diritti e doveri della famiglia - Parrocchia Santa Lucia di Roseto

DIRITTI E DOVERI DELLA FAMIGLIA
NELLA CARTA 1983 E NEL CARTELLO 1993
Introduzione
A SERVIZIO DEGLI ALTRI
A dieci anni dalla sua pubblicazione, la Carta dei diritti de/la famiglia, emanata dalla Santa Sede
il 25 novembre 1983, appare un documento ancora attuale. Anzi, per certi versi più attuale di quando
venne pubblicato.
Le ragioni di questa attualità vanno ricercate non solo nei contenuti oggettivi del documento, ma
soprattutto nella situazione della famiglia, oggi, nel mondo.
Una famiglia in transizione
Tra il 1983 e il 1993 sono emersi alcuni fenomeni che, allora latenti, sono stati successivamente
posti in piena luce dai mutamenti intervenuti nella sfera della vita familiare.
In tutto il mondo si è infatti registrato un complesso processo di modernizzazione della famiglia,
che ha investito aree sino a un recente passato caratterizzate dalla persistenza dei mo delli
tradizionali, sia in ordine al rapporto uomo -donna, sia per quanto riguarda le relazioni tra le
generazioni, e specificamente genitori e figli. L'antica famiglia estesa è quasi ovunque entrata in
crisi e il difficile e faticoso movimento per la rivendicazione dell'eguaglianza tra uomo e don na ha
compiuto significativi passi in avanti, anche se non dappertutto né con la stessa intensità.
Non è propriamente il modello occidentale che si è imposto (la stessa monogamia è lungi
dall'essersi imposta in tutte le culture). Ma è certamente un nuovo assetto della vita di famiglia che
si è andato delineando, per effetti, più che del benessere economico (in molti Paesi an cora
chimerico, e anzi contraddetto da preoccupanti involuzioni), della penetrazione dei mo derni mezzi di
comunicazione di massa, portatori, anche in Paesi lontani, di stili di vita che nel tempo lungo hanno
finito per incidere anche su realtà familiari lontanissime dall'esperienza storica dell'Occidente.
In questo contesto, un documento come que sta Carta appariva necessario, anche là dove i cristiani
sono minoritari, ma possono essere un prezioso punto di riferimento per l'instaurazio ne di rapporti
più autenticamente umani all'interno di realtà familiari che appaiono meno cre dibili soprattutto agli
occhi delle nuove generazioni. Due terzi del mondo sono alla ricerca di nuovi stili di vita e di nuove
“identità familiari ”, e la Carta dei diritti della famiglia può offrire anche ai non cristiani importanti
punti di riferimento.
Per quanto riguarda i Paesi occidentali - ai quali prevalentemente questo documento è di retto,
perché qui il discorso sui diritti individuali e sociali è stato di fatto più sviluppato - la Carta affronta,
almeno indirettamente, alcuni dei nodi più intricati di quella transizione in atto: se sono alle spalle i
mutamenti che hanno portato dalla famiglia estesa alla famiglia nu cleare, tuttavia molti problemi
restano aperti, e per essi il documento offre importanti elementi di soluzione. Si pensi, in partico lare:
alla difficile composizione della tutela dei diritti indivi duali con l'obbligo morale e sociale della
solidarietà (Preambolo E); all'appello ai pubblici poteri perché salvaguardino nei fatti, anche con
opportuni interventi di politica sociale, il diritto al matrimonio (art. 1); alla forte sottolineatura del
principio del rispetto per la vita, contro “ogni manipolazione sperimentale o sfrutta mento
dell'embrione umano” (art. 4).
Si tratta di una serie di principi, e in qualche modo di criteri per l' azione, suscettibili di importanti
implicazioni anche in ordine alle scelte future che il legislatore dovrà effettuare.
Alcune sottolineature
In riferimento allo specifico contesto italiano, alcuni aspetti di questa Carta meritano di essere
sottolineati. In particolare, i temi che formano l'oggetto degli articoli 5 e 9.
All'articolo 5 della Carta vengono enunciati alcuni fondamentali diritti dei genitori. Diritti che,
occorre riconoscerlo, in larga misura sono stati disattesi anche in un Paese come l' Italia, per certi
aspetti pure all'avanguardia. Si allude qui, in particolare, al “diritto di scegliere libe ramente scuole o
altri mezzi necessari per educare i loro figli in conformità con le loro convinzioni ”, evitando di
addossare loro - per effetto dei privilegi accordati alla sola scuola statale - “spese supplementari che
impediscano o limitino ingiustamente l'esercizio di questa li bertà”; nonché al diritto di “esigere che i
mezzi di comunicazione sociale siano strumenti po sitivi per la costruzione di una società che rafforzi
i valori fondamentali della famiglia”, salvaguardandola “dagli effetti negativi e dagli abusi dei
mass-media”. Se si pone mente alla condizione in cui versa tuttora in Italia la scuo la non statale e
all'insieme dei messaggi proposti dalla televisione pubblica e privata, si deve constatare che questo
duplice richiamo appare tutt'altro che inopportuno.
Non meno disattese, e dunque meritevoli di
essere riproposte con coraggio e coerenza soprattutto da quanti nella vita pubblica si richiamano
all'ispirazione cristiana, le indicazioni che la Carta fornisce, all'articolo 9, in tema di politiche
sociali a favore della famiglia. Né è ef fettivamente operante il principio secondo il quale si deve
evitare di penalizzare dal punto di vista fiscale la famiglia, né la legislazione pro tegge
adeguatamente la famiglia come comunità (e non soltanto come aggregato di indivi dui), né si aprono
alla famiglia forme effettive e praticabili di partecipazione alle decisioni che la riguardano.
