Economie locali italiane: le regioni a rallentare di più saranno Basilicata, Molise e Puglia, Pil in crescita solo in Emilia Romagna A pagare il prezzo più alto della crisi economica italiana prevista per il 2009 sarà il Mezzogiorno: -0,6% l’andamento del Pil previsto in quest’area, contro il -0,3% della media nazionale, con Basilicata (-0,9%), Molise, Puglia e Calabria (-0,8%) fanalini di coda della classifica regionale. Solo l’Emilia Romagna sembra destinata a contenere il peso della crisi, incrementando la propria attività produttiva dello 0,1%. Secondo gli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, elaborati dal Centro Studi di Unioncamere in collaborazione con Prometeia, il rallentamento della crescita delle esportazioni nel 2009 (+0,6%) sarà ancora più accentuato nel Meridione, che è in assoluto l’area del Paese nella quale i consumi delle famiglie conosceranno anche nel 2009 la più sensibile contrazione. Il quadro è sicuramente difficile, soprattutto perché mostra che la crisi attuale si abbatterà con maggior violenza sulle regioni economicamente più deboli del Paese, tuttavia il nostro sistema produttivo è fondamentalmente sano e sta già lavorando per reagire alla congiuntura negativa. L’aggravamento della crisi finanziaria internazionale ha portato a rivedere le prospettive di crescita dell’economia italiana. Per il 2008 si prevede per l’Italia una contrazione del prodotto interno lordo (-0,2%), sulla quale inciderà l’ingente decelerazione delle esportazioni di beni verso l’estero e, soprattutto, la caduta della domanda interna. Per il 2009 si prevede una flessione dello 0,3%, a causa della flessione dei consumi privati, dell’ulteriore indebolimento delle esportazioni e della spesa per consumi delle amministrazioni pubbliche. In tutte le regioni del Mezzogiorno l’andamento del Pil nel prossimo anno appare preceduto da un segno meno, compreso tra il -0,9% della Basilicata e il -0,3% della Sicilia. Nel Nord-Ovest (-0,3% la media della ripartizione) è la Liguria che preannuncia maggiori difficoltà (-0,4%), mentre Lombardia e Piemonte si allineano al dato medio nazionale (0,3%). Al Centro (-0,2%) dovrebbero essere invece le Marche (-0,4%) la regione più penalizzata. Solo il Nord-Est (0,0%) fa sperare in una stabilità sostanziale, con l’Emilia Romagna unica regione a registrare una debole crescita (+0,1% il Pil previsto nel 2009). Il rallentamento atteso fino al 2009 nei consumi e negli investimenti dei maggiori mercati europei (Uem, Europa centro-orientale) e negli Stati Uniti avrà un impatto sfavorevole sulle vendite di beni italiani all’estero, che dovrebbero attestarsi quest’anno al +1,6% e nel 2009 al +0,6%. Qualche sostegno potrà venire dai mercati asiatici (nell’ipotesi di una certa tenuta della crescita) e dal Medio Oriente, nonché dall’andamento dell’euro. Le sofferenze maggiori sembrano interessare le imprese meridionali (-0,5% il dato dell’area), soprattutto in Abruzzo (-2,2%) e in Sicilia (-2,1%). Il Nord-Ovest (per il quale è prevista una crescita dell’export pari a +1,2%) è la ripartizione che dovrebbe mettere a segno il miglior risultato, trainata dal +1,9% del Piemonte. La sostanziale stabilità del Nord-Est dovrebbe essere la conseguenza degli andamenti positivi del Veneto (+0,5%) e del Trentino Alto Adige (+1,0%), ai quali si contrappone la flessione del Friuli Venezia Giulia (-0,9%). La contrazione della spesa per consumi delle famiglie - previsti in flessione del -0,3% sia per il 2008 che per il 2009 - è conseguenza degli aumenti dei prezzi delle materie prime, del deterioramento del clima di fiducia e delle condizioni di indebitamento. Fatta eccezione per Lombardia (0,0%) ed Umbria (0,1%), la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe registrare un’ulteriore contrazione nel 2009 (-0,3%), dopo quella di analoghe dimensioni attesa quest’anno. Le riduzioni maggiori dovrebbero interessare il Mezzogiorno nel suo complesso (-0,6%) e soprattutto Molise e Campania (-0,7%), seguite da Puglia, Basilicata e Calabria (-0,6%). Meno accentuato il decremento previsto per il Centro e il Nord (-0,2%), dove però in Liguria è atteso il risultato peggiore (-0,5%). Per gli investimenti fissi lordi si prospetta per questo e per il prossimo anno uno sviluppo particolarmente ridotto (0,2% e 0,1% rispettivamente): le aspettative sfavorevoli delle imprese sull’evoluzione della domanda (nonché una temuta stretta creditizia) incidono sfavorevolmente sulla spesa per investimenti in macchinari, impianti e mezzi di trasporto, cui si aggiunge un marcato rallentamento degli investimenti in costruzioni. Nel 2009 la media Italia è dovuta alla sensibile contrazione attesa nelle regioni meridionali (-1,2%), solo parzialmente compensata dalla crescita prevista degli investimenti nel NordEst (+0,8%), Nord-Ovest (+0,4%) e Centro (+0,2%). Tra le regioni, le flessioni più consistenti sono previste in Molise (-2,6%), Calabria ed Abruzzo (-1,6%). L’Emilia Romagna dovrebbe registrare invece il maggior incremento degli investimenti (+1,1%), tallonato dal Trentino Alto Adige (+0,9%) e da Friuli Venezia Giulia e Umbria (+0,8%). Enrico Leporati