la teoria marxista - partito della rifondazione comunista che guevara

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LA TEORIA MARXISTA 1
Dal Manifesto al Che fare
(incontri 2009-2010)
I incontro
PERCHÉ SIAMO QUI?
CON UNA CERTA ANSIA: se non eleviamo la nostra capacità di lotta e perciò la nostra
comprensione dei termini della lotta SIAMO FOTTUTI.
Ed è una FRETTA che cresce col crescere della consapevolezza, perché per quanto -poco o
molto- abbiamo capito, CI SFUGGE L'ESSENZIALE: COME E' POSSIBILE?
potere economico e politico
influenza sulle coscienze
addirittura quando sembra fatta, crolla tutto, o tutto va a rilento (Il Partito dopo il VII Congresso - il
burocratismo, il correntismo, ecc.) ...gli egoismi e nuove/vecchie forme di potere, repressione e
sfruttamento riprendono il sopravvento
Siamo qui per trovare UNA RISPOSTA, almeno un inizio di risposta a queste domande
IL NOSTRO È IL PROBLEMA DEL "CHE FARE?"
MARX-ENGELS-LENIN-GRAMSCI se gli ponessimo questo domanda ci direbbero..."noi
non sappiamo nulla dei cavoli vostri..., ma abbiamo elaborato un metodo, accumulato una serie di
esperienze forse utili a trovare le risposte che cercate, almeno, a porvi un po' meglio le domande"
NOI NON SIAMO QUI:
-Per il sapere per il gusto di sapere, MA PER SAPERE PER...
-Per crescere insieme, perché la crescita di uno solo non serve a nulla, la crescita di un solo
Circolo non serve a nulla se non come stimolo e base per la crescita del Partito, della classe e delle
masse popolari - SOLO CUORE; MITI; FEDELTÀ?: cos'è successo dopo il crollo
dell'URSS...la "fine del comunismo"? Se poi le vicende del movimento operaio si incrociano con le
vicende personali: approfondire la teoria in relazione alla pratica significa dare maggiore consapevolezza e
stabilità al nostro impegno
PERCIO' IL COMPITO DEL COORDINATORE
-non e' di insegnare ciò che comunque non sa...
-Ma di tenere la barra sulla teoria - sia pure ponendola in relazione con le vicende di oggi - del
Partito, del mondo e del Paese -(non è una discussione politica in cui compagni confrontano le
proprie opinioni - questa si fa al Circolo)
-Tenere la barra sulle questioni di fondo per non perdere di vista l'insieme, cioè per arrivare
insieme a conoscere meglio i meccanismi fondamentali della teoria marxista per cominciare
insieme ad applicarla alla realtà attuale se e dove può esserci utile.
COS’È LA TEORIA MARXISTA?
I pochi che dominano i molti (imperatori, re, capitalisti, ecc.) hanno preso il potere spesso
con la violenza, sempre illegalmente. Temono di perderlo allo stesso modo. Esorcizzano questo
timore negando il cambiamento, rifugiandosi nei puri concetti, nei principi eterni e propinano
questo modo di vedere alle classi subalterne per convincerle che è inutile cercare di cambiare
l’assetto politico di un Paese. Le classi dominanti prediligono i “sacri principi” le “eterne
morali”, le “inviolabili regole e leggi della convivenza civile” tanto più che, in quanto
dominatori o classi dominanti non sono tenuti (di diritto o di fatto) a rispettare le leggi e i
principi che dispongono e professano.
 Concettualizzazione – astrattezza – sapere parcellizzato
Si astrae generalizzando al massimo una disciplina e la si confronta con un’ altra disciplina
anch’essa alla massima astrazione: si definiscono le varie discipline, segnando i confini tra
astrazioni. Se si tratta così il marxismo si ha un marxismo morto, accademico, inutile:
l'autopsia di un cane, è comunque un cane morto
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 La teoria marxista, secondo il metodo marxista, si definisce:
con la sua funzione sociale: a che serve?
con la sua funzione sociale storicamente determinata: a chi serve? Non a tutti: è di parte
con la sua funzione sociale storicamente determinata in relazione a chi l’esamina: chi siamo
noi? Perché ci interessiamo alla teoria marxista? Per lo studioso essa è un mezzo di
conoscenza, una fra le tante teorie economiche, sociali, dello stato, ecc. Per chi l’approfondisce
per portare avanti meglio la lotta di classe è strumento di tale lotta
 Cos’è la teoria marxista?
Il metodo di analisi delle società per individuare le cause e le probabili direzioni del
mutamento. Il principio del mutamento: le contraddizioni - e sua applicazione agli aspetti più di
fondo della nostra realtà: le tendenze della nostra epoca
a che serve? tendenze di un’ epoca - strategia – tattica – obiettivi di lotta e loro realizzazione
a chi serve? agli sfruttati, come strumento di comprensione della realtà per portare
vittoriosamente a compimento la lotta contro gli sfruttatori - l'ateo che studia il cattolicesimo e
il credente per il quale la fede è un ragione di vita.
tu chi sei? Rivoluzionare il proprio modo di vedere...dove un muro compatto, invece individua
crepe e contraddizioni nello schieramento avversario per accrescerle, e crepe e contraddizioni del proprio
schieramento per porvi rimedio: come si può scalare quella parete così ripida e compatta? Ma l'esperto
rocciatore individua la fessura dove mettere il piede, introdurre un moschettone, ecc. ecc.
marxisti o studiosi del marxismo? - la teoria marxista è unità di teoria e pratica: nasce
dalla pratica, serve la pratica, si verifica nella pratica
è fissata una volta per tutte o cambia? La realtà, la società che esaminiamo cambia
continuamente, cambiamo anche noi che esaminiamo, anche a causa del lavoro di esame,
cambia la stessa teoria
è una teoria aperta ai contributi di altre discipline -non è una disciplina, un sistema di nozioni,
di definizioni - ma un metodo da utilizzare per un determinato fine: il ribaltamento dei rapporti di
forza fra sfruttati e sfruttatori
 La contraddizione
il movimento, il cambiamento e la lotta degli opposti: la contraddizione - il processo
il cambiamento nelle società e tra le società: come uscirà l'Italia dalla crisi? Quello che arriva
dopo - Obama, l'America Latina, l'Europa - viviamo una crisi economica di lungo periodo (come quella del
'29) nel quadro della decadenza del capitalismo occidentale (flussi di ricchezza verso oriente, ecc.)
la base materialistica e più dinamica del cambiamento: forze produttive e rapporti di
produzione: la struttura
cosa si produce, come si produce, come si ripartisce il prodotto: le classi
la sovrastruttura:diritto, religione, stato, idee, cultura
reciproca influenza tra struttura e sovrastruttura
quante contraddizioni di classe? Ci sono altre contraddizioni? Le contraddizioni sono
moltissime e non solo di classe
Due domande:
Oggi registriamo una grande difficoltà nel portare avanti la lotta di classe: nel passato le
difficoltà erano minori, oppure è una impressione soggettiva per noi che possediamo, oggi, “la scienza
del poi?”
La storia dei partiti comunisti al potere appare oggi una storia di fallimenti, di società
autoritarie e burocratizzate: in quali forme, con quali strumenti, come è possibile oggi portare avanti
la lotta di classe?
 Tre punti fermi:
- Nulla è perfetto - Tutto cambia - Crescere insieme - per intervento consapevole sugli
elementi progressivi del cambiamento.
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II-III incontro - 1 -2009/2010
 Una questione di fondo: dominanti e dominati
Non si può fare a meno del progetto: dove siamo, dove vogliamo andare, delineare una rotta di
massima. Il progetto può essere riferito al breve/medio periodo (tattica); al medio/lungo periodo
(strategia); alla prospettiva storico/politica (prospettiva)- Ciò dipende dai presupposti del
cambiamento che OGGI analizziamo e dalla loro prevedibile durata (lotta proletariatoborghesia: per l'intera epoca storica del capitalismo; imperialismo: a partire da una certa fase del
capitalismo; ecc)
 quanto più gli obiettivi/valori sono lontani, tanto più sono oggetto di “propaganda”,
quanto più sono vicini tanto più possono essere oggetto di agitazione e mobilitazione, ma
spesso movimenti concreti di lotta si sviluppano su grandi obiettivi ideali o di prospettiva
 Il metodo marxista è quello della analisi scientifica: una combinazione di induzione:
osservazione della realtà - generalizzazione dei fenomeni che appaiono costanti in "leggi/principi"
(l'acqua bolle a 100 gradi) - deduzione dalle legge/principi combinandole con ulteriori osservazioni della
realtà
-Marx ha applicato il metodo scientifico alle società umane, al loro divenire: non dipende più
dalla Provvidenza divina, da una progressiva scoperta della "verità", ecc. Ciò è alquanto scandaloso..."se
gli assiomi della geometria urtassero gli interessi degli uomini verrebbero messi in
discussione...."(Lenin-Karl Marx,par.107)
-(Ma le leggi/principi della fisica e della chimica non sono degli "assoluti": l'acqua bolle a 100
gradi se pura e a una certa pressione atmosferica, cioè la "legge" è subordinata a determinate condizioni - I
comportamenti umani sono più variabili di quelli delle molecole dell'acqua - gli "scostamenti
individuali" su sei miliardi di esemplari pesano più che sui miliardi di miliardi di molecole - i principi
del marxismo, le "leggi" della sociologia, economia politica, ecc. indicano LINEE DI TENDENZA
DI PIÙ: il chimico analizza il vetrino DALL'ESTERNO; noi siamo NELLA società
analizzata; noi siamo parte del vetrino - se il fenomeno analizzato è un divenire, un
processo: NOI SIAMO NEL PROCESSO ANALIZZATO
Il "metodo"; i "principi"; le "generalizzazioni" delle esperienze; la "teoria"; la "dottrina" marxista dove
abitano? Si staccano dagli uomini che li hanno prodotti e li producono per andare in un qualche
"mondo delle idee"? O vivono soltanto in quegli essere umani in carne ed ossa e cambiano
inevitabilmente con loro?
Quando si produsse un surplus rispetto al "mero sostentamento" del produttore sorse la possibilità
di appropriarsi di questo "surplus". "NON PRODUTTORI" poterono vivere dei prodotti altrui:
dominanti e dominati - proprietari dei mezzi di produzione e schiavi; servi della gleba;
operai
Il distacco dalla produzione dei beni materiali necessari per la propria esistenza consentì
alle classi proprietarie di immaginare un mondo staccato da quello reale, il mondo della (loro)
cultura, del (loro) pensiero era quello vero e il mondo materiale quello dell'apparenza
Questo modo di vedere ci "domina" e ci "inquina" per molte vie (scuola, preti, famiglia, ecc);
è insito nel nostro stesso modo di esprimerci, inevitabilmente perché comunque dobbiamo capirci e farci
capire. Ma dobbiamo essere consapevoli CHE NON È IL MONDO REALE
Non siamo scienziati in camice bianco che analizzano la società dall'esterno; non siamo gli intellettuali
che "aiutano gli operai"; che vogliono fare "gli interessi degli operai" - NOI SIAMO (ci sforziamo di
essere) -per estrazione o per scelta- la classe operaia in lotta
Ma questo implica una "rivoluzione" del nostro "punto di vista", nel nostro modo di
pensare; da qui la domanda; chi siamo?; chi sei tu? Saremo in grado di rileggere il
"Manifesto" con occhi diversi? Questo è ciò che tentiamo di fare in questi incontri,
"applicare" il metodo, la teoria marxista alla nostra realtà, a partire da noi stessi.
E in questo siamo tutti alunni, più o meno avanti negli studi, ma alunni, perché non ci si libera mai
del tutto del punto di vista "scientifico esterno" che, valido per l'attività scientifica che "vuol capire il
mondo", risulta astratto, idealistico, metafisico rispetto all'obiettivo di capire la società per cambiarla con la
lotta di classe. Ogni "insegnante", chiunque "sa", ogni "intellettuale disorganico" perpetua la
divisione fra dominanti e dominati - non è il sapere che si pone al servizio dell'agire, ma è l'agire
che deve servire il "sapere", cioè "chi sa": diffidiamone, innanzitutto, e combattiamolo - anche
all'interno del Partito, del Circolo; di noi stessi.
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 “Le eterne verità” della borghesia
e il marxismo: il principio del
cambiamento, la contraddizione e la lotta degli opposti
CAPIRE ED ESSERE IL "CANE VIVO, non tante parti di un cane morto
A) LA REALTÀ NON È OMOGENEA, non è mai qualcosa al 100%, (appunto cambia
continuamente)
 neanche la società :
intorno ai rapporti di produzione: le classi, opposte, ognuna con le sue verità
altre contraddizioni di vario tipo (di generazione, di genere, ecc)
altre contraddizioni di classe: non solamente due classi, ma vari strati (padroni del vapore,
alta borghesia, finanziaria, industriale, del terziario, media borghesia, piccola borghesia e altre
stratificazioni al loro interno, ognuna con i propri interessi in parte concomitanti, in parte in contrasto).
1)sfruttatore non sfruttato; 2)sfruttato dal primo ma sfruttatore degli altri, e così via fino
alla piccola borghesia che sta progressivamente perdendo i suoi "privilegi", che è sfruttata, ma ci
tiene ad essere DIVERSA dall’ operaio col quale è spesso in lotta frontale, fino all’operaio che è
sfruttato da tutti, ma può pensare di sfogare la sua frustrazione sul migrante e sul sottoproletariato,
sull’uomo di colore, sullo straniero (operaio americano) ESEMPI: il contadino piccolo proprietario - il
piccolo negoziante
 i rispettivi punti di vista sono parziali: verità assoluta e verità relativa – il punto di vista:
nulla si può vedere se non da un preciso punto di vista. Il punto di vista (gli interessi) dei
capitalisti e degli sfruttati sono entrambi parziali (verità relativa)
gli interessi dei capitalisti sono ristretti a una cerchia limitata di persone, più ampia, però,
rispetto alle classe dominanti precedenti
i capitalisti hanno bisogno di sfruttare uomini “liberi”, hanno perciò bisogno della
democrazia oltre che di conservazione, di eternità
essi perciò debbono mascherare l’essenza del loro potere
la classe operaia è portatrice di interessi che -in gran parte- coincidono con quelli della
stragrande maggioranza della popolazione
ma il nostro punto di vista è di minoranza, perché:
l’ideologia dominante è quella della classe dominante – meglio – è quella che la classe
dominante vuole per le classi subalterne
il modo di ragionare, il linguaggio dominante (non solo religione, ma mass media, ecc) sono
quelli della classe dominante – non possiamo fare a meno di usarli – però dobbiamo saperlo –
perché il loro è il ragionamento e il linguaggio dell’assoluto, dell’eternità del potere esistente,
dell’impossibilità della lotta – per esempio una astrazione conservatrice: l’elettorato
moderato
neanche tutte le classi subalterne hanno il punto di vista “degli sfruttati che si organizzano
nella lotta complessiva contro gli sfruttatori” – neanche tutti gli operai – neanche tutti
coloro che pure si schierano sul fronte anticapitalistico
 all’ interno dei vari strati: la lotta degli opposti, la contraddizione. Nei vari strati della
borghesia, negli strati subalterni – infatti cambiano, crescono, arretrano, ecc
 all’interno delle singole persone, dei singoli compagni c’è la lotta degli opposti, fra
proletariato e borghesia e fra le diverse contraddizioni
E anche nel Partito
B) LA REALTÀ HA MOLTE SFACCETTATURE - in relazione fra loro
a causa dello scontro, incontro e reciproca influenza delle contraddizioni – non
possiamo coglierle tutte, ma il più possibile (il proletariato in relazione alle altre classi) –
il pro e il contro di ogni ipotesi e del suo contrario (non basta valutare il pro e il contro di
andare al governo, ma anche di NON andare al governo )
il grado di unità e di divisione del nostro schieramento e di quello avversario, tenendo
conto che nulla e nessuno è un unico blocco omogeneo - valutare le situazioni non in astratto
ma nel loro contesto e in relazione ai comportamenti degli altri (es:L'URSS stremata e gli altri
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paesi circa l'aiuto fornito alla Repubblica spagnola) per capire e trarne ciò che ci può essere
utile, non per giudicare o fare bilanci (nessuno ci ha nominati "giudici della storia", posizione
che fa sentire "molto intelligenti" su un piedistallo di inconsistente faciloneria e presunzione
intellettualistica)
C) LA REALTÀ VA VISTA IN MOVIMENTO: non solo la fotografia ma il filmato, in
modo da individuare le linee di tendenza
il movimento - la dialettica – il vecchio e il nuovo - il nuovo è "figlio" del vecchio
gli avvenimenti sono un processo, un divenire - nulla avviene in un sol colpo (la nostra mente
per semplificazione li riferisce a un unico evento simbolico: caduta dell’impero romano 476 a.c.; la presa
del palazzo d’Inverno) - la “presa” del potere - il processo rivoluzionario e le sue fasi e aspetti
(legale, illegale, violento, pacifico, con strumenti della democrazia, ribaltando il vecchio potere)
il processo rivoluzionario come emersione e organizzazione della volontà di lotta di
sempre più vasti strati della popolazione<quindi> come concreta azione di lotta che modifica
i rapporti di forza: questi sono dovuti a fattori materiali, e a fattori intellettuali, spirituali
il "manovrismo" e lo sviluppo oggettivo e soggettivo > il Partito stesso si trasforma
operando e, se opera in una certa direzione; se si contribuisce a farlo operare in una certa
direzione...(per questo conta più ciò che fai, che costruisci intorno a te, rispetto alle mozioni,
ecc)
D) LE CONTRADDIZIONI ESTERNE OPERANO ATTRAVERSO QUELLE INTERNE
la mela di plastica (che non marcisce) e quella vera – il crollo dell’URSS - la CINA (cresce la
produzione, cresce la coscienza proletaria, crescono le contraddizioni: se non migliorano le
condizioni di vita e di lavoro...le fortezze si conquistano dall'interno) - (collegare con
precedente punto B)
 CONCRETEZZA
 La lotta del marxismo contro gli ideali “astratti” per fuggire dalla realtà, per affermare gli
ideali concreti, molla per modificare la realtà. “rispettate gli operai!” – se detto da un prete o
da un comunista la reazione dei capitalisti non è identica: perché? - I valori ideali e morali del
marxismo e l’analisi della realtà per approntare uomini e mezzi, schieramenti e tappe per
inverarli in un progetto e realizzarli concretamente il più possibile – funzione quest’ultima specifica
del marxismo
Anche noi siamo una realtà da modificare: sei innanzitutto per quello che fai e non per
come parli o pensi - il Partito deve porsi all'altezza del VII Congresso: quale percorso concreto? Unità di
accordi tra apparati, di compromessi e veti incrociati, di eterne discussioni alla ricerca di visibilità
personale o di gruppo, oppure unità sui processi reali, sviluppo delle lotte, individuazione di obiettivi
comuni? La relazione del Segretario, la priorità del radicamento nelle lotte di classe,-dà l'esempio con la
propria azione concreta- ma ancora ciò non si traduce nell'indicazione di un progetto, di obiettivi di breve,
medio periodo...ma la rivista per tutto il Partito (rispetto alle correnti è un concreto passo avanti
concretezza vuol dire anche tener conto dei tempi: politica di rapide alleanze di vertice o
tenace processo unitario nelle lotte e nelle iniziative?
utilità delle parole collegate all'impegno pratico, stimolo e sostegno di un processo
concreto in una certa fase: cosa si vuole ottenere? (ad esempio riprendiamo dal III Incontro
2007-2008: ...trasmettere ai nostri dirigenti "siamo pronti a muoverci; perdete forza se non vi
muovete; la situazione si va corrodendo a causa di chi agisce come se il partito non esistesse, non
esistessero i suoi organi dirigenti; di chi, di fatto, senza alcuna legalità e mandato democratico, non si
limita ad aprire una discussione all'interno del partito, ma opera concretamente per lo scioglimento del
partito. Voi stessi siete fuori dalla legalità e dal mandato democratico ricevuto se non difendete con
decisione il partito da queste azioni illegittime" pensare con la testa del Partito
in astratto i problemi diventano incomprensibili e irrisolvibili
storicizzare il contesto: nel 1917 nessuno si poneva il problema ambientale (un po' proprio Marx ed
Engels) - la scienza poteva tutto - non c'erano limiti alle risorse (limiti principali i rapporti di produzione):
il produttivismo in URSS e in CINA: non critichiamo i compagni di ieri per quello che abbiamo capito
solamente cento anni dopo...magari senza capire le condizioni reali in cui hanno operato e facendo
arbitrarie analogie fra situazioni, ma anche scelte e impostazioni notevolmente diverse. Nessuno ci ha
nominati "giudici della storia".
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IV incontro - 1 - 2009/2010
1)alcuni snodi fondamentali del manifesto
 a1/a2 - I TEMPI: cosa viene prima e cosa viene dopo
 b1 - I PROCESSI REALI:le possibilità che offrono e quelle che non offrono
 c2/c3 -TENDENZE: le classi che vengono alla ribalta. Più classi e strati sociali
- c9 formazione e dominio della classe borghese, il lungo processo evolutivo della produzione
e distribuzione del prodotto
- c11 funzione rivoluzionaria della borghesia OGGI: conservatrice e reazionaria (monopoli, finanziarizzazione dell'economia,
imperialismo) si appoggia ai "valori tradizionali": Dio,Patria e Famiglia:
- c13 ha trasformato il medico, il giurista, il prete in suoi operai salariati (l'intellettuale, il
giornalista, il magistrato). Quando questa condizione viene svelata troppo brutalmente questi strati
si ribellano: ma sono "classe lavoratrice"?
 c26/27; c30 e ss. UN CAMBIAMENTO REALE E' FRUTTO DI FORZE ED AZIONI
REALI - il processo di formazione, abbrutimento, ribellione e organizzazione della classe
operaia: c27 chi userà quelle armi; c29 l'uomo-macchina; c35 la coscienza di classe, la classe in sé
e la classe per sé
 c47/c48 abolire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo
 OGGI: LE ALTRE CLASSI E STRATI SOCIALI"
 IL DOMINIO TENTACOLARE DEL CAPITALISMO E I PROCESSI DI
PROLETARIZZAZIONE < il Partito e i movimenti di lotta
 GLI STUDENTI
I GIOVANI: non trasmissione valori, emozioni - bisogno del contatto fisico e spirituale con i
genitori e non di "consumi" sostitutivi. Famiglia, Scuola, Lavoro i tre fondamentali veicoli di
socializzazione e di stima in sé vengono meno: - per affermare IL PROPRIO RUOLO: gesti
estremi, la droga, le bande
GLI STUDENTI si organizzano in quanto "lavoratori cognitivi" e comunque a fianco dei
lavoratori- si danno cioè un ruolo progressista su cui si aggregano - è il loro punto di vista e va
rispettato.
OGNI MOVIMENTO DI LOTTA ANTICAPITALISTA è importante per lo schieramento
complessivo e noi comunisti siamo portatori degli interessi complessivi del movimento d1/d2
SE QUALCUNO VUOL DIVENTARE COMUNISTA: BENE! MA COME "MASSA",
come strato sociale, ci si unisce, e si lotta in quanto strato sociale, col punto di vista proprio di
quello strato sociale e di quel movimento di lotta (non dal punto di vista dei comunisti, della lotta
di classe) e noi comunisti dobbiamo contribuire allo sviluppo di questi movimenti in quanto
tali, in quanto lotta delle masse popolari che lottano e fanno esperienza per affermare le proprie
esigenze e il proprio modo di viverle, di lottare per esse, di organizzarsi e "crescere insieme" in
queste lotte.
Ciò non toglie che i comunisti devono operare -in quanto Partito e singoli compagni- per
trasmettere valori e progetto: è "sempre" vero in quanto questione teorica e di metodo; ma nella
fase attuale di superamento del "negazionismo" bertinottiano del Partito e del Comunismo
acquista particolare importanza; e ancora più importanza acquista in questa epoca di scollamento
e disgregazione sociale, specialmente fra i giovani:
 INSOMMA:tempi; tendenze e processi reali - classe operaia e altre classi e strati -lotta
anticapitalista in generale e lotta di classe - partito e movimenti di lotta
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2)il metodo di analisi marxista
 riguarda la STRUTTURA: il divenire delle società; la lotta degli opposti; il cambiamento come
conseguenza della lotta di classe, del proletariato contro la borghesia; il marxismo come strumento di
conoscenza della realtà oggettiva nel suo divenire, conoscenza non fine a se stessa, ma finalizzata allo
scontro di classe dalla parte degli sfruttati; i risultati di questa analisi;
 riguarda la SOVRASTRUTTURA: gli apparati giuridici e politici del potere, lo Stato
 riguarda la SOVRASTRUTTURA IDEOLOGICA:l’individuazione delle bandiere, dei miti,
delle aspirazioni che possono unire e mettere in moto i popoli nella lotta (oppure dividere i popoli e
dislocarli contro la lotta) per interessi parziali e ravvicinati fino alla lotta generale anticapitalista, cioè le
forme ideologiche, religiose, politiche, dottrinarie con cui i popoli vivono e sviluppano il cambiamento e lo
scontro di classe;
 ENTRAMBE si influenzano reciprocamente a2; elementi sovrastrutturali si trasformano
in strutturali: l'intervento dello Stato moderno nell'economia - la redistribuzione delle
risorse tratte con le tasse e le imposte - servizi e commercializzazione: l'addetto della sanità
privata è un lavoratore? e quello pubblico? I percettori di reddito fisso da lavoro
subordinato e pensioni: i lavoratori - ma l'operaio resta il nucleo fondamentale: la FIOM
OGGI
 ENTRAMBE LE ANALISI: servono a comprendere i rapporti di forza e il loro mutamento
(e quindi in definitiva servono a comprendere come operare per contribuire a mutarli nel senso voluto) con
riferimento agli aspetti oggettivi (mutamento forze produttive e rapporti di produzione) e agli aspetti
soggettivi (ampiezza, livello di coscienza e di unità, ideologie, ecc) ;
 il significato di falce e martello (movimento operaio) e stella (potere politico) rossa (dei
lavoratori) - noi siamo stati settari perché volevamo che nel simbolo della sinistra ci fosse ANCHE il
simbolo del movimento operaio e comunista; non è settario chi rifiuta il simbolo di alcuni...esso è
ideologico...perché, gli altri simboli che sono? Non indicano obiettivi, prospettive, idee ? "Soltanto noi
siamo corretti, oggettivi, realistici e quindi non settari": è il linguaggio del potere...devono
negare l'esistenza del punto di vista autonomo della classe operaia e delle sue autonome
organizzazioni, perché di esse la classe si varrà per costruire la propria egemonia: perché i
"menscevichi (minoranza)" formarono un altro partito?
 PERCIO’ IL METODO DI ANALISI MARXISTA:
getta le basi per un “ragionare insieme” e un "crescere insieme" sulla realtà del nostro tempo
e su come contribuire allo sviluppo della lotta di classe;
consente di individuare (con utile approssimazione) le tendenze della nostra epoca e fonda la
possibilità di individuare i passi da compiere nel prossimo futuro e gli obiettivi di
prospettiva
è il fondamento di quella specifica aggregazione ALL’INTERNO del processo complessivo
della lotta di classe e anticapitalista che è il Partito Comunista, parte integrante di questo
movimento e, allo stesso tempo, parte differenziata che vive nel movimento con proprie specifiche
caratteristiche e vi fornisce (oltre alla partecipazione alle lotte come tutte le altre specifiche componenti) lo
specifico contributo delle analisi e dell’agire politico del movimento di lotta basati sul metodo marxista.
 CHE DIFFERENZA C’E’ FRA UN NEGRO E UNA SEDIA?
 la teoria della lotta di classe (che è il nucleo fondamentale dell’analisi marxista) è
veramente universale:
lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è praticamente presente in tutto il mondo: in tutto il
mondo si pone il problema dell’emancipazione dell’uomo, la sua valorizzazione in quanto tale
e non come merce, strumento di sfruttamento e di arricchimento, (oggi, anche come
“consumatore”, "debitore" ecc.). Come ieri lo “schiavo negro” così oggi lo “schiavo salariato”,
perdendo la sua specificità sociale (produttore di beni in regime di sfruttamento) con cui si
manifestano i rapporti di produzione schiavisti, feudali e capitalisti, afferma il valore dell’umanità
in quanto tale, risale dalla specificità sociale dello sfruttamento alla universalità del valore
della persona umana in quanto tale.
questo è il cosiddetto “umanesimo marxista”, ma esso poggia sulla distruzione dei rapporti
di produzione particolaristici, alienanti, estranianti ad opera degli stessi operatori alienati
ed estraniati: il processo di liberazione dell’uomo non può che essere frutto della lotta degli
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uomini oppressi, poiché la loro liberazione non è soltanto politica/giuridica/economica
(strutturale: produzione e rapporti di produzione), ma anche intellettuale e spirituale
(sovrastrutturale)
proprio perché poggia sulla lotta di classe degli sfruttati contro le specifiche condizioni di
sfruttamento, contro gli specifici e concreti sfruttatori, l’umanesimo marxista è veramente
integrale - ridurre il processo di liberazione ad un qualche automatismo economico/politico
(crollo automatico del capitalismo) o ad una gentile concessione degli sfruttatori per loro
convincimento e presa di coscienza, significa ridurre la liberazione dell’uomo a una
subordinata della liberazione di alcuni uomini dalla mentalità di sfruttatori e non a una
crescita della moltitudine degli sfruttati medesimi che li mette in condizione di gestire la
nuova società priva di sfruttamento.
l’universalità della lotta di classe tra proletariato e capitalisti è, in definitiva, la conseguenza
della mondializzazione del capitalismo c17/21 e, oggi, della globalizzazione capitalista.
Perciò la teoria marxista punta l'attenzione sull'aggregarsi e divenire della classe e delle
masse popolari: esse e non i soli comunisti, e non i "capi" o gli intellettuali sono gli artefici
del cambiamento
 I VALORI IDEALI E MORALI, LE BANDIERE, GLI SLOGAN:
VALORI/ASPIRAZIONI DEI POPOLI, VALORI DI CLASSE, VALORI DELLA LOTTA
= VALORI NON ASTRATTI
l’umanesimo marxista: gli individui, le classi, i popoli nella loro realtà di sofferenze, ecc indipendenza nazionale; democrazia; conquiste sociali; solidarietà e unità di classe
valori ideali mai integralmente realizzabili (la non violenza assoluta), guida per l’azione: la stella
polare
valori ideali realizzabili in tempi così lunghi da essere anch’essi, attualmente, guida per l’azione
(la totale abolizione di ogni forma di sfruttamento di un essere umano su un altro essere umano – la
realizzazione dell’uomo per sé, non estraniato, non alienato) : la prospettiva storica e la prospettiva
politica – a quest'ultima ci si lavora fin da adesso
valori ideali che entrano nell'attualità della prospettiva politica: obiettivi strategici (ridurre lo
strapotere degli USA – gli armamenti – l’arbitrio delle multinazionali – produrre un organico tessuto di
“controllo democratico, politico e dal basso”
la loro traduzione in obiettivi/valori più ravvicinati, tattici, tappe necessarie,mezzi per la
loro realizzazione – essi prefigurano l’obiettivo di prospettiva o ideale? (non necessariamente: la
forchetta e il piatto di pasta; la nave che abbandona la rotta per fare rifornimento), tuttavia, oggi, in fase di
riaggregazione del movimento operaio e di forte pressione ideologica della borghesia assume
particolare importanza l’effetto di rappresentazione e quindi il riscontro più immediato possibile
fra ciò che si fa e ciò che si vuole nell’immediato e in prospettiva - (V:pag.8 "non si può fare a meno dei
"valori", del "progetto", ma in astratto nulla è comprensibile e risolvibile)
L’EFFETTO DI RAPPRESENTAZIONE DEI VALORI:
 gli ideali, le idee, le ideologie diventano forza reale quando mettono in moto le masse
popolari (ancora l'umanesimo marxista) e quindi diventano fattore aggregante: unità del nostro
schieramento, alleanze – e spinta che altera i rapporti di forza tra gli schieramenti
GLI IDEALI E LA POLITICA DELLE ALLEANZE
 il “ponte” può essere percorso in due sensi, ma è anche importante capire la natura di fondo del
ponte stesso - due esempi:
femminismo - unità delle donne: alleanza anticapitalista delle donne proletarie e borghesi o rottura
dell’unità di classe fra operai e operaie? Il progressismo connaturato al femminismo: lotta contro lo
sfruttamento
ambientalismo – il maggior fattore di spreco e attacco alla natura è oggi il “massimo profitto”:
distruggo una foresta per guadagnare una lira in più del mio avversario > ambientalisti anticapitalisti –
9
l’ambientalismo intrinsecamente “reazionario” se riferito e finalizzato alla “Natura” cioè
all’entificazione di un’idea astratta (Malthus è sempre in agguato) - progressista se finalizzato
all’uomo, alle condizioni della sua sopravvivenza e sviluppo nel contesto -e nelle compatibilitàambientale visto dinamicamente in rapporto anche allo sviluppo scientifico e tecnologico (ma se si
esprimono pubblicamente queste considerazioni in modo schematico e antagonista, si ostacola lo sviluppo
in senso progressista e anticapitalista del movimento ambientalista e si pratica un “marxismo” unilaterale e
astratto, assai poco marxista - la polemica, poi rientrata fra Emiliano Brancaccio e Giovenale :Liberazione2007) .
Queste lotte vengono portate essenzialmente sul terreno culturale e svelano il loro limite
di fondo: sfugge il "come" imporre obiettivi e scelte pure giusti e condivisibili. Qual'è e come si
forma lo schieramento che può imporre quelle rivendicazioni al potere economico/politico? Per
convinzione di coloro che sono portatori di interessi contrastanti, facendoli uscire dalla grettezza e miopia
delle loro posizioni? Parlano ai "ricchi", al "potere" dei guasti su cui poggia la loro ricchezza e il
loro potere - come un tempo faceva il socialismo conservatore borghese e38/e42 o quello
utopistico e48/e50; e52-e56
PERCIÒ LA SOLA ANALISI E COMPRENSIONE DELL'ESISTENTE:
è astratta se vista come immobile
è gretta se "materialistica" nel senso di escludere tutto ciò che "non si vede e non si tocca": le
aspirazioni e gli ideali dei popoli e dei diversi strati sociali (e dei loro e comuni avversari)
PERCIÒ BASARSI SOLO SULLE ASPIRAZIONI SUI DESIDERI, senza analizzare la
realtà esistente è astratto e finisce nelle fantasticherie utopistiche, nelle pie elucubrazioni che
si risolvono in preghiera e vane speranze e non nell'azione concreta, nella lotta.
LA CLASSE OPERAIA "PER SÉ" è un insieme di realtà -abbrutimento- e coscienza, volontà di lotta fino al cambiamento completo del potere politico ed economico
- nel quadro di una visione per "processi" e non statica, può essere "definita" solamente in
riferimento alle altre classi e strati sociali, nei suoi rapporti (di conflitto, neutralità, alleanza) in
continuo cambiamento con queste classi e strati. E ciò è in relazione con i concreti interessi di
questi strati e con il loro modo di rappresentarli e di viverli. Ogni definizione della CLASSE IN
SÉ, grettamente materialistica e statica, ha bisogno di configurare continue eccezioni e
aggiornamenti.
DUNQUE LA CLASSE e IL SUO PARTITO SI DEFINISCONO in base ai propri compiti
concreti e alla propria azione concreta per il cambiamento del potere esistente e per
l'individuazione e formazione del più vasto, organizzato, unito e consapevole schieramento
anticapitalistico possibile, a partire da quello della classe operaia. Cioè anche per la capacità
di conquistare a questo schieramento altre classi e strati stimolandoli alla lotta nel loro
interesse e dal loro specifico punto di vista.
 Così emerge che anche il Partito di classe si fonda sulle tre fondamentali domande del
marxismo: a cosa serve? A chi serve? Tu chi sei? E' logico, perché la problematica che Lo
riguarda è figlio del metodo marxista, ma viene a ribadire che la teoria marxista si collega
organicamente intorno ad alcuni punti cardini: fatene traballare uno e tutto l'insieme non si
regge più. Quando si nota una contraddizione in uno di questi punti nel pensare, parlare, agire di
un compagno, di una leadership, ecc. dobbiamo -avremmo dovuto!- sentire subito puzza di
bruciato e chiederci a quali logiche, a quali interessi, a quali "punti di vista" esse corrispondono e
perché.
10
V incontro - 1 - 2009/2010
 1) IL MANIFESTO E LA SOVRASTRUTTURA
 Il Manifesto fa numerosi riferimenti alla "educazione", "coscienza", ecc. della classe
operaia
è infatti "un programma completo teorico e pratico del partito". Cioè: senza tener conto
dell'aspetto soggettivo (sovrastrutturale) della classe operaia non può esistere "un
programma completo teorico e pratico del partito". E non può esistere se questi aspetti
sovrastrutturali non sono posti in relazione alle specifiche condizioni di vita e di lavoro della
classe proletaria e delle altre classi e strati sociali, alle condizioni oggettive, strutturali
dell'intera società.
b1" Ma, per quanto essi avessero coscienza dell’antagonismo fatale che esisteva fra la loro
propria classe e la borghesia, né il progresso economico del paese, né lo sviluppo intellettuale
delle masse operaie francesi erano giunti al grado che avrebbe reso possibile una ricostruzione
sociale."
ALCUNI PUNTI:
a1)"La sconfitta dell’insurrezione parigina del giugno 1848 – la prima grande battaglia tra
proletariato e borghesia – ricreò di nuovo, per un certo tempo, le condizioni in cui s’erano
sviluppate le aspirazioni sociali e politiche della classe operaia europea."
c29)"Il lavoro dei proletari, con l’estendersi dell’uso delle macchine e con la divisione del
lavoro ha perduto ogni carattere d’indipendenza e quindi ogni attrattiva per l’operaio. Questi
diventa un semplice accessorio della macchina, un accessorio a cui non si chiede che
un’operazione estremamente semplice, monotona, facilissima da imparare...Così, a misura che il
lavoro si fa più ripugnante, più discende il salario. Più ancora: a misura che crescono l’uso delle
macchine e la divisione del lavoro, cresce anche la quantità del lavoro, sia per l’aumento delle
ore di lavoro, sia per l’aumento del lavoro richiesto in una data unità di tempo, per l’accresciuta
celerità delle macchine, ecc."
c37)"Ma con lo sviluppo dell’industria il proletariato non cresce soltanto di numero; esso si
addensa in grandi masse, la sua forza va crescendo, e con la forza la coscienza di essa."
c40)"In tutte queste lotte essa (la borghesia) si vede costretta a fare appello al proletariato, a
chiederne l’aiuto, trascinandolo così nel moto politico.Essa stessa, dunque, dà al proletariato gli
elementi della propria educazione, gli dà cioè le armi contro se stessa."
Ma il dominio della borghesia è destinato a finire per logica interna al meccanismo stesso
dell'economia capitalistica.(c6-c7;c23-c25)
E questa volta gli strati che si contrappongono all'assetto capitalistico non sono altri strati di
"dominatori", ma gli sfruttati stessi, che diventano capaci di vincere e di gestire la nuova
società attraverso un duro processo di evoluzione (c34)
Il Manifesto non mitizza il proletariato. La coscienza è il risultato di un processo
complesso dovuto a diversi apporti (c40-c45), ma soprattutto alle lotte. All'inizio il livello di
coscienza è molto basso "gli operai formano una massa dispersa per tutto il paese e sparpagliata
dalla concorrenza" (c34-c36); le conquiste via via raggiunte vengono annullate dalla
borghesia (c38)"Di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero
risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli
operai. Essa è agevolata dai crescenti mezzi di comunicazione che sono creati dalla grande
industria e che collegano tra di loro operai di località diverse. Basta questo semplice
collegamento per concentrare le molte lotte locali, aventi dappertutto egual carattere, in una
lotta nazionale, in una lotta di classe (e cascano molti degli argomenti autoassolutori dei "capi"
voltagabbana che scaricano tutto sui mass-media).
Ma ogni lotta di classe è lotta politica"
Il risultato "stabile" è la crescita della coscienza della propria forza, la loro unione
sempre più estesa; la progressiva comprensione degli inevitabili aspetti politici di ogni lotta
11
di classe, poiché la più misera rivendicazione "dal basso", strappata con le lotte, è un atto di
ribellione.(c34;c36-c39)
D'altra parte i marxisti fanno riferimento alla classe operaia perché è costretta a ribellarsi
dalle sue stesse condizioni oggettive di vita e di lavoro; perché è alla base della produzione della
ricchezza e quindi del potere capitalistico; perché conosce i meccanismi della produzione e quindi
della vita della società; perché la lotta la educa al "crescere insieme", alla socialità,
all'organizzazione, alla disciplina che acquisisce più di ogni altra classe e strato sociale.
In un periodo di "crisi dei valori" noi dobbiamo porre in evidenza i valori e gli ideali del
comunismo, l'affermazione dell'essere umano in quanto tale, liberato da ogni sfruttamento
nell'interesse di altri esseri umani.
Ma la ribellione nasce dalla coscienza di una condizione oggettiva, la riuscita di questa
"ribellione" dipende da tutta una serie di circostanze oggettive, strutturali. La schiavitù
salariale, l'asservimento alle macchine diventano intollerabili quando le contraddizioni strutturali
della società borghese cominciano a venire al pettine.
E' la classe operaia insieme alle masse popolari che opereranno il cambiamento, ma questa
possibilità si pone, si sviluppa e si impone come conseguenza dello sviluppo oggettivo di
contraddizioni oggettive e dello sviluppo soggettivo della classe e delle masse sulla base di queste
contraddizioni; non c'è una classe già bella e pronta, come non c'è un percorso già tutto
definito, né un Partito, né una società ideata a tavolino perfetti e immodificabili: basta
seguire il geniale progetto dell'ideatore.
Le idee dominanti in una società sono quelle della classe dominante (d59-d59): la
ribellione anche di pochi operai dimostra che questo dominio è messo in discussione, non
regge più.
Struttura e sovrastruttura, condizioni oggettive e sviluppo di coscienza e capacità sono gli
elementi essenziali perché il cambiamento venga perseguito realmente - nella realtà delle
cose- e non nel pensiero di qualche riformatore (d6-d7);con la lotta e non per opera di
convincimento verso i potenti, e neppure con le paterne esortazioni dei preti e con le
preghiere nei templi.
Il Manifesto dimostra che, come la borghesia ha instaurato il suo potere, così lo perderà:
nulla è eterno; e che questo processo è oggettivo, ma che il processo avviene per movimenti
di lotta quando le cause oggettive mettono in moto la volontà delle grandi masse (c24,ss) ;e
che (d69)" Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a
poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello
Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare,
con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive". Un percorso inverso a quello
della borghesia; dal potere politico a quello economico, perché la nostra classe, semplicemente,
non ha alcun potere economico se non lo esercita attraverso quello politico, tranne, ovviamente il
"potere" di bloccare la produzione con la lotta.
Il Manifesto è dunque il "programma completo teorico e pratico" della lotta dal basso;
della lotta di classe
 2) PERCHÉ IL MARXISMO LOTTA CONTRO L’IDEALISMO?
È NATO IN QUESTA LOTTA
 Condizioni oggettive: sviluppo forze produttive ed emergere della lotta di classe proletariatoborghesia (le condizioni oggettive della democrazia e del socialismo) (c21-24;c27-39) - le basi
oggettive della lotta di classe (b1)
 Condizioni soggettive: classe in sé e classe per sé (c38) reciproca influenza (d60)
 Un processo della realtà: linee di tendenza: "si va sempre più scindendo...le classi del
Medioevo sono sospinte nel retroscena (non eliminate)(c3;c8) Le condizioni reali dell’
inurbamento e dell’industrializzazione: la miseria, la promiscuità, l’incertezza del futuro,
l'asservimento della campagna alla città - dell'Oriente all'Occidente (OGGI?) (c18-c20)
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 La mediazione del consenso: potere + consenso: anche un dittatore, le belle divise - i
paramenti del prete, gli ori delle chiese. La funzione dei preti. I preti “laici”: gli intellettuali
 La piccola borghesia e la classe: le caratteristiche della piccola borghesia: intermedia;
conciliatorismo; differenziazione da proletariato; aspirazione a dirigerlo - aspirazione a entrare nel
salotto buono;
idealismo astratto e buoni sentimenti: il latinorum”, i giudizi moralistici e assoluti, le
roboanti frasi rivoluzionarie, al posto delle analisi delle condizioni concrete dello scontro di
classe e dei passi da fare - mai dal “cosa” al “come”: come i preti veri - e questo atteggiamento
lo portano nel partito (c41/45;e11/17;e35/42)
Il ricorrente utopismo di sinistra–debolezza del movimento operaio: ritorno all’indietro
ma nuovo percorso (no livello di partenza: ricostruire; le "puzze sotto il naso"
 La media e piccola borghesia e il partito - il partito e i dirigenti
da cosa nasce la teoria? dalla pratica della lotta di classe (c35,ss) e dalla coscienza interna
e coscienza esterna – movimentismo/spontaneismo e "chiesa" (c27/42); - in particolare:
(c13;c33): gli altri strati, gli strati intermedi - (c43); la classe operaia non è l'unica classe
"rivoluzionaria" è quella rivoluzionaria fino in fondo
maggiore esposizione: richiamo per lusinghe; stile di vita > direzione del proletariato come
mezzo di scalata sociale
Per completezza: il pragmatismo positivista, altra faccia della borghesia, Homo homini lupus:
Bush
OGGI però proletarizzazione del pubblico impiego, dell'insegnante, ecc - frantumazione della
piccola borghesia tra una minoranza relativamente più garantita e parassitaria; una minoranza ancora più esigua- che tende ad entrare nella media borghesia, e la maggioranza proletarizzata.
Gli strati "subalterni" insieme vedono aumentare il distacco con la media borghesia
asservita al potere che mantiene e migliora il proprio tenore di vita.
Reciproca influenza, ma attenti!