Un documento utopico?
Se il bilancio di questi dieci anni è tutt' altro che positivo per quanto riguarda specificamen te la
famiglia italiana - tuttavia fra le più impregnate di valori che si richiamano alla tradizione cristiana,
e insieme operante in un contesto di avanzata democrazia e di diffuso anche se non generalizzato
benessere economico - verrebbe da domandarsi quale impatto la Carta abbia mai potuto avere in
realtà familiari caratterizzate ancora da una persistente poligamia, da dram matiche disparità tra
uomo e donna, da subumane condizioni di vita.
Il rischio che questo e altri pur importanti documenti elaborati dalla Santa Sede, a partire dalle
stesse encicliche pontificie, presentino accentuati caratteri di astrattezza e dunque di impraticabilità
è reale. Vi è purtroppo una drammatica distanza, anche nei Paesi di più antica tradizione cristiana,
tra l'essere e il dover essere. Non per questo, richiami come quelli conte nuti nella Carta dei diritti
della famiglia sono pure e semplici esercitazioni retoriche o, peggio, prese di posizione
declamatorie. La storia degli uomini, nonostante tutto, procede, e quell'atteggiamento di sostanziale
simpatia che trent'anni fa la costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium
et spes, proponeva ai credenti nel loro procedere nel tempo è pur sempre una “costante ” dell'im pegno dei cristiani che vogliono essere fedeli contemporaneamente alla Parola di Dio e alla parola
dell'uomo.
Se di utopia si tratta, lo è nel senso forte del termine, come dell'indicazione di ciò che non è
ancora ma potrà essere, e lo sarà soltanto a condizione che i cristiani sappiano fare fino in fondo la
loro parte, sia assumendo dirette responsabilità politiche e sociali, sia formando un'opinione
pubblica favorevole, sia edificando strutture familiari corrispondenti alle linee indi cate in questa
Carta, all'interno delle quali diritti e doveri delle singole persone vengano armo niosamente composti
fra loro.
In questo senso, se non è forse un documento in tutto e per tutto per l'oggi, la Carta dei diritti
della famiglia potrà esserlo per domani: essa indica alcuni fondamentali criteri cui ispirarsi per
costruire una società più giusta, all'interno della quale la famiglia possa vedere riconosciu ta e
valorizzata la propria identità non soltanto sul piano della vita privata ma anche su quello delle
scelte della comunità in ordine ai grandi problemi di politica sociale e legislativa, in lar ga parte
ancora irrisolti, che si pongono e si porranno a una società civil e chiamata a misurarsi con la realtà
della famiglia, e non ancora a misconoscerla, a ignorarla o, peggio, a mortifi carla.
Dal 'estraneità alla condivisione
Un'ultima notazione, che non è inopportuna, a proposito dell'atteggiamento di quanti riten gono
fastidioso, e al limite quasi ossessivo, l'in teressamento della Chiesa cattolica per le questioni che
hanno attinenza con la famiglia: come se in tal modo la Chiesa interferisse indebitamente nella
gelosa sfera del privato e finisse per occupare u n terreno non suo.
La Chiesa non intende sostituirsi alle famiglie - alla cui inventiva e creatività fa anzi appello -'
ma esserne in qualche modo l'anima
profonda. Non impone loro, dall'esterno, una dottrina, ma le rivela a se stesse, le aiuta - come si
esprime Giovanni Paolo Il nella Familiaris consortio - a “diventare ciò che sono”. Paradosso
soltanto apparente, questo: dal momento che la famiglia è intrinsecamente e struttural mente dotata di
immense potenzialità, ma nello stesso tempo è impedita di realizzarle e svilupparle da una serie di
condizionamenti negativi che su di esse si esercitano. Illuminare il cam mino della famiglia,
mostrarle gli ambiti in cui essa deve esprimere la sua autonoma capacità di presenza, metterla in
guardia contro i pericoli nei quali si può imbattere nella sua strada, tut to questo non significa pretesa
di interferire nella vita interna della famiglia ma esprime piuttosto un'aspirazione al servizio.
La Chiesa non è estranea alla vita e al destino della famiglia, ma li condivide e si fa operosa “
compagna ” di questa piccola comunità che faticosamente procede nella storia. Del resto, la famiglia
non è soltanto realtà umana ma, misteriosamente, anche “ mistero di salvezza”, e quando è in gioco
la salvezza degli esseri umani - che passa sempre, in qualche modo, attraverso il nodo cruciale
dell'amore e della paternità-maternità, della fedeltà e del servizio, delle reciprocità e del mutuo
aiuto, dell'integrazione e della solidarietà fra le varie generazioni - lì, sempre, la Chiesa non può non
essere presente,
in uno stile fatto non di estraneità ma di condivisione. La “Carta dei diritti della famiglia ”, in
questo senso, altro non è che un momento dell'eterno camminare della Chiesa sulle vie della storia
umana.
GIORGIO CAMPANINI
Giorgio Campanini è Stato docente di Sociologia dello famiglia presso i 'Università di Parma. Negli ultimi
anni ho indirizzato la suo ricerco al pensiero politico cristiano dell'800 e del '900 e anche al temo della
famiglia, pubblicando al riguardo articoli su riviste specialistiche e diversi volumi.
