Caratteri generali dell`illuminismo

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Caratteri generali dell’Illuminismo
Caratteri generali dell’illuminismo
di Irene D’Antone V F
coordinatore prof. Alfio Bonfiglio
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Caratteri generali dell’Illuminismo
Indice
Mappe concettuali……………………………………………………….3
Il programma illuministico e la nuova concezione dell’intellettuale…6
Premesse sociali e culturali dell’illuminismo…………………………..6
L’Illuminismo e la critica alle costruzioni sistematiche della
metafisica…………………………………………………………………7
Illuminismo e religione…………………………………………………..8
Illuminismo e mondo storico…………………………………………….9
Illuminismo e politica……………...……………………………………10
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Caratteri generali dell’Illuminismo
Caratteri generali dell’Illuminismo
ILLUMINISMO
(XVIII sec.)
Legami con:
Critica di tutto ciò che in
passato ha ostacolato il
libero e critico uso della
ragione
La mentalità e gli
ideali della borghesia
Nuova figura
dell’intellettuale
Rinascimento
Rivoluzione scientifica
Diverse correnti
Predominanza della
corrente francese
Compito civile del
sapere e l’opera di
divulgazione culturale
Razionalismo ed empirismo
L’Illuminismo e la critica alle costruzioni sistematiche della metafisica
L’Illuminismo critica:
Metafisica deista
Lo spirito di sistema
Dio come «orologiaio»
del mondo
Tendenza a non creare
sistemi metafisici
universali ai quali adattare
poi i fenomeni naturali
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Esigenza sistematica
Sforzo di determinare
l’ordine e la
connessione strutturale
delle conoscenze
Caratteri generali dell’Illuminismo
Illuminismo e religione
Religione naturale ed
immutabile, basata su una
serie di verità comuni a
tutti gli uomini
Religione solo come
deismo
Critica delle religioni
positive
Distinzione tra:
Irrazionali, strumento
per tenere sotto
controllo il popolo
Momento fisiologico
(religione naturale)
Momento patologico
(religione positiva)
Manoscritti clandestini
Due filoni:
Critica della religione
in blocco
Ateismo
Jean Meslier e
D’Holbach
Illuminismo e mondo storico
Un ordine problematico che
risulta esposto all’errore.
STORIA
Il suo soggetto è l’uomo
Negazione del passato
Positivismo verso il futuro
Sede di superstizioni e
inganni
Sforzo di progresso, cioè
un cammino dell’uomo
verso l’ideale della “pace
perpetua”
Primitivismo e antitradizionalismo
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Accusa di antistoricismo
da parte dei romantici
Caratteri generali dell’Illuminismo
Età felici
Illuminismo e politica
POLITICA
FELICITA’
EGUAGLIANZA
Al servizio
dell’uomo e dei
diritti naturali
LIBERTA’
PROPRIETA’
TOLLERANZA
Progetto di uno
Stato laico e di
diritto
ILLUMINISTI
MODERATI
RADICALI
«partito filosofico»
degli enciclopedisti
S’ispira al
costituzionalismo
inglese e alla teoria del
dispotismo illuminato
Dispotismo
«legale» che si
fonda sulla ragione
e sull’evidenza
delle leggi
oggettive e risulta
buono
Dispotismo
«arbitrario» che si
fonda sull’opinione e
sulla passione e risulta
cattivo
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Helvetius, D’Holbach,
Rousseau, gli utopisti e
Condorcet, che seguirono
tendenze democraticoegualitarie.
Caratteri generali dell’Illuminismo
Caratteri generali dell’Illuminismo
Il programma illuministico e la nuova concezione dell’intellettuale
L’Illuminismo si sviluppa nel XVIII secolo in Europa, e ne rappresenta il movimento culturale più
significativo. L’illuminismo è uno specifico modo di rapportarsi alla ragione: è l’impegno di
avvalersi della ragione in modo “libero” e “pubblico” ai fini di un miglioramento effettivo del
vivere.
Gli illuministi criticano i pregiudizi, i miti e le superstizioni e tutto ciò che in passato ha ostacolato
il libero e critico uso della ragione; da qui la battaglia contro il tradizionalismo, e l’impegno di
analizzare razionalmente ogni aspetto del sapere umano.
