Socrate
1. La vita e la figura: figura emblematica del filosofo in cui la filosofia è intesa:
1.1. come missione;
1.2. come esame costante di sé e degli altri;
1.3. come esercizio continuo del dubbio;
1.4. come testimonianza del proprio pensiero attraverso i propri atti e fino alla testimonianza
assoluta della morte.
2. Il problema della scrittura e delle fonti: rifiuto della scrittura e ricostruzione del pensiero
socratico:
2.1. Rifiuto della scrittura e mito di Theuth: scrittura non da il sapere ma la presunzione
del sapere, in quanto pura conservazione mnemonica di informazioni e non
comprensione che nasce dal dialogo con se e gli altri;
2.2. Difficoltà per l'essenza di materiale da cui ricostruire il suo pensiero. Testimonianze
indirette in cui il problema è l'interpretazione del pensiero e della vita di Socrate da parte
degli autori:
2.2.1. Aristofane: commediografo conservatore che attacca Socrate quale distruttore dei
valori della tradizione;
2.2.2. Senofonte: discepolo di Socrate che ne riduce l'insegnamento a cronaca;
2.2.3. Platone: notevole rilievo viene dato alla filosofia di Socrate ma reinterpretata alla
luce delle posizioni di Platone;
2.2.4. Aristotele: Socrate definito come inventore del concetto e teorico della dottrina
della virtù come scienza.
2.3. Socrate e i sofisti: rapporto complesso di analogie:
2.3.1. attenzione per l'uomo e scetticismo per la conoscenza dell'essenza dei fenomeni
naturali;
2.3.2. criteri pensare e agire non eterni, oggettivi, trascendenti uomo ma nell'uomo;
2.3.3. critica razionalista alla religione e alla tradizione;
2.3.4. uso dialettica e paradosso;
2.4. e differenze:
2.4.1. rifiuto relativismo sofistico e ricerca di valori e fondamenti comuni del sapere e
dell'agire;
2.4.2. rifiuto di ridurre filosofia a commercio o preparazione all'esercizio del potere.
3. La filosofia come ricerca sui problemi dell'uomo: evoluzione della filosofia socratica:
3.1. Abbandono del naturalismo e metafisica che tentano di scoprire l'essenza ultima e
assoluta della realtà:
3.1.1. tale possibilità trascende i limiti delle possibilità conoscitive umane;
3.1.2. coloro che vi si sono dedicati da secoli non sono mai giunti ad una conclusione
comune;
3.2. uomo deve farsi problema a se stesso, interrogarsi con la propria ragione cercando di
chiarire il significato della sua esistenza e del suo essere uomo secondo il principio del
conosci te stesso in cui è contenuta la motivazione e finalità più alta del filosofare;
3.3. filosofia è una ricerca senza fine che ciascuno deve condurre dialogando con se e con
gli altri, perché si è uomo solo nel rapporto con gli altri uomini, al punto che "una vita
senza esame non è degna di essere vissuta"
4. I momenti della ricerca dialogica socratica:
4.1. Il non sapere: racconto dell'oracolo di Delfi che proclama Socrate il più sapiente degli
uomini e il significato di tale responso:
4.1.1. valenza negativa: professione di agnosticismo ontologico e metafisico simile al
relativismo dei sofisti: la struttura ultima della realtà è inconoscibile, sulle cause
prime e sui fini ultimi non esiste sapere perché tali conoscenze vanno oltre i limiti
delle possibilità conoscitive umane;
4.1.2. valenza positiva: il solo sapere aperto all'uomo è quello etico ed esistenziale, in
tale ambito è possibile giungere a delle verità, ma solo se si parte dall'ammissione
della propria ignoranza:
4.1.2.1. la polemica contro il dogmatismo: coloro che si ritengono portatori di verità
assolute - poeti, religiosi, politici - costituiscono il principale ostacolo della
ricerca perché non sanno ma pretendono di sapere;
4.1.2.2. solo ammettendo la propria ignoranza si può realizzare la condizione
preliminare della ricerca, solo in tal modo si sarà spinti a ricercare e indagare.