CARTA
dei diritti della Famiglia
documento della Santa Sede
Presentazione
La Carta dei diritti della famiglia ha le sue origini nella richiesta formulata dal sinodo dei
vescovi tenuto a Roma nel 1980 sul tema “I compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi ” (cfr.
“Propositio ”, n. 42).
Sua santità, papa Giovanni Paolo Il. nell'esor tazione apostolica Familiaris consortio (n. 46),
accolse la richiesta del sinodo e impegnò la San ta Sede a preparare una Carta dei diritti della famiglia da presentare agli ambienti ed autorità interessati.
È importante capire correttamente la natura e lo stile della Carta com e ora viene presentata.
Il documento non è un'esposizione di teologia dogmatica o morale sul matrimonio e la famiglia,
sebbene esso rifletta il pensiero della Chiesa in materia. Né è un codice di condotta per persone o
istituzioni interessate al problema. La Carta differisce anche da una semplice dichiarazione di
principi teoretici riguardanti la famiglia. Essa mira, piuttosto, a presentare a tutti i nostri
contemporanei, siano essi cristiani o no, una formulazione - la più completa e ordinata possibile - dei
fondamentali diritti inerenti a quella società naturale e universale che è la famiglia.
I diritti enunciati nella Carta sono espressi nella coscienza dell'essere umano e nei valori comuni
a tutta l'umanità. La visione cristiana è presente in questa Carta come luce della divina rivelazione
che illumina la naturale realtà della famiglia. Questi diritti sorgono, in ultima anali si, da quella legge
che è inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano. La società è chiamata a difendere questi
diritti dalle violazioni e a rispettarli e promuoverli nell'interezza del loro contenuto.
I diritti proposti devono essere compresi se condo il carattere specifico di una “Carta”. In alcuni
casi essi enunciano vere e proprie norme giuridicamente vincolanti; in altri casi, esprimono postulati
e principi fondamentali per una legislazione da attuare e per lo sviluppo della politica familiare. In
tutti i casi essi sono un appello profetico in favore dell'istituzione fami liare, la quale deve essere
rispettata e difesa da tutte le usurpazioni.
Del resto quasi tutti questi diritti si possono già trovare in altri documenti sia della Chiesa che
della comunità internazionale. La presente Carta si prefigge di elaborarli ulteriormente, di precisarli
con maggior chiarezza e di raccoglierli in una presentazione organica, ordinata e sistematica.
Annesse al testo vi sono le indicazioni delle “fonti e riferimenti ”, da cui alcune delle formulazioni
sono state estratte.
La Carta dei diritti della famiglia è ora presentata dalla Santa Sede, organo centrale e su premo
del governo della Chiesa cattolica. Il documento è arricchito da abbondanti osservazioni e
suggerimenti ricevuti in risposta a un'ampia consultazione delle conferenze episcopali di tutta la
Chiesa come anche di esperti in materia, rappresentanti varie culture. La Carta è indiriz zata
principalmente ai governi. Nel riaffermare, per il bene della società, la comune consapevo lezza dei
diritti essenziali della famiglia, 1 a Carta offre a tutti quelli che condividono la responsabilità per il
bene comune un modello e un punto di riferimento per la elaborazione di una legislazione e di una
politica della famiglia, e una guida per i programmi di azione.
Nel contempo la Santa Sede propone fiduciosamente questo documento all’attenzione delle
organizzazioni internazionali intergovernative che, in ragione della loro competenza e cura per la
difesa e la promozione dei diritti umani, non possono ignorare o permettere violazioni dei diritti
fondamentali della famiglia.
La Carta è naturalmente anche diretta alle famiglie stesse: essa mira a rafforzare in esse la
consapevolezza del ruolo insostituibile e della posizione della famiglia; si augura di ispirare le
famiglie a unirsi nella difesa e nella promozione dei loro diritti; incoraggia le famiglie a compiere i
loro doveri in modo che il ruolo della famiglia possa diventare sempre più chiaramente apprezzato e
riconosciuto nel mondo d'oggi.
La Carta è diretta, infine, a tutti gli uomini e le donne affinché si impegn ino a fare tutto il
possibile per assicurare che i diritti della fami glia siano protetti e che l'istituzione della fami glia sia
rafforzata per il bene dell'intero genere umano, oggi e nel futuro.
La Santa Sede nel presentare questa Carta, auspicata dai rappresentanti dell’episcopato di tutto il
mondo, rivolge un particolare appello a tutti i membri e le istituzioni della Chiesa per ché diano
chiara testimonianza delle convinzioni cristiane circa l'insostituibile missione della famiglia, e
procurino che famiglie e genitori ricevano il necessario sostegno e incoraggiamen to per adempiere il
compito loro affidato da Dio.