Per gli illuministi il filosofo non è più il sapiente isolato dalla società, ma i nuovi filosofi sono
socialmente attivi, lottano per un mondo più abitabile. Essi inoltre hanno il compito civile del
sapere e l’opera di divulgazione culturale, conquistando un ampio numero di lettori. L’esaltazione
della ragione e della libertà, il rifiuto del dogmatismo e dell’autoritarismo, la critica del presente e
la denuncia delle istituzioni oppressive del passato, l’impegno nelle riforme, lo sforzo verso il
progresso, la diffusione della cultura e la filantropia costituiscono dunque, per gli illuministi,
altrettanti manifestazioni concatenate di un unico atteggiamento globale di fronte al mondo.
La varietà delle dottrine e delle correnti operanti all’interno dell’Illuminismo non permettono di
tracciare i caratteri generali dell’illuminismo. L’Illuminismo francese ha in questa ricerca un ruolo
primario, poiché in esso appaiono idee e tendenze dell’intero movimento e si trovano posizioni che,
pur non essendo condivise da tutti gli illuministi, sono quelle che hanno avuto maggiore influenza
sui contemporanei e sui posteri.
Premesse sociali e culturali dell’Illuminismo
L’Illuminismo sorge nell’ambito di determinate circostanze storiche, inserendosi in alcune linee di
sviluppo della società e della cultura moderna.
Innanzitutto esso rappresenta la mentalità e gli ideali della borghesia settecentesca; questa, infatti, è
la classe «portatrice del progresso» che lotta con le vecchie istituzioni tradizionali come i governi
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Caratteri generali dell’Illuminismo
autoritari e la Chiesa. Inoltre l’illuminismo si rispecchia nella figura del “mercante-filosofo”, e gran
parte degli illuministi fanno parte del ceto borghese o della nobiltà più progressista.
L’illuminismo è erede del Rinascimento; Anzi per certi aspetti l’Illuminismo si configura come una
ripresa del programma rinascimentale, ossia secondo quanto è stato detto da taluni studiosi, come
un «secondo Rinascimento». Esso è però in gran parte originale e più radicale.
L’umanismo rinascimentale viene parecchio accentuato e ricondotto al deismo, secondo cui Dio ha
poco o nulla a che fare con il mondo umano, se non all’ateismo; viene quindi estremizzata la
laicizzazione della cultura. Mentre l’umanismo illuminista è più accentuato: l’uomo è il fabbro
totale della propria sorte e l’artefice esclusivo del proprio mondo.
L’Illuminismo è anche erede della Rivoluzione scientifica. Infatti, solo in esso le dottrine di,
Bacone e Cartesio trovano compimento: la razionalizzazione dell’uomo tramite il sapere,
l’esaltazione della scienza e la lotta contro ciò che potrebbe ostacolarla.
L’illuminismo è l’espressione più matura e consapevole della filosofia della Rivoluzione scientifica.
L’Illuminismo è anche legato con il razionalismo e l’empirismo. L’Illuminismo è caratterizzato da
una rigorosa autolimitazione della ragione nel campo dell’esperienza e dalla possibilità,
riconosciuta alla ragione, d’investire ogni aspetto o dominio che rientri in questi limiti. Nonostante
ciò esso accetta i limiti imposti dall’empirismo, che circoscrive l’onnipotente ragione cartesiana nei
confini dell’esperienza. La ragione illuminista è quindi operante all’interno dell’esperienza, e
rivolta ad approfondire ogni aspetto dell’esistenza umana ai fini del progresso sociale; essa non è
qualcosa di assoluto o onnipotente, né l’unica scelta dell’uomo. Gli illuministi ammettono, infatti, il
valore delle emozioni come elementi costitutivi dell’uomo, e riconoscono il sentimento come
categoria spirituale a sé.
Degli illuministi francesi fu proprio il concetto di passione; essa è intesa non come semplice
emozione, ma come emozione dominante, cioè un’emozione in grado di colorire l’intera personalità
di un uomo e determinarne gli atteggiamenti.
L’Illuminismo e la critica alle costruzioni sistematiche della metafisica
Insieme al rifiuto del razionalismo e l’accettazione del modello empiristico, gli illuministi criticano
le grandi costruzioni metafisiche; essi condannano il cosiddetto «spirito di sistema», cioè la
tendenza dei filosofi razionalisti a non creare sistemi metafisici universali ai quali adattare poi i
fenomeni naturali. Lo «spirito di sistema» viene sostituito con «l’esigenza sistematica», che consiste
nello sforzo di determinare l’ordine e la connessione strutturale delle conoscenze.