"la classe si è imborghesita!" "avete una concezione mitica degli operai, non sono più quelli
di una volta!.." Ma gli "operai di una volta" non sono nati belli e pronti per le lotte come voi li
pensate! C'è voluto un lungo e duro processo di educazione; ma tu sei il Partito, il
sindacato: sta a te, a noi, di stimolare la crescita l'unità, l'organizzazione: ancora "puzze
sotto il naso" e non far nulla- per non far nulla!: Queste persone non troveranno mai un
operaio che sia all'altezza della lotta che non vogliono fare! Ieri non c'era la classe operaia;
oggi che gli operai lottano per il diritto di essere "schiavi salariati", perché pure questo gli
vogliono togliere, non sono abbastanza maturi per le lotte vere, di "alto livello" come le
vogliono questi impavidi rivoluzionari: l'idealismo astratto è spesso la "profondamente
convinta" copertura di scelte inconfessabili.
IL PARTITO
 il partito come strumento fondamentale delle analisi di classe e quindi della prospettiva
politica, della strategia e delle tattiche per realizzarla: dalla prospettiva al progetto, fondata
ipotesi di lavoro (d1-d13)
 dal movimento al partito - coscienza esterna e coscienza interna - equilibrio fra spontaneismo e
conoscenze/organizzazione (c38/42) (v.sopra:la piccola borghesia e la classe)
 le funzioni del partito (memoria storica/accumulazione di esperienza, analisi dell’esperienza,
generalizzazione, teorizzazione, aggiornamento e trasmissione del metodo, accumulazione di dati e
conoscenza della realtà, elaborazione obiettivi intermedi e immediati)
 il partito si organizza per assolvere queste funzioni - specifico compito nel movimento.
Come la teoria: non elucubrazione di intellettuali ma si modella man mano per soddisfare le necessità
politiche dei suoi iscritti -dell'Organizzazione- e del movimento complessivo delle lotte, cioè per dare
risposta concreta alla richiesta di politica della società civile antagonista agli sfruttatori e alle loro politiche
il partito strumento fondamentale del "far politica" delle lotte,del"crescere insieme"
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unione di persone che dedicano sistematicamente il loro tempo a queste funzioni – crescono con le
lotte – nella accumulazione di conoscenza – nella riflessione sull’esperienza - nel dibattito e
approfondimento politico
la soggettività del comunista:spaccato della realtà del paese (tranne i padroni) e impegno per
realizzare la prospettiva socialista
perché un sindacalizzato, un no global viene al partito? Cosa vuole? Come soddisfarlo?
DALLA CONTRADDIZIONE ALLA POLITICA DI CLASSE
 la questione del potere:influire sulle decisioni politico-economiche (d69)
 la presa del potere: la lotta armata; la rivoluzione come imposizione dal basso, con la lotta, di
scelte diverse, di un funzionamento diverso di apparati e istituzioni -eventualmente anche
entrando nelle istituzioni- ma anche incidendo direttamente sulla produzione (boicottaggi, ecc).
 il far politica dello schieramento di lotta - in ogni caso si opera:
per contenere contraddizioni nostro schieramento, elevare unità, capacità di lotta, di organizzazione, ecc. :il
cambiamento è opera degli stessi sfruttati non di ristretti gruppi di "illuminati" o di "votati alla morte" (c27 ss.;
c35/39 condizioni oggettive e soggettive di sviluppo della coscienza di classe<b1);
per accrescere le contraddizioni interborghesi (a livello internazionale e interno)(c40)
la sintesi dei valori e degli obiettivi - la politica delle alleanze
la definizione di obiettivi immediati (tattici): sentiti dalla nostra gente; unificanti, credibili, passi
verso gli obiettivi di prospettiva, modo della realizzazione e non abbandono di quelli, non necessariamente
prefigurazione re la loro effettiva realizzazione:
attraverso le lotte (aspetto fondamentale e strategico) attraverso la politica delle
alleanze(assolutamente necessaria, ma ausiliaria e tattica) attraverso l’influenza e la presenza (se
praticabile per tali fini) nelle istituzioni sfruttando le contraddizioni in seno alla borghesia
 diversità rispetto a Marx:
suffragio universale/tasse/redistribuzione del reddito operato dallo Stato: lo Stato è ancora
soltanto “sovrastruttura”? - il rapporto e i "confini" fra struttura e sovrastruttura cambiano (gli
addetti ai servizi/pubblico e privato)
l’influenza e la mediazione degli e con gli interessi popolari
la crescita di importanza del consenso/col crescere del benessere - democrazia e sviluppo
economico (non è ciò che scordano alcuni ambientalisti?)
 dalla teoria alla definizione delle tendenze di fondo della nostra epoca, alla strategia e alla
tattica del movimento operaio
 La partita di calcio:pubblico occasionale; tifoseria; tifoseria organizzata; squadra in campo:
chi utilizza la teoria marxista? a chi parla? chi sei tu? (VEDI I incontro): la squadra in campo partito di massa e "quadri di base", il motorino, il punto di riferimento e di orientamento in ogni
circolo, ecc
 il processo, il formarsi della coscienza collettiva: allenamento dei muscoli nello sport
(ancora una volta c27-43)< il "crescere insieme"
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VI incontro - 1- 2009/2010: l’ateniese e la mosca
Se potessimo studiare con calma...e invece più la lotta è intensa e ravvicinata più siamo
stimolati a capire e quindi a studiare, più ci poniamo concretamente la domanda del
"che fare?"
 LE DOTTRINE SOCIALI E POLITICHE CHE SI BASANO SU
FORMULAZIONI ASTRATTE, IDEOLOGICHE , SOVRASTRUTTURALI
sono veramente parziali e particolaristiche,
in quanto legate al particolare assetto della società in cui si producono e alla specifica collocazione in tali
società dei loro ideatori e sostenitori -possono sconfinare in politiche "pubblicitarie", parole,
programmi, iniziative costruiti su indagini di mercato come una merce
 Es: l' elettorato medio; iniziative di mera propaganda, per ottenere spazio sui mass-media: la "cosa
rossa" come mera propaganda e non come processo da costruire nelle iniziative e nelle lotte nel paese
innanzitutto, e quindi nelle istituzioni, e, se possibile, nella maggioranza e, nel governo: forzare il processo
cadendo nella politica spettacolo -e quindi nell' antipolitica- rischia di bruciare il processo giusto, utile e
necessario.
 Una sedia, se perde la sua specificità sociale, risalendo alla sua universalità, non è che un pezzo di
legno: il suo specifico valore è proprio nella sua specificità sociale. Il negro perdendo la sua specificità
sociale non è più uno “schiavo nero”, ma una persona di colore, afferma l’universale umanità
che è in lui.
rischiano perciò di essere un momento di divisione dei popoli, il riflesso delle divisioni
sociali, della divisione tra popoli ricchi e popoli poveri, tra popoli così forti da non
metabolizzare il loro essere in guerra, perché dalle guerre che fanno i loro governi non subiscono
conseguenze traumatiche, e popoli aggrediti da quei governi.
 Si può porgere il “pacifismo”integrale a popoli che vengono aggrediti, bombardati o che soffrono
fame e malattie endemiche a causa dello sfruttamento imperialista? O l’integralismo pacifista può
svilupparsi solamente nei popoli non aggrediti, nei popoli dei paesi aggressori?
basandosi su affermazioni di principio:
non consentono il “ragionare insieme”. Non aprono una discussione, ma la chiudono
non consentono l’individuazione di obiettivi concreti cui tendere e il percorso di breve e
medio periodo per conseguirli
non fondano uno specifico aggregato - il Partito Comunista – nell’ambito del movimento di
lotta perché non forniscono elementi di analisi, l’individuazione di obiettivi immediati e di
prospettiva, il “far politica” delle lotte che è la funzione specifica dei comunisti nel processo
di lotta.
tuttavia, la loro specificità sociale, storica, geografica, deve essere oggetto di valutazione
attenta perché potrebbe costituire (come per la sedia) il loro vero valore:
-sono motivi di aggregazione e di lotta di alcuni popoli?
-sono motivi di aggregazione e di lotta di alcuni strati sociali?
-sono l’espressione aggregante di un nuovo “movimento operaio”? che risulta
dall’assorbimento di parti della piccola borghesia, del sottoproletariato urbano; che risulta da condizioni di
vita che non sono molto distanti da quelle di questi strati sociali, un tempo del tutto autonomi e differenziati?
Che risulta da condizioni di lavoro precarie, disgregate, parcellizzate, spesso individuali, svolte nella propria
abitazione o in minuscoli nuclei di lavoratori? Che risulta da lavori di nuovo tipo (servizi; prodotti di beni
virtuali come loghi, griffe, design, stili, marchi; pubblicità; commercializzazione)? (c33;c41-42)
-sono l’ espressione aggregante di un’alleanza fra nuovo “movimento operaio” e altri
strati o componenti sociali che possono essere uniti nella lotta anticapitalista (o in alcuni aspetti
di questa lotta? Bovè è un operaio?)
-sono l’espressione della necessità di “certezze assolute” di un’umanità -di quella parte di
umanità- che sente vivamente il vortice disgregante di valori conseguenti alla continua “rivoluzione”
capitalistica? (c11/16)? di una rivolta ideale ai falsi valori del capitalismo in putrefazione “Dio,
Patria e Famiglia” intesi come il mio Dio, la mia Patria, la mia Famiglia e la conseguente
15
mentalità di guerra che si vuole diffondere? Si noti il camuffamento della sostanza del potere
capitalistico, la regressività di tali valori, tipici delle società in decadimento, contrapposta alla “rivoluzione”
e “sincerità” dei valori che portò la borghesia nella fase di affermazione: non si deduce, anche da questo, la
putrefazione del capitalismo, e la mancanza di prospettive di una borghesia sempre più parassitaria e meno
produttiva? Non è questa la ragione per cui lo sviluppo mondiale (ordine, pace e benessere) per diffuso
dominio (anche con la guerra) dell’impero americano è una mera chimera? E la ragione per cui il nuovo
movimento operaio, questa volta, non appoggia il nuovo del capitalismo, cioè la sua putrefazione
parassitaria, finanziarizzata, di pura speculazione, ma si allea -semmai- con la borghesia “produttiva” (cioè
col "vecchio" capitalismo), se subordinata e quindi interessata alla indipendenza dalla prima? (c3;c11-
12;c40-41)
-oppure la loro specificità sociale è indizio di un regresso nel livello di coscienza delle masse
sfruttate in lotta, dovuto, non solo ai fenomeni sociali già descritti, ma anche alla scomparsa del “campo
socialista” e della conseguente negativa alterazione dei rapporti di forza? E quindi negazione del livello di
coscienza prima raggiunto e ritorno a vecchie concezioni già sconfitte nel movimento operaio? (a1-2)
 LE ANALISI DI CLASSE, METODO NECESSARIO
-(c27) "la borghesia...ha anche creato gli uomini che useranno quelle armi - i moderni
operai, i proletari"
-(c38) "di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero risultato
delle loro lotte non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli operai
-(c49)"Il movimento proletario è il movimento indipendente dell'enorme maggioranza
nell'interesse dell'enorme maggioranza."
-Marx, la guerra civile in Francia (Gueciv-171), lettera a Weyedemeyer, 5 marzo 1852: "Per
quanto mi riguarda, non a me compete il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società
moderna e la loro lotta reciproca. Molto tempo prima di me, storiografi borghesi hanno descritto lo
sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi la loro anatomia economica. Ciò che io
ho fatto di nuovo è stato: 1) dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a
determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; 2) che la lotta delle classi conduce
necessariamente alla dittatura del proletariato (d69-70); 3) che questa dittatura medesima
non costituisce se non il passaggio all’abolizione di tutte le classi e a una società senza
classi"....
 -Perché Dini, Bordon e quattro loro amici contavano più dei 60 parlamentari del Partito? - Pannella e
dieci radicali in piazza più di migliaia di operai?
-Perché le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e delle masse popolari continuano a peggiorare?
-Perché talune culture e religioni compaiono da protagonisti sulla scena mondiale?
-Come evitare che la situazione sbocchi in una devastante guerra mondiale?
Prescindendo dal rapporto con la produzione, col lavoro, non è possibile fornire risposta a
certe domande. L'analisi di classe, il marxismo non risponde a tutte le questioni e neanche a
tutte le domande che pone una singola questione, ma è impossibile farne a meno...
Sempre che, per "immobilismo adorante" o per procedere sui pochi aspetti conservati dalla
memoria di studi marxisti effettuati molti anni addietro, non si riduca il marxismo a schemi
imbalsamati, disorganici e catechistici dei soli punti fondamentali (tutte le contraddizioni sociali
sono contraddizioni di classe e la contraddizione di classe è solo fra proletariato e borghesia,ecc.ecc.) o a
"comandamenti".
Sempre che non si veda nel mutamento solamente il "vecchio" o solamente il "nuovo":
-la forza dei lavoratori cala per vari motivi strutturali e sovrastrutturali, quindi il lavoro non è più
elemento identificante degli strati sociali e a esso viene sostituito il criterio dei consumi,
ecc.ecc..."gli operai non sono più quelli di una volta!"
-Ma già una volta una massa abbrutita si è ribellata, si è organizzata, ha prodotto
culturale ed egemonia: perché ha perso tutto questo? Come l'ha conquistato una volta
può riconquistarlo. L'operaio dei paesi occidentali ha qualcosa da perdere oltre le catene,
ma, vogliamo parlare anche di queste catene: quanto sono pesanti e dolorose? Perché
non girano quegli opuscoli sulla condizione operaia che "una volta" Sindacato e
Partito producevano?
-Analizzate qualità e quantità di consumi per "strati sociali" e avrete ancora oggi una mappa censitaria
della società, e, se andate un po' più a fondo (condizioni di lavoro, rischi, sicurezza, precarietà, prestigio
sociale, tutele giuridiche e sociali, igienico/sanitarie, effettiva uguaglianza di diritti e doveri, ecc)
avrete una mappa per classi
16
-L'evasione di massa porta a dividere la società italiana in due blocchi sociali - chi può evadere e chi noma non corrispondono a chi mantiene e accresce il proprio reddito (profitto, rendita, ceti medi
professionali, commercianti) e chi continua a vederlo decrescere (percettori di reddito fisso)? Nello
stesso tempo le condizioni di vita e di lavoro di un insegnante e di un operaio sono veramente così
vicine? (anche se, per certi aspetti si sono riavvicinate) ?
 LA LOTTA DI CLASSE È VERAMENTE UNIVERSALE:
Un ateniese dice: “tutti gli ateniesi mentono”, ma se l'ateniese mente vuol dire che tutti gli ateniesi
dicono la verità, ma come è possibile se questo ateniese mente?. Assolutizzando, si perde la possibilità
di una soluzione EFFETTIVA per QUESTO mondo (l’anticapitalismo dei preti, il socialismo clericale, il
socialismo utopistico, il socialismo conciliatore borghese: l’Assoluto assoluto, la società perfetta dell’altro
mondo o elaborata a tavolino, l’eternità del potere borghese)...nella realtà alcuni ateniesi mentono e altri
dicono la verità, e, ancora peggio, i medesimi ateniesi a volte dicono la verità e a volte mentono...Ma
quante volte ai comunisti si contrappongono giochini verbali in fondo riducibili a questo?
 porta alla luce l’uomo in quanto tale, come fine, come valore assoluto, come artefice della
sua propria liberazione e quindi indica l’obiettivo finale e lo pone all’uomo, si propone la
strada concreta per raggiungerlo da ricercare insieme - e perciò fonda una teoria e una
pratica del cambiamento: la teoria e la pratica dell’umanità che cresce e si modifica nel
processo di liberazione
le ideologie idealistiche sono parziali e temporanee, legate a mode, specifiche circostanze geografiche,
storiche, di classe, ecc perché portano l’uomo fuori di sé, lo sottopongono e lo limitano ad
un fine esterno alla propria umanità, a un Dio, o ad un altro uomo, lo rendono monco in
una società monca perché divisa in dominanti e dominati)
 fonda uno specifico aggregato nel processo di lotta: il Partito
accumulare l’esperienza, rifletterci, generalizzare, approfondire e cambiare la teoria; definire il più
possibile il progetto, gli obiettivi di prospettiva, i passi da compiere in base agli effettivi ed attuali
rapporti di forza, come migliorarli, le alleanze necessarie; il ragionare insieme metodico e stabile:
elemento di crescita di un intellettuale collettivo/di una coscienza collettiva di partito, di classe e di
popolo -apporto specifico dei comunisti al movimento di lotta
 La mosca sul vetro - La verità assoluta e la verità relativa - La mosca sul vetro e
l’ateniese: una cosa può esistere anche se non la vedi, se non la cogli con i sensi (il vetro per la
mosca che vi sbatte),
ma non è detto che esista sempre ciò che non vedi, non puoi assolutizzare la
singola esperienza: questa non afferma né nega in assoluto (i movimenti di lotta non muoiono; la mosca
continuerà a volare, perché deve volare per vivere, anche a costo di sbattere che è una possibilità non una
certezza...a proposito, volete fare uscire la mosca dalla finestra? Basta aprire uno spiraglio: il flusso dell'aria, i
sensi, l'esperienza concreta indicheranno alla mosca la via).
 Le verità "assolute" del marxismo: sempre verificabili nella pratica, valide solamente
sulla base di determinate circostanze concrete (mai sempre e in tutti i luoghi). Se la teoria
marxista fa a pugni con la realtà: o la teoria è sbagliata o l ‘applichiamo male, o siamo in un’altra
fase. Basarsi sulla "tradizione" comunista di un popolo, o misurarsi col problema di
ricostruire -nella lotta- la coscienza politica della classe, compattare e orientare il malessere
delle masse popolari? E, se si pone questo -e, inevitabilmente, il metodo marxista di analisia fondamento del nostro impegno, non avremo avviato un percorso per tornare ad essere
comunisti realmente, nella pratica; per ricostruire un Partito comunista rifondato, perché
veramente attuale e non perché basato su astruserie nuoviste elaborate a tavolino e su un
astratto (e comodo) rifiuto del passato?
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 IL MUTAMENTO:VECCHIO+NUOVO
(c03) “La società moderna si va sempre più scindendo in due classi opposte:proletariato e
borghesia”
 vecchi strati sociali, che avevano proprie caratteristiche, vengono assorbiti nella nuova
“classe operaia”
(c13;33;41-42;44-45): oggi, il sottoproletario e l’impiegato, l’addetto ai servizi, alla commercializzazione,
ai “nuovi lavori”, col superprecarizzato, l’inoccupato e il disoccupato. Perfino una parte dei lavori
tradizionalmente riservati ai “professionisti” entrano a far parte del “lavoro subordinato”
lo stato è ancora sovrastruttura o entrando a far parte del meccanismo di redistribuzione del reddito, è
diventato struttura? Prendere i soldi ai lavoratori e darli ai capitalisti non è succhiare plusvalore e formare
capitale?...Gli elementi strutturali e sovrastrutturali cambiano di ruolo
 restano spezzoni dei vecchi strati sociali (es: la lotta al latifondo, la riforma agraria, in Italia è
avvenuta, parzialmente, a partire dal 1950) (c8: la borghesia ha sospinto nel retroscena (non
eliminato) tutte le classi che erano un ‘eredità del Medioevo)
 si formano nuove stratificazioni sociali intermedie che in genere funzionano come anelli di
una catena che collegano gli strati inferiori a quelli superiori, fino al “ponte di comando”, ma
anelli deboli, anche portatori di contraddizioni nella catena borghese
il negoziante, nel Manifesto (c32), fa parte integrante della borghesia; oggi non si potrebbe includere
semplicemente tra gli sfruttatori: il piccolo negoziante odia i supermercati e teme la riduzione di reddito
dei suoi clienti, dei ceti popolari)
 Se così non fosse, non si porrebbe una “politica di alleanze” tra classe operaia e altre
classi o strati sociali. Il capitalismo, ridotto a un pugno di grandi sfruttatori a causa della
concorrenza e della lotta tra capitalisti, crollerebbe automaticamente, come sostengono alcune
teorie sul superimperialismo o l’ultraimperialismo:
il concreto perseguire degli obiettivi di classe, inclusa la politica delle alleanze, è
il contrario di una politica di cedimento e di rinuncia, di attesa di inesistenti crolli
automatici o di cambiamenti "dall'alto", al di fuori dello sviluppo e dell’impegno
nella lotta di classe.
Dunque il "concreto" è la via per l' "universale"
 se come "universale" si pone l'essere umano
 se il "concreto" sono l'asservimento dell'uomo, le concrete condizioni del suo asservimento
 se il "concreto" sono le concrete circostanze per la ribellione e il concreto svolgimento
della lotta per il cambiamento
 se questa lotta è svolta da coloro che concretamente hanno il massimo interesse a
svilupparla, nelle concrete forme che arrivano a concepire e a praticare.
18
VII incontro - 1 -2009/2010
A)  c8: LA MONDIALIZZAZIONE:il Processo:l'analisi della realtà
 E’ un processo già in atto al tempo della redazione del Manifesto, che si incrocia col
processo di colonizzazione dei paesi poveri (c20)
nei secoli “feudali” e “mercantilisti”ci si impadronì di basi e di terre e si sviluppò il commercio
il capitalismo la sviluppò come sbocco delle proprie merci (c17/19) e introdusse alcune pratiche
che si svilupparono metodicamente nella fase successiva
l’ imperialismo vi cercò sbocco per i capitali e impose lo ” scambio ineguale“ delle merci, i dazi per
le merci dei paesi poveri e il libero mercato per le proprie. Nei paesi poveri, poi, si relegarono le produzioni
più “povere” (a minor valore aggiunto), più inquinanti, più pericolose (che fino agli anni ’60 si svolgevano,
ad esempio, anche in Italia: raffinazione petrolio, diossina – vedi Seveso) e nei paesi ricchi si mantennero e
svilupparono le produzioni più redditizie e strategiche (chimica fine, armi sofisticate, ecc), nonché le
attività ad alto valore aggiunto, di marketing, pubblicità, ecc. e le centrali della commercializzazione) con
minore impatto ambientale e conflittualità sociale.
OGGI, la globalizzazione significa l’estrema finanziarizzazione dell’economia, il massiccio
impiego di risorse nella speculazione, il peso del “motore” americano che impone la propria
politica di indebitamento USA e di estrema “virtuosità” per gli altri, la delocalizzazione del
lavoro, l’accaparramento delle risorse, la dislocazione di basi militari, l’aggressione e la
destabilizzazione dei governi locali. E adesso crisi economica; calo in percentuale dei flussi di
produzione dall'Occidente a Cina, India, Brasile; tramonto del "signoraggio" americano;
pericoli di guerra
Ogni nuova fase non abolisce le forme di mondializzazione precedenti: esse
convivono nella rete di sfruttamento dei paesi poveri da parte dei paesi ricchi
 Le basi strutturali del cambiamento – mezzi di produzione, rapporti di produzione e
classi: l'analisi storica rivela e dimostra il metodo scientifico dell'analisi di classe
nel Medioevo, dai servi della gleba ai borghigiani (c4)
scoperta America, circumnavigazione Africa, mercati orientali, colonizzazione, crescita scambi e merci >
manifattura: dai maestri di bottega al medio ceto industriale (c5-6)
vapore e macchine > il capitalismo industriale (c7) – capitalisti e proletari
ma ora nuova contraddizione fra mezzi di produzione e rapporti di produzione: si pone la necessità di un
nuovo cambiamento (c25):
i proletari: che useranno le armi che recheranno la morte al capitalismo (c27)
 struttura e sovrastruttura:il mondo si fa borghese
il potere politico della borghesia (c24)
continua rivoluzione condizioni di vita e credenze: nulla stabile e duraturo (c16)
 struttura e sovrastruttura:la coscienza del proletariato
c30: gli operai vengono ammassati e organizzati militarmente. OGGI:dispersione e divisione lavoratori,
lavoro a domicilio, individuale: come influisce su livello di coscienza lavoratori?
c31: i proletari meri strumenti di lavoro/merci
c34/36;c38: la ribellione, la lotta e la coscienza sindacale
c39: da una coscienza sindacale nazionale alla coscienza politica: occorre porsi il problema del
potere politico per dare stabilità alle “conquiste” operaie: dall’organizzazione sindacale al partito
il proletariato non si pone la questione del potere politico, in una situazione in cui ha già in
mano, in larga misura, il potere economico, come è avvenuto per la borghesia (c10;c24), esso deve
porsi la questione del potere politico per condizionare - porre sotto controllo – sgretolare abbattere il potere economico capitalista
B)  Necessità della lotta di classe politica
 Non si può spezzare il marxismo in sociologia (metodo della conoscenza della società),
umanesimo (liberazione dell’uomo) e lotta
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 Non si può dividere il materialismo storico (metodo della conoscenza) dal materialismo
dialettico (lotta antagonista proletariato-borghesia, processo)
Non si può prescindere dalla “questione del potere” sia che si “prenda il potere” in un
intenso e concentrato processo rivoluzionario, che comunque richiede anni, sia che -nel processo
rivoluzionario- si eroda con gli strumenti della democrazia (lotte “pacifiche” di classe e sociali,
poteri dal basso, presenza nelle istituzioni). Esercitare una pressione via via crescente sulle
istituzioni, e, se vi sono le condizioni, entrare in esse a tale scopo, non è “prendere il potere”
ma è certamente porsi il problema dell’uso “democratico” delle istituzioni borghesi,
trasformandole ed educandosi in questo processo: è porsi la “questione del potere”: l'egemonia
non può essere soltanto un fatto culturale. Le istituzioni devono diventare -anch'esse- un
luogo della lotta d classe e sociale e non solo di "rappresentanza" di interessi, sia pure degli
interessi della classe e delle masse popolari
i movimenti femministi sono realmente totalmente contro il "potere"? -noi rispettiamo ciò
che questi movimenti anticapitalisti "pensano di se stessi"(v.IV incontro, pag. 11 inizio)- ma dobbiamo notare
che essi hanno lottato per norme di legge - la formulazione, l'aggravamento e la repressione di certi reatiallora non si limitano a "criticare integralmente" il potere, ne pretendono l'intervento a
tutela di certi interessi, proprio come gli operai e noi comunisti, nel corso delle lotte
C) c28/31;c46 - le condizioni di vita del proletariato nel quadro dello
sfruttamento capitalista e del processo di sviluppo del capitalismo: OGGI è
proprio vero ciò che diceva il Manifesto?
La lotta sindacale e politica dei lavoratori è riuscita a porre dei limiti allo sfruttamento, a
migliorare le condizioni di vita dei lavoratori? OGGI i lavoratori vivono al limite della
sussistenza? non hanno nulla da perdere che le proprie catene? Il Welfare (d21;f10)
 Se il processo di distruzione/superamento del capitalismo fosse un processo totalmente
oggettivo ogni lotta sindacale, ogni lotta per obiettivi parziali di miglioramento delle
condizioni di vita e di lavoro (le otto ore; la casa; ecc) sarebbero forme di corruzione che
distolgono il proletariato dai suoi compiti rivoluzionari.
 Il processo, invece, richiede l’intervento consapevole dell’uomo (aspetto soggettivo):
richiede un becchino e questo becchino, il proletariato (oggi:il moderno movimento operaio), si
forma e si pone all’altezza dei propri compiti, si educa attraverso un processo di lotte e in
base alla elaborazione della propria esperienza, passata e presente
 a1-2;c39: il livello di coscienza del proletariato non si sviluppa soltanto in avanti, può
anche regredire in base a fattori strutturali, al successo o meno delle lotte, al peggiorare dei rapporti di
forza con l’avversario di classe. In certe fasi la regressione può dipendere anche da uno sviluppo
in ampiezza del movimento operaio che acquisisce alla lotta parti degli altri strati sociali o
lavoratori poco sperimentati nella lotta di classe, o per il “benessere” di alcuni strati di lavoratori:
l’aristocrazia operaia (socialdemocrazia, revisionismo): a fasi in cui si va all’approfondimento
succedono fasi in cui si raccoglie col "cucchiaio largo"
 la teoria cambia col processo di conoscenza-lotta-conoscenza. Col mutare del livello di
coscienza del movimento operaio Non si può prendere la vecchia elaborazione al punto di
arrivo, né abbandonare i fondamenti del marxismo
(lotta di classe operai/capitalisti, individuazione dell’avversario di classe, obiettivi di prospettiva e
immediati, abolizione della proprietà dei fondamentali mezzi di produzione). Dal NUCLEO a un nuovo
affinamento della teoria nel corso dell’ attuale scontro di classe
Nel V incontro (pag.14 OGGI) si è parlato degli operai che "non sono più quelli di una
volta"
come influenza piccolo-borghese nel Partito (oltre che nella società) che porta al
disimpegno. Nel VI incontro (pag.17 penultima - ) si notava che "già una volta una massa
abbrutita si è ribellata, si è organizza, ha prodotto cultura ed egemonia" per porsi subito
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dopo la domanda
"quanto sono pesanti e dolorose le catene che opprimono OGGI la classe
operaia? Qual'è OGGI la condizione operaia"
La realtà, sembra, quella di una passività derivante:
dal timore di perdere (tanto più a causa dei cambiamenti epocali dell'occidente globalizzato)
l'unico "diritto" fondamentale degli operai nella società capitalista: quello di essere merce,
macchina tra le macchine, schiavo salariato, cioè di perdere la propria condizione di operaio
che permette di vivere
dalla sfiducia seguita all'abbandono da parte dei dirigenti e delle organizzazioni operaie
(c28-29).
Questa passività è aiutata dalla funzione anestetizzante del consumismo e dei mezzi di
comunicazione di massa. E' comodo vedere il solo aspetto soggettivo della questione. E'
comodo spezzare l'unitarietà della condizione operaia -cui corrispondono specifiche
caratteristiche di classe- per parlare di società "liquide", di "fine della classe operaia",ecc.: anche
tutto ciò ha una precisa funzione anestetizzante. E, inoltre, proietta sulle analisi delle società il punto di
vista "indipendente" di uno strato sociale del ceto medio, che OGGI non se la passa male, quello degli
intellettuali "disorganici".
Si capisce che questi si specchiano nelle teorie del socialismo utopistico o nelle "scientifiche"
formulazioni teologiche/filosofiche/economiche del piccolo borghese Proudhon che tuonava
contro la lotta sindacale e politica della classe operaia in nome dei suoi -di chi?- "veri" interessi.
 Dobbiamo ancora distinguere nella classe "lavoratrice", tra le "classi subalterne", una "classe
operaia", cioè dei lavoratori che svolgono un lavoro prevalentemente manuale; che sono asserviti
alle macchine; che sviluppano non solo le malattie professionali (anche un professore d'orchestra
ce l'ha!), ma lavora in un ambiente (macchine, sostanze di lavorazione, manutenzione, misure di
sicurezza,ecc) che presenta specifiche condizioni di rischio per l'integrità fisica e la vita? Se
questa classe esistesse non avrebbe più soltanto da perdere le proprie catene, ma avrebbe
comunque numerose e pesanti catene da perdere! Sarebbe spinta alla ribellione dalle
proprie specifiche condizioni vita e di lavoro, dalla propria esperienza di vita e non in base
a convincimenti, studi, ecc, ecc: riluttante a lottare perché "per vivere non ha altra
alternativa che la schiavitù salariale" , ma se è spinta alla lotta allora non ha proprio più
nulla da perdere, è già come morto per il padrone, per il sistema, l'unica prospettiva è la lotta vincente!
Si capisce allora il diffuso interesse a ignorare una tale condizione di vita! Essa non esiste più, e
nessuno pensa di identificarsi in tale condizione! Lo hanno affermato intere scuole sociologiche,
economiche, di pensiero: la classe operaia scompariva dalla televisione e dai giornali, quindi
non esisteva. La sociologia cattolica sostituì alla identità operaia il "campanile (comunale), la
parrocchia e la famiglia: Dio, Patria (piccolissima patria) e Famiglia. Evviva il "nuovo"!
Qualcuno cercò di sostituire il Partito Comunista con il nulla; la teoria e la pratica della lotta di classe,
il progetto del cambiamento con il movimento "verso l'orizzonte del cammino". Questo orizzonte non era
così vasto come sembrava, era un misero e mascherato viottolo per rientrare nel grembo da cui ci eravamo
staccati formando il PRC, soltanto che quel grembo ora è il liberista PD: lo hanno rincorso (e raggiunto) nel
suo arretramento.
L'intellettuale organico viene alla lotta di classe portandovi consapevolezza e conoscenze;
il proletario vi è costretto dalle condizioni di vita e di lavoro. Il primo può avere
"alternative, il secondo no; il primo oscilla...Ma OGGI che la logica del massimo profitto
minaccia la sopravvivenza del genere umano, OGGI anche l'intellettuale può giungere alla
conclusione di non poterne fare a meno...per istinto di conservazione, non lo fa soltanto per i
propri figli:arrendersi è veramente "contro natura"!
D) per un marxismo in movimento, contro un marxismo statico, contro un
movimento senza marxismo: ciò rimanda al far politica del movimento operaio,
alla funzione dei comunisti, i quali(c39 ss).
d0 “non costituiscono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai”
d1 “non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme”
d2 “non erigono principi particolari, sui quali vogliono modellare il movimento operaio”
d3 "mettono sempre in evidenza gli interessi comuni dell’intero proletariato, a prescindere
da quelli legati alle varie nazionalità, rappresentano sempre l’interesse del movimento
complessivo"
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d4 "mentre costituiscono la parte più risoluta dei partiti operai, hanno anche il vantaggio di conoscere le
condizioni, l’andamento, e i risultati generali del movimento operaio"
d5 “lo scopo immediato dei comunisti è quello stesso degli altri partiti proletari: formazione del
proletariato in classe, rovesciamento del dominio borghese, conquista del potere politico da
parte del proletariato”
d6-7 "le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto sopra idee e principi
scoperti da qualche innovatore del mondo, esse sono espressione generale dei rapporti
effettivi di una lotta di classe che già esiste, di un movimento storico che si svolge sotto i
nostri occhi"
d10;d31 – ciò che distingue il comunismo "è l’abolizione della proprietà borghese". Il comunismo
non toglie a nessuno la facoltà di appropriarsi dei prodotti sociali; toglie solo la facoltà di valersi di tale
appropriazione per asservire lavoro altrui.
D1)LE VERITA’ ASSOLUTE DEL MARXISMO: legate a determinati presupposti concreti
- Cerchi concentrici: proprietà privata - sfruttamento dell’uomo sull’uomo – sfruttamento
capitalistico, fasi fondamentali del capitalismo, ecc - Aggiornamenti e cambiamenti della
teoria :
Marx e la rivoluzione contemporanea in tutti i paesi sviluppati Il socialismo in un paese solo e lo sviluppo ineguale del capitalismo (oggi i paesi in via di
sviluppo: Brasile, India al WTO di Hong-Kong – l’imperialismo
Il Fronte Unito antifascista (G.Dmitrov) e i paesi a democrazia progressiva del
dopoguerra – il campo socialista - la via italiana al socialismo
Balbettiamo una nuova fase: USA – niente campo socialista – debolezza operaia – nei
nostri paesi relativo benessere e democrazia:lotta con gli strumenti della democrazia
OGGI v.pag.20"la mondializzazione - OGGI".
D2) INIZIA UNA NUOVA FASE DI INTERESSE PER IL MARXISMO.
Una ripresa “timida”: per la ghettizzazione e la criminalizzazione precedenti, per la debolezza
del movimento operaio: il marxismo viene ripresentato in aspetti parziali, attraverso opinabili
percorsi “interni” alla filosofia hegeliana, "contaminato" da formulazioni idealistiche:
Un processo “innocente” di compagni che tendono a rinnovare l’attenzione per il marxismo,
ma temono di provocare chiusure e rigetto a causa delle circostanze attuali
Un processo che in altri non è affatto innocente: perché mirato a presentarci un marxismo
mutilato, privo della spinta rivoluzionaria, inadatto a diventare un efficace strumento di lotta.
Questo processo per niente innocente è destinato a intensificarsi con lo svilupparsi di una
nuova fase dello scontro di classe e quindi col crescere dell’ interesse per il marxismo.
ma l’interesse è destinato a crescere e ve ne sono timidi indizi:
il nucleo fondamentale della teoria marxista (lotta di classe fra proletariato e borghesia, fino
alla distruzione del capitalismo - a partire dal piano economico, al complessivo piano politico) è
attuale e irrinunciabile per tutto il periodo storico del potere capitalistico
tale teoria ancora oggi è l’unica in grado di collegare concretamente i diversi movimenti di lotta
contro specifici aspetti del capitalismo nel rispetto e comprensione delle rispettive specificità,
perché teoria della lotta al capitalismo in quanto tale, a partire dal suo fondamento: lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il massimo profitto
ciò rimanda al compito urgente di portare avanti, in forma consapevole e organizzata, il
processo di formazione di un moderno partito comunista di massa, parte del movimento di lotta,
in grado di apportare in esso il proprio specifico contributo, condizione necessaria, anche se non
sufficiente, del successo dello scontro di classe perché se è vero che per lottare non occorre
essere comunisti è anche vero che occorrono i comunisti organizzati in partito perché la lotta
risulti vincente
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D3) LA LOTTA IDEOLOGICA È FONDAMENTALE
l’opportunismo nel movimento operaio cioè l’ abbandono dell’obiettivo finale: il porsi del
proletariato (e della stragrande maggioranza della popolazione) come classe dominante, distruzione del
potere politico e QUINDI economico della borghesia: il proletariato non ha potere economico (d68/71) –
occorrono misure autoritarie (imposte attraverso il potere politico) per arrivarci – diverse secondo i diversi
paesi
La socialdemocrazia: politica della borghesia per il proletariato > strati intermedi
borghesi < influenza nel Partito
Il revisionismo: rinuncia obiettivo finale da parte delle aristocrazie operaie che si formano
in una certa fase dello sviluppo economico borghese.
l’ultrasinistrismo può assumere vari aspetti:
malattia infantile del comunismo: a causa di scarsezza e rozzezza delle analisi sulle condizioni
concrete dello scontro di classe sostituisce i propri desideri alla realtà, cerca inesistenti scorciatoie
(“ci piace o no una certa iniziativa?” Ma la lotta di classe non è un gelato al limone piuttosto che alla crema: la
domanda è: ”quale è l’obiettivo migliore da porsi attualmente? Attraverso quali scelte, condotte, ecc. si può
ottenere il massimo ottenibile, date le circostanze?)
dispera di raggiungere l’obiettivo e vi rinuncia rifugiandosi in una sorta di “testimonianza
della verità” da martire cristiano: “opportunismo di sinistra”
non ricerca le strade per contribuire alla crescita oggettiva e soggettiva del “becchino”,
delle masse proletarie, ma sostituisce ad esse la propria intelligenza, o, peggio la propria azione
di vertice. Si sente al di sopra del movimento di lotte, non al suo interno, non comprende che la
vera crescita si fa insieme.
è semplicemente la “copertura” per giustificare il proprio scarso impegno o il totale
disimpegno dalla lotta, cioè la copertura dell’opportunismo...Le nuove forme di lotta...nascono
dalla sperimentazione e verifica nella pratica delle forme vecchie e NON a tavolino
noi cresciamo insieme agli altri compagni, il nostro circolo insieme agli altri circoli, tutto il partito
insieme e all’interno dei movimenti di lotta: chi offre metodicamente il proprio impegno alla lotta di
classe, opera nel partito, assolve ad una funzione essenziale, ma corre sempre il pericolo di staccarsi
dagli altri compagni, dalla nostra gente, di assumere atteggiamenti aristocratici, di distacco e di
impazienza:
 Ho una buona idea? Non serve a nulla se non diventa patrimonio di tutto il Partito e delle
masse proletarie, perché soltanto allora passa dal mondo delle idee a quello della realtà, diventa una
forza reale che incide sulla situazione...La predicazione della nostra “buona” idea non sempre è la strada
migliore(ancora una volta a/1-a/2,pag.8).: occorre tener d’ occhio e contribuire a processi reali di
cambiamento strutturali e sovrastrutturali, oggettivi e soggettivi, nei singoli,nelle collettività, nei rapporti
di forza
 C’è sempre un buon motivo di “destra” e un buon motivo di “sinistra” per scordarsi di questa “verità
assoluta” del marxismo.
Un marxismo dinamico o più marxismi ad ogni cambiamento? (v.pag.23/D1) (c1)
Lotta con strumenti democrazia -difesa e sviluppo suffragio universale:il proporzionale – democrazia –
benessere; unità anticapitalista/unità del popolo e dei popoli (Bombay)= unità di classe; ma anche alleanza
con piccola e media borghesia, percettori di reddito fisso: la teoria dei blocchi sociali - il bonapartismo
del suffragio universale e dell’appello diretto alle masse, del rifiuto della mediazione degli interessi, della
passivizzazione come base per la tenuta del potere: l’antipolitica. Il bipolarismo: attacco reazionario
al dualismo della nostra costituzione
L’estremismo non è solo un pericolo elettorale!!!
L’opportunismo il pericolo più consistente:
Ci vengano pure a dire "il VII Congresso è finito, perché continuare a rivangare il passato, a combattere
certe battaglie?" Una malattia così grave non si risolve con un Congresso; certe idee nascono dalle
contraddizioni di classe: le vostre stesse parole sono la dimostrazione della necessità della lotta ideologica,
perché voi non lo avete mai capito, oppure vi siete scordati di questa verità, oppure fingete! La scelta di
campo è presupposto necessario per la formulazione di un progetto politico, di una tattica e
strategia comunista, per non cadere in una politica del "giorno per giorno"; di gestione dell'esistente; di
tecnicismi: nella politica istituzionale di una "buona" borghesia illuminata. Come dice Engels non
esistono soltanto due forme della lotta di classe, ma tre: economica, politica ed ideologica.
23
VIII-IX incontro - 1 -2009/2010
spunti tratti da: Marx-Engels: “LA SACRA FAMIGLIA”Ovvero critica della
“critica-critica”: Contro Bruno Bauer e consorti (stralci)
A1) La proprietà privata, come proprietà privata, come ricchezza, è costretta a mantenere in
essere se stessa e con ciò il suo termine antitetico, il proletariato. LATO POSITIVO
DELL’ANTITESI; la proprietà privata che ha in sé il suo appagamento. A2) Invece il proletariato...è
costretto a negare se stesso e con ciò il termine antitetico che lo condiziona e lo fa proletariato, e
cioè la proprietà privata. Esso è il LATO NEGATIVO DELLA ANTITESI, la sua irrequietezza in
sé, la proprietà privata dissolta e dissolventesi.
A3) La classe possidente e la classe del proletariato rappresentano la stessa
autoestraniazione umana. Ma la prima classe si sente completamente a suo agio in questa
autoestraniazione, sa che la estraniazione è la sua propria potenza ed ha in essa la parvenza di
un’esistenza umana; la seconda si sente annientata nell’estraniazione, vede in essa la sua
impotenza e la realtà di un’esistenza non umana...
A4) In seno all’ antitesi, dunque, il proprietario privato è il partito della conservazione, ed il
proletario il partito della distruzione... Il primo lavora alla conservazione dell’antitesi, il
secondo alla sua distruzione...[...] Se il proletariato vince...vince solo superando se stesso e il
suo opposto. Allora scompare tanto il proletariato (in quanto operaio salariato sfruttato dal capitale - n.d.c. )
quanto l’antitesi che lo condiziona, e cioè la proprietà privata.
A5) Se gli scrittori socialisti attribuiscono al proletariato questa funzione storico-mondiale, ciò
non accade affatto come la critica-critica (la concezione di Bruno Bauer – n.d.c.) pretende di credere ,
perché essi considerano i proletari come degli dei. Ma perché...nelle condizioni di vita del
proletariato sono riassunte tutte le condizioni di vita dell’odierna società, nella loro forma
più inumana; perché l’uomo nel proletariato ha perduto se stesso, ma, contemporaneamente
non solo ha acquistato la coscienza teorica di questa perdita, bensì è stato spinto
direttamente dalla necessità alla ribellione contro questa inumanità; ecco per quali ragioni il
proletariato può e deve emanciparsi. Ma esso non può emanciparsi senza sopprimere le
proprie condizioni di vita. Esso non può sopprimere le proprie condizioni di vita senza
sopprimere tutte le inumane condizioni di vita della società attuale, che si riassumono nella
sua situazione...
Il metodo hegeliano
A6) Dal particolare (mele,pere,ecc) al generale (frutto)...I particolari frutti reali
non
rappresentano più che frutti parventi il cui vero essere è la sostanza: il frutto...
A9)...I diversi frutti profani sono manifestazioni vitali diverse dell’unico frutto, sono
cristallizzazioni che il frutto stesso forma...le differenze che separano l’uno dall’altra, mela, pera,
mandorla, sono precisamente autodifferenziazioni del frutto.
A11) Ma le mele,le pere, ecc. che ritroviamo nel mondo speculativo non sono che mele in
apparenza, pere in apparenza, infatti esse sono momenti vitali del frutto, di questo astratto
essere intellettivo, e quindi sono, essi stessi, astratti esseri intellettivi...Perciò nella speculazione
trovi tutti frutti reali, ma come frutti che hanno un superiore significato mistico, venuti fuori
dall’etere del tuo cervello, incarnazioni del frutto, del soggetto assoluto, in una mistica
connessione in cui si realizza gradualmente e passa necessariamente “il frutto”
A12) Il filosofo speculativo ha compiuto un miracolo, ha prodotto dall’irreale essere intellettivo
“il frutto”, i reali esseri naturali, i diversi frutti, e li ha creati dal suo proprio intelletto astratto
che egli immagina come un soggetto assoluto esistente fuori di sé.
La critica critica di Bruno Bauer
A16) La critica assoluta parte dal dogma dell’ assoluta pienezza dei diritti dello spirito...della esistenza
dello spirito fuori del mondo, cioè fuori della massa dell’umanità... lo spirito è assoluto, ma si
24
trasforma, disgraziatamente, in mancanza di spirito...deve necessariamente avere un
avversario che intriga contro di lui. La massa è proprio questo avversario.
A17) Altrettanto avviene col progresso, vi sono costantemente regressi e movimenti involutivi: il
progresso è assoluto, ma ha un avversario personale: la massa...che è distinta dalle masse reali e
esiste come la massa solo per la critica...
A19) Già in Hegel lo spirito assoluto della storia ha nella massa il suo materiale e solo nella
filosofia la sua espressione adeguata. Il filosofo tuttavia appare come l’organo in cui lo spirito
assoluto che fa la storia arriva alla coscienza al termine del movimento, a cose fatte.
