Se quello che capita nel Mondo ha un riverbero in Europa, se la crisi europea coinvolge anche la nostra Italia, se quello che capita in Italia si ripercuote in Basilicata, se la recessione ha costretto molti stati ad una brusca e velocissima virata nelle politiche e scelte economiche; la manovra finanziaria 2012 della Regione Basilicata sembra ancorata al passato ripetendo scelte del 2011, del 2006, sino ad arrivare indietro nel 1994. Tutto questo con l’iperattività della economica e finanza contemporanea significa quasi copiare formule e schemi della preistoria economica. Nel mio intervento in Consiglio Regionale ho detto al Presidente De Filippo di non aver mostrato coraggio con questa manovra senza misure tali da poter dare una svolta di rilancio economico, che ricalca sempre gli schemi della spesa assistenzialistica e improduttiva. Una manovra che rispecchia “cultura economica monotematica” del centrosinistra lucano ”, cioè concentrata sullo su un unico o pochi assi di potenziale sviluppo. Prima la corsa alla produttività attraverso il settore edile pubblici e privati- dalla fine degli anni settanta- la ricostruzione del terremoto, le scelte di industrializzazione rivenienti da strategie nazionali quali la chimica in Val basento ed a Tito, in cui i grandi players nazionali e pubblici come le Ferrovie dello stato e l’Eni approdavano a dare man forte al nostro sviluppo. In più il massiccio intervento di economia pubblica profuso in mille forme di assistenzialismo. Ho citato un esempio con i contributi ai forestali che da 10 anni hanno la stessa cifra di 45-50 milioni di euro l’anno, in 10 anni sono costati 500 milioni di euro. Una massa di danaro che ha sostenuto il reddito personale, ma economicamente non ha prodotto nulla. Eppure con le stesse cifre e con decisioni lungimiranti si sarebbe potuto creare vero lavoro ai forestali, senza farli rimanere nell’incertezza delle 100 giornate e dell’ansia del contributo annuo. L’errore che si ripete nella manovra 2012 è rimanere ancorati al passato, nel reiterare le scelte di mantenere in piedi un sistema sociale sedimentato sulla spesa pubblica, di non aver il coraggio di ammettere che l’assistenzialismo drena risorse allo sviluppo ed al futuro dei giovani, continuare nella mistificazione che Assistenzialismo e Solidarietà siano la medesima cosa. Ho sempre detto definita la solidarietà quale valore non barattabile, e mi rendo conto che una regione come la nostra, con la nostra cultura, non può mettersi a giocare su un tema così importante come l'essere solidale nei confronti del prossimo, ma è cosa diversa rispetto all'assistenzialismo. Lo stato economico lucano è in crisi, ho usato la metafora di una lavagna ideale per illustrare una tabella utilizzata con tre voci. La prima a identifica la variazione del PIL, prodotto interno lordo della Regione Basilicata e la commisura a quello del Mezzogiorno, a quello dell'Italia, i dati riferiscono il PIL della Basilicata, 2010-2009 è meno 1,3, quello del mezzogiorno è più 0,2, quello dell'Italia è più 1,3. La seconda utilizzata sia da De Filippo che dai predecessori per vantare di una presunta dinamicità delle esportazioni ma la voce maggioritaria riguarda solo un’azienda la Sata, comunque meno 13 per la Basilicata, più 27 per il mezzogiorno, più 15 per l'Italia. Ma l'altro dato però che mi ha colpito è il terzo, la variazione percentuali dei consumi delle famiglie. Mentre il Pdl in Basilicata scende, cioè è negativo, quindi testimonia una condizione di recessione rispetto al Mezzogiorno, all'Italia che invece in quel anno sono ancora in condizione di positività. Mentre invece la variazione percentuale dei consumi delle famiglie segna un dato esattamente contrario, cioè in Basificata le famiglie spendono 1 e 5, 1 e 3 in più, rispetto l'anno precedente, nel Mezzogiorno sono meno 0,8 ed in Italia 0,5. Quindi in realtà mentre gli altri due indicatori segnalano dati positivi del PIL ed anche poi una crescita dei consumi più o meno piccola ma rapportata al dato del PIL, in Basilicata invece avviene il contrario, cioè l'economia è recessione, ma i consumi delle famiglie aumentano; fenomeno dopato da trasferimenti pubblici. Il mio voto contrario assieme ai colleghi del Pdl non è un atto di irresponsabilità, al contrario è di grande responsabilità, perché diamo un giudizio negativo ad una manovra che nasce dal passato e perpetua il passato. Una Manovra che continua nello spreco di risorse pubblica, di quel immenso fiume di fondi europei, nazionali e royalties che alla fine si rivelano improduttive, Come se il Mississippi diventasse un torrente alle prime calure. Devo rimarcare che la Basilicata se avesse l'entrata straordinaria derivante dalle Royalties del petrolio, oggi questo sistema sarebbe già in default, cioè non avrebbe più retto. La fortuna di avere un'entrata straordinaria che gli altri non hanno permette ancora di poter tamponare quel sistema, ma che via via va perdendo risorse ed ogni volta che si interviene su una falla, ormai di un tessuto liso su un buco che si va a produrre in questo tessuto. Il Pdl invece lancia una sfida: di invertire la rotta e di risolvere le grandi questioni della nostra Lucania dalle infrastrutture, all’utilizzo delle fonti energetiche, al Memorandum, a nuove politiche del lavoro e dell’impresa che portino sviluppo e progresso. Qui posiamo anche offrire quella collaborazione che De Filippo chiese al suo insediamento, ma è una collaborazione diversa che presuppone anche l’ammissione di un fallimento delle politiche regionali degli ultimi 15 anni. Sul futuro resto ottimista, ma non minimizzo le criticità esistenti. Lo sono per alcuni motivi; innanzitutto perchè la Basilicata ha risorse economiche proprie provenienti da petrolio e metano. Poi è una regione poco abitata che porta evidenti vantaggi in una redistribuzione realmente equa delle risorse finanziarie e delle politiche pubbliche. Poi il nostro seppur debole tessuto produttivo può diventare un vero punto di forza nei processi di sviluppo. E’ più facile far crescere il differenziale in un’area poco produttiva e poco industrializzata che in zone di alto insediamento, sopratutto in un periodo di crisi e recessione. Ma questo presuppone velocità nelle scelte ed una rivoluzione copernicana nella gestione pubblica e nella Governance, assieme al coraggio politico di tagliare le spese improduttive, di razionalizzare anche l’apparato pubblico partendo dallo stesso Ente Regione e dagli enti para regionali e di snellire i troppo vischiosi e lenti iter della pubblica amministrazione.