4.2. L'ironia: eliminare i pregiudizi e la dogmatica presunzione di sapere che sono di
ostacolo alla ricerca:
4.2.1. contro il fanatico l'unica arma è il riso;
4.2.2. ironia è dissimulazione;
4.2.3. suo scopo è instillare il dubbio e far divenire consapevoli gli individui della
propria ignoranza e del proprio soggiacere a luoghi comuni;
4.2.4. la sua funzione è purificatoria e preparatoria alla ricerca;
4.3. Maieutica: momento costruttivo che
4.3.1. non consiste nell'imporre dall'esterno una verità alla mente dell'ascoltatore;
4.3.2. ma nel fare i modi che questi, interrogando se stesso, partorisca una propria verità
secondo il modello pedagogico dell'esempio del camminare;
ognuno deve partorire se stesso
5. L'Etica socratica e il problema della virtù: la concezione della virtù come paideia:
5.1. Concezione tradizionale: aretè intesa come modo ottimale di essere di una cosa, è vista
come qualcosa di determinato naturalmente e dato;
5.2. sofistica e Socrate: virtù non è già data al momento della nascita, ma frutto di faticosa
conquista attraverso la cultura e l'educazione, il modo migliore di essere uomo è l'arte
più difficile da apprendere e la sola che possa giustificare la vita di un individuo.
6. La virtù come scienza: la virtù come esercizio costante della ragione che disciplina la vita:
6.1. Virtù è una forma di sapere con cui si assume quale oggetto la riflessione critica sulla
propria esistenza condotta attraverso la propria ragione;
6.2. premessa: non esistono il bene la giustizia in assoluto, come valori oggettivi, eterni e
universali, cui conformare il proprio agire;
6.3. bene, verità e giustizia sono valori umani, che mutano a seconda delle circostanze, delle
situazioni e dei momenti;
6.4. occorre di volta in volta capire, ragionando con se stessi attraverso il dialogo interiore,
cosa è bene, in quel momento e in quella situazione, per noi;
6.5. la virtù è quindi scienza perché consiste nell'avere coscienza di sé, dei propri limiti,
capacità e fini, al fine di disciplinare razionalmente la propria esistenza sapendo che non
esiste una verità che valga sempre ma che questa muta di volta in volta e occorre sempre
indagare per capire cosa è meglio.
"Ciò che vale è prendere coscienza di sé, non agire perché così sta scritto o perché questo è il
vero, ma volta a volta discendere negli inferi della propria coscienza , dialogare con sé e con gli
altri"
"quindi essere uomini significa essere filosofi"
7. Unicità e insegnabilità della virtù:
7.1. Virtù come scienza: insegnabile e comunicabile a tutti consiste nella scienza del bene e
del male applicata alla vita, in quanto tale è la più importante di tutte le scienze;
7.2. la virtù è anche unica, dietro l'apparente molteplicità delle virtù si nasconde sempre la
stessa domanda: cosa è bene fare in questa data situazione?
7.3. Essere uomini ed essere filosofi coincidono in quanto virtù è scienza del vivere bene.
8. Virtù, felicità e politica
8.1. Nuova teoria dei valori di Socrate pone al centro della vita morale dell'uomo l'interiorità
che consiste in Socrate nell'esercizio della ragione:
8.1.1. I valori legati all'esteriorità sono posti in secondo piano;
8.1.2. La morale consiste nel calcolo razionale dei comportamenti al fine di raggiungere
la felicità;
8.2. La felicità consiste nel potenziare e rendere migliore la propria vita, limitando il dolore
e massimizzando il piacere, solo il felice è virtuoso e viceversa;
8.2.1. Questo è possibile solo se la propria vita è guidata dalla ragione e non dall'istinto
o dalle passioni;
8.2.2. la ragione procede attraverso un calcolo delle conseguenze di ciascuna possibile
azione e tra le diverse possibilità sceglie quelle che garantisce un massimo utile o
giovamento all'individuo;
8.2.3. il domino razionale del caos di sentimenti istinti e passioni è il fondamento della
felicità e della virtù;
8.3. ma la felicità e la virtù sono possibili sono nel convivere: non può darsi la felicità del
singolo isolato ma solo insieme agli altri. La virtù è quindi ricerca del bene comune
entro cui si colloca, necessariamente, il proprio bene.
9. I paradossi dell'etica socratica
9.1. Nascono dall'equazione tra scienza e virtù: nessuno pecca volontariamente; chi fa il
male lo fa per ignoranza; è preferibile subire il male che commetterlo;
9.2. La spiegazione consiste nella definizione di bene come ciò che è meglio per se stessi
Gianfranco Marini