Preambolo
Considerando che:
a) i diritti della persona, anche se espressi come diritti dell'individuo, hanno una fondamenta le
dimensione sociale, che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione;
b) la famiglia è fondata sul matrimonio, unione intima di vita nella complementarità tra un uomo
e una donna, che si costituisce con il legame indissolubile del matrimonio libera mente contratto e
pubblicamente espresso, ed è aperta alla trasmissione della vita;
e) il matrimonio è l'istituzione naturale alla quale è affidata in maniera esclusiva la mis sione di
trasmettere la vita;
d) la famiglia, società naturale, esiste anteriormente allo Stato e a qualsiasi altra comunità e
possiede diritti propri, che sono inalienabili;
e) la famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una
comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta a insegnare e a trasmettere valori
culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benes sere dei propri
membri e della società;
f) la famiglia è il luogo dove diverse generazio ni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a
crescere nella sapienza umana e ad armo nizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita
sociale;
g) la famiglia e la società, che sono mutuamen te legate da vincoli vitali e organici, hanno una
funzione complementare nella difesa e nel progresso del bene dell'umanità e di ogni persona;
h)l'esperienza di diverse culture attraverso la storia ha mostrato come sia necessario per la società
riconoscere e difendere l'istituzione familiare;
i) la società, e in particolar modo lo Stato e le organizzazioni internazionali, devono pro teggere
la famiglia con misure di carattere politico, economico, sociale e giuridico, mi ranti a consolidare
l'unità e la stabilità della famiglia in modo che essa possa esercit are la sua specifica funzione;
I) i diritti, le fondamentali necessità, il benessere e i valori della famiglia, anche se vengono
progressivamente salvaguardati in alcuni casi, sono spesso ignorati e non raramente minati da leggi,
istituzioni e programmi socio-economici;
k) molte famiglie sono costrette a vivere in si tuazioni di povertà che impediscono loro di
svolgere il proprio ruolo con dignità;
I) la Chiesa cattolica, consapevole che il bene della persona, della società e della Chiesa stessa
passa attraverso la vita della famiglia, ha ritenuto parte della sua missione procla mare a tutti il
disegno di Dio inscritto nella natura umana circa il matrimonio e la fami glia, promuovere queste due
istituzioni e difenderle contro quanti le attaccano;
m)il sinodo dei vescovi, celebrato nel 1980, raccomandò esplicitamente che fosse redatta e fatta
giungere a tutti gli interessati una Carta dei diritti della famiglia;
la Santa Sede, dopo aver consultato le conferenze episcopali, presenta ora questa Carta dei diritti
della famiglia e fa appello a tutti gli Sta-ti, alle organizzazioni internazionali e a tutte le istituzioni e
persone interessate, perché rispettino questi diritti e assicurino il loro effettivo ri conoscimento e la
loro osservanza.
Articolo 1
Ogni persona ha diritto alla libera scelta del proprio stato di vita, e perciò a sposarsi e for mare
una famiglia oppure a restare celibe o nubile.
a) Ogni uomo e ogni donna, che ha raggiunto l'età del matrimonio e ne ha la necessaria capacità,
ha il diritto di sposarsi e di formare una famiglia senza alcuna discriminazione; restri zioni legali
all'esercizio di questo diritto, sia di carattere permanente che temporaneo, possono essere introdotte
solamente quando sono richieste da gravi e oggettive esigenze dello stesso istituto matrimoniale e
della sua rilevanza sociale e pubblica; e devono, in ogni caso, ri spettare la dignità e i diritti
fondamentali della persona.
b) Coloro che desiderano sposarsi e formare una famiglia hanno il diritto di a ttendersi dalla
società quelle condizioni morali, educative, so ciali ed economiche che li mettano in grado di
esercitare il loro diritto a sposarsi in piena ma turità e responsabilità.
e) Il valore istituzionale del matrimonio deve essere sostenuto dalle pubbliche autorità: la situazione delle coppie non sposate non deve es sere messa sullo stesso piano del matrimonio
debitamente contratto.
Articolo 2
Il matrimonio non può essere contratto se non mediante il libero e pieno consenso degli sposi
debitamente espresso.
a) Tenendo nel dovuto rispetto il ruolo tradizionale delle famiglie, in certe culture, nel gui dare la
decisione dei loro figli, ogni pressione che impedisca la scelta di una determinata per sona come
coniuge deve essere evitata.
b) I futuri sposi hanno il diritto alla loro libertà religiosa. Perciò imporre come previa condizione
per il matrimonio il diniego della fede o una professione di fede che sia contraria alla propria
coscienza, costituisce una violazione di questo diritto.
c) Gli sposi nella naturale complementarità che esiste tra uomo e donna, godono della stessa di gnità e di eguali diritti a riguardo del matrimonio.
Articolo 3
Gli sposi hanno l'inalienabile diritto di costituire una famiglia e di decidere circa l'interval lo tra le
nascite e il numero dei figli da procreare, tenendo pienamente in considerazione i loro doveri verso
se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società, in una giusta gerarchia di valori e in
conformità all'ordine morale ogget tivo che esclude il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione
e all'aborto.
a) Le attività delle pubbliche autorità e delle organizzazioni private, che tentano in qualsiasi
modo di limitare la libertà delle coppie nel decidere dei loro figli, costituiscono una grave offesa
contro la dignità umana e contro la giustizia.
b) Nelle relazioni internazionali, l'aiuto economico per lo sviluppo dei popoli non deve essere
condizionato dall'accettazione di programmi di contraccezione, sterilizzazione o aborto.
e) La famiglia ha diritto all'assistenza da parte della società per quanto concerne i suoi compiti
circa la procreazione e l'educazione dei figli. Le coppie sposate, aventi una fami glia numerosa,
hanno diritto a un adeguato aiuto e non devono essere sottoposte a discri minazione.