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Caratteri generali dell’Illuminismo
L’Illuminismo abbandona i tradizionali quesiti sull’essenza del reale e sulla sostanza, giudicandoli
irrisolvibili e irrilevanti ai fini di una conoscenza utile del mondo. Esso si mantiene entro i confini
di una metafisica deista, che pur non pretendendo di spiegare «l’essenza degli esseri», prova a
dimostrare l’esistenza di un Dio “orologiaio” del mondo. Esso è una forza che ordina il mondo e a
cui si accede attraverso la pura ragione. Inoltre, al contrario del teismo, questo Dio non è personale,
trascendente o provvidente, bensì è spiegabile razionalmente e non agisce in alcun modo nel mondo
umano (deismo). Una teoria metafisica globale è quella del materialismo, che però è totalmente in
accordo con le teorie del sapere positivo. Ma la filosofia illuminista, attraverso il sensismo,
perviene all’agnosticismo.
Illuminismo e religione
Gli illuministi ammettono la religione solo come deismo, gli illuministi criticando duramente le
religioni positive: ebraismo (Mosè), cristianesimo (Cristo) ed ebraismo (Maometto). Vi sono una
serie di motivazioni teoriche e pratiche sulla critica illuminista alla religione: le religioni sono
irrazionali, basandosi su una rivelazione, cioè su una conoscenza diversa dall’esperienza; le
religioni sono uno strumento per tenere sotto controllo il popolo, mantenendolo nell’ignoranza; le
religioni, intristendo l’uomo con il senso del peccato, lo hanno danneggiato (la ragione vuole la
felicità). Queste critiche vengono esposte nei cosiddetti Manoscritti clandestini, opuscoli composti
nella prima metà del Settecento e diffusi clandestinamente fra i ceti sociali più colti.
In questi opuscoli vi sono due filoni: uno deista e l’altro di tendenza atea.
La teoria deista afferma l’esistenza di una religione naturale ed immutabile, basata su una serie di
verità comuni a tutti gli uomini come l’esistenza di Dio. Per gli illuministi questa forma di religione
è la sola capace di garantire, al tempo stesso, l’autonomia dell’umano e la realtà di una Mente
superiore. Sulla religione naturale si fonda quindi un’unica etica universale, uguale per tutti gli
uomini. Per gli illuministi questa forma di religione è la sola capace di garantire, al tempo stesso,
l’autonomia dell’umano e la realtà di una Mente superiore. Tutto ciò che le religioni positive
aggiungono alla religione naturale, come il culto o i dogmi, è inutile o dannoso per gli uomini.
Mentre il deismo fa la distinzione tra momento fisiologico (religione naturale) e momento
patologico (religione positiva), l’ateismo condanna la religione in blocco, considerandola del tutto
contraria alla ragione.
Essa, infatti, viene vista in chiave politica o antropologica, venendo considerata come o un modo
per i monarchi di sottomettere i loro sudditi, o derivante dal timore degli esseri primitivi verso i
fenomeni naturali.
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Caratteri generali dell’Illuminismo
I maggiori rappresentanti dell’ateismo sono Jean Meslier e D’Holbach.
D’Holbach vede nell’ateismo una condizione indispensabile per una società migliore, e risponde
alle critiche di Voltaire sulla moralità dell’ateismo affermando che chi dubita dell’esistenza di Dio,
non può certo dubitare dell’esistenza propria e degli altri e dei suoi obblighi verso di loro.
Illuminismo e mondo storico
Con l’Illuminismo viene per la prima volta abbandonata la tradizione teologico-provvidenzialistica
del pensiero cristiano, a favore di un più deciso umanismo. Infatti, secondo gli illuministi l’unico
soggetto della storia è l’uomo, con i suoi sforzi, i suoi errori e i suoi successi. Così Dio viene ridotto
a semplice garante dell’ordine naturale, indifferente riguardo al destino dell’uomo (l’uomo come
unico artefice del suo cammino).
Cade così ogni teoria derivante da Dio e dalla Provvidenza. La storia, essendo un’avventura
dell’uomo, non costituisce un ordine necessario, ma un ordine problematico che, dipendendo
dall’uomo, risulta esposto all’errore.
Nei confronti del passato gli illuministi hanno un atteggiamento negativo. Quindi l’Illuminismo,
vedendo nella storia un luogo sede di ignoranze e superstizioni, in cui l’uomo ha perso l’uso libero
dell’intelletto ed è caduto nella barbarie, rappresenta una forma di pessimismo storico.
