaneo - spontaneismo quindi non superare il livello della lotta contro gli effetti del capitalismo per comprendere la necessità di rovesciare il sistema, il potere capitalistico - rapporto con economicismo Per raggiungere e operare in base a questo livello di consapevolezza occorre un alto grado di coscienza rivoluzionaria,di capacità, di dedizione, di organizzazione: il Partito comunista, la coscienza comunista, lo stile di lavoro comunista Quindi superare limiti artigianali e subartigianali del nostro impegno, è tutt'uno con evitare di cadere nello spontaneismo/movimentismo e nell'economicismo E allora: 1) né movimento spontaneo, né movimento culturale-d'opinione-meramente di enunciazione della tradizione: ma pratica di una lotta "consapevole" che modifica la realtà esistente 2)pratica della volontà che tende al cambiamento conoscendo i limiti imposti dall'esistente: Marx, "ideologia tedesca"pag. 34, par.58 3)la coscienza rivoluzionaria, la conoscenza della realtà, la capacità organizzativa, la costante tensione della volontà verso il livello superiore da conquistarci nella: -lotta della classe operaia -lotta di altri strati sociali non operai, visti nella loro realtà di classe (condizioni materiali e ideologie, bandiere, idee-mito, ecc.) - per portarli alla consapevolezza di far parte di un complessivo schieramento anticapitalista (della mancanza di questa consapevolezza fa parte la diffidenza verso i comunisti, i partiti, la politica) -lotta di componenti sociali, per interessi specifici, non in quanto classi o strati, ma in quanto popolazione (studenti, donne, lotta per la casa, ecc. 4) rivoluzione non armata vuol dire maggiore importanza delle lotte degli strati e classi non operai; l'articolazione del potere capitalistico implica una maggiore diffusione di lotte per i motivi più svariati, l'autonomia e il rispetto di queste lotte vuol dire capirne forza e importanza e valorizzarle lavorando per coordinarle in un unico fronte anticapitalistico 5) ciò implica una funzione da svolgere - oltre i comunisti non ci sono altri che l'abbiano compreso se non lo farà il Partito Comunista non lo farà nessuno, ma... 6) se non lo farà, il Partito Comunista esso sarà del tutto inutile: un movimento spontaneo come gli altri. 7) ad assolvere tale funzione porta la pratica della lotta di classe e un'organizzazione all' altezza dello scontro di classe, perché senza questa pratica, non ci sono neanche queste capacità e questa organizzazione 8)allora movimentismo, spontaneismo, lassismo nell'impegno politico, economicismo sono aspetti del medesimo atteggiamento rinunciatario rispetto alla necessità del cambiamento: codismo 9) e l'istituzionalismo? Come opera un grande partito borghese? Fa indagini di mercato e la sua politica enunciata non è altro che pubblicità di una merce: dice ciò che è più gradito secondo le diverse fasce di compratori/votanti. Quello che farà realmente è tutta un 'altra cosa: chi crede alla pubblicità? Nel migliore dei casi -se non è una vera e propria truffa- si tratta di modellarsi 94 sull'opinione esistente, su come la gente ragiona ora. In questa politica non c'è alcuna tensione per il cambiamento: chi vuole più voti, deve basarsi sull'esistente, chi vuole il cambiamento sfida l'impopolarità iniziale, perché sa che una diffusa coscienza di lotta è cosa da costruire con un impegno costante ad accurato, nella pratica, nell'apprendimento, nella comunicazione agli altri. Se la questione fondamentale è avere più voti...meglio non "rischiare", meglio non esporsi nel fornire il proprio esempio, orientamento e direttive, meglio non dirigere, basta comandare ed esercitarsi in giochi di potere. Con questa furbizia...perché il Partito dovrebbe essere diverso dagli altri partiti e come potrebbe esserlo? E allora si capisce: odiamo i "grillini" perché...ci tolgono voti! E se provassimo a fare analisi di classe? Esiste ancora una sorta di piccola borghesia? Vogliamo approntare una politica per legare questo strato nella lotta anticapitalista...Grillo non dà sbocchi reali, ma esprime un malcontento vero che è già un primo passo...assieme all'astensione: analisi di classe è analisi di processi, di potenzialità da individuare, indirizzare e realizzare.