Articolo 4
La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto dal momento del concepimento.
a) L'aborto è una diretta violazione del diritto fondamentale alla vita dell' essere umano.
b) Il rispetto per la dignità dell'essere umano esclude ogni manipolazione sperimentale o
sfruttamento dell'embrione umano.
c) Tutti gli interventi sul patrimonio genetico della persona umana, i quali non mirino a cor reggere le anomalie, costituiscono una violazio ne del diritto all'integrità fisica e contrastano il bene
della famiglia.
d) I figli, sia prima che dopo la nascita, hanno diritto a una speciale protezione e assistenza, co me l'hanno pure le madri sia durante la gravidanza sia, per un ragionevole periodo, dopo il parto.
e) Tutti i figli, sia nati nel matrimonio che fuori di esso, godono dello stesso diritto alla
protezione sociale, in vista del loro integrale sviluppo personale.
f) Gli orfani o i fanciulli privi dell'assistenza dei loro genitori o tutori devono ricevere parti colare
protezione da parte della società. Lo Stato, per quanto riguarda l'affidamento o l'ado zione, deve
provvedere una legislazione che faciliti le famiglie capaci di accogliere nelle loro case bambini che
hanno bisogno di una assistenza permanente o temporanea e che, in pari tempo, rispetti i diritti
naturali dei genitori.
g) I bambini che sono handicappati hanno diritto di trovare nella casa e nella scuola un ambiente
adatto al loro sviluppo umano.
Articolo 5
Avendo dato la vita ai loro figli, i genitori hanno l'originario, primario e inalienabile dirit to di
educarli; essi devono perciò essere riconosciuti come i primi e principali educatori dei loro figli.
a) I genitori hanno il diritto di educare i loro figli in conformità con le loro convinzioni morali e
religiose, tenendo conto delle tradizioni culturali della famiglia che favoriscano il bene e la dignità
del bambino; essi devono inoltre ricevere dalla società l'aiuto e l'assistenza necessari per svol gere
convenientemente il loro ruolo educativo.
b) I genitori hanno il diritto di scegliere liberamente scuole o altri mezzi necessari per educare i
loro figli in conformità con le loro convinzioni. Le pubbliche autorità devono far sì che pubblici
sussidi siano stanziati in maniera che i genitori siano veramente liberi nell'eserci tare questo diritto,
senza andare incontro a oneri ingiusti. Non si devono costringere i genitori a sostenere, dire ttamente
o indirettamente, spese supplementari, che impediscano o limitino ingiustamente l'esercizio di questa
libertà.
c) I genitori hanno il diritto di ottenere che i loro figli non siano costretti a frequentare le scuole
che non sono in armonia con le loro proprie convinzioni morali e religiose. In particola
re l'educazione sessuale - che è un diritto fondamentale dei genitori - deve essere compiuta sotto
la loro attenta guida sia in casa sia nei centri educativi scelti e controllati da loro.
d) I diritti dei genitori sono violati ogni qual volta venga imposto dallo Stato un sistema ob bligatorio di educazione, da cui sia esclusa ogni formazione religiosa.
e) Il diritto primario dei genitori a educare i propri figli deve essere sostenuto in tutte le forme
di collaborazione tra genitori, insegnanti e auto rità scolastiche, e particolarmente nelle forme di
partecipazione intese a dare voce ai cittadini nel funzionamento delle scuole e nella formulazione e
applicazione delle politiche educative.
f) La famiglia ha il diritto di esigere che i mezzi di comunicazione sociale siano strumen ti positivi
per la costruzione di una società che rafforzi i valori fondamentali della famiglia. Nel contempo la
famiglia ha il diritto di essere adeguatamente protetta , specialmente per quanto riguarda i suoi
membri più giovani, dagli effetti negativi e dagli abusi dei mass media.
Articolo 6
La famiglia ha il diritto di esistere e di progredire come famiglia.
a) Le pubbliche autorità devono rispettare e promuovere la dignità, la legittima indipendenza,
l'intimità, l'integrità e la stabilità di ogni famiglia.
b) Il divorzio intacca ~a stessa istituzione del matrimonio e della famiglia.
c) Il sistema della famiglia allargata, dove esiste, deve essere stimato e aiutato a compiere
sempre meglio il suo tradizionale ruolo di solidarietà e di mutua assistenza, pur nel rispetto, in pari
tempo, dei diritti della famiglia nucleare e della dignità p ersonale di ogni membro.
Articolo 7
Ogni famiglia ha il diritto di vivere liberamente la propria vita religiosa domestica sotto la guida
dei genitori, così come ha il diritto di professare pubblicamente e di diffondere la fe de, di prendere
parte al culto pubblico e di scegliere liberamente programmi di istruzione religiosa senza patire
discriminazione.
Articolo 8
La famiglia ha il diritto di esercitare la sua funzione sociale e politica nella costruzione della
società.
a) Le famiglie hanno il diritto di formare associazioni con altre famiglie e istituzioni, per
svolgere il ruolo della famiglia in modo conve niente ed effettivo, come pure per proteggere i
diritti, promuovere il bene, e rappresentare gli interessi della famiglia.
b) Sul piano economico, sociale, giuridico e culturale, deve essere riconosciuto il legittimo ruolo
delle famiglie e delle associazioni familiari nella elaborazione e nell'attuazione dei programmi che
interessano la vita della famiglia.