Nascono così due visioni: il primitivismo, che esprime il disaggio verso la storia del passato e del
presente e l’anti-tradizionalismo, caratteristica dominante della mentalità illuminista.
Essa si contrappone alla mentalità comune, che tende a vedere nelle tradizioni antiche una fonte
sicura di verità; gli illuministi invece vedono in questa tendenza un modo che hanno avuto le
credenze più irrazionali di essere tramandate.
L’Illuminismo non condanna però tutto il passato. Esistono, infatti, delle età felici, come l’età
classica o quella rinascimentale.
Nei confronti del futuro gli illuministi hanno un atteggiamento positivo. L’idea degli illuministi è
quella di poter edificare, sulle rovine del passato e tramite la ragione, un mondo nuovo e a misura
d’uomo. La storia viene quindi considerata come un processo graduale di incivilimento, che da uno
stato primitivo giunge ad uno stato di civiltà effettiva ed in costante progresso.
Questa dottrina della storia come storia della civiltà si basa innanzitutto sulla connessione ragioneciviltà, in quanto l’avanzamento storico appare condizionato dalle conquiste della ragione e dal
complesso delle scienze e delle arti cui mete capo. Inoltre si radica sul concetto della storia come
sforzo di progresso da parte dell’uomo, cioè come un cammino dell’uomo, non privo di fasi di
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Caratteri generali dell’Illuminismo
stagnazione e sempre sottoposto al pericolo di un ritorno alla barbarie, verso l’ideale della “pace
perpetua”.
Con quest’atteggiamento critico verso la storia si ha lo sviluppo della storiografia moderna. Gli
storiografi illuministi cominciano, infatti, a verificare l’attendibilità delle testimonianze utilizzate.
Inoltre ampliano la prospettiva storica, interessandosi non solo agli aspetti politici e militari dei vari
periodi, ma anche alla vita economica, al progresso scientifico e alla cultura.
Gli illuministi sono stati da sempre accusati di “antistoricismo”. Oggi vi sono degli studiosi che
tendono di respingere questo concetto e ve ne sono altri che continuano a farne uso. Ciò forse a
causa della mancanza di studi in materia.
“L’antistoricismo illuministico” nasce in ambiente romantico e può avere diversi significati.
Innanzitutto esso potrebbe indicare l’indifferenza degli illuministi al mondo storico; ciò è falso, in
quanto gli illuministi crearono il concetto stesso di storia come cammino della civiltà.
In secondo luogo, il termine potrebbe indicare la totale negazione del passato; anche questa ipotesi è
però falsa perché gli illuministi immagino l’esistenza di alcune “età felici”.
In terzo luogo gli illuministi avrebbero riconosciuto, tralasciando le vicende storiche, alcune
strutture costanti della natura umana, come i diritti naturali. Ma tutto il pensiero occidentale, e gran
parte del pensiero contemporaneo, ammette l’esistenza di caratteri comuni ad ogni età dell’uomo.
Inoltre i diritti naturali sono considerati tali solo a livello esigenziale, mentre i romantici,
ammettendo solo l’esistenza dei vari diritti storici, li negano a livello fattuale.
In un quarto luogo, gli illuministi avrebbero ignorato il concetto di «svolgimento», cioè la
continuità della storia. Ma in realtà essi però non hanno fatto altro che negare la necessità di tale
svolgimento, affermandone la problematicità.
Infine gli illuministi non si sarebbero rapportati al passato nella sua individualità, ma lo avrebbe
giudicato alla luce del presente; ciò vale anche per i romantici. Inoltre gli illuministi, al massimo,
possono essere accusati di non aver sempre distinto l’esigenza di comprendere il passato e il
bisogno di valutarlo criticamente.
Quindi si può affermare che l’Illuminismo ha avuto una sua specifica visione della storia, che può
essere giudicata carente in alcuni punti dall’ottica della nostra coscienza storica, senza però che si
sia autorizzati ad utilizzare indiscriminatamente il concetto di antistoricismo.
Illuminismo e politica
Con l’Illuminismo rinasce l’interesse per le problematiche politico-giuridiche, che nel secolo prima
erano state abbandonate a causa della presenza dell’assolutismo.