A20) Il signor Bruno sopprime l’insufficienza di Hegel...Egli dichiara che la critica è lo spirito
assoluto e che egli stesso è la critica...La critica sa perciò di essere esclusivamente incarnata non
in una massa, ma in una ristretta piccola schiera di uomini eletti, nel signor Bauer e nei suoi
discepoli... L’atto di trasformazione della società si riduce all’attività cerebrale della critica
critica...
A22) La storia non fa niente, essa non possiede nessuna enorme ricchezza, non combatte
nessuna lotta. E’ l’uomo, invece, l’uomo reale e vivente colui che fa tutto, possiede e
combatte tutto; non è affatto la storia che si serve dell’uomo come mezzo per attuare i suoi
fini: essa non è altro che l’attività dell’uomo che persegue i suoi fini.
A23) Noi riconosceremo rispettosamente l’abisso che si apre tra la storia come accadde realmente
e la storia come accadde secondo il decreto della critica assoluta. A questa critica “comunista” e
della “critica critica” corrispose in pratica il movimento della grande massa. Bisogna aver
conosciuto lo studio, l’avidità di sapere, l’energia morale, l’impulso a progredire senza sosta degli
operai francesi e inglesi, per potersi fare un’idea dell’umana nobiltà di questo movimento.
spunti tratti da: Karl Marx - Friedrich Engels - L' IDEOLOGIA
TEDESCA(stralci)
Prefazione
Finora gli uomini si sono sempre fatti idee false intorno a se stessi, intorno a ciò che essi sono o devono
essere. In base alle loro idee di Dio, dell’uomo normale, ecc. essi hanno regolato i loro rapporti. I parti della
loro testa sono diventati più forti di loro. Essi, creatori, si sono inchinati di fronte alle loro creature.
Liberiamoli dalle chimere, dalle idee, dai dogmi, dagli esseri prodotti dall’immaginazione, sotto il cui giogo
essi languiscono. Ribelliamoci contro questa dominazione dei pensieri. Insegniamo loro a
sostituire queste immaginazioni con pensieri che corrispondano all’essenza dell’uomo, dice
uno; a comportarsi criticamente verso di esse, dice un altro; a togliersele dalla testa, dice un
terzo, e la realtà ora esistente andrà in pezzi.
2) Una volta un valentuomo si immaginò che gli uomini annegassero nell’acqua soltanto perché
ossessionati dal pensiero della gravità. Se si fossero tolti di mente questa idea, dimostrando per
esempio che era un’idea superstiziosa, un’idea religiosa, si sarebbero liberati dal pericolo di annegare. Per
tutta la vita costui combatté l’illusione della gravità, delle cui dannose conseguenze ogni statistica gli offriva
nuove e abbondanti prove. Questo valentuomo era il tipo del nuovo filosofo rivoluzionario tedesco. -
Scritta da Marx nell’estate del 1846.
Libro primo.Feuerbach.
3) Secondo quanto vanno dicendo certi ideologi tedeschi, la Germania ha compiuto negli
ultimi anni una rivoluzione senza confronti... È stata una rivoluzione di fronte alla quale quella
francese è un giuoco da bambini, una lotta mondiale al cui confronto le lotte dei diadochi appaiono
insignificanti. Tutto ciò sarebbe accaduto nel pensiero puro.
7) I Vecchi hegeliani avevano compreso qualsiasi cosa, non appena l’avevano ricondotta ad una
categoria logica hegeliana. I Giovani hegeliani criticarono qualsiasi cosa scoprendo in essa
idee religiose o definendola teologica. I Giovani hegeliani concordano con i Vecchi hegeliani
in quanto credono al predominio della religione, dei concetti, dell’universale nel mondo
esistente; solo che gli uni combattono quel predominio come usurpazione, mentre gli altri lo
esaltano come legittimo.
8) Poiché questi Giovani hegeliani considerano le rappresentazioni, i pensieri, i concetti, e in
genere i prodotti della coscienza da loro fatta autonoma, come le vere catene degli uomini, così
come i Vecchi hegeliani ne facevano i veri legami della società umana, s’intende facilmente che
i Giovani hegeliani devono combattere soltanto contro queste illusioni della coscienza.
25
9) A nessuno di questi filosofi è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia
tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale.
10) I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti
reali, dai quali si può astrarre solo nell’immaginazione. Essi sono gli individui reali, la loro
azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti
quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione Questi presupposti sono dunque constatabili per
via puramente empirica.
17) I diversi stadi di sviluppo della divisione del lavoro sono altrettante forme diverse della
proprietà; vale a dire, ciascun nuovo stadio della divisione del lavoro determina anche i rapporti
fra gli individui in relazione al materiale, allo strumento e al prodotto del lavoro.
18) La prima forma di proprietà è la proprietà tribale
19) La seconda forma è la proprietà della comunità antica e dello Stato, che ha origine
dall’unione di più tribù in una città, mediante patto o conquista, e in cui continua ad esistere la
schiavitù. Accanto alla proprietà della comunità già si sviluppa la proprietà privata mobiliare e in seguito
anche la immobiliare, che però è una forma anormale, subordinata alla proprietà della comunità . 21)Con lo
sviluppo della proprietà privata appaiono qui per la prima volta quelle stesse condizioni che ritroveremo,
soltanto in misura più estesa, nella proprietà privata moderna.
22) La terza forma è la proprietà feudale o degli ordini Mentre l’antichità muoveva dalla città e dalla
sua piccola cerchia, il Medioevo muoveva dalla campagna. 23)A questa organizzazione feudale del
possesso fondiario corrispondeva nelle città la proprietà corporativa, l’organizzazione feudale
dell’artigianato. Qui la proprietà consisteva principalmente nel lavoro di ciascun singolo. La necessità di
associarsi contro la rapace nobiltà associata, il bisogno di mercati coperti comuni in un tempo in cui
l’industriale era insieme mercante, la crescente concorrenza dei servi della gleba fuggitivi che affluivano
nelle città fiorenti, l’organizzazione feudale dell’intero paese, portarono alle corporazioni; i piccoli capitali
risparmiati a poco a poco da singoli artigiani e il loro numero stabile in seno a una popolazione crescente
fecero sviluppare il rapporto di garzone e di apprendista, che dette origine a una gerarchia simile a quella
esistente nelle campagne. 24)Nell’età feudale dunque la proprietà principale consisteva da una
parte nella proprietà fondiaria col lavoro servile che vi era legato, dall’altra nel lavoro
personale con un piccolo capitale che si assoggettava il lavoro dei garzoni. L’organizzazione
dell’una e dell’altro era condizionata dalle ristrette condizioni della produzione: la limitata e rozza cultura
della terra e l’industria di tipo artigianale. Durante il fiorire del feudalesimo la divisione del lavoro era assai
limitata. Ogni paese portava in sé l’antagonismo di città e campagna; l’organizzazione in ordini era
fortemente marcata, ma al di fuori della separazione fra principi, nobiltà, clero e contadini nelle campagne,
e fra maestri, garzoni, apprendisti e ben presto anche plebei a giornata nelle città, non esisteva alcuna
divisione di rilievo. Nell’agricoltura vi si opponeva la coltivazione parcellare, accanto alla quale sorgeva
l’industria domestica degli stessi contadini, nell’industria il lavoro non era affatto diviso all’interno dei
singoli mestieri, pochissimo diviso fra un mestiere e l’altro. La divisione fra industria e commercio
preesisteva nelle città più antiche, mentre nelle nuove si sviluppava lentamente, quando fra esse si
stabilivano rapporti.
26) Individui determinati che svolgono un’attività produttiva secondo un modo determinato
entrano in questi determinati rapporti sociali e politici... L’organizzazione sociale e lo Stato
risultano costantemente dal processo della vita di individui determinati; ma di questi individui, non quali
possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente, cioè come operano e
producono materialmente, e dunque agiscono fra limiti, presupposti e condizioni materiali determinate e
indipendenti dal loro arbitrio.
27) La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo
direttamente intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini,
linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli
uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale.
Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio
della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc. di un popolo.
28) Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza.
29) Questo modo di giudicare...muove dai presupposti reali e non se ne scosta per un solo istante.
I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma
nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni
determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attivo, la storia cessa
26
di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch’essi astratti, o
un’azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti. (l'URSS,Stalin - il fascismo,
Mussolini, Churchill, ecc, ecc.:molto di ciò che fanno i governanti dipende della circostanze e dagli interessi che
essi portano avanti)
31) il presupposto che per poter ”fare storia” gli uomini devono essere in grado di vivere
Ma il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l’abitazione, il vestire e altro ancora. La
prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la
produzione della vita materiale stessa, e questa è precisamente un’azione storica, una condizione
fondamentale di qualsiasi storia, che ancora oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni
giorno e ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini.
32) Il secondo punto è che il primo bisogno soddisfatto, l’azione del soddisfarlo e lo strumento
già acquistato di questo soddisfacimento portano a nuovi bisogni
33) Il terzo rapporto che interviene fino dalle prime origini nello sviluppo storico, è che gli
uomini, i quali rifanno ogni giorno la loro propria vita, cominciano a fare altri uomini, a
riprodursi; è il rapporto fra uomo e donna, fra genitori e figli: la famiglia. Questa famiglia,
che da principio è l’unico rapporto sociale, diventa più tardi, quando gli aumentati bisogni creano
nuovi rapporti sociali e l’aumentato numero della popolazione crea nuovi bisogni, un rapporto
subordinato... Questi tre aspetti dell’ attività sociale non vanno concepiti come tre gradi diversi,
ma appunto solo come tre aspetti, o come tre “momenti”(tanto per scrivere in maniera chiara per i
tedeschi), i quali sono esistiti fin dall’inizio della storia e fin dai primi uomini e ancor oggi hanno il loro
peso nella storia.
34) La produzione della vita, tanto della propria nel lavoro quanto dell’altrui nella
procreazione, appare già in pari tempo come un duplice rapporto: naturale da una parte,
sociale dall’altra, sociale nel senso che si attribuisce a una cooperazione di più individui... Da
ciò deriva che un modo di produzione o uno stadio industriale determinato è sempre unito
con un modo di cooperazione o uno stadio sociale determinato, e questo modo di
cooperazione è anche esso una “forza produttiva”; ne deriva che la quantità delle forze
produttive accessibili agli uomini condiziona la situazione sociale e che dunque la “storia
dell’umanità”deve essere sempre studiata e trattata in relazione con la storia dell’industria e
dello scambio...Appare già dunque, fin dall’origine, un legame materiale fra gli uomini, il
quale è condizionato dai bisogni e dal modo della produzione ed è antico quanto gli stessi
uomini; un legame che assume sempre nuove forme e dunque presenta una “storia”, anche
senza che esista alcun non-senso politico o religioso fatto apposta per tenere congiunti gli uomini.

La vita delle società nel "Manifesto"
a)vecchi strati sociali vengono assorbiti - restano spezzoni - si formano nuove stratificazioni
sociali intermedie che in genere sono anelli che collegano al “ponte di comando”:(c6/8: “ha
sospinto nel retroscena”, non distrutto)
b) il processo di mondializzazione (c8;17-18) – le nuove forme non annullano le vecchie
(l’antica Roma e le basi americane)- l’ accaparramento delle materie prime e delle terre esiste
ancora - vecchio e nuovo colonialismo - vecchio e nuovo imperialismo:colonialismo feudale
mercantilista - colonialismo capitalista (Manifesto: sbocco prodotti dei paesi sviluppati c17)colonialismo imperialista(sbocco capitali, scambio ineguale, produzioni a più alto valore aggiunto) colonialismo attuale (speculazione, commercializzazione, marketing, marchi, loghi, ecc.: la produzione
manifatturiera (salvo moderni armamenti), con le sue contraddizioni, verso i paesi in via di sviluppo)
LE DIVERSE FORME DI SFRUTTAMENTO SOPRAVVIVONO NELLE NUOVE EPOCHE
(PERFINO LA SCHIAVITÙ è esistita nelle colonie portoghesi e spagnoli dal 1500 al 1800 (1863 USA, ad
esclusione del sud; seguono altri Stati, ma la dichiarazione di abolizione veramente universale si ha nel
1948 con la Convenzione di Ginevra). Oggi ritorna nei nostri paesi...nelle condizioni del capitalismo in
putrefazione.
c) continuo rivoluzionamento dei mezzi e dei rapporti di produzione (c16)
d) lotta delle classi emergenti contro le vecchie classi dominanti (c40)
e) corrispondentemente cambiano le condizioni di vita e di lavoro, i rapporti tra le persone
e le classi, l’esperienza, le idee, i ragionamenti (c16;d58-59)
f) e a sua volta tutto ciò influisce sugli assetti sociali, sulle idee, sulle forme di lotta
27

35) Solo a questo punto, dopo avere già considerato quattro momenti, quattro aspetti delle
condizioni storiche originarie, troviamo che l’uomo ha anche una “coscienza” Ma anche
questa non esiste, fin dall’inizio, come “pura”coscienza...Il linguaggio è antico quanto la coscienza,
il linguaggio è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per altri uomini e che dunque è la sola esistente
anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge soltanto dal bisogno, dalla necessità di
rapporti con altri uomini. Là dove un rapporto esiste, esso esiste per me;[il punto di vista!]
l’animale non “ha rapporti” con alcunché e non ha affatto rapporti. Per l’animale, i suoi rapporti con altri
non esistono come rapporti.
36) La coscienza è dunque fin dall’inizio un prodotto sociale e tale resta fin tanto che in
genere esistono uomini. Naturalmente, la coscienza è innanzi tutto semplice coscienza dell’ambiente
sensibile immediato e del limitato legame con altre persone e cose esterne all’individuo che prende
coscienza di sé; in pari tempo è coscienza della natura, che inizialmente si erge di contro agli uomini come
una potenza assolutamente estranea, onnipotente e inattaccabile, verso la quale gli uomini si comportano
in modo puramente animale e dalla quale si lasciano dominare come le bestie.
37) Questa coscienza da montone o tribale perviene a uno sviluppo e a un perfezionamento ulteriore in
virtù dell’accresciuta produttività, dell’aumento dei bisogni e dell’aumento della popolazione che sta alla
base dell’uno e dell’altro fenomeno. Si sviluppa così la divisione del lavoro, che in origine era niente
altro che la divisione del lavoro nell’atto sessuale, e poi la divisione del lavoro che si produce
spontaneamente o “naturalmente” in virtù della disposizione naturale (per esempio la forza fisica), del
bisogno, del caso, ecc.
38) La divisione del lavoro diventa una divisione reale solo dal momento in cui interviene
una divisione fra il lavoro manuale e il lavoro mentale. Da questo momento in poi la
coscienza può realmente figurarsi di essere qualche cosa di diverso dalla coscienza della
prassi esistente, concepire realmente qualche cosa senza concepire alcunché di reale: da
questo momento la coscienza è in grado di emanciparsi dal mondo e di passare a formare la
“pura” teoria, teologia, filosofia, morale, ecc. Ma anche quando questa teoria, teologia,
filosofia, morale, ecc. entrano in contraddizione con i rapporti esistenti, ciò può accadere
soltanto per il fatto che i rapporti sociali esistenti sono entrati in contraddizione con le forze
produttive esistenti; d’altra parte in una determinata cerchia nazionale di rapporti ciò può anche
accadere per essersi prodotta la contraddizione non all’interno di questa cerchia nazionale, ma fra questa
coscienza nazionale e la prassi delle altre nazioni, cioè fra la coscienza nazionale e la coscienza universale di
una nazione.
39) Questi tre momenti, la forza produttiva, la situazione sociale e la coscienza, possono e
debbono entrare in contraddizione fra loro, perché con la divisione del lavoro si dà la possibilità,
anzi la realtà, che l’attività spirituale e l’attività materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il
consumo tocchino a individui diversi, e la possibilità che essi non entrino in contraddizione sta solo nel
tornare ad abolire la divisione del lavoro..
40) La divisione del lavoro, che implica tutte queste contraddizioni e che a sua volta è fondata
sulla divisione naturale del lavoro nella famiglia e sulla separazione della società in singole
famiglie opposte l’una all’altra, implica in pari tempo anche la ripartizione, e precisamente la
ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti, e quindi
la proprietà, che ha già il suo germe, la sua prima forma, nella famiglia, dove la donna e i
figli sono gli schiavi dell’uomo.
41) La schiavitù nella famiglia, che certamente è ancora molto rudimentale e allo stato
latente, è la prima proprietà, che del resto in questa fase corrisponde già perfettamente alla
definizione degli economisti moderni, secondo cui essa consiste nel disporre di forza-lavoro altrui. Del
resto divisione del lavoro e proprietà privata sono espressioni identiche: con la prima si esprime in
riferimento all’attività esattamente ciò che con l’altra si esprime in riferimento al prodotto
dell’attività.
42) Inoltre con la divisione del lavoro è data altresì la contraddizione fra l’interesse del singolo
individuo o della singola famiglia e l’interesse collettivo di tutti gli individui che hanno
rapporti reciproci; e questo interesse collettivo non esiste puramente nell’immaginazione, come
“universale”, ma esiste innanzi tutto nella realtà come dipendenza reciproca degli individui fra i quali il
lavoro è diviso.
43) appena il lavoro comincia ad essere diviso ciascuno ha una sfera di attività determinata
ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o
28
pastore, o critico critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere...Questo
fissarsi dell’attività sociale, questo consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere obiettivo che ci
sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i
nostri calcoli, è stato fino ad oggi uno dei momenti principali dello sviluppo storico.
44) Appunto da questo antagonismo fra interesse particolare e interesse collettivo l’interesse
collettivo prende una configurazione autonoma come Stato, separato dai reali interessi singoli e
generali, e in pari tempo come comunità illusoria, ma sempre sulla base reale di legami esistenti in ogni
conglomerato familiare e tribale, come la carne e il sangue, la lingua, la divisione del lavoro accentuata e
altri interessi, e soprattutto — come vedremo più in particolarmente in seguito — sulla base delle classi
già determinate dalla divisione del lavoro, che si differenziano in ogni raggruppamento
umano di questo genere e delle quali una domina tutte le altre.
45) Ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia,
aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto (bipolarismo, bipartitismo:hanno un
significato di classe?),
ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono
condotte le lotte reali delle diverse classi, e inoltre che ogni classe la quale aspiri al dominio,
anche quando, come nel caso del proletariato, il suo dominio implica il superamento di tutta
la vecchia forma della società e del dominio in genere, deve dapprima conquistarsi il potere
politico per rappresentare a sua volta il suo interesse come l’universale, essendovi costretta in un
primo momento.
46) Appunto perché gli individui cercano soltanto il loro particolare interesse, che per loro
non coincide col loro interesse collettivo, questo viene imposto come un interesse “generale”,
anch’esso a sua volta particolare e specifico, ad essi “estraneo”e da essi “indipendente”, o gli
stessi individui devono muoversi in questo dissidio, come nella democrazia.
47) Questa “estraniazione”; per usare un termine comprensibile ai filosofi, naturalmente può
essere superata soltanto sotto due condizioni pratiche. Affinché essa diventi un potere
“insostenibile”, cioè un potere contro il quale si agisce per via rivoluzionaria, occorre che
essa abbia reso la massa dell’umanità affatto “priva di proprietà”e l’abbia posta altresì in
contraddizione con un mondo esistente della ricchezza e della cultura, due condizioni che
presuppongono un grande incremento della forza produttiva, un alto grado del suo
sviluppo; e d’altra parte questo sviluppo delle forze produttive (in cui è già implicita
l’esistenza empirica degli uomini sul piano della storia universale, invece che sui piano locale) è
un presupposto pratico assolutamente necessario anche perché senza di esso si
generalizzerebbe soltanto la miseria e quindi col bisogno ricomincerebbe anche il conflitto
per il necessario e ritornerebbe per forza tutta la vecchia merda, e poi perché solo con
questo sviluppo universale delle forze produttive possono aversi relazioni universali fra gli
uomini, ciò che da una parte produce il fenomeno della massa “priva di proprietà”
contemporaneamente in tutti i popoli (concorrenza generale), fa dipendere ciascuno di essi
dalle rivoluzioni degli altri, e infine sostituisce agli individui locali individui inseriti nella storia
universale, individui empiricamente universali.
48) SENZA DI CHE:
a) il comunismo potrebbe esistere solo come fenomeno locale,
b) le stesse potenze dello scambio non si sarebbero potute sviluppare come potenze universali,
e quindi insostenibili, e sarebbero rimaste “circostanze”relegate nella superstizione domestica,
c) ogni allargamento delle relazioni sopprimerebbe il comunismo locale.
49) Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in
“una volta”e simultaneamente, ciò che presuppone lo sviluppo universale della forza
produttiva e le relazioni mondiali che esso comunismo implica.
51) Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la
realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose
presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.
29
52) D’altronde la massa di semplici operai — forza lavorativa privata in massa del capitale o di
qualsiasi limitato soddisfacimento — e quindi anche la perdita non più temporanea di questo
stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il
mercato mondiale. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale...
Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata
direttamente alla storia universale.
54) La società civile comprende tutto il complesso delle relazioni materiali fra gli individui
all’interno di un determinato grado di sviluppo delle forze produttive. Essa comprende tutto il
complesso delle vita commerciale e industriale di un grado di sviluppo e trascende quindi lo Stato e la
nazione, benchè, d’ altra parte, debba nuovamente affermarsi verso l’esterno come nazionalità e
organizzarsi verso l’interno come Stato. Il termine società civile sorse nel secolo diciottesimo, quando i
rapporti di proprietà si erano già fatti strada fuori del tipo di comunità antico e medievale.
 SULLA PRODUZIONE DELLA COSCIENZA
55) Nella storia fino ad oggi trascorsa è certo un fatto empirico che i singoli individui, con
l’allargarsi dell’attività sul piano storico universale, sono stati sempre asserviti a un potere a
loro estraneo (oppressione che essi si sono rappresentati come un dispetto del cosiddetto spirito
del mondo ecc.), a un potere che è diventato sempre più smisurato e che in ultima istanza si
rivela come mercato mondiale....Che la ricchezza spirituale reale dell’individuo dipenda
interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali, è chiaro dopo quanto si è detto. Soltanto
attraverso quel passo i singoli individui vengono liberati dai vari limiti nazionali e locali,
posti in relazione pratica con la produzione (anche spirituale) di tutto il mondo e messi in
condizione di acquistare la capacità di godere di questa produzione universale di tutta la
terra (creazioni degli uomini).
56) Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti: spiegare il processo reale della
produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata, assumere
come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di
produzione e che da esso è generata, dunque la società civile nei suoi diversi stadi, e sia
rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni
teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc. ecc. e seguire sulla base di
queste il processo della sua origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa
nella sua totalità (e quindi anche la reciproca influenza di questi lati diversi l’uno sull’altro) .
57) Essa non deve cercare in ogni periodo una categoria, come la concezione idealistica della storia, ma
resta salda costantemente sul terreno storico reale, non spiega la prassi partendo dall’idea, ma
spiega le formazioni di idee partendo dalla prassi materiale, e giunge di conseguenza anche al
risultato che tutte le forme e prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica
intellettuale, risolvendoli nell’ ”autocoscienza” o trasformandoli in “spiriti”, “fantasmi”, “spettri”, ecc., ma
solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche
sono derivate; che non la critica, ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche della storia della
religione, della filosofia e di ogni altra teoria..
58) Essa mostra che la storia non finisce col risolversi nella “autocoscienza”come “spirito dello
spirito”, ma che in essa ad ogni grado si trova un risultato materiale, una somma di forze
produttive, un rapporto storicamente prodotto con la natura e degli individui fra loro, che ad ogni
generazione è stata tramandata dalla precedente una massa di forze produttive, capitali e
circostanze, che da una parte può senza dubbio essere modificata dalla nuova generazione,
ma che d’altra parte impone ad essa le sue proprie condizioni di vita e le dà uno sviluppo
determinato, uno speciale carattere; che dunque le circostanze fanno gli uomini non meno di
quanto gli uomini facciano le circostanze. Questa somma di forze produttive, di capitali e di forme di
relazioni sociali, che ogni individuo e ogni generazione trova come qualche cosa di dato, è la base reale di
ciò che i filosofi si sono rappresentati come “sostanza”ed “essenza dell’uomo”, di ciò che essi hanno
divinizzato e combattuto, una base reale che non è minimamente disturbata, nei suoi effetti e nei suoi
influssi sulla evoluzione degli uomini, dal fatto che questi filosofi, in quanto “autocoscienza”e “unico”, si
ribellano ad essa.
59) Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi
decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no
30
abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano
questi elementi materiali per un rivolgimento totale -cioè da una parte le forze produttive
esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce
rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora
esistente, ma contro la stessa “produzione della vita”come è stata fino a quel momento, la
“attività totale”su cui questa si fondava.
60) Finora tutta la concezione della storia ha puramente e semplicemente ignorato questa base
reale della storia oppure l’ha considerata come un semplice fatto marginale, privo di qualsiasi
legame con il corso storico... Il rapporto dell’uomo con la natura è quindi escluso dalla storia,
e con ciò è creato l’antagonismo, fra natura e storia.
(1)certi ambientalisti. 2)la "scienza storica" che risolve la storia dell'URSS in Stalin, come quella del fascismo in
Mussolini...basta divinizzare o demonizzare il "capo": l'importante è non capire) Questa concezione quindi ha
visto nella storia soltanto azioni di capi, di Stati e lotte religiose e in genere teoriche, e in ogni epoca, in
particolare, ha dovuto condividere l’illusione dell’epoca stessa.
61) La filosofia della storia di Hegel è l’ultima conseguenza, portata alla sua “espressione più pura”, di tutta
questa storiografia tedesca, nella quale non si tratta di interessi reali e neppure politici, ma di puri
pensieri, e allora a san Bruno essa non può apparire che come una serie di “pensieri”, di cui
l’uno divora l’altro e infine scompare nell’”autocoscienza”
62) Questa concezione è realmente religiosa, postula l’uomo religioso come l’uomo originario, dal
quale deriva tutta la storia, e nella sua immaginazione pone la produzione di fantasie religiose al posto della
produzione reale dei mezzi di sussistenza e della vita stessa. 63)san Bruno arriva fino al punto di
sostenere che soltanto “la critica e i critici hanno fatto la storia”
64) Feuerbach vuole dunque, come gli altri teorici, suscitare soltanto una giusta coscienza su
un fatto esistente, mentre per il comunista autentico ciò che importa è rovesciare questo
esistente.
65) Feuerbach nella Filosofia dell’avvenire i spiega come l’essere di una cosa o di un uomo sia
anche la loro essenza, come le condizioni determinate di esistenza, il modo di vita e l’attività
di un individuo animale o umano siano quelle in cui la sua “essenza” si sente soddisfatta.
Qui ogni eccezione viene espressamente considerata come un caso disgraziato, come una
anormalità che non può essere modificata... Se dunque milioni di proletari non si sentono per
niente soddisfatti delle loro condizioni di esistenza, se il loro “essere”... [contraddice la loro “essenza”,
questa è certamente una anormalità... Fuerbach si contenta di constatare questo fatto...si pone di fronte
ad esso soltanto come teorico mentre]... in realtà per il materialista pratico, cioè per il comunista si
tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose incontrato e di
trasformarlo.
73) La storia non è altro che la successione delle singole generazioni, ciascuna delle quali
sfrutta i materiali, i capitali, le forze produttive che le sono stati trasmessi da tutte le
generazioni precedenti, e quindi da una parte continua, in circostanze del tutto cambiate,
l’attività che ha ereditato; d’altra parte modifica le vecchie circostanze con un’attività del
tutto cambiata; è un processo che sul terreno speculativo viene distorto al punto di fare della storia
successiva lo scopo della storia precedente, di assegnare per esempio alla scoperta dell’America lo
scopo di favorire lo scoppio della Rivoluzione francese; per questa via poi la storia riceve i suoi scopi
speciali e diventa una “persona accanto ad altre persone” (che sono: “autocoscienza, critica, unico”, ecc.),
mentre ciò che vien designato come “destinazione”, “scopo”, “germe”, “idea”della storia anteriore altro non
è che un’astrazione della storia posteriore, un’astrazione dell’influenza attiva che la storia anteriore esercita
sulla successiva.
74) A mano a mano che l’originario isolamento delle singole nazionalità viene annullato dal
modo di produzione sviluppato, dalle relazioni e dalla conseguente divisione naturale del
lavoro fra le diverse nazioni, la storia diventa sempre più storia universale
75) Da ciò segue che questa trasformazione della storia in storia universale è non già un
semplice fatto astratto della “autocoscienza”, dello spirito del mondo o di qualche altro
fantasma metafisico, ma un fatto assolutamente materiale, dimostrabile empiricamente, un
fatto dì cui ciascun individuo dà prova nell’andare e venire, nel mangiare, nel bere e nel
vestirsi.
76) Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è
la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La
31
classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi
della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai
quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che
l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi
come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe
dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe
dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano in quanto dominano
come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta
la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che
regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro
idee sono le idee dominanti dell’epoca. (e gli operai non "pensano"? Hanno dunque una loro ideologia, le
idee della classe oppressa che deve ribellarsi, che si ribella, che concepisce questa ribellione e che sviluppa la
coscienza, la "tecnica" e la cultura della ribellione)

 LENIN:KARL MARX-tre fonti e tre parti integranti del marxismo 1913
-104 "Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase,
dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi,
essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle
illusioni. I fautori delle riforme e dei miglioramenti saranno sempre ingannati dai difensori del
passato, fino a quando non avranno compreso che ogni vecchia istituzione, per barbara e corrotta
che essa sembri, si regge sulle forze di queste o quelle classi dominanti. E per spezzare la resistenza
di queste classi vi è un solo mezzo: trovare nella stessa società che ci circonda, educare e
organizzare per la lotta forze che possono - e che per la loro situazione sociale debbano - spazzar
via il vecchio ordine e crearne uno nuovo."
83) In tutto il mondo civile la dottrina di Marx si attira la più grande ostilità e l'odio più intenso di tutta
la scienza borghese (sia ufficiale che liberale), che vede nel marxismo una specie di "setta perniciosa". E
non ci si può aspettare un atteggiamento diverso, poiché una scienza sociale "imparziale"
non può esistere in una società fondata sulla lotta di classe. In un modo o
nell'altro, tutta la scienza ufficiale e liberale difende la schiavitù del salariato, mentre il
marxismo ha dichiarato una guerra implacabile a questa schiavitù. Pretendere una scienza
imparziale nella società della schiavitù del salariato è una stolta ingenuità, quale sarebbe pretendere
l'imparzialità da parte degli industriali nel considerare se occorre aumentare il salario degli operai
diminuendo il profitto del capitale.
[a proposito dei Baumann, Negri, e bestiario continuando, per memoria di "teorie" che continuano ad albergare nelle stanze,
svuotate dalle "cattive ideologie", dei cervelli di nostri compagni - nostra nota].
21) cita MARX "prefazione a Per la critica dell’economia politica:
«Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati,
necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a
un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi
rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale
sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono
forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale
condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la
coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il
loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo,
le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione
esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali
forze per l’innanzi si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si
convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della
base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si
studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo
sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione,
32
che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme
giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme
ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di
combatterlo.
 Il Manifesto fa numerosi riferimenti alla "educazione", "coscienza", ecc. della classe
operaia (v.pag.10)
è infatti "un programma completo teorico e pratico del partito". Cioè: senza tener conto
dell'aspetto soggettivo (sovrastrutturale) della classe operaia non può esistere "un
programma completo teorico e pratico del partito". E non può esistere se questi aspetti
sovrastrutturali non sono posti in relazione alle specifiche condizioni di vita e di lavoro della
classe proletaria e alle condizioni oggettive, strutturali della società:
 OGGI:
ritorno di vecchie idee battute legate a specifici momenti strutturali e sovrastrutturali
della lotta di classe:e10;e15;e23(filosofia dell’azione) - e36(socialismo feudale,
piccolo/borghese, tedesco, conservatore borghese) - e54(socialismo utopistico)
siamo a una nuova fase (a1-2): quale elaborazione teorica - quale esposizione della
elaborazione
Il marxismo, teoria del mutamento che cambia con esso, deve basarsi su ciò che fonda il
mutamento stesso e la possibilità di analizzarlo e farne verosimili proiezioni.
 c’è un nucleo assoluto
 Forze produttive e rapporti di produzione, lotta di classe, nemico di classe e il suo
becchino:il movimento operaio, la questione del potere, l’analisi materialistica delle
condizioni concrete dello scontro, delle forme di lotta e delle relative strategie e tattiche. - Il
cambiamento è opera delle classe e delle masse popolari, non dei comunisti e ancor meno di
un gruppo di intellettuali, di un dirigente, di un deputato, ministro o presidente - esso non
viene mai "dall' alto"
Il relativismo assoluto porta all’immobilismo, alla incomprensione e indifferenza rispetto
alla concreta etica del movimento, al progetto.
Oppure sbocca nel suo opposto, nell’affidarsi a una qualche entità metafisica (Dio, Pensiero
pensante, Logos, ecc), nell’ elaborare un’ etica astratta (aspirazioni assolute, puri ideali, utopia).
Non si può prendere la vecchia elaborazione al punto di arrivo, né abbandonare i
fondamenti del marxismo (lotta di classe operai/capitalisti, individuazione dell’avversario di
classe, obiettivi di prospettiva e immediati, abolizione della proprietà dei fondamentali mezzi di
produzione). Da questo NUCLEO a un nuovo affinamento della teoria parallelamente allo
svilupparsi dell’ attuale scontro di classe (a3):principi generali e loro applicazione)
 I processi di mutamento strutturali e sovrastrutturali
 Lo sviluppo della contraddizione nella struttura e nella sovrastruttura
 La lotta di classe fra proletariato e borghesia
 Il formarsi del proletariato come classe dominante attraverso lo sviluppo delle lotte
La questione del potere:abbattimento violento del potere borghese (f10) (o lotta con le
armi della democrazia>influenza sul potere secondo fasi e circostanze della lotta di
classe:OGGI)
Il progetto, gli obiettivi concreti elaborati in base al processo reale in corso, i rapporti di
forza, la politica delle alleanze:
a1 – Manifesto:24/2/1848:Lega dei Comunisti - poi sconfitta rivoluzione parigina del giugno
1848 e arretramento:di nuovo classe operaia, ala estrema dei radicali borghesi
33
a2 – quando il proletariato ebbe nuovamente le forze per un attacco alle classi
dominanti...l’Associazione Internazionale degli Operai >
ma doveva unire l’intero
proletariato militante: non poteva proclamare subito i principi esposti nel Manifesto: Marx
ne stese il programma tenendo conto di lassalliani, trade unions, ecc
b1 – né il progresso economico del paese, né lo sviluppo intellettuale delle masse operaie
...avrebbe reso possibile una ricostruzione sociale. I frutti della rivoluzione furono raccolti dalla
classe capitalista:perciò...
b2 - la rivoluzione del 1848 non fu una rivoluzione socialista, essa spianò la strada a
quest’ultima (indipendenza nazionale, sviluppo borghesia, industria e sviluppo proletariato)
c9/22- Il potere borghese, frutto di un lungo processo di sviluppo.La funzione
rivoluzionaria della borghesia
c27/33;36;40 -Lo sviluppo capitalistico e le lotte della borghesia creano e ammaestrano il suo
becchino: il proletariato (c40 “la borghesia è di continuo in lotta...”)
c34/42- Lo sviluppo della coscienza di classe, l’organizzarsi in classe e quindi in partito
politico...
la classe operaia si è imbastardita? ma le conquiste economiche non sono mai stabili se
non si risolve la questione del potere c38-39)
c50- Il carattere nazionale della lotta del proletariato
f0/7- forme di alleanza proletariato/borghesia- comunisti partiti borghesi o contadini,
poiché la borghesia deve introdurre condizioni sociali e politiche di cui il proletariato deve servirsi
come altrettante armi contro la borghesia. (f05-06;10: abbattimento violento... – Il blocco sociale: Stolypin
1911: 2.500.000 contadini ricchi, la rivoluzione russa una miriade di piccoli proprietari).

77)La divisione del lavoro, che abbiamo già visto come una delle forze principali della storia
finora trascorsa, si manifesta anche nella classe dominante come divisione del lavoro
intellettuale e manuale, cosicché all’interno di questa classe una parte si presenta costituita
dai pensatori della classe (i suoi ideologi attivi, concettivi, i quali dell’elaborazione dell’illusione di
questa classe su se stessa fanno il loro mestiere principale), mentre gli altri nei confronti di queste idee e di
queste illusioni hanno un atteggiamento più passivo e più ricettivo, giacché in realtà sono i membri attivi di
questa classe e hanno meno tempo di farsi delle idee e delle illusioni su se stessi . All’interno di questa
classe questa scissione può addirittura svilupparsi fino a creare fra le due parti una certa
opposizione e una certa ostilità, che tuttavia cade da sé se sopraggiunge una collisione
pratica che metta in pericolo la classe stessa: allora si dilegua anche la parvenza che le idee
dominanti non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto dal potere
di questa classe.
78)L’esistenza di idee rivoluzionarie in una determinata epoca presuppone già l’esistenza di
una classe rivoluzionaria sui cui presupposti abbiamo già detto quanto occorre.
79)Se ora nel considerare il corso della storia si svincolano le idee della classe dominante
dalla classe dominante e si rendono autonome, se ci si limita a dire che in un’epoca hanno dominato
queste o quelle idee, senza preoccuparsi delle condizioni della produzione e dei produttori di queste idee, e
se quindi si ignorano gli individui e le situazioni del mondo che stanno alla base di queste idee, allora si
potrà dire per esempio che al tempo in cui dominava l’aristocrazia dominavano i concetti di onore, di
fedeltà, ecc., e che durante il dominio della borghesia dominavano i concetti di libertà, di uguaglianza, ecc .
Queste sono, in complesso, le immaginazioni della stessa classe dominante.
80)Infatti ogni classe che prenda il posto di un’altra che ha dominato prima è costretta, non
fosse che per raggiungere il suo scopo, a rappresentare il suo interesse come interesse
comune di tutti i membri della società, ossia, per esprimerci in forma idealistica, a dare alle
proprie idee la forma dell’universalità, a rappresentarle come le sole razionali e
universalmente valide.
34
81) (ECCO!!!) La classe rivoluzionaria si presenta senz’altro per il solo fatto che si
contrappone a una classe, non come classe, ma come rappresentante dell’intera società,
appare come l’intera massa della società di contro all’unica classe dominante. Ciò le è possibile
perché in realtà all’inizio il suo interesse è ancora più legato all’interesse comune di tutte le altre classi non
dominanti, e sotto la pressione dei rapporti fino allora esistenti non si è ancora potuto sviluppare come
interesse particolare di una classe particolare. La sua vittoria giova perciò anche a molti individui delle
altre classi che non giungono al dominio, ma solo in quanto pone questi individui in condizione di
ascendere nella classe dominante.
82) Quindi ogni nuova classe non fa che porre il suo dominio su una base più larga della
precedente, per la qual cosa anche l’opposizione delle classi non dominanti contro quella ora dominante
si sviluppa più tardi con tanto maggiore asprezza e profondità. Queste due circostanze fanno sì che la lotta
da condurre contro questa nuova classe dominante tenda a sua volta a una negazione della
situazione sociale esistente più decisa e più radicale di quanto fosse possibile a tutte le classi
che precedentemente avevano aspirato al dominio.
84)Una volta che le idee dominanti siano state separate dagli individui dominanti e
soprattutto dai rapporti che risultano da un dato stadio del modo di produzione, e si sia
giunti di conseguenza al risultato che nella storia dominano sempre le idee, è facilissimo
astrarre da queste varie idee “l’idea”, ecc., come ciò che domina nella storia e concepire così tutte
queste singole idee e concetti come “autodeterminazioni” del concetto che si sviluppa nella storia. Allora è
anche naturale che tutti i rapporti degli uomini possano venire ricavati dal concetto dell’uomo, dall’uomo
quale viene rappresentato, dall’essenza dell’uomo, dall’uomo.
85)Quindi tutto il gioco di abilità, per dimostrare la sovranità dello spirito nella storia (gerarchia in
Stirner), si riduce a:
a) Si devono separare le idee di coloro che dominano per ragioni empiriche, sotto condizioni
empiriche e come individui materiali, da questi dominatori, e con ciò riconoscere il dominio di idee o
illusioni nella storia.
b) Si deve metter un ordine in questo dominio delle idee, dimostrare un nesso mistico fra le
successive idee dominanti, al che si perviene considerandole come “autodeterminazioni del
concetto”(la cosa è possibile perché fra queste idee, attraverso la loro base empirica, esiste realmente un
flesso, e perché esse, concepite come pure idee, diventano autodistinzioni, distinzioni fatte dal pensiero).
c) Per eliminare l’aspetto mistico di questo “concetto autodeterminantesi”, lo si trasforma
in una persona — “l’autocoscienza”— oppure, per apparire perfetti materialisti, in una serie
di persone che rappresentano “il concetto” nella storia, i “pensatori”, i “filosofi”, gli
ideologi, i quali ancora una volta sono concepiti come i fabbricanti della storia, come il
“consesso dei guardiani”, come i dominatori. Con ciò si sono eliminati dalla storia tutti quanti gli
elementi materialistici e si possono allentare tranquillamente le briglie al destriero speculativo.
87)Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati:
a) Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte
sorgere forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del
male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in
connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della
società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la
maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della
necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si
può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe;
b) che le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive
sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenza sociale,
che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione pratico-idealistica nella
forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si rivolge contro
una classe che fino allora ha dominato;
c) che in tutte le rivoluzioni sin’ora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si
è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del
lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il modo dell’attività che si è avuto
finora, sopprime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è
compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che
in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.;
35
d) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo
della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire
soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è
necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra
maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a
levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la
società.
36
IX Incontro: La relazione di Sabrina all'VIII Incontro
(in <A1;<1;ecc.) i riferimenti al testo nostro sito "l'ideologia tedesca" e alla sintesi-schema dell'VIII-IX incontro)

1)La condizione operaia molto simile a quella che dice Marx, ma è camuffata <A1-A5)
2)Ci si vergogna a essere poveri - si fanno sacrifici per i figli che abbiano le "stesse cose"(collega
con nn.3,4)
3)se dici "comunista" pensano solo "Stalin, ecc." e se anche sei in grado di spiegare, tanto non gli
cambi idea (nn.2;3 in rapporto a N.4: le idee borghesi penetrano tra gli operai...)<29) (il metodo marxista
dell'analisi storica:le contraddizioni reali degli esseri umani per produrre la propria esistenza; l'azione delle
masse:l'URSS; il fascismo, ecc - la storia non la fanno soltanto, e neppure principalmente, i "capi"; i "re", ecc)
<A22;10;27;27;28;29;58;59;60
4)il "borghese" pensa che il suo modo di vivere è l'unico modo, non possono capire noi operai, il
nostro malessere <27;35ss;76

5)uno è comunista perché ci nasce , o perché è operaio? Per esempio il "Che"<A5
6)perché ci voleva il "Che" per far sentire i contadini <35;36;39;76;77) (divisione del lavoro anche fra
i comunisti? Di funzioni, non di potere. Il potere dell'intellettuale poggia sul potere borghese, sulla divisione de
lavoro, della proprietà, del dominio dell'uomo sull'uomo - l'intellettuale comunista si pone al servizio, non al di
sopra della classe operaia
<38-40 e ss. v.N.11)
7) perché ci sta una corruzione interiore delle persone<76 (il nn.2;in rapporto a 7/10: il consumismo
occidentale in rapporto ai nn. 12;13;14;15)
8) io sono comunista perché in rapporto a chi sta peggio, perché qualcuno ti deve privare
dell'acqua, dell'aria,ecc (v.N.13)
9)se tutti devono avere tutto:la villa per tutti? Allora il comunista deve provarsi di certe cose
10)chi cià più cose è contento se ne ha una a testa? anche il teatro? Lo svago?
Togliatti - lezioni sul fascismo 1935 (nostro sito par.99)
I vantaggi che il Dopolavoro offre agli operai sono molteplici: ribassi per i biglietti
dei teatri e per i cinematografi, riduzioni sui viveri e sugli oggetti di vestiario comprati
in determinati magazzini, per gite, alcune forme di assistenza. Alcuni tendono a
prendere delle funzioni mutualistiche. E' l'ora di smettere di pensare che gli operai
non debbano fare dello sport. Anche i vantaggi più piccoli sono apprezzati dagli
operai. Trovarsi la sera in una camera e sentire la radio è una cosa che fa piacere. Noi
non possiamo scagliarci contro l'operaio il quale accetta di entrare in questa camera,
per il solo fatto che sulla porta c'è scritta l'insegna del fascio.
11)Tutti devono studiare? E chi fa poi le cose? (v.N.6 ss.)

12) il comunismo ,il problema è questo: se non è in tutti i paesi allora poi c'è la concorrenza
<47;48(!);49;52;55)
13)e gli operai occidentali sono disposti a rinunciare a certi "beni" per far campare i paesi poveri?
(aristocrazia operaia su base mondiale? La globalizzazione, base reale di una lotta mondiale e di contraddizioni
nella classe - l'emergere di altri strati: la Bolivia, il rapporto con la terra; un altro punto di vista -indigeno, non
solo "contadino"- la conquistata dignità indigena - il rapporto con la produzione: il vivere "bene", non il vivere
"meglio" - e le esperienze russa,cinese,ecc; il produttivismo: riscoprire Mao? <74 ss. - v.N.8)
37
Lenin:Karl Marx dal Carteggio Marx-Engels (nostro sito par.74)
73)Ad ogni grado di sviluppo e in ogni momento, la tattica del proletariato deve tener
conto di questa inevitabile dialettica oggettiva della storia del genere umano: da un
lato, utilizzando ai fini dello sviluppo della coscienza, delle forze e della capacità di
lotta della classe d’avanguardia le epoche di stagnazione politica o di lento
sviluppo, di sviluppo cosiddetto «pacifico»; e, dall’altro lato, orientando tutto
questo lavoro nella direzione dello «scopo finale» del movimento di tale classe, e
suscitando in essa la capacità di risolvere praticamente i grandi problemi nelle
giornate culminanti che «concentrano in sé venti anni». A tale proposito hanno
speciale importanza due giudizi di Marx, uno espresso nella Miseria della filosofia
riguardante la lotta economica e le organizzazioni economiche del proletariato:
«La grande industria raccoglie in un solo luogo una folla di persone, sconosciute le une alle altre. La
concorrenza le divide quanto all’interesse. Ma il mantenimento del salario, questo interesse comune che
essi hanno contro il loro padrone, le unisce in uno stesso proposito di resistenza: coalizione… Le
coalizioni, dapprima isolate, si costituiscono in gruppi e di fronte al capitale sempre unito, il
mantenimento dell’associazione diviene per gli operai più necessario ancora di quello del salario… In
questa lotta – vera guerra civile – si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi necessari a una
battaglia che si prospetta nell’immediato futuro. Una volta giunta a questo punto, l’associazione acquista
un carattere politico».