Articolo 9
Le famiglie hanno il diritto di poter fare assegnamento su una adeguata politica familiare da parte
delle pubbliche autorità nell'ambito giuri dico, economico, sociale e fiscale, senza discri minazioni di
sorta.
a) Le famiglie hanno il diritto a condizioni economiche che assicu rino loro un livello di vita
adeguato alla loro dignità e pieno sviluppo. Non devono essere impedite dall'acquistare e conservare
proprietà private che possano favorire una stabile vita familiare; le leggi concer nenti l'eredità o la
trasmissione della proprietà devono rispettare i bisogni e i diritti dei membri della famiglia.
b) Le famiglie hanno diritto a misure nell'ambito sociale che tengano conto dei loro bisogni,
specialmente nel caso di morte prematura di uno o di entrambi i genitori, di abbandono di uno dei
coniugi, di incidente, di malattia o di invalidità, nel caso di disoccupazione, e ogni qual volta la
famiglia abbia da sostenere oneri straordinari a favore dei suoi membri per ragioni di anzianità, di
handicap fisici o mentali o dell'educazione dei figli.
c) Gli anziani hanno il diritto di trovare all'interno della propria famiglia o, quando ciò non sia
possibile, in adeguate istituzioni, un ambiente che pe rmetta loro di trascorrere la vecchiaia in
serenità, esplicando quelle attività che sono compatibili con la loro età e li metta no in grado di
partecipare alla vita sociale.
d) I diritti e le necessità della famiglia, e specialmente il valore della sua unità, devono essere
presi in considerazione nella politica e nella legislazione penale, di modo che il detenuto ri manga in
contatto con la propria famiglia e questa sia adeguatamente sostenuta durante il periodo di
detenzione.
Articolo 10
Le famiglie hanno diritto a un ordine sociale ed economico in cui l'organizzazione del lavo ro
permetta ai membri di vivere insieme, e non ostacoli l'unità, il benessere, la salute e la stabi lità della
famiglia, offrendo anche la possibilità di sana ricre azione.
a) La remunerazione del lavoro deve essere sufficiente per fondare e mantenere una fami glia con
dignità, sia mediante un conveniente salario, chiamato “salario familiare”, sia me diante altre misure
sociali, quali gli assegni familiari o la remunerazione del lavoro casalingo di uno dei genitori;
dovrebbe essere tale da non obbligare le madri a lavorare fuori casa con de trimento della vita
familiare e specialmente dell'educazione dei figli.
b) Il lavoro in casa della madre deve essere riconosciuto e rispettato per il suo valore nei confronti della famiglia e della società.
Articolo 11
La famiglia ha il diritto a una decente abitazione, adatta per la vita della famiglia e propor zionata
al numero dei membri, in un ambiente che provveda i serv izi di base per la vita della famiglia e della
comunità.
Articolo 12
Le famiglie dei migranti hanno diritto alla medesima protezione di quella concessa alle al tre
famiglie.
a) Le famiglie degli immigrati hanno diritto al rispetto per la propria cultura e a ricevere sostegno e assistenza per la loro integrazione nella comunità alla quale recano il proprio contributo.
b) I lavoratori emigranti hanno diritto di vedere la propria famiglia unita il più presto possibile.
c) I rifugiati hanno diritto all'assistenza da parte delle autorità pubbliche e delle organizza zioni
internazionali onde facilitare la riunione delle loro famiglie.
Presentato ai giornalisti nella solo stampo dello Santo Sede il 24 novembre 1983.
FONTI E RIFERIMENTI
Preambolo
a) Rerum novarum, 9; Gaudium et spes, 24.
b) Pacem in terns, parte I; Gaudium et spes, 48 e 50; Fomiliaris consortio, 19; Codex Juris
canonici, 1056.
c) Gaudium et spes, 50; Humanae vitae, 12; Familiaris consortio, 28.
d) Rerum novarum, 9 e 10; Familiaris consortio, 45.
e) Familioris consortio, 43.
f) Gaudium et spes, 52; Familiaris consortio, 21.
g) Gaudium et spes, 52; Familiaris consortio, 42 e 45.
i) Familiaris consortio, 45.
j) Familiaris consortio, 46.
k) Familiaris consortio, 6 e 77.
i) Familiaris consortio, 3 e 46.
m) Familion's consortio, 46.
Articolo 1
Rerum novarum, 9; Pacem in terris, parte I; Gaudium et spes, 26; Dichiarazione universale dei
diritti umani, 16, 1.
o) codex Iuris canonici, 1058 e 1077; Dichiarazione universale, 16, 1.
b) Gaudium et spes, 52; Familiaris consortio, 81.
c) Gaudium et spes, 52; Familiaris consortio, 81 82.
Articolo 2
Gaudium et spes, 52; codex Iuris canonici, 1057, 1; Dichiarazione universale, 16,2.
o) Gaudium et spes, 52.
b) Dignitatis humanae, 6.
c) Gaudium et spes, 49; Familiaris consortio, 19 e 22; codex Juris canonici, I 135;
Dichiarazione universale, 16, I.
Articolo 3
Populorum pro gressio, 37; Gaudium et spes, 50 e 87; Humanae vitae, 10; Familiaris consortio,
30 e 46.
a) Familiaris consortio, 30.
b) Familiaris consortio, 30.
c) Gaudium et spes, 50.
Articolo 4
Gaudium et spes, 51; Fomiliaris consortio, 26.
a) Humanae vitae, 14; Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione sull'aborto
procurato, 18 novembre 1974; Fomiliaris consortio, 30.
b) Papa Giovanni Paolo 11, Indirizzo alla pontificia Accademia delle Scienze, 23 ottobre 1982.
d) Dichiarazione universale, 25, 2; Dichiarazione sui diritti del fanciullo, Preambolo e 4.
e) Dichiarazione universale, 25, 2.
f) Fami/iaris consortio, 41.
g) Familiaris consortio, 77.