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Caratteri generali dell’Illuminismo
La «politicità» degli illuministi tenta di legare la speculazione teorica all’impegno pratico.
La politica illuminista non è quindi un’arma per ottenere il potere, ma è a favore dell’uomo e dei
suoi diritti naturali. Il concetto di diritti naturali, non è nuovo,ma per la prima volta viene
accompagnato dallo sforzo concreto di renderli operanti nella realtà.
Il diritto più difeso dai filosofi illuministi è il diritto alla felicità, intesa come la situazione in cui gli
uomini soddisfano, in pace fra loro, i loro bisogni materiali e spirituali. Gli illuministi, infatti,
ritengono che la guerra e le contese degli stati siano mali. Creano così una mentalità pacifista,
cosmopolitica e filantropica, che sarà poi giudicata “astratta” dai romantici.
Fra gli altri diritti difesi dagli illuministi vi sono i “diritti civili”: eguaglianza, libertà e tolleranza.
Gli illuministi proclamano «l’uguaglianza degli uomini», cioè giudicano tutti gli uomini uguali per
natura in quanto accomunati dalla ragione. L’aspetto specifico dell’eguaglianza, professata dagli
illuministi, è l’eguaglianza dei diritti, che si identifica con la parità dei cittadini di fronte alla legge
e con la lotta della borghesia contro i privilegi della nobiltà.
Questa però non è né eguaglianza sociale né democratica, che sarà introdotta da Rousseau.
Il diritto alla libertà è in qualche modo limitato. Infatti, la libertà è intesa come libertà
dall’invadenza del potere politico, ma non libertà d’essere soggetti, e non solo oggetti, delle
decisioni politiche. Essa è una libertà civile, ma non di partecipazione, che sarà introdotta da
Rousseau.
Gli illuministi inoltre rifiutano il fanatismo, visto come il dogmatismo e l’assolutismo portati alle
estreme conseguenze, e riconoscono la tolleranza come metodo universale di coesistenza.
Dall’ideale della tolleranza deriva il progetto di uno stato “laico”, che si propone di conservare
l’autonomia delle istituzioni dalla religione e di garantire l’uguaglianza di tutte le religioni di fronte
alla legge.
Parallelamente allo stato laico si sviluppa lo stato “di diritto”, in cui non governano gli uomini ma le
leggi, in modo da impedire la formazione di domini personali e tirannie personali.
Un altro diritto difeso dagli illuministi è la proprietà. Ma pur essendo ben vista da gran parte del
movimento, vi sono alcuni filosofi, come gli utopisti e Rousseau, contrari alla proprietà privata.
In relazione alla radicalità, maggiore o minore, delle loro riforme e al metodo per metterle in atto,
gli illuministi si possono dividere in due gruppi: i moderati e i radicali.
I moderati fanno parte del «partito filosofico» degli enciclopedisti, rappresentante di un riformismo
critico volto a trasformare il sistema sociale. Esso s’ispira al costituzionalismo inglese e alla teoria
del dispotismo illuminato. Esistono due tipi di dispotismo: uno «legale»e uno «arbitrario». Il primo
si fonda sulla ragione e sull’evidenza delle leggi oggettive e risulta buono, il secondo invece si
fonda sull’opinione e sulla passione e risulta cattivo. La teoria di un dispotisismo buono deriva dalla
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persuasione fisiocratica dell’esistenza ideale di un ordine naturale oggettivo, retto da leggi fisiche
che morali, che il legislatore deve riconoscere, promulgando leggi conformi a esso con l’aiuto di
alcuni consiglieri-filosofi.
Il fallimento del riformismo portò alla decadenza del dispotismo illuminato a favore del
radicalismo; tra i radicali vi sono Helvetius, D’Holbach, Rousseau, gli utopisti e Condorcet, che
seguirono tendenze democratico-egualitarie.
Da quanto si è detto emerge chiaramente il contrasto fra il carattere moderato e borghese
dell’Illuminismo, e quello radicale ed universale delle sue tesi: entrambi gli aspetti devono essere
considerati pienamente. Infatti, se tralasciamo il primo si rischia di tralasciare per intero il legame
del movimento con l’ascesa della classe borghese; se tralasciamo il secondo non ci si rende conto
dell’enorme influenza che hanno avuto le tesi liberali e democratiche illuministe (libertà,
eguaglianza ecc.) sulla Rivoluzione francese e sulla formazione della società contemporanea.
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Irene D’Antone V F
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