74)In queste parole vengono esposti il programma e la tattica delle lotte
economiche e del movimento sindacale per alcuni decenni, per tutto il lungo
periodo di preparazione delle forze del proletariato «per la futura battaglia». A
questo giudizio bisogna ravvicinare le numerose indicazioni che Marx ed Engels traggono
dall’esempio del movimento operaio inglese, mostrando come la «prosperità»
industriale determina i tentativi di «comprare gli operai» (Carteggio con Engels, I, 136)
e di allontanarli dalla lotta; come questa prosperità, in generale, «demoralizza gli
operai» (II, 218); come il proletariato inglese «s’imborghesisce» e come «la più
borghese di tutte le nazioni» (l’inglese) «vuole, a quanto pare, condurre le cose in
modo da avere, al lato della borghesia, un' aristocrazia borghese e un proletariato
pure borghese» (II, 290); come nel proletariato scompare l’«energia rivoluzionaria»
(III, 124), come occorre attendere per un tempo più o meno lungo «la liberazione
degli operai inglesi dalla loro apparente corruzione borghese» (III, 127), come
manca al movimento operaio inglese «l’ardore dei cartisti» (1866; III, 305), come i capi
operai inglesi si formano secondo un tipo intermedio «fra il borghese radicale e
l’operaio»; come a causa del monopolio dell’Inghilterra e finché tale monopolio
esisterà, «con gli operai inglesi non ci sarà niente da fare» (IV, 433). La tattica della
lotta economica in rapporto con lo sviluppo in generale (e con l’esito) del movimento
operaio, è considerata qui in modo mirabilmente vasto, universale, dialettico,
veramente rivoluzionario.
E tutto si collega...
14) Anche se sono sfruttati lavorano come matti per avere la macchina,ecc., invece di avere i
musei gratuiti,ecc<76 (v.tutto N.13)
15)c'è pure un modo di vedere le cose, tanti vogliono essere schiavi<76
16)Io ci credo e vorrei che anche gli altri ci potranno credere,ma siamo in pochi a pensarlo e
allora come si fa?<A5;A22;A23;28;55;58;59;76;87d) (lottando si alterano i rapporti di produzione;i
fattori di produzione-i lavoratori,la coscienza dei lavoratori)
38
X Incontro: Astrazione e generalizzazione
Storia e teoria politica
Marx ed Engels nel "Manifesto" arrivano alla formulazione della teoria politica dopo la
sintetica esposizione del succedersi delle società nelle varie epoche storiche e dei punti
fondamentali di crisi che hanno costituito la base del mutamento: il rapporto degli esseri umani
con la natura per mantenersi in vita e riprodursi.(Manif c1-c27)
Ciò implica il costituirsi di determinati rapporti fra gli esseri umani e, a un certo punto, della
divisione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale e le correlate posizioni di subordinazione e
di dominio, la divisione in classi della società, le contraddizioni che nascono da tale divisione,
le idee religiose, filosofiche, giuridiche, politiche che sorgono sulla base di tale divisione.
L'esposizione storica serve a dare un fondamento materiale alla teoria politica: è una
teoria che nasce dallo sviluppo reale delle società e che non poggia su elucubrazioni inventate da
questo o quel sognatore.
Essa rimanda a nuovi cambiamenti, anch'essi basati sulla base concreta delle circostanze dello
sviluppo storico
La storia viene così sottratta alla descrizione degli impulsi soggettivi dei re, principi e
delle loro visioni mistiche; all'intervento di dei, ecc: la personalità dei singoli ha una sua
importanza, ma il ruolo fondamentale è ricoperto dalle circostanze oggettive in cui si sviluppano
le scelte di fondo dei gruppi dominanti o variamente subordinati in cui è scissa la società, scelte in
gran parte determinate dagli interessi di questi gruppi e dalla rappresentazione che essi se ne
fanno.
Storia e filosofia
Allo stesso modo Marx d Engels procedono ne "l'ideologia tedesca". La sintesi storica qui è
più ampia e articolata (IdTed 11-27) ed è compresa fra due illuminanti considerazioni per
poi continuare ancora:
10)"I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti
reali, dai quali si può astrarre solo nell’immaginazione. Essi sono gli individui reali, la
loro azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già
esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione. Questi presupposti sono dunque
constatabili per via puramente empirica."
28)Esattamente all’opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo
sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si
immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che
siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e
sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli
echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel
cervello dell’uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita,
empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la
religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse
corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non
hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro
relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i
prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che
determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo
vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali
viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza.
Lo scopo dell'esposizione storica è ancora una volta di dare fondamento concreto alla
elaborazione filosofica: teoria politica e filosofia sono momenti di una conoscenza concreta,
l'esame della realtà vista sotto il profilo generale: l'aspetto analizzato è diverso, il metodo identico.
L'una e l'altra sono trattate per induzione dalla realtà e per deduzioni basate dalla generalizzazione
dei risultati dell'analisi della realtà.
39
La stessa critica all'economia politica è analisi del meccanismo reale dell'accumulazione
capitalista, talmente puntuale che bisogna stare attenti: esso è un continuo smascheramento dei
rapporti fra individui e fra classi, del meccanismo di sfruttamento.
Gli individui, cioè i popoli
Ancora (IdTed 10)"Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condizioni materiali di
vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa
azione."
poiché la produzione e la riproduzione della vita è un fatto sociale cui concorrono più individui,
a partire dalla famiglia, alla tribù,ecc
poiché la divisione sociale del lavoro diventa base per la subordinazione di classi e strati sociali
ad una classe dominante, la storia delle società è la storia delle contraddizioni fra la produzione e
la riproduzione sociale e il potere della classe dominante che decide cosa, come, quanto produrre
e le condizioni di ripartizione del prodotto sociale.
poiché "Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza"
(IdTed 28) la storia delle società è anche la storia delle classi subalterne che pongono in
discussione la loro subalternità e dei contrasti fra loro e con la classe dominante: il
cambiamento stesso delle società è un prodotto sociale.
dunque la storia delle società è anche la storia del formarsi di una coscienza di classe delle
classi subalterne, delle condizioni strutturali e sovrastrutturali che producono questa coscienza,
della lotta di classe in cui questa coscienza si concretizza; dalla struttura (condizioni di vita) alla
sovrastruttura (coscienza di classe) ad una forza materiale che incide sulla struttura del potere
(lotta di classe). La questione del potere è inevitabilmente posta dallo sviluppo
storico/politico e la sua negazione non può essere che un ritorno alla storia dei sogni, delle
visioni, basata su concezioni idealistiche e metafisiche. La lotta ideologica contro tali
concezioni significa togliere alcuni degli ostacoli -tutt'altro che secondari- allo sviluppo della
coscienza di classe.
Nel capitalismo: il popolo, cioè il proletariato e i suoi alleati
La questione del potere è posta -nei testi esaminati- in chiave politica e filosofica. Il
capitalismo (tesi) deve mantenere in sé la sua contraddizione, il proletariato (antitesi), e
quindi è sintesi di capitalisti e proletari: quelli non potrebbero esistere senza questi. Il
capitalista non ha alcun bisogno di ribaltare la propria condizione sociale e quindi si tiene il
proletariato e le condizioni della sua subalternità, anche a costo -in certi momenti- dei necessari
compromessi: nell'interesse della classe capitalista parte e controparte vivono la loro coesistenza
contraddittoria all'interno del capitalismo che quindi ne è la sintesi.
La classe operaia, se vuole abolire la propria schiavitù deve negare questa sintesi che è la
società capitalista, deve uscire dal capitalismo, deve negare la propria condizione di schiavo
salariato per conquistarsi la sua dignità di essere umano. Cioè rifiutare la condizione che lo fa
vivere in funzione del tornaconto di altri essere umani. Cioè negare la sintesi/capitalismo e
affermarsi come nuova tesi: un nuovo potere costituito su basi completamente diverse. La
questione del potere è ineliminabile anche dal punto di vista storico/filosofico.
Di più la classe operaia se vuole abolire la condizione della propria schiavitù, la più articolata e
completa deve abolire tutte le altre condizioni -meno totalizzanti- di schiavitù; deve porsi come
centro di uno schieramento di tutti gli strati sfruttati,semisfruttati,ecc. Come centro di un
sommovimento dell'intera società che la cambi dalle fondamenta.
La rivoluzione socialista è opera della classe operaia e delle masse popolari e ciò risulta dallo
sviluppo storico delle società capitaliste e non perché i comunisti...
"considerano i proletari come degli dei. Ma perché...nelle condizioni di vita del proletariato
sono riassunte tutte le condizioni di vita dell’odierna società, nella loro forma più inumana;
perché l’uomo nel proletariato ha perduto se stesso, ma, contemporaneamente non solo ha
acquistato la coscienza teorica di questa perdita, bensì è stato spinto direttamente dalla
necessità alla ribellione contro questa inumanità; ecco per quali ragioni il proletariato può e
40
deve emanciparsi. Ma esso non può emanciparsi senza sopprimere le proprie condizioni di vita.
Esso non può sopprimere le proprie condizioni di vita senza sopprimere tutte le inumane
condizioni di vita della società attuale, che si riassumono nella sua situazione..."(IdTed A5)
L'emergere della coscienza di classe
La classe operaia concepisce la necessità di contrattare col padrone le condizioni della propria
schiavitù, altrimenti si ridurrebbe a una massa abbrutita, gettata al di sotto delle stesse condizioni
minime di sopravvivenza...Il capitalismo, nella morsa di crescenti contraddizioni e crisi
economiche si rivela incapace di mantenere i suoi stessi schiavi salariati.
Ma questa lotta puramente economica come può portare a una coscienza politica? Lo schiavo
contratta col suo padrone: è già un gesto di insubordinazione, è già un non considerarsi schiavo
del tutto; ma per liberarsi deve ribaltare il potere padronale, deve mettersi alla testa di un vasto
schieramento popolare, deve porsi in relazione e definire i propri compiti (di alleanza, contrasto,
ecc) rispetto a tutte le altre classi, strati e movimenti della società. Così, in questo processo
stesso, lo schiavo si pone in condizione di stringere intorno a sé e di dirigere una società
senza sfruttati e senza sfruttatori.
Ma se la coscienza di questo ruolo sorge soltanto in modo iniziale dalla lotta economica, da
cosa nasce la coscienza di classe, la coscienza politica, del proprio ruolo?
Dall'incontro con la teoria marxista. Per fare la rivoluzione occorre una teoria rivoluzionaria.
Per concepire una rivoluzione occorre un' ideologia rivoluzionaria. Questo incontro avviene nel
Partito Comunista. In Esso il proletario ritrova se stesso, la propria umanità, il proprio
valore di essere umano. scopre che il suo sentimento di ribellione è giusto, è razionale, può
diventare una forza reale. In Esso i proletari con la coscienza più avanzata, pochi e isolati
rispetto ai loro stessi compagni di lavoro, scoprono di non essere né soli, né pazzi e si
rafforzano nella loro volontà di lotta, acquisendo anche le nozioni e le pratiche necessarie
per il suo sviluppo. Essi scoprono così che la loro "sete di sapere"; la loro tensione a porsi
problemi concernenti l'intera società del proprio paese e dei popoli del mondo non è una
deviazione, ma l'indizio che stanno mettendo in discussione la loro condizione di schiavi
salariati, stanno uscendo dal condizionamento mentale della schiavitù: cominciano a
ragionare da esseri liberi.
E lo fanno partendo dalle loro condizioni concrete di vita, da un aggrovigliarsi di
considerazioni, perché la schiavitù è una condizione complessa, oggettiva e soggettiva, fatte di
mille aspetti, di mille frustrazioni: nel Partito il proletario insegna parlando della propria vita,
dei suoi aspetti quotidiani. Il Partito gli trasmette la capacità di generalizzazione, a partire
dalla distruzione del senso di solitudine e di isolamento.
Nel Partito il proletario incontra chi ha più nozioni di lui. Altri compagni proletari e
compagni di estrazione borghese. Per quest'ultimi è facile arrivare alle generalizzazioni, ma
hanno la tendenza a staccarsi dalla realtà, a volare sulle ali della fantasia, del mito. Hanno una
tendenza all'astrazione. Nel Partito essi imparano a ragionare con i piedi per terra: si
liberano della presunzione di "sapere" perché hanno delle nozioni e - insieme- si liberano
dal nozionismo, imparano ad analizzare la realtà... E imparano a non esser più "borghesi",
a mettere in discussione i propri pregiudizi, l'arroganza da classe superiore, imparano a
porsi al servizio del proletariato. Il Partito è il luogo necessario della crescita collettiva della
coscienza comunista, della necessità del cambiamento, dell'apprendimento e della pratica
necessarie per conseguire il risultato... I compagni di estrazione borghese vi imparano a inquadrare
nell'analisi di classe - criticamente- la propria esperienza precedente, le comunità familiari, di amici, ecc, in
cui sono vissuti, e a superare l'infantile senso di contrapposizione verso tali affetti, nella consapevolezza
delle collocazioni di classe e dei correlati modi di vedere le cose. Non tutti gli appartenenti ai ceti medio e
piccolo borghesi possono diventare comunisti, ma ci si può incontrare sul terreno delle lotte democratiche:
un comunista è sempre anche un democratico, disponibile a battersi contro ogni sopruso, chiunque ne sia
vittima.
E' un peccato che non abbiamo discusso la relazione di Sabrina nell'incontro precedente:
avremmo potuto "aver conosciuto lo studio, l’avidità di sapere, l’energia morale, l’impulso a
progredire senza sosta degli operai francesi e inglesi, per potersi fare un’idea dell’umana
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nobiltà di questo movimento." (IdTed A23). Avremmo potuto accorgerci che -in un modo
molto concreto e parlando della propria vita- Sabrina ha posto la questione dell'unità degli
operai nella lotta economica, del suo ulteriore sviluppo in coscienza di classe sul terreno
della lotta politica complessiva e perfino del rapporto con un livello ancora superiore, la
consapevolezza della necessità di unire tutti i popoli. Che è coscienza politica, coscienza
comunista.
E forse avremmo evitato di parlare di una fantomatica società in cui macchine producono altre
macchine, i progettisti degli automi sono i nuovi operai (lavoratori cognitivi, produttori di beni
immateriali, ecc), sfruttati dai padroni delle macchine. Fantomatica non perché macchine che
producono macchine sia uno sviluppo inconcepibile sulle basi attuali, ma perché in una società in
cui non vi sia più la divisione fra lavoro manuale e intellettuale sembra impossibile che vi siano
classi come noi le conosciamo e soprattutto un proletariato e una borghesia capitalista.
Nella relazione di Sabrina c'era più concretezza, quindi più sintesi e articolazione della
realtà, più filosofia marxista, che nelle nostre fantastiche elucubrazioni di intellettuali:
abbiamo molto da imparare.
42
XI Incontro
Ernst Mandel "che cos'è la teoria marxista dell'economia"
(La
nuova sinistra - Samonà e Savelli )
I - LA TEORIA DEL VALORE E DEL PLUSVALORE
Il sovraprodotto sociale
7) surplus di prodotti
8) lavoro necessario - pluslavoro
9-10) prodotto necessario - sovraprodotto sociale
plusvalore:forma monetaria del sovraprodotto sociale (lavoro gratuito, non pagato)
valore d'uso: di una merce; di beni destinati al consumo - valore di scambio
11) merci:destinate allo scambio; le merci devono avere un valore d'uso e un valore di scambio
divisione del lavoro:valore di scambio,merci,mercato
12) capitalismo:la società in cui la maggior parte della produzione è produzione di merci: soli valori
d'uso: prodotti per autoconsumo contadini; ciò che viene prodotto in famiglia
La teoria marxista dell'alienazione
13) L'alienazione deriva dalla divisione del lavoro intellettuale da quello manuale - la piccola
produzione mercantile precapitalista - la produzione mercantile postcapitalista - anche nella società
socialista largamente mercantile
14) Il lavoro non era sentito come obbligo imposto dall'esterno 1)perché meno intenso; 2)unità
tra produttore, prodotto e consumo.
15) Ma molta povertà. I bisogni umani sono -per la maggior parte- un prodotto sociale
16) più si generalizza la produzione di merci, e il lavoro è regolato, la società si organizza attorno a una
contabilità fondata sul lavoro
17) il contadino lavora il campo del fabbro: equivalenza in ore di lavoro che regola gli scambi
- Giappone feudale:il lavoro infantile - società feudale:corvée; rendita in natura; rendita in denaro.
19-20) città medievale:equilibrio al minuto tra i diversi mestieri che consacrava i tempi di lavoro
vari prodotti
<piccola produzione mercantile:transizione tra economia naturale(solo valori d'uso) a
<società capitalista in cui la produzione di merci si espande illimitatamente
Determinazione del valore di scambio delle merci
20) il valore di scambio di una merce è determinato dalla quantità di lavoro necessaria per produrla
21) non lavoro individuale, ma lavoro socialmente necessario: la quantità di lavoro necessario nelle
condizioni medie di produttività del lavoro in un certa epoca, in un certo paese
22-23) lavoro semplice - lavoro complesso: lavoro specializzato,ecc. - multiplo del lavoro semplice:
più lavoro per produrre quel lavoratore, cioè quel lavoro
Che cosa si intende per lavoro socialmente necessario?
23-24) Una merce ha un valore d'uso, altrimenti non avrebbe valore di scambio. L'insieme delle merci
esistenti in una società è acquistato dal potere d'acquisto esistente in quella società secondo la
proporzione determinata dai consumatori
Se l'equilibrio è rotto compare la sovrapproduzione o la sottoproduzione
24-25) Se le carrozze sono soppiantate dalle auto, continuare a produrre carrozze nella stessa
quantità comporta un dispendio di lavoro maggiore di quanto socialmente necessario, un lavoro
socialmente sprecato, non necessario, che non produce valore, un lavoro in perdita
26) se si produce meno dei bisogni si verifica un incentivo a produrre di più, una sovravvalutazione
sociale del valore del prodotto
- il "valore d'uso" della produzione: la produttività del lavoro varia facendo astrazione dei bisogni sociali
1)settori tecnologicamente adatti alla media sociale; 2)settori arretrati, al di sotto della media sociale,
3)settori tecnologicamente avanzati, superiori alla media sociale.
- Il primo settore è come il lavoratore pigro
27) il terzo settore economizza sui costi del lavoro sociale: ricaverà un sovrapprofitto, come il
lavoratore molto veloce
43
- ogni impresa cerca questo sovraprofitto - quando molte imprese lo trovano diventa il profitto
medio: si arriva alla perequazione tendenziale del tasso di profitto
[però a produzione via via più ampia. La logica del massimo profitto - produrre per trarne un profitto via via
maggiore condanna Il capitalismo a produrre sempre di più fino alla crisi]
Origine e natura del plusvalore
27-28) Il plusvalore è la forma monetaria del sovraprodotto sociale, del pluslavoro
la differenza tra il valore prodotto dall'operaio e il valore della sua stessa forza-lavoro impiegata in quella
produzione
- la forza-lavoro è una merce: vale per il lavoro necessario a produrla, cioè le spese necessarie per
mantenere l'operaio
29) Il plusvalore è il valore del lavoro gratuito erogato dall'operaio a favore del capitalista e di cui
questo si appropria senza alcun corrispettivo
Validità della teoria del valore-lavoro
29) prova analitica: scomponendo il prezzo di una merce si trova soltanto del lavoro
30-31) prova logica: cosa hanno in comune le merci che le rende confrontabili e quindi scambiabili? È
il lavoro umano astratto
- Lavoro concreto<valore d'uso/ lavoro umano astratto,(cioè socialmente necessario),
ripartizione dell'insieme del lavoro svolto in una società<valore di scambio
32-33) prova per assurdo: macchine che fanno tutto: qual'è il valore del prodotto? Nessuno, non ci
sono compratori:è scomparso il valore di scambio
II - CAPITALE E CAPITALISMO
Il capitale nella società capitalistica
35-36 Società primitiva ad economia naturale, poi la società a piccola produzione
mercantile: produzione mercantile non ancora generalizzata - per lo più M-D-M:si vende per comprare
- nel capitalismo si vende per vendere DMD+ quindi il processo è spinto all'infinito
Le origini del modo di produzione capitalistico
37 A)separazione dei produttori dai mezzi di produzione; B)mezzi di produzione monopolio di una sola
classe; C)compare una classe che, priva di mezzi di produzione, è costretta a vendere la sua forza-lavoro ai
detentori dei mezzi di produzione
39 A)avviene per costrizione extraeconomica (colonie) o economica (esuberanza manodopera agricola
per evoluzione tecnologica - concorrenza produz.industriale a piccolo artigianato contadino)
40 B)monopolio mezzi di produzione perché sempre più costosi e complessi (continuo
rivoluzionamento e continuo aumento produttività e produzione)
Origine e definizione del proletariato moderno
41-43) antenati del proletariato moderno: non più legati alla gleba, né a gilde dei Comuni; servitori di
nobili decaduti; espulsione da terra dei vecchi contadini (campi in pascoli,ecc); distruzione antichi artigiani
per concorrenza industria moderna
- Il modo di produzione capitalista è un regime nel quale: i mezzi di produzione sono diventati monopoli di
una sola classe e sociale; i produttori sono separati da questi mezzi di produzione, sono liberi ma privi di
qualsiasi mezzo di sussistenza, e quindi sono obbligati, per poter sopravvivere, a vendere la loro forza-lavoro
44)la grande e piccola borghesia posseggono la stragrande maggioranza della proprietà privata. Gli altri
posseggono praticamente solo beni di consumo
45) la quasi totalità del capitale è nelle mani della borghesia
Il meccanismo fondamentale dell'economia capitalista
46-47) Il valore è una costante intorno alla quale fluttuano prezzi (se c'è spreco di lavoro, surplus di
produzione o l'inverso, si sa dopo)
- Concorrenza - mercato illimitato - pluralità centri di produzione (sparirebbe del tutto soltanto se un
solo produttore in un mercato cristallizzato)
48) la "missione civilizzatrice del Capitale": trasformare il commercio dei prodotti di lusso in
commercio di prodotti di massa
-Mercato illimitato: anche per espansione economica - aumento produzione - disponibilità di potere
di acquisto
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50) Aumento della produttività del lavoro significa riduzione del valore delle merci
- macchine
L'aumento della composizione organica del capitale
50) capitale variabile V - cioè l'equivalente dei salari - perché il lavoro crea nuovo valore
51) capitale costante C - capitale per acquisto macchine, edifici, materie prime - il cui valore rimane lo
stesso nel processo produttivo
- composizione organica del capitale C/V
52) L'accumulazione del capitale è resa possibile dalla realizzazione del plusvalore
53) Il plusvalore accumulato-non consumato dal capitalista- diventa capitale+: DMD+
- accumulazione del capitale=capitalizzazione del plusvalore
54) concorrenza - più macchine - più produzione - più composizione organica del capitale<
- più si concentra il capitale>monopoli. La concentrazione dei capitali legge permanente del capitalismo
La concorrenza porta alla concentrazione e ai monopoli
56-57) il capitalismo dei monopoli si sostituisce alla libera concorrenza, a partire dal 1875 circa
- I monopoli riducono la produzione (rispetto alla concorrenza) giocando sull'aumento dei prezzi - ma
allora dove vanno i capitali per essere investiti?
- Le esportazioni di capitali: tutto il mondo viene trasformato in sfera di influenza e un campo di
investimento del Capitale<l'analisi di Lenin; l'epoca dell'imperialismo; le grandi guerre
Caduta tendenziale del saggio medio di profitto
58-59) Il profitto medio - le fabbriche che lavorano al disotto del livello medio di produttività (il
calzolaio pigro) sprecano lavoro sociale, non realizzano il plusvalore prodotto dagli operai e questo
viene accaparrato dalle fabbriche che lavorano al di sopra del saggio medio di profitto [sovrapprofitti
V:p.41 Che cosa si intende per lavoro socialmente necessario?]
<i capitali accorrono dove si realizzano i sovrapprofitti - perequazione saggio profitto
60-61) a)saggio di profitto=pl/(C+V)
- b)saggio di sfruttamento=pl/V
- se b) rimane invariato e solamente C aumenta in a): il saggio di plusvalore cala<
- aumentando C(macchine,innovazioni tecnologiche,ecc)per vincere concorrenza e guadagnare di più,
il saggio di plusvalore cala perché l'aumento di valore è dato da V.
- per non fare diminuire il saggio di plusvalore occorre (vedi.b) allora aumentare pl lasciando il più
possibile invariato V, cioè aumentare il saggio di sfruttamento
62) "il capitalismo può sopportare tutto salvo una caduta del saggio medio di profitto al 2%"
-insomma per guadagnare di più in cifra assoluta occorre investire di più e ogni euro in più investito
rende si, ma rende meno.
La contraddizione fondamentale del regime capitalistico e le crisi periodiche di
sovrapproduzione
63) Il capitalismo tende ad estendere la produzione illimitatamente perché tende al profitto dei
capitalisti e produce ciò che è vendibile - cioè quei beni che si incontrano con bisogni paganti (la
sovrapproduzione è sempre relativa: medicine, cibo ecc. per i paesi sottosviluppati)
- ma i salari, il potere di acquisto delle masse popolari è inferiore al prezzo/valore delle merci
prodotte
64) crisi di sovrapproduzione assoluta e relativa
- nella produzione di merci, dei servizi, dei prodotti finanziari
- sono periodiche per l'accumulazione della contraddizione: come un organismo che accumula
tossine
- le cure: armi, e salassi cioè; guerre,crisi economica, abbassamento salari, disoccupazione,prestiti al
consumo
- ma queste cose rialzano il limite dell' ingolfamento del meccanismo. Il capitalismo le assimila in tempi
"normali" rialza la propria febbre, riduce la possibilità di cura nelle crisi
64) le contraddizioni crescono. Ma il capitalismo non morrà mai automaticamente, per mere crisi
economiche, ma per la lotta dei popoli che comprendono che è un assetto superato che genera sofferenze,
incapace di soddisfare stabilmente i bisogni dei popoli
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III - IL NEOCAPITALISMO
[ricordarsi scrive nel '66!, Ma utile per come "vedevamo" il ciclo
positivo negli anni '60]
Origini del neocapitalismo (fino al '70)
68) Crisi periodiche di 7/10 anni e cicli Kondratief (25/30 anni! Oggi 60/80) Schumpeter; Mynsky
69) Ciclo dalla II Guerra mondiale - consolidare regime capitalisti in base a concessioni ai lavoratori
collaborazione borghesia e forze conservatrici movimento operaio - direzione dall'alto: [ciclo fordistakeynesiano - ma perché ci si scorda sempre delle lotte peraie: in Italia dovremmo parlare di ciclo
fordista/Keynesiano/lotte operaie: dal '45 agli anni '60 nulla ci fu regalato e i morti furono decine - altro che
"riformismo" dall'alto (Keynes)! - n.d.c]
70-71) crescente intervento pubblici poteri - sviluppo a lunga scadenza (perché finisce - choc
petrolifero 1973 e fine del gold standard > dollar standard: 1971) - rivoluzioni tecnologiche (specie militare)
(importanza armamenti, controllo stato e spese sociali; il salario differito - funzione anticiclica
pag.76-82) > la crisi diventa "recessione" < per la classe evitare il formarsi di sottoproletariato che
indebolisce unità e lotta :OGGI...si tende a sottoproletarizzare il proletariato e non solo.
74 il neocolonialismo: industrializzazione paesi sottosviluppati e una nuova borghesia
La tendenza all'inflazione permanente
83-85) spese settore militare [ma anche dollar standard 1971]
85 90 La programmazione economica:coordinazione su scala nazionale nell'interesse del capitale
90-95La garanzia statale del profitto:"economia concertata" - "politica dei redditi" lo stato
garante della "pace sociale"
96 Tra politica di riforme neo capitaliste (integrazione sindacati e gendarmi del consenso) e politica
anticapitalista: dualismo di potere nel paese, nelle fabbriche: dualismo di potere politico
46
LA TEORIA MARXISTA 2
(incontri 2009-2010)
XII incontro:introduzione a Lenin
Marxismo e marxismi
 Quante Rome vi sono?
La Roma monarchica, repubblicana, imperiale e anche queste hanno avuto fasi diverse: siate
dunque precisi, cari storici, scrivete "le storie delle Rome" e non " la storia di Roma"
 quanti marxismi vi sono?
 Marx non è sempre uguale a se stesso. C'è il Marx: del Manifesto scritto per la Lega dei
Comunisti; del "programma" scritto per l'Associazione Internazionale degli Operai; della
lotta contro Lassalle; dopo la comune di Parigi; della lotta contro Bakunin
 Engels non era la copia di Marx, né Lenin di Marx ed Engels, né Gramsci di Lenin e Marx
Tutto può essere spezzettato, poiché ogni realtà è composita e in continuo mutamento. Basta
non vedere i legami che collegano il vecchio col nuovo: è la lezione del positivismo estremo
Ma se identici sono i fondamenti del metodo applicato, medesimo l'atteggiamento, la
scelta di campo rispetto al mutamento in svolgimento, medesima la tensione della volontà
verso la realizzazione di una società senza sfruttati e sfruttatori, si può in questo scorgere una
continuità, si può parlare di un unico marxismo che si sviluppa perseguendo il medesimo fine,
modellandosi secondo le necessità della lotta in corso?
e coloro che parlano di "marxismi" non è che non vedono -o non vogliono vedere e far
vedere- proprio questi punti fondamentali in base ai quali si può comprendere chi è comunista e
chi no, chi si batte per una società senza sfruttati e sfruttatori e chi no? Non vogliono distruggere
ciò che caratterizza il marxismo e con ciò stesso, far passare per rivoluzionario ciò che
rivoluzionario non è, e -allo stesso tempo- far perdere ogni cognizione dei fondamenti della lotta
di classe?
 Il marxismo si basa:
sull'analisi delle contraddizioni oggettive, strutturali della società capitalistica che la porteranno
a finire, così come è nata
sull'analisi dei processi che -nella realtà- portano la classe operaia a ribellarsi fino in fondo,
prendendo coscienza delle condizioni di vita e di lavoro della produzione e della società
capitalista: la ribellione è frutto della contraddizione. Perché diventano intollerabili cose fino
a ieri tollerate?
sull'analisi del processo che -nella realtà- porta all'aggregarsi della classe, al formarsi e
crescere della coscienza di classe, al costituirsi di un vasto schieramento popolare intorno ad essa.
Cioè del processo per cui la forza morale, spirituale, intellettuale degli operai, dei lavoratori, delle
masse popolari diventa forza reale che -con la lotta- modifica la realtà. Questo processo avviene
soprattutto attraverso le lotte, ma anche attraverso lo studio, l'accumulazione e
generalizzazione delle esperienze, l'apporto di capacità e conoscenze dall'esterno della
classe.
la Comune di Parigi, ha insegnato che: " La classe operaia non attendeva miracoli dalla
Comune. Essa non ha utopie belle e pronte da introdurre par dècret du peuple. Sa che per
realizzare la sua propria emancipazione, e con essa quella forma più alta a cui la società
odierna tende irresistibilmente per i suoi stessi fattori economici, dovrà passare per lunghe
lotte, per una serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini. La classe
operaia non ha da realizzare ideali, ma da liberare gli elementi della nuova società dei quali è
gravida la vecchia e cadente società borghese".[Marx -nostro sito- gueciv 52] "E’ passato il tempo
dei colpi di sorpresa, delle rivoluzioni fatte da piccole minoranze coscienti alla testa di masse
incoscienti. Dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni sociali, ivi
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devono partecipare le masse stesse; ivi le masse stesse devono già aver compreso di che si tratta,
per cosa danno il loro sangue e la loro vita."(Engels -nostro sito- gueciv 158)
Perciò la classe operaia si definisce
in relazione al processo rivoluzionario e in rapporto a tutti gli altri strati e classi della società: la
classe più rivoluzionaria. È un divenire, come la società, poiché il fondamento della teoria
marxista è la legge del cambiamento - questa volta- in una società senza sfruttamento, ad opera
degli stessi sfruttati.
Perciò la teoria marxista si può definire
in base a tre domande: a che serve? A chi serve? Tu -che la vuoi definire- chi sei? Cioè
ponendo la teoria come metodo di analisi, la società analizzata, e noi stessi "analisti", in relazione
con il concreto scontro in atto; e il Manifesto del Partito Comunista può essere definito il
"programma completo teorico e pratico" della lotta di classe e sociale: della lotta dal basso;
Lenin e l'aspetto soggettivo
Man mano che il potere politico della classe dominate si struttura, sempre più acquista
importanza l'elemento delle coscienza, della capacità della classe e delle masse,
l'accumulazione delle forze.
Quant' è bello "il sol dell'avvenire" se si tratta di far scordare che la lotta concreta è contro la reazione
feudale prussiana, al potere in quel momento! Quant'è bello l'anarchismo se si tratta di far dimenticare che
soltanto in base all'analisi della realtà; alla formulazione di obiettivi ad essa aderenti; ad una ferma,
organizzata, disciplinata lotta per realizzarli si può realmente contribuire al cambiamento! Quant'è più
facile abbandonarsi all'impazienza, all'urgenza dei propri desideri, sottovalutare i processi e le tappe
necessarie per realizzare l'obiettivo...Magari per abbandonarsi -di fronte alle difficoltà del processo realealla depressione, al ritirarsi dalla lotta, alla ricerca di scorciatoie inesistenti, alla pratica di gesti esemplari
ed estremistici: Marx ed Engels posero la teoria e la fecero trionfare sugli utopismi, gli
idealismi, i falsi materialismi gretti, gli ultrasinistrismi anarchici di moda che impedivano il
concreto sviluppo della lotta di classe nelle circostanze date
 Lenin fu il teorico del Partito e quindi degli Organismi di massa, in lotta contro i cedimenti
opportunistici, e contro l'opportunismo di ultrasinistra, la pratica del terrorismo, gli atteggiamenti piccoloborghesi di chi si crea l'alibi che "la classe operaia non è all'altezza" (oggi si sente pure dire: "non è quella
di una volta"), "la situazione non è all'altezza"...E ci si ritira dalla lotta con "la puzza sotto il naso": con la
puzza o senza puzza abbandonare la lotta, predicarne l'abbandono e l'impossibilità è sempre la scelta più
facile, né è poi molto difficile fare gli ultrasinistri a parole o gli estremisti nella pratica: richiede molto
meno fermezza, costanza, saldezza della volontà
 Marx ed Engels non hanno mai dato una rappresentazione utopistica, mitica dei
proletari.. "gli operai di una volta" costituivano una massa dispersa, abbrutita dall' asservimento alle
macchine, estraniati dalla loro dignità umana in fabbrica e fuori. Questi bruti hanno bisogno di
riscattarsi e riscattandosi liberano anche noi che operai non siamo, per questo ci poniamo al
servizio della loro lotta.
Lenin ci ha insegnato che le masse popolari possono sviluppare lotte intempestive,
sbagliate; che è giusto e necessario svolgere, senza tentennamenti, la conseguente opera di chiarimento,
ma senza mai lasciare classe e masse senza guida, senza mai aristocraticamente distaccarsi da esse; senza
mai abbandonarle al loro destino, ma sempre condividendone la sorte e lavorando per il meglio: se di
ritirata si tratta, che sia ritirata organizzata, ritirata combattendo e non lo scompiglio di una fuga
disordinata e senza direttive (vedi i socialisti negli anni '20 - e non solo), non una serie di cedimenti,
magari contrabbandati per vittorie, senza mai tentare il minimo cenno di controffensiva. Salvare "il
grosso dell'esercito proletario", non la fuga o l'abbandono della lotta è l'obiettivo dei comunisti
se occorre ritirarsi sotto i colpi del nemico.
 Essere pronti
 Lenin sa che l'educazione della classe e delle masse "dovrà passare per lunghe lotte, per una
serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini " quindi: raccolta delle
forze; quindi opuscoli di chiarificazione, di battaglia politica e ideologica; quindi: non si può
48
andare allo scontro frontale se le masse non sono con noi; quindi indicazione degli obiettivi
immediati in ogni fase della lotta.
Lenin ci insegna il "programma completo teorico e pratico" della lotta dal basso, della
lotta di classe nelle condizioni di concentrata educazione della classe e delle masse
nell'imminenza di uno sbocco rivoluzionario, violento delle contraddizioni della società. Engels
aveva detto che la strutturazione del potere delle classi dominanti avrebbe reso più rari i momenti
rivoluzionari e reso necessari lunghi periodi di preparazione.
Lenin è il teorico della fase imperialista del capitalismo avanzato che porta a continue guerre
intercapitalistiche di depredazione e di dominio mondiale: la rivoluzione impedirà la guerra o la
guerra faciliterà la rivoluzione!
Lenin e noi
 Il potere capitalistico si consolida, si articola, penetra in ogni aspetto della vita. Il
cambiamento c'è, è reale.
Gli operai non hanno più soltanto le catene da perdere, ma che catene hanno, tuttavia!
Qualcuno porta queste novità -scordando il filo delle continuità- fino alla negazione della lotta
rivoluzionaria; del cambiamento come frutto fondamentalmente della lotta di classe, dal basso; fino ad una
pratica -a di là delle enunciazioni- basata sugli accordi di vertice e fra ceti dirigenti, le manovre di corridoio,
le apparizioni in Tv, le trovatine per comparire sui giornali: tanti momentini tattici, tante ciliegine senza
alcuna torta cui attaccarle. Il Partito comunista dunque non serve più, né più è dato vedere lotta di classe,
anzi la stessa classe operaia non c'è più e gli operai, se ci sono ancora, "non sono più quelli di una volta":
un 'organica teorizzazione che non è possibile, attualmente, impegnarsi per un
cambiamento qualitativo della società, per una società senza sfruttati e sfruttatori. Questo
obiettivo è lasciato in una vaga prospettiva, a raccontini per adolescenti, tra fumi di incenso,
preghiere agli dei, opere di convincimento versi i potenti, in una parola l'organo del cambiamento
è il Vaticano non il Partito comunista: abbi fede!
le guerre interimperialistiche con la mondializzazione (se si ritiene che il predominio USA sia
parte di questa) sono sempre meno probabili
si sviluppa una teoria di rivoluzione non armata, di permeazione della società, di
cambiamento delle qualità del potere attraverso l'intervento -non armato- dal basso.
si diffonde la possibilità che si sviluppino movimenti di lotta di massa, autonomi dalla lotta
di classe e dal Partito comunista.
Così si aggiorna la teoria della rivoluzione come si approfondisce la teorica relativa ai
movimenti di massa.
L'analisi dell'oggi non presenta alcun segno di sbocchi da "rivoluzione armata", gli stessi
pericoli di guerra sono generati da fattori -la globalizzazione imperialista- che, insieme producono
anche controtendenze. Dunque operiamo in base a una linea di "rivoluzione non armata".
Il Lenin del Partito di quadri, clandestino, stato maggiore dell'esercito proletario (nel senso
proprio, non metaforico) sembra tuonare contro di noi quando rimprovera chi si scorda che
elementi essenziali del marxismo sono la rivoluzione violenta e la dittatura del proletariato.
Ed ecco i "francescani" della sinistra dire che, come si abbandona la rivoluzione armata, così
occorre abbandonare la lotta di classe e la lotta per il potere, cioè la lotta politica. Ci si deve limitare alla
lotta per obiettivi parziali, di immediato interesse per questo o quello strato sociale, una sorta di
pansindacalismo, di tradunionismo, di panmovimentismo. E l'inattualità della "dittatura del proletariato" usare questa parola d'ordine, richiederebbe lunghe spiegazioni per essere compresa e il superamento della
pessima reputazione dovuta ad applicazioni pratiche non proprio edificanti- comporterebbe la rinuncia alla
lotta per il potere, dovendosi la sinistra limitare alla sola lotta nelle istituzioni, a rimorchio -ormai è
evidente- a quella forza di "sinistra e riformista" che è il partito democratico, fautore del liberismo più
conseguente. Un codismo neanche socialdemocratico, appresso alle teorie della libera
economia capitalista, del libero mercato, della libertà da lacci e lacciuoli che il Partito democratico
predica e pratica quando è al governo (un po' meno, quando è all'opposizione) in un quadro di
profonda degenerazione del sistema capitalistico che non lascia spazio a politiche
keynesiane. (ci sono segnali che la teoria dei "cicli" vada aggiornata: la coda -socialmente peggioredel ciclo è sempre più lunga e disastrosa; le misure correttive sono sempre più ridotte, inefficaci, di
corto respiro: la fase positiva del ciclo si riduce, quella negativa si fa più intensa, più duratura e si proietta
sul futuro).
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Keynesismo di sinistra.
 La parola d'ordine ha potuto funzionare, per qualche tempo. La situazione, la stessa -pur lentissimaripresa del Partito la rende superata: lotta di classe, lotta dal basso che impongano al potere
politico e all'economia scelte diverse, funzionamenti diversi, ne controllino l'applicazione effettiva;
impongano la repressione degli abusi. L'individuazione di tutta una serie di attività che portino a
ricostituire uno stretto rapporto con le lotte operaie, con la pratica dello scontro di classe e - allo stesso
tempo- avviino processi di riaggregazione sociale, di solidarietà, di superamento di solitudini e paure,
attraverso una risposta di popolo che si organizza per risolvere i problemi più urgenti.
 Il primo processo deve diventare pratica comune e fondamento di tutto il Partito. Il
secondo processo, il Partito lo svolge per stimolarne l'avvio e sostenerne lo sviluppo, ma
deve essere opera delle masse popolari.
Lotta di classe l'una, ma non si sottovaluti l'altra. Anche essa -a un certo punto del suo sviluppodiventa presa di coscienza e ribellione organizzata, crescita di un movimento di massa anticapitalistico che
si collega e dà forza alla lotta di classe. L'azione dall'alto, dunque, è di supporto, eventualmente
utile e allora anche necessaria, ma non fondamentale. (è ancora Lenin che ci insegna che la
rivoluzione democratica borghese e una cosa assai diversa e porta ad un diverso assetto
sociale se è frutto della partecipazione attiva e cosciente del proletariato e delle masse
popolari). Nessun keynesismo, neppure "di sinistra"! Nessuna possibilità di correzione del
sistema, tantomeno dall'alto, da parte dei governi (Keynes), ma processo di modifica dal
basso!
 Il marxismo è la teoria del cambiamento come "processo".
Il che significa che esso è l'insieme di vecchio più nuovo
(il nuovismo è l'abbandono di ogni teoria, di ogni accumulazione di esperienze, la negazione del Partito
comunista, la negazione della lotta di classe: un pseudo anarchismo e ultrasinistrismo a parole e di facciata,
dietro il quale si nasconde il totale abbandono della lotta).
Il Karl Marx di Lenin, dopo la biografia, si apre proprio con l'approfondimento di questo aspetto.
Ne è corollario che non esistono parole d'ordine di per sé rivoluzionarie, conservatrici,
reazionarie, ma la stessa parola d'ordine, lo stesso obiettivo acquista valore diverso secondo le
circostanze. Se lo si tiene presente Lenin sembrerà un po' meno severo nei nostri confronti, o
meglio, molto severo, ma solamente per quanto -tanto- ancora di improvvisato,
approssimativo, disorganico c'è nella nostra elaborazione e nelle nostra pratica.
E ne deriva anche che il "nuovo" è figlio del "vecchio": se non ci sono nuvole non piove, se piove
vuol dire che ci sono le nuvole; se ci sono le nuvole è probabile che venga a piovere ma non è sicuro: il
marxismo spesso può essere spiegato con le cose semplici della vita di ogni giorno: facile capirlo in
teoria, difficile praticarlo. Allora ci si abbandona alla depressione se il processo di
trasformazione del Partito - da Partito ipocritamente "francescano" di vertici
autoreferenziali, autocratici, golpisti, degenerati in cricche di potere, spesso tese al
vantaggio personale, a Partito della lotta di classe - incontra tante difficoltà: questo è il
processo! Una degenerazione così profonda che stava per condurci alla dissoluzione poteva essere
superata di colpo mediante i pochi mesi del VII Congresso e del post-Congresso? L'infezione era soltanto
degli scissionisti della II mozione? E anche compagni sani, che non tendono ad alcun beneficio personale,
se non comprendono la teoria e la pratica di un partito che deve (ri)costruirsi nel processo
di (ri)costruzione della coscienza di classe e delle masse popolari, cioè nella elaborazione e
nella pratica "dello scontro di classe e sociale" e nella pratica del "crescere insieme"; che
continuano a comportarsi come se si trattasse di gestire un prestigio, un' egemonia già
conquistati, un "senso del Partito" già diffuso e praticato, che pensano che il "comando" sia
giusto e sufficiente (non lo è mai), mentre ancora manca il "convincimento" ed è tutto da
costruire...Questi compagni, i gruppi, le correnti in cui si collocano, non sono destinati a degenerare in
strutture, base del potere di caste autoreferenziali che -al di là delle enunciazioni teoriche- fanno
dell'immobilismo, dell'acritica obbedienza, della collocazione dei fedelissimi, la loro ragione di esistenza?
La lotta contro la degenerazione burocratica, correntizia, lobbistica e personalistica del
Partito è appena all'inizio: il Partito si costruisce così, nella lotta, come la classe...chi fugge
dall'impegno con cui -faticosamente- si mantiene aperto e si persegue il processo verso l'obiettivo di un
partito all'altezza della elaborazione e della pratica dello scontro di classe e sociale, semplicemente, non
vuole abbastanza questo obiettivo finale: qualcuno conosce un'altra via per raggiungerlo?