Articolo 5
Divini illius magistri, 27-34; Gravissimum educationis, 3; Familiaris cansortio, 36; codex luris
canonici, 793 e 1136.
a) Familiaris consortio, 46.
b) Gravissimum educationis, 7; Dignitatis humanae, 5; papa Giovanni Paolo TI, Libertà religiosa
e l'Atto Finale di Helsinki (Lettera ai Capi di Stato delle nazioni che hanno firmato l'Atto finale di
Helsinki), 4b; Familiaris consortio, 40; Codex !uris canonici, 797.
c) Dignitatis humanae, 5; Familioris consortio, 37 e 40.
d) Dignitotis humanae, 5; Familiaris consortio, 40.
e) Familiaris consortio, 40; codex Iuris canonici, 96.
f) Papa Paolo VI, Messaggio per la terza Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 1969;
Familiaris consortio, 76.
Articolo 6
Familiaris consortio, 46.
a) Re rum novarum, 10; Familiaris consortio, 46; Convenzione internazionale sui diritti civili e
politici, 17.
b) Goudium et spes, 48 e 50.
Articolo 7
Dignitotis humanae, 5; Libertà religiosa e l'Attofinale di Helsinki, 4b; convenzione internazionale
sui diritti civili e politici, 18.
Articolo 8
Familiaris consortio, 44 e 48.
a) Apostolicam actuositatem. Il; Familiaris consortio, 46 e 72.
h) Familiaris consortio, 44 e 45.
Articolo 9
Laborein exercens, 10 e 19; Familioris consortio, 45; Dichiarazione universale, 16, 3 e 22;
Convenzione internazionale sui diritti ecanomici, sociali e culturali, 10, 1
a) Mater et magistra, parte Il; Laborem exercens, 10; Fami/iaris consortio, 45; Dichiarazione
universale, 22 e 25; Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e cultura/i, 7, a, ii.
d) Fami/iaris consortio, 45 e 46; Dichiarazione universo/e, 25, 1; Convenzione internazionale
sui diritti economici, sociali e culturali, 9, 10, I e 10, 2.
e) Gaudium et spes, 52; Familiaris consortio, 27.
Articolo 10
Laborem exercens, 19; Fami/io ris consortio, 77; Dichiarazione universale, 23, 3~
a) Laborem exercens, 19; Fami/iaris consortio, 23 e 81. b) Familiaris cansortio, 23.
Articolo il
Apostolicam actuositatem, 8; Familiaris consortio, 81; Convenzione internazionale sui diritti
economici, sociali e cultura/i, 11, 1.
Articolo 12
Familiaris consortio, 77; Carta sociale europea, 19~
CARTELLO
per una nuova politica
sociale ed economica
Forum delle Associazioni Familiari promosso dalla Cei
e da 25 associazioni di area cattolica
“ La Repubblica riconosce i diritti del/a famiglia
come società naturale fondata su/ matrimonio”.
(Costituzione, art 29)
1. “ La famiglia è la cellula fondamentale della nostra società, a cui deve essere assicurata
speciale attenzione ” (ONU, Proclama zione dell'Anno Internazionale della Famiglia). Le
Associazioni familiari firmatarie sono convinte dell'importanza di una adeguata politica di tutela e
promozione della famiglia, sulla base di quantò affermato dalla nostra Costituzione (“La Repubblica
agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei
compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numero se”, art. 31), e dalla Carta dei diritti
de/la famiglia emanata dalla Santa Sede nel 1983 (“Le famiglie hanno il diritto di poter fare
assegnamento su una adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità nell'ambito
giuridico, economico, sociale e fiscale, senza discriminazioni di sorta”, art. 9).
2. In Italia si riscontrano gravi lacune nell'at tuazione di una autentica e incisiva politica familiare.
Il confronto con gli altri Paesi membri della Comunità Europea rileva che in Italia non esiste una
politica familiare esplicita, in quanto viene assorbita nelle politiche sociali generali con effetti di
non equità e disarmonia fra le leggi; essa non ha come desti natario e soprattutto come soggetto la
famiglia in quanto tale, ma solo quella con gravi problemi economici o di emarginazione, favo rendo
così una concezione assistenzialistica della politica familiare e una immagine di fa miglia come
soggetto debole, incapace di restituire i benefici di cui è oggetto. Ancora, l'Italia si distingue dalla
maggior parte degli altri Paesi europei per l'assenza di un referen te istituzionale unitario e
riconosciuto, incaricato di legittimare e coordinare le misure che si mostrano necessarie, nei diversi
campi, per il benessere delle famiglie. Fra gli effetti ditale assenza vi è da rilevare il mancato
riconoscimento e il sistematico non ascolto delle Associazioni che rappresentano la voce delle
famiglie.
3. Alla luce di tutto ciò, e in particolare nell'attuale situa zione di grave crisi sociale ed
economica, diventa sempre più urgente riconoscere effettivamente il ruolo unico e impre scindibile
che la famiglia ha e deve avere nella nostra società, e creare le condizioni indispensabili
all'adempimento di tutte le sue funzioni. Per questo, le Associazioni firmatarie, riaffermano con
forza che la famiglia, oltre ad essere luogo naturale di crescita della persona, e come tale sempre
meritevole di tutela, è una istituzione centrale per il funzionamento dell'economia e d ell'intera
società. La famiglia determina i rapporti tra individuo e Stato, è luogo di collegamento generazionale
tra passato e futuro, produce servizi alla persona di valore anche economico, investe e redistribui sce
risorse, realizza reti di solidarietà quotidiana e determina l'ampiezza della popolazione. Le decisioni
e i comportamenti delle famiglie sono di natura sociale, oltre che privata. Per questa ragione è
necessario che lo Stato promuova il bene della famiglia e faciliti quelle scelte familiari che
concorrono a produrre beni collettivi e risorse per l'intera società. In Italia questo non è avvenuto o è
avvenuto solo in minima parte; di conseguenza le famiglie incontrano disagi e difficoltà crescenti,
che si manifestano in modo vistoso ad esempi o nel brusco declino della natalità. Compito della
politica familiare è di concorrere a rimuovere questi ostacoli.