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LA TEORIA MARXISTA 2
(incontri 2009-2010)
XIII incontro - LENIN:Karl Marx 1
Breve (saggio biografico ed) esposizione del marxismo. Scritto nel giugno-settembre 1914,
pubblicato parzialmente (a causa della censura) dal Dizionario enciclopedico Granat, nella
primavera del 1914 e pubblicato integralmente per la prima volta nel 1925.
11)Il marxismo è il sistema delle concezioni e della dottrina di Marx. Marx è stato colui che ha
continuato e ha genialmente perfezionato le tre più importanti correnti d’idee del secolo XIX,
proprie dei tre paesi più progrediti dell’umanità: la filosofia classica tedesca, l’economia politica
inglese e il socialismo francese, in rapporto con le dottrine rivoluzionarie francesi in generale.
83)In tutto il mondo civile la dottrina di Marx si attira la più grande ostilità e l'odio più intenso di tutta la
scienza borghese (sia ufficiale che liberale), che vede nel marxismo una specie di "setta perniciosa". E non
ci si può aspettare un atteggiamento diverso, poiché una scienza sociale "imparziale" non può esistere in
una società fondata sulla lotta di classe. In un modo o nell'altro, tutta la scienza ufficiale e liberale
difende la schiavitù del salariato, mentre il marxismo ha dichiarato una guerra implacabile a questa
schiavitù. Pretendere una scienza imparziale nella società della schiavitù del salariato è una stolta ingenuità,
quale sarebbe pretendere l'imparzialità da parte degli industriali nel considerare se occorre aumentare il
salario degli operai diminuendo il profitto del capitale. [a proposito dei Baumann, dei Negri, e bestiario
continuando, per memoria di "teorie" che continuano ad albergare nelle stanze -svuotate dalle "cattive ideologie"- dei
cervelli di nostri compagni - nostra nota].
84)Ma ciò non basta. La storia della filosofia e la storia della scienza sociale dimostrano con tutta
chiarezza che nel marxismo non v'è nulla che rassomigli al "settarismo" inteso come una specie di dottrina
chiusa e irrigidita, sorta fuori dalla strada maestra dello sviluppo della civiltà mondiale. Al contrario, tutta
la genialità di Marx sta proprio in ciò, che egli ha risolto dei problemi già posti dal pensiero d'avanguardia
dell'umanità. La sua dottrina è sorta come continuazione diretta e immediata della dottrina dei più grandi
rappresentanti della filosofia, dell'economia politica e del socialismo. [da: TRE FONTI E TRE PARTI
INTEGRANTI DEL MARXISMO,marzo 1913]
Il materialismo filosofico
12) «Per Hegel - ha scritto Marx - il processo del pensiero, che egli, sotto il nome di Idea,
trasforma addirittura in soggetto indipendente è il demiurgo» (il creatore) «del reale...
Per me, viceversa, l’elemento ideale non è altro che l’elemento materiale trasferito e
tradotto nel cervello degli uomini» (Poscritto alla II edizione tedesca del I volume del Capitale).
13) In piena conformità con questa filosofia materialistica di Marx e facendone l’esposizione, Friedrich
Engels scrive nell’Antiduhring, opera di cui Marx aveva preso visione quando essa era ancora
manoscritto:
«L’unità reale del mondo consiste nella sua materialità... Il movimento è il modo di
esistere della materia. Mai e in nessun luogo c’è stata e mai può esserci materia senza
movimento»... « movimento senza materia... allora il pensiero e la coscienza...sono
prodotti del cervello umano e l’uomo stesso è un prodotto della natura che si è sviluppato
col e nel suo ambiente; ...i prodotti del cervello umano, i quali in ultima analisi sono
anch’essi prodotti naturali, non contraddicono il restante nesso della natura, ma invece vi
corrispondono. Hegel era un idealista, cioè per lui i pensieri della sua testa non erano le
immagini riflesse... più o meno astratte delle cose e dei fenomeni reali; ma, al contrario, le
cose e il loro sviluppo erano immagini riflesse delle “idee” esistenti già prima del mondo in
qual che luogo».
14) Nella sua opera Ludwig Feuerbach...Engels scrive:
«Il grande problema fondamentale di tutta la filosofia è quello di sapere se l’elemento primordiale è lo
spirito o la natura... I filosofi che affermavano la priorità dello spirito rispetto alla natura e
quindi ammettevano in ultima istanza la creazione del mondo di un genere qualsiasi...
formavano il campo dell’idealismo. Quelli che affermavano la priorità della natura
appartenevano alle diverse scuole del materialismo».
16) Occorre ricordare particolarmente la posizione di Marx circa i rapporti tra libertà e necessità:
«La necessità è cieca fino a quando non se n’è presa coscienza. La libertà è la coscienza della
51
necessità» (Engels, Antiduhring), cioè il riconoscimento della oggettività delle leggi della natura e
della trasformazione dialettica della necessità in libertà...Marx ed Engels consideravano come
difetto principale del «vecchio» materialismo, compreso quello di Feuerbach:
1)questo materialismo era «prevalentemente meccanico», giacché non prendeva in
considerazione il moderno sviluppo della chimica e della biologia (ai nostri giorni bisognerebbe
aggiungere ancora: della teoria elettrica della materia);
2)il vecchio materialismo non era storico, non era dialettico (era metafisico, cioè antidialettico),
non applicava coerentemente e completamente la dottrina dell’evoluzione;
3)esso concepiva l’«essenza dell’uomo» in modo astratto e non come l’«insieme» di «tutti i
rapporti sociali» (concretamente e storicamente determinati), e perciò si limitava a «spiegare» il
mondo, mentre si tratta di «mutarlo»; esso cioè non comprendeva l’importanza dell’«attività
rivoluzionaria pratica».
La dialettica
17)Marx ed Engels consideravano la dialettica hegeliana come la più completa, la più profonda e
la più ricca dottrina dell’evoluzione, come la più grande conquista della filosofia classica tedesca.
«La grande idea fondamentale - scrive Engels - che il mondo non deve essere concepito
come un complesso di cose compiute, ma come un complesso di processi, in cui le cose in
apparenza stabili, non meno dei loro riflessi intellettuali nella nostra testa, i concetti,
attraversano un ininterrotto processo di origine e di decadenza... questa grande idea
fondamentale è entrata così largamente, specie dopo Hegel, nella coscienza comune, che in
questa sua forma generale non trova quasi più contraddittori. Ma riconoscerla a parole, e
applicarla concretamente nella realtà, in ogni campo che è oggetto di indagine, sono due
cose diverse. »
«Per la filosofia dialettica non vi è nulla di definitivo, di assoluto, di sacro; di tutte le cose e
in tutte le cose essa mostra la caducità e null’altro esiste per essa all’infuori del processo
ininterrotto del divenire e del perire, dell’ascensione senza fine dal più basso al più alto, di cui
essa stessa non è che il riflesso nel cervello pensante.»
18)Dunque, la dialettica è, secondo Marx, «la scienza delle leggi generali del movimento, così
del mondo esterno come del pensiero umano».
19)Marx accolse e sviluppò questa parte rivoluzionaria della filosofia di Hegel. Il materialismo
dialettico «non ha più bisogno di nessuna filosofia che stia al di sopra delle altre scienze».
Della precedente filosofia rimane «la dottrina del pensiero e delle sue leggi, cioè la logica formale
e la dialettica». E la dialettica, nella concezione di Marx, e anche in quella di Hegel, contiene in sé
quella che oggi chiamiamo teoria della conoscenza o gnoseologia, la quale pure deve considerare
il proprio oggetto storicamente, studiando e generalizzando l’origine e lo sviluppo della
conoscenza, il passaggio dalla non-conoscenza alla conoscenza.
20)Uno sviluppo che sembra ripercorrere le fasi già percorse, ma le ripercorre in modo diverso, a
un livello più elevato («negazione della negazione»); uno sviluppo, per così dire, non rettilineo
ma a spirale; uno sviluppo a salti, catastrofico, rivoluzionario; «l’interruzione della
gradualità»; la trasformazione della quantità in qualità; gli impulsi interni dello sviluppo,
generati dalle contraddizioni, dagli urti tra le diverse forze e tendenze operanti sopra un
dato corpo oppure entro i limiti di un dato fenomeno o nell’interno di una data società:
l’interdipendenza e il legame più stretto e indissolubile tra tutti i lati di ogni fenomeno(Cfr. la
lettera di Marx a Engels dell’8 gennaio 1868, nella quale sono derise le «tricotomie rigide» [distinzione di
tre momenti fondamentali della realtà. Ad esempio in Hegel tesi/antitesi/sintesi] di Stein, che sarebbe
assurdo confondere con la dialettica materialistica.)
La concezione materialistica della storia
21) Se il materialismo in generale spiega la coscienza con l’essere, e non viceversa, applicato alla
vita sociale dell’umanità, esige che si spieghi la coscienza sociale con l’essere sociale. «La
tecnologia - scrive Marx (Il Capitale, vol. I) - svela il comportamento attivo dell’uomo verso la
natura, l’immediato processo di produzione della sua vita, e con essi anche l’immediato
processo di produzione dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne
scaturiscono».
52
Una formulazione completa dei principi fondamentali del materialismo, esteso alla società umana
e alla storia, è data da Marx nella sua prefazione all’opera Per la critica dell’economia politica:
«Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati,
necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a
un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi
rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale
sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono
forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale
condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la
coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere
sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive
materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i
rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi si
erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E
allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge
più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili
sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle
condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle
scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le
forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di
combatterlo.
«Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può
giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa;
occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il
conflitto esistente tra le forze produttive della società e i rapporti di produzione»...
22)Le precedenti teorie storiche...
23)In primo luogo queste, nel migliore dei casi, tenevano conto solo dei motivi ideologici
dell’attività storica degli uomini senza ricercare le cause che provocavano questi motivi,
senza afferrare le leggi oggettive dello sviluppo del sistema dei rapporti sociali, senza vedere che
le radici di questi rapporti si trovano nel grado di sviluppo della produzione materiale.
24)In secondo luogo, queste teorie trascuravano, per l’appunto, le azioni delle masse della
popolazione, mentre il materialismo storico ha dato per primo la possibilità di indagare, con la
precisione propria della storia naturale, le condizioni sociali della vita delle masse e i cambiamenti
di queste condizioni.
25)La «sociologia» e la storiografia premarxiste, nel migliore dei casi, davano un cumulo di
fatti grezzi, frammentariamente raccolti, una esposizione di aspetti parziali del processo
storico. Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di sviluppo
e di decadenza delle formazioni economico-sociali, considerando l’insieme di tutte le tendenze
contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente determinabili di vita e di produzione delle
varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbitrario nella scelta di singole idee «direttive» o
nella loro interpretazione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte
le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna.
26)Gli uomini stessi creano la loro storia; ma da che cosa sono determinati i motivi degli uomini, e
precisamente delle masse umane? Da che cosa sono generati i conflitti delle idee e delle correnti
antagonistiche? Qual è il nesso che unisce tutti questi conflitti di tutta la massa delle società
umane? Quali sono le condizioni oggettive della produzione della vita materiale, che forma
la base di tutta l’attività storica degli uomini? Qual è la legge di sviluppo di queste
condizioni? A tutto ciò Marx volse la sua attenzione, e aprì la via a uno studio scientifico della storia come
processo unitario e sottoposto a leggi, nonostante tutta la sua formidabile complessità e le sue
contraddizioni.
La lotta di classe
27) Solo lo studio dell’assieme delle aspirazioni di tutti i membri di una determinata società,
o di gruppi di società, permette di giungere a una determinazione scientifica del risultato di
queste aspirazioni. E fonte delle aspirazioni contraddittorie sono la differente situazione e le
diverse condizioni di vita delle classi nelle quali ogni società è divisa.
«La storia di ogni società sinora esistita - scrive Marx nel Manifesto comunista (ed Engels
aggiunge: ad eccezione della storia delle comunità primitive) - è storia di lotte di classe...
una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con
53
la rovina comune delle classi in lotta... La moderna società borghese.. si va sempre più
scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una
all’altra: borghesia e proletariato.»
28) L’epoca della vittoria completa della borghesia, delle istituzioni rappresentative, di un largo
(se non universale) diritto di voto, di una stampa quotidiana poco costosa e diffusa fra le masse,
ecc., l’epoca dei potenti e sempre più vasti sindacati operai e sindacati di industriali ecc., ha
mostrato con evidenza ancora maggiore (quantunque in forma talvolta molto unilaterale,
«pacifica» e «costituzionale») come la lotta delle classi sia il motore degli avvenimenti. Manifesto
comunista: «Di tutte le classi che oggi stanno di fronte alla borghesia, solo il proletariato è
una classe veramente rivoluzionaria. Le altre classi decadono e periscono con la grande
industria, mentre il proletariato ne è il prodotto più genuino. I ceti medi, il piccolo
industriale, il piccolo negoziante, l’artigiano, il contadino, tutti costoro combattono la
borghesia per salvare dalla rovina l’esistenza loro di ceti medi. Non sono dunque
rivoluzionari, ma conservatori. Ancor più, essi sono reazionari, essi tentano di far girare
all’indietro la ruota della storia. Se sono rivoluzionari, lo sono in vista della loro
imminente caduta nelle condizioni del proletariato; cioè non difendono i loro interessi
presenti, ma i loro interessi futuri, abbandonano il loro proprio modo di vedere per
adottare quello del proletariato».
29)...Ogni lotta di classe è lotta politica
««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««
SCHEDA - DA:Marx, Engels, L' IDEOLOGIA TEDESCA(STRALCI)
2) SULLA PRODUZIONE DELLA COSCIENZA
56) Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti: spiegare il processo reale
della produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita
immediata, assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è
connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata, dunque la società civile nei
suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare
partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza,
religione, filosofia, morale, ecc. ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua
origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa nella sua totalità (e quindi
anche la reciproca influenza di questi lati diversi l’uno sull’altro)
57) Essa...giunge di conseguenza anche al risultato che tutte le forme e prodotti della coscienza
possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell’ ”autocoscienza” o
trasformandoli in “spiriti”, “fantasmi”, “spettri”, ecc., ma solo mediante il rovesciamento
pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono
derivate; che non la critica, ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche
della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria.
58)Essa mostra che la storia non finisce col risolversi nella “autocoscienza”come “spirito dello
spirito”, ma che in essa ad ogni grado si trova un risultato materiale, una somma di forze
produttive, un rapporto storicamente prodotto con la natura e degli individui fra loro, che ad
ogni generazione è stata tramandata dalla precedente una massa di forze
produttive, capitali e circostanze, che da una parte può senza dubbio essere
modificata dalla nuova generazione, ma che d’altra parte impone ad essa le sue
proprie condizioni di vita e le dà uno sviluppo determinato, uno speciale carattere;
che dunque le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano
le circostanze.
59)Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono
anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza
forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi
elementi materiali per un rivolgimento totale -cioè da una parte le forze produttive
esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce
rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino
allora esistente, ma contro la stessa “produzione della vita”come è stata fino a quel
momento, la “attività totale”su cui questa si fondava- allora è del tutto indifferente,
per lo sviluppo pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille
volte: come dimostra la storia del comunismo.
54
60) Questa concezione [idealistica n.d.c] quindi ha visto nella storia soltanto azioni di capi, di Stati
e lotte religiose e in genere teoriche, e in ogni epoca, in particolare, ha dovuto condividere
l’illusione dell’epoca stessa. Se un’epoca, per esempio, immagina di essere determinata da motivi
puramente “politici”o “religiosi”, benché “religione”e “politica”siano soltanto forme dei suoi motivi
reali, il suo storico accetta questa opinione. L’”immagine”, la “rappresentazione” che questi
determinati uomini si fanno della loro prassi reale viene trasformata nell’unica forza
determinante e attiva che domina e determina la prassi di questi uomini.
63) san Bruno arriva fino al punto di sostenere che soltanto “la critica e i critici
hanno fatto la storia”
64) Tutta la deduzione di Feuerbach relativa ai rapporti reciproci degli uomini finisce soltanto
col dimostrare che gli uomini hanno e sempre hanno avuto bisogno l’uno dell’altro. Egli vuole
stabilire la coscienza di questo fatto, vuole dunque, come gli altri teorici, suscitare soltanto una
giusta coscienza su un fatto esistente, mentre per il comunista autentico ciò che importa è
rovesciare questo esistente. Noi d’altronde riconosciamo che cercando di creare la coscienza
proprio di questo fatto Feuerbach si spinge avanti di tanto quanto in genere può spingersi un
teorico senza cessare di essere teorico e filosofo.
65) Ricordiamo il luogo della Filosofia dell’avvenire in cui egli spiega come l’essere di una cosa o
di un uomo sia anche la loro essenza, come le condizioni determinate di esistenza, il modo di vita e
l’attività di un individuo animale o umano siano quelle in cui la sua “essenza” si sente soddisfatta.
Qui ogni eccezione viene espressamente considerata come un caso disgraziato,
come una anormalità che non può essere modificata... Se dunque milioni di
proletari non si sentono per niente soddisfatti delle loro condizioni di esistenza, se il
loro “essere”... contraddice la loro “essenza”, questa è certamente una anormalità...
Fuerbach si contenta di constatare questo fatto...si pone di fronte ad esso soltanto
come teorico mentre... in realtà per il materialista pratico, cioè per il comunista si
tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose
incontrato e di trasformarlo.
67)...nell’intuizione del mondo sensibile, egli urta necessariamente in cose che contraddicono alla
sua coscienza e al suo sentimento, che disturbano l’armonia, da lui presupposta, di tutte le parti
del mondo sensibile e in particolare dell’uomo con la natura.
68)Per eliminarle, egli deve quindi trovare scampo in una duplice visione, una visione profana,
che scorge soltanto ciò che “si può toccare con mano”, e una più alta, filosofica, che scorge la “vera
essenza” delle cose . Egli non vede come il mondo sensibile che lo circonda sia non una cosa
data immediatamente dall’eternità, sempre uguale a se stessa, bensì il prodotto
dell’industria e delle condizioni sociali; e precisamente nel senso che è un prodotto storico, il
risultato dell’attività di tutta una serie di generazioni, ciascuna delle quali si è appoggiata sulle
spalle della precedente,
71)Feuerbach resta sui terreno della teoria, e non concepisce gli uomini nella loro
connessione sociale, nelle loro presenti condizioni di vita; che hanno fatto di loro ciò che
sono, egli non arriva agli uomini realmente esistenti e operanti ma resta fermo all’astrazione
“l’uomo”. Egli non offre alcuna critica dei rapporti attuali della vita. Non giunge mai,
quindi, a concepire il mondo sensibile come l’insieme dell’attività sensibile vivente
degli individui che lo formano, e per ciò se in luogo di uomini sani, per esempio, vede una
massa di affamati scrofolosi, sfiniti e tisici, è costretto a rifugiarsi nella “più alta intuizione” e
nell’ideale “compensazione nella specie”, e dunque è costretto a ricadere nell’idealismo proprio là
dove il materialista comunista vede là necessità e insieme la condizione di una trasformazione
tanto dell’industria quanto della struttura sociale.
73)La storia non è altro che la successione delle singole generazioni, ciascuna delle
quali sfrutta i materiali, i capitali, le forze produttive che le sono stati trasmessi da
tutte le generazioni precedenti, e quindi da una parte continua, in circostanze del
tutto cambiate, l’attività che ha ereditato; d’altra parte modifica le vecchie
circostanze con un’attività del tutto cambiata; è un processo che sul terreno speculativo
viene distorto al punto di fare della storia successiva lo scopo della storia precedente, di
assegnare per esempio alla scoperta dell’America lo scopo di favorire lo scoppio della Rivoluzione
francese; per questa via poi la storia riceve i suoi scopi speciali e diventa una “persona accanto ad
altre persone” (che sono: “autocoscienza, critica, unico”, ecc.), mentre ciò che vien designato come
“destinazione”, “scopo”, “germe”, “idea”della storia anteriore altro non è che un’astrazione della
storia posteriore, un’astrazione dell’influenza attiva che la storia anteriore esercita sulla
successiva.
74)A mano a mano poi che nel corso di questo sviluppo si allargano le singole sfere che agiscono
l’una sull’altra, a mano a mano che l’originario isolamento delle singole nazionalità
viene annullato dal modo di produzione sviluppato, dalle relazioni e dalla
conseguente divisione naturale del lavoro fra le diverse nazioni, la storia diventa
55
sempre più storia universale, cosicché, per esempio, se in Inghilterra viene inventata una
macchina che riduce alla fame innumerevoli lavoratori in India e in Cina e sovverte tutta la
forma di esistenza di questi imperi, questa invenzione diventa un fatto storico universale
75)Da ciò segue che questa trasformazione della storia in storia universale è non
già un semplice fatto astratto della “autocoscienza”, dello spirito del mondo o di
qualche altro fantasma metafisico, ma un fatto assolutamente materiale,
dimostrabile empiricamente, un fatto dì cui ciascun individuo dà prova nell’andare
e venire, nel mangiare, nel bere e nel vestirsi.
76)Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la
classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza
spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale
dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad
essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della
produzione intellettuale.
[e allora:la lotta ideologica attiva, la lotta sul fronte culturale, strappare il diritto di cittadinanza al punto di vista
degli sfruttati nella lotta di classe è la forma ineliminabile della lotta di classe, che consente di concepirla e di
combatterla -v.par.21 -, è un tutt'uno con la lotta per affermare il diritto della classe operaia di perseguire i
propri fini con le proprie autonome organizzazioni sindacali e politiche. Se questo "dualismo" è alla base della
nostra Costituzione, della conquista di una democrazia borghese "avanzata" sulla base della Resistenza, ogni
politica intesa ad affermare un duopolio dei partiti della borghesia costituisce un'azione sovversiva del blocco
dominante - nostra nota]
Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali
dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque
l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e
dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe
dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano; in quanto
dominano come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente
che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche
come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la
distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le
idee dominanti dell’epoca.
77)La divisione del lavoro, che abbiamo già visto come una delle forze principali
della storia finora trascorsa, si manifesta anche nella classe dominante come
divisione del lavoro intellettuale e manuale, cosicché all’interno di questa classe una parte
si presenta costituita dai pensatori della classe (i suoi ideologi attivi, concettivi, i quali
dell’elaborazione dell’illusione di questa classe su se stessa fanno il loro mestiere principale),
mentre gli altri nei confronti di queste idee e di queste illusioni hanno un atteggiamento più
passivo e più ricettivo, giacché in realtà sono i membri attivi di questa classe e hanno meno tempo
di farsi delle idee e delle illusioni su se stessi. All’interno di questa classe questa scissione
può addirittura svilupparsi fino a creare fra le due parti una certa opposizione e
una certa ostilità, che tuttavia cade da sé se sopraggiunge una collisione pratica che
metta in pericolo la classe stessa: allora si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti
non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto dal potere di questa classe.
78)L’esistenza di idee rivoluzionarie in una determinata epoca presuppone già
l’esistenza di una classe rivoluzionaria sui cui presupposti abbiamo già detto quanto
occorre.
79)Se ora nel considerare il corso della storia si svincolano le idee della classe
dominante dalla classe dominante e si rendono autonome, se ci si limita a dire che
in un’epoca hanno dominato queste o quelle idee, senza preoccuparsi delle condizioni
della produzione e dei produttori di queste idee, e se quindi si ignorano gli individui e le situazioni
del mondo che stanno alla base di queste idee...Queste sono, in complesso, le immaginazioni della
stessa classe dominante.
80) Ogni classe che prenda il posto di un’altra che ha dominato prima è costretta,
non fosse che per raggiungere il suo scopo, a rappresentare il suo interesse come
interesse comune di tutti i membri della società, ossia, per esprimerci in forma
idealistica, a dare alle proprie idee la forma dell’universalità, a rappresentarle
come le sole razionali e universalmente valide.
81)La classe rivoluzionaria si presenta senz’altro per il solo fatto che si contrappone
a una classe, non come classe ma come rappresentante dell’intera società, appare
come l’intera massa della società di contro all’unica classe dominante. Ciò le è
possibile perché in realtà all’inizio il suo interesse è ancora più legato all’interesse comune di tutte
le altre classi non dominanti, e sotto la pressione dei rapporti fino allora esistenti non si è ancora
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potuto sviluppare come interesse particolare di una classe particolare. La sua vittoria giova
perciò anche a molti individui delle altre classi che non giungono al dominio, ma solo in quanto
pone questi individui in condizione di ascendere nella classe dominante.
84)Una volta che le idee dominanti siano state separate dagli individui dominanti e soprattutto
dai rapporti che risultano da un dato stadio del modo di produzione, e si sia giunti di conseguenza
al risultato che nella storia dominano sempre le idee, è facilissimo astrarre da queste varie
idee “l’idea”, ecc., come ciò che domina nella storia e concepire così tutte queste
singole idee e concetti come “autodeterminazioni” del concetto che si sviluppa nella
storia. Allora è anche naturale che tutti i rapporti degli uomini possano venire ricavati dal
concetto dell’uomo, dall’uomo quale viene rappresentato, dall’essenza dell’uomo, dall’uomo.
87)Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati:
a) Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere
forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non
sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto
ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società,
forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la
maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la
coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza
comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù
della considerazione della posizione di questa classe;
b) che le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze
produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la
cui potenza sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione praticoidealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si
rivolge contro una classe che fino allora ha dominato;
c) che in tutte le rivoluzioni sin’ora avvenute non è mai stato toccato il tipo
dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una
nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro
il modo dell’attività che si è avuto finora, sopprime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi
insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più
come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione
del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.;
d) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della
cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in
un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria
soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra
maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una
rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di
fondare su basi nuove la società.
FINE SCHEDA««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««
La dottrina economica di Marx
-da:LENIN TRE FONTI E TRE PARTI INTEGRANTI DEL MARXISMO,marzo 1913
93)Là dove gli economisti borghesi vedevano dei rapporti tra oggetti (scambio di una merce con
un'altra), Marx scoprì dei rapporti tra uomini. Lo scambio delle merci esprime il legame tra
singoli produttori per il tramite del mercato. Il denaro indica che questo legame diventa sempre
più stretto, fino ad unire in un tutto indissolubile la vita economica dei produttori isolati. Il
capitale indica lo sviluppo ulteriore di questo legame: la forza-lavoro dell'uomo diventa una
merce.
95)La dottrina del plusvalore è la pietra angolare della teoria economica di Marx.
Il capitale, creato dal lavoro dell'operaio, opprime l'operaio, rovinando i piccoli proprietari e creando un esercito
di disoccupati. Nell'industria, la vittoria della grande produzione è evidente a prima vista; ma anche
nell'agricoltura osserviamo lo stesso fenomeno: la superiorità della grande azienda agricola capitalistica
aumenta, l'impiego delle macchine si estende, l'azienda contadina cade sotto le grinfie del capitale finanziario,
decade e va in rovina sotto il peso della sua tecnica arretrata. Nell'agricoltura le forme della decadenza del piccolo
produttore sono differenti, ma la decadenza è un fatto indiscutibile.
96)Il capitale, prendendo il sopravvento sulla piccola produzione, porta a un aumento della produttività del
lavoro e crea una situazione di monopolio per le associazioni dei più grandi capitalisti. La produzione stessa
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diventa sempre più sociale: centinaia di migliaia e milioni di operai sono legati a un organismo economico
sottoposto a un piano regolare, ma un pugno di capitalisti si appropria il prodotto del lavoro comune. Crescono
l'anarchia della produzione, le crisi, la corsa sfrenata alla conquista dei mercati, l'incertezza
dell'esistenza per la massa della popolazione.
97)Accrescendo la dipendenza degli operai di fronte al capitale, il regime capitalistico crea la
grande forza del lavoro riunito.
98)Marx seguì l'evoluzione del capitalismo dai primi rudimenti dell'economia mercantile, dal semplice baratto
fino alle sue forme superiori, fino alla grande produzione.
E l'esperienza di tutti i paesi capitalistici, tanto vecchi che nuovi, dimostra con evidenza a un numero di
operai di anno in anno sempre più grande la giustezza di questa dottrina di Marx.
Il capitalismo ha vinto in tutto il mondo, ma questa vittoria non è che il preludio della vittoria del lavoro sul
capitale.
-riprendendo il Karl Marx
30)«Fine ultimo al quale mira quest’opera - scrive Marx nella prefazione al Capitale - è di
svelare la legge economica del movimento della società moderna» ossia della società capitalistica,
borghese. Lo studio dei rapporti di produzione di una società storicamente determinata,
nella loro origine, nel loro sviluppo e nella loro decadenza.
Il valore
31) La merce; valore d’uso;
valore di scambio (o semplicemente: valore) è, innanzitutto, il rapporto, la proporzione secondo la
quale una certa quantità di valori d’uso di una specie viene scambiata con una certa quantità di valori d’uso
di specie diversa.
32) rapporti di equivalenza tra le più diverse specie di lavoro . La produzione delle merci è un
sistema di rapporti sociali nel quale i singoli produttori creano prodotti di qualità diversa
(divisione sociale del lavoro), e tutti questi prodotti sono fatti uguali l’uno all’altro mediante
lo scambio. Per conseguenza, quel che tutte le merci hanno di comune non è il lavoro concreto di un
determinato ramo della produzione, né il lavoro di una stessa specie, ma il lavoro umano astratto, il
lavoro umano in generale.
33)Tutta la forza-lavoro di una data società, rappresentata dalla somma del valore di tutte le
merci, è una sola e stessa forza umana di lavoro: miliardi di fatti di scambio lo dimostrano. E per
conseguenza ogni singola merce rappresenta soltanto una certa parte del tempo di lavoro
socialmente necessario. La grandezza del valore è determinata dalla quantità di lavoro socialmente necessario, cioè dal tempo di lavoro socialmente necessario per la produzione di una data
merce, di un dato valore d’uso.
34)Il valore è un rapporto tra due persone, diceva un vecchio economista; avrebbe dovuto
soltanto aggiungere: un rapporto dissimulato sotto un rivestimento di cose. «Come valori,
tutte le merci sono soltanto misure determinate di tempo di lavoro coagulato.»
35) Le forme del valore e all’analisi del denaro. Il compito principale che qui Marx si assume è la
ricerca dell’origine della forma monetaria del valore, lo studio del processo storico dello sviluppo dello
scambio, cominciando dalle sue manifestazioni singole e occasionali («forma semplice, singola,
occasionale del valore»: una data quantità di merce che si scambia con una data quantità di
un’altra merce) fino alla forma generale del valore, quando una serie di merci diverse si
scambiano contro una determinata merce che rimane sempre la stessa, e fino alla forma
monetaria del valore, in cui questa determinata merce, l’equivalente generale, è l’oro.
Essendo il più alto prodotto dello sviluppo dello scambio e della produzione mercantile, il
denaro nasconde e dissimula il carattere sociale dei lavori individuali, il legame sociale fra i
produttori singoli, collegati dal mercato.
«Il denaro presuppone un certo livello dello scambio di merci. Le forme particolari del denaro, puro e
semplice equivalente della merce, o mezzo di circolazione, o mezzo di pagamento, o tesoro
e moneta mondiale, indicano di volta in volta, a secondo della diversa estensione e della relativa
preponderanza dell’una o dell’altra funzione, gradi diversissimi del processo sociale di produzione» (Il
Capitale, vol. I).
58
Il plusvalore
36) M (merce) - D (denaro) - M (merce) D-M-D ossia: compra per la vendita (con profitto):
plusvalore. Precisamente questo «aumento» trasforma il denaro in capitale, che è un particolare
rapporto sociale di produzione storicamente determinato.
37)Il plusvalore non può scaturire dalla circolazione delle merci, perché questa conosce soltanto lo
scambio tra equivalenti; non può sorgere da un aumento dei prezzi perché i guadagni e le perdite
reciproche del venditore e del compratore si compenserebbero, mentre qui si tratta appunto di fenomeni di
massa, medi, sociali, e non di fenomeni individuali. Per ottenere il plusvalore «il possessore di denaro
deve trovare sul mercato una merce il cui stesso valore d’uso abbia la proprietà peculiare di essere
fonte di valore»: una merce il cui processo d’uso sia, al tempo stesso, un processo di creazione di
valore.
38)Tale merce esiste. Essa è la forza-lavoro dell’uomo.
39) il capitale costante, che viene impiegato per procurarsi i mezzi di produzione (macchine,
strumenti di lavoro, materie prime, ecc.), e il cui valore (in una o più volte) passa, senza variare,
nel prodotto finito; e il capitale variabile, che viene impiegato per procurarsi la forza-lavoro.
grado (tasso:Mandellino) di sfruttamento o saggio del plusvalore = confrontare il plusvalore,
non già con il capitale totale, ma soltanto con il capitale variabile
40)Premessa storica del sorgere del capitale, è, in primo luogo, l’accumulazione di una determinata
somma di denaro nelle mani di singole persone, in un periodo in cui lo sviluppo della produzione
mercantile in generale abbia già raggiunto un livello relativamente alto, e, in secondo luogo, l’esistenza di
un operaio «libero» in due sensi, - libero da qualsiasi costrizione o limitazione nella vendita della
forza-lavoro e libero perché privo di terra e di mezzi di produzione in generale, - l’esistenza di un lavoratore
privo di proprietà, di un «proletario», il quale non può esistere se non vendendo la propria forza-lavoro.
41)L’aumento del plusvalore è possibile grazie a due metodi fondamentali: il prolungamento della
giornata di lavoro («plusvalore assoluto») e la riduzione della giornata di lavoro necessaria
(«plusvalore relativo»).(v.par.43:le macchine) Analizzando il primo metodo, Marx traccia un
quadro grandioso delle lotte della classe operaia per la riduzione della giornata di lavoro, e
dell’intervento del potere statale, prima per allungarla (secoli XIV - XVII) e poi per ridurla
(legislazione di fabbrica nel secolo XIX). Dopo la pubblicazione del Capitale, la storia del
movimento operaio di tutti i paesi civili del mondo ha fornito migliaia e migliaia di fatti nuovi che
illustrano questo quadro.
42)Analizzando la produzione del plusvalore relativo, Marx studia tre fasi storiche fondamentali
nell’aumento della produttività del lavoro da parte del capitalismo: 1) cooperazione semplice; 2)
divisione del lavoro e manifattura; 3) macchine e grande industria.
43 L'accumulazione del capitale, l’impiego del plusvalore non già per i bisogni personali o per i capricci
del capitalista, ma per una nuova produzione. Marx dimostrò l’errore di tutta la precedente
economia politica classica (cominciando da Adam Smith) la quale supponeva che tutto il
plusvalore, trasformandosi in capitale, passasse al capitale variabile ...la parte costituita dal
capitale costante (nella somma totale del capitale) aumenta più rapidamente della parte
costituita dal capitale variabile.
44)L’accumulazione del capitale, affrettando la eliminazione dell’operaio da parte della
macchina, creando a un polo la ricchezza e al polo opposto la miseria, genera anche il cosiddetto
«esercito del lavoro di riserva», l’ «eccedente relativo» di operai, ossia la «sovrappopolazione
capitalistica», che assume forme straordinariamente varie, e che dà al capitale la possibilità di
estendere la produzione con estrema rapidità. Questa possibilità, unita con il credito e con
l’accumulazione del capitale sotto forma di mezzi di produzione, ci dà, fra l’altro, la chiave
per comprendere le crisi di sovrapproduzione che sopravvengono periodicamente nei paesi
capitalistici, dapprincipio, in media, ogni dieci anni e, in seguito, a intervalli più lunghi e
meno determinati. Bisogna distinguere l’accumulazione del capitale sulla base del capitalismo
dalla cosiddetta accumulazione primitiva: dalla separazione violenta del lavoratore dai mezzi di produzione, dall’espulsione del contadino dalla terra, dal furto delle terre delle
comunità, dal sistema coloniale, dai debiti statali, dal protezionismo doganale, ecc.
L’«accumulazione primitiva» crea a un polo il proletario «libero», e al polo opposto il proprietario del
denaro, il capitalista.
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45(La «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica» è caratterizzata da Marx con le
seguenti celebri parole:
«L’espropriazione dei produttori immediati viene compiuta con il vandalismo più spietato
e sotto la spinta delle passioni più infami, più sordide e meschinamente odiose. La
proprietà privata acquistata col proprio lavoro (dal contadino e dall’artigiano), fondata per così
dire sull’unione intrinseca della singola e autonoma individualità lavoratrice e delle sue condizioni di
lavoro, viene soppiantata dalla proprietà privata capitalistica che è fondata sullo
sfruttamento di lavoro che è sì lavoro altrui, ma, formalmente, è libero... Ora, quello che
deve essere espropriato non è più il lavoratore indipendente che lavora per sé, ma il
capitalista che sfrutta molti operai. Questa espropriazione si compie attraverso il giuoco
delle leggi immanenti della stessa produzione capitalistica, attraverso la centralizzazione
dei capitali. Ogni capitalista ne ammazza molti altri. Di pari passo con questa
centralizzazione ossia con l’espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, si
sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro, la
consapevole applicazione tecnica della scienza, lo sfruttamento metodico della terra, la
trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzi di lavoro utilizzabili solo collettivamente,
l’economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del
lavoro sociale combinato, mentre tutti i popoli vengono via-via intricati nella rete del
mercato mondiale e così si sviluppa in misura sempre crescente il carattere internazionale
del regime capitalistico. Con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che
usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della
miseria, della pressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche
la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata
dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico. Il monopolio del capitale diventa un
vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei
mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili
col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l’ultima ora della proprietà privata
capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati» (Il Capitale, vol. I).
46) II volume del Capitale, la riproduzione del capitale sociale nel suo insieme. Anche qui
Marx non considera un fenomeno individuale, ma un fenomeno di massa; non una particella
frazionaria dell’economia sociale, ma tutta questa economia nella sua totalità. Correggendo il sopraindicato
errore dei classici, Marx divide tutta la produzione sociale in due grandi sezioni: 1) produzione dei
mezzi di produzione e 2) produzione degli oggetti di consumo; e poi esamina minutamente,
basandosi su esempi numerici, la circolazione di tutto il capitale sociale nel suo complesso, tanto
nella riproduzione semplice, che nell’accumulazione.
47)Nel III volume del Capitale è risolto il problema della formazione del saggio medio di
profitto in base alla legge del valore. Un grande progresso compiuto dalla scienza economica
per merito di Marx consiste nel fatto che l’analisi viene condotta dal punto di vista dei
fenomeni economici di massa, di tutto l’insieme dell’economia sociale, e non dal punto di
vista dei casi singoli o delle manifestazioni esterne della concorrenza,[la macreconomia non è la
generalizzazione della microeconomia - nota nostra].
Secondo la teoria dell’utilità marginale ogni bene materiale di cui l’individuo ha bisogno presenta
un’utilità che decresce a misura che il bisogno viene soddisfatto. L’individuo è spinto a procurarsi
successive unità di un determinato bene fino a quando un’ulteriore unità di esso produrrebbe un’utilità
non superiore al sacrificio necessario a procurarla. (L’unità ultima – o marginale – a cui s’arresta lo
sforzo individuale per procurarsi un determinato bene, determina appunto l’utilità marginale). Questo
processo creerebbe la nozione del valore relativo dei singoli beni nell’orbita dell’economia individuale e,
per estensione, in quella dell’economia sociale, generando così l’equilibrio dei rapporti economici.
48)plusvalore, e la sua scomposizione in profitto, interesse e rendita fondiaria. Il profitto è il
rapporto tra il plusvalore e tutto il capitale impiegato in un’impresa. Il capitale a «struttura
organica elevata» (in cui, cioè, il capitale costante supera il capitale variabile in misura superiore
alla media sociale) dà un saggio di profitto inferiore alla media. Il capitale a «struttura
organica bassa» dà un saggio di profitto superiore alla media. La concorrenza fra i capitali, il
loro libero passaggio da una branca all’altra ridurranno in ambo i casi il saggio di profitto al saggio
medio.
49)La somma dei valori di tutte le merci di una determinata società coincide con la somma dei
prezzi delle merci stesse, ma nelle singole imprese e nei singoli rami della produzione le merci,
sotto la pressione della concorrenza, vengono vendute non al loro valore, ma secondo i prezzi di
produzione, equivalenti al capitale impiegato più il profitto medio.
60
50) in una società nella quale i produttori isolati di merci sono uniti l’uno all’altro soltanto dal
mercato, le leggi non possano manifestarsi se non come leggi medie, sociali, generali con
deviazioni individuali, in questa o quell’altra direzione, che si compensano reciprocamente.
51)L’aumento della produttività del lavoro implica un più rapido accrescimento del capitale
costante rispetto al capitale variabile. Ma siccome il plusvalore è in funzione del solo capitale
variabile, si comprende che il saggio del profitto (rapporto tra il plusvalore e tutto il capitale e
non soltanto la sua parte variabile) abbia la tendenza a diminuire.
52) rendita fondiaria.Il prezzo di produzione dei prodotti agricoli, a causa della limitatezza della
superficie della terra che nei paesi capitalistici è interamente nelle mani di singoli proprietari, è
determinato dai costi di produzione non in un terreno medio, ma nel terreno peggiore e non
nelle condizioni medie, ma nelle peggiori condizioni di trasporto dei prodotti al mercato.
La rendita differenziale. Ricardo, riteneva che la rendita differenziale provenisse soltanto dal
passaggio progressivo da terreni migliori a terreni peggiori.
53)Invece si producono anche passaggi in senso inverso; i terreni di una categoria si trasformano in terreni
di un’altra categoria (grazie al progresso della tecnica agricola, allo sviluppo delle città, ecc.) e la famosa
«legge della produttività decrescente del terreno» è un profondo errore che tende a scaricare sulla natura i
difetti, la limitatezza e le contraddizioni del capitalismo. Inoltre, l’uguaglianza del profitto in tutti i rami
dell’industria e dell’economia nazionale in generale presuppone piena libertà di concorrenza, libertà per il
capitale di trasferirsi da un ramo a un altro. Invece, la proprietà privata della terra crea il
monopolio, che ostacola questa libertà.
54) il proprietario della terra ottiene, in quanto monopolista, la possibilità di mantenere i prezzi al
di sopra della media, e questo prezzo di monopolio genera la rendita assoluta.
55)La rendita differenziale non può essere soppressa in regime capitalistico; la rendita
assoluta invece può essere soppressa, per esempio con la nazionalizzazione della terra, Ecco
perché, osserva Marx, più di una volta, nella storia, i borghesi radicali hanno sostenuto questa
rivendicazione borghese progressiva della nazionalizzazione della terra, la quale spaventa però la
maggioranza della borghesia, perché «tocca» troppo da vicino un altro monopolio, oggi particolarmente
importante e «sensibile»: il monopolio dei mezzi di produzione in generale. (Marx stesso ha esposto in
forma mirabilmente popolare, concisa e chiara la sua teoria del profitto medio del capitale e della rendita
fondiaria assoluta, nella lettera a Engels, in data 2 agosto 1862. Cfr. Carteggio, III volume, pp. 77-81. Cfr.
anche la lettera del 9 agosto 1862, ivi, pp. 86-87.)
56)Per la storia della rendita fondiaria è inoltre importante ricordare l’analisi di Marx, che mostra la
trasformazione della rendita in lavoro (quando il contadino crea un prodotto supplementare lavorando
la terra del proprietario) in rendita in prodotti o in natura (il contadino ricava dalla propria terra un
prodotto supplementare, che dà al proprietario, in forma di una «costrizione extraeconomica»), quindi in
rendita in denaro (la stessa rendita in natura trasformata in denaro in seguito allo sviluppo della
produzione mercantile: nella vecchia Russia l’obrok [Tributo in natura o in denaro dovuto dal contadino
al proprietario fondiario].), e infine in rendita capitalistica, quando, in luogo del contadino, sorge
l’imprenditore agricolo, che coltiva la terra con l’aiuto di lavoro salariato.
58)L’immiserimento e la rovina della popolazione rurale a sua volta ha la funzione di
creare, per il capitale, l’esercito di riserva del lavoro. In ogni paese capitalistico [OGGI:la
globalizzazione>nel mondo-nostra nota]
«una parte della popolazione rurale si trova quindi costantemente sul punto di passare fra
il proletariato urbano o il proletariato delle manifatture... Questa fonte della
sovrappopolazione relativa fluisce dunque costantemente... L’operaio agricolo viene perciò depresso al
minimo del salario e si trova sempre con un piede dentro la palude del pauperismo» (Il Capitale, vol. I,
parte II, p. 668).
59)La proprietà privata del contadino sulla terra che egli stesso lavora è la base della piccola produzione e
la condizione del suo fiorire, del suo sviluppo sino alla sua forma classica. Ma questa piccola produzione è
compatibile soltanto con un quadro ristretto e primitivo della produzione e della società. Nel regime
capitalistico
«lo sfruttamento dei contadini differisce dallo sfruttamento del proletariato industriale
soltanto nella forma. Lo sfruttatore è il medesimo: il capitale. I singoli capitalisti
sfruttano i contadini singoli coll’ ipoteca e coll’usura, la classe capitalista sfrutta la classe
dei contadini coll’imposta di Stato» (Marx, Le lotte di classe in Francia). «Il piccolo
appezzamento del contadino è soltanto il pretesto che permette al capitalista di cavare
profitto, interesse e rendita dal terreno, lasciando all’agricoltore la cura di vedere come
può tirarne fuori il proprio salario» (Il diciotto brumaio).
61
[nostra nota - OGGI, col pretesto di dare una casa al lavoratore, ecc, il capitalismo finanziario si
appropria di una parte del salario attraverso "mutui" che tendono a durare per tutta la vita e che spesso
non portano neanche alla proprietà della casa. OGGI il 38% dei redditi familiari viene versato in mutui.
Marx/Engels nel Manifesto dicevano:c32 "Non appena l’operaio ha finito di essere sfruttato dal
fabbricante e ne ha ricevuto il salario in contanti, ecco piombar su di lui gli altri membri della
borghesia, il padrone di casa, il bottegaio, il prestatore a pegno, e così
via"...aggiungiamo la banca, il moderno usuraio, che si aggiunge al vecchio, e aggiungiamo lo stato
che col sistema fiscale toglie ai poveri per dare -spesso "illegalmente"- ai ricchi]
60)Ordinariamente il contadino dà alla società capitalistica, vale a dire alla classe dei capitalisti, perfino
parte del suo salario, cadendo sino «al livello del fittavolo irlandese, e tutto ciò sotto il pretesto di
essere proprietario privato» (Le lotte di classe in Francia). In che cosa consiste «una delle cause per
cui il prezzo del grano è minore in paesi in cui predomina la proprietà parcellare che in paesi con un modo
di produzione capitalistico»? (Il Capitale, vol. III, parte II, p. 340). Consiste nel fatto che il contadino dà
gratuitamente alla società (cioè alla classe dei capitalisti) una parte del sovraprodotto.
«Questo basso prezzo [del grano e di altri prodotti agricoli] è quindi un risultato della
povertà dei produttori, e niente affatto della produttività del loro lavoro» (Il Capitale, vol.
III, parte II, p. 340).
61)La piccola proprietà terriera, forma normale della piccola produzione, in regime
capitalista si degrada, perisce, va distrutta.
«La proprietà parcellare esclude per la sua stessa natura: lo sviluppo delle forze sociali di
produzione del lavoro, la concentrazione sociale dei capitali, l’allevamento del bestiame su
larga scala ed una applicazione progressiva della scienza».
«L’usura ed il sistema fiscale devono portare dovunque al suo impoverimento. L’esborso del capitale
per l’acquisto della terra sottrae questo capitale alla coltivazione. Un’illimitata dispersione dei mezzi di
produzione e l’isolamento dei produttori stessi.» (La cooperazione, e cioè le associazioni di piccoli
contadini, pur esercitando una funzione progressiva borghese di prim’ordine, attenua soltanto questa
tendenza, ma non la sopprime; né si deve dimenticare che queste associazioni danno molto ai contadini
agiati e pochissimo, quasi nulla, alla massa dei contadini poveri, e che, in seguito, queste stesse associazioni divengono sfruttatrici di lavoro salariato.) «Enorme sperpero di energia umana. Progressivo
peggioramento delle condizioni di produzione e rincaro dei prezzi dei mezzi di produzione sono una legge
necessaria della produzione parcellare.» Tanto nell’agricoltura quanto nell’industria, il
capitalismo trasforma il processo della produzione soltanto a prezzo «di un martirologio
dei produttori».
«La dispersione degli operai rurali su estensioni d’una certa vastità spezza allo stesso tempo la loro
forza di resistenza, mentre la concentrazione accresce la forza di resistenza degli operai urbani. Come
nell’industria urbana, così nell’agricoltura moderna, l’aumento della forza produttiva e la maggiore
quantità di lavoro resa liquida vengono pagate con la devastazione e l’ammorbamento della stessa forzalavoro. E ogni progresso dell’agricoltura capitalistica costituisce un progresso non solo
nell’arte di rapinare l’operaio, ma anche nell’arte di rapinare il suolo…La produzione
capitalistica sviluppa quindi la tecnica e la combinazione del processo di produzione
sociale solo minando al contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza:la terra e l’operaio»
(Il Capitale, vol. I, fine del 13° capitolo).
IL CARTEGGIO MARX-ENGELS
Pubblicato sul Za Pravdu, n.20, 8 novembre 1913
150)...La storia del movimento operaio di tutto il mondo, nei suoi momenti più importanti e nei
punti più essenziali. Ancor più preziosa è la storia della politica della classe operaia. Per le ragioni
più varie, nei diversi paesi del mondo antico e del mondo nuovo, nei diversi momenti storici, Marx ed
Engels esaminano quel che è più importante dal punto di vista dei princìpi nell’impostazione delle
questioni relative ai compiti politici della classe operaia. E l’epoca abbracciata dal carteggio è appunto
l’epoca della separazione della classe operaia dalla democrazia borghese, l’epoca in cui sorse il movimento
operaio indipendente, l’epoca in cui si fissarono le basi della tattica e della politica proletarie. Quanto più
spesso nei nostri tempi ci avviene di osservare come il movimento operaio dei diversi paesi
soffra di opportunismo per la stasi e la putrefazione della borghesia, perché l’attenzione dei
capi operai è assorbita da piccoli problemi del giorno, ecc.– tanto più diventa prezioso il
ricchissimo materiale del carteggio, che palesa una profondissima comprensione dei fini
rinnovatori fondamentali del proletariato, e determina in modo straordinariamente flessibile i
62
correlativi compiti della tattica dal punto di vista di questi fini rivoluzionari, e senza fare la
minima concessione all’opportunismo od alla frase rivoluzionaria.
151)Se ci proviamo a definire con una sola parola, per così dire, il perno di tutto il carteggio, il
punto centrale verso il quale converge tutta la rete delle idee espresse e discusse, questa parola
sarà: dialettica. L’applicazione della dialettica materialistica alla rielaborazione di tutta
l’economia politica, fin dalle sue basi –alla storia, alle scienze naturali, alla filosofia, alla politica
e alla tattica della classe operaia- ecco che cosa interessa più di tutto Marx ed Engels, ecco in che
cosa essi apportano quanto c’è di più essenziale e di più nuovo, ecco in che cosa consiste il loro
geniale passo in avanti nella storia del pensiero rivoluzionario.
160)Engels, ventiseienne, annienta letteralmente il “vero socialismo”; questa espressione noi la troviamo
nella sua lettera del 23 ottobre 1846, molto prima del “Manifesto del partito comunista”...Dottrina
“antiproletaria, filisteismo piccolo-borghese”, “frasi vuote”, ogni sorta di tendenze “generalmente
umanitarie”, la “paura superstiziosa di un comunismo grossolano” (loffel-Kommunismus; letteralmente:
“comunismo del cucchiaio”, ossia comunismo della pancia), “piani pacifici per rendere felice” l’umanità:
ecco quali sono i giudizi di Engels che si riferiscono a tutti gli aspetti del socialismo premarxista.
63
LA TEORIA MARXISTA 2
(incontri 2009-2010)
XIV incontro - LENIN:Karl Marx 2
Alcune particolarità dello sviluppo storico del marxismo
Pubblicato nella Zviedzà, n.2, 23 dicembre 1910
1)
164)La nostra dottrina, diceva Engels, non è un dogma, ma una guida per l’azione.
L’aspetto del marxismo che ad ogni istante viene perso di vista. E perdendolo di vista, noi
facciamo del marxismo una cosa unilaterale, deforme e morta; lo svuotiamo della sua
essenza, scalziamo le sue basi teoriche fondamentali: la dialettica, la dottrina dell’evoluzione
storica multiforme e piena di contraddizioni; indeboliamo il suo legame con i precisi compiti
pratici dell’epoca, che possono cambiare ad ogni nuova svolta della storia.
DA:TRE FONTI E TRE PARTI INTEGRANTI DEL MARXISMO
Pubblicato nella rivista Prosvestcenie (l’educazione),n.3,marzo 1913III
99-100)Quando il regime feudale fu abbattuto e la "libera" società capitalistica venne alla luce, si vide subito che
questa libertà significava un nuovo sistema di oppressione e di sfruttamento dei lavoratori. Diverse dottrine
socialiste incominciarono ben presto a sorgere, come riflesso di questa oppressione e protesta contro di essa. Ma
il socialismo primitivo era un socialismo utopistico. Esso criticava la società capitalistica, la
condannava, la malediceva; sognava di distruggerla e fantasticava di un regime migliore; cercava di
persuadere i ricchi dell'immoralità dello sfruttamento...non poteva indicare una effettiva via di
uscita. Non sapeva né spiegare l'essenza della schiavitù del salariato sotto il capitalismo, né scoprire le leggi del
suo sviluppo, né trovare la forza sociale capace di divenire la creatrice di una nuova società.
101)Intanto le rivoluzioni tempestose che, in tutta l'Europa e principalmente in Francia,
accompagnarono la caduta del feudalesimo e del servaggio, dimostravano in modo sempre più
evidente che la base e la forza motrice di ogni sviluppo era la lotta di classe.
104)Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase,
dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle
classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni
e delle illusioni. I fautori delle riforme e dei miglioramenti saranno sempre ingannati dai difensori
del passato, fino a quando non avranno compreso che ogni vecchia istituzione, per barbara e
corrotta che essa sembri, si regge sulle forze di queste o quelle classi dominanti. E per spezzare
la resistenza di queste classi vi è un solo mezzo: trovare nella stessa società che ci circonda,
educare e organizzare per la lotta forze che possono - e che per la loro situazione sociale
debbano - spazzar via il vecchio ordine e crearne uno nuovo.
 (nostro)
 Bauman, vede il particolare della "liquidità" della società della società e quindi della classe
operaia, e noi gli andiamo appresso! Non vediamo che:
(27)"La moderna società borghese.. si va sempre più scindendo in due grandi campi
nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato..
Classi e strati che mantengono o accrescono il proprio potere di acquisto (grande e parte della media
borghesia) si vanno sempre più allontanando per tenore di vita, costumi, garanzie, ecc dalla restante
popolazione. Parte della media borghesia regredisce in piccola borghesia, questa è proletarizzata, ecc,
ecc., in un processo che avviene sotto i nostri occhi, iniziato già prima dell'ultima fase -quella socialmente
peggiore- del ciclo lungo della crisi economica.
il proletariato di oggi -nel ricco occidente- è il marocchino, il cinese, tutti coloro che
lavorano a nero, in condizioni di sottosalario. Il capitalista che li sfrutta ha interesse a
mantenerli ghettizzati perché così abbassa anche il salario dell'operaio "normale">la Lega. La
64
lotta di classe -già sul terreno sindacale- unisce contro il comune nemico: il migliore antidoto
al razzismo
la "classe operaia" sarebbe una sorta di aristocrazia operaia che si va inesorabilmente
liquefacendo nel magma comune del sottoproletariato e delle piccola borghesia proletarizzata,
dunque per il lavoratore straniero rimarrà il ghetto, il razzismo...
Cosa non troviamo nella rappresentazione? La necessità di ribellarsi del marocchino e del
cinese; dell' "aristocratico" operaio occidentale che è pauperizzato, precarizzato, e che muore per
mancanza di sicurezza sul lavoro (ritmi di lavoro - non si rinnovano gli impianti, in Italia da una
generazione in alcuni casi, ma anche certe multinazionali: la Tissen-Krupp); del piccolo borghese
proletarizzato. Togliete la necessità e la volontà di lotta - dei diversi gradi di volontà di lotta!e la lotta di classe è "liquidata"! E noi appresso! Ma cosa indicano le banlieu messe a fuoco, i dirigenti
sequestrati, gli operai sui tetti, i suicidi alla telecom francese; insegnanti, studenti, operai che sfilano
insieme? Quanto è attuale Marx-Engels-Lenin e quant'è vecchio il povero Bauman! E noi appresso!
Quanto più si avvicina la tempesta tanto più bisogna disperdere le nuvole e fare in modo che
altre nuvole -vedendole- non si uniscano alle prime! Il risorgere del socialismo utopistico
non è più innocente: come ieri sorge dalla debolezza della classe operaia, ma oggi ha lo scopo di
mascherare il processo delle contraddizioni strutturali in atto che diventano stimolo e necessità per la
lotta di classe.
 Non si farà in tempo perché nel giro di due, tre generazioni ci sarà il tracollo del pianeta?
Ciò indica la necessità della lotta, la possibilità di aggregare in essa strati di intellettuali e di
piccola e media borghesia; ma indica anche una dura difficoltà ulteriore: c'è poco tempo.
Tuttavia vi sono "anni che valgono secoli",gli avvenimenti che si preparano saranno regressivi o
lenti come gli ultimi trent'anni.? Chi è così preveggente da parlare di impossibilità?
Bauman, ovvero socialismo utopistico e keynesismo di "sinistra": la correzione "dall'alto" del
capitalismo, ma già nel 1935 Keynes...Ogni azione "dall' alto" gratifica gli "intellettuali",
scopritori delle verità di cui convincere i potenti, cioè copre il ruolo degli intellettuali al servizio
dei potenti e l' impossibilità che questi correggano il sistema, ma il sistema è il "loro" sistema: se
lo "correggono" la classe e le masse, queste non si accontenteranno di così poco: lo
cambieranno. Perciò ogni azione "dal basso" è perniciosa se non ricondotta sotto il comando
degli intellettuali, nel "sistema": socialdemocrazia; perciò "classe" e "lotta di classe" vanno
negate: il "punto di vista" della sociologia borghese. E non è un caso che la teoria della
"società liquida" piace tanto a Bertinotti e piace tanto agli intellettuali di partito, che così
possono costituirsi in "casta" dirigente, in notabilato impegnato nelle immane fatica
quotidiana delle tattiche e delle lotte di corridoio. Ci accusino pure di "movimentismo":
immeritatamente ci ritroveremo con Marx, Engels, Lenin e in grande sintonia con Gramsci.
Una compagnia infinitamente migliore.

2) LA POLITICA DELLE ALLEANZE nella fase dinamica (titolo nostro)
167) In questi ultimi sei anni distingueremo nettamente due trienni: uno termina
approssimativamente nell’estate del 1907, l’altro nell’estate del 1910.
Il primo triennio è caratterizzato, dal punto di vista puramente teorico, da rapide
trasformazioni nei tratti principali del regime politico della Russia, trasformazioni che si
operavano inoltre in modo molto irregolare, l’ampiezza delle oscillazioni essendo molto forte nei due sensi.
La base sociale ed economica di questi cambiamenti della “sovrastruttura” è stata un’azione
di massa aperta e imponente di tutte le classi della società russa, nei campi più diversi (nella
Duma, fuori della Duma, nella stampa, nei sindacati, nelle riunioni, ecc.), quale raramente si osserva nella
storia.
168)Al contrario, il secondo triennio è caratterizzato –ripetiamo che noi ci limitiamo questa
volta a trattare la questione dal punto di vista puramente teorico e “sociologico”- da una
evoluzione così lenta che quasi equivale alla stasi. Nessun cambiamento più o meno sensibile nel
regime statale. Nessuna o quasi nessuna azione aperta e varia delle classi sulla maggior parte delle “arene”
ove queste azioni si svolgevano nel periodo precedente.
169)L’evoluzione della Russia rimaneva, sia nell’uno che nell’altro, la stessa evoluzione
capitalistica. La contraddizione fra questa evoluzione economica e l’esistenza di tutto un insieme di
65
istituzioni feudali, medievali, non fu soppressa; essa pure rimase la stessa e, invece di attenuarsi, piuttosto
si accentuò, grazie a una certa infiltrazione di elementi parzialmente borghesi in queste o quelle istituzioni.
170)La differenza:durante il primo periodo sul proscenio dell’azione storica si presentò il
problema: a quale risultato porterebbero le trasformazioni rapide ed ineguali menzionate più
sopra? La natura di queste trasformazioni non poteva non essere borghese, dato il carattere
capitalistico dell’evoluzione della Russia.
171)Ma vi è borghesia e borghesia. La media e la grande borghesia, che si attenevano a un
liberismo più o meno moderato, avevano paura, per la stessa loro posizione sociale, delle trasformazioni
brusche e cercavano di mantenere in vita considerevoli residui delle vecchie istituzioni, tanto nel regime
agrario quanto nella “sovrastruttura” politica.
172)La piccola borghesia rurale, frammischiata ai contadini che vivono del “lavoro delle loro braccia”,
non poteva non aspirare a trasformazioni borghesi di un altro genere, che lasciano molto meno posto alle
sopravvivenze medievali do ogni sorta.
173)Gli operai salariati, nella misura in cui consideravano in modo cosciente gli avvenimenti
che si svolgevano attorno ad essi, non potevano non assumere un atteggiamento ben
determinato di fronte al cozzo delle due diverse tendenze, le quali, ambedue, benché rimaste
nel quadro del regime borghese, determinavano però forme assolutamente differenti di
questo regime, un ritmo assolutamente differente del suo sviluppo, un’ampiezza diversa dei
suoi effetti progressivi...
174)...questioni di tattica...appunto perché ha raggiunto la sua maturità, (la classe operaia) non
ha potuto rimanere insensibile al cozzo tra due tendenze distinte di tutta l’evoluzione
borghese della Russia, e gli ideologi di questa classe dovevano necessariamente dare delle
definizioni teoriche corrispondenti
3) CRISI E COMPITI NELLA FASE DI SOSTA
175)Nel secondo triennio il cozzo tra le diverse tendenze dell’evoluzione borghese della
Russia non era all’ordine del giorno, queste due tendenze essendo state schiacciate dai
“bisonti”, rigettate indietro, ricacciate in se stesse, soffocate per un certo periodo. I “bisonti”
medievali riempirono non soltanto il proscenio, ma anche il cuore dei più larghi strati della
società borghese di un sentimento di abbattimento e di rinuncia. Non fu il cozzo tra due
metodi di riforma, ma la perdita della fiducia in qualsiasi riforma, lo spirito di
“sottomissione” e di “pentimento”, la propensione per le teorie antisociali, la moda del
misticismo,ecc.:ecco ciò che apparve alla superficie.
176)E questo cambiamento straordinariamente brusco non fu né un caso, né unicamente il
risultato di una pressione “esteriore”. L’epoca precedente aveva scosso così profondamente gli strati
della popolazione rimasti per generazioni, per secoli, al di fuori dei problemi politici, estranei a questi
problemi, che “la revisione di tutti i valori”, un nuovo esame dei problemi fondamentali, un nuovo
interesse per la teoria, per l’abbiccì, per lo studio, partendo dai primi rudimenti, sorse in modo naturale e
inevitabile. Milioni di uomini, risvegliatisi ad un tratto dal loro lungo sonno e posti
immediatamente davanti ai più importanti problemi, non potevano mantenersi a lungo a
questa altezza, non potevano fare a meno di una sosta, di un ritorno a questioni elementari,
di una nuova preparazione che permettesse di digerire insegnamenti così ricchi di sostanza,
e di dare la possibilità a una massa incomparabilmente più larga di avanzare di nuovo,
questa volta con passo più fermo, più cosciente, più sicuro e più misurato.
177)La dialettica dello sviluppo storico fu tale, che nel primo periodo il compito all’ordine
del giorno fu quello di realizzare riforme immediate in tutti i campi della vita del paese e,
nel secondo periodo, quello di elaborare l’esperienza acquisita, di farla assimilare da strati
più larghi, di farla penetrare, se è lecito esprimersi così, nel sottosuolo, negli strati meno
progrediti delle diverse classi.
178)Appunto perché il marxismo non è un dogma morto, non è una dottrina compiuta,
bell’e pronta, immutabile, ma una guida viva per l’azione, esso doveva necessariamente
riflettere il cambiamento eccezionalmente brusco avvenuto nelle condizioni della vita
sociale. La disgregazione profonda, la confusione, tentennamenti di ogni genere, in una
parola una gravissima crisi interna del marxismo fu il riflesso di questo cambiamento.
L’azione vigorosa contro questa disgregazione, la lotta decisa e tenace per la difesa dei
princìpi del marxismo, venne di nuovo posta all’ordine del giorno. Strati estremamente
66
larghi delle classi che non potevano evitare il marxismo nel formulare i loro programmi,
l’avevano assimilato, nell’epoca precedente, in modo estremamente unilaterale, deformato;
si erano impressi in mente questa o quella “parola d’ordine”, questa o quella risposta alle
questioni tattiche, senza comprendere i criteri marxisti di queste risposte. La “revisione di
tutti i valori” nei diversi campi della vita sociale condusse alla “revisione” dei princìpi
filosofici più astratti e più generali del marxismo. L’influenza della filosofia borghese, nelle
sue svariate graduazioni idealistiche, si fece sentire nel contagio machista* tra i marxisti. La
ripetizione di “parole d’ordine” imparate a memoria, ma non comprese né meditate, portò
alla larga diffusione di una fraseologia vuota, che in realtà sfociava in tendenze
assolutamente non marxiste, in tendenze piccolo-borghesi, quali l’”otzovismo” [Dalla
parola otozvat (richiamare), corrente opportunista “di sinistra” che infierì nel partito
bolscevico dopo la reazione contro la sconfitta rivoluzione del 1905-1907. Gli otzovisti
volevano richiamare i deputati socialdemocratici dalla Duma e che si rinunciasse al
lavoro nei sindacati e nelle altre organizzazioni legali della classe operai]
179)D’altra parte, lo spirito di rinuncia che si è impadronito degli strati più larghi della
borghesia è penetrato anche nella tendenza che vorrebbe contenere la teoria e la pratica
marxista nell’alveo “della moderazione e dell’ordine”. Del marxismo non è rimasta qui che la
fraseologia, che ricopre i ragionamenti impregnati di spirito liberale sulla “gerarchia”, sull’
“egemonia”, ecc.
180) Nulla è più importante dell’unione di tutti i marxisti che hanno coscienza della
profondità della crisi e della necessità di combatterla per difendere le basi teoriche del
marxismo e i suoi princìpi fondamentali, che da ogni parte vengono snaturati mediante la
diffusione dell’influenza borghese sui vari “compagni di strada “ del marxismo.
181) In queste condizioni, la disgregazione in seno al marxismo diventa particolarmente
pericolosa. Perciò, comprendere le ragioni che rendono questa disgregazione inevitabile in
questo momento, e raggrupparsi per una lotta conseguente contro di essa, è , nel significato
diretto e preciso della parola, il compito che la nostra epoca impone ai marxisti.
*Poco tempo dopo (1909) Lenin pubblicò il suo libro Materialismo ed empiriocriticismo nel quale critica
Bogdanov e gli altri revisionisti insieme ai loro maestri Avenarius e Mach.
Karl Marx - Breve esposizione del marxismo. giugno-settembre 1914. (v.XIII Incontro)
1) IL SOCIALISMO
62)Risulta da quanto precede che Marx deduce l’inevitabile trasformazione della società
capitalistica in società socialista interamente ed esclusivamente dalla legge economica che
regola il movimento della società contemporanea. La socializzazione del lavoro, - che, nel mezzo
secolo trascorso dalla morte di Marx, si è manifestata in migliaia di forme e procede sempre più
rapidamente assumendo forme particolarmente evidenti nello sviluppo della grande industria, dei cartelli,
dei sindacati e dei trust capitalistici, come pure nel gigantesco sviluppo delle dimensioni e della potenza del
capitale finanziario, - costituisce la base materiale principale dell’inevitabile avvento del socialismo.
63) Motore intellettuale e morale, artefice fisico di tale trasformazione è il proletariato,
educato dal capitalismo stesso. La sua lotta contro la borghesia, che si manifesta in forme diverse e
sempre più ricche di contenuto, diviene inevitabilmente una lotta politica diretta alla conquista del potere
politico da parte del proletariato («dittatura del proletariato»). La socializzazione della produzione
non può non portare al passaggio dei mezzi di produzione in proprietà della società, alla «espropriazione
degli espropriatori».
64)L’enorme aumento della produttività del lavoro, la riduzione della giornata lavorativa, la sostituzione
del lavoro collettivo perfezionato alle vestigia, alle rovine della piccola produzione frazionata e primitiva:
ecco le dirette conseguenze di questo passaggio. Il capitalismo rompe definitivamente il legame
dell’agricoltura con l’industria, ma al tempo stesso, nel suo più alto grado di sviluppo, prepara
nuovi elementi per tale legame, per la unione della industria con l’agricoltura sulla base
dell’applicazione cosciente della scienza della coordinazione del lavoro collettivo, e per una
nuova distribuzione della popolazione (che metterà un termine sia all’isolamento e all’arretratezza
delle campagne, separate dal resto del mondo, sia al non naturale agglomerazione di masse gigantesche
nelle grandi città).
65)Una nuova forma di famiglia, nuove condizioni nella situazione della donna e
nell’educazione delle nuove generazioni sono preparate dalle forme superiori del capitalismo
contemporaneo; il lavoro femminile e infantile, lo sfacelo della famiglia patriarcale per opera del
67
capitalismo, assumono inevitabilmente nella società moderna le forme più spaventevoli, più
catastrofiche e ripugnanti. E, tuttavia, «la grande industria crea il nuovo fondamento economico per
una forma superiore della famiglia e del rapporto fra i due sessi, con la parte decisiva che essa assegna
alle donne, agli adolescenti e ai bambini d’ambo i sessi nei processi di produzione socialmente organizzati
al di là della sfera domestica. Naturalmente è altrettanto sciocco ritenere assoluta la forma cristianogermanica della famiglia, quanto ritenere assoluta la forma romana antica o la greca antica, oppure quella
orientale, che del resto formano fra di loro una serie storica progressiva. E’ altrettanto evidente che la
composizione del personale operaio combinato con individui d’ambo i sessi e delle età più differenti, benché
nella sua forma spontanea e brutale, cioè capitalistica, dove l’operaio esiste in funzione del processo di
produzione e non il processo di produzione per l’operaio, che è pestifera fonte di corruzione e schiavitù,
non potrà viceversa non rovesciarsi, in circostanze corrispondenti, in fonte di sviluppo di qualità umane»
(Il Capitale, vol. I, fine del 13° capitolo).
40-La divisione del lavoro, che implica tutte queste contraddizioni e che a sua volta è fondata
sulla divisione naturale del lavoro nella famiglia e sulla separazione della società in singole
famiglie opposte l’una all’altra, implica in pari tempo anche la ripartizione, e precisamente la
ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti, e quindi la
proprietà, che ha già il suo germe, la sua prima forma, nella famiglia, dove la donna e i figli
sono gli schiavi dell’uomo.
41 La schiavitù nella famiglia, che certamente è ancora molto rudimentale e allo stato latente, è
la prima proprietà, che del resto in questa fase corrisponde già perfettamente alla definizione
degli economisti moderni, secondo cui essa consiste nel disporre di forza-lavoro altrui. Del resto
divisione del lavoro e proprietà privata sono espressioni identiche: con la prima si esprime in
riferimento all’attività esattamente ciò che con l’altra si esprime in riferimento al prodotto
dell’attività.
Marx, Engels, L' IDEOLOGIA TEDESCA (STRALCI,NOSTRO SITO)
66) Le nazioni sono un inevitabile prodotto e una forma inevitabile dell’epoca borghese dello
sviluppo sociale. La classe operaia stessa non poteva irrobustirsi, maturarsi, costituirsi, senza
«costituirsi in nazione», senza essere «nazionale» («benché non nel senso della borghesia»). Ma
lo sviluppo del capitalismo abbatte sempre più le barriere nazionali, sopprime il particolarismo nazionale, e,
in luogo degli antagonismi nazionali pone quelli di classe. E’ perciò assolutamente vero che, nei paesi
capitalistici sviluppati, «gli operai non hanno patria», e che «l’azione unita» degli operai, almeno nei paesi
civili, è «una delle prime condizioni dell’emancipazione del proletariato» (Manifesto comunista). Lo Stato,
che è violenza organizzata, è sorto come fatto inevitabile a un certo grado di sviluppo della
società, allorché questa si divise in classi irriconciliabili e non avrebbe potuto continuare a
esistere senza un «potere» che avesse l’apparenza di essere al di sopra della società, e fino a un
certo punto acquistasse una personalità indipendente da essa. Sorto dalle contraddizioni di
classe, lo Stato diviene «lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo,
diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tener sottomessa e per sfruttare la
classe oppressa. (Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in cui sono esposte le opinioni
sue e di Marx).
67)Persino la forma più libera e progressiva dello Stato borghese, la repubblica
democratica, non elimina affatto questa realtà, ma ne cambia soltanto la forma (legame dello
Stato con la borsa, corruzione diretta e indiretta dei funzionari statali e della stampa, e così via). Il
socialismo, conducendo alla scomparsa delle classi, conduce, per ciò stesso, alla scomparsa
dello Stato. «Il primo atto con cui lo Stato si presenta realmente come rappresentante di tutta la società, cioè la
presa di possesso di tutti i mezzi di produzione in nome della società, è ad un tempo l’ultimo suo atto indipendente in
quanto Stato. L’intervento di una forza statale nei rapporti sociali diventa superflua successivamente in ogni campo e
poi viene meno da se stesso. Al posto del governo sulle persone appare l’amministrazione delle cose e la direzione
dei processi produttivi. Lo Stato non viene “abolito”: esso si estingue» (Engels, Antiduhring). «La società che
riorganizza la produzione in base a una libera ed eguale associazione di produttori, relega l’intera macchina statale
nel posto che dal quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all’ascia di
bronzo» ( Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato).
68)Infine, circa il problema della posizione del socialismo di Marx verso i piccoli contadini
che ancora esisteranno all’epoca dell’espropriazione degli espropriatori, è necessario rammentare
una dichiarazione di Engels, che esprime il pensiero di Marx:
«Allorché ci impadroniremo del potere statale, non penseremo ad espropriare violentemente (non importa se con o
senza indennizzo) i piccoli contadini, ciò che saremo invece obbligati a fare con i grandi proprietari di terre. Il
nostro compito nei confronti dei piccoli contadini consisterà prima di tutto nel fare sì che la loro proprietà e
68
produzione privata si trasformino in proprietà e produzione associata; non con mezzi violenti, ma con l’esempio e
con l’offerta dell’aiuto sociale a tale scopo. E allora naturalmente possederemo i mezzi sufficienti per mostrare al
contadino tutti i vantaggi di tale trasformazione, vantaggi che debbono essergli illustrati fin d’ora» (Engels, La
questione contadina in Francia e in Germania, in Neue Zeit).
2) LA TATTICA DELLA LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO
70) Soltanto la valutazione oggettiva di tutto l’insieme dei rapporti reciproci di tutte le classi
di una data società, senza eccezione, e, per conseguenza, anche la considerazione del grado
di sviluppo oggettivo di quella società e dei rapporti reciproci fra essa ed altre società,
possono servire di base a una giusta tattica della classe d’avanguardia.
71)Inoltre tutte le classi e tutti i paesi devono essere considerati non in una situazione statica,
ma dinamica, ossia non in stato di immobilità, ma in movimento (movimento le cui leggi
derivano dalle condizioni economiche d’esistenza di ogni classe).
72)A sua volta il movimento non deve essere considerato solo dal punto di vista del passato,
ma anche da quello dell’avvenire, e non secondo il volgare intendimento degli
«evoluzionisti», che scorgono soltanto le trasformazioni lente, ma dialetticamente: «Venti
anni contano un giorno nei grandi sviluppi storici – scriveva Marx ad Engels – ma vi
possono essere giorni che concentrano in sé venti anni» (Carteggio, vol. III, p. 127).
73)Ad ogni grado di sviluppo e in ogni momento, la tattica del proletariato deve tener conto di
questa inevitabile dialettica oggettiva della storia del genere umano: da un lato, utilizzando ai
fini dello sviluppo della coscienza, delle forze e della capacità di lotta della classe
d’avanguardia le epoche di stagnazione politica o di lento sviluppo, di sviluppo cosiddetto
«pacifico»; e, dall’altro lato, orientando tutto questo lavoro nella direzione dello «scopo
finale» del movimento di tale classe, e suscitando in essa la capacità di risolvere
praticamente i grandi problemi nelle giornate culminanti che «concentrano in sé venti
anni». A tale proposito hanno speciale importanza due giudizi di Marx, uno espresso nella Miseria della
filosofia riguardante la lotta economica e le organizzazioni economiche del proletariato, e l’altro nel
Manifesto comunista e riguardante i suoi compiti politici. Il primo dice:
«La grande industria raccoglie in un solo luogo una folla di persone, sconosciute le une alle altre. La concorrenza le
divide quanto all’interesse. Ma il mantenimento del salario, questo interesse comune che essi hanno contro il loro
padrone, le unisce in uno stesso proposito di resistenza: coalizione… Le coalizioni, dapprima isolate, si costituiscono
in gruppi e di fronte al capitale sempre unito, il mantenimento dell’associazione diviene per gli operai più necessario
ancora di quello del salario… In questa lotta – vera guerra civile – si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi
necessari a una battaglia che si prospetta nell’immediato futuro. Una volta giunta a questo punto, l’associazione
acquista un carattere politico».
74)In queste parole vengono esposti il programma e la tattica delle lotte economiche e del
movimento sindacale per alcuni decenni, per tutto il lungo periodo di preparazione delle
forze del proletariato «per la futura battaglia». A questo giudizio bisogna ravvicinare le
numerose indicazioni che Marx ed Engels traggono dall’esempio del movimento operaio inglese,
mostrando come la «prosperità» industriale determina i tentativi di «comprare gli operai»
(Carteggio con Engels, I, 136) e di allontanarli dalla lotta; come questa prosperità, in generale,
«demoralizza gli operai» (II, 218); come il proletariato inglese «s’imborghesisce» e come «la
più borghese di tutte le nazioni» (l’inglese) «vuole, a quanto pare, condurre le cose in modo
da avere, al lato della borghesia, un' aristocrazia borghese e un proletariato pure borghese»
(II, 290); come nel proletariato scompare l’«energia rivoluzionaria» (III, 124), come occorre
attendere per un tempo più o meno lungo «la liberazione degli operai inglesi dalla loro
apparente corruzione borghese» (III, 127), come manca al movimento operaio inglese «l’ardore
dei cartisti» (1866; III, 305), come i capi operai inglesi si formano secondo un tipo intermedio
«fra il borghese radicale e l’operaio» (a proposito di Holyoake; IV, 209); come a causa del
monopolio dell’Inghilterra e finché tale monopolio esisterà, «con gli operai inglesi non ci
sarà niente da fare» (IV, 433). La tattica della lotta economica in rapporto con lo sviluppo in
generale (e con l’esito) del movimento operaio, è considerata qui in modo mirabilmente vasto,
universale, dialettico, veramente rivoluzionario.
75)Circa la tattica della lotta politica, il Manifesto comunista enunciò in questo modo il
principio fondamentale del marxismo: «i comunisti lottano per raggiungere gli scopi e gli
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interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in
pari tempo l’avvenire del movimento stesso».
76)In nome di questo principio, Marx nel 1848 appoggiò in Polonia il partito della «Rivoluzione agraria», «quello
stesso partito che suscitò l’insurrezione di Cracovia nel 1846». In Germania, nel 1848-1849, Marx appoggiò la
democrazia rivoluzionaria estrema, e in seguito non ritirò mai quel che aveva detto allora sulla tattica. Egli
considerava la borghesia tedesca come un elemento «incline, fin dall’inizio, a tradire il popolo» (soltanto l’unione con
i contadini avrebbe permesso alla borghesia di raggiungere pienamente i suoi obiettivi) «e a stringere un
compromesso con i rappresentanti coronati dell’antica società».
77)Circa venti anni dopo, in una lettera a Engels (III, 224), Marx scriveva che la causa dell’insuccesso della
rivoluzione del 1848 consistette nel fatto che la borghesia aveva preferito la pace in schiavitù alla
semplice prospettiva di una lotta per la libertà.
78)Quando terminò il periodo delle rivoluzioni del 1848-1849, Marx insorse contro ogni tentativo di
giocare con la rivoluzione (Schapper, Willich e la lotta contro di essi), esigendo che si sapesse
lavorare nel nuovo periodo, in cui si preparavano, in modo apparentemente «pacifico», nuove
rivoluzioni. Il seguente apprezzamento di Marx sulla situazione in Germania nel 1856, nel più fosco periodo
della reazione, mostra come egli intendeva che fosse condotto tale lavoro: «In Germania tutto dipenderà
dalla possibilità di appoggiare la rivoluzione proletaria con una specie di seconda edizione
della guerra dei contadini» (Carteggio con Engels, vol. II, p. 108).
79)Fino a quando la rivoluzione democratica (borghese) in Germania non era giunta a compimento, Marx,
per quanto riguardava la tattica del proletariato socialista, rivolse tutta la sua attenzione allo sviluppo
dell’energia democratica dei contadini. Egli considerava che l’atteggiamento di Lassalle era,
«oggettivamente, un tradimento di tutto il movimento operaio a favore dei prussiani» (III, 210); tra l’altro,
proprio perché Lassalle si mostrava troppo conciliante coi grandi proprietari fondiari e col nazionalismo
prussiano.
«E’ vile – scriveva Engels nel 1865, in uno scambio di vedute con Marx per la
preparazione di una dichiarazione comune, destinata alla stampa – in un paese
prevalentemente agricolo aggredire, in nome del proletariato industriale, la
sola borghesia, senza ricordare neppure con una parola il patriarcale
sfruttamento a bastonate del proletariato agricolo per opera della grande
nobiltà feudale» (III, 217).
81)Nel famoso Indirizzo dell’Internazionale del 9 settembre 1870 Marx mise in guardia il
proletariato francese contro un’insurrezione intempestiva; ma quando tuttavia essa
avvenne (1871) egli salutò con entusiasmo l’iniziativa rivoluzionaria delle masse «che danno
l’assalto al cielo» (lettera di Marx a Kugelmann). La sconfitta dell’azione rivoluzionaria, in
questa come in molte altre situazioni, era, secondo il materialismo dialettico di Marx, minor
male, per l’andamento generale e per l’esito della lotta proletaria, che l’abbandono di una
posizione conquistata e la resa senza lotta, perché una tale capitolazione avrebbe
demoralizzato il proletariato e diminuita la sua capacità di combattere.
82)Apprezzando appieno l’uso dei mezzi legali di lotta durante i periodi di stasi politica e di
dominio della legalità borghese, Marx nel 1877-1878, dopo la proclamazione delle leggi
eccezionali [Leggi emanate da Bismarck nel 1878 contro la socialdemocrazia tedesca. Furono abrogate nel 1890 grazie all’opposizione
della classe operaia tedesca.] contro i socialisti, condannò aspramente le «le frasi rivoluzionarie» di
Most; ma non meno, se non più aspramente, condannò l’opportunismo allora
temporaneamente dominante nel partito socialdemocratico ufficiale, che non mostrò subito,
coraggiosamente, rigidamente, lo spirito rivoluzionario e la volontà di passare alla lotta
illegale in risposta alle leggi eccezionali (Carteggio di Marx ed Engels, IV, 397, 404, 418, 422, 424. Si
vedano anche le lettere a Sorge).
MARXISMO E REVISIONISMO
Scritto nell'aprile del 1908 e pubblicato nella raccolta "In memoria di Karl Marx
107)Un noto adagio dice che se gli assiomi della geometria urtassero gli interessi degli
uomini, si sarebbe probabilmente cercato di confutarli. Quelle dottrine delle scienze
storiche e naturali che colpiscono i vecchi pregiudizi della teologia hanno provocato e
provocano tuttora una delle lotte più accanite. Nulla di strano quindi che la dottrina di
Marx, la quale serve in modo diretto a educare e organizzare la classe d'avanguardia della
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società moderna, indica i compiti di questa classe e dimostra che, grazie allo sviluppo
economico, la sostituzione dell'attuale ordinamento sociale con un ordine nuovo è cosa
ineluttabile nulla di strano che questa dottrina abbia dovuto farsi strada lottando ad ogni
passo.
108)Non parliamo della scienza e della filosofia borghesi, insegnate ufficialmente da professori ufficiali allo
scopo di istupidire la giovane generazione delle classi possidenti e di "aizzarla" contro i nemici interni ed
esterni. Questa scienza non vuol nemmeno sentir parlare del marxismo...
109)Ma anche fra le dottrine che hanno un legame con la lotta della classe operaia e sono
diffuse particolarmente fra il proletariato, il marxismo è ben lungi dall'aver rafforzato di
colpo le sue posizioni.
Nei primi cinquanta anni della sua esistenza (a partire dal decennio 1840-1850) il marxismo
combatté contro le teorie che gli erano radicalmente ostili. Nella prima metà del decennio 18401850 Marx ed Engels aggiustarono i conti con i giovani hegeliani radicali che in filosofia erano
idealisti. Verso la fine di questo decennio la lotta si porta nel campo delle dottrine economiche,
contro il proudhonismo. Negli anni 1850-1860 questa lotta viene coronata dalla critica dei
partiti e delle dottrine che si erano manifestate durante il tempestoso 1848. Dal 1860 al 1870 la
lotta passa dal campo della teoria generale a un campo più direttamente vicino al movimento
operaio: cacciata del bakunismo dall'Internazionale. All'inizio del decennio 1870-1880 in
Germania si fa avanti per un breve periodo di tempo il proudhoniano Mülberger [(1847-1907),
medico e pubblicista tedesco, nel 1872 scrisse per il Volksstaat (il giornale socialdemocratico diretto da W.
Liebknecht) una serie di articoli sul problema delle abitazioni] alla fine di questo decennio, il positivista
Dühring. Ma l'influenza esercitata sul proletariato tanto dall'uno che dall'altro è già insignificante. Il
marxismo ha già trionfato in modo indiscusso di tutte le altre ideologie del movimento operaio.
110) Ma quando il marxismo ebbe soppiantato tutte le dottrine ad esso avverse e dotate di una qualche
consistenza, le tendenze che trovavano un'espressione in queste dottrine si dettero a cercare altre vie. Le
forme e i pretesti della lotta mutarono, ma la lotta continuò.
Il secondo cinquantennio di esistenza del marxismo si iniziò (dal 1890) con la lotta di una
corrente ostile al marxismo in seno al marxismo stesso.
111)L'ex marxista ortodosso Bernstein ha fatto maggior rumore e formulato nel modo più
completo le correzioni da apportare a Marx, la revisione del marxismo, il revisionismo.
112)Il socialismo premarxista è battuto. Esso continua la lotta non più sul suo proprio terreno,
ma sul terreno generale del marxismo, come revisionismo. Vediamo dunque qual è il
contenuto ideologico del revisionismo.
113)Nel campo della filosofia il revisionismo si è messo a rimorchio della "scienza" borghese
professorale. I professori "ritornano a Kant", e il revisionismo si trascina dietro i neokantiani. I professori
ripetono le banalità pretesche, mille volte rimasticate, contro il materialismo filosofico, e i revisionisti,
sorridendo con condiscendenza, borbottano (parola per parola secondo l'ultimo Handbuch) [Manuale
scolastico] che il materialismo è stato da un pezzo "confutato". I professori considerano Hegel come un
"cane morto" e predicando essi stessi l'idealismo, ma un idealismo mille volte più meschino e banale di
quello hegeliano, alzano con sprezzo le spalle a proposito della dialettica, e i revisionisti si cacciano dietro a
loro nel pantano dell'avvilimento filosofico della scienza, sostituendo alla dialettica "sottile" (e
rivoluzionaria) la "semplice" (e pacifica) "evoluzione". I professori si guadagnano i loro stipendi adattando i
loro sistemi idealistici e "critici" alla "filosofia" medioevale dominante (cioè alla teologia), e i revisionisti si
schierano al loro fianco, cercando di fare della religione un "affare privato", non rispetto allo Stato
moderno, ma rispetto al partito della classe d'avanguardia.
114)E' inutile parlare del vero significato di classe di tali "correzioni" a Marx: la cosa è evidente di per sé.
Notiamo soltanto che l'unico marxista che, nella socialdemocrazia internazionale, abbia criticato le
incredibili banalità spacciate dai revisionisti, mantenendosi sulle posizioni del materialismo dialettico
conseguente, è stato Plekhanov. Ciò è tanto più necessario sottolineare energicamente oggi, quando si
fanno dei tentativi profondamente errati di far passare il ciarpame filosofico reazionario per critica
dell'opportunismo tattico di Plekhanov.
115). Si è preteso che le crisi si farebbero oggi più rare, meno acute e che probabilmente i
cartelli e i trust offriranno al capitale la possibilità di eliminarle del tutto. Si è preteso che la
"teoria del crollo" verso il quale marcia il capitalismo sarebbe una teoria inconsistente,
poiché le contraddizioni di classe tenderebbero ad attutirsi, ad attenuarsi. Si è preteso infine che
non sarebbe male correggere la teoria del valore di Marx secondo gli insegnamenti di BöhmBawerk.
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116) Gli argomenti dei revisionisti sono stati esaminati, fatti e cifre alla mano. E' stato dimostrato che i
revisionisti idealizzano sistematicamente la piccola produzione moderna.
117)Ogni passo in avanti della scienza e della tecnica scalza inevitabilmente, inesorabilmente le basi della
piccola produzione nella società capitalistica; e il compito dell'economia socialista è di analizzare questo
processo in tutte le sue forme, spesso complesse e ingarbugliate, di dimostrare al piccolo produttore che gli
è impossibile resistere in regime capitalista, che la situazione dell'economia contadina in regime capitalista
non ha vie di uscita, che il contadino deve far proprio necessariamente il modo di vedere del proletariato.
Dal punto di vista scientifico in questa questione i revisionisti peccavano per la loro superficiale
generalizzazione di fatti presi isolatamente, staccandoli dall'assieme del regime capitalista; dal punto di
vista politico peccavano perché inevitabilmente, lo volessero o no, chiamavano il contadino o lo spingevano
a far proprie le opinioni del proprietario (cioè della borghesia), invece di spingerlo a far proprie le opinioni
del proletariato rivoluzionario.
118)Per quel che concerne la teoria delle crisi e la teoria del crollo, per i revisionisti le cose
sono andate ancor peggio. Soltanto per un brevissimo periodo di tempo e solo persone di
vista ben corta potevano pensare a rimaneggiare i princípi della dottrina di Marx sotto
l'influenza di alcuni anni di slancio e di prosperità industriale. La realtà ha dimostrato ben
presto ai revisionisti che le crisi non avevano fatto il loro tempo: alla prosperità ha tenuto
dietro la crisi. La recente crisi finanziaria in America, la estensione terribile della disoccupazione in
Europa, senza parlare poi della crisi industriale imminente, annunciata da sintomi numerosi - tutto questo
ha fatto sí che le recenti "teorie" dei revisionisti sono state dimenticate da tutti e, a quanto pare, da molti
revisionisti stessi. Occorre soltanto non dimenticare gli insegnamenti che la classe operaia ha ricevuto da
questa instabilità da intellettuali.
119)Riguardo alla teoria del valore è sufficiente dire che, all'infuori delle allusioni e dei conati molto
confusi alla Böhm-Bawerk i revisionisti non hanno dato qui assolutamente nulla e perciò non hanno
lasciato traccia alcuna nello sviluppo del pensiero scientifico.
120) La libertà politica, la democrazia, il suffragio universale distruggono le basi della lotta
di classe. In regime democratico poiché è la "volontà" della maggioranza che regna, non
sarebbe più possibile vedere nello Stato un organo di dominio di classe né sottrarsi ad
alleanze con la borghesia progressiva socialriformatrice contro i reazionari.