4. Ogni politica familiare ha come caratteristiche fondamentali la globalità dell'intervento e il
rinforzo delle relazioni che la famiglia genera e sviluppa in sé e nel contesto sociale. Le
Associazioni firmatarie aprono una “vertenza
famiglia ” che deve investire tutti i campi della politica sociale. In tale quadro, con riserva di altre
proposte, esse ritengono che gli interventi già ora pr aticabili devono articolarsi almeno at torno a
questi punti:
a) un criterio di equità fiscale per le famiglie;
b) il sostegno economico alle famiglie con fi gli, per il beneficio sociale che esse generano;
c) una politica che favorisca l'accoglienza e la t utela della vita;
d) una politica per la casa, in particolare nei grandi centri urbani, che agevoli la formazione delle
famiglie;
e) una diversa organizzazione del lavoro, che tenga conto delle esigenze della vita fa miliare, e la
valorizzazione del lavoro domestico;
f) una revisione del sistema previdenziale e sanitario che garantisca ad ogni famiglia una ef fettiva sicurezza sociale;
g) la riorganizzazione del sistema scolastico in funzione di una effettiva libertà di scelta e di
partecipazione delle famiglie;
h) il riconoscimento della famiglia come soggetto attivo all'interno del sistema dei servizi alla
persona.
5. Le Associazioni firmatarie intendono conse guire questi obiettivi partendo da tre proposte
operative, che sottopongono agli organi istituzionali competenti:
a) Politica fiscale
La famiglia deve essere riconosciuta come soggetto primario sul piano fiscale. Non è fi scalmente
equo tassare in modo praticamente uguale chi ha carichi familiari e chi non li ha, la famiglia di due
lavoratori senza figli e quella di due lavoratori con figli, o addirittura penalizza re le famiglie
monoreddito rispetto a quelle che godono di più redditi. Vi sono vari modi per realizzare questa
forma di equità: quello più semplice e diretto, senza escludere altre pos sibilità integrative, è
rappresentato dall'introduzione dei cosiddetti quozienti familiari (il reddito familiare è diviso per il
numero dei componenti), secondo il modello ampiamente sperimentato in Francia. L'introduzione dei
quozienti familiari è realizzabile senza pregiudizio per le entrate fiscali, modificando le aliquote e
gli scaglioni di tassazione in modo tale da rendere costante il gettito tributario complessivo.
b) Assegni familiari
È urgente riformulare l'Istituto degli assegni familiari, per garantire che quanto viene tratte nuto
dalla busta-paga dei lavoratori venga effettivamente redistribuito alle famiglie, soprattutto a quelle
numerose e monoreddito. Deve cessare la distorsione per cui i due terzi dei contributi versati per gli
assegni familiari vengono regolarmente utilizzati per altre voci di bilancio.
c) Scala di equivalenza dei redditi familiari
È necessario e urgente che si stabilisca una scala delle equivalenze del fabbis ogno di reddito, per
famiglie di diverse caratteristiche (demo grafiche, reddituali e geografiche), che sia studiata su
parametri tecnicamente corretti e scientificamente fondati, e che sia utilizzata tutte le volte in cui il
reddito familiare è la discriminante per ottenere o meno determinate prestazioni e benefici.
Attualmente vengono utilizzati i parametri più disparati (come nel recente caso del settore sanitario),
che tendono comunque a penalizzare le famiglie.
6. Su queste proposte, che non comportano il reperimento di nuove risorse in un momento di
particolare gravità per la nostra economia e per la nostra società, le Associazioni familiari fir matarie
chiedono venga aperto un tavolo di trattativa con gli organi istituzionali competenti, e sol lecitano
l'adesione di quanti operano per un'effettiva promozione della famiglia in Italia.
Roma, 6.11.1993
PROMOTORI DEL SEMINARIO
Forum delle Associazioni Familiari
Ufficio
Nazionale per la Pastorale della Famiglia CEI
ASSOCIAZIONI ADERENTI AL FORUM
AO
Azione Cattolica Italiana
CISF
Centro Internazionale Stadi
famiglia
ACLI
Associazioni cristiane
Lavoratori Italiani
Confederazione Nazionale
dei Coltivatori Diretti
A GE
Associazione Italiana
Genitori
Comitato Regionale Emilia
Romagna pere i diritti
della famiglia
AGESC
Associazione Genitori
Scuole Cattoliche
Confederazione Italiana
dei Consultori familiari
di ispirazione cristiana
Associazione delle Famiglie
Per i diritti della famiglia
Confederazione Italiana
dei Centri per la Regolazione
naturale della fertilità
Ai Bl
Associazione Amici dei
Bambini
AIART
Cooperatori Salesiani
FN
Famiglie Nonne
KFS
Katboliveher milienverband
Sadrirola (Associazione
Cattolica Familiare Sudtirolese)
MOICA
Movimento Italiano Casalinghe
MpV
Movimento perla Vita
MRC
Movimento Rinascita Cristiana
SIDEF
Sindacato delle Famiglie
Associazione Spettatori
END
Equipe Notre Dame
UCIPEM
Unione Consultori Italiani
Prematrimoniali e Matrimoniali
Associazione Papa
Giovanni XXIII
Famiglie per l’Accoglienza
CIF
Centro Italiano Femminile
FAES
Centro di orientamento familiare