121)E' fuori discussione che queste obiezioni dei revisionisti formavano un sistema abbastanza armonico,
il sistema delle concezioni liberali borghesi da tempo conosciute: il parlamentarismo borghese distrugge le
classi e la divisione in classi, dal momento che il diritto di voto, il diritto di partecipare agli affari dello Stato
appartengono a tutti i cittadini senza distinzione.
122)Tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del secolo XIX, tutta la storia della rivoluzione russa
all'inizio del secolo XX dimostrano all'evidenza quanto sono assurde queste concezioni. Con la libertà
del capitalismo "democratico" la differenziazione economica non si attenua, ma si accentua
e si aggrava. Il parlamentarismo non elimina, ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più
democratiche come organi di oppressione di classe. Aiutando a illuminare e a organizzare masse
popolari infinitamente più grandi di quelle che partecipavano prima attivamente agli
avvenimenti politici (da mettere in relazione con prec.par.74), il parlamentarismo non prepara in questo
modo l'eliminazione delle crisi e delle rivoluzioni politiche, ma il massimo di acutezza della guerra civile
durante queste rivoluzioni.
123)Gli avvenimenti di Parigi nella primavera del 1871 e quelli della Russia nell'inverno del 1905
hanno dimostrato chiaro come la luce del sole che è inevitabile si giunga a una tale acutezza. La
borghesia francese per soffocare il movimento proletario non esitò un istante a mettersi d'accordo
col nemico nazionale e coll'esercito straniero.
124)Chi non comprende l'inevitabile dialettica interna del parlamentarismo e della
democrazia borghese, che porta a risolvere i conflitti ricorrendo a forme sempre più aspre
di violenza di massa, non saprà mai condurre nemmeno sul terreno del parlamentarismo
una propaganda e un'agitazione che siano conformi ai princípi e preparino veramente le
masse operaie a partecipare vittoriosamente a questi "conflitti". L'esperienza delle alleanze,
degli accordi e dei blocchi col liberalismo socialriformista in occidente e col riformismo liberale (cadetti)
nella rivoluzione russa ha dimostrano in modo convincente che questi accordi non fanno che annebbiare la
coscienza delle masse, non accentuano ma attenuano l'importanza effettiva della loro lotta, legando i
combattenti agli elementi più inetti alla lotta, più instabili e inclini al tradimento. Il millerandismo
francese, che è l'esperienza più notevole di applicazione della tattica politica revisionista su grande scala, su
una scala veramente nazionale, ha dato del revisionismo un giudizio pratico che il proletariato di tutto il
mondo non dimenticherà mai.
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125)Il complemento naturale delle tendenze economiche e politiche del revisionismo è stato il suo
atteggiamento verso l'obiettivo finale del movimento socialista. "Il fine non è nulla, il
movimento è tutto", queste parole alate di Bernstein esprimono meglio di lunghe dissertazioni
l'essenza del revisionismo. Determinare la propria condotta caso per caso: adattarsi agli
avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici; dimenticare gli interessi
vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il regime capitalista, di tutta
l'evoluzione del capitalismo; sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o
supposto del momento, tale è la politica revisionista. Dall'essenza stessa di questa politica risulta
chiaramente che essa può assumere forme infinitamente varie e che ogni problema più o meno "nuovo",
ogni svolta più o meno inattesa e imprevista - anche se mutano il corso essenziale degli avvenimenti in una
misura infima per un brevissimo periodo di tempo - devono portare inevitabilmente all'una o all'altra
varietà di revisionismo.
126)Ciò che rende inevitabile il revisionismo sono le sue radici di classe nella società
moderna. Il revisionismo è fenomeno internazionale. Per ogni socialista più o meno accorto e
pensante non può esistere il minimo dubbio che i rapporti fra gli ortodossi e i seguaci di
Bernstein in Germania, fra i seguaci di Guesde e di Jaurès (ora, in particolar modo, i seguaci
di Brousse) in Francia, fra la Federazione socialdemocratica e il Partito operaio indipendente in
Inghilterra, fra de Brouckère e Vandervelde nel Belgio, fra integralisti e riformisti in Italia,
fra bolscevichi e menscevichi in Russia, sono, dappertutto, nella loro essenza, omogenei,
malgrado l'enorme differenza delle condizioni nazionali e della situazione storica di questi
paesi nel momento presente. La "differenziazione" in seno al socialismo internazionale
contemporaneo si produce di fatto già ora secondo una linea unica nei diversi paesi del mondo,
attestando con ciò l'immenso progresso compiuto in confronto a 30-40 anni fa, quando nei
differenti paesi lottavano fra di loro in seno al socialismo internazionale unico tendenze
eterogenee. E quel "revisionismo di sinistra" che è apparso ora nei paesi latini sotto forma di
"sindacalismo rivoluzionario" si adatta esso pure al marxismo "correggendolo". Labriola in
Italia, Lagardelle in Francia fanno appello ad ogni passo a un Marx ben compreso contro un Marx
mal compreso.
127)Non possiamo qui soffermarci ad analizzare il contenuto ideologico di questo revisionismo,
che è ancora ben lontano dall'essersi così sviluppato come il revisionismo opportunista, non è
diventato internazionale e non ha sostenuto praticamente nessuna battaglia importante col partito
socialista in nessun paese. Ci limiteremo perciò al "revisionismo di destra" che abbiamo
descritto più sopra.
128)Che cosa rende inevitabile il revisionismo nella società capitalista? Perché il revisionismo è
più profondo delle particolarità nazionali e dei gradi di sviluppo del capitalismo? Perché in ogni
paese capitalista esistono sempre, accanto al proletariato, larghi strati di piccola borghesia, di
piccoli proprietari. Il capitalismo è nato e nasce continuamente dalla piccola produzione.
Nuovi numerosi "strati medi" vengono inevitabilmente creati dal capitalismo (appendici
della fabbrica, lavoro a domicilio, piccoli laboratori che sorgono in tutto il paese per
sovvenire alla necessità della grande industria, come quella delle biciclette e dell'automobile,
per esempio). Questi nuovi piccoli produttori sono essi pure in modo inevitabile respinti
nuovamente nelle file del proletariato. E' del tutto naturale quindi che le concezioni piccoloborghesi penetrino nuovamente nelle file dei grandi partiti operai. E' del tutto naturale che
debba essere così e sarà così sempre, sino allo sviluppo della rivoluzione proletaria, perché
sarebbe un grave errore pensare che per compiere questa rivoluzione sia necessaria la
proletarizzazione "completa" della maggioranza della popolazione. Ciò che noi sperimentiamo ora
spesso soltanto nel campo ideologico: le discussioni contro le correzioni teoriche di Marx; ciò che
ora non si manifesta nella pratica che a proposito di certi problemi particolari del movimento
operaio: le divergenze tattiche coi revisionisti e le scissioni che si producono su questo terreno
tutto ciò la classe operaia dovrà inevitabilmente subirlo ancora in proporzioni incomparabilmente
più grandi quando la rivoluzione proletaria avrà acutizzato tutti i problemi controversi, avrà
concentrato tutte le divergenze sui punti che hanno l'importanza più diretta per determinare la
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condotta delle masse e ci avrà imposto, nel fuoco del combattimento, di discernere i nemici dagli
amici e di respingere i cattivi alleati per infliggere al nemico colpi decisivi.
129)La lotta ideologica del marxismo rivoluzionario contro il revisionismo alla fine del secolo XIX non è
che il preludio delle grandi battaglie rivoluzionarie del proletariato, che avanza verso la completa vittoria
della sua causa, nonostante tutti i tentennamenti e le debolezze degli elementi piccolo-borghesi.
I DESTINI STORICI DELLA DOTTRINA DI KARL MARX Pubblicato nella Pravda, n.50, il 14 marzo 1913
130)Il punto essenziale della dottrina di Karl Marx è l'interpretazione della funzione storica
mondiale del proletariato come creatore della società socialista.
131)Marx la formulò per la prima volta nel 1844. Il Manifesto comunista di Marx ed Engels,
pubblicato nel 1848, ne dà già un'esposizione completa e sistematica, rimasta, fino ad oggi, la
migliore. Da allora, la storia universale si divide manifestamente in tre periodi principali:
1) dalla rivoluzione del 1848 alla Comune di Parigi (1871);
2) dalla Comune di Parigi alla rivoluzione russa (1905);
3) dalla rivoluzione russa ai nostri giorni.
«I» -132)All'inizio del primo periodo, la dottrina di Marx non predomina affatto. Essa non
rappresenta che una delle frazioni o correnti straordinariamente numerose del socialismo. Predominano
quelle forme di socialismo che, in sostanza, sono apparentate al nostro populismo: incomprensione della
base materialistica del movimento storico, incapacità di discernere la funzione e l'importanza di ciascuna
delle classi della società capitalistica, dissimulazione della natura borghese delle riforme democratiche con
frasi pseudosocialiste sul "popolo", la "giustizia", il "diritto", ecc.
133)La rivoluzione del 1848 assesta un colpo mortale a tutte queste forme rumorose,
variopinte, chiassose del socialismo premarxista. In tutti i paesi, la rivoluzione ci mostra le diverse
classi della società all'opera. Il massacro degli operai parigini consumato dalla borghesia repubblicana,
nelle giornate del giugno 1848, attesta in modo definitivo la natura socialista del solo proletariato. La
borghesia liberale teme l'indipendenza di questa stessa classe cento volte più di qualsiasi reazione. I
contadini si accontentano dell'abolizione delle vestigia feudali e si schierano a fianco dell'ordine, di rado
esitando tra la democrazia operaia e il liberalismo borghese. Le dottrine che parlano di un socialismo non
classista, di una politica non classista, dimostrano di essere frottole.
134)La Comune di Parigi (1871) porta a compimento questo sviluppo delle trasformazioni
borghesi; la repubblica, cioè la forma di organizzazione statale nella quale i rapporti di
classe si manifestano nel modo meno velato, deve il suo consolidamento soltanto all'eroismo
del proletariato.
135)In tutti gli altri paesi di Europa, uno sviluppo più confuso e meno completo conduce alla stessa società
borghese. Alla fine del primo periodo (1848-1871), periodo di burrasche e di rivoluzioni, il socialismo
premarxista muore. Nascono i partiti proletari indipendenti: la I Internazionale (1864-1872)
e la socialdemocrazia tedesca.
«II» - 136)Il secondo periodo (1872-1904) si distingue dal primo per il suo carattere "pacifico",
per l'assenza di rivoluzioni. L'occidente ha terminato le rivoluzioni borghesi. L'oriente non è
ancora maturo per esse.
137)L'occidente entra nella fase della preparazione "pacifica" dell'epoca delle trasformazioni future.
Dappertutto si formano dei partiti socialisti, proletari per la loro base, che imparano a servirsi del
parlamentarismo borghese, a creare la loro stampa quotidiana, le loro istituzioni di educazione, i loro
sindacati, le loro cooperative. La dottrina di Marx riporta una completa vittoria e si diffonde in estensione.
Lentamente, ma inflessibilmente, continua il processo di selezione e di raggruppamento delle forze del
proletariato, di preparazione alle battaglie future.
138)La dialettica della storia è tale, che la vittoria del marxismo teorico costringe i suoi
nemici a travestirsi da marxisti. Il liberalismo interiormente putrefatto, tenta di rivivere
nella veste dell'opportunismo socialista. Esso interpreta il periodo della preparazione delle
forze per le grandi battaglie come una rinuncia a queste battaglie. Esso intende il
miglioramento delle condizioni della lotta degli schiavi contro la schiavitù del salario nel
senso di una vendita per qualche quattrino, da parte degli schiavi, dei loro diritti alla libertà.
Esso predica vilmente la "pace sociale" (ossia la pace con lo schiavismo), la rinuncia alla
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lotta di classe, e così via. L'opportunismo trova moltissimi fautori tra i vari deputati
socialisti al parlamento, i vari funzionari del movimento operaio e gli intellettuali
"simpatizzanti".
«III» - 139)Gli opportunisti non erano ancora riusciti a glorificare la "pace sociale" e l'assenza di necessità
di burrasche nella "democrazia" che una nuova fonte delle più grandi tempeste mondiali si apriva in Asia.
La rivoluzione russa era seguita dalle rivoluzioni turca, persiana e cinese. Oggi noi
attraversiamo precisamente l'epoca di queste tempeste e della loro "ripercussione" in
Europa. Qualunque sia la sorte della grande repubblica cinese, contro la quale oggi aguzzano i denti le
diverse iene "civili", nessuna forza al mondo riuscirà a ristabilire il vecchio servaggio in Asia, né spazzerà
dalla faccia della terra il democratismo eroico delle masse popolari dei paesi asiatici e semiasiatici.
140)Taluni, che non tenevano nel dovuto conto le condizioni di preparazione e di sviluppo della
lotta delle masse, sono caduti nella disperazione e nell'anarchismo, vedendo lungamente
differita la lotta decisiva contro il capitalismo in Europa. Noi vediamo oggi come questa
disperazione anarchica sia miope e pusillanime.
143)Dopo l'Asia si è messa in movimento l'Europa, ma non alla maniera asiatica. Il periodo "pacifico" del
1872-1904 appartiene a un passato scomparso per sempre. Il carovita e il giogo dei trust provocano un
inasprimento inaudito della lotta economica, che scuote perfino gli operai inglesi, i più corrotti dal
liberalismo. Una crisi politica matura sotto i nostri occhi nella stessa Germania, nella
"cittadella" della borghesia e dei grandi proprietari fondiari. Gli armamenti folli e la
politica dell'imperialismo danno all'Europa moderna una "pace sociale" che assomiglia
piuttosto a un barile di dinamite. E la decomposizione di tutti i partiti borghesi e la
maturazione del proletariato proseguono intanto ininterrottamente.
IL CARTEGGIO MARX-ENGELS Pubbl.sul Za Pravdu,n.20,8nov 1913
148)Il prezzo della pubblicazione è eccessivamente alto: circa 20 rubli per i quattro volumi! Non
v’è dubbio che si poteva e si doveva pubblicare il carteggio completo in un’edizione meno
lussuosa, ad un prezzo più accessibile, ed inoltre si potevano e si dovevano pubblicare, per una
larga diffusione tra gli operai, i passi più importanti dal punto di vista dei princìpi.
149)Tutti questi difetti editoriali rendono certo più difficile lo studio del carteggio. E’ un peccato,
poiché l suo valore scientifico e politico è immenso.
150) Quanto più spesso nei nostri tempi ci avviene di osservare come il movimento operaio
dei diversi paesi soffra di opportunismo per la stasi e la putrefazione della borghesia, perché
l’attenzione dei capi operai è assorbita da piccoli problemi del giorno, ecc.– tanto più diventa
prezioso il ricchissimo materiale del carteggio, che palesa una profondissima comprensione dei
fini rinnovatori fondamentali del proletariato, e determina in modo straordinariamente flessibile i
correlativi compiti della tattica dal punto d vista di questi fini rivoluzionari, e senza fare la minima
concessione all’opportunismo od alla frase rivoluzionaria.
151)Se ci proviamo a definire con una sola parola, per così dire, il perno di tutto il carteggio, il
punto centrale verso il quale converge tutta la rete delle idee espresse e discusse, questa parola
sarà: dialettica..
Compendio generale
158)1846. Engels è a Parigi. A Parigi fervevano in quell’epoca la politica e le discussioni sulle differenti
teorie socialiste. Engels studia con avidità il socialismo, fa la conoscenza personale di Cabet, Louis Blanc ed
altri socialisti eminenti, frequenta redazioni e circoli.
159)La sua attenzione è attirata principalmente dalla più seria e più diffusa dottrina socialista di quel
tempo: il proudhonismo. Ancor prima della pubblicazione della “filosofia della miseria” (ottobre 1846;
Marx rispose ad essa con la sua celebre “Miseria della filosofia”, che vide la luce nel 1847), Engels critica
con causticità implacabile e con profondità meravigliosa le idee fondamentali di Proudhon,
esaltate allora particolarmente dal socialista tedesco Grun.
160)Engels, ventiseienne, annienta letteralmente il “vero socialismo”; questa espressione noi la troviamo
nella sua lettera del 23 ottobre 1846, molto prima del “Manifesto del partito comunista”; inoltre cita Grun
come rappresentate principale di quella teoria. Dottrina “antiproletaria, filisteismo piccoloborghese”, “frasi vuote”, ogni sorta di tendenze “generalmente umanitarie”, la “paura
superstiziosa di un comunismo grossolano” (loffel-Kommunismus; letteralmente: “comunismo del
75
cucchiaio”, ossia comunismo della pancia), “piani pacifici per rendere felice” l’umanità: ecco quali
sono i giudizi di Engels che si riferiscono a tutti gli aspetti del socialismo premarxista.
161)“Si discusse per tre sere sul progetto di associazione di Proudhon -scrive Engels- Dapprincipio
avevo contro di me quasi tutta la cricca...La cosa principale...era di dimostrare la necessità di una
rivoluzione violenta...”(23 ottobre 1846). Infine la rabbia mi prese ed ho spinto i miei avversari fino al
punto di costringerli a pronunciarsi apertamente contro il comunismo. Io esigetti che si decidesse con un
voto la questione: siamo comunisti o no? Massima indignazione fra i seguaci di Grun. Essi si erano
riuniti, dicevano, “per il bene dell’umanità”...Si sarebbe dovuto prima dir loro che cosa fosse realmente il
comunismo...Io ne diedi una definizione semplicissima, e che inoltre non conteneva niente che potesse dar
luogo a digressioni...Definii quindi, scrive Engels, le aspirazioni dei comunista nel modo seguente: 1)Far
prevalere gli interessi dei proletari contro quelli dei borghesi; 2)Raggiungere questa meta per mezzo
della soppressione provata della proprietà privata e della sua sostituzione con la comunità dei beni;
3)Non riconoscere altro mezzo per realizzare questi copi, all’infuori della rivoluzione democratica e
violenta (scritto un anno e mezzo prima della rivoluzione del 1848).
162)Alla fine della discussione l’assemblea approvò, con 13 voti contro 2 dei seguaci di Grun, la definizione
di Engels. Queste riunioni erano frequentate da una ventina di stipettai. Così a Parigi, 67 anni or sono,
furono poste le fondamenta del Partito operaio socialdemocratico della Germania.
163)Un anno dopo, nella sua lettera del 23 novembre 1847, Engels comunicava a Marx di
avere abbozzato un “Manifesto del partito comunista “, pronunciandosi fra l’altro contro la
forma di catechismo che prima si era proposto di dargli. “Comincio: che cos’è il
comunismo? -scrive Engels- E subito dopo il proletariato: storia del suo sorgere,
differenza dagli operai del passato, sviluppo dell’antagonismo tra proletariato e
borghesia, crisi, conclusioni”. “e finalmente la politica di partito dei comunisti...”
Questa storica lettera di Engels sul primo abbozzo dell’opera che ha fatto il giro di tutto il mondo –opera
che è giusta finora in tutto quanto v’è di sostanziale ed è viva ed attuale come se fosse stata scritta ieridimostra con evidenza che i nomi di Marx e di Engels vengono a ragione messi accanto come i nomi dei
fondatori del socialismo moderno. [Qui l’articolo è interrotto.]
76
Appendice al XIV incontro - LENIN:Karl Marx2
(nostro 12-3-2010)
DAL "KARL MARX" AL "CHE FARE?"
 La coscienza - le strutture distrutte - i capi inglobati nella piccola e media borghesia
 I "bisonti" del liberismo hanno lavorato a fondo ed ora la crisi da far pagare ai lavoratori
Un pugno di comunisti si oppone nelle condizioni dell'assedio e delle infiltrazioni. Tutto traballa: Tutto è sottoposto
all'usura e allo sgretolamento.
Capire tutto ciò, quanto è grave la crisi che attraversiamo, perché legata a fenomeni strutturali ed epocali è capire
senza abbandonarsi allo sconforto, capire la "necessità" di quanto avviene, le ragioni profonde, i tempi necessari
per invertire la rotta.
DALLA RESISTENZA AL PROGETTO - ancora scarsissimo il radicamento nei posti di lavoro e nel territorio e già si
comincia a concepire DAL PROGETTO (generico: un nuovo modello economico, ecc, cioè dalla PROPAGANDA, sia
pure fondata su analisi) AGLI OBIETTIVI DI OGGI e DI DOMANI, ALLE PAROLE D'ORDINE (per tutti Casati- sulla
lega in "essere comunisti" e nella "crisi 2")
Il passaggio può avvenire soltanto se si costruiscono due condizioni essenziali: la capacità di analisi in stretto
contatto con la lotta di classe e sociale; l'unità del Partito sulla base di una disciplina convinta, dell'orientamento dei
nostri attivisti; del coordinamento dei Circoli.
Quanto cammino in poco più di un anno! E quanto cammino da fare e nel minor tempo possibile, perché siamo in
grave ritardo!
Poco più di un anno fa avremmo letto il "CHe FARE" quasi esclusivamente nei sui aspetti teorici generali:
spontaneismo; economicismo/tradunionismo; terrorismo,ecc. Ma questi scritti di Lenin sono scritti teorici e -insieme- di
lotta e direzione politica.
Oggi dobbiamo anche verificare rispetto all'attualità:
-la differenza fra partito e organismi di massa
-la "coscienza esterna" è soltanto l'apporto dell'intellettuale borghese espressa in alcune pagine del CHE FARE?oppure è anche -e soprattutto- la funzione del Partito, che viene sviluppata in tutte le pagine del CHE FARE?
-coscienza politica di classe è una visione soltanto dei bisogni e del modo di vedere della classe oppure implica la
proiezione della classe verso tutta la società e la ricerca del proprio ruolo egemone attraverso un politica di alleanze l'elaborazione di politiche per altre classi e strati ?
-capillarità dell'organizzazione del Partito fra classe e masse/centralizzazione politica e organizzativa: partito
"leggero"; "diffuso", oppure?
-compito del Partito è assicurare nelle istituzioni la presenza di "rappresentanti" delle esigenze degli operai e del
popolo oppure contribuire a sviluppare e organizzare le lotte, utilizzando a tal fine anche la presenza nelle istituzioni?
77
LA TEORIA MARXISTA
(incontri 2009-2010)
XV- incontro - LENIN “CHE FARE?”
INTRODUZIONE
8) Piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile
tenendoci con forza per mano. Siamo da ogni parte circondati da nemici e
dobbiamo quasi sempre marciare sotto il fuoco. Ci siamo uniti, in virtù di una
decisione liberamente presa, allo scopo di combattere i nostri nemici e di non
sdrucciolare nel vicino pantano, i cui abitanti, fin dal primo momento, ci hanno
biasimato per aver costituito un gruppo a parte e preferito la via della lotta alla
via della conciliazione. Ed ecco che taluni dei nostri si mettono a gridare:
"Andiamo nel pantano!". E, se si incomincia a confonderli, ribattono: "Che gente
arretrata siete! Non vi vergognate di negarci la libertà d’invitarvi a seguire una
via migliore?". Oh, sí, signori, voi siete liberi non soltanto di invitarci, ma di
andare voi stessi dove volete, anche nel pantano; del resto pensiamo che il vostro
posto è proprio nel pantano e siamo pronti a darvi il nostro aiuto per trasportarvi
i vostri penati. Ma lasciate la nostra mano, non aggrappatevi a noi e non insozzate
la nostra grande parola della libertà, perché anche noi siamo "liberi" di andare
dove vogliamo, liberi di combattere non solo contro il pantano, ma anche contro
coloro che si incamminano verso di esso.
 QUALITÀ e QUANTITÀ
Noi siamo un "piccolo gruppo", ma abbiamo già "lasciato la mano" di chi voleva portarci nel pantano.
Tuttavia, pur uscendo da una scissione, non siamo compatti: dobbiamo imparare a convivere e, nello stesso
tempo, imparare a guardarci da chi ci vuol portare nel pantano dell'istituzionalismo, insieme ai vendoliani, per
camminare nella scia del polo di "sinistra", del bipolarismo reazionario. Quale "riformismo" è possibile nel
quadro della "sana ondata reazionaria" che imperversa dal '70 a oggi, della crisi economica, della "sinistra"
liberista
e bipolare? Dunque alleanze solamente (e se possibili e attendibili) su singole questioni:
antiberlusconismo e proporzionale, o specifiche questioni locali.
Le elezioni ragionali del 2010 recano indizi di crisi del bipolarismo: a noi, sta di non farci fuorviare dalla linea
ancora approssimativamente definita, in una fase di iniziale e sporadica applicazione e pretendere una più
puntuale, diffusa, metodica e organizzata sua applicazione per conquistarci il più rapidamente possibile una
organica pratica della lotta di classe e sociale, per la costituzione di un blocco sociale alternativo e di un polo
elettorale di sinistra.
Per questo dobbiamo affermare un nostro autonomo punto di vista, una nostra autonoma linea politica e
portarla avanti con la dovuta fermezza e con le necessarie alleanze, che maturano nel corso del processo
avviato e praticato e non sulla base di "scorciatoie" inesistenti che probabilmente nascondono la volontà di
imboccare una strada diversa.
E ancora: ogni contabilità elettoralistica e organizzativa, ogni sommatoria meccanica di voti e iscritti -anche
nelle recenti elezioni- si rivela sistematicamente errata: né i nostri elettori, né i nostri iscritti possono essere
trattati come "sacchi di patate", né, oramai, ci si fanno trattare.
78
D'altra parte lavorare per un polo di sinistra non richiede schematismi del tipo "mai alleanze col PD": giusta
la scelta di appoggiare Vendola in Puglia, per le implicazioni politiche e di pressione dal basso; giusta la scelta di
andare da soli in Campania, per le implicazioni di pulizia e coerenza delle candidature. Chi fa notare che in
Campania si sono persi molti voti, al di là che non è serio dimenticare la situazione del Partito e sociale della
Campania, il "ragionamento" è fuorviante: la questione del "voto utile" ha un suo peso, dobbiamo quindi sempre
fare alleanze elettorali col PD? Ciò significa che il risultato elettorale è la questione principale, che è il
fondamento della nostra linea. Il "parlamentarismo" la concezione di un partito istituzionale come contrappeso al
"movimentismo", allo "spontaneismo": strana alchimia! Lo spontaneismo", il "movimentismo" sono sbagliati
perché non fanno maturare o fanno perdere di vista l'obiettivo del completo ribaltamento del potere basato sul
massimo profitto e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Questo ribaltamento può essere frutto soltanto della
lotta di classe che operai e masse popolari svolgono nel paese e non della lotta parlamentare che ha una grande
importanza se utilizzata per coadiuvare la lotta nel paese e non per sostituirla: il cretinismo parlamentare, il
partito istituzionale come antidoto "rivoluzionario" al Partito-movimento e allo spontaneismo! Davvero una strana
alchimia!
Lotta dal basso, rispetto per i nostri militanti, non sottrarsi al dovere della direzione politica - cioè di fornire
orientamento in base a criteri ragionati, convincenti e illustrati adeguatamente a chi dovrà portarli nei posti di
lavoro e nel territorio (superando ogni tentazione di "comando" burocratico) - coordinamento del lavoro dei
circoli - verifica nelle pratica della linea, delle scelte, dei dirigenti e dei militanti.
La problematica del "CHE FARE?" non è affatto lontana dalle questioni che dobbiamo affrontare, perché si
tratta di non basarsi sul convincimento dei "benestanti", sugli accordi con gli esponenti dei partiti borghesi, ma
sulla lotta dal basso, che però va organizzata e diretta perché si compatti intorno alla necessità di ribaltare il
potere basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. E per questo occorre il sapere pregresso -la scienza
borghese, l'intellettuale borghese- e occorre il Partito, l'organizzazione che accumuli il sapere e l' esperienza
necessaria per una lotta vittoriosa. Il "CHE FARE?" parla di entrambi e soprattutto di questo secondo aspetto
della "coscienza esterna".
Nel 1902 -l'anno del CHE FARE?- al II Congresso del POSDR l'ala spontaneista/economicista venne messa
in minoranza; allora i "menscevichi" formarono un proprio partito.
 I Punti di vista sono molti, ma finché dominerà il capitalismo e si svilupperà la lotta di classe tre punti di
vista sono ineliminabili:
a)
il punto di vista PADRONALE: prendi & arraffa – ogni risorsa che non torni a profitto e rendita è
superflua e dannosa – tutto ciò che produce profitto e rendita è buono e utile
b)
il punto di vista BORGHESE (che spesso coincide con il politicamente corretto): la versione degli
"intellettuali" dolciastra, edulcorata, camuffata del punto di vista padronale destinata ai popoli perché
non si ribellino (politologi, giornalisti, esperti: l’effetto serra è una balla e, semmai, interesserà il mondo
fra un milione di anni- Dio, Patria e Famiglia- ecco i dati: le pensioni sono troppo alte! Il sistema non ce
la fa- ecc, ecc, ecc.) – L’azione di diversione dai problemi di fondo con falsi problemi o puntando su
problemi secondari
79
c)
il punto di vista PROLETARIO, COMUNISTA, contrario al punto di vista a) e in grado di
smascherare gli inganni del punto di vista b)
d1)chi educherà le masse popolari a guardarsi dai raggiri borghesi se non c’e’ un’organizzazione che
metodicamente faccia questo nelle proprie file e nella propria stampa? Che acquisti in tale
impegno una vera e propria professionalità sia nell’individuare e smascherare il trucco al proprio
interno, sia nel modo di rapportarsi alle masse popolari nell’azione esterna di smascheramento?
-d2)Ma questo richiede la capacità di effettuare in modo autonomo le proprie analisi, almeno sulle
questioni più importanti, e di non andare a rimorchio delle analisi e delle parole d’ordine borghesi, a
partire dalla denigrazione sistematica, astratta, imbottita di frasi fatte e luoghi comuni, delle vicende
del
movimento
operaio,
dei
Partiti
e
dei
dirigenti
comunisti
(Lenin,
schema
“che
fare”,”spontaneismo”, 63) cioè la rinuncia a fare analisi di classe.
 LO SCHEMA DEL “CHE FARE”
2)Due tendenze della socialdemocrazia mondiale
3)La socialdemocrazia deve trasformarsi da partito di rivoluzione sociale in partito democratico di
riforme sociale?
5) Infatti, se la socialdemocrazia in sostanza non è che il partito delle riforme, e deve avere il
coraggio di riconoscerlo francamente,- un socialista non soltanto ha il diritto di entrare in un
ministero borghese, ma deve sempre sforzarsi di entrarvi. Se democrazia significa
essenzialmente soppressione del dominio di classe,- perché un ministro socialista non dovrebbe
affascinare tutto il mondo borghese con discorsi sulla collaborazione di classe? Perché non
dovrebbe restare nel ministero anche quando gli eccidi di operai compiuti dai gendarmi hanno
dimostrato, per la centesima e per la millesima volta, il vero carattere della collaborazione
democratica delle classi? Se la socialdemocrazia non è che il partito delle riforme, perché non ha
il coraggio di riconoscerlo francamente?
17)Il raboceie dielo gioca a rimpiattino...la "libertà di critica" si riduce all'assenza di ogni
critica, di ogni giudizio indipendente [Bertinotti e Vendola!] 18)non attraverso una lotta aperta)
6)E’ una nuova forma di opportunismo?
5-13)A cosa sono dovuti l'unità del partito tedesco e lo spezzettamento del partito socialista
francese?
[riflessioni sul nostro spezzettamento: dal dualismo della costituzione repubblicana, al bipolarismo borghese;
alla ripresa totalizzante di bassi salari; malavita, clientelismo e parassitismo; abbandono del Sud; il sistema
capitalistico italiano è sempre meno "italiano" più malavitoso e criminale...gli altri paesi europei stanno
seguendo...ma anche crisi del capitalismo occidentale, frammentazione della classe operaia, esercito di riserva
interno e mondiale....il trasformismo e la sinistra - la formazione di un nuovo Partito Comunista, non può fare
a meno del metodo marxista, dell'esperienza e della memoria storica e di una pratica conseguente. Non può
essere un movimento di opinione, una formazione culturale, un baluardo della "tradizione" - poiché è la lotta
nel paese che cambia i rapporti di forza e ribalta l'assetto del potere, non è pratica solamente teorica o
istituzionale. il partito comunista è un partito di lotta, guidato da una teoria rivoluzionaria e che usa le
istituzioni per rafforzare la lotta "dal basso". Allo stesso tempo questa lotta ha bisogno di conoscenze,
elaborazioni, guida. il partito comunista è la necessaria "coscienza esterna (alle lotte puramente economiche,
per obiettivi immediati)" di questa lotta dal basso.]
LE ALLEANZE
5)Partecipazione ai governi borghesi...In queste condizioni?
80
[In che cosa abbiamo sbagliato entrando nell'ultimo governo Prodi?]
19-21-22)L’alleanza utile e necessaria col “marxismo legale” – La rottura non avvenne per il fatto
che gli alleati dimostrarono di essere dei democratici borghesi...essi sono gli alleati naturali e
desiderabili per portare avanti gli obiettivi democratici, che vengono messi in primo piano
dalla presente situazione russa – non bisogna aver paura di stringere alleanze temporanee
anche con elementi incerti - ma per i socialisti, condizione di questa alleanza è la piena
possibilità di svelare agli operai l’antagonismo di classe tra proletariato e borghesia, la
necessità della rivoluzione sociale e della dittatura del proletariato
ECONOMISMO
24)Gli operai soltanto lotta economica; gli intellettuali marxisti fusi coi liberali per la lotta
politica [sono le tesi del "Credo" di Kuskova, economista poi passato alle posizioni liberali - non sono anche
le tesi di oggi circa una malintesa "unità"?]
53-61-63) Si proclama che "la base economica del movimento è oscurata dall'aspirazione a non
dimenticare mai l'ideale politico", che la parola d'ordine del movimento operaio è: "Lotta per le
condizioni economiche" (!), oppure meglio ancora: "Gli operai per gli operai"; si dichiara che le
casse di sciopero "valgono per il movimento più di un centinaio di altre organizzazioni", ecc. Le
formule come quella che la chiave di volta della situazione deve essere non il "fiore" degli
operai, ma l'operaio "medio", l'operaio di massa, o come: "La politica segue sempre docilmente
l'economia"(53) Rapporto fra economismo e spontaneismo (V:spontaneismo 60-63)
79)Importanza della denuncia e della lotta economica: per il solo fatto di essere pubblicate, queste
denunce, ebbero il valore di una forte pressione morale...Le denunce economiche (sulle fabbriche)
erano, e continuano ad essere, uno strumento notevole di lotta economica: e così sarà finché
esisterà il capitalismo, il quale incita necessariamente gli operai a difendersi da sé.
82-83)Per l’educazione politica della classe operaia non basta spiegare agli operai la loro
oppressione politica (allo stesso modo che non bastava spiegare l’opposizione dei loro interessi a
quelli dei padroni)...bisogna organizzare la denuncia politica dell’autocrazia sotto tutti i suoi
aspetti..(83)Tutte le manifestazioni dell’oppressione poliziesca e dell’arbitrio assolutista(e
non solo quelle legate alla lotta economica) sono mezzi altrettanto largamente applicabili
85-87)”dare alla lotta economica stessa un carattere politico”...(87)La socialdemocrazia deve
fare la lotta “per le riforme”, ma approfitta dell’agitazione “economica” non soltanto per
presentare al governo delle rivendicazioni, ma anche (e innanzi tutto) per rivendicare la
soppressione del regime autocratico...essa subordina la lotta per le riforme alla lotta
rivoluzionaria per la libertà e il socialismo
94-95-97)La coscienza della classe operaia non può diventare vera coscienza politica se gli
operai non si abituano a reagire contro ogni e qualsiasi abuso, contro ogni manifestazione
dell’arbitrio, dell’oppressione,della violenza,dei soprusi, qualunque sia la classe che ne è colpita –
ed a reagire da un punto di vista socialdemocratico e non da un punto di vista qualsiasi. La
coscienza delle masse operaie non può essere una vera coscienza di classe se gli operai non
imparano ad osservare sulla base dei fatti ed avvenimenti politici concreti e brucianti
(attuali) ognuna delle altre classi sociali in tutte le manifestazioni della vita intellettuale,
morale e politica, se non imparano ad applicare in pratica l’analisi e il criterio materialista a
tutte le forme dell’attività e della vita di tutte le classi,strati e gruppi della
popolazione...perché per la classe operaia la conoscenza di se stessa è indissolubilmente
legata alla conoscenza esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società
contemporanea (ad esempio in aiuto degli studenti:95-97)
107)Non è socialdemocratico chi dimentica, in pratica, il proprio dovere di essere innanzi a
tutti nel porre, nell’approfondire e nel risolvere qualsiasi questione democratica generale
109) È chiaro che noi non possiamo dirigere la lotta degli studenti, dei liberali, ecc, per i loro
"interessi immediati", ma non si trattava di questo, rispettabilissimo economista! Si trattava
della partecipazione possibile e necessaria dei diversi strati sociali all'abbattimento
81
dell'assolutismo, e questa "attività dei diversi strati dell'opposizione" non solo possiamo, ma
dobbiamo assolutamente dirigerla, se vogliamo essere l' "avanguardia". Quanto al fatto che i
nostri studenti, i nostri liberali, ecc. siano "posti a faccia a faccia col nostro regime politico" non
solo ci penseranno essi stessi, ma se ne incaricheranno soprattutto la polizia e i funzionari del
governo autocratico. Noi dobbiamo occuparci di spingere coloro che sono malcontenti solo del
regime universitario, ecc. a convincersi che ciò che non va è l’intiero regime politico. Noi
dobbiamo assumerci il compito di organizzare una lotta politica integrale sotto la direzione del
nostro partito, affinché tutti gli strati della popolazione possano e diano a tale lotta e, in pari
tempo, al nostro partito, tutto l’aiuto che possono...
110)E’ necessario avere dei socialdemocratici in tutte le categorie sociali, su tutte le posizioni
che permettono di conoscere gli ingranaggi del meccanismo dello Stato.
112-113)Noi abbiamo la possibilità e il dovere di creare una tribuna per accusare dinanzi a tutto il
popolo il governo zarista e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico...un giornale
per tutta la Russia
115)il carattere di classe del nostro movimento sarà dato dal fatto che le denunce, che devono
interessare TUTTO il popolo, saranno opera nostra, di noi socialdemocratici, saranno fatte con
uno spirito coerentemente socialdemocratico e senza alcuna concessione alle deformazioni del
marxismo
116-124)Ma uno dei tratti più caratteristici dell’economismo è l’incomprensione che il bisogno
più urgente del proletariato (l’educazione politica per mezzo delle denunce e dell’agitazione
politica) coincide con la necessità del movimento democratico generale.
ECONOMISMO E TERRORISMO
99)Economismo e terrorismo hanno una radice comune:la sottomissione alla spontaneità...Gli
economisti si inchinano dinanzi alla spontaneità del “movimento operaio puro”, i terroristi dinanzi
alla spontaneità dell’indignazione degli intellettuali che non sanno collegare il lavoro
rivoluzionario e il movimento operaio...E’ infatti difficile per chi non ha più fiducia in tale
possibilità o non vi ha mai creduto, trovare alla propria indignazione e alla propria energia
rivoluzionaria uno sbocco diverso dal terrorismo
101)Il gruppo “Svoboda” propugna il terrore come mezzo per stimolare il movimento operaio, per
dargli un impulso vigoroso...Forse che in Russia c’è bisogno di inventare “stimolanti”
speciali?...(In realtà siamo noi che) non sappiamo collegare tutte le correnti dell’effervescenza
popolare in un solo gigantesco torrente...Fare appello al terrore o all’economismo, sono due modi
diversi per sottrarsi al dovere imperioso dei rivoluzionari russi: l’organizzazione di una
multiforme agitazione politica
SPONTANEISMO
30-46)spontaneismo:sottomissione, alla spontaneità, cioè rassegnazione a ciò che esiste nel
momento presente:"fino ad oggi nessuno ancora, sembra, aveva messo in dubbio che la forza del
movimento contemporaneo consiste nel risveglio delle masse (e principalmente del proletariato
industriale), e la sua debolezza nella mancanza di coscienza e d'iniziativa dei dirigenti
rivoluzionari".(45)
[i "nostri" ex dirigenti sono andati oltre! Hanno negato proprio questo, hanno teorizzato l'assenza della
elaborazione e della direzione politica! E non era solamente una "copertura" del proprio nullismo, era una linea
organica (lo spontaneismo, che è subordinazione alla ideologia borghese, cui segue l'accodamento nel polo del
partito borghese di "sinistra") che ancora ritroviamo in diversi compagni e che, certamente, ha fatto danni
anche nei nostri cervelli - ancora oggi i circoli sono lasciati a se stessi, senza alcun coordinamento e circolazione
di esperienze, manca quasi del tutto informazione e formazione degli attivisti...la pratica della lotta di classe e
sociale, del radicamento nei posti di lavoro e nel territorio è così impegno di pochi sparpagliati volenterosi . E
tuttavia a poco più di un anno Giornale, Rivista del Partito, indicazioni di rotta da singoli autorevoli dirigenti:
82
quanti passi in avanti in così poco tempo! E quanto siamo indietro rispetto alle necessità e lenti nel risolvere
l'urgente problema della direzione politica nel Partito e del Partito, della "coscienza esterna" *
47) L’elemento spontaneo non è che la forma embrionale della coscienza.. La dottrina del
socialismo è sorta da quelle teorie filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai
rappresentanti colti delle classi possidenti - gli intellettuali.
[e così facendo non hanno anche riportato alcune caratteristiche dello "sviluppo" borghese? v.nota a
"importanza della teoria" 34-41]
[ Ma chi vede soltanto questo aspetto della "coscienza esterna" sostiene poi che l'acculturamento della
popolazione richiede oggi un minore apporto da questa "coscienza esterna": dunque la coscienza di classe
sarebbe oggi più elevata di ieri! Dunque lo scioglimento del Partito comunista e l'approdo neoliberista dei suoi
dirigenti non hanno nulla a che vedere con l'attuale disgregazione operaia e con la deriva individualista la Sud e
leghista al Nord! - E invece (v. par. 56) portatore della "coscienza esterna" è il Partito (in cui agiscono anche
gli intellettuali comunisti di estrazione borghese e che, grazie ad essi, è anche in grado di costruire e avvalersi di
intellettuali esterni) e questa coscienza è la coscienza della necessità del ribaltamento del potere capitalistico e
la conoscenza delle esperienze passate, la riflessione sull'esperienza presente, l'individuazione degli obiettivi di
lungo e medio periodo, delle tappe e delle tattiche da seguire, la preparazione e la pratica dei compiti di
direzione politica della classe e di unificazione dei movimenti di lotta in uno schieramento anticapitalista - ed è
evidente che ogni sottovalutazione della "funzione della socialdemocrazia" - par.56, in senso spontaneista o
istituzionalista è la sottovalutazione del ruolo del Partito,della sua utilità sociale...prima o poi ci si dovrà chiedere
"che ci sta a fare un Partito comunista? e si predicherà la fusione con questo o quel partito borghese - la "lotta
dall'alto", il "convincere i governanti col parlamentarismo" v. Pag.60 ultimo capoverso]
48)Abbiamo detto che gli operai non potevano ancora possedere una coscienza
socialdemocratica. Essa poteva essere loro apportata soltanto dall'esterno.
49)È chiaro che non è affatto nelle nostre intenzioni di rimproverare ai militanti di quel tempo la
loro impreparazione; ma per trarre profitto dall'esperienza del movimento e ricavarne delle lezioni
pratiche bisogna rendersi ben conto delle cause e dell'importanza di questa o quella deficienza...
50)Ma il mezzo male diventa un male effettivo quando questa coscienza comincia ad oscurarsi (ed
essa era vivissima nei militanti dei gruppi menzionati), quando c'è della gente — e persino degli
organi socialdemocratici — che è pronta a presentare le deficienze come virtù e persino a
tentar di giustificare teoricamente la propria servile sottomissione alla spontaneità.
56)ogni sottomissione alla spontaneità del movimento operaio, ogni restrizione della
funzione dell’ “elemento cosciente”, della funzione della socialdemocrazia [dunque non solo
degli intellettuali borghesi!]
significa di per sé – lo si voglia o no- un rafforzamento dell’influenza
della ideologia borghese sugli operai" il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel
proletariato [letteralmente: di riempire il proletariato] la coscienza della sua situazione e della sua
missione. Non occorrerebbe far questo se la coscienza emanasse da sé dalla lotta di classe" par.57 [V.pag.60 "Karl MArx,XIII Incontro, par.76]
60)questo perché l’ideologia borghese è più antica,meglio elaborata e possiede una quantità di
mezzi incomparabilmente maggiore di mezzi di diffusione
61) La Rabociaia Mysl non nega completamente la lotta politica: lo statuto della cassa, che essa
pubblica nel suo primo numero, parla di lotta contro il governo. Essa pensa soltanto che "la
politica segue sempre docilmente l'economia". (Quanto al Raboceie Dielo, esso espone una
variante a questa tesi, affermando nel suo programma che "in Russia più che in qualsiasi altro
paese la lotta economica è inseparabile dalla lotta politica".)...La lotta economica degli operai è
83
spessissimo, come abbiamo visto, legata (ma non indissolubilmente) alla politica borghese,
clericale, ecc...lo spontaneismo porta alla politica trade-unionista.
[OGGI la "democrazia" consente ampiamente la lotta politica purché dominata dai partiti borghesi fine del
dualismo in Italia-v.7 LO SCHEMA DEL “CHE FARE”, mentre teme la lotta economica, da cui sembra debba
ripartire la riaggregazione delle file della classe - Ciò sembra dovuto ai timori di ribellione per la crisi; al tentativo
in atto di farla pagare agli operai e agli strati subalterni; al tentativo in atto di cancellare le conquiste degli ultimi
quarant'anni; conquiste non solo sindacali: lotta dunque non solo economica, ma politica per vecchi e nuovi
bisogni, per vecchi e nuovi diritti democratici, per vecchi e nuovi obiettivi politici]
63)i primi mezzi di lotta “che cadono sottomano” saranno sempre, nella società
contemporanea, i mezzi trade-unionisti, e la prima ideologia che “cade sottomano” sarà
sempre l’ideologia borghese (MARX-ENGELS,l’ideologia tedesca,76)
65)non si può mettere in dubbio che il movimento delle masse è un fenomeno molto importante;
ma tutta la questione sta:...o nel senso della sottomissione alla spontaneità del movimento,cioè di
ridurre la socialdemocrazia a essere semplicemente l’ ancella del movimento operaio....oppure
nel senso che il movimento delle masse ci pone nuovi compiti teorici,politici e organizzativi ,
molto più complessi di prima.
69)”la tattica è il processo di sviluppo dei compiti del partito che si sviluppano insieme con il
partito stesso”...”è desiderabile quella lotta che è possibile; è possibile la lotta che si svolge nel
momento presente”. Questa è appunto la tendenza del più illimitato opportunismo, che si adatta
passivamente alla spontaneità
74)Quanto più grande è la spinta spontanea delle masse, quanto più il movimento si estende, tanto
più aumenta il bisogno di coscienza nell’attività teorica, politica e organizzativa della
socialdemocrazia
73-205)La funzione della socialdemocrazia non è di trascinarsi alla coda del movimento (altra
cosa è tener conto delle circostanze concrete): Proprio perché “la folla non è con noi” è
irragionevole ed inopportuno parlare di “assalto immediato” perché l’assalto è l’operazione
di una truppa regolare e non lo slancio spontaneo di una folla
99)Rapporto fra economismo e terrorismo:lo spontaneismo (v:economismo e terrorismo)
LA COSCIENZA ESTERNA
47)L’elemento spontaneo non è che la forma embrionale della coscienza (V:47)Spontaneismo
48)Gli operai non potevano ancora possedere la coscienza socialdemocratica (comunista) - la
dottrina del socialismo è sorta dalle teorie filosofiche, storiche economiche elaborate dagli
intellettuali borghesi, come Marx ed Engels
56)Rapporto fra restrizione dell’ “elemento cosciente” e spontaneismo e economismo
v:spontaneismo
57)il detentore della scienza non è il proletariato ma sono gli intellettuali borghesi(Kautsky,
citato da Lenin,v.nota)
102-103) Non si può sviluppare la coscienza politica della classe operaia...dall’interno,
partendo e basandosi solamente (o principalmente) sulla lotta economica...La coscienza
politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno della lotta economica,
dall’esterno della sfera dei rapporti fra operai e padroni...nel campo dei rapporti di tutte le
classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, nel campo dei
rapporti reciproci di tutte le classi. "In che consiste la funzione della socialdemocrazia se non
nell'essere lo "spirito" che non soltanto aleggia sul movimento spontaneo, ma eleva
quest'ultimo fino al "suo programma "? In ogni caso, la funzione della socialdemocrazia non è di
trascinarsi alla coda del movimento: cosa che nel migliore dei casi è inutile, e, nel peggiore, estremamente
nociva per il movimento stesso." 73 - "I rivoluzionari sono rimasti indietro al progresso del movimento,
e nelle loro "teorie" e nella loro attività non sono riusciti a creare una organizzazione che non
abbia soluzioni di continuità, un'organizzazione permanente capace di dirigere l'insieme
84
del movimento." 75
- [Vedi anche tutti i "noi" cioè i socialdemocratici, cioè il Partito, dei
parr.65;81;94;106;112;114]
IMPORTANZA DELLA TEORIA
34-35-38-40-41)Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario...Ma per
la socialdemocrazia russa la teoria acquista un'importanza anche maggiore...Innanzi tutto il
nostro partito è ancora in via di formazione...(35) In secondo luogo il movimento
socialdemocratico è per sua essenza internazionale..:ha bisogno di applicare l' esperienza
degli altri paesi
[il nostro partito non è in via di formazione? non abbiamo bisogno di "comprendere" l'esperienza boliviana e
dell'america Latina? Non ci occorre una "nuova" riflessione sugli insegnamenti di Mao, in relazione all'attuale
esperienza cinese...il movimento di classe ha forse assimilato il modello produttivistico del capitalismo?
Dobbiamo sprovincializzarci, superare una sorta di eurocentrismo? Di occidentalocentrismo? Ma una tale
riflessione non può avvenire sulla base dell'abbandono della lotta di classe, ma solo sulla base del suo
sviluppo...E allora serve la teoria...e allora: coscienza esterna, coscienza dalle lotte, contro lo spontaneismo,
l'economicismo e l'istituzionalismo]
- Se occorreva unirsi - diceva Marx ai capi del partito: critica al programma di Gotha- fate degli
accordi allo scopo di raggiungere i fini pratici del movimento , ma non fate commercio dei
principi e non fate "concessioni" teoriche(34). (ancora Bertinotti & soci).
Secondo
Engels
esistono
non
due,
ma
tre
forme
della
grande
lotta
socialdemocratica:economica,politica e teorica(38):da"La guerra dei contadini in Germania":
Bisogna riconoscere che gli operai tedeschi hanno saputo sfruttare con rara intelligenza i vantaggi della
loro posizione. Per la prima volta da quando esiste un movimento operaio la lotta viene condotta su tre
fronti,- sul fronte teorico, sul fronte politico e sul fronte economico-pratico (resistenza contro i
capitalisti),- in modo armonico, coordinato e sistematico. In questo attacco concentrico, per così dire, sta
precisamente la forza e l’invincibilità del movimento tedesco". (40)
IL TEORICO,IL PROPAGANDISTA E L’AGITATORE
90-91)(vedi)
107)dobbiamo andare in tutte le classi della popolazione, come teorici, come propagandisti e
come organizzatori...In Russia non abbiamo né il Parlamento , né la libertà di riunione, ma ciò
nonostante sappiamo organizzare delle riunioni con gli operai che vogliono ascoltare un
socialdemocratico. Dobbiamo saper organizzare delle riunioni anche con quei rappresentanti
di qualsiasi classe della popolazione che vogliono ascoltare un democratico [l'azione dei
comunisti negli organismi di massa]
 MA LENIN È UN MARXISTA?
 A) IL GRIGIO LAVORO QUOTIDIANO - LA GRIGIA LOTTA QUOTIDIANA:
BERNSTEIN (che fare:99-137) - IL DIRITTO A SOGNARE (che fare 200)
Ma Marx, a più riprese esalta il "grigio lavoro quotidiano" e combatte il "sogno"
Marx e Lenin combattono contro chi non comprende l'importanza del "progetto"; Marx contro chi "sogna" e
basta (gli utopisti); Lenin contro chi vede solo gli obiettivi e la lotta immediata e scorda la "prospettiva
socialista".
85
 B) LOTTA ECONOMICA E LOTTA POLITICA[v.schema che fare: economismo]
KARL MARX
Il Manifesto
c37)...E’ così che gli operai incominciano a formare coalizioni contro i borghesi, riunendosi per difendere
il loro salario. Essi fondano perfino associazioni permanenti per approvvigionarsi per le sollevazioni
eventuali. Qua e là la lotta diventa sommossa.
c38)Di quando in quando gli operai vincono, ma solo in modo effimero. Il vero risultato delle loro lotte
non è il successo immediato, ma la unione sempre più estesa degli operai. Essa è agevolata dai crescenti
mezzi di comunicazione che sono creati dalla grande industria e che collegano tra di loro operai di località
diverse. Basta questo semplice collegamento per concentrare le molte lotte locali, aventi dappertutto egual
carattere, in una lotta nazionale, in una lotta di classe. Ma ogni lotta di classe è lotta politica. E l’unione
per raggiungere la quale ai borghigiani del Medioevo, con le loro strade vicinali, occorsero dei secoli, oggi,
con le ferrovie, viene realizzata dai proletari in pochi anni.
c39)Questa organizzazione dei proletari in classe, e quindi in partito politico,viene ad ogni istante
nuovamente spezzata dalla concorrenza che gli operai si fanno fra loro stessi. Ma essa risorge sempre di
nuovo, più forte, più salda, più potente. Approfittando delle scissioni della borghesia, la costringe al
riconoscimento legale di singoli interessi degli operai. Così fu per la legge delle dieci ore di lavoro in
Inghilterra (TA1c47-48).
c40)I conflitti in seno alla vecchia società in generale favoriscono in più modi il processo di sviluppo del
proletariato. La borghesia è di continuo in lotta: dapprima contro l’aristocrazia, poi contro quelle parti della
borghesia stessa i cui interessi sono in contrasto col progresso dell’industria; sempre contro la borghesia di
tutti i paesi stranieri. In tutte queste lotte essa si vede costretta a fare appello al proletariato, a chiederne
l’aiuto, trascinandolo così nel moto politico.Essa stessa, dunque, dà al proletariato gli elementi della
propria educazione, gli dà cioè le armi contro se stessa.
c41)Accade inoltre, come abbiamo già visto, che per il progresso dell’industria intiere parti costitutive
della classe dominante vengono precipitate nella condizione del proletariato o sono per lo meno minacciate
nelle loro condizioni di esistenza. Anche esse recano al proletariato una massa di elementi della loro
educazione.
c42)Infine, nei periodi in cui la lotta di classe si avvicina al momento decisivo, il processo di dissolvimento
in seno alla classe dominante, in seno a tutta la vecchia società, assume un carattere così violento, così
aspro, che una piccola parte della classe dominante si stacca da essa per unirsi alla classe rivoluzionaria, a
quella classe che ha l’avvenire nelle sue mani. Perciò, come già un tempo una parte della nobiltà passò alla
borghesia, così ora una parte della borghesia passa al proletariato, e segnatamente una parte degli ideologi
borghesi che sono giunti a comprendere teoricamente il movimento storico nel suo insieme.
Il socialismo conservatore borghese
c165)Una seconda forma di questo socialismo, meno sistematica ma più pratica, ha cercato di distogliere la
classe operaia da ogni moto rivoluzionario, dimostrando che ciò che le può giovare non è questo o quel
cambiamento politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali di vita, dei rapporti
economici. Questo socialismo però non intende menomamente per cambiamento delle condizioni materiali
di vita l’abolizione dei rapporti di produzione borghesi, che può conseguire soltanto per via rivoluzionaria,
ma dei miglioramenti amministrativi realizzati sul terreno di questi rapporti di produzione; che cioè non
cambino affatto il rapporto tra capitale e lavoro salariato, ma, nel migliore dei casi, diminuiscano alla
borghesia le spese del suo dominio e semplifichino l’assetto della sua finanza statale.
Miseria della filosofia
200) 564-Le condizioni economiche avevano dapprima trasformato la massa della popolazione del paese in
lavoratori. La dominazione del capitale ha creato a questa massa una situazione comune, interessi comuni.
Così questa massa è già una classe nei confronti del capitale, ma non ancora per se stessa. Nella lotta, della
quale abbiamo segnalato solo alcune fasi, questa massa si riunisce, si costituisce in classe per se stessa. Gli
interessi che essa difende diventano interessi di classe. Ma la lotta di classe contro classe è una lotta
politica.
Salario,prezzo e profitto
100) 140-Secondo. Per quanto riguarda la limitazione della giornata di lavoro in Inghilterra e in tutti gli
altri paesi, essa non è mai stata regolata altrimenti che per intervento legislativo. Senza la pressione
costante degli operai dall'esterno, questo intervento non si sarebbe mai verificato. Ad ogni modo, il
risultato non avrebbe potuto essere raggiunto per via di accordi privati fra gli operai e i capitalisti. E'
86
proprio questa necessità di una azione politica generale che ci fornisce la prova che nella lotta
puramente economica il capitale è il più forte.
105) 145-Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto quotidiano con il capitale, si
priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un qualsiasi movimento più grande.
106) 146-Nello stesso tempo la classe operaia, indipendentemente dalla servitù generale che è legata al
sistema del lavoro salariato, non deve esagerare a se stessa il risultato finale di questa lotta
quotidiana. Non deve dimenticare che essa lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi
effetti; che essa può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione; che
essa applica soltanto dei palliativi, ma non cura la malattia. Perciò essa non deve lasciarsi assorbire
esclusivamente da questa inevitabile guerriglia, che scaturisce incessantemente dagli attacchi continui del
capitale o dai mutamenti del mercato. Essa deve comprendere che il sistema attuale, con tutte le miserie
che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali
necessarie per una ricostruzione economica della società. Invece della parola d'ordine conservatrice:
"Un equo salario per un'equa giornata di lavoro", gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il
motto rivoluzionario: "Soppressione del sistema del lavoro salariato".
 C) LA COSCIENZA ESTERNA
Karl Marx - Manifesto c41/42 (vedi sopra in "lotta economica e lotta politica")
Lenin (vedi sopra nello schema del "che fare?": "la coscienza esterna"
Ma Lenin attribuisce a Marx (citando Kautsky) la necessità che gli intellettuali borghesi siano la
necessaria coscienza esterna del proletariato che, in definitiva, ne dirigano la lotta - Marx si è limitato a
individuare l'importanza delle conoscenze che i borghesi apportano al proletariato entrando nelle file della
rivoluzione socialista. Questa esternità della coscienza di classe non è in alcun modo indicata da Marx ed
Engels - quest'ultimo si limita a sottolineare l'importanza della teoria.
Il leninismo è il marxismo della rivoluzione armata in un paese arretrato - il livello di coscienza delle masse
operaie (in gran parte analfabete) non avrà il tempo di svilupparsi con un'ampia circolazione delle idee ma nella
preparazione e nel fuoco della lotta armata - chi ha attualmente i mezzi intellettuali per dirigere? Qual' è il grado
di centralizzazione e di disciplina che richiede un esercito? Qual'è il grado di democrazia interna che si può
sviluppare? Il Partito è lo stato maggiore di un esercito e uno stato maggiore da ordini che devono essere
disciplinatamente eseguiti, altrimenti si è sconfitti (John Reed - i dieci giorni - l'operaio e il giornalista...E Oggi?
Non occorrono compattezza e disciplina convinta? Tenere unite le file, evitare la corruzione dei capi, degli
iscritti e delle masse nel processo di una rivoluzione senza lotta armata, non è il più difficile dei compiti?).
Ma LENIN sta rispondendo a un problema posto da ENGELS:
FRIDRICH ENGELS
Introduzione alla prima ristampa di “Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di Karl
Marx”
141)Dopo la sconfitta del 1849 non condividemmo in nessun modo le illusioni della democrazia volgare
raccolta attorno ai governi provvisori futuri. Questa contava su una vittoria rapida, decisiva una volta per
tutte, del “popolo” sugli “oppressori”; noi su una lotta lunga, dopo l’eliminazione degli “oppressori”, tra gli
elementi contraddittori che si celavano precisamente in questo “popolo”. La democrazia volgare
aspettava la nuova esplosione dall’oggi al domani; noi dichiaravamo già nell’autunno 1850 che
almeno il primo capitolo del periodo rivoluzionario era chiuso e che non vi era da aspettarsi nulla
sino allo scoppio di una nuova crisi economica mondiale. Per questo fummo messi al bando come
traditori da quegli stessi che in seguito fecero tutti, quasi senza eccezione, la pace con Bismark, nella
misura in cui Bismark trovò che ne valeva la pena...
142)Ma la storia ha dato torto anche a noi; ha rivelato che la nostra concezione d’allora era un’illusione. La
storia è andata anche più lontano; essa non ha soltanto demolito il nostro errore di quel tempo; essa ha pure
87
sconvolto radicalmente le condizioni in cui il proletariato ha da lottare. Il modo di combattere del 1848 è
oggi sotto tutti gli aspetti antiquato...
146)... La storia ha dato torto a noi e a quelli che pensavano in modo analogo. Essa ha mostrato
chiaramente che lo stato dell’evoluzione economica sul continente era allora ancora lungi dall’essere
maturo per l’eliminazione della produzione capitalistica; essa lo ha provato con la rivoluzione
economica che dopo il 1848 ha guadagnato tutto il continente e ha veramente installato la grande
industria...
147)Ma è stata precisamente questa rivoluzione industriale che ha fatto dappertutto luce sui rapporti di
classe, che ha eliminato una massa di forme di transizione provenienti dal periodo della manifattura...che
ha creato una vera borghesia e un vero proletariato della grande industria e li ha spinti sulla scena
dell’evoluzione sociale...E se anche questo potente esercito del proletariato non ha ancora raggiunto
la meta, anche se esso, lungi dal conseguire la vittoria con una sola grande battaglia, deve
progredire, lentamente, di posizione in posizione, con una lotta dura e tenace, ciò dimostra una volta
per sempre come fosse impossibile conquistare la trasformazione sociale nel 1848 con un semplice
colpo di sorpresa...
148)Con la Comune di Parigi si credette di aver definitivamente sepolto il proletariato combattente. Ma
tutt’al contrario...Il rivolgimento completo di tutta l’arte della guerra, causato dall’arruolamento di tutta la
popolazione capace di portare le armi in eserciti che non si contano ormai più che per milioni, e da armi da
fuoco, proiettili ed esplosivi di efficacia sinora sconosciuta, da un lato pose fine bruscamente al periodo
delle guerre bonapartistiche e assicurò lo sviluppo pacifico dell’industria, rendendo impossibile ogni
altra guerra che non sia una guerra mondiale di un orrore inaudito e di conseguenze assolutamente
incalcolabili. Dall’altro lato questo rivolgimento dell’arte della guerra, grazie alle spese militari crescenti
in progressione geometrica, spinse le imposte a una altezza vertiginosa, e quindi gettò le masse popolari
più povere nelle braccia del socialismo...
155)Vuol dire ciò che nell’avvenire la lotta di strada non avrà più nessuna funzione? Assolutamente no.
Vuol dire soltanto che dal 1848 le condizioni sono diventate molto più sfavorevoli ai combattenti civili, e
molto più favorevoli all’esercito. Una futura lotta di strada potrà dunque essere vittoriosa soltanto se
questa situazione sfavorevole verrà compensata da altri fattori...
158)E’ passato il tempo dei colpi di sorpresa, delle rivoluzioni fatte da piccole minoranze coscienti
alla testa di masse incoscienti. Dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni
sociali, ivi devono partecipare le masse stesse; ivi le masse stesse devono già aver compreso di che si
tratta, per cosa danno il loro sangue e la loro vita...
[e allora la terza forma di lotta, la lotta ideologica; allora la "coscienza esterna", il Partito Comunista, sono
indispensabili (anche se non sufficienti: uniti all'esperienza concreta del capitalismo e della lotta contro il
capitalismo dei comunisti, della classe e delle masse) per produrre questa "coscienza collettiva"-v.
ECONOMISMO
94-95-97; SPONTANEISMO 47;56;6063; LA COSCIENZA ESTERNA 48;57;102-103;
IMPORTANZA DELLA TEORIA...e allora il sanguinario, centralista, burocratico, dittatoriale Lenin è "in linea",
con l'aperto, democratico, dialettico Marx. Il difetto del primo è soltanto di individuare gli obiettivi concreti e gli
strumenti necessari per realizzare il "compito" nelle condizioni date: non vuoi gli strumenti?...allora in realtà non
vuoi neanche l'obiettivo, ma ragionare così è veramente "imperdonabile"!]
88
LA TEORIA MARXISTA
(incontri 2009-2010)
XVI incontro:3,2009/2010- LENIN “CHE FARE?”
PARTE SECONDA
IDEOLOGIA PADRONALE,BORGHESE,COMUNISTA
Nella prima parte abbiamo messo in relazione Lenin "che fare?" con il
Manifesto
-pag.84;par.95-97:perché per la classe operaia la conoscenza di se stessa è indissolubilmente legata alla
conoscenza esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società contemporanea
-p.87;73-205:La funzione della socialdemocrazia non è di trascinarsi alla coda del movimento [altra cosa è
tener conto delle circostanze concrete]: Proprio perché “la folla non è con noi” è irragionevole ed inopportuno
parlare di “assalto immediato” perché l’assalto è l’operazione di una truppa regolare e non lo slancio
spontaneo di una folla
-p.87;102-103: Non si può sviluppare la coscienza politica della classe operaia...dall’interno, partendo e
basandosi solamente (o principalmente) sulla lotta economica...La coscienza politica di classe può essere
portata all’operaio solo dall’esterno della lotta economica,dall’esterno della sfera dei rapporti fra operai e
padroni...nel campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il
governo, nel campo dei rapporti reciproci di tutte le classi.
IMPORTANZA DELLA TEORIA (pag.88/34-35-38-40-41) Senza teoria rivoluzionaria non vi
può essere movimento rivoluzionario...Ma per la socialdemocrazia russa la teoria acquista
un'importanza anche maggiore...Innanzi tutto il nostro partito è ancora in via di formazione.
Cioè il compito dei comunisti è elevare la coscienza operaia al di sopra della
coscienza sindacale, fino alla coscienza della necessità del cambiamento del
potere e questo non è possibile senza rivolgersi a tutte le classi della
popolazione e metterle in moto, senza che la classe operaia maturi la coscienza
del proprio ruolo rispetto a tutte le altre classi della popolazione.
 LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE, ECC
-A1) I DATI – L’AGITAZIONE SULLE PIÙ CLAMOROSE “INGIUSTIZIE”
-A2)MA PERCHÉ ESSA È COSÌ AMPIA IN ITALIA RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI?
ALMENO DAGLI ANNI ’60 (Legge Vanoni) È STATA USATA COME COLLANTE FRA GRANDE,
MEDIA BORGHESIA, PICCOLI NEGOZIANTI, CRIMINALITÀ ORGANIZZATA (il pizzo al posto delle
tasse), VATICANO (imprese di preti, frati e suore)
a) negli anni ‘80 le imprese marginali sono state aiutate mediante svalutazioni della lira, che
richiedono, per prolungarne gli effetti benefici, di rallentare il loro impatto sui prezzi: anche
mediante l’evasione, l’effetto inflattivo delle svalutazioni fu addossata ai soli lavoratori:
concertazione, eliminazione della scala mobile e inflazione “programmata” a circa l’1% un meno
di quella “ufficiale” dell’ISTAT – dopo circa 10 anni (verso l’anno 2000) l'insieme di salari e
pensioni risulta sceso dal 50% del PIL, al 40% del PIL.
b) Con l'euro cessa la possibilità della manovra monetaria. Le imprese marginali (e non solo)
vengono aiutate (per carità non con sovvenzioni proibite dalla morale liberista dell'Unione
europea!) ma con una più pesante evasione fiscale;col depotenziamento delle misure di sicurezza;
89
c)
d)
e)
f)
g)
h)
con la pratica del lavoro nero; la reintroduzione del caporalato; il lavoro degli immigrati ghettizzati
l'abbassamento dei salari per l'ampliato esercito di riserva. Il tutto con la benevola assenza o l'attiva
complicità delle organizzazioni sindacali e della "sinistra" moderata. Berlusconi approfittando
dell’euro aggrava la situazione: mancati controlli sui prezzi/incoraggiamento all’evasione
la grande borghesia delle cordate antiberlusconiane fermerà la lotta all’evasione un po’ prima
di recuperare totalmente l’effetto berlusconiano e vede come il fumo agli occhi la mobilitazione
popolare - ogni tanto si parla di una nuova concertazione e simili
e lotterà "per mandare a casa Berlusconi. In realtà per mandarlo all'opposizione, fare
l'"alternanza", affermare il bipolarismo che è la sovversione della Costituzione.
La Costituzione italiana, infatti, si basa sul riconoscimento della autonomia dei lavoratori ai
quali viene garantita la possibilità di darsi proprie autonome organizzazioni sindacali e
politiche. E si basa sul riconoscimento che la "proprietà privata" non è un assoluto ma deve
incontrare limiti nell'interesse collettivo.
Il bipolarismo, bipartitismo, ecc. sono, di fatto, la fine del dualismo di potere (borghesia/classe
operaia), del sistema economico-sociale nato dalla lotta al nazi-fascismo, del compromesso
fordista-keynesiano/classe
Infine, la tenuta del sistema, calando la soddisfazione dei bisogni di massa ha bisogno di un più
compatto e accentrato comando dei poteri forti (capitalismo finanziario, industriale, del terziario e,
in Italia, malavita organizzata, Vaticano, interessi stranieri, apparati dello Stato) e di una più estesa
rete clientelare/parassitaria, area di consenso e di ricattabilità (se ogni diritto si riduce a favore, se
si rende impossibile vivere nella totale legalità...)
la lotta per la legalità diventa un importante aspetto di lotta democratica -di alleanze
possibili- e risponde all'esigenza di lotta della classe operaia (lotta corporativa, coscienza
tradunionista, coscienza politica di classe)
 E’ PROPRIO VERO CHE IL WELFARE “COSTA TROPPO”? Il PENSIERO UNICO
-B1) Il bombardamento borghese ci fa assumere acriticamente “informazioni” pseudo scientifiche:
ecco una “perla” di saggezza borghese, rispolverata anche di recente
-B2) Ma basta chiedersi “troppo” rispetto a che? All’incremento del PIL? All’incremento di profitto e
rendita? Ecc.,ecc. – Il costo eccessivo delle pensioni (la “gobba”del 2050) è una proiezione della
situazione attuale caratterizzata da disoccupazione; evasione; lavoro nero; precariato? Se si
risolvessero (o soltanto migliorassero) queste piaghe ci sarebbero i soldi per pensioni future almeno al
livello attuale?
L’analisi di cui A1 appartiene a tutta la “sinistra”, l’analisi di cui ad A2 è propria dei comunisti,
richiede analisi di classe, una visione e un livello di coscienza comunisti. Ci vuole un Partito
Comunista, una pratica di elaborazione/discussione/aggregare classe e masse popolari, cioè un
"crescere insieme" per difendersi dal "pensiero unico"(B1-B2)
 TORNIAMO AL "CHE FARE?"
-125-129-133) l’economismo porta a una concezione ristretta dei nostri compiti anche nelle
questioni di organizzazione...occorre creare un’organizzazione di rivoluzionari capaci di
garantire alla lotta politica l’energia, la fermezza e la continuità (129)...[vedi successiva nota
par.138 - compiti Partito<organizzazione<formazione quadri - Oggi dove avviene la "formazione"? Nei Circoli,
nell'insieme dell'attività dei Circoli, pratica, teorica, di dibattito: nel "crescere insieme". "Dirigere" è, innanzitutto
coordinare questa attività, compattarla verso priorità di volta in volta individuate - e - talmente "serie" che non
basta dirle per passare ad altro, ma vanno seriamente sperimentate e fatte maturare nella pratica del Partito,
della classe, delle masse popolari]
-133) la lotta contro la polizia politica esige qualità speciali, dei rivoluzionari
professionali...dobbiamo fare in modo che la massa operaia generi dei rivoluzionari
professionali sempre più numerosi
-136-141) La lotta politica della socialdemocrazia è molto più vasta e molto più complessa
della lotta economica degli operai contro i padroni e contro il governo. Parimenti (e per
questa ragione) l'organizzazione di un partito socialdemocratico rivoluzionario deve
necessariamente essere distinta dall'organizzazione degli operai per la lotta economica.
90
[dai compiti che ci poniamo discende l'organizzazione del Partito: la forma/partito non può essere definita in
base ad astratte elucubrazioni]
-141) L’organizzazione degli operai deve anzitutto essere professionale (sindacale, per categorie),
la più vasta possibile, la meno clandestina possibile...l’organizzazione dei rivoluzionari deve
comprendere prima di tutto e principalmente degli uomini la cui professione sia l’azione
rivoluzionaria, senza alcuna distinzione tra operai e intellettuali né sulla base della
professione...(Non bisogna confondere) una vasta organizzazione operaia con
l’organizzazione dei rivoluzionari
-138)Le organizzazioni operaie per la lotta economica devono essere organizzazioni professionali
(sindacali). Ogni operaio socialdemocratico deve, per quanto gli è possibile, sostenerle e
lavorarvi attivamente...ma non solo i socialdemocratici devono appartenere alle associazioni
corporative (sindacali), perché ciò restringerebbe la nostra influenza sulla massa. Tutti
coloro che vogliono lottare contro il padrone e contro il governo devono far parte delle
organizzazioni corporative. Le associazioni corporative non raggiungerebbero il loro scopo se
non fossero molto larghe. [e se si estende agli organismi di massa non solo operai, ma studenteschi,
ecc.? - non è arbitrario - lo stesso Lenin p.43;109/110 :" Noi dobbiamo assumerci il compito di organizzare
una lotta politica integrale, sotto la direzione del nostro partito, affinché tutti gli strati dell'opposizione possano
dare e diano a tale lotta e, in pari tempo al nostro partito, tutto l'aiuto che possono. Noi dobbiamo trasformare i
militanti socialdemocratici in capi politici che sappiano dirigere tutte le manifestazioni di questa lotta integrale,
che, al momento necessario, sappiano "dare un programma d'azione positivo" agli studenti in fermento, ai
rappresentanti degli zemstvo malcontenti, ai membri delle sette religiose indignati, ai maestri colpiti nei loro
interessi, ecc., ecc. Al par.152 dice "L’accentramento delle funzioni più clandestine nell’organizzazione dei
rivoluzionari, non indebolirà, ma arricchirà e rafforzerà l’azione di moltissime altre organizzazioni destinate al gran
pubblico (e quindi il meno possibile regolamentate e clandestine): associazioni operaie di mestiere, circoli operai
di istruzione e di lettura delle pubblicazioni illegali, circoli socialisti e anche democratici per tutti gli altri ceti della
popolazione, ecc. Dappertutto vi è necessità di questi circoli, associazioni e organizzazioni" [esse dunque non
devono essere organizzazioni socialdemocratiche, di Partito, di soli comunisti, o che conoscono e
condividono l'insieme della linea del Partito]
-139)Ben venga la legalizzazione di organizzazioni professionali (sindacali), ma non basta
(dato il regime poliziesco di infiltrazione di spie e provocatori dalle organizzazioni legali a
quelle illegali)...a noi resta la via delle organizzazioni professionali segrete, meno clandestine
e più larghe possibile
-146) La morale è semplice: se cominciamo col creare una forte organizzazione di
rivoluzionari, potremo assicurare la stabilità del movimento nell'assieme e, in pari tempo,
attuare gli scopi socialdemocratici e gli scopi puramente tradunionisti. Ma se cominciamo col
costituire una vasta organizzazione operaia con il pretesto che essa è "accessibile" alla massa, non
raggiungeremo né l'uno né l'altro scopo, non ci sbarazzeremo del nostro primitivismo, della nostra
dispersione,
-151-152-159) -1°:non potrà esservi un movimento rivoluzionario solido senza
un’organizzazione stabile di dirigenti che si assicuri la continuità nel tempo; -2°:quanto più
numerosa è la massa trascinata spontaneamente alla lotta tanto più occorre tale
organizzazione, perché i demagoghi non trascinino con sé gli strati arretrati della massa; 3°un’organizzazione composta di rivoluzionari di professione; -4°di effettivi assai ridotti per
evitare infiltrazioni poliziesche; -5°soltanto così si assicura la base per la massima
espansione del movimento di massa;
-altre caratteristiche v:152- qualunque agitatore operaio che abbia un certo ingegno e “dia
delle speranze” non deve lavorare undici ore in officina(159)
91
-163)Noi ci opponiamo ad ogni tentativo di restringere la nostra lotta politica ad un
complotto, ma occorre una forte organizzazione rivoluzionaria [sulla clandestinità]
-165-167-168-169)La nostra concezione sulle questioni organizzative contrasta con il
“principio democratico”?...Il principio di una larga democrazia implica la piena pubblicità e
eleggibilità di tutte le cariche(167) da parte degli iscritti, di coloro che accettano e sostengono i
principi del programma del partito(168)...Sotto l’autocrazia non esistono le condizioni per
attuare questi due principi(167-169)
-136-141-138-139)spontaneismo e primitivismo organizzativo – contro la confusione fra
organizzazioni di massa e partito rivoluzionario [stessi paragrafi in “economismo” insieme a: 151152-159-163-165-167-168-169]
-173-205-208)La democrazia primitiva- rotazione continua ecc... v:spontaneismo
-175-178-181)contro il “localismo per un giornale per tutta la Russia
-112-113) Se le voci che si levano per smascherare il regime sono oggi così deboli, così rare e
così timide, non dobbiamo impressionarcene... Noi abbiamo oggi la possibilità e il dovere di
creare una tribuna per accusare dinanzi a tutto il popolo il governo zarista, e questa tribuna
deve essere un giornale socialdemocratico.
L'uditorio ideale per le denunce politiche è precisamente la classe operaia, che ha bisogno innanzi
tutto e soprattutto di cognizioni politiche viventi e multilaterali e che è la più atta a trasformare
queste cognizioni in lotta attiva, anche senza la prospettiva di "risultati tangibili". E la tribuna
per queste denunce dinanzi a tutto il popolo non può essere che un giornale per tutta la
Russia.
-208)Un giornale per tutta la Russia: organizzatore collettivo
"Eccoci giunti all’ultima considerazione che ci induce a insistere particolarmente sul piano di
un’organizzazione accentrata intorno ad un giornale per tutta la Russia, organizzazione ottenuta per mezzo
di un lavoro in comune a questo giornale comune. Solo un’organizzazione di tal genere darà alla
socialdemocrazia militante la agilità necessaria, e cioè la capacità di adattarsi immediatamente alle più
diverse condizioni, alle sempre mutevoli condizioni della lotta, la capacità "da una parte, di evitare
la battaglia in terreno scoperto con un nemico di forze superiori, che ha concentrato le sue
forze su un solo punto e, dall’altra, di approfittare dell’incapacità di manovra del nemico
per piombargli addosso nel luogo e nel momento in cui meno se l’aspetta". Si
commetterebbe un grave errore se nell’organizzazione del partito si facesse
assegnamento soltanto su esplosioni e su lotte di strada o soltanto sullo
"sviluppo progressivo della grigia lotta quotidiana". Dobbiamo svolgere sempre il
nostro lavoro quotidiano ed essere sempre pronti a tutto, perché è quasi impossibile
prevedere l’avvicendarsi dei periodi di esplosione e dei periodi di calma, e quando ciò è
possibile non si può approfittarne per rimaneggiare l’organizzazione, dato che in un paese
autocratico la situazione può mutare improvvisamente, magari in seguito a una incursione notturna di
giannizzeri zaristi. E non si può pensare che la rivoluzione si svolga in un solo atto: la
rivoluzione sarà una successione rapida di esplosioni più o meno violente, alternantesi con
fasi di calma più o meno profonda. Perciò il contenuto essenziale dell’attività del nostro
partito, il fulcro della sua attività, deve consistere nel lavoro che è possibile e necessario sia
nei periodi di maggior violenza che in quelli di calma completa, cioè un’agitazione politica
unificata per tutta la Russia, che illumini tutti gli aspetti della vita e si rivolga alle masse più
larghe. Ma questo lavoro non può essere compiuto nella Russia attuale senza un giornale per tutta la
Russia che si pubblichi frequentemente. L’organizzazione che si costituirà da se stessa intorno al
giornale, l’organizzazione dei suoi collaboratori (nel senso largo della parola, cioè di tutti coloro
che se ne occuperanno) sarà precisamente pronta a tutto, sia a salvare l’onore, il prestigio e la tradizione
del partito nei momenti di peggiore "depressione" rivoluzionaria che a preparare, a decidere e ad attuare
l’insurrezione armata di tutto il popolo.
il leninismo è attuale?
LENIN (si vedrà meglio in "imperialismo" e in "l'estremismo") - come in realtà Marx ed Engels- vede il
periodo della lotta "pacifica", "legale", "con gli strumenti della democrazia" come una parentesi fra due
momenti rivoluzionari, utile per "preparare le forze" per la fase della lotta armata
92
ENGELS aveva detto che occorrono condizioni di rivolgimenti intensi – guerre;gravissime crisi
economiche- e più diradati nel tempo (vedi sopra:Engels,introduzione,158) perché si possano svolgere
rivoluzioni vittoriose
LENIN individua -nella spartizione del mondo da parte delle centrali imperialiste (monopoli finanziari e
industriali), nel mutamento dei rispettivi rapporti di forza e, quindi, nella lotta per una diversa spartizionenell’imperialismo la causa di guerre devastanti che scoppiano periodicamente creando le condizioni di una
rivoluzione armata.
Questa non può avvenire per colpi di mano ma deve essere attentamente organizzata: occorre un vero e
proprio esercito rivoluzionario di grandi masse armate (V: schema "che fare?" "SPONTANEISMO"
73/205: né spontaneismo, né piccoli gruppi terroristici)
Lenin ponendosi la questione di corrispondere alle concrete condizioni della lotta di classe nella Russia
zarista risponde alla questione posta da Engels
OGGI:
l’imperialismo non ha superato le proprie contraddizioni né economiche, né belliche: è ancora “per sua
natura fonte permanente di aggressione e di guerra”
ma riesce a scaricare le crisi economiche sui paesi deboli e a diluirle nel tempo (la crisi degli anni ’90 peggiore di quella del ’29- non fu scaricata, grazie anche ai consigli interessati del Fondo Monetario
Internazionale, su Giappone, tigri asiatiche e poi Argentina, ecc? La vita dei benestanti popoli d’occidente
ne fu “sconvolta”? La crisi di oggi non viene agitata contro le masse popolari?)
In un quadro di guerre continue, di guerra “infinita” è mai stata sconvolta la vita dei benestanti popoli
d’occidente? (pensiamo all’aggressione alla Iugoslavia: la disparità di forza economica e di armamenti è
tale da sconvolgere il paese aggredito e non il paese aggressore)
Ma crescono i pericoli di guerra fra “grandi potenze”: porteranno ad effetti devastanti, a situazioni
rivoluzionarie nei paesi “ricchi”? Il contrasto USA/URSS fu contenuto in guerra “fredda” e in guerre
locali, perché una guerra totale nell’epoca nucleare...Oggi si aggravano i pericoli di guerra, ma vi sono
anche spinte in senso inverso.
E allora 3 possibilità:
1)il marxismo e, a maggior ragione il leninismo, non sono più validi- resta la “risorsa” Marx come
apporto -fra gli altri- alla lotta dei popoli per migliorare le proprie condizioni di vita – come stimolo
"interno" che il capitalismo usa per autorivoluzionarsi/ammodernarsi - il socialismo viene relegato a una
visione storica millenaristica
2)marxismo e leninisno sono tutt’ora validi - prepariamoci ad eventi disastrosi che creeranno le
condizioni rivoluzionarie - siamo in una fase “pacifica”;“legale”; “parlamentare” della lotta di classe che
dobbiamo utilizzare in senso leninista per raccogliere le forze in vista dello scontro rivoluzionario (uso
rivoluzionario del Parlamento e delle istituzioni borghesi)
3)i paesi “ricchi” sono in una fase in cui non è dato intravedere eventi traumatici e -comunque- vi è
così articolato il potere capitalistico che non è possibile fondare la nostra azione su previsioni di tale
genere - la stessa crisi economica attuale -pesantissima e che si sviluppa nel quadro delle relativa
decadenza del capitalismo occidentale- può risolversi in una serie di curette, cui seguono brevi
ripresine e nuove crisi - ma la lotta di classe continua e dobbiamo imparare a contribuirvi nel quadro di
una stabile lotta senza ricorso alla lotta armata – Marx e Lenin (per la parte non strettamente legata alla
preparazione e organizzazione dello scontro armato: partito clandestino di rivoluzionari di professione –
stato maggiore di un esercito, armamento degli operai, ecc) sono portatori di insegnamenti utili e attuali in
quanto capitalismo, imperialismo (lo vedremo),ecc. sono fenomeni ancora operanti come è ancora operante
e attuale la lotta di classe, la necessità di unire le masse popolari e i popoli del mondo nella lotta per il
socialismo, visto come compito da assolvere nel tempo, ma concreto compito politico e non mera
prospettiva storica
In questo quadro valutare ciò che è attuale, applicare il marxismo all’oggi, non fermarsi alla
ripetizione di ciò che è stato detto in altre situazioni è l’unico modo per dimostrarne la validità e la
vitalità...sempre che ci mettiamo in grado come Partito di ragionare, agire e comunicare alle masse
popolari, sempre e comunque, su tutte le questioni più importanti, il punto di vista dei comunisti
elaborato in piena autonomia dal punto di vista padronale e borghese (vedi pag.83-Punto D)
(LENIN, SCHEMA “CHE FARE”,”SPONTANEISMO”, 63-107)
tornando al par.208 "dobbiamo essere pronti": noi non siamo pronti. E' esplosa la crisi e noi non siamo
pronti...linea e gruppo dirigente non sono ancora decantati e irrobustiti, sufficientemente definiti,
compatti e condivisi, il processo per arrivarci è ancora in corso così come è in corso, anzi è all'inizio
93
-e le due cose sono collegate- la nostra azione per legarci alla classe e alle masse, il nostro praticare
"lo scontro di classe e sociale". Ad ogni tornata elettorale (e quasi ogni anno siamo sotto elezioni)
ricompaiono i vecchi vizi, i vecchi appetiti, le vecchi pratiche familistiche, lobbistiche, ecc, perché la
strategia non è chiara e la tattica elettorale finisce con l'essere una contabilità di voti che porta al
codismo verso il Partito democratico il quale,a sua volta, insegue l'UDC nel quadro dell'alternanza...Di
cosa ci accusavano gli operai? "Di essere come gli altri". Non siamo ancora in grado di essere
coerentemente, sempre, diversi dagli altri. Ma è un processo: comprendere questo significa
comprendere la necessità della denuncia e dell'impegno contro questa situazione e non la rinuncia a
lavorare per lo sviluppo del Partito...C'è sempre un buon motivo per "indignarsi" e "non fare".
Il marxismo è nato in contrapposizione ai cambiamenti nel "puro pensiero" "effettuati" da esimi
pensatori( V:Ideologia tedesca). - Fu perciò lotta per fare emergere la struttura, il dato della realtà,
l'azione pratica che produce cambiamenti reali, nella società - Materialismo: pag.55;parr.83-ss.
pag.75 e ss.;parr.113-115-120-122 - Lenin sviluppa la lotta contro l'economicismo, la riduzione del
compito politico alla pura lotta sindacale/corporativa/economica, agli interessi immediati e ai cioè
oggi alla socialdemocrazia, al laburismo. Sviluppa la questione dal lato dell'impegno rivoluzionario
per superare l'esistente, l'andazzo spontaneo
Il movimentismo pag.77;par.125 è andare alla coda del movimento spontaneo - spontaneismo quindi non superare il livello della lotta contro gli effetti del capitalismo per comprendere la
necessità di rovesciare il sistema, il potere capitalistico - rapporto con economicismo
Per raggiungere e operare in base a questo livello di consapevolezza occorre un alto grado di
coscienza rivoluzionaria,di capacità, di dedizione, di organizzazione: il Partito comunista, la
coscienza comunista, lo stile di lavoro comunista
Quindi superare limiti artigianali e subartigianali del nostro impegno, è tutt'uno con evitare di
cadere nello spontaneismo/movimentismo e nell'economicismo
E allora:
1) né movimento spontaneo, né movimento culturale-d'opinione-meramente di enunciazione della
tradizione: ma pratica di una lotta "consapevole" che modifica la realtà esistente
2)pratica della volontà che tende al cambiamento conoscendo i limiti imposti dall'esistente: Marx,
"ideologia tedesca"pag. 34, par.58
3)la coscienza rivoluzionaria, la conoscenza della realtà, la capacità organizzativa, la costante
tensione della volontà verso il livello superiore da conquistarci nella:
-lotta della classe operaia
-lotta di altri strati sociali non operai, visti nella loro realtà di classe (condizioni materiali e
ideologie, bandiere, idee-mito, ecc.) - per portarli alla consapevolezza di far parte di un complessivo
schieramento anticapitalista (della mancanza di questa consapevolezza fa parte la diffidenza verso i
comunisti, i partiti, la politica)
-lotta di componenti sociali, per interessi specifici, non in quanto classi o strati, ma in quanto
popolazione (studenti, donne, lotta per la casa, ecc.
4) rivoluzione non armata vuol dire maggiore importanza delle lotte degli strati e classi non operai;
l'articolazione del potere capitalistico implica una maggiore diffusione di lotte per i motivi più
svariati, l'autonomia e il rispetto di queste lotte vuol dire capirne forza e importanza e valorizzarle
lavorando per coordinarle in un unico fronte anticapitalistico
5) ciò implica una funzione da svolgere - oltre i comunisti non ci sono altri che l'abbiano compreso se non lo farà il Partito Comunista non lo farà nessuno, ma...
6) se non lo farà, il Partito Comunista esso sarà del tutto inutile: un movimento spontaneo come gli
altri.
7) ad assolvere tale funzione porta la pratica della lotta di classe e un'organizzazione all' altezza dello
scontro di classe, perché senza questa pratica, non ci sono neanche queste capacità e questa
organizzazione
8)allora movimentismo, spontaneismo, lassismo nell'impegno politico, economicismo sono aspetti del
medesimo atteggiamento rinunciatario rispetto alla necessità del cambiamento: codismo
9) e l'istituzionalismo? Come opera un grande partito borghese? Fa indagini di mercato e la sua
politica enunciata non è altro che pubblicità di una merce: dice ciò che è più gradito secondo le
diverse fasce di compratori/votanti. Quello che farà realmente è tutta un 'altra cosa: chi crede alla
pubblicità? Nel migliore dei casi -se non è una vera e propria truffa- si tratta di modellarsi
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sull'opinione esistente, su come la gente ragiona ora. In questa politica non c'è alcuna tensione per il
cambiamento: chi vuole più voti, deve basarsi sull'esistente, chi vuole il cambiamento sfida
l'impopolarità iniziale, perché sa che una diffusa coscienza di lotta è cosa da costruire con un
impegno costante ad accurato, nella pratica, nell'apprendimento, nella comunicazione agli altri. Se la
questione fondamentale è avere più voti...meglio non "rischiare", meglio non esporsi nel fornire il
proprio esempio, orientamento e direttive, meglio non dirigere, basta comandare ed esercitarsi in
giochi di potere. Con questa furbizia...perché il Partito dovrebbe essere diverso dagli altri partiti e
come potrebbe esserlo?
E allora si capisce: odiamo i "grillini" perché...ci tolgono voti! E se provassimo a fare analisi di
classe? Esiste ancora una sorta di piccola borghesia? Vogliamo approntare una politica per legare
questo strato nella lotta anticapitalista...Grillo non dà sbocchi reali, ma esprime un malcontento vero
che è già un primo passo...assieme all'astensione: analisi di classe è analisi di processi, di potenzialità
da individuare, indirizzare e realizzare.